Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: dracosapple    07/04/2021    2 recensioni
La vita nelle campagne del Kansas scorre tranquilla e monotona per tutti, anche per il giovane Dean a cui non dispiace affatto essere un semplice ragazzo di campagna, gli va bene così, non pretende nulla di diverso per sé stesso, anche se vive negandosi la libertà per non deludere la sua famiglia.
Il destino però, anche se in modo crudele, certe volte presenta l'occasione di ricominciare, perché la vita è una sola, anche quando sembra distrutta e non resta altro da fare che rimettere insieme i pezzi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10: Happines Is A Warm Gun1
 
New York, New York, aprile 1989

 
Erano passate due settimane da quella serata che per Dean era stata disastrosa, sotto ogni punto di vista. Quando era tornato a casa con Cas ognuno si era ritirato nella propria stanza, senza dire nulla e Dean si era sentito un po’ morire e nei giorni successivi non c’era più stato lo scivolare l’uno in camera dell’altro, lo sfiorarsi ripetutamente e quasi per caso.
Dean lo capiva, Cas voleva vivere liberamente e aveva bisogno di qualcuno di diverso, non uno come lui, così incasinato e ingabbiato in sé stesso.
Quella mattina si svegliò con un mal di testa terribile, colpa della quantità spropositata di Jack Daniel’s che aveva ingurgitato la sera prima, nel tentativo di affogare un po’ quei pensieri che erano tornati a tormentarlo più di prima, e poi lo aiutava a dormire senza sognare.
La sveglia era suonata da un pezzo e lui era in ritardo per andare da Bobby. Di nuovo. Si passò una mano sul viso e chiuse gli occhi di nuovo per cercare di placare quel martello pneumatico che gli batteva contro le tempie. Aveva bisogno di un caffè.
Si alzò faticosamente dal letto pregando che il suo stomaco non gli giocasse un brutto scherzo come qualche mattina fa e si passò una mano tra i capelli tagliati di recente, adesso non poteva più arrotolarli attorno alle dita.
Entrò in cucina furtivamente sperando di non incontrare nessuno dei suoi coinquilini, si era di nuovo chiuso in sé stesso e cercava di evitarli il più possibile anche se era piuttosto difficile visto che vivevano nelle stesse quattro mura.
Sbuffò quando vide tutte le tazze sporche nel lavandino insieme ai piatti della sera prima.
Lavò una tazza rabbrividendo al contatto con l’acqua fredda e si versò il caffè, ormai era in ritardo e decise di prendersela comoda anche se il pensiero dell’ennesima sfuriata di Bobby lo infastidiva parecchio ma non poteva farci niente, d’altronde era colpa sua e basta.
Rimase qualche secondo a guardare il sole ormai sorto che faceva scintillare le finestre degli alti edifici.
-Stai di merda- disse la voce di Adam facendolo sobbalzare sulla sedia.
Dean non rispose, sperando che il ragazzo non iniziasse a parlare perché non aveva né la voglia né le facoltà di starlo ad ascoltare.
-Dico sul serio, stai da schifo- continuò il più giovane cercando i biscotti in uno dei pensili dalla vernice un po’ scrostata.
-Grazie Adam, anche tu non sei male-
Adam gli rivolse un sorriso sarcastico mentre apriva un pacco di biscotti al cioccolato.
-Che c’è che non va?- domandò poi.
-Adam, senza offesa, ma non sono affari tuoi- rispose Dean con un sospiro. -È tardi e devo andare al lavoro, sono già in ritardo-
-Come ti pare Dean, ma non puoi scappare per sempre-
-Ho già un fratello minore che mi fa la morale, non me ne serve un altro- disse seccamente Dean.
Adam incrociò le braccia sul petto, l’espressione dura sul viso ancora un po’ infantile.
-Senti, non so cosa ti sia successo, se c’entra Cas o no, ma vedi di risolverlo, con un aiuto oppure no-
“Ottimo” pensò Dean “mi serviva proprio un altro Sam nella mia vita”.
-Che c’entra Cas adesso?- domandò Dean infastidito. Stava facendo davvero tardi per andare in officina e la testa sembrava esplodergli.
-Non sarò un genio, ma non capire che è successo qualcosa tra voi sarebbe veramente da idioti- rispose Adam.
Dean rimase bloccato sulla sedia per qualche istante, poi si alzò meccanicamente senza degnare l’altro di uno sguardo e si diresse nella sua stanza.
Aveva già vissuto quella situazione, qualcuno che scopriva ciò che faceva. Certo Adam non era Anna ma stava comunque andando nel panico anche se sapeva benissimo che non c’era alcun motivo per farlo.
A volte si odiava per quelle sue reazioni così irrazionali ed esagerate, probabilmente se fosse andato da uno specialista gli avrebbe diagnosticato un trauma o qualcosa del genere. Ma non aveva intenzione di andare da uno strizzacervelli ovviamente, avrebbe affrontato la cosa da solo, di certo non si sarebbe messo davanti a uno sconosciuto a parlare dei suoi sentimenti.
Si alzò sentendosi instabile sulle sue stesse gambe. Doveva trovare un modo per liberare la testa e i suoi pensieri corsero immediatamente alla bottiglia nuova di Jack in cucina, poi però una fitta di nausea lo colpì prepotentemente.
Se fosse andato al lavoro probabilmente una bella sfuriata di Bobby l’avrebbe riportato coi piedi per terra. Sì, sarebbe andata così.
 
 
-Dove diavolo eri idiota?- lo accolse Bobby. –Hai un aspetto orribile-
Come sospettava, il vecchio Singer lo stava sgridando ricordandogli di quanto si stesse comportando da schifo arrivando in ritardo tutti i giorni e di come dovesse soltanto che essere grato per quel lavoro.
-Lo so Bobby, scusami- si limitò a farfugliare.
-Idiota- disse l’altro intimandogli poi di mettersi al lavoro prima di subito.
-Dean-o! Eccoti qui, pensavo fossi morto!- esclamò Cole vedendolo entrare. Stava per dirgli qualcos’altro ma poi richiuse la bocca all’occhiata truce che Dean gli lanciò.
Si mise al lavoro sul carburatore di una vecchia Mercedes e ne approfittò per guardarsi in uno degli specchietti.
Effettivamente avevano ragione a dirgli che aveva un aspetto di merda. Prendersi una sbronza quasi tutte le sere di certo non giovava al suo fisico. Aveva le occhiaie e sembrava non dormisse da settimane.
Cosa che più o meno era vera. Si diede uno schiaffetto sul viso cercando di riprendersi ma si lasciò una sbaffata di grasso sulla guancia sinistra.
-Fantastico- commentò. La radio accesa sul pavimento faceva risuonare una canzone di Billy Idol nella stanza e lui maledisse mentalmente Cole per i suoi gusti musicali.
-Cristo, togli questa roba!- esclamò con più rabbia del dovuto. Non sapeva perché si stesse comportando così, o meglio, lo sapeva ma ammetterlo a sé stesso gli costava parecchio.
Si dava continuamente dell’idiota perché lui e Cas di certo non stavano insieme e si sentiva così stupido per il suo atteggiamento ma in quelle poche settimane si era sentito così bene come non gli era mai capitato. E adesso aveva mandato tutto a puttane.
Non riusciva a darsi pace perché non poteva credere che in così poco tempo fosse riuscito a sviluppare un attaccamento a qualcuno ma alla fine era quello che una persona ti faceva sentire ad essere importante, non il tempo che ci avevi passato insieme no?
Scosse nervosamente la testa mentre Cole lo guardava un po’ stupito. –Dean-o, tutto bene?-
-Sì, cioè no, cazzo. Scusa Cole- borbottò. Si stava comportando di nuovo da stronzo e doveva parlare con Sam. Sì, Sam era sempre la soluzione ai suoi problemi. O forse no.
Era lui il fratello maggiore, non poteva caricare Sammy di tutte le sue paranoie quindi decise di cavarsela da solo, come sempre.
E poi Sam l’avrebbe fatto parlare di quello che era successo, gli venne la nausea solo all’idea. Raddrizzò la schiena e si rimise al lavoro mentre sentiva le rotelle del suo cervello che si mettevano all’opera.
La sua mente si aggrappò a un ricordo di tanti anni fa, una delle ennesime litigate con suo padre. Doveva avere diciannove anni o giù di lì e suo padre gli aveva fatto trovare casualmente le sue vecchie foto di quando era un marine poggiate in bella vista sul tavolo della cucina.
E Dean aveva capito subito.
-Sai che non lo farò mai- aveva detto con tono fermo e negli occhi verdi uno sguardo di sfida.
-Dovresti- aveva replicato suo padre. –Ti farebbe solo bene, diventeresti veramente un uomo-
Una risata strozzata era morta nella gola di Dean. Un “vero uomo”. Quelle due parole uscivano frequentemente dalla bocca di John.
“Comportati da uomo” “non fare la ragazzina” “non fare il frocio”. Se l’era sentito dire un milione di volte quando suo padre l’aveva sorpreso in qualche momento di debolezza.
-Sono già un uomo- aveva risposto allora Dean. Lo stava volontariamente provocando, sapeva quello che stava facendo, gli era già capitato. Vedeva suo padre bere e lui lo provocava, ricercava quella specie di adrenalina.
Non l’avrebbe mai ammesso a sé stesso ma quella rabbia e quell’odio che uscivano fuori ogni volta che litigava con John servivano a controbilanciare quel perenne senso di colpa e di dovere che sentiva nei confronti del padre, era come se per qualche minuto potesse sopprimere quel desiderio di rendere felice John, un desiderio che lo accompagnava da quando era bambino.
-Impareresti qualcosa- aveva continuato suo padre.
-Imparare cosa? A essere come te? O a svuotare prima la bottiglia?-
Da lì il ricordo diventava confuso, ricordava solo un forte odore di whiskey e un colpo dietro la testa a cui aveva risposto. Le grida di Mary e Sam che li separava, poi Dean era uscito come un fulmine ed era scappato sulla collina.
Litigavano spesso, per tutto, e ogni volta faceva sempre un po’ più male ma non riusciva a farne a meno. E poi era facile farlo, suo padre lo detestava, non glielo aveva mai detto ma il suo atteggiamento parlava chiaro.
-Dean-o, sei con noi?-
Il ragazzo sbatté un paio di volte le palpebre e si ritrovò di fronte Cole che gli sventolava una mano davanti agli occhi.
-Eh? Ah…sì, stavo solo pensando- mugugnò riscuotendosi.
-Sei sicuro di stare bene?-
Gesù, ma perché tutti si ostinavano a chiederglielo? Stava benissimo, mai stato meglio.
-Alla grande-
La radio trasmetteva un pezzo dei Jefferson Airplanes e a Dean girava di nuovo la testa. Non aveva mangiato niente a colazione e il suo stomaco reclamava qualcosa che non fosse alcolico o pieno di caffeina.
Sgattaiolò fuori dall’officina passando dal retro e decise di andare a prendersi qualcosa da mangiare una volta assicuratosi che Bobby e Cole fossero in pausa pranzo.
Non si sarebbe seduto a mangiare con loro nemmeno se l’avessero pregato, ne aveva abbastanza di domande. Se ci fosse stato suo padre probabilmente avrebbe cercato uo stupido pretesto per sfogare la sua rabbia…
Scacciò quel pensiero mettendosi al volante di Baby e inserendo una cassetta nell’autoradio.
L’odore familiare della sua auto lo rilassò, un misto di olio per motori, polvere e il suo stesso dopobarba.
 
Leaves are fallin' all around
Time I was on my way
Thanks to you, I'm much obliged
For such a pleasant stay
 
But now it's time for me to go
The autumn moon lights my way
For now I smell the rain, and with it, pain
And it's headed my way2
 
 
Quella sera quando tornò a casa si sentiva uno straccio e di certo non si aspettava di vedere Sam spaparanzato sul suo divano con Jessica che chiacchieravano allegramente con Castiel.
Per un secondo fu tentato di fare dietro front, uscire di nuovo e vagare per le strade finché non avesse trovato un bar abbastanza squallido dove poter affogare i pensieri in un bicchiere di scotch finché nel portafoglio non fosse rimasto nemmeno un dollaro.
-Ah eccoti!- esclamò Sam alzandosi.
Fratello minore ormai era solo un appellativo per Sam, ogni volta che Dean se lo trovava di fianco non riusciva a capacitarsi della massa del fratello. Quando era successo che fosse diventato più alto di lui?
Dean non se lo ricordava. Un attimo prima era nel cortile della scuola a proteggerlo dai bulli e un attimo dopo Sam non riusciva nemmeno a passare dalla porta e Dean gli chiedeva di prendergli le cose negli scaffali più alti.
-Ciao- rispose stancamente. Non aveva la forza di mettersi a parlare con loro e soprattutto non aveva la forza di guardare Cas che si sforzava di avere un atteggiamento normale nei suoi confronti.
-Dean siediti con noi!- lo incitò allegramente Jessica con un sorriso. Ancora non capiva come quel nerd di suo fratello fosse riuscito a trovarsi una ragazza carina e divertente come lei.
Lui sbuffò, ma non riuscì a rifiutare e sprofondò nel divano chiudendosi in un mutismo rassegnato mentre Jessica continuava a parlare con Castiel di qualcosa che riguardava Samuel Beckett3. Lei studiava teatro e lui letteratura, non potevano andare più d’accordo.
-Fossi in te sistemerei la situazione il prima possibile- bisbigliò Sam al suo orecchio e Dean si raggelò.
-Che intendi?- mormorò di rimando.
-Tu e Cas. C’è qualcosa che non va. Sistemalo- replicò Sam a bassa voce.
-Perché devi assumere che sia colpa mia?- domandò Dean sempre piano.
-Perché- iniziò Sam lanciando un’occhiata per vedere se Jessica e Cas fossero ancora distratti. –ti conosco e so quanto ti piace autosabotarti- concluse.
Dean sbuffò incrociando le braccia sul petto chiedendosi perché suo fratello non fosse andato a fare quel dannato spring break con i suoi compagni di college invece di piazzarsi a casa sua.
-Non mi autosaboto- sibilò lanciandogli un’occhiata di fuoco. – E fatti gli affari tuoi-
-Lo faccio per il tuo bene- bisbigliò Sam roteando gli occhi prima di alzarsi e spazzolarsi i jeans.
-Bene, chi vuole l’indiano per cena? Io e Jess abbiamo trovato un nuovo ristorante nella parallela a questa strada e stavamo pensando di provarlo. Va bene per tutti?-
Dean non fece in tempo a rispondere che Sam si era già alzato trascinando Jessica con sé.
Prima di uscire dalla porta la ragazza si voltò con un sorriso facendo l’occhiolino a Dean, il quale ci mise qualche secondo a realizzare.
Sam l’aveva fatto apposta, quel maledetto, piccolo bastardo l’aveva fatto apposta. Si stava levando di torno per un po’ lasciandolo da solo. Con Cas.
Si ripromise di uccidere Sam più tardi mentre si voltava in tempo per vedere Cas alzarsi dal divano e dirigersi verso la sua stanza.
Perfetto. Era chiaro come il giorno che Cas non voleva avere più niente a che fare con lui e per un secondo sentì la terra mancargli sotto i piedi. Si sedette sul divano con la testa fra le mani.
Forse, ma proprio forse Sam non aveva tutti i torti, ma lui davvero non sapeva come fare. Gli piaceva Cas, era venuto a patti con questo già da un po’, gli piaceva stare con lui, baciarlo, parlargli.
Ma l’idea di farlo sapere al mondo intero era qualcosa che lo mandava fuori di testa. Ogni volta che ci pensava riviveva quella sera, quando la verità era venuta a galla e lui ne aveva pagato tutte le conseguenze
Accese la tv sintonizzandola su MTV e abbassando il volume, aveva bisogno di un brusio di sottofondo adesso che era da solo e non poteva fare altro che seguire il flusso dei suoi pensieri.
Sentì dei passi dietro di lui e quando si girò vide Cas appoggiato al muro dell’arco che divideva la cucina e il grande salone.
Aveva un aspetto un po’ stropicciato, con la camicia coi due bottoni aperti e le maniche arrotolate, un paio di jeans stinti e senza cravatta.
-Ehi- disse piano. Improvvisamente una sensazione di calore si propagò nel suo stomaco. Odiava le reazioni inconsce del suo corpo, non aveva il controllo su di esse e la cosa lo irritava di continuo.
-Ciao Dean- rispose l’altro con un sorriso.
Dean avrebbe voluto alzarsi, spingerlo contro il muro e baciarlo, dirgli che gli dispiaceva per essere così incasinato e per non riuscire a dargli quello che voleva veramente, ma si limitò a stendere le labbra in un sorriso sghembo.
L’altro si avvicinò con fare cauto, come se Dean fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, e si sedette sul divano.
Dean sentì il divano abbassarsi e cigolare sotto il peso dell’altro, alle narici gli arrivò il profumo di Cas, era così familiare.
-Cas- iniziò, la voce roca e le parole bloccate in gola. “Mi dispiace, scusami, mi piaci, perdonami se sono un casino” pensò Dean.
Cas non lo fece continuare perché non appena Dean si leccò le labbra per riuscire a parlare di nuovo la sua bocca si scontrò con quella di Dean.
“Dio sì” pensò il biondo aggrappandosi alla schiena dell’altro. Era un bacio bagnato e bisognoso, Dean sentiva la lingua di Cas che si intrecciava con la sua e una scarica elettrica lo colpì direttamente in mezzo alle gambe, ma non aveva intenzione di fermarsi, nonostante la voce nella sua testa era tornata prepotente a gridargli di smetterla.
Cas si staccò e lo guardò con i suoi immensi occhi blu, pieni di speranza.
-Dean, non avrei dovuto metterti fretta- disse col suo tono pacato. –Mi dispiace- aggiunse.
Il ragazzo rimase senza parole per qualche istante. Cas non era…arrabbiato con lui? Una sensazione, come di sollievo, invase il petto di Dean.
-No. Dispiace a me- e si stupì del suo tono fermo mentre lo diceva. –Non…sei tu il problema. Ma quello che ho vissuto continua a perseguitarmi e non so come fare-
Ecco, l’aveva detto.
-Capisco- rispose semplicemente Castiel guardandolo fisso. Appoggiò una mano sulla spalla di Dean, sentendo i muscoli tesi, come se stessero per spezzarsi.
Dean si lasciò sfuggire un sospiro non appena avvertì il calore della mano dell’altro su di sé e immediatamente il suo corpo gli diede la risposta, facendogli rilassare i muscoli.
La stanza era avvolta nel più completo silenzio, tranne che per i loro respiri e il brusio della televisione. Le luci del salone illuminavano il viso di Cas ammorbidendo i suoi lineamenti. Si sentiva come un adolescente alla prima cotta ma d’altronde non aveva mai sperimentato che cosa volesse dire sentirsi attratti da qualcuno.
Si sporse in avanti avvicinandosi di più a Cas mentre captava le note di Blowin’ in the wind trasmessa dalla tv.
Adesso erano l’uno nelle braccia dell’altro, in un intreccio di corpi, passandosi il reciproco calore.
 
“How many years must can people exist
before they’re allowed to be free?”4
 
Così cantava Bob Dylan mentre diceva che la risposta soffiava nel vento.
-Dean, non devi preoccuparti. Perdonami se ti ho spinto troppo, possiamo continuare così se vuoi-
Dean non sapeva cosa voleva. Cioè, in realtà sì. Voleva stare con Cas, voleva che tutti quei ricordi orribili smettessero di perseguitarlo, voleva per una volta chiudere gli occhi senza incubi.
-No- rispose. “How many years must can people exist before they’re allowed to be free?” nella sua testa continuava a risuonare quello spezzone di canzone.
-Non posso più farmi influenzare da quello che è successo no? Vivere così…non me lo merito!- esclamò con risolutezza. Poi guardo Cas negli occhi e lo baciò di nuovo.
“Grazie Bob” pensò mentre l’altro gli prendeva il viso tra le mani approfondendo il bacio.
Dean si sdraiò sul divano e Cas scivolò sopra di lui con un movimento fluido. Giù in fondo sentì qualcosa muoversi e Cas si strusciò contro di lui. Dean chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un gemito sommesso credendo che di lì a poco sarebbe morto per autocombustione.
-Non…qui- riuscì ad ansimare Dean.
Si alzarono con difficoltà e poco dopo la porta della stanza di Castiel si richiuse con un tonfo mentre il materasso cigolava sotto il loro peso non appena ci caddero maldestramente sopra.
Dean armeggiò con la fibbia della cintura mentre Cas gli fece scivolare via la camicia di flanella dalle spalle.
Dean non si era mai sentito così esposto, non era la prima volta che faceva sesso ovviamente, ma mai così. Pelle contro pelle, i respiri che si mescolavano, quei baci bollenti e bagnati che dalla sua bocca si stavano dirigendo dalla sua bocca al punto sensibile dietro l’orecchio, poi sul collo, sul petto, sull’addome.
Si sentiva come se stesse per esplodere, le mani di Cas erano dappertutto, si aggrappavano alla pelle dei suoi fianchi lasciandogli segni rossi.
Le mani di Dean erano dappertutto, vagavano sulla schiena dell’altro, sul suo petto, sulle sue braccia, sentiva la pelle calda sotto i palmi mentre la bocca di Cas esplorava ogni centimetro del suo corpo.
Chiuse gli occhi lasciando che dalla sua bocca sfuggissero suoni che non aveva mai sentito prima.
“Gesù” pensò mentre la mano di Cas scivolava lentamente sulla sua schiena e poi più giù. “Che idiota sono stato”.
Sentì la porta d’ingresso aprirsi e le voci sommesse di Sam e Jessica insieme a quelle di Adam e Charlie e gli venne da ridere. Probabilmente Sam sapeva benissimo quello che stava accadendo in quel momento e Dean pensò che forse ucciderlo non era l’idea migliore visto quello che stava succedendo.
La stanza di Cas era buia, non avevano nemmeno acceso la luce per la foga, ma Dean riusciva benissimo a vedere gli occhi blu dell’altro che vagavano sul proprio corpo, le pupille dilatate lasciavano intravedere solo un sottile cerchio azzurro.
Cas si mosse provocando un tremito di piacere in Dean, che iniziava solo in quel momento a rendersi conto della situazione.
Stava per farlo. Con Cas. E Cas era sopra.
Dean non era mai stato sotto, nemmeno una volta. Gemette quando un ditò di Cas lo sfiorò.
Chiuse gli occhi per qualche istante, prendendo dei profondi respiri per poi lasciarsi andare completamente e l’unica cosa che riuscì a pensare quando il suo corpo accolse Cas fu “wow”.
 
 
 
 
Due settimane, Dean non credeva di essere stato così felice in tutta la sua vita così come lo era stato in quelle due settimane appena trascorse.
Quando erano usciti dalla stanza di Cas avevano trovato tutti gli altri in sala che ridevano e scherzavano davanti a un episodio di The Brady Bunch5. Non appena aveva sentito i loro passi avvicinarsi Sam si era voltato con un sorriso a trentadue denti e Charlie aveva fatto l’occhiolino in direzione di Dean.
-Beh quest’anno avremo un nuovo membro al Gay Pride eh?- aveva detto Adam ridendo e Dean gli aveva tirato un cuscino addosso, ma non era davvero arrabbiato.
Era stato tutto così facile da lì in poi. Di certo non era andato a sbandierarlo a Bobby o a Cole, nemmeno a Jo ed Ellen, ma era sicuro che la signora Harvelle avesse capito più di quanto lasciava trapelare.
Sam aveva smesso di tormentarlo, si limitava a guardarlo con i suoi occhi da cucciolo adorante che ogni volta che vedeva Dean e Cas assieme diventavano a forma di cuore. Cas e Sam andavano molto d’accordo e Dean non poteva chiedere di meglio.
Quando tornava a casa e trovava Cas sul divano poteva buttarsi di fianco a lui, poteva entrare e uscire dalla sua stanza senza più dover aspettare che gli altri non ci fossero.
Erano andati insieme alla Roadhouse un paio di volte e anche a cena con Sam e Jessica.
Dean non aveva ancora superato la fase del guardarsi attorno ad ogni angolo scrutando i visi delle persone per capire la loro reazione nel vederli assieme, ma ogni volta non vedeva mai disgusto o disprezzo.
Solo una volta aveva sentito un insulto rivolto a loro, mentre uscivano da un locale alle tre del mattino. Dei tizi erano passati di fianco a loro su un’auto, uno di loro si era sporto dal finestrino e aveva urlato –froci!- prima di sparire dietro la curva.
Dean avrebbe voluto inseguirli ma Cas l’aveva fermato in tempo.
Era strano avere di fianco una persona come Cas, così paziente, pacata e composta. Ogni volta che Dean lo guardava non si capacitava di come fossero finiti assieme, ma forse il detto aveva ragione, gli opposti si attraggono.
Quella mattina si svegliarono con la pioggia che batteva dolcemente sui vetri della finestra della stanza di Cas, fuori il cielo era plumbeo e carico di spesse nubi grigie.
Dean mugugnò rabbrividendo mentre si tirava più vicino il corpo di Cas avvolto nelle coperte.
La loro vecchia e stramaledetta caldaia aveva ricominciato a dare dei problemi ma come al solito quel taccagno di Rufus non aveva la minima intenzione di cambiarla e Dean era stufo di rattopparla ogni volta, solo che la primavera non era ancora sbocciata in tutta la sua potenza e se non volevano morire congelati forse era il caso che continuasse a cercare di aggiustarla.
-Perché fa così freddo?- mormorò Cas stringendosi di più a Dean.
-Caldaia- rispose lui con un sussurro.
Era bello poter stare lì, avvolti nel torpore e nella calma della domenica mattina, con il rumore attutito della pioggia contro la finestra e il calore dei loro corpi nudi, le coperte formavano un bozzolo caldo dal quale nessuno dei due aveva intenzione di uscire.
-Pensavo che potrei portarti a una mostra oggi- suggerì Cas stiracchiandosi. I capelli neri erano sparati in ogni direzione, stavolta erano davvero “capelli post-sesso” con inclusa la parte del sesso e Dean osservò compiaciuto il proprio lavoro.
-Mmmmmm- mugolò Dean. –Piove, non possiamo stare a casa a guardare Indiana Jones?- domandò.
-Me l’hai fatto vedere già tre volte- rise Cas.
-Non è mai abbastanza-
-Solo perché ti piace Harrison Ford-
Dean rise e poi sporse il viso in avanti per baciare Cas. Il nodo che gli stringeva il petto e le viscere ogni giorno della sua vita sembrava essersi leggermente allentato.
Nella stanza si respirava ancora l’odore della nottata appena trascorsa, un misto di sesso, dopobarba e qualcos’altro che apparteneva solo a loro.
-Okay, andiamo alla mostra- acconsentì Dean.
Cas stava per baciarlo di nuovo quando sentirono bussare furiosamente alla porta e visto che nessuno degli altri coinquilini sembrava intenzionato ad aprire Dean si alzò sbuffano, si rivestì al volo raccogliendo gli abiti da terra e si avviò all’ingresso.
Non appena aprì la porta si trovò davanti Sam, con dipinta sul viso un’espressione angosciata.
-Sammy!- esclamò il maggiore mentre si spostava per far entrare l’altro. –Che succede?- domandò Dean guardando il più piccolo torcersi nervosamente le mani.
-Dean…stamattina presto ha telefonato la mamma- disse Sam a bassa voce.
Il maggiore deglutì e strinse la mascella a disagio, la familiare morsa tornò a farsi sentire mentre sentiva i passi di Cas avvicinarsi.
-Cosa voleva?- chiese Dean.
Non aveva mai chiamato a casa da quando era scappato, aveva tagliato tutti i ponti con la sua vecchia vita, anche se quella sembrava non volerlo lasciare stare. Non si era degnato neppure di telefonare a Benny o Garth, ma poi cosa gli avrebbe detto? Così era semplicemente scomparso, cercando di vivere di nuovo daccapo.
Sam lanciò un’occhiata a Cas. Era evidente che non voleva parlarne davanti a lui ma Dean lo incoraggiò ad andare avanti.
-Le cose con papà…ha detto che stanno peggiorando. Era disperata Dean, non so che fare-
Dean strinse un paio di volte le mani e poi si diresse in cucina, dove prese un bicchiere dai pensili e si versò una generosa dose di whiskey.
-Dean, che stai facendo? Non sono nemmeno le dieci del mattino- intervenne Cas appoggiandogli gentilmente una mano sull’avambraccio.
Il ragazzo si scostò in malo modo e buttò giù il bicchiere tutto d’un fiato. –Va’ avanti- disse rivolto al fratello minore.
-Non so che fare Dean. La mamma sembrava davvero spaventata. Ha detto che da quando te ne sei andato papà è diventato sempre peggio. Stavo pensando che magari…potevamo tornare a casa, solo per un po’-
-No!- esclamò Dean. –Non possiamo tornare. Tu hai gli esami e io…io non posso tornare-
Stava iniziando ad andare nel panico. Come poteva Sam anche solo pensare di proporgli una cosa del genere?
-Ma Dean, è nostra madre…-provò a dire debolmente Sam.
-Non m’interessa- ansimò il più grande. –Tu…tu non c’eri quando è successo. Lei era lì, che guardava e non ha fatto nulla. Io non posso…- cercò di dire mentre la voce gli si spezzava.
-Vi lascio soli- fece allora Castiel con tono gentile.
Dean avrebbe voluto dirgli di restare e di fermarsi, aveva bisogno del supporto di qualcuno in quel momento ma Cas se ne era già andato.
-Sam no. Non tornerò a casa e nemmeno tu-
-Se succedesse qualcosa alla mamma?-
-Non succederà niente alla mamma, papà è uno stronzo ma non è un idiota- replicò Dean con una punta d’asprezza nella voce.
-Sì ma la situazione a quanto pare sta veramente diventando difficile, non so quanto la mamma possa reggere ancora…-
-Cosa vuoi che faccia Sam?- esplose Dean. –Che torni a casa in quel cazzo di Kansas a farmi sputare in faccia da papà perché mi piacciono gli uomini? Non puoi salvare sempre tutti Sam-
La voce di Dean era piena di rabbia e risentimento, Sam poteva capirlo e guardava la sua espressione dura quasi spaventato.
-È la nostra famiglia Dean- bisbigliò abbassando lo sguardo.
-Non m’importa. Fa’ quel che ti pare Sam ma lasciami in pace. Non è la mia famiglia. Quale famiglia fa questo a un figlio?- fece Dean. Stava quasi gridando ma poi si ricordò di Charlie e Adam che probabilmente stavano ancora dormendo e abbassò repentinamente la voce, il petto che si alzava e si abbassava velocemente.
Sam rimase in piedi davanti al fratello, guardandolo con un’espressione da cane bastonato.
-Hanno sbagliato anche con me- iniziò prima di venire interrotto.
-Non puoi dirmi questo, non puoi. Tu…- la voce adesso tremava per la rabbia e la frustrazione. Sam non poteva permettersi di dirgli così, se il suo fratello minore aveva potuto andarsene di casa con conseguenze minime era stato solo per merito suo.
-Va bene- fece Sam, gli occhi bassi. –Penserò a una soluzione-
-Fa’ quel che ti pare- ribatté Dean seccamente prima di voltarsi e andarsene lasciando Sam impalato in mezzo alla cucina.
Il cuore gli martellava di nuovo nel petto così forte che non riusciva nemmeno a sentire i suoi stessi pensieri. Voleva solo bere fino a stordirsi per dimenticarsi tutto.
Mary era sua madre, era vero, Sam aveva ragione in fondo, ma non poteva tornare là. Una parte di verità era che aveva paura, una paura fottuta di rivedere John dopo mesi. Ma se fosse davvero successo qualcosa a Mary?
Scacciò quel pensiero dicendosi che nemmeno a lei era importato quando era successo qualcosa a lui.
Dio, voleva solo stordirsi e non pensare più a niente, invece spalancò la porta della camera di Cas, che era seduto sul letto a gambe incrociate, un libro tra le mani.
Alzò lo sguardo su Dean, il quale si lasciò cadere pesantemente sul materasso mentre sentiva le lacrime bruciare agli angoli degli occhi.
Le ricacciò indietro e affondò tra le braccia dell’altro.
-Non farmi pensare, ti prego-
-Va tutto bene Dean, sono qui-
 
 
 
 
 
1Brano dei The Beatles del 1968. Il titolo significa "la felicità è una pistola calda" e secondo me vuol dire che anche quando si è felici c'è sempre da aspettarsi la fregatura.
2Led Zeppelin, Ramble On, 1969
3Drammaturgo, scrittore, poeta, traduttore e sceneggiatore irlandese. Il suo capolavoro è Waiting for Godot
4Bob Dylan, Blowin’ In The Wind, 1963
5Popolare sitcom americana
 
 
 
Spazio autrice: sono vivaaaaaaa! Questo periodo è davvero frenetico per me e sto facendo una fatica bestiale ad aggiornare, quindi purtroppo pubblico quando posso.
Comunque, come sempre ringrazio tutt* coloro che recensiscono, che mi mettono tra i preferiti e anche chi legge e basta.
P.S. mi raccomando, ascoltatevi le canzoni!
Vi abbraccio tutt* <3
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dracosapple