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Autore: MarcieMame    08/04/2021    0 recensioni
"George!" disse Neville, entusiasta, andandogli incontro.
"Proprio tu!" esclamò Hermione, livida, travolgendo il coinquilino nel tentativo di avventarsi sul nuovo venuto "spiegati! Cosa diamine è questo pandemonio? Oh, George, speravo davvero che avessi superato questo genere di cose!"
"Dì un po', di che diamine sta parlando?" domandò a Neville il nuovo venuto, a mani alzate "e tu, non sventolarmi contro quella bacchetta, so bene che cosa può combinare"
Hermione abbassò prontamente la sua arma, ma incrociò le braccia con fare belluino.
"Hermione è convinta che tu e Fred abbiate cospirato per far credere ai tuoi genitore che io lei stiamo per sposarci. C'è anche una torta" spiegò Neville, serafico.
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Hermione, dopo una disastro sentimentale di portata epica, si è rifugiata nel piccolo cottagge di Neville a leccarsi le ferite, e ha finito per rimanervi molto più del previsto.
Nuovi equilibri hanno finito per nascere insieme a una moltitudine di relazioni complicate, e quando un matrimonio bussa alle porte con tanto di invitati, wedding planner, enormi torte violette e canapè, ci sarà ben poco tempo per sbrogliare questo guazzabuglio medioevale...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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3- Nella serra



Il palco era sistemato proprio di fronte alla casa, all'imbocco del piccolo sentiero in terra battuta che portava alla serra, e al suo centro troneggiava, in effetti, un piccolo cane spelacchiato, tutto intento a rosicchiare con gusto una coscia di pollo. Gli operai si muovevano, efficienti e veloci, ad allestire tutto intorno i tavolini rotondi e le sedie, il cui numero allarmò lievemente Hermione. Quante persone ancora si sarebbero presentate, quel giorno?

"Signorina fa qualcosa!" sibilò Bonky, indicando con il lungo ditino sottile il peloso occupante del palco "cano ladro ruba dal buffet, signorina!"

Vedere la faccina dell'elfo raggrinzita dalla rabbia e dal disappunto risollevò momentaneamente il morale di Hermione.

"Suvvia, Bonky, si sta solo divertendo, no?" rispose, guardandosi comunque attorno, un po' perplessa. Da dove poteva essere sbucato quel cane? "Sai se è arrivato con qualcuno?" domandò poi.

"Bonky non sa!" rispose l'elfo, scrutando con sospetto l'animale "Bonky sperava che Signorina sapesse. Se cano non è di nessuno Bonky lo scaccia senza esitare!"

Aveva le dita pronte a schioccare e gli occhi pieni di feroce determinazione.

"Certo che no!" esclamò Hermione, indignata "penso che l'unica cosa da fare sia controllare chiedendo a tutti"

Con un po' di fortuna sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso Bonky per il tempo necessario a capire dove si fossero cacciati i tre clamorosi assenti dell'ultima mezz'ora, e magari riuscire a respirare un momento per chiarire cosa diamine stesse succedendo. Valutò che la cosa migliore, in quel momento, fosse assecondare la follia.

"Posso contare sulla tua discrezione, Bonky? Non vogliamo certo mettere in imbarazzo i nostri ospiti."

L'elfo gonfiò immediatamente il petto facendo sporgere il papillon, e abbozzò un perfetto saluto militare.

"Signorina conta su Bonky, scoverà il padrone prima di subito"

E ciò detto si smaterializzò con un sonoro crack, presumibilmente per andare a tampinare il primo sventurato della lista.

Hermione si concesse di sospirare un momento, ma fece l'errore di guardarsi attorno, il che inevitabilmente portò a incrociare lo sguardo con alcuni nuovi arrivati. Rivolse un sorriso stiracchiato verso un mago col cappello a cilindro che non conosceva, ma che le rispose alzando il calice nella sua direzione. Lei rispose con un cenno della mano esitante, a cui rispose, con un sonoro "Ehy, Hermione!" la voce brillante di Lee Jordan, che le si avvicinò, seguito da Angelina Johnson.

"Congratulazioni" le disse quest'ultima, con un gran sorriso cordiale.

"Ehm... grazie" rispose Hermione.

In quel momento capì che era fregata: a quel punto ciò che le premeva più di tutto era scoprire l'origine di quello strano caos, e più andava avanti più aveva idea che tutto fosse collegato in uno strano modo che ancora le sfuggiva. Recitare la sua parte avrebbe reso molto più facile arrivare alla soluzione. Quindi si sforzò di fare un bel sorriso.

"Sono contenta che siate riusciti a farcela... l'invito è arrivato per tempo, spero" aggiunse, provando a tastare il terreno.

"Per tempo? Beh, diciamo di sì" ridacchiò Lee "abbastanza inaspettato però. A proposito, non siamo ancora riusciti a parlare con Neville"

"Immagino sarete impegnatissimi, organizzando tutto così in fretta" commentò Angelina, piacevolmente "sembra tutto funzionare bene, anche se il wedding planner..." ridacchiò, alzando gli occhi al cielo.

Hermione ci mise pochissimo ad arruffare le penne.

"Il wedding planner?" domandò, con pericolosa educazione, ma nessuno dei due parve cogliere il segnale.

"Beh, un elfo domestico, andiamo... solo tu potevi avere un'idea simile" disse Lee, abbassando la voce.

"Veramente" disse Hermione, improvvisamente fredda "non sono stata io ad assumere Bonky, ed è estremamente competente"

"Ma sì, certo, non volevamo dire..." si affrettò a rettificare Angelina, con aria ansiosa.

"Ora scusatemi, ma devo andare a cercare il mio futuro marito" disse Hermione "vi suggerisco di provare i canapè al salmone, Draco pensa che siano deliziosi"

E detto ciò, girò i tacchi e si allontanò, livida.

"Draco? Non Draco Malfoy?" sussurrò Lee, alle sue spalle.

"Shhh, non hai sentito cos'è successo? Pare che..."

Ma non sentì altro, marciando via a gran passi. Ridicolo! Dopo tutto quel tempo, dopo tutti i suoi sforzi, discorsi di quel genere. Certo, Bonky era un incubo che non avrebbe augurato a nessuno, ma cionondimeno! Le sembrava di essere tornata a scuola, ai tempi in cui sedeva in un angolo a sferruzzare furiosamente, fingendo di non sentire le risatine e ignorando i commenti sottovoce dei suoi compagni (e quelli non poi così sottovoce di Ron). Le sembrava di aver fatto tanti passi avanti, da allora, ma a volte le pareva di vivere nella sua bolla, e che i suoi progressi esistessero solo all'interno di essa.

Senza quasi accorgersene aveva seguito il sentiero, allontanandosi dai rumori della festa per inoltrarsi nel giardino, costeggiando le mura della casa fino ad arrivare sul retro, dove svettava la piccola serra di Neville.

Quel momento di solitudine, in un luogo protetto e familiare, le fece istantaneamente rilassare le spalle e rallentare il respiro.

Ovviamente. Dove altro poteva essere sparito, se non lì? Era stata così concentrata nei suoi drammi che non aveva minimamente pensato che Neville doveva star provando tutto ciò che provava lei, o forse anche di più, dato che quella era la sua casa.

Si avvicinò ancora un po', cercando di spiare oltre i vetri per vedere se Neville si trovasse davvero lì, ma le grosse felci bluastre coprivano la visuale, così non le restò che aprire la porta e spiare all'interno.

Neville era lì, chino sul grande tavolo di legno, ma non era solo. Insieme a lui c'erano entrambi i gemelli Weasley. George, in piedi di fianco a lui, aveva l'aria preoccupata, teneva una mano sulla bocca, pensieroso, e batteva il piede a terra.

Fred era mezzo disteso sul tavolo, sul volto un sorriso un po' sofferente, la veste appallottolata sotto i gomiti.

"Ti dirò, Neville, se la carriera come professore non dovesse decollare dovresti chiedere il posto di Madama Chips. Le sue mani non sono mai state tanto delicate!"

Disse con voce allegra, ma a Hermione sembrò che mascherasse un po' di tensione. Si vergognò immediatamente di star origliando, ma quella era forse la prima volta da mesi in cui poteva sincerarsi dello stato di Fred. Arrossì un po', ma si sporse appena di più per vedere meglio.

"Piantala di scherzare" disse Neville, con tono deciso.

"Mai" risposero in coro i gemelli, quasi automaticamente, anche se George ostentava ancora la stessa aria preoccupata.

"Come va?" domandò a Neville, facendo saettare lo sguardo dal suo viso alle gambe del fratello, che alzò gli occhi al cielo.

"Suvvia, Georgie, mi sembri Percy! Non c'è nulla che..."

"Non dovresti esagerare, Fred" rispose Neville, chiudendo un barattolo di unguento che Hermione riconobbe subito come dittamo.

"In che modo avrei esagerato?" rispose Fred, con aria offesa "avrò fatto sì e no tre passi!"

"...per rincorrere un cane randagio fino a sotto il tavolo del buffet" aggiunse George, con un atteggiamento che ricordava molto quello del Signor Weasley.

Fred sbuffò sonoramente.

"Mi ha provocato, va bene! Scommetto dieci galeoni che si tratta di uno scherzo di Malfoy"

"Di Malfoy?" domandò Neville, sorpreso "che c'entra Malfoy?"

"Ma dai, l'ultima volta che qualcuno mi ha squadrato così a fondo l'ho dovuto portare a cena fuori" rispose Fred, beffardo, a malapena mascherando un po' di amarezza nella voce.

"Figurati se Malfoy ha il senso dell'umorismo per fare un collegamento del genere" commentò George, scettico.

"Non penso che Malfoy sia un problema" commentò Neville, sottovoce. Entrambi lo guardarono con evidente stupore "Hermione l'ha invitato qui, quindi possiamo dargli il beneficio del dubbio. Se non ci fidiamo del giudizio di Hermione, non possiamo fidarci più di nulla, no?"

George lanciò un'occhiata di sbieco a Fred, che sembrava essersi improvvisamente rabbuiato.

"Immagino di sì" rispose George, con una scrollata di spalle.

"Devo tornare di là" sospirò quindi Neville, scuotendo la testa "anche se devo dire che non vedo l'ora di vedere come andrà a finire. Spero solo di non dovermi davvero sposare entro notte, la nonna mi ucciderebbe"

Lanciò quindi un'occhiata a Fred, che ora guardava con ostentato interesse una piccola pianta rosa e bulbosa.

"Davvero, Fred... sei troppo testardo. Nessuno ti giudicherebbe se ti prendessi una pausa. Non sei un bolide umano."

Fred mise su un'espressione testarda, immediatamente specchiata da George, che però annuì.

Capendo che Neville stava per uscire, Hermione si buttò in mezzo alle felci, nascondendosi come una ladra. Aspettò che i suoi passi si fossero allontanati, prima di azzardarsi a far sporgere di nuovo la testa oltre le foglie.

Fu accolta dallo sguardo malandrino di George, che la squadrò con un sorriso saputo, beccata in flagrante.

"Io-" inziò a giustificarsi Hermione, ma lui la interruppe poggiandosi un dito davanti alla bocca e facendo l'occhiolino.

"Devo andare da Angelina" disse George ad alta voce "tu vedi di non toglierti quell'impiastro di dosso, anche se puzza come il ghoul della Tana"

Gli arrivò un proiettile di vesti appallottolate dritto sul naso, ma questo non gli impedì di ridere, per poi fare un cenno complice a Hermione, ancora basita in mezzo alle piante.

Rispedì indietro il colpo, e poi si allontanò fischiettando, svagato.

Hermione sentiva di nuovo la tachicardia martellare come un rullo di tamburo nelle orecchie e il respiro corto. Per qualche ragione, si sentiva avvolta da un'improvvisa timidezza.

Il giardino sul retro era piccolo e appartato, e il caos della festa risultava attutito. In quel silenzio si potevano sentire i lievi suoni del sottobosco: il vento che muoveva le foglie del pioppo facendo cadere piano grossi fiocchi di polline bianco; il cicaleggio delle gazze, allegro e chiassoso, forse disturbato dagli strani rumori portati dalla nuova folla di ospiti; il ronzio pigro di un insetto, intento ad aleggiare sulla cresta delle enormi peonie stalattiti, attirato dal profumo invitante di pane emanato dai petali appena schiusi.

Fred si mosse un po', con un mugugno, e Hermione rizzò le orecchie, incuriosita. Lo sentì sospirare profondamente, un suono accorato che non gli avrebbe sentito produrre normalmente, di certo non se avesse saputo di essere spiato. Provò un nuovo moto di vergogna a invadere così la sua privacy.

Dovrei tornare di là, pensò tra sé e sé, severa. Ma l'idea di gettarsi di nuovo in pasto a Bonky non le sorrideva affatto, né il dover trovare un modo per spiegare la sua nuova (sigh!) gravidanza. Senza volerlo, si lasciò sfuggire a sua volta un sospiro scoraggiato.

Dalla serra i piccoli rumori si interruppero di colpo, e lei si mise una mano davanti alla bocca, maledicendosi internamente.

"...Hermione?"

La voce di Fred era una specie di mormorio esitante che la mise all'erta. L'aveva vista? Aveva sperato così a lungo di avere sue notizie, negli ultimi mesi, e adesso che poteva avere qualche risposta se ne stava seduta lì col sedere sul terriccio umido, nascosta come una bambina.

"...Sì"

Si sentì rispondere, a mezza voce, il che produsse un nuovo, lungo silenzio. Una gazza iniziò a gracchiare vicinissima, al di sopra del gorgogliare invisibile del ruscello.

"Posso entrare?" chiese, con quella nuova e imprevista timidezza che faceva capolino tra le sue parole.

Da dentro si udirono nuovi rumori, come se Fred si stesse dimenando sul tavolo.

"No" rispose Fred, di botto, per poi aggiungere subito "sai, sono in déshabillé, e non vorrei che Neville diventasse geloso"

Hermione lanciò un verso indignato, e sentì Fred sghignazzare alla sua reazione. Che maledetto...!

"Beh, correrò il rischio" annunciò, strisciando fuori dalla sua tana arborea "al massimo se siamo fortunati ti schianterà in preda a un delirio di gelosia, e allora..."

Ma il resto della frase le morì in bocca quando entrò dalla porta.

Il tavolo, di solito ingombro di terra, vasi, strumenti e libri, era stato sgombrato con una certa fretta, che faceva trasparire un'urgenza preoccupante. Lì sopra disteso, con i gomiti puntellati in una posa da bagnante sfaccendato, c'era Fred. Una massa informe di vestiti gli copriva la parte inferiore del corpo, e Hermione considerò che ce li avesse gettati un attimo prima, ma non riuscivano a nascondere completamente le profonde cicatrici violacee, coperte dal denso unguento di dittamo.

"Questa roba puzza come un secchio di cacca di Ippogrifo" disse lui, forse per allentare un po' la tensione "anche se in confronto ai calzini di Ron sembra acqua di rose"

Le labbra di Hermione tremolarono, senza che potesse fermarsi.

"È la tua punizione per aver saltato le ultime... duecento medicazioni?" rispose, candidamente, appoggiandosi a un enorme vaso contenente un piccolo bulbo verdastro.

"Sono molto offeso che tu mi ritenga un tale scellerato" Fred fu velocissimo nell’adeguarsi al suo tono, apparentemente sollevato che la conversazione si stesse svolgendo in modo così leggero "ho continuato ad applicarmi questa melma schifida ogni giorno da solo dimostrando caparbietà e innato eroismo"

"E senza mandare neanche un gufo per vantarti della cosa" ribatté subito Hermione. Il sorriso di Fred si congelò appena sul suo viso, mentre lei incrociava le braccia e faceva vagare un po' lo sguardo per la serra.

"Già, sono un esempio di modestia e virtù" fu la risposta, ma il tono scanzonato cominciava a sfaldarsi appena.

Hermione avrebbe voluto dire tante cose. Cose che le pesavano addosso da mesi, che si erano arricciate come ashwinder nel suo petto, un nido indistricabile e pronto a prendere fuoco. Eppure non voleva distruggere quel piccolo momento di pace. Riportò lo sguardo su Fred, che la stava guardando con attenzione. O era preoccupazione? Gli fece il sorriso migliore che riuscì a trovare, e si avvicinò di qualche passo con un buffo saltello per esorcizzare i sentimenti malinconici che, in quel momento, non voleva proprio provare.

"Un vero martire" approvò, con forzata allegria "forza, fammi vedere che succede, o non potrò essere di nessun aiuto quando ci sarà da scrivere la tua biografia..."

Allungò una mano per sollevare i vestiti depositati sulle sue gambe, ma lui fu velocissimo ad afferrarle il polso.

"Ah, spiacente, ho deciso di seguire l'esempio di Allock e scriverla da solo. Non penso che qualcun altro potrebbe rendere giustizia alle mie gesta" la canzonò, ma una nota dolente e stonata non confermava le sue parole scanzonate.

Il cuore di Hermione suonava come un piccolo animaletto in trappola, batteva così forte da sembrare un mormorio, e sentì il sorriso morire lentamente. Fred non la stava proprio guardando, sembrava molto interessato a una ragnatela che pendeva proprio di fianco a loro, quasi invisibile alla luce brillante del primo pomeriggio.

Hermione sentì un moto di insurrezione. Sapeva che si stava comportando male, ma qualcosa di riottoso nel suo petto si sentiva ingiustamente offeso, indignato e ferito. Che fosse il suo orgoglio o qualcosa di più meschino, non lo sapeva, e nemmeno le interessava. Fece uno scatto cercando di afferrare i vestiti con l'altra mano, ma Fred, pure con un moto di sorpresa evidente, le acciuffò pure quella.

"Ah!" sbuffò Hermione, dando voce alla sua frustrazione "ma insomma!"

Lo guardò dritto in faccia, con le sopracciglia aggrottate e la bocca stretta in disapprovazione. Anche lui adesso sembrava più serio, e aveva smesso di ostentare leggerezza. Non le piaceva quello sguardo, era troppo intenso per Fred, e, in qualche modo inspiegabile, le sembrava ancora disonesto.

All'improvviso, senza nessun segnale, la lasciò andare con una piccola spinta, che la fece inciampare leggermente sui suoi piedi, e scoppiò in una risata secca, scuotendo la testa.

Mi prende in giro! pensò, imbufalita. Cercò di lanciarsi ancora nella sua direzione, ma si trovò di nuovo spedita indietro senza troppa fatica.

Stupidi... stupidissimi maschi e i loro stupidissimi muscoli!

Adesso ne aveva abbastanza. Sfilò velocemente la bacchetta dalla tasca, e pensò furiosamente WINGARDIUM LEVIOSA!

Fred ebbe appena il tempo di spalancare la bocca in una muta protesta, che i vestiti si alzarono in aria, rivelando ciò che stava cercando di nascondere.

La rabbia di Hermione si sgonfiò così velocemente che neanche si accorse di star abbassando la bacchetta, lasciando che l'incantesimo svanisse. Fred fu lesto a riprendere i vestiti, ma questa volta si infilò in fretta i pantaloni, lanciandole un'occhiata furiosa.

Hermione capì immediatamente di aver passato il limite. Cosa le era saltato in mente, di violare la sua privacy in quel modo? La vista delle sue gambe asimmetriche, coperte di livide cicatrici violacee, le pulsavano nella retina, impresse. E probabilmente era esattamente ciò che lui stava cercando di evitare.

Stupida, stupida.

"Fred... io..." iniziò, senza sapere esattamente cosa dire, stringendo convulsamente la bacchetta tra le mani. Lui ora non la stava guardando, ma aveva un'espressione ostinata mentre si riagganciava la protesi magica, e non le rispose.

Lei fece di nuovo un passo avanti, con esitazione.

"Fred, mi disp-"

"Non hai fatto nulla di male" rispose, con una strana voce pacata che non le piacque per niente. Sentiva gli occhi che le pizzicavano, ma fece del suo meglio per trattenersi. Non sapeva cosa dire, sentiva le parole frullarle nella testa come api.

"Ho esagerato" gli rispose, e sentì di avere la voce un po' tremula. Si odiò, per questo.

Le spalle di Fred si tesero un po', ma continuò a non risponderle. Le api nella sua testa cominciarono a pungere.

"Io... volevo solo sapere come stai. Sono mesi che non ci parli, e non sapevo più cosa pensare. Ero p-preoccupata" strinse di nuovo le labbra, pentendosi subito di star trasformando le sue scuse in una fiera dell'autocommiserazione. Si strofinò velocemente gli occhi, cercando di impedire alle lacrime di uscire fuori, ma quando li riaprì Fred era in piedi di fronte a lei, e sfoggiava un sorrisetto tiepido.

"Non hai nulla di cui preoccuparti. Sono in ottime mani" le rispose, mostrando comicamente i palmi alzati e facendo vibrare le dita. Questo le provocò una piccola risatina. Senza neanche pensarci, si avvicinò del passo che li separava, e gli appoggiò la fronte sul petto. E, con sua grande sorpresa, sentì le sue mani poggiarsi sulle spalle.

Mi sei mancato.

Pensò, sottovoce, sapendo che non avrebbe mai potuto confessarlo a cuore aperto come aveva fatto con Ginny.

Da qualche parte, in quell'ultimo strano, lungo anno, la sua presenza era diventata un conforto, avevano riso insieme quando avevano entrambi il cuore pesante, condiviso lunghe nottate a parlare di niente, e senza che se ne accorgesse la sua presenza era diventata così naturale da lasciare un vuoto doloroso quando era mancata. Strofinò ancora un po' la fronte sulla sua maglia, un contatto nuovo e un po' strano, ma non imbarazzante come avrebbe pensato.

Le sue mani sulle spalle erano simili a un abbraccio che non la stringeva, ma la ancorava a terra.

"Non sparire di nuovo, va bene?" disse, con tono allegro, nascondendosi dietro a un dito insieme a tutti i suoi pensieri.

"Va bene" rispose lui.

D'impulso, Hermione alzò la testa per guardarlo in faccia, timorosa di vedere un'espressione scherzosa a nascondere le sue intenzioni, ma il sorriso di Fred era onesto e semplice, fin troppo facile da imitare.




Si era quasi dimenticata di ciò che la aspettava nel giardino di fronte, assorbita com'era dal piccolo bozzolo silenzioso della serra, ma fu riportata bruscamente alla realtà da un botto tanto forte da far tremare i vetri intorno a lei.

"Ma che diavolo...?" domandò, scostandosi da Fred per correre in direzione della porta. Lui la seguì con passo indolente, in apparenza per nulla preoccupato.

Dal guardino provenivano voci concitate, e dopo qualche istante un altro botto, anche se più piccolo, diede a Hermione la spinta necessaria ad accelerare il passo.

Quando superò la fiancata della casa e arrivò al tendone, trovò una strana scena ad accoglierla: un lato del tendone era collassato, e un Hagrid sopraffatto dall'imbarazzo stava urlando scuse a chiunque si trovasse in un raggio utile a sentirle. Doveva essere appena arrivato, ma questo non impediva a Bonky di saltellare davanti a lui, strepitando epiteti intellegibili con la sua vocetta acuta. Poco lontano da lei, Draco Malfoy aveva in braccio il temibile cane tripode, e lo guardava con visibile sconcerto e schifo. In tutto ciò, un paio di operai vestiti d'argento stavano facendo levitare un'enorme, mostruosa statua di ghiaccio raffigurante un panciuto cupido con tanto di freccia.

"Wow" disse Fred, con un breve fischio.

"Wow un accidenti" disse Hermione con voce soffocata, cercando con lo sguardo Neville: lo scovò vicino al tavolo delle vivande, intento a consolare un Ron dall'aria funerea. Non avendo nessuna intenzione di avvicinarsi, puntò verso Hagrid, ma fu fermata dal braccio di Fred, parato davanti a lei.

"Vado io" le disse, con un occhiolino "se Hagrid ti vede adesso inizierà a piangere come una fontana, garantito"

E, detto ciò, si avviò nella direzione dell'allegra coppia. Hermione lo guardò allontanarsi, stupita di quell'improvviso spirito altruista. George, nel frattempo, si era lanciato in aiuto degli operai, bilanciando un assai precario wingardium leviosa in modo da evitare la truculenta morte di qualche invitato per mezzo della freccia di Cupido. Hermione notò che, in effetti, tale freccia puntava proprio nella sua direzione, e si affrettò a fare un passo indietro, con una certa ansia.

Nel farlo, andò quasi a sbattere contro Malfoy, che sembrava star cercando di defilarsi dal centro dell'attenzione. Lei lo guardò per un secondo, sbattendo le palpebre, perplessa dall'allegra e bavosa bracciata di canide che teneva a mo' di donzella.

"Ehm. Puoi spiegare?" chiese, con genuina curiosità. Lui alzò il naso per aria nella sua migliore performance di nobile alterigia, che fu giusto un pelino rovinata dal fatto che la bestia stesse cercando freneticamente di leccargli le orecchie.

"È il mio cane e ci faccio ciò che voglio, Granger" rispose, riuscendo a vendere anche abbastanza bene il tono arrogante e vagamente annoiato di chi sta spiegando una palese ovvietà.

"...Il tuo cane" sillabò Hermione, incredula. Quelle erano tre parole che non pensava avrebbe mai associato a Malfoy.

"Così pare" fu la risposta perentoria, mentre un'idea di ciò che poteva essere avvenuto iniziava a farsi strada nella mente di Hermione, che fece del suo meglio per mantenere una certa serietà.

"Ah. E posso sapere il suo nome?" domandò educatamente. Malfoy sembrò essere stato preso in contropiede, e aprì la bocca per dirle di farsi gli affari suoi (o almeno, la sua faccia aveva esternato già da sola il concetto molto chiaramente), ma la richiuse subito, assumendo un'espressione di marmo.

Hermione si concentrò al massimo per non scoppiare a ridere. Miseriaccia, possibile che stesse iniziando a trovare piacevole la compagnia di Malfoy? Il mondo era forse impazzito?

"Balthazar" rispose quindi l'altro, con una serietà sospetta. La stava prendendo in giro?

Hermione fissò il botolo bavoso e ruvido che riposava felice tra le braccia del suo (supposto) padrone. Aveva un orecchio storto, il muso troppo corto rispetto alla testa, una coda sottile e comicamente arricciata da una parte, e gli mancava una zampa. Era la cosa meno Balthazar che Hermione avesse mai visto in vita sua.

"Bel nome" commentò comunque, tendendo al massimo gli addominali per evitare di scoppiargli a ridere in faccia. "E c'è un motivo in particolare per cui lo stai cullando...?"

"Il tuo elfo domestico si era fatto delle strane idee" rispose lui, mentre lenta ma inesorabile la sua caratteristica espressione da che schifo iniziava a farsi nuovamente strada sui suoi lineamenti "pare che volesse trasformarlo in uno scendiletto"

Hermione dovette far ricorso a tutta la sua forza interiore per trattenersi ulteriormente.

"Bonky non è il mio elfo domestico" lo corresse quindi, un po' indispettita dalla scelta di parole.

"E meno male" fu la risposta di Malfoy, che sembrava non provare più tanta simpatia per l'esserino. Cosa poteva essere successo nell'ultima mezz'ora?

Ora che lo notava, comunque, sembrava essere calato uno strano silenzio tra gli astanti. Si voltò verso il gruppo più vicino, che guardava un punto tra gli alberi, poco lontano, bisbigliando in modo concitato. Hermione strizzò gli occhi, cercando di capire quale fosse la causa del clamore. Una figura alta e scura era immersa tra le ombre dei pioppi, e insieme a lei c'era Neville, con l'aria tesa e preoccupata.

"Che ci fa lui qui?" chiese Malfoy, facendo comicamente eco alle parole pronunciate da Fred e Ron al suo arrivo.

"Lui chi?" domandò Hermione, confusa.

"Sei diventata cieca, Granger?" ribatté Draco, con la sua solita voce sprezzante "se non riconosci neanche più Piton sarà il caso che ti metta degli occhiali."

Hermione rabbrividì appena sotto il sole di mezzogiorno. Ecco una persona che mai, mai avrebbe voluto incontrare lì, nella piccola oasi di pace del cottage, lontana dai problemi e i dolori del mondo e del passato. E Neville doveva pensarla esattamente come lei.

Oh, Neville, pensò, preoccupata, guardandolo fronteggiare a capo ben dritto, nella placida aria estiva, la persona che più aveva detestato in tutta la sua vita.

Balthazar ansimava contento tra le braccia del suo padrone, e Hermione si chiese, per l'ennesima volta quel giorno, cosa mai potesse ancora succedere.







Finalmente in questo capitolo comincia a ingranare un po' di romance *coff coff*.
Non ho mai scritto romance in vita mia, quindi spero che non risulti strano! Va anche detto che non ho minimamente ancora idea della "coppia ufficiale" della storia, sto un po' seguendo il flow.
In questa strana what if ho deciso di resuscitare chi mi pare quando mi pare al solo scopo del perché sì, quindi mi auguro che non disturbi troppo nessuno <3
  
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