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Autore: Luce 5    08/04/2021    5 recensioni
Nella stanza n.12 dell'ospedale Saint Jacob dove era ricoverata Susanna, a lato del suo letto, in una comoda e ampia poltroncina di velluto, Candy era tutta intenta a bere con calma imperturbabile il suo tè, accompagnandolo con un una generosa dose di pasticcini appena sfornati.
“Ne vuoi anche tu, cara?” le aveva chiesto gentilmente. Il suo viso era illuminato da una pace e serenità che quasi faceva male.
Susanna aveva abbassato lo sguardo senza rispondere.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SINGLE E CONTENTA

Nella stanza n.12 dell'ospedale Saint Jacob dove era ricoverata Susanna, a lato del suo letto, in una comoda e ampia poltroncina di velluto, Candy era tutta intenta a bere con calma imperturbabile il suo tè, accompagnandolo con un una generosa dose di pasticcini appena sfornati. “Ne vuoi anche tu, cara?” le aveva chiesto gentilmente. Il suo viso era illuminato da una pace e serenità che quasi faceva male. Susanna aveva abbassato lo sguardo senza rispondere. “Ti farebbe bene, sai? Tutto quel tempo in mezzo alla tempesta di neve… brrr mi tornano i brividi solo a pensarci. Io inizio a scaldarmi solo adesso, questa bevanda è deliziosa” disse la bionda boccoluta, mentre con garbo posava la tazza sul comodino. La giovane attrice cercava le parole per dire qualcosa, ma le frasi non prendevano forma nella sua mente. Ci pensò Candy a toglierla dall’imbarazzo. Soffocando una risatina, prese la lettera che la ragazza aveva indirizzato alla madre quando aveva deciso di farla finita e la lesse ad alta voce.

Mamma, ti prego di perdonarmi e di non odiare Terence, io lo amo troppo. Pregherò perché tu sia sempre serena. Addio mamma. Susanna

“Ma te sei tutta matta! Volevi morire per lui? Morire per amore? Ma vah!” rise con gusto la biondina tuttelentiggini. “M… ma…. Candy che dici?” balbettò la giovane confusa e imbarazzata. “Dico che non ne vale la pena mia cara, tutto qui” le rispose attorcigliando un boccolo nell’indice.
“Ma io credevo che tu lo amassi e…” “Ma certo! Per una giovane ragazza è inevitabile come beccarsi il morbillo! Un bel ragazzo e… dunque… vediamo… oltre che bello non ricordo quali altre attrattive abbia. Beh, a questo ci penserò dopo. Ma poi, tutte le infatuazioni passano, restano i ricordi, i bei (?) momenti passati insieme, li si abbelliscono di particolari usando mooolta fantasia e poi si va avanti per la propria strada facendo quello che ci pare e piace! Per fortuna sono arrivata in tempo a salvarti dalla rovinosa caduta dal balcone, altrimenti io sarei stata rovinata per sempre! Scusa il gioco di parole, mi è scappata una battuta.”
“Rovinata?!!” le chiese una Susanna sull’orlo dello sconcerto più totale. “Rovinata, certo. Stare in coppia è quasi sempre una rovina, se poi ci metti il carico che stiamo parlando di un ragazzo che si inalbera facilmente, fuma, alza il gomito, non è troppo gentile se non quando gli conviene, gli piace sfottere, non rispetta i tempi canonici dell’elaborazione di un lutto dato che è terribilmente egoista e pure geloso. Devo continuare con la lista?”
“Ma io…” “Cara Susanna, se il ragazzo ha già questi grossi problemi in età giovanile, come diventerà tra una decina d’anni con qualche erede che nel cuore della notte si sveglia all’improvviso e si mette a strillare a più non posso?” “N… non so, ho sempre pensato che…” “La sua fortuna è il teatro” continuò Candy che intanto si era messa davanti allo specchio della camera nel tentativo di domare quella massa intricatissima di riccioli. La neve aveva contribuito a gonfiarli ancora di più e si vedeva orribile. “Sì, quello, perché i veri artisti, per essere considerati tali, sono tutti abbastanza svitati, ed è questo il segreto del loro successo.”
“Mi stai quindi dicendo che non ce l’hai con me… non stai male a separarti da lui…” “Sei di coccio allora? No, no e ancora no! Sono felicissima” gridò Candy mettendosi a saltare per tutta la stanza. “Ti sono molto grata di avere salvato Terence da quel terribile incidente in teatro e la sua compagnia ti farà molto bene per la salute. E’ allegro, spiritoso, con la battuta sempre pronta. Mi chiamava Tarzan e signorina Tuttelentiggini. Penso che nel tuo caso, potrebbe soprannominarti Signora Gambadilegno.”
“Ohhh” gridò Susanna sconvolta, portandosi la mano alla bocca per soffocare un’imprecazione. Il viso era tutto arrossato per l’indignazione, mentre lacrime di rabbia impotente volevano prorompere da quei suoi grandi occhi celesti. Candy si buttò di peso sulla poltroncina di velluto: aveva il volto roseo e gli occhi illuminati dalle risate. Gli occhi della mente la riportarono indietro coi ricordi e decise di condividerli con la sua amica.
“Stavo riflettendo su un fatto. Quando qualcuno ha pensato di farmi una cosa veramente brutta, in realtà mi ha sempre fatto dei favori enormi. Hai voglia di sentirne qualcuno?”
“Sì, se ti va” sussurrò l’inferma sempre più confusa. “Un bel giorno, quei due simpaticoni di Neal e Iriza hanno pensato di spedirmi in Messico per liberarsi di me. E’ stato un viaggio meraviglioso! Che terra, che persone squisite ho incontrato. I miei amici sono venuti a riprendermi, e al ritorno ce la siamo davvero spassata!” “Ah… buono a sapersi…” mormorò la giovane attrice. “In seguito sono stata spedita su una nave diretta a Londra, per studiare in un prestigioso collegio: la Saint Paul School. E’ lì che nel buio della notte, sul ponte, ho per la prima volta incontrato Terence!
“Ah! Non sapevo… io…” sussurrò la ragazza, visibilmente scossa.
“Non te l’aveva detto? Strano” rispose la boccoluta con tono finto ingenuo. “Stava pure frignando, ma non voleva mostrarsi debole” aggiunse in tono soddisfatto. “Iniziò ben presto a farmi una corte molto serrata, ma per non farsi capire, dato che si vergognava, non faceva altro che prendermi in giro. Eh! Chi disprezza apprezza, dice un proverbio vecchio come il mondo. Mica son scema io!” e nel dire quest’ultima frase, la fanciulla si distese ancora di più sulla poltrona e allungò le gambe sul letto dove giaceva Susanna. “Così io iniziai a stuzzicarlo per ferirlo e farlo ingelosire. Gli parlai a lungo e in largo del mio primo fidanzatino scomparso tragicamente in un incidente di equitazione. La mia voce era incrinata dal pianto, gli occhi colmi di nostalgia e quando ci trovammo in un roseto, gli dissi che Antony, dato che oltre la passione per me aveva anche quella di coltivare rose, una di esse l’aveva battezzata “Dolce Candy”.
Susanna era molto seria e confusa, tuttavia era morbosamente curiosa di sapere tutto. “Abbiamo ballato insieme, fatto dei giochi, scherzi a più non posso. Durante gli ultimi giorni delle vacanze estive in Scozia, con la scusa di un valzer, finalmente gli venne la buona idea di baciarmi. Era ora! E che diamine!”
“Ohh… io… io non ho mai baciato nessuno…” sussurrò l’inferma in un soffio fissando il lenzuolo immacolato. “E’ stato bello, vero? le chiese timidamente, alzando appena gli occhi.
“Meraviglioso! Ma l’ho pestato a dovere, quel bastardo!” “Ohhh, ma Candy che dici?” “Certo, e per una lunga lista di motivi: doveva farlo mesi prima, occasioni ce ne sono state a bizzeffe. Non ne potevo più dei nomignoli che affibbiava a me, alle mie amiche del cuore e al povero Antony. Non sopporto che si rida di qualcuno che non c’è più. Ma il motivo che mi ha davvero fatto imbestialire, è stato quando, furibondo di gelosia, mi ha fatto fare una galoppata folle contro la mia volontà. Idiota! Bastardo!”
“E come mai?” domandò Susanna sempre più stupita. “Quel cretino si è messo a fare il dottore improvvisato! Siccome sapeva che non sopportavo nemmeno il nitrito di un cavallo a seguito del tragico incidente di Antony, gli è venuta la brillantissima idea di usare la violenza. Di peso mi ha issata sulla sella e abbiamo fatto una corsa da rompersi l’osso del collo! Siamo vivi per miracolo, dico io! Ha detto che così il trauma mi sarebbe passato, dovevo guarire per forza. Ho pianto come una fontana supplicandolo di fermarsi, ma più gridavo, più lui correva. Tra i singhiozzi ho farfugliato che ora non ci pensavo più e tutto era a posto. Per forza, stavamo per schiantarci contro un albero! Quando mai sono guarita! Odio i cavalli ancora più di prima, ma ovviamente mi sono sempre ben guardata di farne parola con lui, mica volevo ripetere l’esperienza! Pallone gonfiato! Ma chi si crede di essere? Quindi, tornando al bacio, ho interrotto l’idillio con un ceffone di quelli che non te li scordi mai più.”
“Ma Candy… un momento così romantico… ohh, poverino, come c’è rimasto?” “C’è rimasto che, siccome vuole sempre avere l’ultima parola, ne ha rifilato uno a me!” “Non… non lo facevo così, cioè… io…” “L’ultima parola spetta sempre a me, invece!” disse la ragazza, alzandosi fiera e impettita. “Gli ho restituito quanto gli spettava, insieme ad un bel conto salato dal dentista. A meno che non volesse andare in giro fischiando ad ogni aperta di bocca. Si erano frantumati gli incisivi. Conquistare le ragazze in quell’arnese la vedevo dura, anche per un irresistibile rubacuori come lui” disse a voce alta, buttandosi a peso morto sulla poltrona. “Un altro favore proveniente sempre da quella simpaticona di Iriza, è stato quando al collegio, ha inviato due biglietti: uno a me e uno a Terence. C’era scritto che dovevamo incontrarci in un posto buio e isolato. Noi ci siamo andati, intanto la fanciulla aveva avvertito la Superiora dei nostri incontri clandestini, quindi in sostanza eravamo due depravati. Ci hanno scoperto ed è successo il finimondo!”
“Ma… scusa Candy, dove sta il bello in tutto ciò? E’ orribile…” “Per niente, cara. Avere il marchio di ragazza perduta è stato terribilmente eccitante! Sai, per una sempre vissuta in un orfanatrofio sgranando rosari, facendo opere buone, obbedendo sempre, occupandomi di marmocchi… non ne potevo più! E non mi sarebbe dispiaciuto affatto se fossimo andati al sodo, dato che l’occasione si era presentata su un piatto d’argento. Sai, benchè non sia un’aquila è pur sempre un bel ragazzo e alla nostra età, gli ormoni fanno sentire le loro ragioni alzando spesso la voce! Sai com’è, vero?” le chiese infine con una vocina maliziosa.
Susanna aveva nascosto la faccia sotto il lenzuolo turandosi le orecchie, mentre desiderava solo sprofondare sotto terra. “Alla fine, lo scandalo è stato così grande che mi hanno espulsa dal collegio. Era quello che volevo, mi ero stancata di stare lì. Quell’intelligentone del duca ha avuto la geniale idea di “sacrificarsi” per me, quindi ha fatto le valigie e bye bye. Posso davvero dire che non mi ha mai conosciuta; e che ci stavo a fare con un tipo del genere, me lo spieghi?” Candy sospirò, poi aggiunse che una notte anche lei aveva deciso di andarsene. “Mi sono diplomata, faccio un lavoro che mi piace, ho rivisto Terence, ho conosciuto te…”
“E ora?” domandò la giovane.
“Ti dico l’ultima bella cosa che mi è capitata, la metterò nella scatola dei ricordi e sarò ben felice che sia finita così. Poco fa, quando ci siamo salutati per l’ultima volta, Terence ha gridato il mio nome, mi ha ricorsa giù per le scale in tutta fretta, mi ha abbracciata da dietro stringendomi a sé. No! Non voleva che me ne andassi in quel modo! Se solo avesse potuto fermare il tempo in quell'istante e prolungare quell'abbraccio all'infinito. In quel momento struggente ci siamo detti addio, non ci sarà per noi un futuro assieme e ci siamo lasciati con la promessa di continuare a vivere le nostre vite cercando di essere ugualmente felici.”
“E tu sarai felice, Candy?” “Non ne dubito. Farò quello che mi pare, single e felice. Vedi, in tutti questi bei ricordi che ti ho elencato, c’è sempre una punta amara nella coppia, non so se l’hai notato. E’ stato bello l’abbraccio di poco fa, virile, languido e sensuale, però, dato che per salvarti mi ero bagnata alla grande sotto la neve, se lui fosse un vero uomo, avrebbe evitato che le sue copiose lacrime di disperazione mi scivolassero lungo il collo. Temo mi verrà una brutta forma di cervicale reumatoide, accidenti a lui! Mi sento ancora bagnata” disse tastandosi la schiena con disappunto.
Susanna era attonita e sconvolta. Non sapeva cosa dire, ma aveva bisogno di Candy, di un suo consiglio: come avrebbe fatto a vivere per sempre con quel ragazzo che, col ricatto, l’inganno, il tentato suicidio aveva legato a sé? Aveva davvero fatto bene i suoi conti? Osservando il visino allegro e soddisfatto dell’amica, la quale sembrava sprizzare gioia da tutti i pori poiché era libera, non ci avrebbe giurato. La biondina boccoluta, guardando l’ora, si accorse che si era fatto tardi e il treno la stava aspettando. “Susanna, è stato un piacere conoscerti, io vado. Ti auguro tanta gioia, salute, teatro, figli…”
La ragazza nascose il viso tra le mani e scoppiò in un pianto dirotto. “Ma che hai? Non fare così, ti fa male” le disse Candy premurosa.
“Quale gioia? Quale teatro che sono inferma! Quali figli?”
La ragazza le prese le mani e con pazienza le spiegò ogni cosa. “L’uomo che ami è tuo e nessuno te lo tocca. Puoi sempre recitare una parte da invalida, vedrai che non sarà difficile. Quando vi sposerete, avrete molti figli. Che vuoi di più dalla vita?”
“M… ma tu hai detto… che la coppia… cioè che gli uomini… ohhhh” sospirò versando un altro torrente di lacrime.
“Eh, cara, gli uomini sono comuni mortali, che ci vuoi fare. Allora, dato che il ragazzo tende a bere troppo quando le cose non vanno come vuole lui, ti dò l’indirizzo di un reparto specializzato per alcolisti. Si trova in un’ala dell’ospedale dove io lavoro, vedo risultati eccellenti, ma occorre l’impegno del paziente, è logico. Non te la prendere se cederà alle grazie di qualche giovane e graziosa attrice, quel mondo è fatto così. Tornerà sempre da te e giurerà sulla testa dei suoi figli che tu sei la più bella, la più dolce, la più bionda sposa del mondo e cos’ha mai fatto per meritare tanta gioia.
L’attrice non sapeva più se ridere o piangere, ma ci pensò Candy a toglierla dall’imbarazzo. “Tieni: questo è il carillon della felicità che mi ha regalato un caro amico, si chiama Stear. Nei momenti di sconforto ascoltalo, vedrai che la vita tornerà a sorriderti.”
“Arrivederci Candy e… grazie di tutto.”
“Addio Susanna e ricordati sempre che la vera forza è solo in noi stesse. Noi donne siamo le più forti, le più determinate e non abbiamo bisogno di un uomo per essere felici.” Candy pronunciò queste ultime parole sul vano della porta, poi corse fuori. Dalla finestra, Susanna intravide la sagoma di Terence un poco curva, che adagio si avviava dentro l’ospedale. Ricordò tutti i momenti di quello strano pomeriggio e alle parole di Candy. Come avrebbe fatto se tutto ciò che le aveva detto si fosse avverato? Il suo sguardo fu catturato dal carillon che l’amica le aveva donato. Lo accese e subito, la dolce melodia fu un balsamo per il suo animo inquieto.


Fine
   
 
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