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Autore: SheHadTroubleWithHerself    09/04/2021    1 recensioni
Elisabetta è in perenne lotta con se stessa.
Mentre si lamenta della sua vita monotona, trema al solo pensiero di un cambiamento che possa stravolgerla.
Nella sua testa non può fidarsi di nessuno, e questo l'ha portata a chiudere diverse amicizie, ma ciò che brama di più è poter cadere sapendo che qualcuno l'afferri in tempo.
“Che cosa pensi potrebbe aiutarti a farti sentire meglio?”
“Una persona che riesca a farmi pensare che valga la pena svegliarsi ogni mattina e vivere un'altra giornata.”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE

Ha incasinato tutto, di nuovo. Solo che per una volta quella sensazione non le mangiando lo stomaco, piuttosto le permette di sciogliersi anche in una giornata fredda come quella. E adesso cammina con una leggerezza mai provata, fatica a trattenere il sorriso che vorrebbe espandersi sul viso e tanto meno riesce a frenare i ricordi che si affollano senza più una linea temporale. La sorprende la facilità con cui si è mossa nelle ultime quindici ore che ha vissuto.
Si sofferma sui dettagli circostanti, tutte le persone presenti davanti a lei non sono più fastidiose, non cerca di superarle e non le critica come suo solito. Nemmeno i clacson che suonano riescono a turbare la melodia che sta canticchiando nella sua testa e il cielo grigio non è mai apparso così brillante. Ora riesce a capire perché la gente spesso vive con la testa fra le nuvole ed è effettivamente faticoso non fermarsi esattamente dove si trova solo per godersi quel momento.

La camminata si arresta e rimane quasi sorpresa nel ritrovarsi in così poco tempo davanti casa sua. Il portone del condominio si chiude con il consueto fracasso che ne fa tintinnare per qualche istante il vetro. Sale le due rampe di scale con un lieve fiatone e non fa in tempo ad inserire le chiavi nella serratura che la porta sembra aprirsi in totale autonomia.
“Si può sapere che fine hai fatto?” sono le urla di sua madre ad accoglierla nel migliore dei modi. Non le dà neanche il tempo di varcare la soglia di casa, continua semplicemente a sbraitare agitando ossessivamente le braccia.
Per tutto quel tempo trascorso con Claudio lei non ha pensato nemmeno per un secondo alla sua famiglia. E' totalmente consapevole di aver commesso un errore che avrebbe potuto arginare con uno stupido messaggio o un qualsiasi altro avvertimento, ma questa sua indifferenza la porta a pensare che forse il suo buon umore è dato anche dall'assenza di sua madre nella sua vita.
“Scusa, si è spento il telefono e mi sono dim-” riesce finalmente ad appoggiare borsa e giubbotto, ma viene comunque interrotta.
“Dove sei stata stanotte? Con chi?” non legge solo spavento, c'è della rabbia nei suoi occhi. Rabbia a cui non riesce ad attribuire una motivazione.
“Ho dormito da un amico.” si limita alle informazioni necessarie vista l'abitudine di sua madre di non lasciarla parlare.
Nota successivamente la presenza di suo padre totalmente inudibile. E' seduto sul divano e sta finendo l'ennesima sigaretta della giornata e sembra piuttosto annoiato, probabilmente a causa di quelle urla. La guarda ma continua il voto di silenzio tornando a guardare la televisione.
“E' inammissibile che io non sappia dove tu sia. Ma che figura ci faccio?” continua esasperata e forse incompresa ai suoi occhi. Sua madre ha sempre cercato di proiettare la migliore immagine di sé: immacolata, discreta e dalla facile chiacchiera. Ma da tempo ormai agli occhi di Elisabetta traspare solo la sua paura per il giudizio degli altri e probabilmente il senso di colpa per non essere poi così pulita e trasparente.
“Fammi capire: ti sei preoccupata o non sapevi che cosa pensare di me?” arriva quindi la provocazione, stanca per le poche ore di sonno alle spalle e in balia ormai del malumore.
“Non provare a rivoltarmela contro, un giorno mi manderete in galera con le vostre accuse.” ritratta subito il tono e, come il padre, afferra una sigaretta divampando nell'aria delle scie dense e grigie.
“Rispondimi, cosa credi che abbia fatto?” incalza Elisabetta sbattendo con forza il pugno sullo stipite della porta. Si inonda così fino alla spalla un lieve dolore totalmente anestetizzato dalla collera che scorre nelle sue vene. Vuole davvero esasperarla, portarla a spurgare tutta la cattiveria in corpo.
“Che cosa dovrei pensare? Non esci da mesi e poi, improvvisamente, arriva questo amico e tu sparisci per tutta la notte.”, aspira con forza ormai le ultime boccate, “Anche se non avessi fatto nulla non ci crederebbe nessuno.”
“Ho ventiquattro anni, quale sarebbe il tuo problema e a chi importa ciò che faccio?” la sua voce è lenta e dura tra le labbra, ferita profondamente da quella donna, illudendosi per una volta che quella avrebbe mostrato preoccupazione o affetto.
Quelle parole innescano una bomba dentro la donna, il ticchettio dell'orologio in cucina si allinea perfettamente ai secondi rimasti prima che quella casa venga rasa al suolo.
La mano di sua madre si schianta con forza sul piccolo viso spostando con esso anche gli occhiali, l'impatto risuona un paio di volte dentro le sue orecchie, la pelle brucia.
“Visto che hai ventiquattro anni trovati un altro posto dove stare, ho chiuso con questi capricci.”
Non riesce a registrare subito ciò che è appena successo. Ha ancora il volto piegato e letteralmente paralizzato dallo shock. La stanza è nel silenzio più totale, ormai solo più il televisore ha il coraggio di parlare. Rimettendo a fuoco la stanza nota il suo gatto con il muso assonnato e vagamente riscosso dagli ultimi rumori, sua madre offre l'immagine della sua schiena e ha quasi l'impressione che suo padre si sia teletrasportato in un altro pianeta.
Invece le sta guardando, alternando gli occhi tra sua moglie e la figlia minore che adesso ha due pozze d'acqua al posto delle pupille.
“Tu non hai niente da dire?” bisbiglia con voce rotta Elisabetta, cercando rifugio in braccia più grandi.
“Finitela di urlare, ormai vi avranno sentito tutti.” sono le uniche parole emesse dalla sua voce profonda.
Impiega pochi attimi quindi a recuperare la sua borsa con il giubbotto, fa una veloce tappa nella sua camera e afferra il caricabatterie prima di uscire nuovamente di casa, sbattendo la porta il più possibile.
Non sa se uno dei due la stia seguendo ma lei percorre gli scalini con così tanta velocità da temere di poter scivolare. I suoi occhi sono ancora inumiditi dalle prime lacrime e ciò le impedisce di vedere chiaramente la strada. L'impatto con l'aria fredda fa sì che le lenti degli occhiali si appannino, si vede quindi costretta a fermarsi a pochi metri di distanza da quella che lei ha difficoltà a definire casa.
Si ritrova davanti ad un bivio, e la sua incapacità innata nel saper scegliere rende tutto ancora più complicato. Chiedere aiuto a sua sorella significava dover ascoltare eventuali rimproveri per poi terminare con un ricongiungimento forzato, e non era ciò che le serviva in quel momento. D'altro canto l'unica alternativa era tornare indietro e chiedere a Claudio di vederla a pezzi un'altra volta, e questa volta non sarebbe stato solo.
Non sa quanto tempo sia passato ma nel concentrarsi nella scelta il respiro è tornato regolare e nonostante senta gli occhi pesanti e sotto sforzo, almeno hanno smesso di lacrimare. Una decisione è stata presa, eppure non riesce nemmeno a pensare a cosa sta facendo e dove si sta dirigendo. La sensazione di frenesia e buonumore sembra lontana anni luce quasi come se l'avesse provata in un'altra vita e adesso non riesce a cantare nessun motivetto, piuttosto rivive senza limiti la conversazione appena avuta. L'immagine dello schiaffo si ripete nella sua testa e le pare di poter sentire ancora la pelle irritata e calda.

Considerando l'oscurità del cielo Elisabetta deduce di aver sfiorato ormai le sette di sera, si è alzato un lieve venticello e più si avvicina alla destinazione più ritorna in lei la sensazione di voler sparire dalla faccia della Terra. Avrebbe almeno voluto avvisarlo, dirgli che si stava presentando e che non sarebbe stato un bello spettacolo, ma si ritrova a dover suonare il citofono ancora una volta, ancora più imbarazzata.
“Chi è?” il suono emesso dal citofono è gracchiante. E' maschile, ma non è sicura sia la persona giusta.
“Uhm, sono Elisabetta... c'è Claudio?” la sua voce è bassa e paradossalmente affaticata dall'ora passata in silenzio.
“Oh sì, ciao! Scende subito.” si scosta immediatamente da davanti il portone il legno girovagando e pensando ossessivamente a ciò che dovrebbe dire. Come si spiegano anni di incomprensioni e scontri a chi sembra avere la vita perfetta? Come può fargli capire che l'hanno sempre fatta sentire priva di valore quando lui è attorniato da piacevoli attenzioni?

Sentire le sue mani sulle spalle la fa sobbalzare e trattenere il respiro, ma forse Claudio lo trova divertente.
“Mi stavo preoccupando, non mi hai scritto di essere arrivata a casa. Sono davvero così irresistibile da averti fatta tornare indietro?” scherza facendo leva con l'intento di girarla verso di lui. Ma quando Claudio registra il suo volto riconosce le stesse caratteristiche di quando l'ha vista la prima volta. Era quasi riuscito a dimenticare quello sguardo. “Che cosa è successo?” è quello che esclama dopo.
“Io non voglio disturbarti, ma non sapevo dove altro andare...” sbuffa sconfitta rifugiandosi finalmente in braccia amiche che ha faticato a trovare.
Claudio pronuncia frasi confortanti al suo orecchio e le ripete di non preoccuparsi mentre strofina ormai abituato le mani sulla sua schiena. Nota solo adesso che ha la stessa acconciatura di quando è uscita di casa e non ha cambiato nemmeno i vestiti.
“Vuoi salire su?” le chiede dopo qualche minuto, e nonostante Elisabetta non si muova di un millimetro, sbuffa nuovamente con il viso nascosto e annuisce.

Elisabetta è di nuovo in quella stanza con l'unica differenza che il letto è stato sistemato dalla notte precedente. Ha in mano un bicchiere d'acqua che le labbra non hanno mai sfiorato e il suo sguardo è ormai incantato sul pavimento.
Claudio sta aspettando con una apparente pazienza, ma dentro di lui si è sprigionata la cosa più simile all'inferno. Non è stata pronunciata neanche una parola e spera davvero che i suoi genitori non decidano di irrompere proprio in quel momento. Le è seduto accanto e se non vedesse il suo petto muoversi sembrerebbe imbalsamata. Le appoggia una mano sul ginocchio stringendo leggermente e in quel momento sembra riscuoterla da qualcosa perché trasale rovesciando qualche goccia sui pantaloni.
“Ti va di dirmi cosa è successo?” riesce finalmente a chiedere, gli occhi di Elisabetta rimangono comunque vacui.
“Mi sento così stupida.” esordisce bevendo solo il quell'istante in sorso d'acqua. “Ho litigato con i miei...” quelle parole nella sua testa risultano stupide ed infantili, prova vergogna ad aver esposto un problema del genere dopo essersi presentata a casa sua. “Non ho avvisato mia madre ieri sera.”
“Sono sicuro che si ris-” tenta Claudio, non aspettandosi davvero la reazione della ragazza.
“Non era preoccupata per me. Aveva paura di ciò che avrebbero pensato gli altri e adesso mi vuole fuori di casa.” lo avvisa perentoria, abbandonando il bicchiere sul comodino lì vicino e stringendo le braccia al petto.
Claudio riesce solo a fare un profondo sospiro e con la mano tenta di sciogliere la morsa nervosa delle sue magre braccia. Elisabetta lascia andare ogni tentativo di resistenza e si fa accogliere da quel calore di cui non riuscirà mai a saziarne la fame.
“Scusa” borbotta poi rivelando una voce tremante.
“Non farlo.” replica mostrandosi teso, le regala qualche carezza mentre in lui crolla quella piccola certezza che tentava di insinuarsi.


17 ore prima.

Sono parcheggiati sotto casa di Claudio da ben quindici minuti che vengono riempiti da baci e carezze. Se non fosse impegnato, Claudio vorrebbe poter vedere quella scena da persona esterna perché non può credere in nessun modo che stia succedendo davvero. Aveva immaginato che farla uscire poteva aiutare, che cercando di starle accanto probabilmente avrebbe raggiunto alcuni risultati, ma questo risvolto è totalmente inaspettato.
Claudio si sente invincibile adesso mentre bacia le sue labbra quasi a corto di fiato, si sente potente davanti all'energia che quella ragazza le sta mostrando.
Riesce dopo qualche tentativo ad aprire la porta di casa nonostante le continue interruzioni di Elisabetta che non riesce a frenare la sua risata. Non è nemmeno sicura del reale motivo per cui stia ridendo. Raggiungono la sua stanza con un discreto silenzio ed Elisabetta è guidata dalle mani fredde di Claudio che le bisbiglia a quale mobile debba stare attenta. Chiude poi con lentezza estenuante la porta della sua camera e accende la luce provocando nella ragazza un verso contrariato, lui stesso si strofina gli occhi intervallando le mani mentre si sfila il cappotto.
Elisabetta fa lo stesso, ma improvvisamente entrambi vengono avvolti da un leggero imbarazzo, incapaci di capire fino a dove possano spingersi senza affrettare troppo le cose o impauriti di pestarsi i piedi a vicenda.
Mettiti a letto, io prendo il divano.” annuncia poi Claudio prendendosi del tempo per togliere almeno le scarpe.
Se vuoi possiamo dormire insieme...” negozia lei e anche se quella sembra essere una mossa audace il suo sguardo è rivolto al pavimento. Lo alza solo quando Claudio la tira dalla mano nella sua direzione ed entrambi si siedono sul materasso.
Claudio pensa che se questi saranno i loro unici momenti allora ne godrà egoisticamente, a costo di dover affrontare la lite più furiosa mai creata. Sarà difficile affrontare questo argomento, dover arrivare alla conclusione che non si possa tornare indietro ma che le possibilità siano di cadere a picco o rinunciare immediatamente. Nella sua testa Elisabetta è una persona forte e in grado di sopportare ogni evenienza ma riconosce anche che le sue energie si stiano caricando lentamente e che uno scivolone potrebbe allontanare ancora di più la sua guarigione.
Un suo sbadiglio lo ridesta dai pensieri e lo porta a fare lo stesso, in un silenzio complice si sistemano sotto le coperte con ancora i vestiti addosso. Elisabetta sfila solo il reggiseno appoggiandolo sulla sedia di fronte alla scrivania insieme agli occhiali da vista.
Non è un letto per due ma riescono ad incastrarsi perfettamente in modo che Elisabetta non cada durante le poche ore restanti della notte. Ha sognato a lungo di poter dormire con una compagnia e non nella sua solitudine che le faceva sentire freddo alle ossa. 
Il braccio appoggiato al suo ventre la tiene senza toglierle il fiato, il corpo che sente non è ingombrante e se potesse passerebbe il resto della sua vita in quella posizione perché è l'unica situazione in cui riuscirebbe davvero a sopportarla. Claudio muove i lunghi capelli verso l'alto in modo da poter avvicinare il volto. Si sente ancora la traccia del suo profumo, lo respira ed espira sulla sua pelle lasciandoci poi un timido bacio.
Elisabetta vorrebbe tanto girarsi, guardarlo negli occhi e addormentarsi così ma il suo corpo è fatto di gelatina ed è già una conquista che riesca ancora a creare pensieri coerenti.
Buonanotte” sussurra lui stringendola pochi secondi per poi allentare la presa e rilassare ogni muscolo. Lei riesce a intercettare l'esatto momento in cui i suoi respiri si fanno più profondi. La loro vicinanza le permette di ricevere queste piccole e fresche ondate che regalo ancora più pace all'ambiente.

Per Elisabetta quella è la prima notte in cui riesce a mantenere la stessa posizione al posto di sbracciarsi come suo solito e ritrovarvi in posizioni che causano il suo mal di schiena perenne. Aprendo gli occhi non riesce a capire che ore possano essere, il cielo grigio di Torino concede poca luce nella stanza e quello sarebbe un buon motivo per richiudere gli occhi. Tenta di stendere i muscoli e solo il quel momento ricorda davvero dove si trova e con chi. Il suo braccio è ancora intorno alla sua vita e le dita stringono la maglietta indossata dalla sera precedente. Ora che ci pensa probabilmente ha l'ombretto sbavato ovunque.
Decide quindi di voltarsi verso di lui sperando che quello non sia semplicemente un sogno. Ma no, Claudio è lì e ha ancora gli occhi completamente sigillati. Il viso è quasi del tutto coperto dal cuscino e i capelli sono rimasti piuttosto ordinati.
Come in una sdolcinata commedia Elisabetta pensa di poterlo fissare per ore senza mai stancarsi, nella realtà il suo stomaco brontola rumorosamente. E in una situazione ideale si sarebbe alzata e improvvisato una colazione ma sarebbe piuttosto imbarazzante ritrovarsi davanti ai suoi genitori spettinata e con in vestiti sgualciti.
Claudio...” sussurra anche se si sente in colpa nell'interrompere quel placido sonno.
Ripete un paio di volte il suo nome senza riscontrare alcuna reazione, solo quando appoggia il palmo della mano sul suo viso intravede una smorfia che la fa sorridere.
Passa ancora qualche minuto prima che Claudio inizi anche solo a stropicciarsi gli occhi con il braccio che per tutta la notte ha tenuto al caldo Elisabetta. Le manca già quello stupido gesto di protezione.
Che ore sono?” mugugna con la voce ancora sepolta dal sonno e strofina lentamente il viso sul cuscino come se ricercasse una posizione comoda.
Non ne ho idea.” risponde lei seppellendo il viso sul suo petto ignara del sorriso che ha preso possesso sul volto del ragazzo.
Hai dormito bene?” il braccio si ferma di nuovo sul fianco disegnando alcune linee che fanno la fanno rabbrividire, probabilmente non si abituerà mai a quel tipo di contatto.
Molto... ho cercato di muovermi?” chiede quasi avendo paura della risposta.
Penso tu mi abbia calciato due volte nel tentativo.” scherza insinuando la mano sotto la maglietta. “E' troppo?” domanda subito dopo.
Elisabetta non risponde ma non rifiuta quella mano che comprime delicatamente tra le dita la pelle della schiena. Segue poi la linea della colonna vertebrale grattando ogni tanto qualche zona. E quello per lei è meglio di qualsiasi altra cosa, meglio del sesso. Tocchi privi di malizia, dettati dalla semplice voglia di conoscere ogni centimetro senza doverne ricavare necessariamente un piacere personale.
Elisabetta solleva lentamente il viso e scorre con delicatezza le labbra appena sotto la mandibola stendendole in un sorriso. Inspira il suo profumo e sospira rilassando ancora di più, se possibile, ogni fascia muscolare del suo corpo.
Entrambi ora aprono gli occhi guardandosi per la prima volta dal loro risveglio. E' in quel momento che lei ricorda non aver mai mostrato quel suo difetto, quel suo occhio che proprio non ne vuole sapere di stare al suo posto. Ma quando cerca di dire qualcosa, di chiarire ogni curiosità stia nascendo nella testa di Claudio, lui semplicemente sorride incurante di qualsiasi cosa la stia turbando. 
Non c'è il solito sguardo confuso o contrariato che tutti le hanno sempre mostrato, e in questo modo capisce la bellezza di Claudio. Il suo saper guardare oltre e non soffermarsi su qualsiasi cosa non rientri nei soliti canoni accettati. Che sia la bellezza, o la gestione del dolore.
Claudio ascolta in silenzio e osserva ma i suoi occhi non scavano con prepotenza per la voglia di scoprire qualcosa di nuovo, è molto più simile ad una qualsiasi persona che davanti ad un quadro aspetta che lui stesso esprima il suo significato.
Non sanno quanto altro tempo passa, ma il lamento dei loro stomaci si fa sempre più invadente tra loro e li porta a doversi necessariamente alzarsi.
A p
assi piccoli e strascicati, scoprono ben presto di essere soli in casa ma le tapparelle di ogni stanza sono state sollevate.
Claudio la fa accomodare al tavolo della cucina mentre rimedia qualcosa di riconducibile ad un pasto decente. Guarda finalmente l'orologio della cucina che segna le due del pomeriggio passate e con un profondo sbadiglio nota sulla porta del frigo un post-it azzurro che recita semplicemente “Comportati bene” ed un piccolo smile affianco, riconosce immediatamente la scrittura ordinata di sua madre e sorride dell'ennesima prova di quanto i suoi genitori siamo persone meravigliose.
Dove sono i tuoi?” chiede ridestando Claudio da ogni pensiero, lo vede mettere nella tasca del pantalone qualcosa che non è riuscita ad identificare.
Penso abbiano deciso di lasciare libero il campo.” sorride mentre le porge un piatto con due panini e un tovagliolo ordinatamente piegato sotto di loro.
La vede arrossire imbarazzata mentre lo ringrazia, i suoi occhi ora fanno fatica a guardarlo come se quello fosse un altro indizio del loro rapporto che cambia e che non trova ancora una forma precisa.
Comunque i tuoi amici sono simpatici...” commenta rompendo definitivamente il silenzio.
Claudio beve un sorso d'acqua prima di sorriderle contento, “Avevo un po' paura di farteli conoscere.” ammette mentre asciuga le labbra sul tovagliolo, lo stringe poi in una mano. Lo sguardo confuso che rivolge a Claudio è abbastanza esplicito da spingerlo a dare ulteriori spiegazioni.
Sanno essere un po'... rumorosi a volte.” chiarisce sparecchiando ogni cosa presente sul tavolo eccetto i bicchieri ancora pieni.
Il che è perfetto per una come me, pensa immediatamente Elisabetta con una piccola nota di amarezza. Ma non ha intenzione di alzare un polverone proprio in quel momento in cui tutto sembra rilassato e pacifico.
Claudio insapona e sciacqua il contenuto del lavello mentre lei decide di raggiungerlo, capendo di essere fin troppo attirata dalla sua presenza.
Lo avvolge in un abbraccio e spera davvero di far provare a lui la stessa sicurezza che ha sempre percepito lei. Desidera che le sue timide mani dimostrino molto più delle sue parole che spesso si perdono senza significato.
Posso assicurarti che è stato molto piacevole.” aggiunge, ma forse stringere la presa è molto più convincente.

 

“Stasera rimani qui, va bene?” le chiede sperando di non doverla convincere a lungo, ha ritrovato quella piccola paura di non sapere quale sia il comportamento giusto da adottare.
“Non voglio metterti in difficoltà. Cosa dirai ai tuoi?” ha la voce arrochita dal pianto che non è riuscita a fermare in tempo. Forse per una volta è stato semplice farsi consolare senza chiedersi cosa lui stesse pensando. Claudio attribuisce il giusto peso ad ogni sua parola e reazione.
“Niente che tu non voglia ma non ho intenzione di mentire.”
Una volta essersi asciugata il viso, nonostante le pupille lucide, si muovono entrambi nel piccolo soggiorno e tutti i ricordi di quella mattina non sembrano sufficienti per mostrare un sorriso di circostanza. Franco e Veronica li guardano quasi entusiasti per pochi secondi finché non notano l'oscura aura che circonda entrambi
“Va tutto bene?” chiede preoccupata sua madre impedendosi di rivelare l'aria nervosa.
Claudio espira rumorosamente in cerca delle parole giuste e notandolo Elisabetta fa un passo in avanti, quasi come volesse rubargli la scena.
“C'è stata una discussione a casa mia,” spiega congiungendo le mani dietro la schiena “e mi vergogno un po' a chiederlo ma-” viene immediatamente interrotta dalla reazione di Veronica che balza in piedi con una smorfia spaventata.
“Non voglio renderla più grave di quello che è...” continua provando a tranquillizzare l'intera stanza malgrado la voce non sia di alcuna consolazione. “Solo per questa notte, lo giuro.”
Viene contornata da sguardi comprensivi e tutti evitano parole superflue. La cena si dimostra completamente diversa dalla prima volta in cui si sono conosciuti. Trascorre lenta e priva di ogni contenuto, il silenzio viene disturbato solo dal rumore delle posate ed Elisabetta non riesce in nessun modo ad evitare che il senso di colpa si insinui in lei. Ha portato una ventata gelida, ha oscurato tutto ciò che di positivo riusciva a sprigionare quella casa, è riuscita a distruggere ogni equilibrio in tempo record.
“Eli, se hai voglia di rinfrescarti ho lasciato ogni cosa nella camera di Claudio.” spiega Veronica incerta su ogni sillaba pronunciata.
Elisabetta annuisce e ringraziando si alza dalla sedia con un breve stridio, Claudio vorrebbe seguirla ma il padre poggia una mano sul suo braccio per impedirglielo.
“Che cosa è successo?” chiede lasciando la presa.
Lui sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dare delle spiegazioni ma non ha ancora trovato il modo giusto per esprimerle.
“Non ne sono così sicuro... ma in un qualche modo è stata cacciata di casa.” e non c'è molto altro da aggiungere perché persino per lui tutto questo è una nube davanti agli occhi che impedisce di rendere chiare le cose.
“E' complicato, vero?” ricorda sua madre, ma non c'è più lo stesso entusiasmo provato quella mattina. Terribilmente, sarebbe pronto a rispondere ma si limita ad annuire.
“Ok, ma non fartici trascinare dentro.” consiglia suo padre mentre comincia a riordinare le stoviglie. Gli lascia una carezza distratta sui capelli e finge di non aver visto il primo sguardo deluso di suo figlio.







Mi sembra assurdo esser riuscita a pubblicare un aggiornamento a meno di due settimane di distanza dall'ultima, potremmo chiamarlo il potere del lockdown.
Allora, piccolo sospiro di sollievo in cui vi do il permesso di giorire, ovviamente non troppo a lungo. Spero si percepisca il peso di ogni cosa che succede e che il capitolo non faccia semplicemente vedere una piccola lite mamma-figlia che potrebbe accadere ogni giorno. In quel caso, mi scuso.
Come sempre spero che vi possa piacere come la storia si stia sviluppando e ci tengo a mettere un bel riflettore anche sui comportamenti di Claudio che nonostante sembri una persona tranquilla e serena potrebbe riservare qualche sopresa.
Al solito qualsiasi opinione o critica e ben accetta :)

 

   
 
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