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Autore: GiakoXD    08/04/2021    0 recensioni
Questo è un universo AU dove i witcher esistono ancora oggi, in una tranquilla ed ignara Padova universitaria.
Cosa succederebbe se una studententessa venisse salvata da uno strego? E se nemmeno lei fosse una ragazza qualunque?
Questa è la revisione globale della mia storia La discendente di Ithlinne, che avevo già pubblicato tempo fa. Spero di aver fatto progressi!!!
ecco un estratto:
“La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quell’essere, dall’aspetto mostruoso e orrendamente letale, da quelle orbite vuote. Fredde lacrime iniziarono ora a scendere dagli occhi della ragazza, mischiandosi alla pioggia e raccogliendosi sotto al mento tremante. Ancora paralizzata dal terrore, la giovane non si accorse della figura che spuntò alle sue spalle fino a che questa non la ebbe superata con un balzo, atterrando proprio davanti alla creatura. Con un movimento fulmineo, quest’ultima tranciò di netto uno degli arti artigliati della belva, facendogli descrivere un lungo arco in aria; un denso fiotto di sangue scuro schizzò dappertutto, lungo la parete, sul terreno e sul cappotto della ragazza che, sbigottita, indietreggiò spasmodicamente fino a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Era una scena surreale.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cirilla Fiona Elen Riannon (Ciri), Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come suggerito da Viktor, dopo la riunione Anatolij accompagnò la ragazza al suo appartamento in zona Pontecorvo, in modo che recuperasse il necessario per passare un paio di giorni nella casa di cura.
Appena arrivati, lo strego spense il motore e con le sopracciglia lievemente aggrottate seguì con lo sguardo la ragazza fino a che non sparì dietro il portone del piccolo condominio. Poi la sua mente si immerse in ingarbugliati ragionamenti.
Kat si precipitò in camera, dove ficcò a forza troppe cose in una valigia troppo piccola, dopodiché passò in salotto per affrontare la coinquilina. Le inventò al volo una specie di scusa, non si sarebbe nemmeno più ricordata quale, forse la zia in ospedale, o forse uno zio. Era ancora così agitata che sarebbe bastata una domanda qualunque per farle crollare il palco, ma fortunatamente la coinquilina era così stressata per l’imminente esame di chimica generale che l’aveva ascoltata appena, levando a stento lo sguardo dai libri. Allora Kat la salutò sbrigativa, trascinò la valigia, la borsa e il borsone giù per le scale, raggiunse la monovolume nel parcheggio, si diede una manata in fronte, mollò tutto in mezzo alla strada, ritornò in fretta in appartamento, raccolse in un fagotto il pigiama e le ciabatte e ritornò nuovamente giù mentre Anatolij finiva di caricare in auto il bagaglio. Ripartirono subito dopo.
Per tutto il viaggio di ritorno la ragazza, provando a rompere quell’inquietante silenzio, tentò più volte di parlare del più e del meno, ma lo strego sembrava essersi rintanato in un freddo mutismo. Guardava fisso la strada e sbottava ogni tanto un monosillabo: Kat non sapeva sinceramente cosa pensare. Sembrava che tutto ad un tratto lui non tollerasse più la sua presenza. Non che fino a quel momento fosse stato troppo amichevole e cordiale, ma ora sembrava rasentare il limite dell’odio. Forse aveva detto qualcosa che lo aveva irritato, pensò lei a quel punto, e aveva quindi lasciato perdere ogni tentativo, mettendosi a guardare il paesaggio monotono fuori dal finestrino.
 
Il gelido buio invernale era calato già da un pezzo quando i due ritornarono nella casa di cura. Gli ampi finestroni illuminati del complesso creavano lunghe ombre sinistre lungo i vialetti di accesso, tra i profili contorti degli alberi.
Kat percorse il viale a passi veloci e a testa bassa. Non voleva vedere il mannaro nascosto dietro al cespuglio rinsecchito. Non voleva vedere il ramo scheletrico di ciliegio che voleva ghermirla e portarla via. Il freddo umido le ghiacciava le orecchie e la mano che reggeva la borsa. Per l’agitazione aveva camminato con passi ampi e veloci tanto che aveva distanziato Anatolij, che ancora perso nei propri pensieri la seguiva distrattamente. La ragazza ritornò a respirare normalmente soltanto quando ebbe messo piede negli ormai familiari corridoi del quarto piano, solo allora iniziò a sentirsi di nuovo al sicuro. Seguì lo strego che la condusse in una cameretta in fondo al corridoio. Era piuttosto piccola e spoglia: un letto, un armadio e un tavolo con una lampada da studio, non c’era praticamente altro, né un quadro né una tenda davanti alla finestra. Guardando il piccolo crocifisso appeso sopra alla porta, Kat si sentì un po’ come nel collegio dei frati dove stava la sua compagna di corso: almeno lei non avrebbe avuto l’obbligo della messa del martedì. Ma quella cameretta spoglia era al momento uno dei posti più sicuri in cui lei potesse stare, quindi non si sarebbe lamentata per nessuno motivo.
Anatolij, rimasto sulla soglia, ruppe il silenzio << Ok, allora ti lascio disfare le valigie. Ci vediamo dopo in cucina, è la…second…terza porta a sinistra appena esci. >> si era sporto con il collo fuori, lungo il corridoio.
Kat mollò di colpo il borsone semiaperto sul letto. << Le borse posso disfarle dopo. Vado subito >>
<< È presto, le pizze arriveranno… non prima di mezz’ora >>
<< Beh, allora vado ad aiutare a fare la tavola, almeno vi do una mano >>
<< Penso siano perfettamente in grado di mettere una tovaglia e un paio di forchette, tanto più che tocca a Fabio, stasera>>
<< Beh… ma lo aiuto lo stesso… >>
<< …Katherina?>>
<< Dimmi >>
<< Qui sei al sicuro. Lo sai, vero?>>
<< … >> Kat abbassò lo sguardo. Lo sapeva, ma al tempo stesso sapeva di non poter riuscire a rimanere da sola. Quello però di cui era certa, era che se lui fosse andato via ora, lei sarebbe crollata.
Lo strego guardò a lungo quel volto preoccupato: il rossore negli occhi color smeraldo, la contrazione al centro delle sopracciglia fine, i falsi sorrisi tirati, dove gli angoli della bocca tendevano però al basso. Li vedeva perfettamente, non serviva la sua vista sviluppata.
 Intuì che, nonostante la sicurezza abbozzata, le parole sboccate, senza qualcuno vicino, la ragazza sarebbe sicuramente crollata. Le sarebbe servito del tempo per accettare tutto quello strano e pericoloso mondo in cui era appena caduta di testa e per un po’ avrebbero dovuto tutti starle vicino, almeno fino a che non avesse smesso di avere così tanta paura. Se ne rendeva conto bene Anatolij, che la osservava in piedi ancora appoggiato alla porta: poco importava che lui volesse l’esatto contrario. Anche lui, che si era appena deciso di starle il più lontano possibile, avrebbe dovuto fare la sua parte. Quindi sospirò frustrato, poi si staccò dallo stipite dove era appoggiato e andò a sedersi di slancio sul bordo del letto, a fianco al borsone. Storse la bocca e decise che questa volta passava, ma che dalla prossima volta avrebbe delegato la faccenda agli altri più che poteva. Estrasse il cellulare. << Ok, ti aspetto qui >> le disse senza guardarla.
<< Scusa…>>
 
La testa di Katherina continuava a ciondolare, nonostante la luce intensa della lampada e la sedia scomoda. Stava giocando con gli altri tre streghi ad un complesso gioco da tavolo, pieno di regole e piccole pedine dalle tinte pastello. Di solito Katherina adorava quei giochi, più grosso era il manuale e più le piaceva, ma la giornata densa di preoccupazioni e di eventi si stava facendo sentire; con la testa poggiata su una mano, la ragazza tentava di seguire tutte le mosse, ma la mente era impastata e gli occhi pesanti. Non voleva addormentarsi in quella maniera, ma in qualche modo lo sperava anche. Dubitava che sarebbe riuscita a prendere sonno, una volta sola in quella camera estranea che le avevano dato.
 
Durante la cena a base di pizza, Katherina aveva cercato il più possibile di distrarsi e di alleggerire il suo stato d’animo. Gli streghi in questo sembrava le stessero dando quanto più aiuto possibile, avevano scherzato e parlato del più e del meno, e avevano sempre cercato di mantenere la ragazza all’interno della conversazione. Lei si era stupita di quanto sembrasse una normalissima cena tra parenti, tipo tra un nonno con i suoi nipoti. Le battute, gli insulti, gli argomenti di conversazione erano quelli di tutti i ragazzi della sua età e sembravano così distanti dalla storia della Congrega del Lupo, dalla Prova delle erbe, e dall’immagine di Anatolij che squartava un mostro raccapricciante in mezzo ad un vicolo viscido di sangue.
Ci furono però un paio di episodi che le fecero tornare in mente che quelli non erano per niente persone comuni. Per esempio, quando Viktor aveva afferrato al volo una posata che lei non aveva nemmeno visto cadere, oppure quando Fabio le aveva elencato i titoli dei giochi da tavolo disponibili in uno scaffale completamente al buio in fondo alla stanza.
Katherina si era ripromessa di osservare tutte quelle particolarità, mentre aiutava a sparecchiare la tavola.
 
Viktor li aveva salutati tutti ed era andato a dormire quasi subito dopo cena, non prima di aver posato una mano sulla spalla di Katherina e di averle augurato di dormire, oltre che averla rassicurata ancora una volta di essere al sicuro là con loro. Gli altri tre streghi, intuendo lo stato d’animo della ragazza, avevano all’unisono deciso di farle compagnia ancora un po’, quindi avevano tirato fuori i giochi da tavolo, scartandone alcuni troppo lunghi o altri troppo rumorosi. Avevano optato quindi per quel gioco colorato, e avevano iniziato a spiegarlo.
 
Non era trascorsa nemmeno mezz’ora che la ragazza iniziò a sentire gli effetti della giornata appena trascorsa. L’ultima cosa che vide con chiarezza fu un lancio di pedine e di improperi addosso a Hamidi – che le prese tutte al volo con una velocità impressionante, le pedine – per una certa mossa che aveva fatto e che gli altri due giocatori avevano trovato subdola e traditrice, poi Kat scivolò lentamente con la testa tra le braccia, arrendendosi al sonno. I tre ragazzi ammutolirono e rimasero un momento a guardarla, perplessi. Finalmente la ragazza aveva iniziato a rilassarsi un po’, pensarono più o meno tutti loro. Poi si guardarono a vicenda con espressione di sfida e con un tacito accordo proseguirono a giocare in religioso silenzio: mai avrebbero fatto vincere Hamidi a tavolino!
 
 
 
*-*-*-*-*-*
Cooooos’avrà vvoluto dire Anatolij con quel suo “esatto contrario”?!?!?
Suspence eh?!?
Lo spero…perché effettivamente è l’unica cosa che avviene in questo capitolo… mezzo capitolo… XD però ogni tanto servono dei capitoli che facciano un po’ da collante, purtroppo…
Beh… in ogni caso se siete giunti fin qui fatemi sapere che ne pensate!!!
Ciauuu!!
   
 
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