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Autore: Andy Tsukimori    08/04/2021    1 recensioni
Un diciassettenne Satoru Gojo trova qualcosa di incredibile e decide di tenerselo per se fino a che, anni dopo, non gli viene assegnato il compito di insegnare alle matricole della scuola di stregoneria. Verrà alla luce il segreto di Satoru?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fushiguro Megumi, Gojo Satoru, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ayane Kiseki

 

 

-Va’ tutto bene Ayane-chan?- chiese Satoru premurosamente.

 

La bambina si era tagliata con della carta da origami e sembrava sull’orlo di una crisi di pianto. 

 

Per qualche strano motivo nessuna lacrima sgorgava da quegli occhioni verdi. Un’espressione bizzarra, corrucciata si era dipinta sul suo volto, mentre fissava intensamente l’indice sanguinante.

 

Il giovane si passò una mano tra i capelli, sospirando. Non la capiva proprio quella mocciosa, e dire che lui a sua volta era stato un bambino particolare.

 

-Oh insomma Ayane! Se vuoi piangere, piangi!- borbottò.

 

Quella alzò lo sguardo su di lui e scoppiò in un pianto disperato. 

 

 

All’inizio non aveva capito, poi colse cosa stava accadendo. Era triste, davvero una scena pietosa a cui assistere. Quella bambina stava piangendo per tutte le volte in cui probabilmente non aveva potuto, per paura di venire picchiata. 

 

 

Appena l’aveva portata a casa le aveva dovuto fare un doccia, e si era accorto di quanto male le era stato fatto, era piena di lividi, escoriazioni, tagli. A distanza di settimane molti erano svaniti. Solo alcune bruciature erano rimaste. Non aveva mai visto nulla del genere. Ma spiegava alla perfezione come mai fosse un’infante così insolita. Non giocava, non faceva rumore, non si lamentava e non faceva domande.

 

 

Le aveva comprato la carta da origami perché era frustrante vederla seduta, con le sue manine in grembo, composta come una vecchia signora. Voleva farla giocare. 

 

Continuava a piangere, affranta, sconsolata.

 

 

Istintivamente l’attirò a sé e l’abbracciò forte.

 

 

-Piangi pure tutte le lacrime che hai tenuto dentro, avrò pazienza per stavolta- sussurrò con voce melliflua.

 

La piccola lo strinse a sua volta e continuò a disperarsi.

 

Lui le carezzava con gentilezza i capelli, ora puliti e spazzolati. 

 

 

 

 

Ayane per la prima volta si sentì al sicuro. Tra le braccia di quel ragazzo che si prendeva così tanta cura di lei. Era un po’ distaccato, ma gentile e premuroso quando serviva, si ripromise che non se ne sarebbe mai separata. 

 

 

Si calmò dopo un bel po’. Ora era tornata a piegare la carta degli origami, mentre Satoru la osservava di sottecchi, seduto poco più in là. 

 

-Qual è il tuo cognome? Lo sai?- le domandò, fissandola con i suoi occhi dal taglio felino, incrociando le mani sotto il mento.

 

 

Lei sembrò pensarci su, ma non aveva idea di quale fosse. Era già un miracolo che ricordasse il suo nome. La mamma e il papà la chiamavano per lo più “piccola stronza” o “mocciosa”.

 

 

 

Fece segno di no con la testa.

 

 

 

-Allora te lo do io, ti chiamerai Ayane Kiseki[1]- le disse sorridendo appena.

 

 

La bambina alzò il suo sguardo di giada e incrociò quello di lui, turchese opalescente, arrossendo.

 

 

-Ascoltami, Ayane-chan. Sei molto piccola e non hai sperimentato molto di una vita serena fin’ora. Perciò per qualche anno ti permetterò di chiamarmi onī-san[2] e sarò la tua famiglia. Mi prenderò cura di te e ti proteggerò, ma devi promettermi che quando sarai più grande diventerai la mia allieva, per allora mi aspetto tu mi chiami senseī[2]- disse con estrema serietà.

 

 

La piccola sembrava confusa. Perché voleva proprio lei come allieva? La bambina che non hanno voluto nemmeno i propri defunti genitori.

 

Lui sorrise, leggendo nei suoi occhi il dubbio, come a volerla rassicurare.

 

 

-Tu sei una bambina di grande talento, non hai idea di che cosa hai fatto la sera che ti ho incontrata, quello spazio buio sterminato l’hai creato tu, ti ha protetto dai mostri. Noi quegli esseri li chiamiamo “Maledizioni”-

 

 

Ayane si fece attenta. Pensava di essersi immaginata tutto. 

 

-I mostri- azzardò timidamente -Esistono davvero?- 

 

 

Satoru annuì. 

 

 

-Ma non devi aver paura, gli stregoni possono farli sparire. Tu hai tutte le carte in regola per diventare una di noi, anzi una strega di livello ben superiore a quelle che ci sono in giro. Quel buio che hai creato, quella è roba da fuoriclasse Ayane-chan. Se mi permetterai di insegnarti, nessuno potrà farti mai più del male- i suoi occhi brillavano di una luce intensa.

 

La bambina non poteva fare a meno di restare stregata da quei due lapislazzuli.

 

 

-Prometto Gojo-San!- rispose solennemente.

 

 

Satoru si alzò e la raggiunse, poggiandole una mano sulla testa. 

 

 

-Chiamami pure fratellone- disse.

 

 

 

_________________

 

 

 

-A soli cinque anni?- bofonchiò un vecchio decrepito. 

 

Satoru gli lanciò un’occhiata annoiata. Era costretto a fare rapporto su Ayane e le circostanze della sua comparsa. Passò in rassegna tutti gli altri presenti al concilio.

 

-Ho una teoria in merito- disse.

 

-Spiegaci, cosa aspetti?- ringhiò il vecchio, con una voce stridula che Satoru sembrava a stento tollerare.

 

 

-Ho esaminato i cadaveri dei presunti genitori, gentaglia senza nessun legame con la stregoneria. Probabilmente appartiene ad una qualche famiglia minore di stregoni e per un motivo, o un altro è finita nelle mani di quei due individui. Il motivo di tanto potere potrebbe essere molto più semplice di quanto non sembra- disse, gustandosi la trepidazione del suo piccolo auditorio.

 

-La bambina ha subito maltrattamenti gravi, veniva picchiata quotidianamente e lasciata senza cibo e acqua per giorni. Lei stessa mi ha spiegato che se si lamentava, o piangeva o semplicemente fiatava, veniva picchiata ulteriormente. Ha aspettato che gli dessi il permesso per piangere- 

 

 

-In pratica, si è allenata inconsapevolmente a conservare l’energia malefica?- ipotizzò una donna dai lunghi capelli argentei raccolti in due trecce, una frontale e una posteriore.

 

-Esattamente, Mei Mei- 

 

 

-Ne ha accumulata così tanta che è stata in grado di creare un piccolo dominio incompleto, ad ogni modo impressionante ad una così giovane età- mentì.

 

 

 

-Al momento lei è con me, vorrei che una volta raggiunta l’età, si iscrivesse all’accademia. Diventerà una buona strega- aggiunse.

 

 

Gli anziani sembrarono rilassarsi. 

 

 

Satoru sapeva che se avesse detto loro che il dominio racchiudeva un’intera montagna si sarebbero allarmati e non le avrebbero permesso di stare con lui, che già tenevano d’occhio ormai da anni. 

 

Quella era davvero la sua ipotesi sull’incredibile quantità di energia malefica della bambina, ma sperava di vederla smentita presto. Se avesse avuto ragione, i livelli di energia sarebbero calati sensibilmente nelle settimane a seguire. Ma per ora il suo potere restava invariato.

 

 

___________________

 

 

Erano ormai passati cinque mesi dal giorno in cui l’aveva trovata e, nonostante il tenore di vita completamente migliorato, L ’energia malefica di Ayane era pressoché rimasta la stessa.

 

 

 

Satoru faceva l’impossibile per passare del tempo con lei, vederla spesso e assicurarsi che stesse bene. Ma a volte doveva assentarsi per qualche giorno e la piccola aveva già imparato a svolgere qualche mansione di casa , persino a cucinare qualcosa di semplice.

 

Lo faceva quasi ridere vedere come si atteggiava a piccola padrona di casa.

 

 

Appena mise piede oltre la soglia gli corse in contro abbracciandolo con forza.

 

 

Aveva assunto un colorito grazioso, i capelli lunghi erano stati accorciati in un grazioso bob appena oltre le spalle, infondo la bella stagione si avvicinava. Sorrideva sempre e Satoru si accorse di soffermarsi ad osservarla molto più spesso di quanto non si sarebbe immaginato. 

 

 

-Mi sei mancato- trillò Ayane.

 

Quello borbottò, arruffandole i capelli.

 

-Sei così attiva a quest’ora tarda? Cosa ti ho detto? Potevi aspettare il mio ritorno ma poi saresti dovuta andare a dormire- 

La rimbrottò.

 

 

Lei non amava dormire. Stava sveglia più che poteva perché di notte gli incubi la tormentavano. Nonostante stando con lui, in un ambiente sicuro e non più ostile, i ricordi di sofferenza erano ancora vividi nella sua memoria. Di giorno era una bambina felice e motivata a fare sempre bene tutti i compiti che le venivano affidati, di notte piombava nel terrore più puro, le sue grida mettevano i brividi.

 

 

 

Abitavano una piccola proprietà della famiglia Gojo, un clan prestigioso nella comunità degli stregoni. Lontani dai suoi familiari di cui non voleva mai parlare.

 

 

Non era molto grande ma era, moderno e accogliente, pulito. Era casa.

 

Ayane si fece coraggiò ed entrò nella stanza, Satoru l’aveva seguita e le rimboccò le coperte.

 

 

-Dormi bene piccola-

 

 

[1] Kiseki, Miracolo in giapponese

[2] Senseī, Maestro in giapponese 

 

 

 

   
 
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