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Autore: Lodd Fantasy Factory    10/04/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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10 Aprile 2021,

 

 

Avete mai guardato all’interno di un occhio incandescente, con tizzoni arroventati che vi cadono attorno e le urla di anime disperate che abbandonano le fiamme per raggiungere la vostra anima?

È una sensazione angosciante.

Puoi letteralmente sentirti toccato dalla loro sofferenza. Puoi sentire il lamento delle lacrime che crepitano all’unisono in un ardente pianto innocente. Il male non può esistere senza indifferenza. Il male non può regnare senza innocenza. Il male non può perdurare senza ignoranza. Nel nome del giusto si sono compiute tante azioni ignobili; nel corso della storia abbiamo fin troppi esempi.

Il mio, d’altro canto, non può di certo rientrare in un atto malvagio.

Il bene ha due vie per trionfare: una logorante guerra dalla quale usciranno più sconfitti che vincitori, distribuendo nuova malvagità ove il bene ha fallito troppo a lungo; oppure una sola e imparziale punizione terrena, come il Diluvio Universale, per ripulire il mondo dalla feccia maligna in una volta sola. Ciò che è morto si spera lo rimanga per sempre.

Le fiamme bruciano tutto, senza fare distinzioni. Arrivano con la medesima incandescente ferocia, senza chiedere il permesso. Tutto prendono, e cenere restituiscono ai venti, quasi fosse un messaggio: “porta alle genti notizia del male abbattuto”. Nuova speranza per coloro che sono rimasti, un monito per chiunque sia dall’altra parte del giusto. Le fiamme possono risolvere tutto.

Avete mai guardato all’interno dell’occhio incandescente di un incendio? Avete mai visto esseri blasfemi e indegni strisciarne fuori, feroci, ululando ad uno spicchio di luna quasi fosse la loro progenitrice? Avete mai arso viso un incubo? Avete mai domandato perdono, in ginocchio, per una vita spezzata troppo presto?

No, immagino di no.

Alcuni la definirebbero follia; altri, arricciando il naso, direbbero schizofrenia. Io la chiamo giustizia. So bene che non sarete d’accordo con me, amici miei. Conosco il giudizio che già pesa sulla mia testa. Per questo sono scappato, per questo mi sono nascosto. Ho preso tutto quello di cui avevo bisogno e, per due giorni interi, sono fuggito via dalle forze dell’ordine, oltre che dalla furia cieca dell’Uomo Ombra.

Il mio gesto lo ha sorpreso, lo ha ferito, lo ha scottato.

Meritate una spiegazione.

La meritate grazie al grande lavoro che ha svolto Anduin per riportarmi a voi.

Certe storie, per quanto cruente, debbono essere raccontate. Questa, con tutto l’orrore che vi porterà, è la mia.

 

Abbandonato il PC, mi sono deciso a fare qualcosa che troppo a lungo avevo rimandato. Se l’avessi fatta quando l’aveva suggerita Anduin, a quest’ora saremmo entrambi vivi. Ma in quei giorni la ritenni pura follia, proprio come voi la starete reputando adesso. Sì, so bene cosa state pensando, e vi dirò che i vostri timori sono totalmente fondati. È proprio ciò che ho fatto. Qualcuno avrebbe dovuto, prima o poi.

Mi sono sentito il prescelto. Certe volte – e non vuole essere una scusante – dobbiamo semplicemente fare ciò per cui siamo venuti al mondo.

L’altra notte ho preparato una borsa con tutte le cose essenziali; poi, con in mano un piede di porco, sono entrato di nuovo nella casa del vicino sfruttando la finestra aperta. Non ho dato a quelle cose il tempo di assalirmi. Dopo aver notato la vetrina devastata, ho spaccato una bottiglia di vetro contenete due litri di benzina contro la mobilia e, grazie al piede di porco, ho manomesso una delle tubature del gas. Me la sono data a gambe levate non appena ho avvertito quel lamento infantile superare in volume quello delle mie cuffie; vi giuro che ho percepito la vibrazione delle sue zampette come se a muoversi fosse un elefante!

Avrò impiegato al massimo un minuto per entrare, manomettere e uscire. Ve lo racconto, è vero, sapendo che la polizia, i carabinieri o chi di dovere potrebbero trovare questa autodenuncia. È tutto vero, non intendo nasconderlo. Forse, dietro le sbarre, starò più tranquillo.

Ho aspettato dentro casa mia per un’ora intera; poi, ho recuperato la mia borsa, ci ho infilato dentro Avorio – con solo la testa e le zampette anteriori che spuntavano fuori – e sono sceso in strada. Mi sono tenuto ben nascosto dietro un paio di macchine. Ho atteso in silenzio, finché non ho potuto assistere alla sua sagoma delinearsi nei pressi della finestra. Per quanto fossi nascosto, lui poteva ancora vedermi, come se sapesse sempre dove trovarmi.

Allora mi sono alzato, sfidandolo.

Ho scorto quei tentacoli d’ombra agitarsi dietro di lui, quegli occhi ribaltarsi sino a puntare dritti nella mia direzione. Intendeva dirmi che stava arrivando. Intendeva minacciarmi. O forse stava solo cercando di prendere tempo per farmi assalire da qualche sua assurda estensione.

Ma il mio piano era ben preciso, e quella sua reazione giocò a mio favore.

Qualche tempo prima dell’inizio di tutta questa situazione avevo comprato una di quelle fionde a braccio che si trovano un po’ ovunque. Avevo approfittato della mia pausa rifornimento per prendere anche qualche sasso.

Diedi inizio al tiro al bersaglio.

Vidi la prima pietra venir deviata con prepotenza da uno dei tentacoli/lingue, dunque mi concentrai a scagliarne altre, trovando la medesima reazione. Pareva una sorta di cane, quell’Essere, trovava divertente quel gioco di onnipotenza. Così mi decisi a sembrare un po’ meno preciso con la mira. Colpii la ringhiera e, una delle pietre, finì per rimbalzare sul parabrezza di un’auto lì sotto, innescando l’allarme. Me ne resi conto solo dalle luci, perché le cuffie mi privavano di ogni suono, e dalla reazione dello stesso Uomo Ombra.

In quel preciso momento completai il mio piano. Incoccati tre accendini, uno di fila all’altro, e li scagliai verso la creatura.

Sembra una follia, a dirlo, ma è come se avessi visto questa scena a rallentatore, tanto era stata pianificata. I tre accendini si separarono subito dopo il lancio, prendendo direzioni non troppo distanti. Uno venne frantumato da una delle lingue, uno si schiantò contro la ringhiera e il terzo superò i tentacoli d’ombra, sin dentro la sala da pranzo, raggiungendo il soffitto. Scoppiarono tutti e tre nello stesso momento, poi fu la volta dell’intero appartamento.

Una luce così forte da arrivare ad accecarmi, poi la terribile esplosione!

Avevo potuto vedere cose simili solo nei film, ed avevo sempre sottovalutato la potenza devastatrice del gas. Le cuffie mi ripararono solo parzialmente dal terribile boato. Le fiamme si aprirono un varco verso l’esterno, e subito dopo fu casa mia a esplodere. Ciò che non vi avevo detto, è che prima di uscire avevo lasciato aperto il gas e versato una tanica di benzina lungo il pianerottolo delle scale. L’ennesimo terribile boato travolse la parte inferiore dell’edificio, facendo crollare il piano di sopra. M’investi una miriade di detriti.

Ho visto quelle fiamme espandersi, risalire fameliche verso i piani superiori. Il terrazzino dove si trovava l’Uomo Ombra era andato in mille pezzi.

Voltandomi, nel tentativo di rialzarmi, notai la carcassa di quell’Essere, prima esplosa e poi schianttatasi contro l’edificio parallelo, strisciare verso di me ancora avvolta dalla fiamme. Urlava come un fanciullo e al contempo guaiva come una bestia morente.

L’ultima cosa che i suoi occhi rotanti devono aver visto, è il mio piede di porco che calava su quella testa orribile, frantumandola in mille putridi pezzi.

Sono rimasto lì ancora per un po’ mentre le fiamme conquistavano l’intero palazzo. Divenne un unico grande occhio infuocato. Udii le sirene in lontananza, ma non sarebbero mai arrivate in tempo per salvare nessuno.

Potevo sentire le urla degli altri condomini. Posso sentirle ancora adesso. Questo peccato mi tormenterà sino alla fine dei miei giorni. Nessuno di loro ha avuto alcuna possibilità di uscire, perché le scale dei piani inferiori sono le prime che sono state avvolte dalle fiamme. Tra le loro urla, potevo sentire quegli Esseri lamentarsi, ardere come legna marcia, emettendo scoppiettii tossici.

Sono rimasto lì a guardare quell’orrore, di cui ero responsabile in prima persona, finché le prime vetture della polizia e dei vigili del fuoco m’invitarono ad allontanarmi.

Rientri i casa! Qui è pericoloso!” mi ha ammonito un agente.

No. Il peggio è passato” gli ho risposto, innescando una certa perplessità nel suo sguardo.

L’ho fatto per un bene superiore. Per Anduin.

Come per il Diluvio Universale, solo la furia di un elemento può spezzare le catene della malvagità. Questa volta è stato il fuoco, perché purifica e distrugge. Era l’unico modo possibile per punire l’Uomo Ombra.

Ora, a distanza di giorni, posso confermarvi che nessuno dei civili è sopravvissuto. È colpa mia. Sono vittime di una guerra che non può permettersi il lusso di troppe perdite; in quanti spariscono nel nulla? In quanti vengono divorati segretamente dall’oscurità? Anduin è stata solo uno delle prime, ne sono sicuro. Danni collaterali di una crociata che ho intrapreso.

Datemi pure del folle...

Ma questa è la mia scelta.

Così come Philipp Lloyd è stato costretto ad eliminare quei soldati, io sono stato costretto a prendermi le vite di questi innocenti. Pagherò le mie scelte, quando sarà giunto il mio momento. Ma sino ad allora ho deciso di combattere.

L’Uomo Ombra ha conosciuto il dolore. Ora mi cerca con tutto se stesso. Brama la mia vita più che mai. Io sono l’unico che ha saputo fargli conoscere questa sensazione. L’Uomo ombra è ancora la fuori, ferito. Prima di sferrare l’ultimo assalto mi devo organizzare.

Sono costretto a muovermi, costantemente. Ho dovuto abbandonare la mia città, sia a causa delle forze dell’ordine che dell’oscurità; entrambe mi bramano, ma non mi avranno. Non finché questa storia non sarà conclusa.

Ho ancora molto da narrare.

Datemi del pazzo, e forse devo darvene ragione.

Datemi del folle, e forse concorderò con voi.

Ma, per ora, sono ancora Philipp Lloyd.

 

Aggiornerò, se mi sarà possibile.

   
 
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