Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ale Villain    11/04/2021    1 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
---
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

---
Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IX: Ancora di più
© AleVillain
 
 






 
In quell’ultimo periodo Ambra aveva pensato fin troppe volte di poter morire. E quello era stato l’ennesimo caso.
Lo guardò negli occhi: il suo incubo peggiore era uguale a come se lo ricordava. Solo con più tatuaggi sulle braccia. E sì, forse anche per quello le faceva ancora più paura.
“Hai detto a qualcuno della mia esistenza?” le domandò lui, con calma, come se in realtà non la stesse quasi strozzando.
Ambra riuscì con gran fatica a deglutire.
“N-No…” sibilò a fatica, mettendo le mani sui suoi polsi.
“Sicura?” domandò lui ancora, piegando la testa da un lato.
Ambra tentò di annuire e, nuovamente a fatica mormorò un .
“Sai… Te lo chiedo perché ho saputo che alcune persone di tua conoscenza sono venute a trovare persone di mia conoscenza. Se capisci cosa intendo”
Ambra non rispose. Stava cominciando a dimenarsi, il respiro cominciava a mancarle seriamente. Ma era mai possibile ricevere degli agguati simili proprio sotto casa propria?
Il tizio lo poteva vedere chiaramente nel volto di Ambra la sofferenza che lei stava provando. Ma per lui era necessario, non poteva rischiare di essere scoperto. Non in quel momento. Era ancora troppo presto.
Non riuscì a fare altre domande, perché qualcosa lo colpì violentemente alla nuca. Per il contraccolpo lasciò andare Ambra, la quale tossì più volte accasciandosi a terra. Nonostante ciò, alzò immediatamente gli occhi: okay, di sicuro si sarebbe aspettata chiunque ma non lui.
Yunho afferrò per la maglietta il ragazzo tatuato.
“Sei tu il famoso Fabian?” gli domandò a denti stretti e sopracciglia corrugate.
“No” rispose lui immediatamente, per nulla intimorito “Che cazzo vuoi?”
Yunho lo risbatté a terra con violenza. Odiava che gli si rivolgesse la parola in quel modo, che fosse uno dei suoi compagni o un completo sconosciuto.
“Quindi non conosci questo qui, giusto?” continuò Yunho.
Si voltarono, Ambra compresa, nella direzione indicata dal braccio di Yunho. Non se ne era accorta, ma con lui c’era anche Hoseok che stava tenendo stretto tra le sue braccia muscolose il collo di un ragazzo giovane dalla barba incolta. Ebbene sì, Yunho non aveva perso tempo: dopo il racconto di Jeim, aveva rispedito sia lui che Hoseok alla ricerca dello sconosciuto; fortunatamente lo avevano ritrovato non dopo molto, visto che si era praticamente perso nei campi adiacenti mentre tentava la fuga.
“Lo sai che questo tizio qua è venuto a trovarci una notte dicendo che non dobbiamo rompere i coglioni alla sua banda?” spiegò “Dicendo anche che non aveva idea di dove fosse un certo Fabian e che magari una ragazza dai capelli rossi era già morta”
Il tizio lo guardò senza battere ciglio. La sua espressione era indecifrabile, eppure per Ambra era così familiare, probabilmente per via dell’abitudine ad averlo visto – le ultime rare volte - solo in quel modo.
“E guarda caso ora trovo uno sconosciuto sotto casa di Ambra”
Rimasero in silenzio ancora qualche istante; tutti e quattro erano in attesa che succedesse qualcosa. Poi, d’improvviso, il tizio sputò in faccia a Yunho.
Ambra sobbalzò a quel gesto. Povero lui, non aveva idea di cosa gli aspettasse.
Yunho rimase fermo qualche secondo, prima di pulirsi lo sputo con il dorso della mano. Poi, subito dopo, caricò un pugno che gli finì dritto in un occhio. Ambra si coprì gli occhi e spostò lo sguardo verso il basso.
Il tizio emise un gemito di dolore e si mise di scatto una mano sull’occhio. Yunho approfittò di quell’attimo per comporre un numero e dire semplicemente Sotto casa di Ambra.
Nel frattempo, però, il tizio tenuto fermo da Hoseok stava cominciando a dimenarsi più del dovuto. Hoseok era forte, ma purtroppo per lui il tizio che stava tenendo fermo aveva le gambe libere. Di fatti, cominciò a scalciare come un forsennato, cercando di colpire Hoseok sulle gambe.
Quando ci riuscì, Hoseok cadde a terra per via di quella sottospecie di sgambetto che era riuscito a tirargli il tipo. Quest’ultimo non fu, però, abbastanza veloce da divincolarsi dalla sua presa: Hoseok lo aveva tirato giù con lui e, mentre quello aveva provato ad alzarsi, il cacciatore lo afferrò per la maglietta, tirandola. Cercò di trattenerlo il più possibile, mentre apriva il palmo di una mano in direzione del cancello di fronte al quale era accasciata Ambra. Lei, vedendo la mano di Hoseok nella sua direzione, fece per alzarsi, per paura stesse per fare qualcosa anche a lei, ma una folata rapida di vento proveniente dalla sua destra la spinse a non muoversi; spostò gli occhi nella stessa traiettoria: ebbene sì, Hoseok aveva appena attirato con il suo potere le chiavi di casa di Ambra.
“Ma… Le mie chiavi… ” mormorò lei, con la voce ancora debole per via di prima. Lasciò perdere subito la cosa. Tanto, ormai, peggio di così non poteva più andare. Almeno senza chiavi aveva una scusa in più per non dover uscire di casa; perché sì, già sapeva che dopo quello che stava succedendo in quel momento avrebbe avuto bisogno di giorni interi da sola per riprendersi. Sempre se ne fosse uscita viva.
Hoseok afferrò le chiavi della ragazza, ne prese una a caso dal mazzo e la ficcò di prepotenza nella coscia del tizio, che cominciò ad urlare.
Ma possibile che con tutti quegli urli nessuno accorreva? E soprattutto, perché abitava in una via sperduta nel nulla?
Ambra, di nuovo, girò la testa da tutt’altra parte, cominciando a tremare. Non voleva assistere, non voleva sentire, non voleva più stare là. Avrebbe voluto svenire, almeno ci sarebbe stato solo vuoto e silenzio.
Yunho, nel frattempo, aveva sollevato lo sconosciuto tatuato per il collo e lo stava tenendo a mezz’aria. Gli mise davanti a lui l’indice e il medio dell’altra mano, per poi muoverle velocemente come se avesse appena lanciato un disco invisibile; non era proprio invisibile, ma pur sempre di qualcosa incolore si trattava: dalle sue dita era appena uscito un dischetto tagliente di acqua gelida che gli era finito dritto sullo stesso occhio che aveva preso in pieno con un pugno.
“Se non ci vedrai più da un occhio saprai chi ringraziare” sussurrò Yunho ad un palmo dal suo viso, gli occhi colmi di rabbia “Nessuno mi sputa in faccia senza conseguenze”
Detto questo, lo lasciò cadere con poca grazia. Il tizio tossì, piazzandosi nuovamente una mano sull’occhio. Sentiva un gran bruciore, ma mai e poi mai si sarebbe lamentato a voce alta, davanti al nemico per giunta.  
Gli diede un’ultima occhiata, con l’unico occhio funzionante, mentre si girava dietro di lui.
“Ricordati cosa ti ho detto” disse ad Ambra, per poi alzarsi e cominciare a correre lontano.
Yunho non degnò più di uno sguardo né lui né Ambra. Si affrettò a raggiungere Hoseok e il tipo che gli aveva fatto visita qualche notte prima, il quale si era appena buttato a terra prono, tenendosi la gamba dolorante.
Yunho stava già preparando la mano da piazzargli di fronte alla bocca.
“Vuoi lo stesso trattamento dell’altra volta oppure ci dici senza aiuti chi è quel tipo tatuato?” gli domandò, mentre Hoseok avvicinava nuovamente la chiave sporca di sangue alla ferita che gli aveva appena inferto.
Lui parve, lì per lì, preoccupato alla vista della mano di Yunho. Non era stato per niente piacevole scoprire che era un cacciatore dell’acqua. La sua gola ne aveva risentito parecchio e ancora non si era ripresa del tutto.
Ma, poco dopo, si distrasse guardando un punto oltre le spalle di Yunho.
Cominciò a ridacchiare.
“Che cazzo c’è ora?” esclamò Yunho, corrugando le sopracciglia.
Lui continuò a ridere soddisfatto.
“Mi sa che non siete gli unici ad aver chiamato rinforzi”
Yunho e Hoseok corrugarono le sopracciglia. Ambra, anche se distante, aveva sentito le sue parole e aveva coperto il viso con entrambe le mani.
Detto fatto, qualcuno era sbucato da uno degli alberi ed era atterrato dietro Yunho. Quest’ultimo si era girato appena in tempo per poter parare quella che sembrava a tutti gli effetti una spina di rosa – ma molto più grossa del normale – dalla mano del tizio che gli stava piombando addosso. Yunho venne graffiato all’avambraccio.
Ambra si attaccò al cancello di casa propria e si aiutò a tirarsi su. Tossì di nuovo.
Si sentiva come ubriaca, non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare, non riusciva più ad inquadrare la situazione. Prima la minaccia, poi Yunho gli dà un pugno, poi Hoseok ruba le sue chiavi, poi spunta un terzo tizio sconosciuto.
Riuscì a tirarsi in piedi, ma dovette comunque tenersi aggrappata al cancello. Si sentiva come in una bolla, isolata dal mondo, i rumori attorno a lei sembravano essere diventati ovattati, ma le parve comunque di sentire nuove voci. Cosa diavolo stava succedendo?
Cominciò a respirare a fatica, mentre si girava con calma verso la scena di quello che a tutti gli effetti sembrava un combattimento tra due bande di cacciatori.
Le parve di vedere una figura vestita di scuro camminare verso di lei, rapidamente. Le sembrava anche familiare, ma vista la sensazione del momento poteva essere uno scherzo della mente.
La stavano chiamando forse?
Ambra, Ambra, Ambra…
“Ambra, cazzo!”
La rossa si riprese improvvisamente. Allora non era stato un miraggio, veramente lo aveva visto camminare nella sua direzione.
“I.V…?” mormorò piano, sempre con voce debole. I.V l’aveva vista da lontano fare movimenti strani e tenersi salda al cancello, quindi era sicuramente successo qualcosa anche a lei.
I.V sbuffò dalle narici, voltandosi velocemente dietro di lui per qualche istante. Ritornò col viso verso di lei, l’afferrò saldamente per un braccio e la trascinò quasi di peso dietro il complesso del suo condominio, in un punto più riparato.
Ambra si accasciò a terra di nuovo.
“Cos’è successo?” le domandò con tono severo, accovacciandosi di fronte a lei e costringendola ad alzare lo sguardo “E perché hai la voce così debole?”
Il tono quasi cattivo con cui le stava chiedendo le cose la fece preoccupare. Sembrava arrabbiato.
“Mi hanno presa per il collo…” cominciò a dire con calma, mettendosi delicatamente una mano sulla sua gola come per imitare la scena “Ma poi è…”
“Chi?” domandò subito I.V, senza neanche darle il tempo di finire la frase.
Ambra si bloccò. Non poteva dirgli chi era e che lo conosceva, rischiava veramente troppo.
Lo guardò. Lui non stava distogliendo gli occhi da lei nemmeno un secondo, era in attesa di una risposta e non si sarebbe schiodato da lì fino a quando non ne avrebbe ottenuta una.
“N-Non lo so, credo… Credo sia amico di quello…” mentì, facendo segno con l’indice dietro di sé e riferendosi al tipo che era stato ferito da Hoseok “Yunho ha detto che vi ha trovato, o una cosa del genere…”
Ambra sapeva che stava sbagliando a mentire. Era la seconda volta che diceva una bugia su quell’argomento, ma non se la sentiva affatto di rischiare. Neanche con I.V, che era l’unico che non le aveva mai veramente fatto del male nonostante con lei ci avesse a che fare più di tutti.
D’un tratto sentirono un grido strozzato, basso, ed un colpo secco sull’asfalto. Ambra non aveva idea di cosa si fosse trattato ed era piuttosto sicura di non volerlo sapere. Fu a quel punto, però, che sentirono anche delle voci provenienti dai balconi del suo palazzo; finalmente qualcuno si era accorto che qualcosa, in quella via, non andava.
E poi di nuovo un colpo secco. Ma stavolta era stato più che chiaro di cosa si trattava: uno sparo. Anche I.V, quella volta, si girò verso il punto in cui aveva sentito lo sparo.
Ambra sobbalzò, stringendo le mani e mordendosi il labbro.
I.V riportò l’attenzione su di lei.
“Tu non sei in grado di usare il tuo potere?” le domandò, anche se la risposta la poteva intuire già da sé.
Ambra alzò di scatto gli occhi su di lui.
“Scherzi?” gli domandò, con un tono di voce un po’ troppo alto per come era messa la sua gola in quel momento “Ho praticamente passato tutta la vita senza usarlo, non so fare niente”
Ecco, appunto, era proprio quello che si aspettava. Sospirò, ragionando sul da farsi.
“Perché non vai ad aiutare gli altri?” gli domandò lei “Io voglio tornarmene a casa”
I.V corrugò le sopracciglia.
“Tu che dici? Per farti tornare a casa integra bisogna trovare un modo, visto che stanno combattendo proprio di fronte a casa tua, se non te ne fossi accorta”
I.V aveva ragione. Anche Ambra, in realtà, sapeva che era rischioso buttarsi nella mischia solo per poter sgattaiolare nel vialetto di casa. Ma non voleva più stare così vicina a dove si stava svolgendo una lotta tra due bande, di cacciatori per giunta.
Ritornò con l’attenzione su I.V che, constatò, era ancora lì con lei e, per il momento, non sembrava intenzionato ad andarsene.
Forse…
“Ehm… I.V?” fece, a voce bassa, un po’ sperando non la sentisse.
Lui non le rispose, ma ricambiò lo sguardo.
“Tu.. Tu puoi…” tentò, per poi sentirsi talmente in soggezione dal suo sguardo serio che sospirò e abbassò lo sguardo “No, niente… Vai dagli altri”
I.V alzò un sopracciglio.
“No” fece subito lui “Dimmi”
Ambra scosse la testa.
“Vai ad aiutare gli altri, hanno più bisogno di me” la voce le si abbassò di molto verso la fine della frase e dovette tossire nuovamente.
“Se la stanno cavando” spiegò lui, senza in realtà neanche aver guardato a che punto fossero “C’è anche Jeim”
Ambra parve più convinta a sentire che c’era anche lui, ma ciononostante non se la sentiva, c’era ancora troppo imbarazzo e, soprattutto, zero confidenza.
“Dimmi cosa c’è”
Ambra scosse piano la testa.
“Vai dagli altr-“
“Smettila di dirmi di andare dagli altri e abbi il coraggio di chiedermelo”
Quella frase la spiazzò. Non pensava che I.V fosse così bravo a capire le persone. O forse era lei che era un libro aperto, chi poteva saperlo. Probabilmente, però, era la seconda opzione. Non era granché brava a nascondere i suoi stati d’animo; magari era per quello che Giovanni non sapeva come prenderla in quei giorni.
“Non lo sai cosa voglio chiederti” tentò lei, senza nemmeno sforzarsi troppo di replicare – non ne aveva la forza e sapeva già che era inutile.
“Sì che lo so” ribatté lui, con sicurezza e continuando a fissarla negli occhi.
Ambra sospirò. Sentirono un altro sparo e stavolta Ambra lasciò andare un gemito di paura strozzato. Cominciò a torturarsi la pellicina dell’indice di una mano.
I.V la poteva capire. Lui stesso, nonostante non lo stesse dando a vedere, si stava preoccupando per gli altri. Non stava vedendo cosa stesse succedendo e nemmeno stava capendo chi diavolo stesse continuando a sparare, ma degli altri si fidava e, soprattutto, c’era Yunho. Gli si potevano attribuire un sacco di difetti, ma era il migliore a combattere, oltre che il più forte.
I.V decise di approfittare di quel momento di maggiore vulnerabilità e prese con forza entrambi i polsi di Ambra e la costrinse a guardarlo. Ormai lei aveva gli occhi lucidi di paura.
“Dillo” insistette ancora.
“N-Non…” farfugliò, la voce ridotta ad un sussurro.
I.V fece rapidamente roteare gli occhi al cielo. Non aveva più intenzione di cavarle le parole di bocca.
“Cazzo, Ambra!” esclamò, avvicinandosi appena “Se vuoi stare rintanata qui, io resto con te; se vuoi tornare a casa, ti proteggo fino al cancello. Ma abbi le palle di chiedermelo! Sono un cacciatore, ma non mi hai fatto niente di male, perciò non ti voglio sulla coscienza”
Ambra era completamente ammutolita. Sì, avrebbe voluto chiedergli un aiuto per poter riuscire a salire a casa senza rischiare di essere colpita o, peggio, uccisa – come aveva già rischiato fin troppe volte, pensò di nuovo – ma di sicuro non si aspettava che I.V fosse disposto a farlo.
“Rimarresti anche qui…?” gli domandò flebilmente, guardando un po’ i suoi occhi e un po’ oltre le sue spalle, per l’imbarazzo.
“Rimarrei qui, sì” tagliò corto lui.
Ambra meditò qualche istante sul da farsi.
“Tu però hai detto che non dovevo aspettarmi favori in cambio per il sopracciglio”
I.V sospirò.
“Non ti sto facendo nessun favore” disse lui, lasciandole andare i polsi. Ambra si accorse che il tono era serio come al solito, ma meno insistente di prima.
“Perché mi proteggeresti, allora?” continuò Ambra, ormai quasi curiosa di avere una risposta.
“L’ho detto: non ti voglio sulla coscienza” ripeté lui “Fatti bastare questa risposta”
Ambra aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma venne interrotta dalle sirene della polizia che stavano accorrendo dove si trovavano loro. Il suono delle sirene sembra aver bloccato il tempo: da dietro il palazzo, Ambra non stava sentendo più alcun rumore. Qualche fruscio, passi rapidi e sussurri.
Ambra si alzò in piedi lentamente, seguita a ruota da I.V, e si poggiò al muro. Sbirciò piano da dietro di esso e osservò in silenzio religioso la scena: la polizia era finalmente giunta sul posto, ma, come per magia, erano tutti scomparsi. Tutti tranne Yunho, che lo vide parlare con espressione sconvolta – stava chiaramente recitando – con un poliziotto.
Anche alcune persone del suo condominio erano scese dal palazzo per andare a raccontare quello a cui avevano assistito. Purtroppo per la polizia, nessuno sarebbe stato in grado di descrivere chi fossero i tizi che avevano appena combattuto in quella via tranquilla della periferia di Milano.
Nessuno tranne lei. Poteva essere la volta buona per denunciarli, poteva forse tornare a respirare e a mandare tutto all’aria.
Smise di sbirciare e ritornò spalle al muro.
Alzò lo sguardo ed incontrò quello di I.V.
“Non dire niente, Ambra”
Se lo aspettava che le avrebbe detto qualcosa del genere; come se gli avesse appena letto nel pensiero. La ragazza si strinse nelle spalle. Per una volta era lei ad avere in pugno la situazione, poteva essere un’occasione per liberarli di loro.
“Mi avete rapita, minacciata con pistole…” cominciò ad elencare, abbassando appena lo sguardo.
“Lo so” disse subito lui, alzando le mani davanti a sé e parlando piano “Ma ti sto chiedendo di non dire nulla”
Ambra rimase seria, ma rialzò lo sguardo su di lui. Sembrava in ansia; era la prima volta che lo vedeva così.
“Dammi un motivo per cui non dovrei farlo” fece ancora lei. La soddisfazione di vederla cedere non gliel’avrebbe data.
Non subito, almeno, pensò un istante dopo. Lo sguardo di I.V sembrava ipnotizzante.
I.V si avvicinò di qualche passo.
“Fallo per me”
Ambra corrugò le sopracciglia. Non sapeva come rispondere a quella frase. Lui, per il momento, non rappresentava nulla nella sua vita, se non qualcuno che…
Che l’aveva aiutata. Non poteva negarlo. L’aveva salvata da Yunho, l’aveva salvata prima, non le aveva mai puntato una pistola addosso, non era stato lui a farla svenire.
I.V con lei si era sempre comportato benissimo, in confronto agli altri.
“Ma…”
“I.V!”
La voce di Yunho proveniva da poco distante dal muro. Questo voleva dire che il cacciatore si era messo a cercarlo.
I.V lanciò un’ultima occhiata ad Ambra, prima di oltrepassare il muro e tornare davanti al cancello di Ambra. C’era ancora la polizia, ma la situazione sembrava più calma.
Dei passi dietro di lui gli fecero intuire che Ambra ne stesse approfittando per uscire anche lei da quello che era stato, per un po’, il suo nascondiglio.
Yunho, accortosi del cacciatore, si avvicinò a passo di carica verso di lui.
Ma si può sapere dove cazzo eri finito?” sibilò tra i denti, in coreano, piazzandosi a spalle larghe ad un palmo dal suo viso.
I.V alzò un sopracciglio. Per i convenevoli ci avrebbe pensato dopo. In quel momento era solo interessato a sapere cosa diavolo fosse successo prima del loro arrivo e con chi era il tizio sconosciuto con cui stavano combattendo.
Mentre preparava l’elenco di domande da fare a Yunho, I.V vide di sfuggita un tizio avvicinarsi dal cancello del palazzo di Ambra. Era stranamente tranquillo, a differenza di tutti gli altri coinquilini che erano ancora agitati e non facevano che confabulare tra di loro e con i poliziotti, il che lo fece insospettire. Si girò meglio verso di lui e, man mano che si avvicinava, il viso gli sembrava comunicare che lo aveva già visto da qualche parte.
Era ancora intento a studiare il volto del moro che stava camminando, stranamente, proprio nella sua direzione, quando vide con la coda dell’occhio Ambra spostarsi precisamente dietro di lui. E fu lì che si piazzò.
Yunho, intanto, stava osservando la scena a sopracciglia corrugate. Non sapeva cosa caspita stava succedendo, ma il problema era che, quella volta, non lo sapeva manco I.V.
“Lo conosci?” domandò ad Ambra quest’ultimo, prima di ritornare con lo sguardo su di lui.
Lei non rispose. La sentì semplicemente respirare veloce, in ansia.
Fu quando gli si parò precisamente di fronte che I.V ricordò chi fosse e dove lo avesse visto.
“Ambra spostati da lì e sali in casa”
Giovanni. Il fratello della rossa, lo aveva riconosciuto dalla foto che aveva trovato nel salotto di casa sua.
Ecco perché era più tranquillo degli altri condomini. Probabilmente sapeva di Ambra, oppure era anche lui un elemento, questo era ancora da scoprire.
Ghignò mentalmente: se solo avesse saputo che la persona che aveva davanti era entrata in casa sua più volte…
Giovanni sospirò e spostò lo sguardo su I.V. Sembrava nervoso e spazientito.
“Ti togli di mezzo?”
I.V alzò un sopracciglio. Simpatico.
“Se vuole venire con te si sposta lei”
Di sicuro l’ultima cosa che voleva era mettersi in mezzo in una discussione tra due fratelli, ma quella frase gli era uscita in automatico; in più, si sentiva già addosso lo sguardo di Yunho, il che voleva dire che era in arrivo un’altra bella ramanzina.
La cosa che, però, lo fece caricare di uno strano moto d’orgoglio fu che sentì, improvvisamente, il respiro di Ambra farsi più calmo. Forse il fatto che lui fosse ancora con lei la stava, in qualche modo, rassicurando?
Non doveva sorprendergli nemmeno troppo, visto che giusto qualche minuto prima le aveva detto che l’avrebbe protetta. Ma gliel’aveva detta la verità: non la voleva sulla coscienza, visto che aveva appurato fosse una ragazza tranquilla e gentile.
Allora perché adesso stava continuando, in qualche modo, a difenderla? A differenza di prima non gliel’aveva chiesto, stava facendo tutto da solo.
Giovanni, nel mentre, sorrise e abbassò lo sguardo, come per darsi una calmata. Si poteva intuire chiaramente quanto si stesse incazzando sempre di più a mano a mano che i minuti passavano.
Lo vide muovere un passo verso sinistra, probabilmente per superarlo e raggiungere Ambra. Quest’ultima, d’istinto, si spostò verso destra.
“Ambra spostati immediatamente da lì”
L’intimidazione di Giovanni la fece sospirare sonoramente. Era in bilico tra il voler andarsene e rimanere piantata lì per il resto della sua vita.
Giovanni, sempre più spazientito, prese I.V per un braccio e fece per spostarlo dalla sua visuale. Quest’ultimo, in automatico, gli prese il braccio con l’altra mano e glielo spostò via con forza.
Si rimise perfettamente davanti ad Ambra.
I.V che cazzo fai? Ce ne andiamo o no?” domandò Yunho, esasperato; subito dopo si guardò in giro. Fortunatamente nessuno stava assistendo alla scena, era imbarazzante a livelli inauditi – almeno per lui.
“Non ti intromettere” disse subito dopo Giovanni “Non sono fatti tuoi”
“Non ti permettere di toccarmi”
Giovanni alzò entrambe le sopracciglia.
“Capisco…” mormorò poi “Sei un cacciatore, giusto?”
I.V non rispose.
“E magari è anche per causa tua che Ambra non mi parla da settimane”
Di risposta, l’altro alzò il sopracciglio e girò di poco la testa dietro di sé. Vide con la coda dell’occhio Ambra, spostarsi da dietro di lui e mostrarsi, finalmente, al fratello.
“No” rispose lei, con voce tremolante “Semmai è l’unico con cui non ho problemi”
Giovanni inspirò ed espirò profondamente.
“Ora che sei uscita, puoi per cortesia salire in casa?” gli domandò nuovamente, con un tono calmo che nascondeva in realtà quanta voglia avesse di urlarle addosso la sua rabbia “Dobbiamo fare un discorsetto”
Ambra non degnò più nessuno delle sue attenzioni e si allontanò dai due, sotto il loro sguardo curioso, camminando rassegnata.
Arrivata davanti al cancello si ricordò, improvvisamente di un ulteriore problema.
Si girò verso Giovanni.
“Non ho più le chiavi” disse tutto d’un fiato. Tanto ormai, arrabbiatura per arrabbiatura.
Giovanni si passò una mano sul viso.
Qualcosa che fosse andato per il verso giusto ultimamente c’era?
















Angolo Autrice
Eccomi qui, come stabilito!
Che dire, questo è uno dei miei capitoli preferiti in assoluto, insieme ad altri che verrano più avanti.
Spero sia stato di vostro gradimento, visto che è più movimentato e più ricco di emozioni.
Ci rivediamo la prossima settimana!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ale Villain