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Autore: Cossiopea    11/04/2021    1 recensioni
[AVVERTENZA: questa storia contiene SPOILER per PJO, HoO, ToA]
[...] - Sei l'eroe di molti, Percy - continuò - La stima è cresciuta attorno alla tua persona, una fama di cui forse non ti rendi neanche conto. Ciò che hai fatto ha scaldato i cuori, illuminato gli animi di candida speranza, ma soprattutto ambizione. L'ambizione rende ciechi, aperti alle minacce più oscure, conduce verso mete ignote, dove la mente può perdersi.
- Continuo a non capire - farfugliai, gli occhi sgranati.
Ecate annuì pacatamente e il fumo si arricciò tra i suoi capelli scuri.
- Non devi capire - bisbigliò, come parlasse a se stessa - Non lo farai mai... I mondi in cui ti stai per inoltrare... - schioccò la lingua - non sono fatti per essere compresi.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Will Solace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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4. nICO di angelo

 

Era un circolo continuo.

Non capivo dove ero o perché... In realtà, mi era difficile mettere a fuoco addirittura chi fossi.

Perché qui il tempo non esisteva. Non esisteva mai, in realtà, nemmeno fuori. Ma, se possibile, in questo luogo era ancora più distorto. Lo spazio si ripiegava, la mente scivolava via.

Non so bene cosa ci facessi lì. Qualcuno mi ci aveva lasciato, ma quella persona era sbiadita, il volto sfumato da ricordi confusi.

Quindi era come se ci fossi dentro da sempre. Non riuscivo a ricordare cosa ci fosse prima. E per quanto mi riguardava, il mondo era tutto lì.

Le luci lampeggiavano nella foschia, i suoni si sommavano in una cacofonia di cigolii e schiocchi; urla disperate, pianti isterici, risate sguaiate...

Gli schermi venivano attraversati da sfuggenti bagliori multicolori e il brusio delle chiacchiere si mescolava ai miei pensieri inframmezzati, mentre continuavo a camminare.

Le mani affondate nelle tasche di una felpa ben più grande della mia taglia e i capelli impastati di sudore. Le gambe degli adulti si innalzavano attorno a me senza che riuscissi a scorgere i loro volti, senza che potessi cogliere le loro espressioni vacue e private di voglie, desideri...

Senza neanche vederlo davvero, scrutavo nei loro occhi lastre di sogni infranti, anime perse a vagare nel buio.

E la musica ruggiva, pulsandomi come sangue nelle tempie.

E la follia aumentava, distogliendomi dalla giusta via.

E io continuavo a camminare, senza farne a meno.

E la sala non finiva mai. Camminavo e le persone sembravano emergere dal pavimento, aumentando il loro numero, moltiplicandosi senza uno schema che lo spiegasse, soffocandomi con le loro voci, parole spezzate. Forse erano i morti, ma non ne ero sicuro.

I morti abitavano sotto terra. All'interno di mura serrate. Scivolavano nell'eternità, sorvegliati da sguardi freddi e sorrisi sbagliati.

Qualcosa mi diceva che potevano sorgere al mio fianco, ma non sapevo perché.

I miei passi inciampavano, le palpebre mi sbattevano davanti agli occhi, come sperando di mettere a fuoco. Ma ogni cosa era avvolta dal fumo. Nebbia. Foschia.

Non dovevo essere lì.

Non potevo fuggire da lì.

– Nico!

Mi bloccai e un brivido mi percorse la schiena, il labbro che iniziava a tremare.

Quella voce...

Le lacrime mi punsero gli occhi, il cuore stretto in una morsa ghiacciata.

Quella voce... Per qualche motivo l'avevo colta anche attraverso la barriera di caos; per qualche motivo mi era giunta nitida nonostante il mondo stesse tentando di farmi impazzire. Per qualche motivo qualcosa era scattato.

– Nico!

Ancora. Il mio nome. Semplicemente quello.

E tanto bastava perché iniziassi a piangere.

Perle trasparenti mi grondarono dallo sguardo, riflettendo i bagliori sgargianti e trasformandosi in preziose gemme.

Mi voltai e lei era là, davanti a me. La nube incolta di persone, di spettri, si fece da parte mentre avanzava. I suoi occhi scuri scintillavano come scorci di cielo stellato e le sue labbra rosate si dispiegarono in un sorriso che, per un istante, mi trascinò fuori dall'incubo.

Il tempo si attorcigliò, smettendo di avere senso.

Lo spazio scemò in una landa deserta, e le voci attorno a noi si attenuarono. Rimase solo lei.
Mi sfuggì un singhiozzo, mentre continuavo a piangere.

– Bianca... – bisbigliai, in un soffio sottile, temendo che lei non esistesse, che fosse solo una proiezione.

Invece mi raggiunse e, allungando una mano, mi accarezzò la guancia.

Il suo tocco caldo sapeva di casa. Come il suo profumo di pioggia.

– Nico – sorrise – Sono qui. Ci sono sempre stata.

Le lacrime gocciolavano sul mio volto cereo, mentre mi sporgevo in avanti e la cingevo in un abbraccio disperato, immergendo la faccia nel suo maglione morbido, assaporando la sensazione di essere di nuovo al sicuro.

– Bianca – mormorai – Non lasciarmi...

Mi accarezzò la testa, stringendomi a sé. Il mondo scomparve.

– Non lo farò, promesso – rispose, adagiandomi un bacio tra i capelli corvini – Non l'ho mai fatto. Nessuno potrebbe avere il cuore di lasciarti... – le sue parole si mischiavano alle mie lacrime, un intruglio di emozioni burrascose, una zuppa di squillanti percezioni. Tacque un istante e sospirò – Neanche Lora...

Mi irrigidii, sciogliendomi dall'abbraccio di scatto, punto da un ago avvelenato. La fissai con occhi trasudanti di confusione, disordinata paura.

Le voci precipitarono sulla mia testa come una scarica violenta di spari di fucile. Netti, dolorosi, strazianti. La musica riprese a gridare, il tintinnio di posate sovrastò i miei pensieri.

– Lora...? – quel nome mi uscì come un rantolo.

Quando Bianca parlò, stava già svanendo, dissolvendosi nell'invisibile tempo. Mi regalò un ultimo sorriso, ma questo, grigio com'era, mi fece paura.

– Sii coraggioso, Nico – sussurrò – Lasciami andare...

– Cosa? – esclamai, sconvolto. Allungai una mano verso di lei, ma le mie dita attraversarono il suo corpo immateriale come fosse fumo – Aspetta! – ricominciai a piangere – Avevi detto che non mi avresti lasciato!

Ma lei non c'era più.

Il mondo mi crollò addosso. Il terrore, impregnato d'angoscia, mi avviluppò la mente.
Crollai in ginocchio sul pavimento macchiato di vino e fango, il volto affondato nei palmi delle mani.

– Avevi promesso – bisbigliai. Le persone si strinsero attorno a me, l'aria mi mancò e lacrime bollenti mi rigarono le guance spente – Avevi... promesso...

Devi rimanere qui.

Non devi muoverti. Non devi respirare.

Resta qui. Non urlare. Non esistere.

Devi rimanere qui. Non vuoi farmi male, vero? Non vuoi essere cattivo.

Se fai il cattivo mi fai male.

Perché?

Cosa ho fatto?

Ancora niente. Non fare niente.

Fai il bravo, d'accordo?

Lasciati morire, se devi. Ma non muoverti.

Cosa? Perché?

Non so nemmeno chi sono!

Non so perché sono!

Non devi saperlo.

Zitto, ora. Non farmi del male.

Mi... mi chiamo Nico, vero? Ho... una sorella? Oppure due?

Io sono figlio di... figlio di...

Zitta, ti ho detto.

Non ho bisogno dei tuoi lamenti.

Stai buona. Non fare niente.

E Lora? Chi è Lora? Stai parlando di lei, giusto?

Zitta... Zitto...

State in silenzio tutti...

E Percy Jackson? Perché ricorre? Cosa significa?

Troppe domande.

Adesso smettila.

E Jason? Cosa vuol dire?

SMETTILA!

Ma io...

Stai calmo. Vai al Campo, se devi. Muori, se devi. Però smettila.

In te vedo troppo. Mi fai male.

Non farmi male...

 

   
 
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