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Autore: X_98    11/04/2021    1 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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In una bella giornata soleggiata i bambini stavano comodamente seduti di fronte al Maestro che spiegava accuratamente la particolare proprietà di ogni pianta che prendeva in mano.

Aranel mal sopportò quella lezione, sbadigliando ogni cinque minuti, ma si rianimò appena cominciarono le prove di tiro con l’arco.

Quando il Maestro li richiamò, decise di non tornare in classe, le lezioni di sindarin erano molto interessanti, ma se il Maestro la zittiva in continuazione come poteva capire se stava sbagliando o no?

Quindi decise che le lezioni di tiro con l’arco sarebbero state molto più utili, soprattutto perché adesso era il turno dei grandi.

Poco prima di entrare in classe, intercettarono la fila di studenti che si stava dirigendo in giardino ed Aranel fu veloce a mettersi dietro all’ultimo.

Il suo Maestro era già entrato in classe e questa leggerezza aveva giocato a suo favore.

Una volta fuori si nascose in un cespuglio per assistere alla lezione.

I ragazzi grandi svolgevano lezioni molto più interessanti. I loro obbiettivi si muovevano, o dovevano colpirli correndo, saltando, insomma, nessuno stava mai fermo!

Aranel rimase a lungo nascosta ad osservare ed appena l’occasione si presentò, si fece avanti ed una volta afferrati arco e frecce rilasciò la corda.

Un enorme sorriso le si aprì in volto appena colpì il bersaglio che si muoveva. Non aveva fatto centro, anzi la freccia era conficcata al di fuori dall’anello più esterno, ma era comunque un ottimo risultato, secondo la sua opinione!

“E tu chi saresti?” Chiese il ragazzo di cui aveva preso il posto.

“Perché vuoi sapere il mio nome se non mi dici il tuo?!” Domandò Aranel di rimando avendo percepito l’ostilità nella voce del ragazzo.

“Non è questo il tuo posto. Torna in classe prima di costringermi a chiamare il Maestro!” La minacciò lui.

“Vai, intanto io mi alleno!” Aranel non aveva paura dei maestri.

“Non mi hai sentito? Non puoi stare qui!” Insistette lui.

“E chi lo dice?” Chiese Aranel che aveva deciso che quel ragazzo gli stava decisamente antipatico.

“Io!” Rispose lui incrociando le braccia al petto e rifilandole un sorriso soddisfatto.

“Va bene, allora non ti ascolto!” Disse Aranel incoccando un’altra freccia.

“Sei una piccola impertinente!” Sibilò il ragazzo strappandole l’arco dalle mani. 

Non fu difficile, grazie alla differenza di statura, ed Aranel riuscì a riprendere solo l’arco, per far capire che non l’avrebbe accontentato.

“Neanche tu sei molto simpatico!” L’accusò Aranel per dimenarsi quando lui l’afferrò per un braccio.

“Vieni e prega i Valar che i Professori siano indulgenti con la tua punizione!”

Aranel colpì il ragazzo sullo stomaco con la punta dell’arco facendolo piegare per il dolore. Si allontanò con un balzo e prese una spada di legno.

“Ne vuoi ancora?” Chiese con aria di sfida.

“Sottrarsi ai propri doveri non è mai una scelta intelligente!” Disse il ragazzo con soddisfazione, come se aspettasse una provocazione del genere.

La guardò in cagnesco e lei fece roteare l’arma per fargli vedere che non scherzava, anche se le sfuggì quasi dalla presa. 

Ci riuscì perché gli occhi di lui si sgranarono per la paura ed abbassò lo sguardo.

Solo dopo un momento si rese conto che non erano rivolti a lei, gli occhi terrorizzati.

Si voltò e vide suo padre, con molte guardie al seguito.

Era molto arrabbiato!

Fortunatamente il Re la prese da parte lasciando che gli studenti riprendessero la pratica degli esercizi.

“È vero ciò che mi è stato detto? Sei scappata dalla classe?” Aranel inclinò la testa di lato perplessa, la paura sostituita dalla sorpresa...come era riuscito a saperlo in così poco tempo?!

Per quanto fosse arrabbiato, Thranduil era curioso di vedere se la figlia gli avrebbe detto la verità o mentito. Fino ad allora non gli aveva mai disubbidito, era sempre stata rimproverata per futili motivi e forse lui aveva anche esagerato nel riprenderla.

“Sono in una classe, solo non la mia!” Rispose Aranel tranquilla dondolando il busto avanti e indietro.

“Aranel!” La bambina tremò sentendo il tono severo del padre “Sei una Principessa. Devi comportarti come tale! Questo vuol dire seguire le regole e assolvere i tuoi doveri!” Disse il sovrano autoritario.

“Torna in classe!” Ordinò, per aggiungere appena la vide saltellare allegra “Stasera deciderò la tua punizione!”.

Aranel cominciò a trascinare i piedi, seguendo la guardia che la scortava di malavoglia, cercando di ignorare le frasi di scherno ed i commenti poco piacevoli dei ragazzi che sussurravano fra loro.

 

*

 

Aranel girò su sé stessa facendo espandere la gonna del vestito. Non era potuta uscire a giocare per una settimana, fortuna che Lucilla le aveva fatto compagnia mentre era confinata a palazzo. Ed ora, finalmente avrebbe rivisto i suoi amici, partecipando alla sua prima festa!

Thranduil sorrise nel vederla. Gli ricordava molto lui da giovane, non solo perché le somigliava, ma anche perché ricordava bene il medesimo entusiasmo provato prima di grandi feste e banchetti, quando era un giovane inesperto, ingenuo e spensierato.

Da Re aveva presenziato alle cerimonie solo per dovere e la presenza di sua moglie rendeva tutto molto piacevole. Dopo la sua prematura scomparsa aveva evitato il più possibile qualsiasi banchetto, dove per i suoi gusti le persone erano troppo spensierate e felici, o forse perché erano un promemoria di ciò che aveva perso.

Ora invece, percepiva chiaramente l’eccitazione di Hanna e Sara e dei bambini ed incredibilmente si sentiva contagiato da essa!

“Cappaaaa! Cappaaaa!” Elanor stava incoraggiando una piccola cavalletta ad allontanarsi dal fratello che tentava inutilmente di afferrarla. 

Le ragazze li presero in braccio non preoccupandosi affatto di rovinare i vestiti.

Poco dopo le pesanti porte che li dividevano dal resto del popolo si aprirono, rivelando uno spettacolo magnifico agli occhi delle ragazze.

Sembrava di vivere un sogno! Era tutto mozzafiato: ovunque posassero gli occhi c’erano dei fiori, gli elfi erano perfetti in vestiti elaboratamente cuciti, si prospettava un festa perfetta!

Il silenzio calò appena il Re fece la sua entrata anche se questa volta l’attenzione era rivolta alle misteriose ospiti di cui si vociferava da mesi, e dai mezzelfi che nelle fattezze toglievano ogni dubbio sull’essere oppure no, imparentati con il sovrano.

La giovane umana il cui nome era Hanna, appariva forte e sicura. 

Il suo viso esprimeva tutta la solarità, la purezza, e la bellezza di quella candinda fanciulla che era. I capelli castani leggermente mossi erano raccolti secondo la loro tradizione, ma la cosa che più colpiva, bloccava il respiro e catturava, erano i suoi occhi. Color smeraldo, come pochi elfi del regno.

Era lei la madre dei bambini e si diceva che avesse una determinazione senza eguali, anche se la domanda di come fosse riuscita a sciogliere il cuore gelido del sovrano, persisteva. 

Oltre a quelle riguardo a come fosse avvenuto l’incontro fra i due!

L’altra ragazza era molto simile a lei fisicamente, solo leggermente più esile. I capelli neri le incorniciavano il viso dove due occhi azzurri come il mare più puro saettavano scrutando ogni minimo particolare li attirasse.

Quelle iridi piene di riflessi trasmettevano solo gioia e curiosità, alleggerendo l’umore a chiunque incrociasse il suo sguardo.

Ma il cambiamento che tutti desideravano e a cui non speravano di poter mai assistere riguardava il loro signore.

Il sorriso era tornato ad illuminargli il viso sciogliendo la maschera di ghiaccio che per troppo tempo aveva indossato. Mentre avanzava tra la folla i saluti erano pieni di calore, testimoniando come una semplice umana, potesse aver alleggerito il suo animo tormentato.

Hanna rispose rigidamente ai numerosi inchini che gli elfi le rivolsero, tentando di mascherare il nervosismo con un un sorriso rilassato e sicuro.

Galador si agitava fra le sue braccia, percependo forse, l’ansia della madre.

Si mise a giocare con la grossa spilla che adornava il petto di Hanna e lei si sentì sollevata nel vedere che l’attenzione del figlio fosse passata dalla folla a lei.

Elanor era più timida e nascose il viso nel petto di Sara.

Lucilla si sentiva a disagio con tanti occhi addosso. Cercò di distrarsi seguendo Aranel, che precedeva suo padre guardandosi attorno, rapita da tutte quelle novità.

Il percorso era chiaro, delineato dalla folla ed Aranel non sembrò farci caso, abituata fin da piccolissima a ricevere sguardi curiosi e occhiate insistenti.

Aranel non poteva saperlo, ma se per i ribelli aveva rappresentato la speranza, per gli elfi non era da meno. La nascita di un bambino fra due razze incompatibili era un segno importante per le creature immortali.

Raggiunsero una specie di palchetto d’onore dove il Re le fece cenno di accomodarsi al suo fianco. La ragazza notò quando si sedette che gli elfi non sembravano scandalizzati, forse troppo curiosi per farci caso.

Sara venne fatta accomodare poco lontano, con gli altri nobili e non sembrò allarmarsi di quell’improvvisa distanza messa tra lei ed Hanna.

Calien, spuntata da chissà dove, raggiunse Hanna alle spalle, reggendo delicatamente fra le braccia Elanor che conoscendola, se ne stava tranquilla.

Con un cenno del Re la musica riprese a suonare.

Aranel era rapita dalla quantità di cibo presente su di un piccolo tavolo davanti al seggio reale ed Hanna dovette richiamarla quando la vide in procinto di infilarsi qualcosa in tasca.

La Principessa, presi alcuni biscotti, si diresse verso il padre che la fece sedere sulle sue ginocchia. Lucilla si sedette in grembo alla madre.

In quel momento la musica cambiò ed iniziarono i balli. Gli elfi erano incredibili mentre mettevano la loro forza ed agilità nei movimenti di danza, muovendosi perfettamente a ritmo con la musica.

Hanna si irrigidì appena vide Legolas inchinarsi di fronte al padre prima di prendere posto accanto a lui, dalla parte opposta rispetto a lei.

Certo, era il Principe, era suo dovere presenziare ad un evento del genere.

La ragazza notò una punta di gelosia in Legolas quando lui voltò appena lo sguardo, osservando meravigliato Aranel comodamente seduta in grembo al Re e lasciò che un sorrisino soddisfatto le si dipingesse in volto.

Passarono pochi minuti prima che Hanna decidesse che quel posto era decisamente troppo lontano dai festeggiamenti.

Si voltò verso Thranduil sentendosi più come una figlia che chiede il permesso al genitore “Posso andare laggiù? Desidero godermi a pieno i festeggiamenti!” Chiese cercando di non apparire troppo implorante, sapendo che al compagno non piacevano le suppliche.

Thranduil sembrava aspettarselo, perché rispose con un cenno di assenso prima di guardare Galion che le fu subito accanto.

Bastò uno sguardo, per far alzare Sara, ma essendo in posti differenti, si unì alla folla in un punto diverso dal suo, per fortuna Luthien era con lei anche se dubitava che in quel clima gioioso si aggirasse qualcuno con brutte intenzioni.

 

*

 

La guardia camminava contro voglia lungo il suo punto di osservazione.

Poteva consolarsi al pensiero che neanche la propria sposa, a causa della gravidanza, potesse partecipare alla sontuosa festa organizzata in onore alle ospiti del Re.

Una volta terminato il suo turno si diresse verso l’armeria per posare l’armatura e dirigersi verso casa.

Il rumore del meccanismo che scaricava i barili nel fiume lo fece voltare e dopo un’occhiata veloce si girò per riprendere a camminare.

Non prestando particolare attenzione, non si rese conto che il meccanismo della botola era stato bloccato prima che potesse richiudersi.

Delle figure minute e tozze passarono attraverso l’apertura non senza qualche difficoltà, ma restando il più possibile in silenzio per non attirare attenzioni indesiderate. Cosa resa difficile dal loro numero.

Una volta dentro, gli intrusi si mossero veloci ed irrequieti, alla ricerca di un buon nascondiglio.

I mantelli nascondevano le loro fattezze e gli permettevano di mimetizzarsi nelle ombre delle caverne.

“Shazara!”(Silenzio!) sussurrò uno quando un mormorio agitato si sparse fra i compagni dopo aver evitato due guardie per un soffio.

Se fossero stati fortunati, le guardie al confine sarebbero state scambiate come vittime degli orchi, avendo usato le armi di quelle abominevoli creature per ucciderle.

“Nê ikrid alfer!” (Mai fidarsi di un Elfo!) aveva detto il loro capo quando ai più giovani era venuto in mente di risparmiare le guardie sopravvissute.

Era da mesi che lavoravano al piano, progettando ogni minimo passo con meticolosa cura ed attenta precisione.

Non avrebbero lasciato che dei novellini mandassero in fumo la missione con della semplice, dannosa ed inutile pietà.

L’intruso si abbassò, tornando dietro ai barili dove gli altri si erano rifugiati.

Poggiò in terra la spada assieme alle altre armi sottratte ad un gruppo di orchi massacrati da loro giorni prima.

“Lomil ghelekh kevha!”(Buona notte elfi!) sussurrò con malvagia soddisfazione, sapendo bene che il sangue versato quella notte li avrebbe fatti passare alla storia. 

Canzoni su di lui ed i suoi compagni, sarebbero state cantante per decenni, narrando l’eroica impresa ed il sacrificio necessario per renderla possibile.

 

*

 

Hanna si muoveva veloce fra la folla. Finalmente gli elfi sembravano aver smesso di notarla, oppure non volevano farla sentire a disagio con inchini e domande scomode, lasciando che passasse loro accanto senza fermarla.

Camminando alzò lo sguardo ed i suoi occhi si incrociarono con quelli del Re che nonostante la distanza, erano ancora fissi su di lei.

Sedeva regale e nonostante la bambina in braccio, la sua postura, il suo sguardo, tutto di lui emanava una forza incredibile e trovandosi in alto sembrava essere distante da tutto e da tutti.

Il guardare per aria non le giovò e si maledisse quando urtò qualcuno.

Un elfo con lunghi capelli castani ed un sorriso che mal celava il suo interesse le rivolse un profondo inchino “Non è un mistero di come siate riuscita a conquistare il nostro Re!” La sua voce era elegante e leggera.

“La vostra bellezza rende questa notte luminosa come se fosse tornato il sole!” Hanna sorrise, non per il complimento, ma per la sfacciataggine dell’elfo. Sé Thranduil fosse stato presente, dubitava che le avrebbe mai rivolto la parola.

“Perdonatemi, sono un villano, il mio nome è Aduial, sto studiando per diventare guaritore. E chi è questo piccino?” Chiese rivolgendo al bambino un dolce sorriso.

Hanna si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Sicuramente già conosceva la risposta, come tutti gli elfi del regno, aveva solo un modo goffo nel trovare un buon argomento di discussione.

“Lui è Galador! Il figlio del Re!” Rispose restando guardinga.

“Signore degli alberi. Mi sembra un nome appropriato!” L’elfo si mostrò abile nel nascondere la propria sorpresa.

“Osate contestare una decisione del sovrano?” Lo stuzzicò lei.

“Non mi permetterei mai, stavo esprimendo la mia opinione! Vi ho visto al campo d’addestramento, siete molto abile con la spada!” Lui riuscì a salvarsi avendo l’accortezza di cambiare discorso.

“Vi ringrazio!” Ricevere un complimento del genere da un’elfo era motivo d’orgoglio.

Gli elfi erano combattenti eccezionali e raramente si congratulavano con i soldati, forse per ottenere il massimo?!

“E chi è l’altra umana? L’ho vista e ne ho sentito parlare, ma converrete con me che conoscerla potrebbe essere molto più fruttuoso!” Chiese cercando Sara con lo sguardo.

“Perdonate la mia curiosità, ma la vostra è semplice cortesia?” Hanna non riuscì a trattenersi.

“Non fraintendetemi mia signora! Ma essendo ospite del Re è mio dovere essere accogliente e spero di trovare in lei un’amica come voi!” Va bene che era giovane, ma Hanna aveva perfettamente compreso le reali intenzioni dell’elfo e sperava solo che l’amica non sarebbe scappata a gambe levate.

“Sempre che lo vogliate!” Gli occhi di lui pieni di speranza fecero breccia.

“Certo!” Ed Hanna non resistette “Siete certo di voler corteggiare la compagna del Re?” Su tutti i fronti.

L’elfo sbiancò “C-come? A-avevo inteso.....no, io non volevo affatto corteggiarla! È mio dovere e-essere ospitale!” Aduial perse quel poco colore che aveva in viso oltre al leggendario controllo elfico.

Hanna rise “Stavo scherzando! Non sei in errore, sono io la compagna del Re e credo che Sara potrebbe trovare interessante la vostra compagnia, ha studiato medicina fra i nostri simili!” Disse cercando di ricomporsi.

Gli occhi di Audial brillarono di intensa curiosità “Sentire che la sua conoscenza è vasta mi spinge a parlarle il prima possibile! Le persone colte sono sempre le più interessanti!” Riconobbe l’elfo.

“Mi segua Audial, Sara sarà entusiasta di conversare sulla passione della sua vita. Sono certa che se fossimo rimaste con gli umani, lei sarebbe diventata una dottoressa!” Disse Hanna dando voce alla verità.

 

*

 

Lasciando che Calien e Luthien mettessero a letto i bambini, le ragazze erano potute restare fino a tarda sera nel clima calmo, sereno e gioioso della festa.

Avevano conosciuto Audial, avendoci passato assieme la maggior parte della sera, con cui si prospettava una bella amicizia.

Hanna si era addormentata felice come non mai fra le braccia del suo amato sentendosi al sicuro in quella che ormai era diventata casa sua.

Nonostante i dubbi instillati da Tauriel la facessero pensare, continuava a sperare che nessuno la svegliasse da quello splendido sogno che stava vivendo e nel quale si era ambientata......

Il tintinnare del metallo sul marmo destò Hanna all’istante.

Quel rumore improvviso seguito da un silenzio di tomba l’allarmò a sufficienza da tirarla fuori dal letto, accurandosi di prendere il pugnale che Thranduil nascondeva sulla testata del letto.

Esitò solo un momento prima di risalire sul materasso e scuotere il Re per una spalla “Thranduil....ehi!” Rimase perplessa, non ricordando che avesse mai avuto un sonno così pesante “Terra chiama Thranduil!” Hanna gli accarezzò insistentemente una guancia, ma l’elfo non si mosse.

Smise di insistere, alzandosi in fretta. Se c’era un pericolo doveva pensare ai suoi figli. Per il Re c’erano sempre le guardie.

Questa idea venne distrutta quando, una volta fuori dalla stanza, vide che degli intrusi erano penetrati negli appartamenti reali.

E le guardie? I suoi sensi non l’avevano ingannata c’era un serio pericolo!

Ebbe un tremore quando notò che gli estranei erano molti di più di quanti si aspettasse!

Erano molto bassi, ma robusti. E sotto i cappucci poteva vedere delle folte barbe e nasi enormi.

Per tutti i Valar!.......Ora imprecava come gli elfi! 

E quelli erano le peggiori creature che chiunque, nella Terra di Mezzo, avrebbe volentieri fatto a meno di provocare: nani!

Passarono il momento di stallo a fissarsi, sorpresi di vedere esseri di razze diverse che non avrebbero dovuto trovarsi nel regno degli elfi.

Anche se le spade dei nani erano più piccole di quelle degli elfi Hanna decise saggiamente di schivare invece che parare con la sua ridicola lama.

La sua piccola ed esile statura le permise di gettarsi di lato e sorprendere il nano, sfruttando la velocità aumentata dallo slancio. Lo pugnalò al fianco ed appena cadde a terra si ritrovò gli altri addosso.

Evitò un’ascia e si ritrovò bloccata da uno di loro che l’afferrò per le spalle.

Diede un calcio a quello che le si trovava davanti, riuscendo a cadere di schiena assieme al maledetto nano che non mollava la presa.

Una volta a terra sollevò le gambe in aria, usando il suo peso per far fare al corpo una capriola, costringendo l’intruso a mollare la presa.

Si rialzò subito per sbattere con la schiena contro la parete ed una lama le venne puntata al collo.

Non erano niente male i nani! 

La voce di uno di loro attirò il suo sguardo, ma non comprese ciò che stava dicendo!

“Che succe....” Sara rimase a bocca aperta una volta varcata la soglia. Era suo desiderio incontrare i nani, ma non in quelle circostanze!

Dietro di lei comparve Legolas e questo fece reagire i nani.

“Fermi!” Disse uno afferrando Hanna che non potè fare niente a causa della lama premuta sulla gola, velocemente sostituita da colui che l’aveva bruscamente tirata a sé.

“Fermi!” Fece eco Sara facendo cadere la spada ed alzando le mani in segno di resa.

Sul viso del nano si aprì un grosso sorriso e la ragazza comprese di aver fatto loro capire che tenevano all’amica, grosso errore.

Il nano che teneva Hanna fece cenno agli altri e due di loro si staccarono dal gruppo per entrare nelle stanze del Re.

“Fa qualcosa!”Lesse Sara nello sguardo di Hanna, ma per il momento non sapeva come agire.

L’elfo non fu dello stesso avviso e con un magnifico salto evitò i nani scomparendo oltre la soglia per andare a proteggere il padre.

Altri tre di loro seguirono il Principe dopo poco e i rimanenti cinque uscirono indisturbati lasciando una ragazza confusa dietro di loro. Sara voleva correre dietro all’amica, ma sapeva che era più importante aiutare Legolas.

Una volta dentro il Principe lanciò una brocca in testa al nano che gli corse incontro e si gettò su quello in procinto di pugnalare il padre.

Caddero in terra e l’elfo non riuscì a pilotare bene la caduta ritrovandosi sotto al nemico.

Il nano torreggiava sul Principe che era riuscito ad afferrare il manico dell’ascia impedendo all’altro di infliggere un colpo mortale.

Spingevano entrambi con tutte le sue forze e Legolas, con i piedi, si diede una spinta sul bordo letto per destabilizzare il nano, riuscendo poi, a colpirlo in volto con l’ascia. Essendo la lama rivolta verso di lui, non lo uccise, ma lo stordì abbastanza da essere in grado di toglierselo di dosso.

Si alzò in piedi ed i suoi occhi vennero catturati da quelli del padre che scattò subito a sedere.

Entrarono altri tre nani a cui si aggiunse il primo colpito da Legolas che aveva avuto il tempo di riprendersi.

Il Principe ingaggiò una lotta con due di loro, Thranduil sollevò le coperte gettandole addosso ai rimanenti due che vennero trafitti dalle lance delle guardie sopraggiunte assieme a Sara.

Legolas uccise uno dei suoi avversari e si avvicinò al padre appena vide l’altro nano essere afferrato dalle guardie.

“Dove sono i tuoi fratelli?” Alla domanda del Re fece una smorfia.

“Uuma dela. Im i Varna!”(Non preoccuparti. Sono al sicuro!) rispose il Principe osservandolo per vedere se erano riusciti a ferirlo.

“Las bedich?”(Dove stai andando?) chiese confuso appena lo vide sottrarre la spada ad una guardia e correre fuori dalle stanze.

 

*

 

Hanna si maledì. Tempo addietro, prima di trovarsi al servizio di Batiato, aveva trovato intrigante la parte della damigella in pericolo.

Ora si rendeva conto che erano solo i sogni di una bambina che credeva ancora alla favola della buonanotte.

Tentò di sottrarsi ai nani dimenandosi, insultandoli e persino costringendoli a trascinarla di peso, ma senza successo.

Primo perché erano molto forti, ma probabilmente perché avevano compreso di poterla usare come scudo per uscire vivi dal regno degli elfi.

Illusi! Gli elfi di Bosco Atro erano i più pericolosi fra i loro simili. E se Azrael era stato un esempio mancato di cui fare tesoro, allora avrebbero presto avuto un’altra lezione.

Un lampo di genio la colse e decise di partire a manetta.

“Avete almeno un piano? Oppure devo sorbirmi i vostri modi rozzi solo per vedervi morire trafitti dalle frecce elfiche?” Domandò fingendosi annoiata.

Il più giovane di loro, segno la barba nettamente meno folta degli altri, sbiancò di fronte ad una tale eventualità.

“Stai zitta! Oppure dicci come si esce da qui!” Le rispose un’altro che le ricordava molto Dwalin in quanto a gentilezza. Quello del film!

“E come faccio a saperlo?!” Protestò dando voce all’amara verità. Anche se fosse riuscita a scappare, sicuramente si sarebbe persa in quel labirinto di corridoi.

“Vivi qui!” Hanna alzò gli occhi al cielo. Magari fosse stato così facile!

“Il fatto che ci viva non comporta che conosca a memoria questo posto!” Fu sincera, ma rimase ostile.

“Allora sei inutile!” Disse uno agitando la grande ascia che teneva in mano “È più preziosa di quanto tu possa credere!” Lo fermò un’anziano.

“Perché mai dovrebbe! È un umana!” Protestò quello che sembrava impaziente di ucciderla. 

“Che deficiente!” Commentò Hanna fingendosi esasperata. Lo era, ma provava più terrore ben mascherato che altro.

“Insultami ancora e ti aggiusto questo bel faccino che ti ritrovi!” Dwalin, si un suo parente di sicuro.

“Non ti ho insultato, ti ho descritto!” Hanna doveva far capire a quei guerrafondai che non era una damigella in pericolo, ma gli avrebbe tenuto testa a parole ed anche con i fatti, se avessero commesso l’errore di liberarla.

“Era nelle stanze del Re! Possiamo usarla come garanzia per uscirne vivi!” Disse il più sveglio del gruppo.

“Io non voglio scappare come un codardo, ma uccidere quello stramaledetto Re!” La lingua lunga di Dwalin svelò il loro obbiettivo ed Hanna si chiese perché volessero uccidere un Re che probabilmente non aveva fatto loro niente dato che era sparito per molto tempo.

Ma poi si ricordò. Come gli elfi, anche i nani erano capaci di portare rancore in eterno. Solo, non essendo immortali, veniva tramandato di generazione in generazione....

“Non ci riuscirai da morto!” Tentò di dissuaderlo uno dei più anziani.

“Meglio morire provandoci che colpiti alle spalle!” Orgoglio nanico.

“Tu...cara ragazza, potresti convincere il Re a risparmiarci? Ti daremo qualsiasi cosa!” Chiese il più giovane che sembrava l’unico ad aver compreso quale sarebbe stato il loro destino.

“Ma a cadere così in basso non ti sarai fatto male?” Hanna percepì una minuscola ondata di pietà per lui, così giovane da non credere in pieno in quello che faceva. 

Ma minuscola, perché la rabbia la sommerse quasi subito, facendola sparire del tutto.

“No! Siamo nani per la barba di Durin! Non supplichiamo! Se anche fosse necessario, uccideremo senza pietà fino all’ultimo elfo di questo regno pur di non arrenderci!” Dwalin sembrava credere veramente in ciò che diceva, peccato che l’orgoglio avesse prevalso sul buon senso.

“Di te ammiro la coerenza. Brutto fuori e brutto dentro!” Si fece sentire la ragazza.

“Taci se non vuoi che ti costringa!” Lo minacciò mister simpatia.

“Oh e che ne sarà di me!?” Si finse disperata Hanna unendo le mani in una finta preghiera con falsa disperazione nella voce.

“Credi veramente che gli elfi ti salveranno? Pensi che la tua posizione possa salvarti? Se moriamo farò in modo di portarti con noi!” La ragazza si innervosì. Doveva fare qualcosa! Ma dov’erano gli elfi? Li avevano già circondati?!

Un sussurro terrorizzato rispose alle sue domande “Gli elfi stanno arrivando!” Ecco la risposta, portata da uno che stava spiando la situazione mentre gli altri litigavano beatamente fra loro.

“Usiamola come merce di scambio!” Dwalin era sveglio, ma troppo sciocco credendo che funzionasse. Primo perché lei si sarebbe battuta fino all’ultimo per non costringere Thranduil a mettere in pericolo altri elfi, secondo, perché se avessero incontrato le guardie, non era certa che si sarebbero tirate indietro.

Lei non era nessuno per loro! Perché esitare di fronte ad una vittoria sicura?!

“Pensate a qualcosa, crepare trafitto da una freccia elfica non è il modo in cui desidero abbandonare questa vita!” Disse un nano che condivideva le idee di Dwalin.

“Umana, pagheremmo qualsiasi cifra....” “Parla per te!” Dwalin interruppe un’altro giovane che stava cominciando a cedere al panico “....se convincerai gli elfi a risparmiarci! Lascia che torniamo alle nostre famiglie! Stavamo solo eseguendo ordini!” Tentò di dissuaderla lui.

“Più ti guardo più mi sale l’autostima!” Decise di dire Hanna “Se eseguivate gli ordini vuol dire che non volevate davvero farlo!” Ragionò “Quindi perché obbedire?” Chiese curiosa di sentire la risposta.

“Erano ordini!” Che giustificazione del cavolo!

“Ma voi eravate liberi di dire di no! I Re per essere obbediti devono capire che la paura non è l’arma con cui ottenere la lealtà!” Tentò di farli ragionare.

“Non si tratta di lealtà, ma di ciò che è giusto!” Rispose uno senza troppa convinzione, facendo capire ad Hanna che, almeno con loro, era lei ad avere il controllo della situazione.

“È cosa lo è? Quale torto vi ha fatto il Re per guadagnarsi un’ascia nella schiena?!” Indagò cercando di non darlo a vedere.

“Non lo sai?” Domandò uno dei giovani sorpreso.

“Se non me lo dici non lo saprò mai!” Si finse offesa, sentendo l’interesse crescere, ma costringendosi a non mostrarlo.

“Il tuo Re è solo un mezzo! Colui che vogliamo colpire è il Principe!” Svelò il giovane nano.

“Legolas?” Ok, ora si era persa!

“Ci ha abbandonato! Per colpa della sua codardia ho visto molti miei simili morire di stenti!” Hanna sgranò gli occhi, ricordandosi solo allora del drago che dormiva nella montagna mentre parlavano.

“Quindi volete infliggergli una punizione peggio della morte!” Anche Legolas aveva voltato loro le spalle?! Era stato costretto a causa della grave minaccia dato che non aveva mai affrontato un drago?! Oppure c’erano dei trascorsi fra lui ed i nani?!

Perché lei e Sara non si erano mai fatte domande su questo? Su tutto ma non su questo!!!?

“Basta parlare!” Li zittì un’anziano “Abbiamo deciso: si va giù!” Decretò.

“Come?” Il giovane nano era confuso quanto Hanna. 

“Se raggiungiamo il fiume possiamo scappare attraverso l’apertura da cui siamo entrati, quella che usano per scaricare i barili! Fidati, sarà facile come cavalcare un maiale! Presto rivedrai la tua famiglia!” Li incoraggiò Dwalin avviandosi con sicurezza verso la meta designata.

“Complimenti! Non ho mai sentito così tante stronzate tutte in una volta!” Si fece sentire Hanna, dovendo riconoscere però che era un buon piano!

“Adesso basta!” Urlò Dwalin scagliandosi contro di lei avendo esaurito la pazienza e dovendo scaricare la tensione accumulata.

Hanna alzò i pugni per proteggersi il volto quando il primo pugno la colpì sullo stomaco.

 

*

 

Il Re fermò il suo incedere di colpo.

Le guardie si guardarono confuse, potevano sentire i passi pesanti dei nani discendere i gradini che stavano loro di fronte, perché esitare?

Thranduil si sentiva confuso quanto loro, non capendo perché il suo copro avesse reagito da solo. 

Rimase in piedi monolitico, sforzandosi di comprendere le proprie azioni.

E lo percepì, una strana sensazione lo costrinse a voltarsi a sinistra, verso un corridoio che portava da tutt’altra parte.

Qualcosa gli diceva prendere quella strada ed una strana urgenza lo incitava a non perdere tempo.

“Soorata”(Seguiteli!) Ordinò imperioso.

“Heru en amin....”(Mio signore....) protestò una guardia per essere zittita dallo sguardo di fuoco del sovrano che tolse ogni incertezza portandolo ad obbedire.

Il Re capiva la loro esitazione, ma c’erano guardie ovunque, lui non era affatto indifeso e quei nani dovevano essere catturati o uccisi.

Seguì il suo istinto, ma poco dopo se ne pentì desiderando di non averlo mai fatto!

Thranduil si bloccò sentendo una stilettata al cuore alla vista che gli si parò davanti appena ebbe voltato un’angolo.

Hanna era riversa in terra, ricoperta di sangue, immobile.

Rilasciò un singhiozzo, trattenendosi per eventuali altri, vedendo la vista offuscarsi a causa delle lacrime che non riuscì a fermare.

Non aveva pianto per sua moglie, ma allora sapeva bene che il rischio era reale. In guerra niente è certo.

Aveva celato con tutte le forze il dolore nel vederla cadere, trafitta dalle spade degli orchi, sperando che ignorandolo avrebbe cessato di farlo soffrire.

Invece era riuscito solo a mascherare i propri sentimenti persino a suo figlio, oltre che mentire a sé stesso.

Con Hanna aveva compreso dove fosse la linea sottile fra controllo e finzione.

Non avrebbe più mentito, non avrebbe finto che era abbastanza forte da sopportarlo!

Cadde in ginocchio accanto al corpo non ricordandosi di essersi avvicinato.

Hanna sarebbe dovuta essere perfettamente al sicuro al suo fianco....ed invece proprio perché era lì, l’avevano usata come scudo.....

La sollevò dolcemente fra le braccia, cullandola come se stesse dormendo.

Perché non l’aveva lasciata andare? Perché il suo egoismo aveva avuto un tale prezzo? Perché a pagare era stata solo lei?

Non percepì il calore del suo corpo o il fiato sul collo, vide soltanto il sangue sulle sue vesti e gli occhi chiusi.

Un timido spettatore avanzò silenzioso vedendo nel Re una facile preda.

L’elfo l’avrebbe sentito in circostanze normali, ma ora un dolore inimmaginabile lo stava distruggendo lentamente non permettendogli di percepire il pericolo esterno.

 

*

 

Hanna tornò alla coscienza lentamente.

La prima cosa che percepì fu il dolore.

La seconda i ricordi che la stordirono per un momento.

Dwalin che si sbagliava contro di lei furioso.

Il suo disperato tentativo di proteggersi, il primo colpo.

I due nani che la tenevano apparvero più terrorizzati di lei e la lasciarono quasi subito.

Ma Hanna non era riuscita a reagire perché Dwalin non le aveva dato il tempo di registrare nemmeno il primo pugno!

Hanna ansimò sentendo il fiato mancarle per il colpo allo stomaco seguito subito dopo da innumerevoli altri.

Non aveva potuto fare altro che rannicchiarsi su se stessa e tentare di protteggersi il più possibile.

Un vociare aveva fermato i colpi per poco tempo, sufficiente per permetterle di riorientarsi. 

Anni vissuti in guerra e gli insegnamenti di Thranduil l’avevano ridotta a questo?! Restare inerme a terra lasciando a quell’infido il tempo di fare i suoi comodi?

Spostò un braccio e vide che alcuni nani stavano tentando di bloccare la furia omicida di Dwalin. Non a parole, non era più tempo di parlare!

Ma lui li scartò ed Hanna reagì più d'istinto che ragionando lucidamente.

Quando il nano tornò all'attacco si diede una spinta schivando i poderosi pugni strisciando in terra. 

Sfruttò lo shock dei giovani per sottrarre ad uno di loro un coltello, appurandosi di farlo inciampare per confonderlo. 

Non aveva abbandonato i suoi figli attraversando il varco, non sarebbe successo a causa dei nani!

Quando Dwalin si voltò deciso a non demordere, nascose la lama tenendola rivolta verso l'alto stretta nella sua mano, nascosta dal braccio.

Appena quelle forti mani la afferrarono il coltello perforò la gola del nano.

Hanna rimase ferma un momento, quanto bastava per vedere accendersi la realizzazione negli occhi del nano, prima di estrarre la lama e sentire il calore del sangue che, fuoriuscendo come acqua di un rubinetto aperto, le inzuppò la veste oltre che il viso ed i capelli.

Sputò del sangue, suo, che le inondò la bocca, sicuramente a causa dei colpi di Dwalin.

Altri due nani partirono all'attacco ed Hanna comprese che non ce l'avrebbe fatta!

Quando cadde a terra colpita da un bastone in fronte, vide i restanti nani ritirarsi.

Rimase immobile ad osservare il corpo di uno dei due che la stava attaccando, colpire il marmo senza rialzarsi.

Era debole! Non aveva la forza di combattere, nemmeno per i suoi figli! 

Sentì a malapena il rumore delle spade e le voci degli elfi, prima di perdere conoscenza.

 

*

 

Hanna si sentì sollevare ed anche questa volta fu l'istinto a farla muovere.

Ignorò le fitte di dolore che le attraversavano il ventre e la testa, provocandole un mal di testa allucinante, e lottò.

Forse come aveva fatto Thranduil durante i primi anni di prigionia, o come avrebbe fatto un animale ferito, cominciò a dimenarsi e lottare.

Ma la presa del nemico esitò un momento, prima di rafforzarsi e diventare formidabile.

Hanna aprì gli occhi di scatto ringhiando per la frustrazione e la rabbia ed il suo sguardo venne catturato da due occhi che la calmarono all'istante anche se pieni di paura e incredulità.

“Hanna!” La voce di Thranduil suonava strana alle sue orecchie.

Lei richiuse gli occhi nella speranza che la nausea passasse e sprofondò nuovamente nell’oblio.

L’elfo rimase a fissare il vuoto per un po’, sentendosi stordito.

Appena la confusione passò la strinse di nuovo a sé. Persino la sua mente giocava con i suoi sentimenti.

Sentirla muoversi era ciò che desiderava, vedere i suoi meravigliosi occhi lo bramava, ma non sarebbe accaduto.

“Edro hin le! Tiro na nin!”(Apri gli occhi! Guardami!) sussurrò sapendo che le suppliche sarebbe rimaste inascoltate. Thranduil decise di lasciare andare tutto quel dolore ed alle lacrime si unirono dei deboli lamenti.

“Ù dartha estel! Mornie utulie!” (Non rimane speranza! L'oscurità è arrivata!) riconobbe sentendo il corpo che iniziava a cedere. La forza cominciò ad abbandonarlo, curvò la schiena e chiuse gli occhi. Si chiese se l’avrebbe mai più rivista. Una volta svanito si sarebbero ritrovati nelle aule di Mandos? I Valar gli avrebbero fatto la grazia di riunirli?

La mente di Hanna cominciò a sentire nuovamente i suoni che la circondavano e con la coscienza venne anche la consapevolezza di essere tra le braccia di qualcuno.

Ma la voce, anche se diversa da come l’aveva sempre sentita, sapeva bene a chi appartenesse.

“Mi hanno usato come una maracas!”Si lamentò mentalmente Hanna ed avendo la testa poggiata sul suo petto lo sentì ansimare. Sforzandosi al massimo aprì leggermente gli occhi chiedendo “Thranduil stai bene?” preoccupata.

Finalmente se ne rese conto. Il Re tremava, la stringeva forte a sé ed appariva disperato perché credeva che fosse stata ferita. Era distrutto al solo pensiero di rischiare di perderla! 

Tauriel si sbagliava! Ed Hanna si diede della cretina per aver permesso a Mefistofele di arretirla con dei banali dubbi.

Vide che le belle vesti da notte erano zuppe del sangue nanico, ricordando il momento in cui gli aveva tagliato la gola e capì solo in quel momento che l’elfo non la credeva ferita, ma morta!

“Thranduil!” Urlò, ormai completamente sveglia, prendendo il viso di lui con entrambe le mani costringendolo ad aprire gli occhi e guardarla “Sto bene! Questo sangue è del nano morto. Abbiamo lottato, per questo sono dolorante, ma sto bene!”

L’elfo trasse un profondo respiro che sapeva molto di pianto.

“È stato il mio cuore a sceglierti!” Gli sussurrò avvicinando le proprie labbra alle sue orecchie “Qualunque siano le difficoltà che proveranno o ci divideranno.....” Thranduil la stringeva come se temesse potesse scomparire da un momento all’altro “...troverò sempre la strada per ritrovarci!” Disse prima di dargli un piccolo bacio.

“Na min ôl?”(È un sogno?) Hanna sorrise alla sua domanda. Tra le sue braccia anche il dolore delle ferite sembrava scomparire.

“Darthon mae?”(Stai bene?) chiese l’elfo sembrando aver notato la sofferenza che traspariva sul suo viso. Attraverso gli occhi e la fronte corrugata.

“Miqula amin!”(Baciami!) Tentò di calmarlo lei, usando i pochi vocaboli che fino ad allora aveva imparato.

Ci riuscì, dato che dopo il secondo bacio lui le disse “Melin le!” (Ti amo!) facendole accelerare i battiti del cuore.

“Im gelir le mae!”(Sono contento che tu stia bene!) Hanna non aveva afferrato tutte le parole, ma il senso l’aveva capito. Poggiò la testa contro al suo petto, confortata dalla sua presa delicata ma forte e sicura, pregando che niente e nessuno riuscisse mai a dividerli.

“Dartho na nin…!”(Resta con me…!) la pregò lui.

“Be iest lin…!”(Come desideri...!) lo rassicurò Hanna sapendo di aver quasi esaurito il proprio vocabolario elfico.

Sentì dei passi ed alzò la testa, guardando oltre la spalla di lui, pronta ad inveire contro un’inopportuna Sara che aveva il potere di rovinare i loro momenti anche ora che l’elfo aveva riacquistato il suo titolo.

Ma non fu l’amica che vide.

Era uno dei giovani nani!

Il ragazzino spaurito era scomparso, sostituito da un adulto pieno di furia, intenzionato a riversarla su di loro.

Ed improvvisamente il tempo rallentò, come se fosse costretta a cogliere ogni minimo particolare che l’avrebbe tormentata per il resto della vita.

Vide la lama dell’ascia brillare minacciosa ed abbracciò Thranduil come a volerlo difendere anche se nella loro posizione, sarebbe stato lui a proteggerla con il proprio corpo.

Tentò di urlare, ma riuscì solo a spalancare la bocca.....nessun suono uscì dalle sue labbra!

Era troppo tardi.......

Aveva rischiato spesso di perderlo, perché quello stramaledetto elfo aveva la pessima abitudine di spingersi al limite pur di proteggerle!

Ma se l’idea di venire divisi era devastante, non era niente a confronto dell’angoscia dovuta all’incertezza che avrebbe travolto il futuro dei loro figli. Senza di lui cosa sarebbe accaduto? Legolas li avrebbe cacciati, o peggio li avrebbe separati?!

Un attimo prima che il colpo fatale andasse a segno la lama di una spada si mise in mezzo, andando a spezzare il manico dell’ascia, facendo volare la lama da tutt’altra parte.

Thranduil si voltò di scatto e con un ringhio quasi animalesco, strinse a sé la compagna indietreggiando allerta.

Hanna sorrise nel vedere l’amica appena giunta. Solitamente il suo tempismo era sempre stato pessimo, e poteva dirsi soddisfatta che questa volta ci fosse stata l’eccezione.

Sara ed il nano si fissarono storditi. La ragazza era giunta da un’altro corridoio che per caso aveva imboccato dopo essersi persa in quel labirinto.

Non era affatto il momento di perdere l’orientamento, ma in questo caso, poteva dire che non era successo, anche se doveva ammettere che era giunta lì solo grazie alla fortuna. Avvertì una sensazione di euforia crescere dentro di lei, per il colpo andato a segno che si aggiungeva all’eccitazione nata dalla paura dell’aver assistito ad una situazione molto pericolosa e quasi letale.

Il nano fissò più il legno spezzato che l’umana, come se non riuscisse a capacitarsi che la sua arma micidiale fosse stata distrutta con una semplice mossa.

Sembrò un’eternità, ma questo momento di stallo durò solo un’istante prima che il giovane nano estraesse un coltello nascosto, attaccando Sara, forse per lenire l’orgoglio ferito.

La ragazza si irrigidì di fronte all’attacco e le prime parate furono molto goffe.

Appena ebbe preso confidenza tentò qualche affondo, senza successo dato che la paura la faceva indietreggiare ad ogni parata.

Trovava strano provare tanto terrore di fronte ad un nano quando si era già trovata faccia a faccia contro una moltitudine di orchi, riuscendo a trucidarne a decine.

“Sta vincendo?” Chiese Hanna preoccupata mentre tentava di sedersi più dritta, ma fallendo a causa del dolore dato dalle ferite.

“Non sta perdendo, c’è una netta differenza!” Le rispose il Re.

Thranduil poggiò delicatamente Hanna contro una parete per andare in aiuto di Sara.

L’amica se la stava cavando bene, ma le emozioni non le permettevano di combattere al cento per cento e contro un nano era pericoloso avere delle distrazioni.

Il Re recuperò la spada abbandonata in terra e bloccò un colpo che avrebbe inflitto una brutta ferita se fosse andato a segno.

Incoraggiata dalla presenza dell’elfo, Sara passò dalla difesa all’attacco, menando fendenti con l’intento di sfiancare l’avversario.

Ma il nano, nonostante fosse robusto era agile e veloce. Parò ogni colpo, tentando di colpirla più volte, appena trovava un’apertura.

Andarono avanti per un po’, il nano era intimorito dall’elfo e confuso nel vederlo intervenire solo quando la sua lama si avvicinava troppo all’umana, non capendo quell’alleanza fra delle razze che si erano sempre guardate con sospetto.

Ci fu un’altro momento di stasi e fra tutte le decisioni che potesse prendere, il nano, scelse la peggiore.

Fece una finta e Sara ci cascò, parando un colpo che non arrivò mai.

Il nano si voltò, rivolgendo la sua attenzione su Hanna, sfoderando un’altro coltello e lanciandosi in un attacco mortale.

Ma si era sopravvalutato, forse a causa dell’euforia data dall’idea reputata da lui geniale o della paura.

L’elfo fu così veloce a reagire che il terrore intaccò i lineamenti del nano, solo quando la spada l’aveva già trapassato, per ricadere in terra morto appena la realizzazione di ciò che era successo arrivò alla mente del giovane combattente.

“La presunzione di conoscere le mosse dell’avversario può rivelarsi fatale!” Disse Thranduil mentre tirava via la spada dal corpo.

Appena si inginocchiò accanto ad Hanna la strinse in un abbraccio “Non farmi mai più preoccupare così!” Disse con apprensione.

“Questo è il colmo! Sarebbe colpa mia?” Hanna decise di calmare il suo temperamento solo perché il Re appariva ancora scosso.

“Hanna....” Sara praticamente cadde addosso ad entrambi cadendo in ginocchio.

“Sto bene!” La calmò l’amica lanciandole un occhiata per farle intendere di dare loro spazio.

Quando Thranduil si staccò da lei appariva ancora scosso e non reagì allo sguardo scrutatore di Sara, permettendole di controllare che non avesse ferite.

“Ho visto alcuni nani fare un bel volo dalle scale del piano superiore! Sono certa che non possano essere sopravvissuti ad una caduta del genere!” Raccontò 

tentando di nascondere il disagio provato nel sentire, più che vedere, il rumore dei corpi che si schiantavano sul duro marmo sottostante.

Il Re sorrise soddisfatto, ma si ricompose appena giunsero le guardie e Sara sorrise al pensiero che fosse così aperto anche in sua presenza. 

Hanna lasciò che Thranduil la prendesse in braccio per portarla nelle sale di guarigione. Si sentiva talmente dolorante che dubitava di riuscire a stare in piedi sulle proprie gambe. 

Durante il tragitto Sara la rassicurò dicendole che aveva pensato lei a mettere al sicuro i bambini.

Ricordando ciò che era accaduto poteva dire di sapere di aver giocato con il fuoco ed anche se aveva provato terrore in quei bravi attimi, era orgogliosa di sé stessa per la finta aria spavalda che era riuscita a mostrare a quei maleducati e spocchiosi nani!

 

*

 

Hanna si svegliò urlando.

Respirava come sé avesse appena corso quattro chilometri ed era bagnata di sudore.

Una volta che si fu calmata non si trattenne e sbuffò infastidita.

Durante la guerra contro i romani non aveva mai avuto incubi, nemmeno dopo aver ucciso la prima persona.....forse, avendolo fatto per necessità e non per puro piacere, la sua coscienza non provava rimorso, ma trovava assurdo che la paura si manifestasse nel suo inconscio proprio quando era più al sicuro!

Tirò le coperte fin sotto al mento, godendo del calore trattenuto che riuscì a farla rilassare.

Perché dei semplici nani le davano tanto pensiero quando romani, orchi e mannari non l’avevano mai turbata?!

Quando Aranel era stata rapita non aveva avuto tempo per gli incubi. Da una parte perché la preoccupazione la teneva sveglia, dall’altra perché Thranduil era stato molto rapido a liberarla.

Ma forse era lui la risposta che cercava.

Di fronte ad ogni pericolo che le si era parato davanti c’era Thranduil, pronto a proteggerla. Mentre con i nani si era ritrovata sola, impotente come non si sentiva dagli anni di schiavitù.....

Sussultò quando la porta della camera da letto venne aperta, ma eresse una facciata di calma piatta, appresa proprio dall’elfo di fronte a lei che la scrutava preoccupato.

Le sua sopracciglia enormi erano tese, unico segno del disagio che provava. Hanna sorrise, Thranduil riusciva sempre a mostrarle i propri sentimenti attraverso piccoli gesti del corpo o occhiate. 

Non sapeva se lo facesse apposta quando era con lei, o se gli veniva naturale abbassare parte delle difese in sua presenza, ma scoprì che non le importava.

Conosceva il vero elfo sotto la maschera e questo bastava!

Lui le si avvicinò, posando il vassoio che portava. Anche se era abituata vederlo in quel contesto, ora, con la corona che gli adornava il capo, trovava strano osservarlo mentre si serviva da solo.

“Non dovresti fingere di non provare paura!” Disse Thranduil sedendosi delicatamente sul letto, al suo fianco.

“Dice colui che indossa una maschera ventiquattr’ore al giorno!” Cercò di ribattere Hanna.

“Con te mai!” Obbiettò lui.

“Touché!” Dovette riconoscere lei.

“Come ti senti?” Domandò l’elfo studiandola con gli occhi.

“Annoiata!” Rispose Hanna con sincerità.

“Hanna......” “Si, lo so che non dovrei muovermi per far guarire le costole rotte, restare sdraiata per non sforzare troppo i lividi che fanno sembrare la mia carnagione a pois......ma è un giorno intero che sono a letto! E sai bene che non sono affatto abituata a starmene in panciolle tutto il tempo....per quanto questo letto sia comodo ed invitante!” Si lamentò.

“Ora dici cose senza senso!” Protestò lui.

“Posso andare a fare colazione con gli altri?“ domandò lei che, pur conoscendo la risposta, voleva provarci lo stesso.

“Non è ancora il momento! Il guaritore ha detto che devi riposare!” Hanna alzò gli occhi al cielo. Queste due frasi erano diventate un mantra!

“Se vuoi faccio venire i bambini.....” “Si e per cosa? Per farli preoccupare?! Hai visto come mi guardava Aranel? Era spaventata perché non mi ha mai visto in queste condizioni e tantomeno confinata in un letto!” Protestò lei tentando il tutto per tutto.

Thranduil sospirò. Odiava che facesse leva sulla figlia per convincerlo!

“Ti accompagno a fare colazione.....” “Un punto per me!” Esultò Hanna “..se prometti di restare il resto della giornata a letto senza tentare fughe ed alzandoti solo per le cose necessarie!” Finì lui. 

“Ed un punto per te!” Disse atona Hanna, avvilendosi. Ma era meglio di niente!

Una volta che si sedette a tavola Thranduil si avviò a svolgere i propri doveri, ma Hanna scorse un caldo sorriso comparirgli in viso vedendo la gioia e l’affetto che i bambini le mostrarono.

“Poi devi dirmi come sei riuscita a convincerlo!” La informò l’amica riprendendo a mangiare.

Hanna sorrise soddisfatta ma fu costretta a smettere poco dopo, quando Sara sputó l'intero contenuto del bicchiere "Dannazione!" Urlò Hanna vedendo le ciambelle rovinate ed immangiabili.

Poteva fare tutto, anche perseguitare Galion affinché la invitasse a fare una stupida passeggiata, ma quello era troppo.

La colazione era il pasto più importante della giornata ed anche se sapeva di poterne richiedere ancora, buttare tutte quelle ciambelle era uno spreco che le faceva ribollire il sangue!

Tutta la rabbia venne dimenticata appena notò Legolas seduto a capotavola. 

Quando era arrivato? 

Mannaggia agli elfi che riuscivano a muoversi senza fare il minimo rumore.

Ma non fu quello a farle sgranare gli occhi, no, ci era abituata.

Due grossi baffi erano stati disegnati con la vernice nera sul viso di Legolas che imbronciato e perso in chissà quali pensieri, sedeva regale a tavola!

Hanna tentò di ridere silenziosamente, ma il suo corpo venne scosso violentemente e fu costretta a poggiarsi con gomiti al tavolo quando sentì il fiato mancarle, il viso in fiamme ed i lividi uniti alle costole, protestare per lo sforzo.

Sara era ancora troppo scioccata per divertirsi.

A quanto pare vedere un proprio idolo in tale pietose condizioni era stato troppo.

“Cos’avete da fissare?” Chiese burbero lui.

Hanna sentì un fastidio interiore che però non la fece smettere di ridere.

La rabbia ed il risentimento erano le uniche emozioni che gli aveva visto manifestare, oppure era ciò che riservava a loro!

Quando anche Sara cominciò a ridere lo sguardo le cadde su Aranel.

Forse fu l’istinto di madre a farle muovere gli occhi, qualunque cosa fosse non la tradì. Il sorrisetto che sua figlia aveva in faccia doveva riconoscere a malincuore che fosse identico al suo e lo odiava perché voleva dire che era stata lei!

Osservando Aranel, Hanna perse il movimento fulmineo di Legolas che si specchiò in un vassoio vuoto, sgranando gli occhi appena si rese conto del motivo dell’ilarità delle due umane.

“Siete state voi!” Ringhiò sentendo la vergogna bruciare come un tizzone rovente sul proprio petto.

“Non è opera mia!” disse Hanna.

“E neanche mia!” Si difese Sara che aveva smesso di ridere a causa del disagio improvviso provato. Era ancora il Principe dopotutto e non poteva ridere di lui così apertamente!....oppure si?!

“Voi mentite! Ma se credete che basti così poco per farmi commettere azioni o dire qualcosa che mi sminuirebbe agli occhi di mio padre e del mio popolo, vi sbagliate di grosso!” Le credeva veramente così meschine? E perché avrebbero dovuto prendere provvedimenti se non aveva per niente ostacolato il loro rapporto con Thranduil?!

Non ancora almeno.

 

*

 

Nelle cucine reali, talmente grandi da potersi perdere, gli elfi erano immersi nelle attività quotidiane. 

Chi puliva, chi cucinava, chi aveva il compito di coordinare ogni specifico lavoro.

Le guardie pattugliarono anche quell’ala del castello, allerta per eventuali attacchi o intrusioni.

Aranel si affacciò nel corridoio che portava verso le cucine riuscendo ad evitare per un soffio la pattuglia. Fece cenno a Lucilla, che era molto meno furtiva di lei, costringendola ad andare in avanscoperta per avere la certezza di non essere scoperte.

Entrarono nella cucina annusando l’aria con avidità. Sul grande tavolo al centro della sala c’erano dei biscotti appena sfornati!

Le piccole ma esperte ladre, si infilarono sotto al tavolo appena delle voci annunciarono l’arrivo di testimoni. La lunga tovaglia dava loro un netto vantaggio.

Entrarono tre elfe, che si misero subito a lavoro, pulendo e tagliando verdure e ortaggi.

Il battito ritmico dei coltelli sui taglieri diede il via libera ad Aranel, che stando dalla parte opposta rispetto alle cuoche, si affacciò dal suo nascondiglio afferrando e passando quanti più biscotti possibili a Lucilla.

Accurandosi di sistemare i rimanenti per non far notare che ne mancassero alcuni.

“Aranel! Lucilla!” La voce di Sara le fece tremare. Doveva essersi accorta che erano uscite dalla stanza senza avvisarla.

Ma i sospiri sorpresi delle bambine non erano passati inosservati alle elfe che si trovavano nella stanza con loro e quando Sara si affacciò dalla porta, una di loro indicò il tavolo.

La ragazza comprese subito quel semplice gesto, anche se la infastidiva che molti degli elfi le dessero corda solo quando c’era di mezzo la Principessa.

Aranel sentì il passo pesante della zia avvicinarsi sempre più e con il bottino ancora fra le mani, sgusciò fuori dal suo nascondiglio correndo lontano dal pericolo, seguita dall’amica fedele.

“Se vi prendo!” Sibilò Sara riprendendo la corsa. Le avrebbe raggiunte subito, se non fosse che la grossa gonna limitasse i suoi movimenti, minacciando di farla cadere in caso avesse tenuto un’andatura troppo spedita.

Ad un incrocio ebbe un momento d’incertezza prima di ricordarsi che il posto reputato più sicuro da quelle pesti, fossero le loro stanze.

Ma svoltando troppo di fretta un angolo, andò a sbattere contro qualcuno.

“E anche la figuraccia di oggi è fatta!” Pensò prima di alzare lo sguardo.

“Mi scu.....” le parole le morirono in gola appena vide il Re che la osservava sorridente.

Aveva preso la brutta abitudine di divertirsi con le sue sventure!

“Se non sei in grado di fermare quelle ladruncole, dubito fortemente che ti permetterò mai di prendere parte ad una pattuglia nel bosco!” Commentò il sovrano prima di riprendere a camminare.

Un sorriso illuminò il volto di Sara “La sfida è stata accettata!”Disse emulando uno dei suoi personaggi preferiti della sitcom più amata durante l’adolescenza.

 

*

 

Hanna ringraziò Calien quando quest’ultima le porse le frecce recuperate dai vari bersagli. Ormai guarita, non perdeva occasione per esercitarsi.

Parlando con Thranduil erano venute a conoscenza dei fatti di Erebor. Gli eventi si erano svolti come sapevano e Legolas si era saggiamente tirato indietro una volta giunto troppo tardi sul campo di battaglia.

Il Principe ribolliva di rabbia al pensiero che i nani avessero ricambiato gli aiuti inviati, dagli elfi di Bosco Atro negli anni a venire, con il freddo ferro delle lame.

Era stato uno sciocco a mostrarsi tanto debole di fronte a quella razza priva di onore.

Thranduil aveva elogiato i suoi sforzi, rassicurandolo che non lo riteneva responsabile.

Le ragazze, parlando fra loro avevano aumentato il ritmo d’addestramento consapevoli che presto altri nani si sarebbero presentati ai confini del regno.

Hanna poggiò l’arco, decidendo di rafforzare l’abilità con la spada.

Come Milo, era sempre stata molto portata con le frecce, fin dall’inizio, quando avevano difeso le mura del tempio dall’attacco dei romani.

Con la spada, aveva ancora molto da imparare.

Si concentrò nel ripassare la tecnica di base, impaziente che Feren arrivasse per cominciare la lezione.

“Umana!” Dovette sforzarsi nel rimanere impassibile di fronte a quell’epiteto che solo una certa elfa impertinente ancora usava con lei.

Tauriel era furiosa. Hanna poteva giurare di non averla mai vista in quello stato.

“Mi appello al tuo onore! Ti sfido!” Rivelò stupendo ancora di più la ragazza mentre sfoderava la spada.

“Perché?” Hanna non capiva dove volesse andare a parare con quella assurda dimostrazione di forza. E poi che onore c’è nello sfidare qualcuno di nettamente inferiore come lei. Contro i romani era un eccellente guerriera, ma con dei guerrieri centenari non aveva scampo!

“Hai ammesso di non aver mai approfittato della tua posizione. Dimostra ciò che affermi ed accetta la sfida!” La provocò Tauriel con un sorriso sapiente.

“Dipende dai punti di vista, ma da quando sono nel regno, ti do la mia parola che non ho mai osato offendere il Re con un azione tanto abbietta!” Le diede ragione Hanna riaffermando ciò che aveva detto in precedenza.

“Preferisci una sfida a tiro con l’arco o.....” “Pugnali! Credo che la spada sia troppo per una fragile umana!” La derise l’elfa sussurrandole quelle perfide parole passandole accanto.

“Ti sto trattando senza il minimo riguardo, ti invito a fare altrettanto. Sono un abile guerriera, non trattenerti o rischieresti di mancarmi di rispetto!” Continuò a punzecchiarla Tauriel mentre sfoderava le lame.

Hanna rimase sorpresa quando vide Feren porgerle due splendidi pugnali “Ricordate, la vista non è essenziale. Fissare le lame vi metterebbe solo in difficoltà. Spesso gli occhi anticipano gli attacchi!” La incoraggio con un sorriso accogliente.

La fiducia acquisita da Hanna si spense come la fiammella in mezzo al temporale quando notò che l’intero campi di addestramento si era fermato, tutti concentrati su quello scontro.

“Bene, ora sono al cinema! Diciamo più teatro, ma detesto essere la protagonista!” Hanna rimpianse la propria decisione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

Tauriel le lasciò campo aperto per l’attacco d’apertura.

La ragazza non eccelleva con i pugnali, ma imparava in fretta. Per questo decise di iniziare con grande stile. Avanzo quanto più velocemente possibile, infliggendo un colpo di taglio che venne subito deviato.

L’impugnatura delle loro armi rivelava anticipatamente le mosse da poter utilizzare, per questo, quando Tauriel abbassò un braccio comprese che le stava servendo un montante micidiale ed opto per creare una difesa alzando entrambi i pugnali, schivando contemporaneamente, per sicurezza.

Il successivo fu un diritto ridoppio cioè un colpodiagonale dal basso che chiude dall'esterno verso l'interno, sullo stesso lato del braccio che regge l'arma.

Questo lo parò non riuscendo ad evitarlo.

Si lamentò rimproverandosi mentalmente. Era meglio deviare o schivare un colpo del genere!

“Come ci sei riuscita?” Chiese l’elfa costringendola sulla difensiva grazie alla propria agilità.

Per non farsi cogliere alla sprovvista e nel tentativo di disorientare l’avversario Hanna decise di smettere di continuare a difendersi. 

Cominciò a muoversi costantemente. Ilcoltello, invece di tenerlo accanto al fianco lo pose come barriera fra loro due. Come se ci fosse stata  una calamita che manteva la lama puntata verso l’avversaria.

“Non so di cosa tu stia parlando, ma ti informo.....che non tutto avviene.....per causa mia!” Hanna non aveva mai trovato difficile parlare mentre combatteva, ma in questa caso la concentrazione doveva essere alta.

Sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, non avrebbe osato spingersi così oltre, ma era meglio non fare troppo affidamento sulla sua posizione.

Non voleva fare brutta figura. Era la compagna del Re e Mefistofele le stava dando l’opportunità di mostrare di esserne degna.

“Mi hai messo contro il Re!” Sibilò Tauriel menando un colpo “Ora anche il Principe!” Un’altro “Mi hai tolto tutto ciò che avevo!” Al terzo l’elfa fece collidere le due lame e con una rotazione del polso fece perdere la presa alla ragazza.

Hanna si costrinse alla calma. Ritrovarsi con una lama era uno svantaggio dal quale dubitava di riuscire a cavarsela. Ma doveva resistere, non poteva darle la soddisfazione di farla sentire forte mettendo in mostra la propria paura.

Si ritrovò costretta a cambiare più volte e decisamente velocemente l’impugnatura dovendo parare entrambi i colpi delle lame.

Il fendente successivo fu dal basso verso l’alto.

Hanna si mosse simultaneamente con l’elfa e fece un passo indietro e subito dopo di lato pronta per colpire l’avambraccio o la zona del polso con l’intento di far perdere la presa alla sfidante. Privandola di una lama, voleva riportarle sullo stesso piano.

Tauriel la destabilizzò con un affondo inaspettato e potente, permettendole di menare un fendente decisivo.

 L’arma venne strappata dalla presa di Hanna e dopo pochi volteggi per aria, cozzò contro al pavimento di marmo provocando un frastuono assordante nel silenzio che era caduto fra i presenti.

“Complimenti!” Disse Tauriel facendo un inchino sbilenco, irrispettoso, impertinente........insomma, Hanna comprese che fosse il tocco finale del perfido piano messo in atto per umiliarla.

Una volta che l’elfa sparì dalla sua vista decise che la cosa migliore da fare fosse fingere che non fosse successo niente e riprese ad allenarsi.

Funzionò, dato che l’addestramento proseguì senza problemi fino a quando Feren non l’accompagnò alle proprie stanze.

Ma Hanna poteva dire con certezza di non avere conquistato ancora il rispetto degli elfi e si chiedeva se sposare il Re sarebbe stata la cosa giusta da fare se loro non la ritenevano degna......

 

*

 

Quel giorno l’ira del Re aveva travolto chiunque ebbe la sfortuna di incontrarlo.

La voce di ciò che era accaduto si sparse a macchia d’olio e presto divenne chiara una cosa: Tauriel era scomparsa!

Era stata vista uscire poco dopo la sfida con l’umana, si era addentrata nella foresta e non aveva fatto ritorno.

Thranduil aveva mandato una pattuglia alla sua ricerca, non perché lo preoccupasse la sua incolumità, ma per rinchiuderla nelle prigioni e probabilmente, buttare la chiave fino a quando gli fosse passata la rabbia scaturita da un azione tanto ignobile.

Nel discorso fatto al campo d’addestramento il giorno successivo, ribadì tutti i valori propri di un eflo dei boschi, specificando che non c’era alcuna gloria nello sfidare qualcuno meno abile per lenire l’orgoglio ferito o qualsiasi oltraggio ricevuto.

In poche parole, gli elfi compresero che l’umana poteva non essere di sangue nobile, ma la sua posizione doveva essere riconosciuta e rispettata.

Inoltre in molti avevano ammirato il coraggio mostrato nell’accettare una sfida persa in partenza e numerosi cadetti si ritrovarono a fermarsi una volta terminati gli allenamenti, per osservare meravigliati la dedizione agli allenamenti di Hanna ed i suoi progressi.

Una mattina Hanna e Sara stavano emulando un combattimento all’ultimo sangue.

Erano passati alcuni mesi da quella incresciosa vicenda ed ora, i pugnali, erano diventati come un prolungamento dei loro arti.

Si muovevano agili e veloci, intenzionate a disarmare e porre fine a quello scontro il prima possibile.

Thranduil assisteva tranquillo seduto su di una maestosa sedia ai margini del campo, con Galador fra le braccia. Elanor doveva essere cambiata e Calien si era preoccupata di soddisfare le esigenze della piccola, dato che la madre era impegnata e per non disturbare il Re da quella breve pausa dai doveri reali.

“È una fortuna che non sia cambiato niente nel nostro mondo!” Affermò Sara dovendo fare alcuni passi indietro per evitare due affondi in successione da parte di Hanna “Possiamo dire di essere pronte a ciò che sta per accadere!” Si vantò, decidendo di ricambiare tale cortesia con due fendenti opposti, l’uno dietro all’altro.

“Non fare troppo affidamento su ciò che conosci!” La redarguì Hanna che faceva tesoro delle esperienze passate “Se ti lasci guidare dalla presunzione finirai inevitabilmente per pentirtene!” Disse bloccando entrambi i pugnali di Sara con i suoi, cominciando una gara di forza con lo scopo di spingerla all’indietro.

“Ora sei pure filosofa!” La prese in giro Sara con il notevole sforzo che traspariva dal suo tono “Mentre io pattuglio la foresta tu stai imparando la famosa arte dell’argomentazione! Ti sarà molto utile!” Riconobbe Sara non riuscendo a trattenere una piccola risata anche se si vide costretta a cedere terreno all’avversaria, venendo spinta all’indietro.

“Una sola uscita e ti ritieni membro effettivo?!” Disse Hanna prendendola in giro. 

Come a voler dare enfasi alla propria frase, cominciò a menare fendenti opposti in successione tentando di mettere in difficoltà l’amica.

“Dovresti migliorare le tue abilità prima di gettarti in missioni suicide non credi?” La riprese, quando la vide costretta ad indietreggiare.

“Dovevi dirmelo prima della ribellione. Oramai ci ho fatto l’abitudine!” Risposte Sara cominciando a fare un gioco abile di piedi, cercando di sfruttare l’agilità a proprio vantaggio.

“Ora fingi disinteresse quando prima sei morta di preoccupazione!” Le due coppie di lame cozzarono fra loro. Le ragazze le abbassarono ritrovandosi faccia a faccia “Manco fossi stata Aranel!” Rise Sara prima di allontanarsi di colpo per riprendere il controllo della situazione.

“Non ci crederesti, ma ci tengo che tu torni tutta intera!” Disse Hanna anche se il colpo orizzontale dall'esterno all'interno sullo stesso lato del braccio che reggeva l'arma, dava un diverso messaggio.

“Infatti non ci credo!” Affermò Sara indietreggiando e stando in posizione difensiva per maggiore sicurezza “Dov’è la sola?” Chiese decidendo che era il suo turno di attaccare.

“Con chi passerei le mie giornate? Chi mi tradurrebbe le migliaia di righe che mi mancano per terminare il libro sulle antiche battaglie?” Hanna bloccò il colpo con una lama e con una giravolta cambiò posizione d’attacco, ma Sara, conoscendo quella mossa, riuscì a non abbassare la guardia rimanendo sulla difensiva.

“Trovata!” Disse Sara tentando due affondi con scarso successo “Mi sa che devo cominciare a farmi pagare!” Ragionò mentre riprendeva a muoversi attorno all’avversaria, concentrata nell’individuare eventuali aperture da sfruttare.

“Hai trovato la tua vocazione finalmente! Diventerai interprete!” Finse di esultare Hanna assumendo una posizione d’attacco.

“Ma va.....” Sara non concluse l’insulto quando colse con lo sguardo una guardia correre al fianco del Re con una certa concitazione. La notizia che portava fece immobilizzare anche Hanna “Mio signore, un gruppo di nani ha oltrepassato i confini del regno!”.

 

Finalmente i sudditi del Reame Boscoso hanno potuto vedere quelle misteriose umane di cui si parlava da tempo! Audial è un apprendista guaritore, chissà cosa succederà tra lui e Sara!

La Battaglia delle Cinque Armate è alle porte ormai!

Thranduil avendo assistito alla distruzione del Doriath ed all’assassinio di Re Thingol da parte dei nani prova un forte astio nei loro confronti, ma essendo stato assente durante la caduta di Erebor, ho deciso di mettere qualcosa di inaspettato che risvegliasse quella rabbia mai scomparsa!

Questa sventura fa aprire gli occhi ad Hanna permettendole di distruggere i dubbi sorti a causa di Tauriel.

Aranel si è abituata alla vita di corte e ne combina una dietro l’altra!

Tauriel se ne è andata, Legolas è sempre più perso.....

In mezzo a questa confusione giunge finalmente Thorin Scudodiquercia!

Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto,

X-98

   
 
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