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Autore: denna    07/04/2021    0 recensioni
Dopo essere sopravvissuti alla Meteorfall e aver salvato il pianeta, i nostri eroi dovranno fronteggiare una nuova terribile sfida contro un avversario mai affrontato prima: una vita normale.
Prima fanfiction ambientata nello straordinario universo di Final Fantasy VII, spero di coinvolgervi in una piacevole lettura.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: FFVII, Advent Children
Capitoli:
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Salve a tutti, cari lettori e coraggiosi che sono arrivati a leggere fino a questo punto. Come già preannunciato, questo è il primo capitolo di una serie "sfogo" per noi poveri autori dopo tanti capitoli seri, profondi ed impegnati (quali?). Quindi, vi auguro buona lettura e spero tanto che vi divertiate. 
E comunque si, li abbiamo scritti perché eravamo stanchi della serietà, ma non di tormentare Cloud. 
Bacioni
Denna.

 

                                                                                                                                           
Una notte da Cuahl

Parte 1

 


“Dove sono…? Oddio, la testa…”

Cloud era steso su un fianco, avvolto da qualcosa di morbido; provò ad aprire un occhio, ma tutto iniziò a vorticare con violenza intorno a lui e lo richiuse, cercando di fare mente locale. Gli sembrava di essere in un letto, ma non ricordava nulla di come ci fosse arrivato.

“Ma cosa è successo…?”

Mosse pian piano le mani, cercando di capire qualcosa. Sentì un fruscìo, molto vicino a dov’era; allungò una mano, facendosi strada sotto le coperte, fino a toccare qualcosa di liscio.

“Tifa…?”

Continuò a tastare alla cieca, accorgendosi che stava palpando la natica di qualcuno e non sembrava quella di Tifa. Una voce maschile mugugnò qualcosa.

Aprì gli occhi di scatto e ritrasse la mano, cercando di ignorare il forte giramento di testa; di fianco a lui, Gideon si girò tra le coperte e gli disse:

«Oh, che audacia!»

Cloud sbiancò, prima di prorompere con un:

«MA CHE CAZZO!?»

«Buongiorno anche a te, bell’addormentata.» rispose Andrea, facendo capolino da dietro Gideon.

«Oh, si è svegliato!» disse Maiko, spuntando da dietro Andrea.

«Ma chi è quello?» fece un altro uomo che Cloud non conosceva, tirandosi su da dietro Maiko.

Sembravano essere tutti nudi. Cloud si accorse in quel momento che anche lui era senza vestiti. Avvampò e si coprì istintivamente i genitali, anche se erano già ben coperti. Tutti quanti lo fissavano con un certo interesse.

«Oh, che sbadato! Le presentazioni! Anche se conosci già Gideon e Maicol, vero?» gli chiese Andrea.

«Maiko!» lo corresse lei, seccata, dandogli un buffetto sulla testa.

«... come sei puntigliosa. E questo è… oh diamine, come ti chiami tu, numero quattro?»

«Jerry.»

«Nome anonimo come la tua prestazione di stanotte. Scordati la mancia.»

«Bah, ho chiuso con i clienti di mezza età.» borbottò lui, alzandosi e uscendo dalla stanza, senza alcun pudore per la sua nudità. Cloud si coprì gli occhi.

«Ehi! Io non ho cinquant’anni!» strillò Maiko, provocando involontariamente a una fitta alla testa a Cloud.

«... comunque, stavamo dicendo?» riprese Andrea, massaggiando i capelli di Gideon.

«Che ci faccio qui?? Perché sono nudo? Che ci fate VOI qui?! Dov’è qui??» strillò Cloud, fuori di sé e pentendosene subito dopo, tenendosi la testa.

«Pensavo che tu tra tutti avresti riconosciuto lo stile sobrio ed elegante dell’Honeybee Inn! Potrei revocarti la tessera!» gli rispose Andrea, con voce carica di rimprovero.

«Stile sobrio… è una pacchianata.» disse Gideon, sbuffando. «Ho visto ville di papponi più discrete!»

«Hey!» esclamò Cloud, attirando la loro attenzione.

«Ha ragione, lo state tormentando senza motivo! Tranquillo, Cloud...» trillò Maiko, saltando fuori dalle coperte e avvicinandosi a lui, «... ti prendo un po’ d’acqua.»

Cloud rimase pietrificato e avvampò all’istante mentre la ragazza, ancora nuda, gli passava tranquillamente sopra, per poi uscire dalla stanza.

«Ma cos’è successo qui??» chiese, con un filo di voce. Aveva quasi paura di conoscere la verità.

«Non ti ho detto la bella notizia! Io e Gideon stiamo di nuovo insieme!» rispose Andrea, raggiante.

«Non credo che volesse sapere questo. Andi, sii meno egocentrico. Non tutto il mondo è il tuo palcoscenico.»

«Al contrario, my dear. Ma di prima mattina non discuto mai di filosofia. Dobbiamo rimediare dei vestiti per Cloud.»

«Non sarebbe male nemmeno se ci rivestissimo noi.» commentò Gideon.

«Mi priveresti così presto della visione del tuo corpo nudo?»

Gideon alzò gli occhi al cielo, dandogli una leggera spallata.

«State insieme? Ma quindi… Maiko… Jerry…?» balbettò Cloud, che non stava capendo nulla di quella situazione surreale.

«Ah ah ah… quale modo migliore di festeggiare un ritorno alla monogamia che una bella orgetta di commiato al libertinaggio?» rispose maliziosamente Andrea.

«Eh??» fece Cloud, basito.

«Stiamo insieme, ma voleva fare il coglione un’ultima volta.» tradusse Gideon, alzando nuovamente gli occhi al cielo.

“Orgia?” pensò Cloud, sbiancando di nuovo. Non riuscì a dare voce al terribile dubbio che lo assalì, limitandosi ad indicare se stesso con un dito.

«Tranquillo, il tuo culetto è salvo.» rispose Andrea, ridacchiando.

«Anche se mi ha palpato, poco fa!» disse Gideon.

«Come si è permesso??»

«Non… io non…» balbettò Cloud, cercando di giustificarsi. 

«Ecco l’acqua!» trillò Maiko, facendo ritorno nella stanza, ancora svestita. Porse a Cloud un bicchiere, che lui prese a tentoni bofonchiando un “grazie”. Lei ridacchiò e si infilò di nuovo sotto le coperte tra lui e Gideon, ridendo di gusto alla vista di Cloud che beveva con gli occhi serrati.

«Dai, non fare così! La tua ragazza ha mooolte più forme di me! Di sicuro non c’è paragone!»

«Oh, non sottovalutarti my dear... sei stata magnifica!» disse Andrea, allungandosi e palpandole il seno con una risata. Gideon lo schiaffeggiò.

«Con te qui, questo letto è veramente a baldracchino!»

“La mia ragazza…”

«Tifa!» esclamò Cloud, facendo sobbalzare i tre. «Dov’è Tifa?»

«Oh, penso sia nell’altra stanza con due apette, un ballerino e un favo di miele al peperoncino.»

«COSA???» esclamò il ragazzo, venendo assalito da altre fitte alla testa.

«Scherzavo. Sarà rimasta al matrimonio, non ti ricordi?»

«Eh…? Di che matrimonio parli… oh!» fece Cloud, trasalendo.

«Ma... ti ricordi qualcosa di ieri?» gli chiese Andrea, con una nota di apprensione nella voce.

Cloud fece uno sforzo per ricordare e vari pezzi della giornata precedente cominciarono a tornargli in mente; ma erano come frammenti di uno specchio impossibile da ricomporre, sui quali i ricordi si riflettevano, opachi e confusi.

«... no, non mi ricordo niente, solo qualche immagine, che nemmeno capisco.» rispose, iniziando seriamente a preoccuparsi.

«Non ricordi il grande matrimonio?»

«Quello lo ricordo!»

 

Ventiquattro ore prima.

«Oddio, finalmente siamo arrivati!!» gridò Yuffie, affrettandosi a scendere dall’aeronave e chinandosi a baciare la terra. Cloud aveva lo stesso entusiasmo ma non osava aprire la bocca per paura di vomitare; si precipitò giù per la passerella e si aggrappò ad un provvidenziale lampione, respirando a fondo. Meteor lo seguì, cinguettando con apprensione.

«Che fighette che siete!» borbottò Cid, mentre anche Barret, Tifa, Shera e Marlene scendevano dalla nave. L’omone fece un bel respiro ed esclamò, soddisfatto:

«Si respira un’altra aria da queste parti! La senti, Marlene?»

«Si papà!» rispose la bambina, prendendogli la mano.

«In effetti… dove siamo?» chiese Shera, guardandosi intorno meravigliata. Yuffie si rimise in piedi e annunciò:

«Siamo vicini a Wutai, nella tenuta Kekkon! Qui si celebrano i matrimoni più fastosi.»

In effetti erano atterrati in un piccolo aeroporto, i cui edifici erano decorati nel classico stile di Wutai, con legno rosso e piccole colonne. Intorno a loro si estendeva un prato molto curato, mentre una strada lastricata e fiancheggiata da due filari di alberi portava verso una enorme villa a più piani e con almeno tre ordini di tetti, le cui tegole sfavillavano al sole. C’era un continuo andirivieni di persone e piccoli carretti.

«Non avevo dubbi, visto da chi abbiamo ricevuto l’invito…» mormorò Tifa.

«A proposito! Grazie per aver invitato anche noi!» esclamò Cid, mentre si accendeva una sigaretta.

«Sicuro che potevi farlo?» domandò Barret, rivolto a Cloud. Il ragazzo si staccò dal lampione e rispose:

«Ha detto che potevo invitare tutti gli amici che volevo.»

«Wow! Questi due navigano nell’oro.»

Cloud alzò le spalle. Un valletto in livrea li raggiunse e li invitò a seguirlo, dopo essersi sincerato che avessero fatto un buon viaggio. Si avviarono; Marlene e Meteor corsero subito avanti, facendo a gara tra le infinite casse che degli operai erano intenti a caricare su dei carri.

«Ma… la cerimonia stessa sarà celebrata lì dentro?» chiese Shera, indicando la grandiosa villa. Yuffie rispose:

«Si! È una tradizione. La sposa è di queste parti, vero?» 

«Penso di si…» disse incerto Cloud.

«Sei il cazzo di testimone dello sposo, non sai nemmeno da dove viene la sposa!?» esclamò Cid.

Cloud alzò le spalle.

«Perché ha scelto te, ciuffo?» domandò Barret.

«Perché è stato lui che li ha fatti conoscere.» disse Tifa, mentre prendeva a braccetto il suo ragazzo.

«Che ironia… fa conoscere gli altri, ma stava per prendersela nel...» disse Cid, interrotto da una gomitata tra le costole.

«Grazie.» mormorò Cloud, rivolto a Barret.

«Di nulla, ciuffo.» rispose quest’ultimo, prima di superarli a grandi falcate per raggiungere Marlene.

«Non ti allontanare!» le gridò. Tifa sorrise.

«Mica dovremo camminare fin laggiù, vero??» domandò Yuffie al valletto.

«Certo che no! Gli sposi hanno voluto ogni cortesia per i loro ospiti. Prego, da questa parte.»

Li condusse verso la strada alberata, dove finalmente notarono che, tra i carri che facevano la spola verso la villa, c’erano anche dei risciò trainati da chocobo.

Il gruppo si divise tra due risciò e partì alla volta del gigantesco edificio.

«Cosa ci sarà in queste casse, papà?» chiese Marlene, indicando tutti i carri stracolmi con cui condividevano la strada. Meteor era intento in una conversazione fitta fitta con il chocobo che trainava il loro risciò.

«Forse c’è roba da mangiare?» propose Barret.

«Spero sia alcol.» rispose Cloud. 

«Hai brutte intenzioni.» commentò Tifa, divertita. Lei non aveva nulla da ridire, al riguardo.

«Si, ma solo intenzioni rimarranno, come al solito…» 

La ragazza ridacchiò e si appoggiò a lui.

«Che intendi?» domandò Barret, confuso.

«Reggo bene l’alcool.» spiegò sbrigativo il biondo. «Forse anche troppo bene.» aggiunse con una nota di rammarico nella voce.

Barret sbuffò. 

«Non darti troppe arie, Super-SOLDIER. Cos’è, vi allenavano alle gare di bevute?»

«Ma è vero!» ribatté Cloud. «Cioè, non l’allenamento…»

«Non riesce a ubriacarsi, probabilmente proprio perché è un SOLDIER.» intervenne Tifa.

«Ah. Questa non l’avevo mai sentita.»

«Papà cos’è un SOLDIER?» chiese Marlene. Barret indicò Cloud e rispose:

«Quel brutto ceffo lì era un SOLDIER.»

Marlene lo guardò per un attimo e annuì, pensierosa.

Arrivati alla villa si separarono dal resto dei carri, che si dirigevano sul retro, per andare verso l’ingresso principale, un monumentale arco di legno dipinto su cui campeggiava la scritta “Villa Kekkon” in eleganti caratteri dorati.

Attraversarono un giardino pieno di piccoli alberi scolpiti nelle forme più disparate, fontane con zampilli di acqua cristallina e grosse statue di mostri e animali.

«Che posto è questo?» disse Tifa attonita. Anche gli altri erano senza parole.

Il chocobo si fermò di fronte ad un portone spalancato, intorno al quale era radunata una piccola folla di invitati che attendeva di entrare. Cloud scese per primo e aiutò Tifa a scendere dal risciò. Lei lo ricompensò con un bacio.

«Grazie, mio bel gentiluomo.»

«Mi hai tolto le parole di bocca, my dear!» disse una voce che conoscevano bene alle loro spalle.

«Ciao Andrea.» sospirarono i due.

«Mi pregio di darvi il benvenuto a Villa Kokko!» esclamò l’entertainer, con un profondo inchino e grandi svolazzi di piume.

«Non era Villa Kekkon?» gli fece notare Tifa

«Ma naturalmente, che ho detto io? Prego, vogliate seguirmi.»

«In che senso? Non mi dire che…» disse Cloud, con bruttissimo presentimento.

«Jay ha insistito per assegnarmi il delicato onore di organizzare la cerimonia e il rinfresco! Naturalmente, con “rinfresco” intendo la grandiosa festa che si terrà stasera!! Un vero e proprio happening, non so se mi spiego.» disse allegro l’entertainer.

Cloud e Tifa si guardarono negli occhi, pensando a cosa era successo l’ultima volta che erano stati ad una festa organizzata dall’entertainer.

«Non ho portato il lanciarampini…» sussurrò Tifa, mentre Andrea salutava il resto del gruppo.

«Tranquilla, ho le materie.» bisbigliò il ragazzo di rimando, tirando su la manica dello smoking per rivelare il suo bracciale, pieno di sfere luccicanti. Tifa sgranò gli occhi.

«Hai portato le materie al matrimonio?»

«Non mi faccio fregare di nuovo.»

«… bravo.» 

«Purtroppo mi hanno fatto lasciare la spada sull’aeronave.»

«Avevi anche la spada!?» chiese Tifa, scandalizzata.

«Puoi biasimarmi? Il matrimonio di una che voleva ammazzarmi, in più organizzato da Andrea??»

«... dovevo portarmi i guanti.»

«Sono sull’aeronave anche quelli.»

“È quello giusto.” pensò la ragazza, stampandogli un bacio sul collo.

«È bella questa normalità insieme a te.» gli sussurrò all’orecchio. Lui sorrise.

Andrea scortò il gruppo all’interno della villa facendo saltare loro la fila, suscitando numerosi commenti indignati e attirando occhiatacce.

«Sono parte dello staff, non comuni invitati!» disse Andrea all’addetto che controllava i nomi all’entrata, schiaffeggiandolo sulla spalla col dorso della mano.

«Immagino dobbiate cambiarvi. SPERO che dobbiate cambiarvi!» disse, mentre salivano una interminabile scalinata; tutto l’interno della villa trasudava opulenza: camminavano su tappeti scarlatti, ogni centimetro delle pareti era finemente decorato con intarsi di vari colori e altre statue, più piccole di quelle all’esterno, li scrutavano da alcove nei muri.

«Si. Abbiamo portato gli abiti da cerimonia.» rispose Cloud, esasperato.

«E meno male! Se penso alle tre ore che mi hai fatto perdere per trovare uno smoking che ti piacesse!»

«Ma a me andava bene anche il primo che mi hai fatto provare!» ribatté Cloud.

«Ma ti stava malissimo! Vedi che ti serviva il mio aiuto?» esclamò l’entertainer con una smorfia di disgusto. Arrivarono al primo piano e girarono a destra, imboccando un lungo corridoio.

«E perché me l’hai fatto provare se non ti piaceva?!!» replicò spazientito Cloud.

«Bene! Siamo arrivati alle camere! Entrate e cambiatevi!» ordinò Andrea, senza rispondergli, indicando al gruppo delle porte a soffietto nelle pareti.

«I vostri bagagli sono già qui, non perdo mica tempo io e nemmeno voi dovreste! C’è in ballo la mia reputazione in questo nuovo continente: voglio aprire un Honeybee Inn al Wutai Village, quindi non fatemi fare brutta figura!! Lo chiamerò Wutaybee. Ho già ordinato i tovaglioli col monogramma.» disse Andrea, sfregandosi le mani compiaciuto.

Gli altri non risposero alla sviolinata e si avviarono verso le porte. Cloud vide la sua valigia e la prese, aprendo la porta: era una lussuosa camera con un ampio letto a baldacchino e una magnifica vista sui giardini della villa. Il ragazzo fece per richiudere la porta alle sue spalle, ma Tifa la bloccò con lo stivale.

«Che c’è, mi chiudi fuori?» chiese, scivolando all’interno con la sua valigia.

«No, ma… non hai la tua stanza per cambiarti?» rispose lui, disorientato.

Tifa chiuse a chiave la porta e iniziò ad armeggiare con il suo vestito; in breve tempo scivolò giù, accartocciandosi sul pavimento.

«Ora ti insegno cosa si fa ai matrimoni…» disse, maliziosa.

 

***

 

«Ok, l’arrivo te lo ricordi. Ma poi non ricordi altro?»

«Molto poco… e ho un tremendo mal di testa. Non capisco nemmeno cosa siano tutti questi morsi!» disse Cloud, guardando dei grossi lividi che aveva sul fianco e sulle braccia. Maiko sospirò con espressione sognante.

«Direi che è comprensibile, hai bevuto ettolitri di alcolici! Un uomo normale avrebbe avuto almeno tre comi etilici.» disse Andrea.

«Non avete un’aspirina?» mormorò Cloud, sdraiandosi di nuovo e chiudendo gli occhi.

«Le prendo io!» disse Maiko, allungandosi di nuovo al di sopra di Cloud per raggiungere il comodino. Il ragazzo sentì qualcosa di morbido strusciare contro il suo petto, ma aveva fitte troppo acute per ribellarsi. Andrea osservava la scena divertito.

«Sei terribile, Malika!»

«Mi chiamo MAIKO!» strillò lei. Cloud soffocò a stento un’imprecazione, mentre il dolore aumentava.

«Ma non ce l’hai un lavoro? Non hai da fare? Non hai un fidanzato?» la prese in giro Gideon.

«Sono in ferie! E sono una donna in carriera, non voglio legarmi! Anche se devo ammettere che se questo bel ragazzo volesse legarmi… non mi opporrei.»

Con molta calma e assicurandosi di essere a contatto con Cloud per tutto il tempo, prese da un cassetto del comodino un flacone di plastica, poi tornò al suo posto.

«Ecco le aspirine! Su, prendine una.» disse.

Cloud aprì gli occhi ed ebbe un breve flash di Maiko che svuotava il contenuto del flacone sui suoi seni, prima di serrare di nuovo gli occhi.

«E come faccio?? Le hai versate ovunque!» esclamò.

«Oh, che sbadata che sono! Dovrai prenderle da solo...»

Andrea ormai rideva sguaiatamente al disagio crescente di Cloud. Gideon sbuffò.

«Su, dagli una mano!»

«Oh, ma gli darei ben altro!»

«Vuole solo le aspirine! Su, da brava!»

«Io vorrei prendere quella sul tuo capezzolo destro…» si intromise Andrea.

«Andi!» disse Gideon, lanciandogli un’occhiata pericolosa. Spazientito, prese senza tante cerimonie una manciata di aspirine dal petto di Maiko, poi afferrò il braccio di Cloud e gli appoggiò le pasticche in mano.

«Colazione!!» trillò una voce femminile. Una apetta, già vestita con la sua divisa gialla e nera, era entrata nella stanza portando un enorme vassoio colmo di cibo e brocche di bibite. Non sembrava per niente turbata dalla situazione.

«Oh, my dear… ancora un po’ di attesa e avrei dovuto mio malgrado nutrirmi dei miei ospiti!» disse Andrea, tirandosi su.

«Scusate, le consegne questa mattina hanno subito un ritardo per via di un qualche disastro aereo…»

«Oh… ma dai!»

«Ma c’è anche Cloud Strife!!» esclamò la ragazza, sprizzando gioia. Cloud aprì un occhio a metà, per assicurarsi che non fosse nuda anche lei, poi alzò una mano per salutarla, mugugnando.

«Ma sta male!?» chiese preoccupata l’apetta.

«No, è solo il dopo sbronza più colossale che ci sia.» la rassicurò Andrea.

«Ma allora gli faccio preparare il Ricostituente!»

«Hai ragione, mia cara! Va’ pure, tanto non ci muoveremo di qui per un altro po’.»

«Vado subito!»

«Non sono in dopo sbronza… io non mi ubriaco mai.» si lamentò Cloud, massaggiandosi le tempie senza trarne alcun beneficio.

«Ieri notte non sembravi molto in te.» disse Maiko, addentando un toast.

«Sembrava morto, vuoi dire!» precisò Gideon, sorseggiando il suo caffé.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» disse Andrea.

«Non è possibile!» si ostinò Cloud, mentre cercava a tentoni un bicchiere di qualcosa per mandare giù le aspirine. Gideon si impietosì e gli passò del succo d’arancia.

«Ehi, attento, non puoi prenderne così tante insieme!» esclamò Maiko, vedendo Cloud ingoiare almeno quattro aspirine.

«Tranquilla, è un super SOLDIER lui. Se ne prendesse una non la sentirebbe nemmeno.» la tranquillizzò Andrea. «Però mangia anche qualcosa.» aggiunse, porgendo al biondo una brioche, che lui prese di malavoglia e mise sul comodino, tornando a cercare di darsi sollievo passandosi il fondo del bicchiere sulla fronte.

«Posso fare qualcosa per alleviare le tue sofferenze, bel biondo così casto e puro?» sussurrò dolcemente Maiko.

«Biondo si, ma casto e puro proprio no, tesoro. Sono stato testimone di cosa combina questo ragazzo…»

 

***

 

«Ma dove stanno quei due??» sussurrò Barret, guardando i due posti vuoti di fianco a lui.

«Te lo devo anche spiegare?» rispose Cid, sorridendo.

«Ma non si fa così! E anche tu ci hai messo un po’ a cambiarti, insieme a Shera.»

«Non mi entravano i pantaloni.»

«Non volevi entrarci, nei pantaloni.»

«Eddai, quel letto a baldacchino era proprio invitante!»

«Devo ricordarmi di non andare nelle vostre stanze… ah, eccoli che arrivano.»

Cloud e Tifa stavano arrivando trafelati ai loro posti, cercando di non attirare troppo l’attenzione della sala gremita di gente. Melodie flautate riempivano l’aria assieme al profumo sparso da decine di incensieri.

«Vi sembra il modo di fare? Siete in ritardo!!» li rimproverò Barret.

«Abbiamo avuto un contrattempo con… i pantaloni.» rispose Cloud.

«Si, questa l’ho già sentita.» bofonchiò l’omone scuotendo la testa e tornando a fissare l’ampio palco su cui erano attesi da un momento all’altro gli sposi.

Tifa strinse un po’ il nodo alla cravatta di Cloud e gli sistemò il colletto della camicia, approfittandone per dargli un veloce bacio. Lui le sorrise e ricambiò il bacio.

La banda iniziò a suonare, sovrastando il vociare degli invitati e facendo risuonare una pomposa marcia nuziale attraverso l’enorme sala. 

Marlene apparve in fondo alla sala, con un sorrisino teso sulla faccia e un cestino; camminò incerta tra le due ali di invitati, spargendo goffamente dei petali multicolore sul tappeto rosso steso per l’occasione. Un coro di sospiri si levò al suo passaggio.

«Vai così Marlene!! Sei bravissima!!» sussurrò Barret, con le lacrime agli occhi.

«Oh, che carina! Non è adorabile, Cloud?» disse Tifa, che guardava estasiata la bambina.

«Ehm… si?» disse lui perplesso. Non capì il perchè, ma sentì un brivido scendergli lungo la schiena, mentre la bambina si sedeva di fianco al padre, stralunata.

Jay apparve poco dopo, percorrendo il sentiero di petali e raggiunse in fretta il palco, sistemandosi di fronte al grosso leggio di marmo scolpito in forma di Bahamut.

Invisibili inservienti modellarono sapientemente la luce che entrava dalle finestre per andare ad illuminare lo sposo.

«Ma non poteva prenderlo un po’ più largo, quell’abito? Sembra che stia per scoppiare.»

«Abbi fiducia nei suoi bottoni… almeno quanta ne ha lui.» commentò Jules, che sedeva nella fila davanti a loro.

In effetti l’abito del body builder era talmente aderente che sembrava sul punto di strapparsi da un momento all’altro.

La musica cessò per qualche secondo, mentre le luci si spostavano nuovamente verso l’ingresso della sala; al suono di un gong, la sposa fece il suo ingresso in pompa magna e la musica riprese, su un ritmo differente.

Catena sorrideva raggiante, nonostante sulla sua testa ci fosse un enorme copricapo formato da un elaborato intreccio di fili, sostenuti da elementi metallici. La luce si specchiava sugli innumerevoli cristalli che erano appesi tra i fili, facendo sembrare il tutto un gigantesco lampadario.

Il suo vestito era rosso fuoco e decorato con rilucenti motivi floreali dorati; aveva uno strascico che sembrava infinito, con piccole placche verdi e rosse ricamate. Solo quando fu ormai arrivata sul palco gli invitati notarono che le placche erano le scaglie di un drago, la cui testa sputafuoco chiudeva lo strascico. Jay le offrì una mano e la aiutò a salire gli ultimi gradini, fino a che non fu direttamente di fronte a lui.

«Sto per vomitare…» mormorò Cid, subito ripreso da Shera.

La musica si spense pian piano, lasciando la sala nel silenzio. Gli invitati si guardavano tra loro o guardavano il palco, confusi.

D’improvviso una botola nel soffitto si aprì, direttamente sopra il palco, e Andrea Rhodea, sorretto da una corda, si calò lentamente all’interno della stanza, strappando qualche applauso. Cloud, Tifa, Barret, Cid e Shera erano allibiti, mentre Marlene rideva e batteva le mani insieme a Jules e al resto della sala.

L’abito di Andrea, decorato da quelle che sembravano le sue piume preferite, ma stavolta candide come la neve, aveva uno strascico che rivaleggiava con quello della sposa; infatti, toccò terra molto prima di lui. Quella che era palesemente una parrucca bianca e boccolosa ondeggiava nell’aria mentre si prodigava in inchini volanti.

Atterrò con grazia dietro agli sposini e si posizionò dietro al leggio, aprendo un grosso librone e schiarendosi la voce.

«Ma… non mi dite che…»

«Benvenuti!! Benvenuti tutti a questa celebrazione!» annunciò l’entertainer, con ampi gesti delle braccia.

«Cosa… celebra lui??» sussurrò Tifa, guardando Andrea con gli occhi sgranati.

Cloud alzò le spalle, commentando:

«Me lo aspettavo. Ormai non mi sorprendo più di niente.»

«Siamo qui riuniti!! Per celebrare questo trionfo dell’Amore! Per unire queste due anime per sempre, in un vincolo indissolubile di Amore!!»

Shera si asciugò fugacemente una lacrima; Cloud guardò arrabbiato Andrea e gli sillabò:

«Smettila-di-fissarmi!»

«Perché l’Amore… vince su tutto! Sulle incomprensioni, sui pregiudizi, financo… sulla Morte!!» gridò, strappando esclamazioni di sorpresa dai presenti.

«... però ci sa fare.» concesse Tifa.

«Ed ora… veniamo al rituale. I testimoni vengano avanti!! Che siano… testimoni… dell’Amore di questa coppia!»

Cloud si alzò con estrema riluttanza, avvampando quando sentì gli occhi di tutta la sala posarsi su di lui.

«Dai amore… vai a sentire l’Amore!» bisbigliò Tifa, ridacchiando.

Cloud le rivolse uno sguardo di disapprovazione, prima di farsi strada tra gli altri invitati fino a trovarsi sotto al palco, vicino a Jay; una giovane donna, vestita anch’ella di rosso ma in modo molto più sobrio, si era invece messa vicina a Catena.

«Ed ora!! Il simbolo dell’Amore tra queste due anime! Ciò che suggella la loro unione e che da sempre indica il donarsi l’uno all’altra…»

«Sesso sfrenato?» commentò Cid, guadagnandosi gomitate sia da Shera che da Barret.

«... gli anelli!!»

Cloud fischiò brevemente e Meteor, elegantissimo col suo papillon allacciato al collo, caracollò tutto felice sul tappeto; portava nel becco un cuscino ricamato, sul quale facevano bella mostra di sé gli anelli nuziali. Un ennesimo coro di sospiri si levò al suo passaggio, conditi stavolta da qualche commento sorpreso.

“Non mangiare niente non mangiare niente ti prego non mangiare niente…” pensò Cloud, mentre il pulcino si avvicinava a lui, arruffando orgoglioso le penne.

“Che vanitoso che è!” pensò Tifa con un sorriso, mentre il cuscino passava di becco in mano senza incidenti. Una volta assolto il suo compito, Meteor si mise sull’attenti al fianco di Cloud, che lo ricompensò con una carezza prima di tornare a concentrarsi sulla cerimonia.

Più di un’invitata, inclusa la testimone della sposa, si portò una mano al petto e sospirò con aria trasognata.

«Lo senti… questo è il suono dell’amore!» mormorò Shera, che tratteneva a stento i singhiozzi.

«Questo è il suono delle ovaie che si spezzano!» ribatté Cid.

Tifa affondò le unghie nello schienale della sedia davanti alla sua, ringhiando.

“Smettete di fissare il mio ragazzo, maledette! Anzi, fissatelo quanto vi pare, tanto dopo me lo spoglio io!”

Barret le posò una mano sulla spalla, mormorando:

«Stai calma… tanto nemmeno se ne accorge.»

«Bene! Ora, per i poteri speciali conferitimi con deroga dal sindaco di Edge, senza i quali io non potrei celebrare questa cerimonia, passiamo allo scambio degli anelli!!»

Cloud si accorse all’ultimo momento di aver preso l’anello sbagliato e fece un rapido, imbarazzato scambio con la testimone di Catena; poi entrambi porsero gli anelli ai rispettivi sposi.

«Grazie bro!» sussurrò Jay, sfoggiando un sorriso abbagliante.

«Ricordami come mai Cloud è il testimone…»

«Si sono conosciuti al torneo in cui Cloud è stato avvelenato ed è stato quasi ucciso. Quindi, secondo Jay, è merito di Cloud se si sono incontrati» disse Jules. Barret scosse la testa. 

«Jules, Jay è tuo amico, non sei arrabbiato che abbia scelto Cloud come testimone?» gli chiese Tifa.

«Ma no… anzi ad essere sincero io avrei odiato fare questa farsa degli anelli. Non mi piace avere troppi sguardi addosso.»

Gli sposini si scambiarono gli anelli, mentre la musica riprendeva. Andrea tornò in posizione e il cavo che lo aveva sostenuto nella discesa si tese di nuovo, sollevandolo.

«Vi dichiaro marito e moglie!!» gridò, spalancando le braccia e librandosi nel vuoto.

La sala eruppe in applausi, urla e fischi mentre gli sposi finalmente si scambiavano un lunghissimo bacio e Andrea spariva nuovamente attraverso la botola. Cloud ne approfittò per tornare alla massima velocità possibile accanto a Tifa, con Meteor al seguito.

«Chi è stato un bravo chocobo, eh? Sei stato fantastico!» disse, coccolando il pulcino.

«Kueeeh!!» (madre, il vostro encomio mi riempie di orgoglio!)

«Meno male che non si è mangiato gli anelli.» commentò Tifa, osservando rassegnata il suo ragazzo.

«Ok, quando si passa a mangiare come maiali e a bere fino a perdere conoscenza?» esclamò Cid, strofinandosi le mani.

 
  
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