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Autore: Luce 5    08/04/2021    1 recensioni
“Credo che, da quando frequentate il mio studio, da un anno a questa parte, possiate ritenervi soddisfatti dei risultati ottenuti, dico bene?” osservò il grande luminare dall’alto del suo scranno imponente e severo come un trono. L’enorme scrivania di legno pregiato, scuro e massiccio rappresentava una grande barriera tra lui e i pazienti che riceveva: distanza materiale, ma anche e soprattutto simbolo di alto ceto, forte distanza culturale e sociale.
I coniugi Gandal si schiarirono un attimo la voce con un leggero colpo di tosse per prendere tempo. Si sentivano molto intimoriti, sia per la professionalità da tutti riconosciuta dello scienziato, sia per la domanda piuttosto imbarazzante che avevano in mente di fargli.
Il dottore si abbandonò sulla poltrona e con modi disinvolti si accese una sigaretta. Aspirò il fumo, poi, fissando il soffitto a cassettoni lo espirò poco alla volta formando piccoli cerchi concentrici che fluttuavano lentamente verso l’alto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gandal
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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COPPIE

“Credo che, da quando frequentate il mio studio, da un anno a questa parte, possiate ritenervi soddisfatti dei risultati ottenuti, dico bene?” osservò il grande luminare dall’alto del suo scranno imponente e severo come un trono. L’enorme scrivania di legno pregiato, scuro e massiccio rappresentava una grande barriera tra lui e i pazienti che riceveva: distanza materiale, ma anche e soprattutto simbolo di alto ceto, forte distanza culturale e sociale.
I coniugi Gandal si schiarirono un attimo la voce con un leggero colpo di tosse per prendere tempo. Si sentivano molto intimoriti, sia per la professionalità da tutti riconosciuta dello scienziato, sia per la domanda piuttosto imbarazzante che avevano in mente di fargli. Il dottore si abbandonò sulla poltrona e con modi disinvolti si accese una sigaretta. Aspirò il fumo, poi, fissando il soffitto a cassettoni lo espirò poco alla volta formando piccoli cerchi concentrici che fluttuavano lentamente verso l’alto.
“Professore, noi le siamo molto grati per averci dato la possibilità di dividere il nostro unico corpo in due unità distinte per un’ora al giorno; questo ci permette di respirare, è come per un carcerato prendere una boccata d’aria ogni tanto, senza di quella soffocherebbe”, si decise a parlare il Comandante prendendo l’argomento molto alla lontana. “Mi sta per caso dicendo che il tempo che avete a disposizione non vi basta più?” chiese il dottore in tono neutro.
“Se il problema è questo, io posso tentare di allungare di poco i tempi, ma l’avverto che il costo salirà alle stelle e non so quanto vi convenga. I risultati che vi ho fatto ottenere sono già molto buoni.” “No, dottore, si tratta di una cosa diversa, ma ci imbarazza parlarne…” sussurrò Lady Gandal, mentre le gote si coloravano di vermiglio.
“Dica pure signora, io sono legato al segreto professionale, qualsiasi cosa viene detta in questo studio, rimarrà tra me e voi” concluse l’uomo con semplicità.
“Bene, allora sarò chiara e netta, è da tanto che ci penso da sola, poi ne ho parlato anche con mio marito. Con immenso stupore ho saputo che aveva avuto la mia stessa idea e la vuole mettere in pratica quanto me.” “Ecco… nei momenti in cui siamo divisi, vorremmo sperimentare nuove relazioni, io voglio incontrare altri uomini e lui altre donne. Incontri senza un seguito s’intende, ma non certo qualcosa di platonico, mi capisce?”
“Perfettamente” rispose spegnendo la sigaretta dentro l’enorme portacenere di cristallo sfacettato. “Non vedo problemi di sorta, tanto più che siete entrambi d’accordo, il che non porta a conseguenze nefaste come la gelosia, le liti…” disse alzandosi per congedarli. “Ecco la parcella e vi ricordo che mi dovete anche il saldo della volta scorsa.”
Il Comandante mise sul tavolo una decina di bigliettoni, tese la mano al dottore e uscì dallo studio con la consorte. Una volta in strada lei gli chiese: “Mi dici dove hai preso tutto quel denaro? Hai svuotato le casse reali?” “Non proprio”, le rispose con un sorriso ambiguo. “Diciamo che ho fatto la cresta sulle materie prime; non ci crederai, ma sono riuscito a fare fesso anche quel pallone gonfiato di Zuril.
“Ben gli sta” disse lei tutta contenta, ma dopo qualche istante si rabbuiò in viso. “Che hai cara?” le chiese con premura il marito.
“Come hai ben sentito, non ci sono problemi di sorta per avere una parentesi al giorno da veri depravati” aggiunse ridendo con vero gusto. “Questo lo so, ma… ci manca la materia prima, ecco! Su Vega non c’è nessuno che mi piaccia, e poi deve rimanere tutto segreto, l’unica soluzione è cercare i nostri possibili partner su altre stelle.” “E’ vero, ancora non ci avevo pensato” mormorò Gandal mentre guidava a velocità folle verso Skarmoon. In teoria sarebbero dovuti essere presenti alla base per progettare attacchi bellici, altro che architettare storie hard usa e getta. Se il sire lo avesse saputo! Licenziati in tronco, questo era sicuro. Percorsero il lungo corridoio quasi correndo e si diressero nel grande magazzino dove un centinaio di operai si dedicava alla fabbricazione dei minidischi. “Ehi voi! Si batte la fiacca qua! Entro stasera voglio pronte almeno tre formazioni e di quelle migliori, siamo intesi?” gridò battendo le mani con fare da padrone. Sul vano della porta, Zuril lo stava fissando con le labbra increspate in un lieve sorriso ironico. “Dato che tieni alla puntualità degli altri, mi dici dove sei stato tutto il pomeriggio, di grazia?” “A studiare!” “E dove? Quando sono entrato nel tuo studio ho visto che era deserto.” “Per forza, sono andato di persona a procurarmi un raro volume che parla di chimica esplosiva.”
“Veramente ordiniamo sempre tutto online, che bisogno c’era di perdere tempo e carburante?” “C’era bisogno che io e la mia signora lo vedessimo di persona, se non ti spiace. Siamo precisi noi, quindi scansati che adesso dobbiamo ritirarci nelle nostre stanze per studiare” sottolineò Gandal con piglio deciso mentre mostrava a Zuril un grosso libro dalla copertina piena di disegni con esplosioni multicolori. Metteva soggezione solo a guardarlo. Un filo perplesso, lo scienziato si allontanò in silenzio.

“Dai Alcor, non te la prendere, che sarà mai!” sghignazzò Venusia piegata in due dal ridere, mentre con un fazzolettino si asciugava le liete lacrime. Alcor le diede le spalle e guardò ostinatamente fuori dalla grande vetrata dello studio di Procton. Anche il dottore rideva sotto i baffi, ma era troppo educato per mostrarlo e poi non voleva urtare la sensibilità del ragazzo.
“Infine non è che non hai costruito niente, non hai perso tempo”, sottolineò Actarus con un sorriso che arrivava fino alle orecchie.
“Diciamo che, invece di costruire un’arma letale per i mostri di Vega, hai progettato una macchina perfettamente strutturata in grado di unire cuori solitari. Uno mette nel computer tutti i suoi dati e l’elaboratore li esamina. Dopo alcuni minuti, esce la coppia ideale, dico bene?”
Confuso e ancora furente, Alcor si voltò a guardare l’amico tenendo le mani dentro le tasche della giacchetta e i pugni serrati.
“Siamo in guerra, e voglio progettare nuovi dischi e bombe atomiche!” rispose furente.
“Bombe per cuori solitari” sottolineò Rigel che era apparso sulla soglia come per magia. “Nei nostri dintorni ci sono decine di giovani single e da quanto vedo, non troppo felici di esserlo. Potremmo invitarli qui e far provare loro la tua nuova invenzione. A proposito, com’è che funziona esattamente?” domandò il ranchero senza ombra di ironia.
“Te lo dico subito, è molto semplice: poniamo che si presentino qui una decina di ragazze e altrettanti ragazzi. Ognuno deve compilare una scheda dove sono poste molte domande; il tutto viene memorizzato nel computer, il quale ha la capacità di trovare ad ognuno quella che dovrebbe essere l’anima gemella.”
“Benissimo! Sei un genio ragazzo! Tu continua pure coi tuoi esperimenti bellici e, se tu e Procton me lo permettete, vorrei organizzare qui un raduno. Sono maledettamente curioso di vedere cosa salterà fuori.”
Un poco sollevato, Alcor accennò un lieve sorriso e acconsentì all’unisono col dottore. Rigel non perse nemmeno un istante, salì al galoppo del suo cavallo e fece il giro di tutte le fattorie vicine, porgendo loro un foglio stampato dove ogni cosa era spiegata nel dettaglio. “Potremo aprire un’agenzia matrimoniale” si disse tutto contento.

Su Skarmoon intanto, i coniugi Gandal pensavano al come e al dove trovarsi un partner. Non lo volevano ammettere, ma benchè i terrestri fossero i loro acerrimi nemici e conquistare la Terra una cosa di vitale importanza, non potevano negare che erano dotati di un certo fascino. Lady Gandal pensò all’eleganza, all’aplombe, allo stile english, al savoir fair del dottore. Sempre così elegante anche in camice bianco, nessuna parola fuori posto; nei momenti più drammatici, mai si era dato per vinto o aveva mostrato debolezza alcuna. Chissà com’era nei momenti d’intimità: non certo una delusione, pensò la signora illanguidita dalle fantasie che si facevano sempre più hard. Certo che anche Alcor era un bel giovane dal fisico palestrato, forte e ben piantato. Sicuro di sé, dal colorito sano e abbronzato, uno stile sportivo ed elegante. Da mangiare con gli occhi! Slurp! Poi c’era il principe di Fleed. Ahhhh! Beh, lui era lui, non c’era nulla da dire. Trasudava nobiltà ed eleganza da ogni poro, non gli cresceva, né gli difettava nulla, ogni cosa al suo posto. IRRAGGIUNGIBILE! Se solo non fosse la persona alla quale i veghiani avevano ammazzato famiglia e amici, distrutto casa e pianeta… non osava pensare a quali notti di focosa passione avrebbe potuto passare con lui. Perdersi in quello sguardo di mare e dimenticare tutto! Ma non si poteva, no, erano sogni proibiti purtroppo. Gandal, dal canto suo, ricordò molto bene la figura gentile e aggraziata di Venusia, i suoi grandi occhi da cerbiatta, il suo dolce sorriso. Femminile, ma forte come una roccia, aveva vinto il campionato nazionale di giochi olimpici! Con la tuta spaziale era semplicemente divina! Tutto il suo fisico era rivelato con grazia, niente di volgare in lei; non sapeva spiegarsi come e perché, ma tutta la sua persona emanava sensualità ed erotismo. “Ma come si fa… impossibile… ci sarà qualcuna per me? Potrei chiedere a quel donnaiolo di Zuril, lui sì che in un batter di ciglio mi procurerebbe una lista infinita di fanciulle bellissime e disponibili dal cuore spezzato per colpa di quell’essere degenere, ma è un segreto, abbiamo deciso che nessuno lo dovrà mai sapere.”

Al Centro di Ricerche Spaziali intanto, una decina di persone più o meno giovani, equamente divisi tra uomini e donne avevano aderito all’iniziativa. La macchina per il partner ideale, creata per un fortuito errore di Alcor, aveva suscitato interesse e tra i membri delle fattorie vicine non si parlava d’altro. Si era stabilito che il giorno adatto per far venire gli ospiti fosse un sabato pomeriggio intorno alle 15 circa.
Rigel si era premurato di telefonare a tutti, con cura aveva annotato i nomi sul foglio e una copia l’aveva data a Procton.
“Dottore, una chiamata da Skarmoon, venga!” gridò Hayashi allarmato. “Premi il pulsante e stabilisci il contatto; se vogliono parlare con noi, non credo sia brutto segno.” L’enorme cranio celeste pallido di Gandal apparve per tutta la grandezza dello schermo. Per lunghi istanti non articolò una sillaba, ma i suoi occhi sembravano in cerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno. Eccola, è lei, pensò tutto eccitato. Aveva intravisto Venusia in un angolo dello studio china sul proprio computer. La minigonna inguinale che indossava fece salire il sangue alla testa del comandante.
“Desidera?” chiese il dottore.
“Niente paura, siamo in un periodo di pace” intervenne prontamente la sua dolce metà. “E’ che… che… se non sono indiscreta, posso sapere a che serve quell’enorme macchina che arriva fin quasi al soffitto, dottore?” chiese mangiandoselo con gli occhi. L’uomo stava con garbo fumando la pipa, il camice era piuttosto sbottonato e Lady Gandal lo trovava sexi da morire.
“Ah, questa. Mah, un qualcosa di piuttosto originale direi: il suo interno è dotato di un computer, il quale, dopo aver immagazzinato i dati richiesti, sembra sia in grado di trovare a chi lo desidera, il partner ideale. “Ohhh!!! Dice davvero?” esclamarono i coniugi ad una voce sola. “Beh, ancora non l’abbiamo sperimentata, però non manca molto. Tra un’ora circa, saranno qui almeno una decina di persone a provarla.” “E come funziona? Cosa bisogna fare? chiese la donna al colmo dell’eccitazione.
"Rispondere a tutte le domande che abbiamo stampato in diversi fogli; una volta compilati vanno infilati dentro il macchinario e dopo una decina di minuti… qualcosa dovrebbe saltare fuori.”
“Solo per curiosità: possiamo provare anche noi?”
“Mah, non dovrebbero esserci problemi, vi mando il foglio via email, poi me lo trasmettete una volta compilato” rispose Procton alquanto perplesso nel sentire una simile richiesta. Quei due, non erano marito e moglie? Forse erano curiosi, ma educato com’era si astenne dal porre qualsiasi domanda.
“Benissimo, noi siamo pronti, ecco qua il nostro indirizzo: coniugigandal@stufidistaresempreappiccicati.it

QUESTIONARIO:
Nome Cognome
Maschio Femmina Neutro
Età
Peso
Altezza
Colore degli occhi e dei capelli
Interessi
Stato civile e sociale
Situazione economica
Località
Titolo di studi conseguito
Attuale occupazione
Desideri e ambizioni

Nel frattempo, lo studio si era riempito di persone. Tutti avevano facce curiose e sorridenti, presero posto al grande tavolo e si misero subito a scrivere. Rigel aveva invitato anche Hara e Banta, se non lo avesse fatto, non gliela avrebbero mai perdonata.
“Noi non partecipiamo naturalmente, siamo qui solo perché ci è stato chiesto” disse Hara ostentando superiorità. Ci manca solo che io prenda marito un’altra volta, fossi matta! pensò la donna.
Venusia se ne è andata a cavallo con Actarus, quindi non intendo scrivere nulla; che m’importa di fare questo stupido gioco? si disse Banta deluso. Alcor invece faceva gli onori di casa. Dato che era lui l’autore della scoperta si sentiva in dovere di aiutare e, alla fine si era detto che la sua non era stata poi una sì stupida invenzione.
“Abbiamo compilato tutto dottore! Il suo indirizzo?” chiesero i Gandal tutti eccitati.
“Velocissimi! Mandatelo a dottorprocton@scienziatomondiale.com”
“A che punto siete ragazzi?” domandò Alcor passando allegramente tra un tavolo e l’altro.
Dato che il tempo passava, e Hara si annoiava, prese furtivamente un questionario e lo compilò in fretta. “E’ solo un gioco, io dico che non esce nulla!” Banta fece lo stesso; aveva intravisto una ragazza assai carina, gli sembrava fosse una studentessa del suo liceo, ma di un’altra sezione. Chissà! Mai dire mai.
Hayashi passò a ritirare tutti i fogli, li consegnò al dottore, il quale li mise con cura dentro l’enorme macchinario. L’email dei Gandal era stata infilata per prima. Chiuse lo sportello e premette un grosso pulsante rosso. Subito la macchina si mise in funzione, faceva un rumore simile a quello di una veloce dattilografa. Alcuni erano nervosi, altri impazienti ed eccitati, non vedevano l’ora di leggere i risultati. Un quarto d’ora dopo, con un sibilo simile ad un fischio, lentamente lo sportello si aprì e da esso uscì un grande foglio stampato riportante i nomi delle coppie.
“Ecco, ci siamo! Vuoi leggere tu, Alcor?” chiese gentilmente Procton.
“No, faccia lei dottore, è meglio.”
“Bene! Allora, la coppia numero uno è formata dalla signorina Kaori Suzuki e dal signor Baiko Kimura.” I due giovani sorrisero e si fecero un breve inchino. Lei, una graziosa e fragile fanciulla con una peonia tra i capelli, lui era conosciuto come il migliore campione di baseball di Tokio.
“Seconda coppia, dai nomi vedo che sono europei: la signorina Bellona Dè Matti…” E’ lei la mia anima gemella lo so, lo so, pensò Gandal eccitatissimo. “Col signor Miliardo Dè Conti Correnti.”
"GRRRRRRRRR, ACCIDENTACCIO!" Gridò battendo il pugno sul tavolo.
“Ma che fai? Vuoi spaccare tutto?” lo rimproverò la consorte, anche lei un filo delusa. Quel riccone era pieno di fascino secondo lei, non solo di bigliettoni.
“Terza coppia: la signorina Akira Mori, col signor Akinori Maeda.” Due promettenti studenti di fisica nucleare prossimi alla laurea. Entrambi portavano occhiali dalle lenti molto spesse e nell’avvicinarsi si scontrarono.
Il dottore andò avanti a leggere almeno una decina di coppie: c’erano alcuni vedovi, altri separati e divorziati. Tutti sembravano felici al momento dell’incontro, pareva che quella macchina fosse un vero genio per risolvere il problema dei cuori solitari.
“Siamo in dirittura d’arrivo, ecco le ultime due coppie.” I Gandal, Hara e Banta si guardarono perplessi.
“Il Comandante Gandal di Vega, con la signora Hara Arano; la signora Lady Gandal col signor Banta Harano!” concluse soddisfatto il dottore, poi, in vena di battute, aggiunse ridendo sotto i baffi: “così resta tutto in famiglia, non vi pare?”
I quattro si guardarono a lungo in cagnesco, increduli, arrabbiati, storditi e confusi, incapaci di reagire.
“Bene signori, il nostro gioco delle coppie finisce qui” aggiunse Alcor tutto pimpante. “Soddisfatti vero? buon proseguo allora e buona serata”, aggiunse con una strizzatina d’occhio carica di sottintesi.
“Soddisfatti di che?” urlarono Lady Gandal e Hara in coro. “Quel brutto essere celeste slavato se lo tenga pure lei, dottore!”
“Un momento bella! Come osi offendere mio marito! E’ a detta di tutti un bellissimo e facoltoso uomo!”
“E allora tienilo per te, cosa hai partecipato a fare se ti piace tanto?” “Quel bamboccione di tuo figlio ha tutta l’aria di frequentare ancora l’asilo e dormire col ciuccio, che c’è venuto a fare qui per cercarsi una compagna?” infierì l’aliena.
“Non provare ad offendere il mio piccolo nemmeno per scherzo, sai? Ti faccio a fettine, poi ti salto in padella con lo strutto!” “Io con quell’orribile e maleducato ammasso di carne non ci uscirei nemmeno per fare la spesa”, urlò Gandal imbestialito osservando Hara.
“Chi è stato a inventare questa diavoleria, si può sapere?” gridarono i Gandal esasperati.
“Veramente, nessuno ha mai detto fosse obbligatorio partecipare, siete stati voi che…” “Lei Procton stia zitto che le conviene soltanto, e vista la sua “bravura” nell’inventare armi contro di noi, al prossimo attacco le conviene alzare bandiera bianca, perché di questo centro non rimarrà nemmeno una pietra!” “Questo sarà da vedere, intanto…”
Presi da un’idea fulminea e per tacito accordo, Hara, Banta e Alcor, con colpi di martello fecero in mille briciole quell’aggeggio infernale.

Su Skarmoon, Gandal e signora riscoprirono così, le gioie dello stare insieme e della fedeltà di coppia.


Fine
   
 
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