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Autore: MissCeSCa    08/04/2021    1 recensioni
La versione Supercorp di "Me Before You" di cui forse nessuno aveva realmente bisogno, ma in ogni caso eccola qui.
Non vi preoccupate, non ho nessuna intenzione di fare finire la storia come il film...quindi abbiate fede! Happy endings is the way!
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Me Before You
 




 





Prologo


 
 
 
2019

“Per una volta non potremmo passare una vacanza normale, come tutte le persone normali?”

“Cosa c’è di non normale?”

“E’ semplicemente, non normale, doversi per forza buttare giù da un elicottero o scalare qualche collina sperduta in Himalaya, per dire di essere state in vacanze. Ecco cosa non trovo normale”.

“L’Everest non è una collina, Sam. È una montagna”.

“Non è questo il punto, Lena. Perché, per una volta, non possiamo passare una vacanza in una Spa? O in Italia? Ecco! L’Italia. Potremmo passare le giornate stese sulla sabbia…lunghe passeggiate rilassanti”.

“Lo sai che anche l’Italia ha delle montagne, vero?”

Sam alza gli occhi al cielo “Sei senza speranze. Forse ho scelto la Luthor sbagliata. Avrei dovuto uscire con tuo fratello quando ne avevo l’occasione”.

“Be forse avresti dovuto” risponde Lena leggermente ironica “lo sai che ho bisogno di fare qualcosa, Sam”.

“Come buttarti da un ponte?”

“Non puoi parlare se non hai mai provato”

Sam fa una smorfia “e neanche ci tengo”.

“Devo andare” dice Lena chinandosi a baciarla.

Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vederla, la loro storia.

Si erano conosciute cinque anni prima, ma stavano insieme solo da due. All’inizio era iniziata come una cosa casuale. Nessuna delle due aveva veramente il tempo per qualcosa di serio. Ma poi, Sam aveva incominciato ad andare con lei a sempre più cene, a sempre più riunioni di famiglia, che senza accorgersene, erano finite per ritrovarsi su questo letto, nel suo appartamento a discutere su quale vacanza scegliere per la prossima estate.

“Ci vediamo stasera?” chiede Sam.

“Dipende da come si conclude questo affare con i giapponesi. Devo ancora sentire Lex… non è escluso che io debba andare a Metropolis per incontrarli di persona.”

Sam alza gli occhi al cielo “quindi presumo che una cena sia esclusa”.

“Facciamo così” dice Lena “per farmi perdonare potrei anche concederti un albergo a cinque stelle questa volta. Niente campeggio, promesso”.

Sam stringe gli occhi “con o senza spa?”

“Ora non tentare troppo la sorte…”

“Via di qui, Luthor! E non tornare senza quel contratto firmato.”

Uscendo dalla stanza, Lena nota che ci sono venti mail sul suo telefono e cinque chiamate perse di suo fratello.

Problemi, problemi. Sempre problemi.

Prende l’ascensore per scendere nel parcheggio sotterraneo, mentre cerca di leggere le infinite mail di Lex.

La verità è che suo fratello non riuscirebbe a fare nulla senza di lei. Non è presuntuosità, la sua. È semplicemente un dato di fatto. Lex poteva anche essere il volto della Luthor corp.

Il CEO.

Ma era lei quella che tirava le fila di tutto quello che c’era dietro. Era lei quella che si sporcava le mani e passava infinite ore in ufficio a leggere clausole su clausole e studiare cavilli burocratici per ottenere degli accordi più vantaggiosi. Lex, il più delle volte, si limitava a comparire in ufficio per firmare documenti e sorridere per le foto delle copertine del giornale di turno.

“Giorno, Miss Luthor” George, il suo autista.

“Buongiorno, George” risponde uscendo dall’ascensore “com’è il tempo fuori?”

“Un disastro. Sta diluviando”

“Quindi, credo che la mia idea di prendere la moto sia esclusa”.

George scuote il capo “beh, a meno che non voglia prendere il suo yacht o abbia degli istinti suicidi, Miss Luthor, credo che sia fuori discussione”.

“Non anche tu, George. Ho appena finito una discussione con Sam sul fatto che la mia idea di divertimento consiste nel buttarmi giù da un ponte”.

“Miss Arias ha quasi sempre ragione, Miss Luthor” risponde George aprendo la portiera della macchina per farla salire.

Il tragitto verso l’ufficio è praticamente un incubo. Ogni volta che inizia a piovere, sembra che la città si trasformi magicamente in un girone dell’inferno dantesco. Gente che urla, urtandosi con gli ombrelli, taxisti che fanno a gara per raccogliere il primo passante che trovano, lavoratori che corrono infradiciati per non perdere l’ultimo treno.

Lena si sente quasi fortuna ad osservare queste scene dal sedile posteriore della sua Mercedes.

Molto probabilmente, lo è.

Fortunata.

Se osservata dall’esterno, la sua vita non può che sembrare perfetta. Fa parte di una delle cinque famiglie più ricche del mondo, almeno secondo l’ultima classifica stilata da Forbes. Ha più soldi di quanti una persona normale, con uno stipendio normale, con una vita normale, potrebbe mai fare in dieci vite. Ha una ragazza stupenda, che molto probabilmente ama, anche se non gliel’ha mai detto. Ha tutto quello che una persona normale, con una vita normale, potrebbe mai desiderare.

Il problema è che lei non si era mai sentita normale. La sua vita non aveva mai avuto niente di normale. I Luthor l’avevano adottata quando aveva quattro anni. Ricordava ancora quando Lionel, suo padre, era andato a prenderla dopo il funerale di sua madre. Da allora era stata una lotta continua. Una lotta con Lilian, per farsi accettare come figlia. Una lotta con quel “mondo” così lontano da lei, per farsi accettare come parte integrante di quella società. Una lotta con Lex, all’interno della Luthor Corp, per far capire che quella società era anche sua.

I suoi pensieri vengono bruscamente interrotti dal suo telefono.

Lex.

Ovvio.

“Sto arrivando. Tre isolati, massimo quindici minuti. La città è un incubo questa mattina.”

“Devi chiamare John a Metropolis. Dov’eri finita, Lena? È da ieri sera che provo a chiamarti. Ti avrò inviato venti mail”.

“Qual è il problema, Lex? Ero con Samantha.”

“Ovviamente” ride “perché non ci ho pensato? La mia sorellina era impegnata in attività ludiche e non aveva tempo per rispondere al telefono. La prossima volta aspetterò pazientemente la fine della vostra luna di miele settimanale per ottenere la tua attenzione”.

“Posso sapere qual è il problema, Lex?” ripete cercando di placare l’impulso di chiudergli il telefono in faccia.

“Devi chiamare John, questioni legali. Ci sono due clausole del nuovo contratto su cui sono impantanati…. Devi…….non sappiamo…….nostro……padre…..quaranta milioni”

“Lex, non ti sento. Senti c’è un tempo terribile”.

Il tempo era peggiorato di colpo. Quella che sembrava una giornata uggiosa, si era trasformata in una sorta tempesta tropicale.

Cambiamento climatico, eh?

“Ascolta, dì a Jess di farmi trovare i documenti in ufficio” urla “sarò lì massimo fra dieci minuti” dice mettendo giù il telefono.

Alza gli occhi al cielo, sbuffando.

“Questa giornata sta migliorando di minuto in minuto” dice più a sé stessa che a George.

“Stia tranquilla, Miss Luthor, massimo dieci minuti e…”

Uno stridio di pneumatici sull’asfalto. Un violento strombazzare di un clacson. Rumore di lamiere che si piegano.

Urla.

L’ultima cosa che sente, sono le urla di George.

L’ultima cosa che vede è il suo stesso riflesso sul finestrino dell’auto.

Un boato.

E poi il nulla.

 
Buongiorno a tutt* !! Non so da dove mi sia uscita questa malsana idea ahahah come ho già detto nella descrizione, state tutti tranquilli...la storia alla fine non finirà male.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete mi trovate su twitter @galloncina94 "Cesca".
Grazie a chi troverà il tempo per leggere :)
 
   
 
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