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Autore: Magica Emy    10/04/2021    8 recensioni
Provare a baciarla? Ranma? No. Proprio no. Non certo con gli appellativi con cui amava sempre apostrofarla e che, in un modo o nell'altro, oltre a farla arrabbiare, finivano sempre col ferirla.
"Rozza, violenta e per niente carina!" e "Vita larga!" erano sempre i più gettonati e ogni volta, anche se si sforzava di non darlo a vedere, suonavano come un violento colpo al cuore che la faceva capitolare, rendendola facile preda di tristi emozioni. Era così che aveva perso fiducia in se stessa, finendo per vedersi come la vedeva lui. Lui che non la considerava nemmeno una donna ma un maschiaccio privo di sex appeal di cui mai si sarebbe potuto innamorare...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shinnosuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ok Ranma, adesso vuoi dirmi cosa sta succedendo? Non mi piace mentire, men che meno ad Akane, e tu invece mi hai appena costretto a farlo. Si può sapere perché? 

La voce di Nodoka risuonò per il piccolo e accogliente soggiorno, facendolo sussultare mentre lo fissava con aria critica. Il tono aspro che aveva appena usato parve quasi fare a pugni con la sua figura minuta e gentile, poiché non capitava troppo spesso che la donna riprendesse il figlio in quel modo. Ranma voltò la testa dall'altra parte, fingendo di concentrarsi sui variopinti disegni che componevano la carta da parati ed evitando apposta quello sguardo inquisitore che tanto lo metteva a disagio. 

-Perché non voglio vederla. 

Provò a spiegare e il suo viso si contrasse in una smorfia involontaria. Non avrebbe voluto coinvolgerla in quella storia, ma il desiderio inconscio di nascondersi dall'ex fidanzata aveva preso il sopravvento, impedendogli di ragionare con lucidità. Nodoka sospirò, incrociando le braccia al petto. 

-Beh, se è venuta a cercarti in questa casa dev'esserci senz'altro un motivo. 

Replicò con impazienza. 

-Probabilmente era qui per sbattermi in faccia la sua scelta. 

-Quale scelta, di che stai parlando? Voi due avete litigato di nuovo, per caso? Che cosa le hai fatto stavolta? Quella povera ragazza sembrava sconvolta. 

 

Un momento. Che diavolo… 

 

-Guarda che io non le ho fatto proprio niente, si può sapere per quale incomprensibile motivo la colpa deve sempre essere mia? 

Esclamò risentito. Cos'era quella, solidarietà femminile? Roba da matti. Se qualcuno si era divertito a pugnalarlo alle spalle quel qualcuno era proprio Akane, non certo lui. 

-Allora mi spieghi che c'è che non va? 

La sentì tornare a insistere e ancora una volta il giovane si ritrovò a sfuggire a quegli occhi grandi e profondi, che parevano scavargli dentro meglio di chiunque altro. Quando Nodoka era arrivata a Nerima non era stato facile abituarsi alla sua presenza. Fin da che aveva memoria, infatti, era sempre stato da solo con suo padre. Già, Ghenma Saotome. Quell'idiota patentato che gli aveva reso la vita più difficile di quanto meritasse e che lo avrebbe volentieri barattato con un piatto di ramen era comunque l'unico genitore che conosceva, l'unico a cui non aveva fatto che aggrapparsi con tutte le forze, pur di sopravvivere a quell'inferno sulla terra. Poi però aveva conosciuto i Tendo e con loro il tepore familiare che gli era sempre mancato. Un luogo in cui tornare, un morbido giaciglio su cui poter finalmente riposare. Anche se, sospettoso com'era per natura, ci aveva messo un po' a fidarsi. Con la madre era accaduta esattamente la stessa cosa. Quella donna così dolce e solare, da cui un giorno ormai lontano era stato strappato via prima ancora di imparare a camminare lo aveva spiazzato, confondendogli le idee. Adesso però, ogni volta che la guardava, non poteva fare a meno di sentirsi a casa. Era questo che lo aveva spinto a rifugiarsi da lei. 

-Ecco, qualche giorno fa Akane mi ha… lasciato. 

Balbettò con voce tremante, sentendosi mancare il respiro a quel doloroso pensiero che mai avrebbe voluto tramutare in parole. Il volto di Nodoka impallidì di colpo. 

-Che cosa? Vuoi dire che ha rotto il fidanzamento? 

Ranma annuì a testa bassa. 

-Si è innamorata di un altro. 

La consapevolezza di quell'amara realtà tornò a colpirlo inesorabilmente come un violento tsunami, costringendolo a serrare i pugni e le palpebre a un tempo. 

-Oh santo cielo, non posso crederci! E in tutto questo tempo non ti ha neppure sfiorato l'idea di venire a informarmi dell'accaduto? Insomma, perché devo essere sempre l'ultima a sapere le cose? 

-Te lo sto dicendo adesso mamma, smettila di agitarti. 

La vide prendersi la testa fra le mani, tanto afflitta da fargli tenerezza. 

-Mi dispiace davvero tantissimo, sai? Tu e Akane eravate tanto carini… ehi, aspetta un momento. Se voi due non state più insieme, cosa ci fa ancora dai Tendo quel buono a nulla di tuo padre? Approfitta della loro ospitalità continuando a mangiare a sbafo senza il minimo ritegno, non è così? Oh, lascia solo che gli metta le mani addosso e vedrai! 

-Non è come credi. Cioè, non fa che mangiare a sbafo, questo sì, ma è stato Soun a chiedergli… a chiederci di rimanere. 

Le labbra di Nodoka si piegarono in un sorrisetto beffardo. 

-E lui non se l'è fatto ripetere due volte, ovviamente. 

Considerò, seccata. 

-Papà gli ha dato il permesso di designarmi come suo unico erede della palestra Tendo, contravvenendo a tutte le regole dato che Akane se n'è praticamente lavata le mani, e ora Soun si è messo in testa di trovarmi una nuova fidanzata organizzando sfide al limite del ridicolo e senza nemmeno preoccuparsi di domandare il mio parere, che a quanto pare per loro conta meno di zero. Perché chiunque, nessuno escluso, si permette sempre di decidere per me senza mai tenere in considerazione i miei sentimenti! Cosa prova Ranma? Chi se ne frega, tanto farà comunque ciò che vogliamo, perciò spezziamogli pure il cuore senza pietà. Pieghiamolo come un dannato, stupido burattino nelle nostre mani… 

 

Si interruppe di colpo, senza fiato, d'improvviso incapace di continuare a parlare. Aveva le mani sudate e la testa gli ronzava come uno sciame d'api impazzite, ma si sentì più leggero adesso che, per la prima volta dopo tanto tempo, era finalmente riuscito a tirar fuori ciò che lo faceva soffrire. La donna annullo` in breve tempo la distanza che li separava per sfiorargli i folti capelli corvini, tanto simili ai suoi in una tenera carezza, desiderosa di placare la profonda pena che lo affliggeva e che ora sentiva come propria. 

-Caro - disse con dolcezza, cercando i suoi occhi inquieti - puoi semplicemente rifiutarti di mandare avanti il dojo. Voglio dire, so che hai un cuore grande e non riesci mai a dire di no, ma non sei obbligato a farlo e non sta scritto da nessuna parte che tu debba farti carico di una simile responsabilità. 

Fece una piccola pausa, durante la quale scruto` con attenzione l'espressione sconsolata del suo unico figlio. 

-Forse, però, non è neppure questo il problema. Stai pensando ad Akane, vero? È per lei che adesso sei sconvolto. 

Aggiunse infine. 

-È… così evidente? 

Lo sentì rispondere con un filo di voce, tradendosi inevitabilmente. Anche se ormai non gli importava. Il macigno che premeva sul suo stomaco era diventato troppo pesante per essere sopportato ancora a lungo. Amava Akane talmente tanto da star male e non aveva più voglia di negarlo. La madre lo invitò a sedersi, come aveva fatto più volte da quando quel giorno era piombato a casa sua senza alcun preavviso, ma neppure allora le diede retta. Preferiva restarsene in piedi in un angolo della stanza, con gli occhi bassi e i pugni talmente stretti da sembrare quasi un bambino capriccioso, tanto era vulnerabile. Sapeva però di avere ormai di fronte a sé un uomo, grande e forte abbastanza da poter risolvere da solo le sue pene d'amore. Se soltanto avesse smesso di tormentarsi per cominciare ad agire, forse le cose sarebbero state molto più semplici per lui. 

-Ranma, figlio mio, non avrò avuto la fortuna di crescerti e questo sarà sempre il mio più grande rimpianto ma, credimi, ti conosco bene. E sai perché? Perché a volte sei identico a tuo padre. Orgoglioso e testardo esattamente quanto lui. Questo però non ti porterà da nessuna parte. Se vuoi bene ad Akane, se davvero tieni ancora a lei dovrai combattere per riaverla al tuo fianco. Non so bene cosa sia accaduto fra voi e non conosco la persona che sta minacciando il vostro rapporto, ma sono sicura che quella splendida ragazza sta aspettando solo te. Altrimenti perché venire a cercarti? 

Di colpo parve riscuotersi da quell'insolito torpore per tornare velocemente a muoversi, avanzando di qualche passo con espressione molto seria per incontrare finalmente lo sguardo preoccupato di sua madre. 

-Se fosse come dici tu non mi avrebbe mai lasciato, mamma. Non lo avrebbe mai fatto! 

Tuono` prima di aprire la porta e fuggire via, sordo ai richiami di Nodoka che, colta alla sprovvista tentò a lungo di fermarlo, senza risultato. 

-Aspetta Ranma, dove vai con questa pioggia? Non hai preso neppure un ombrello! 

La sua voce si spense con il rombo del tuono che seguì l'arrivo di un lampo, comparso d'un tratto a illuminare il cielo grigio di quell'uggioso pomeriggio giunto ormai quasi al termine. 


Akane ripercorse lentamente i luoghi in cui era stata, fermandosi infine al limitare del parco per richiudere l'ombrello quando si accorse che il temporale era cessato. Magra consolazione, visto che praticamente aveva il morale a terra e il cuore gonfio di preoccupazione al pensiero di saperlo chissà dove, lontano da lei. Sbuffò, scuotendo il parapioggia dall'acqua in eccesso, indecisa se tornare a casa o proseguire il suo triste giro di perlustrazione, pur sapendo che continuare a cercarlo sarebbe stato del tutto inutile. 

Fu allora che lo vide. Goffamente appollaiato sullo schienale di una delle panchine e bagnato dalla testa ai piedi, si accorse della sua presenza solo quando la sentì parlare. 

-Ranma, ti ho cercato dappertutto. Sono passata da qui prima, ma non c'eri. Dove sei stato per tutto questo tempo? 

-Non dovresti gironzolare da sola a quest'ora, Akane. Va' a casa, torna da Shinnosuke. 

Fu tutto ciò che disse, senza guardarla, sfiorandosi stancamente con le dita i capelli rossi ormai completamente zuppi, nauseato persino dalla sua stessa voce ora acuta e sottile come tutte le volte che diventava una donna. Aveva vagato per ore sotto quel violento acquazzone e senza una meta precisa prima di fermarsi, esausto e febbricitante, nell'immenso giardino che tante volte i suoi piedi avevano calpestato durante gli intensi allenamenti cui di tanto in tanto si sottoponeva. Akane era di sicuro l'ultima persona al mondo che avrebbe mai desiderato incontrare in quel momento e invece era lì, in piedi davanti a lui mentre, esibendosi in un'espressione di immenso stupore spostava il peso da una gamba all'altra, in trepida attesa di Dio solo sa cosa. 

-Di che stai parlando - la sentì chiedergli, chiaramente sulle spine - cosa c'entra Shinnosuke e perché mai dovrei… 

Si interruppe, sospirando con forza per riordinare le idee. Ranma la imito`. 

-Akane, ti prego, risparmiamelo. 

Disse a voce bassa. 

-No. Sta' zitto e ascoltami. Lasciami parlare. Ho bisogno di spiegarti, è per questo che ti stavo cercando. 

Riprese lei. Minuscole pozzanghere d'arcobaleno presero lentamente forma sul terreno umido, entrambi le osservarono a lungo senza vederle veramente. 

-Cosa ti fa pensare che voglia starti a sentire? 

-Fallo e basta, maledizione! 

Gridò a quel punto la minore delle Tendo, incapace di trattenersi. Se avesse continuato a tacere sarebbe di certo esplosa come un palloncino gonfiato a elio. Ranma sussulto`, ma i suoi occhi restarono bassi. 

-Perché? Per sentirti raccontare ancora una volta di quanto Shinnosuke sia dolce, gentile e rispettoso e di come tu abbia scelto di passare insieme a lui il resto della vita? Vuoi sposarlo Akane, è di questo che si tratta? 

 

Si morse nervosamente il labbro inferiore, così forte da farlo quasi sanguinare. 

-Ma che diavolo vai farneticando, sei impazzito per caso? 

-Non provare a mentirmi, o vuoi forse negare che ti abbia chiesto di metterti con lui? 

Un'improvvisa folata di vento pizzico` le sue ginocchia scoperte, facendola rabbrividire. 

-Sì - ammise la giovane - è vero. Me lo ha chiesto, ma ho rifiutato e a quest'ora avrà già preso il primo treno per tornare a Ryugenzawa. Non avrei mai potuto accettare la sua proposta, perché non è lui il ragazzo di cui sono innamorata. 

Ranma sollevò di colpo lo sguardo verso di lei, sollevato e smarrito al tempo stesso, solo per leggere in quelle iridi scure e supplicanti il vero significato celato nelle sue ultime parole. 

E in quel momento, finalmente, comprese. 

"Quindi Akane…" 

"Lei è…" 

Certo. Ormai era chiaro. La situazione però appariva talmente paradossale da farlo sentire, se possibile, ancora peggio. 

-Ranma, fammi spiegare… 

-No, ti prego. Non dirlo. 

La incalzò, risoluto. Dentro di lui sentimenti contrastanti si mescolavano senza tregua, scavandogli il petto tanto furiosamente da fargli desiderare di mettersi a urlare tutta la sua frustrazione. Akane scosse la testa più volte, annullando in breve tempo la distanza che ancora li separava. 

-Tu non capisci - sussurrò - io devo farlo. Non posso più vivere con questo peso sul cuore perciò, una volta per tutte, smetti di interrompermi e lasciamelo dire.

 

Se lo avesse fatto, se le avesse permesso di esprimerlo ad alta voce, non sarebbero più potuti tornare indietro. Non era giusto, non voleva condannarla a una dolorosa esistenza che di certo non meritava. Dopotutto cosa aveva da offrirle uno come lui, se non vergogna e sofferenza? 

-Sei tu a non capire, Akane. Non sarò mai abbastanza per te. In fondo, sono solo un mezzo uomo. 

Disse con voce rotta prima di sentirsi afferrare saldamente per le spalle, lasciandosi scuotere a lungo mentre serrava forte le palpebre per non essere costretto a guardarla ora che, di colpo così vicina, gli urlava addosso senza risparmiarsi. 

-Non dire mai più una cosa simile, mi hai sentita? Tu non sei affatto un mezzo uomo! 

Ranma riaprì lentamente gli occhi, timoroso di incontrare i suoi. Sentirla respirare a pochi centimetri dal viso gli provocò una violenta scossa al cuore che, per un attimo prese a battere più forte, destabilizzandolo non poco. 

-Guardami bene - disse, cercando con fatica di mantenere il controllo - ne sei davvero convinta? Io sono questo, sono così e non potrò mai darti tutto ciò che desideri. 

Akane gli prese il volto tra le mani, catturando i suoi occhi lucidi per incatenarli ai propri in una morsa invisibile dalla quale fuggire sarebbe stato impossibile. 

-Ranma, tu sei già tutto ciò che desidero. 

Bisbigliò in lacrime prima di vederlo crollare in ginocchio davanti a lei, quando le forze vennero meno. 

-Ehi, che cos'hai? Ranma! 

Gridò spaventata, chinandosi a sua volta per tastargli la fronte e le guance accaldate. 

-Oddio, scotti. Devi avere la febbre alta. Per quanto tempo sei rimasto qui fuori sotto la pioggia, razza di stupido? Meglio tornare subito a casa prima che ti venga una polmonite. Salta su, ti porto sulle spalle. 

Propose, voltandosi a far leva sui talloni per mantenersi in equilibrio, invitando la ragazza dagli abiti da uomo a prendere posizione. 

-Sei impazzita o cosa? Posso camminare da solo. 

-Ma se non ti reggi in piedi! Piantala di fare storie e sbrigati. Non c'è niente di male e poi non sarebbe nemmeno la prima volta. 

Ranma incrocio` le braccia sul seno prosperoso, scettico. 

-Guarda che peso. 

-Non così tanto, ce la faccio benissimo. 

-È imbarazzante. 

-Di cosa ti preoccupi? Ora siamo entrambe ragazze. E poi, vedi? La maledizione ha anche i suoi vantaggi, a volte. 

-Che fai, mi prendi in giro adesso? 

Una risata cristallina echeggiò nell'aria e la ragazza dai capelli rossi pensò di non aver mai sentito niente di più bello in vita sua. Arrendevole si lasciò quindi trasportare fino a casa, cullato dal dolce e inebriante profumo dei suoi capelli. 

-Sai, Ranma - la sentì dire, a un tratto - uomo o donna non fa alcuna differenza. Per me sei sempre tu. 

Sorrise, accoccolandosi di più contro la sua schiena. 

"Tu sei già tutto ciò che desidero" 

Diceva sul serio? Lo pensava veramente? 

   
 
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