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Autore: mask89    11/04/2021    24 recensioni
Carlotta è una ragazza di 22 anni, frequenta Beni Culturali ed è prossima alla laurea. Ma un evento successo oltre 400 anni prima le sconvolgerà la vita, trascinandola in qualcosa che mai avrebbe immaginato prima.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

Sono passati quasi due mesi dall’incontro con la contessa Francesca e ancora non ho toccato i suoi libri. Sono lì, sulla scrivania, che mi guardano con occhi dolci, ma mi rifiuto categoricamente di aprirli. Non che non abbia voglia o mi sia passata la volontà di proseguire la tesi; gli ultimi esami che mi mancano stanno completamente assorbendo le mie energie. Dopotutto, Metodologia della Ricerca archeologica, Storia Medievale e Agiografia non si studiano mica da sole, no? Il problema non sono gli esami in sé, ma il professore, specialmente quello della prima materia, Carmelo Silvio Fiorillo, e come si dice nel mio dipartimento: un tria nomina, una garanzia. Avete presente il tipico professore che vi incute il terrore, senza saperne il perché? Ecco, lui è il prototipo! Non parlo dell’aspetto fisico; è un uomo che ha passato i quarant’anni, né bello, né brutto. Il problema è quando apre bocca: sarebbe capace di far sentire ignorante anche Dio in persona e, credetemi, non scherzo assolutamente. Ho visto ragazzi uscire piangendo dal suo studio, solo perché avevano sbagliato di un quarto di secolo la datazione di un manufatto ceramico; o studenti sferzati dalle sue pungenti battute ironiche, solo per aver sbagliato un “misero” congiuntivo, dopo un’ora di colloquio. Ora, capite la mia ansia? Quello non è un esame in cui ti prepari ad affrontare un essere umano abbastanza normale, per quanto possa essere normale un professore universitario; trattasi, invece, di una vera e propria sfida di coraggio contro un mostro terribile. Getto lo sguardo un’ultima volta su quei tre libri; se domani andrà tutto bene, potrò finalmente cominciare a leggere, se va male…spero che la mia relatrice si riveli clemente, considerato che sarà un ulteriore ritardo sulla tabella di marcia verso la laurea.

Tutto sommato è andata molto meglio di quanto sperassi, un bel 25; esame archiviato e compleanno salvo. Eh sì, dare l’ultimo esame della triennale il giorno in cui si festeggia la propria nascita è il massimo; 13 febbraio 2014, l’inizio della fine di questa lunghissima laurea di primo livello. Vorrei riposarmi prima di uscire stasera con Giuseppe, il mio ragazzo, ma sento il senso di colpa allargarsi a dismisura, quando lo sguardo cade su quei libri. Devo darmi da fare e non solo per me; ho fatto una promessa e devo mantenerla a tutti i costi!

Non ho chiuso occhio per tutta la notte e non a causa delle ore piccole. Gli incubi sono ritornati, più forti che mai. Sogno di essere in un letto, di fare l’amore con un uomo di cui non riesco a riconoscere il volto, quando all’improvviso vengo assalita da uno sconosciuto ed accoltellata a morte. Vedo il mio corpo dilaniato e poi gettato sulle scale, esposto al ludibrio di molti e al biasimo di pochi. Ho perso il conto di quante volte ho rivissuto questa scena; ogni volta che cercavo di riaddormentarmi e ci riuscivo, ecco che si presentava puntualmente, facendomi sobbalzare diverse volte nel cuore della notte. Mi guardo allo specchio, ho un aspetto orribile: le occhiaie, amiche fedeli da quando ho memoria, sono più vistose che mai, i capelli completamente in disordine, nonostante i diversi tentativi di rimetterli in riga; ma, la parte più impressionante è il viso: è tangibile ogni minima traccia di stanchezza. L’unica nota positiva è che non devo uscire di casa, ho con me tutto il materiale che mi serve per studiare; per leggerlo tutto ci vorrà minimo una settimana. Meglio che mi dia da fare, prima che qualche altra distrazione mi faccia perdere ulteriore tempo.

Uno spreco di ore, ecco cosa è stato. Tutta la mattina è stata un buco nell’acqua. Il primo libro che mi ha dato la contessa non si è rivelato di grande aiuto, non ha aggiunto nessuna informazione utile a quelle che già avevo. Mi mancano ancora un centinaio di pagine da leggere; ma, posso dire, con quasi assoluta certezza, che non vi troverò nulla di buono. Lo lancio infastidita sul letto. Di solito non tratto così i libri, specialmente quando mi sono stati dati in prestito, però ho i nervi a fior di pelle a causa del tempo perso. Vedo lo schermo del mio telefono illuminarsi e noto una serie di notifiche. Diamine! Cinque chiamate perse da parte di Anna, nel giro di tre ore! Come minimo, appena la richiamo, vorrà farmi la pelle. Non chiama mai se non c’è un motivo valido e, quella sequenza di chiamate, sono un evento più unico che raro. Mi faccio il segno della croce e inizio a prepararmi mentalmente alla sfuriata che seguirà. Ma non è colpa mia se non ho sentito il telefono. Era impostato sul silenzioso ed appoggiato sul soffice piumone del letto; soltanto una persona con l’udito di un pipistrello lo avrebbe sentito, no?! Meglio che mi sbrighi a chiamarla, prima che il senso di colpa si allarghi a dismisura; cosa di cui non ho assolutamente bisogno, considerato che già ne sono la campionessa mondiale.

«È uno sporco maiale traditore!»

«Buongiorno anche a te, Anna!» Provo a sdrammatizzare. Non ho bisogno del soggetto, so perfettamente di chi stiamo parlando.

«L’ho colto sul fatto, mentre mi tradiva con un’altra ragazza! Capisci?!»

«Perfettamente...»

«Alla luce del sole, in pieno giorno, in uno dei bar più rinomati di Giovinazzo! Ma non è stata questa la cosa peggiore!»

E cosa può esserci di peggio?!” Penso, ma mi astengo dal dirlo ad alta voce. Il tono della mia amica non mi piace per nulla, è sull’orlo di una crisi isterica, riesco a percepirlo anche se non sono con lei. Intuito femminile, mi apostroferebbe Giuseppe scherzando.

«Ci sei?»

«Certo che ci sono! Non volevo interromperti!»

«Sai cosa ha detto quando gli ho fatto la scenata?»

“Grave errore, amica mia...” Penso. Però, oramai le uova sono rotte, meglio farsi una frittata, no?

«Che mi ha tradita perché sono frigida! Frigida! Capisci?! Dopo che l’ho assecondato in ogni porcata che mi proponeva, senza alcuna esitazione!»

«Bhe, però hai tenuto duro sul ménage...» Mi mordo la lingua. Perché diavolo la mia bocca non tace mai quando dovrebbe? I misteri della fede, quelli insondabili.

«Ti ci metti anche tu, ora? Non bastava quello stronzo?»

«Scusami, non volevo» provo a rimediare «è stata una battuta infelice.»

«Fa niente, non sono arrabbiata con te.»

«Mi ha mollato per una che ha aperto le gambe a mezza Giovinazzo!»

«E non poteva essere altrimenti!» Lo so, non sono il massimo della consolazione. Ma preferisco dire le cose come stanno, piuttosto che falsità. «Filippo può stare solo con ragazze del genere! Non ti ha mai meritata, eri troppo per lui! Lo so, ora vedi tutto nero, però credimi, è stata un’autentica fortuna.» 

«Dici?» Mi chiede con un tono supplice.

«Ne sono convintissima...Ho un’idea! Domani mattina ci vediamo all’università, così studiamo insieme e chiacchieriamo un po’? Che ne pensi?»

«Penso che tu sia un’amica...»

«Quasi quasi lo chiedo anche a Francesco…»

«E ora penso che tu sia una grandissima stronza!»

La sento ridere dall’altro capo del telefono. Tiro un sospiro di sollievo. Non è più una valle di lacrime, per quel grandissimo idiota e questo, per ora, mi basta.

«Lo so, ma sai benissimo che ho anche dei difetti.»

«Sei la solita cretina! Comunque, Carlotta, grazie mille! Ci vediamo domani. Ciao.» Chiude la chiamata senza darmi il tempo di replicare. Sa benissimo quanto i ringraziamenti mi mettono in imbarazzo. Infatti, sento il mio volto andare a fuoco.

Mi butto di peso sul letto. La mattinata intensa e infruttuosa di studio, associata alla telefonata di Anna, mi ha mentalmente stremato. Il mio movimento ha fatto aprire il libro, che avevo “delicatamente” depositato prima sul letto. Le pagine si muovono da sole pigramente, come se ci fosse una mano invisibile a sfogliarle. Non ci faccio molto caso all’inizio; poi quel movimento comincia a incuriosirmi e ad inquietarmi allo stesso tempo. Non sono mai stata una “cima” in fisica, ma quello sfogliare prima o poi dovrebbe fermarsi, poiché non c’è nessuna forza che compia quel lavoro, ed invece no! Non può essere possibile, in camera mia non ci sono spifferi ed i fantasmi non esistono, vero? Lentamente, lungo i bordi delle pagine, comincia ad apparire una scritta rossa. Mi avvicino per capire che parola sia. Le pagine cominciano a girare velocemente, quasi violentemente; vorrei dire qualcosa, ma sono completamente paralizzata e rapita da quello strano spettacolo. Arrivata all’ultima pagina, quello strano fenomeno si blocca. Una parola spicca su quell’ultima pagina bianca.

“Tradimento.”

Non riesco a reprimere l’urlo che mi si è formato in gola. Passa qualche secondo e vedo mia madre aprire la porta.

«Cosa diavolo succede qui?»

«Ho sbattuto l’alluce sul piede del letto.» Mento. Spero di essere stata abbastanza credibile.

La osservo mentre richiude la porta, non del tutto convinta della cavolata che ho detto. Quando sono sicura che sia andata via, guardo nuovamente il libro. Quella parola è ancora lì, quasi a farsi beffe di me. Cosa diamine mi sta succedendo?

   
 
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