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Autore: Helen_Book    11/04/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Il falò durò per tutta la notte, ma Ziki e Mala decisero di allontanarsi dagli altri verso mezzanotte. Con la pancia piena, camminarono l’uno a fianco all’altro, parlando del più e del meno.

Dopo il momento di tensione vissuto nel pomeriggio, Mala aveva scoperto di trovarsi pienamente a suo agio in compagnia del ragazzo. Avevano più cose in comune di quanto pensasse. Ziki aveva due anni in più di lei, ma non li dimostrava. Sebbene fosse il figlio del capobranco, non ne aveva mai fatto un vanto. Anzi, sembrava evitare l’argomento e qualsiasi riferimento ad esso.

Era molto preso dal suo lavoro e dalla sua passione, impossibile non notarlo. Vedeva come gli si illuminavano gli occhi: aveva trovato la sua vocazione. Quando le aveva proposto di indossare i vestiti che lui stesso aveva realizzato, non ci aveva pensato due volte, aveva accettato la sua proposta. Eppure, una volta arrivata al falò, tutti non avevano fatto altro che fissarla.

Subito aveva pensato di essere lei il problema, ma la reazione di Genny le aveva fatto capire che non era così.

“Senti, ma per quale motivo la gente continuava a fissarmi al falò?” chiese, curiosa di approfondire l’argomento.

“Sei la nuova arrivata, nessuno ti conosce” spiegò lui come se fosse la cosa più scontata del mondo. Continuò a camminare, guardando davanti a sé.
“Ma non hanno guardato Eileen allo stesso modo” precisò lei, piccata.

“Mmh…beh allora non saprei, forse la tua acconciatura avrà attirato l’attenzione di tutti” ipotizzò, scrollando le spalle.

“Stupido” lo riprese, conficcandogli il gomito nel fianco.

“Ahi, vedi che sono delicato” scherzò, fingendo di essersi fatto male, coprendo il fianco con le mani.

“Su questo non ci sono dubbi! Nel bosco ti sei arreso subito. Mi avevi promesso una corsa super sfrenata e invece ci siamo fermati subito” affermò lei, imbronciata.  

Ziki rise, ma non disse nulla. Per la prima volta, tra di loro calò il silenzio. Non era uno di quelli imbarazzanti, ma dava l’idea che il discorso si fosse esaurito lì.  

Mala, però, non si arrese: “Ma quindi, seriamente, qual è il problema? I vestiti?”

Non distolse lo sguardo da lui e nei suoi occhi lesse la risposta, ancora prima che lo ammettesse ad alta voce.

“Sono stronzate che esistono all’interno del branco a cui non do peso. Non dovresti farlo neanche tu” la voce divenne più profonda, abbassandosi di qualche ottava.

“Prima però dovrei sapere di cosa si tratta, non posso ignorare qualcosa che non conosco” scherzò, cercando di mantenere la conversazione su toni leggeri.  
Parecchio a disagio, si grattò la testa. Ci mise qualche secondo a rispondere.

“Indossando quei vestiti realizzati da me, potrebbe sembrare che…che…sei la mia…compagna. Ma è un’assurdità! Mi imbarazza anche solo riferirti certe stronzate” agitato, aumentò il passo, senza accorgersene.

Con la pancia piena, aveva difficoltà a stargli dietro. Così gli afferrò il braccio, costringendolo a rallentare.
E a guardarla.

“Ehi, Signor Parto in Quarta, con me sfondi una porta aperta. Anche io ho sempre avuto difficoltà ad accettare certe ‘regole’ all’interno del branco” mimò le virgolette con la mano libera.

Ziki non sembrò badare alle sue parole.

La sua attenzione era stata attirata dalla mano che gli stringeva il braccio. Come se bruciasse, Mala lo lasciò andare, concentrandosi su ciò che stava dicendo.

Concentrati.

“Perché mi devo privare della possibilità di indossare degli indumenti così ben fatti a causa di una vecchia consuetudine?” aggiunse lei, in attesa di una sua reazione.

“Sarebbe da pazzi” le rispose, riacquistando la solarità che lo contraddistingueva.

Non a caso, ricominciò a scherzare: “Quindi io sarei Signor Parto in Quarta?” era evidente che stava cercando di trattenersi dal ridere.

“Di tutto quello che ho detto, è questo che ti è rimasto impresso?” gli chiese sorpresa e rassegnata allo stesso tempo.

Ziki non si sforzò neanche di rispondere alla sua domanda. Continuava a sghignazzare, prendendosi gioco di lei.

“Parlando di regole e consuetudini, cosa ne pensi di tuo fratello ed Eileen?” decise di non girarci troppo intorno. Lo conosceva da pochi giorni, ma aveva notato che era dotato di un ottimo spirito d’osservazione. Mentirgli era un insulto nei suoi confronti. 

Ed era anche stupido. La copertura era saltata.

“Se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che ci si diverte di più seguendo le proprie regole. Non so come sia nata questa storia e ho il vago presentimento che c’entri con il vostro arrivo qui” affermò guardandola, trovando la risposta nel suo silenzio.

“Però sappi che non sarò io ad ostacolarli. Trovare la propria compagna è una grande fortuna. Pensa quanto sarebbe triste morire senza averla incontrata” pronunciò le ultime parole più lentamente, assaporandole, senza toglierle gli occhi di dosso.

La stava studiando, chiunque lo avrebbe notato.

Ogni gesto, movimento, rappresentava un messaggio e lei iniziava ad aver paura perfino di respirare. Poteva essere facilmente fraintesa.

Ed era l’ultima cosa che voleva. 

Non sapendo cosa dire o fare, tornò a scherzare. In quel campo, entrambi si muovevano con facilità.  

“Certo, sono d’accordo. Pensa, invece, se fossi morta senza provare i tuoi abiti almeno una volta nella vita” affermò, riportando il discorso su un terreno più sicuro.  

Ziki si fece pensieroso.

Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa. Durante la conversazione, passava da sentirsi totalmente a suo agio in sua compagnia, a camminare in un campo minato, con il timore di beccare una bomba.

Era molto probabile che fosse già successo.

Il silenzio scese di nuovo tra di loro. Più imbarazzante rispetto a quello precedente, ma nessuno dei due sembrò darci peso.

Erano troppo frastornati dalla stanchezza e dalla pesantezza del pasto per discuterne.

Mala non sapeva dove si stessero dirigendo. Non le dispiaceva vagare senza una meta, le mancavano i rumori e gli odori della foresta. Si sentiva totalmente nel suo habitat, nonostante fosse lontana da casa sua.

I soliti pensieri tristi iniziarono ad affollarle la mente e a imporsi con prepotenza.

In compagnia di Ziki, era riuscita a dimenticarsi momentaneamente del suo passato. Era uno dei motivi per cui le piaceva passare del tempo insieme a lui. Le trasmetteva una spensieratezza che aveva temuto di aver perso.

Prima di essere sommersa dalla negatività delle sue riflessioni, Ziki ricominciò a parlare, salvandola ancora una volta.

“Se ti dicessero che morirai domani e che puoi fare solo tre cose, quali sarebbero?” chiese lui a bruciapelo, cambiando totalmente discorso.

Presa in contropiede, si girò a guardarlo: “E questa da dove viene fuori?”

“Filosofie della mezzanotte, è risaputo che la notte porta consiglio” aggiunse con un mezzo sorriso, travisando la domanda. Tuttavia, notò una certa malinconia nel suo tono di voce. Quella domanda nascondeva molto di più di quanto desse a vedere.

Ecco perché, non si tirò indietro e decise di condividere qualcosa di personale, nella speranza che anche lui facesse lo stesso: “Se dovessi morire domani, sicuramente mi metterei in marcia per tornare a casa. Ho parecchi conti in sospeso e devo poter dire la mia prima di morire” si sforzò di sorridere e solo allora si rese conto di quanto suonassero tristi e patetiche le sue parole.

Era sempre stata convinta di avere anni e anni davanti sé, senza pensare all’imprevedibilità della vita. Per la prima volta, sentì nostalgia di casa. Percepì un enorme buco allo stomaco.

“Ti capisco, anche io avrei parecchie cose da dire. Mi sfogherei solo per togliermi un sassolino dalla scarpa, ma non perché credo che le cose cambino” non c’era alcuna traccia di ironia nella sua risposta, solo verità nuda e cruda.

Mala aveva paura di chiedergli altro, così decise di aprirsi per prima.

“La pensiamo allo stesso modo. Il rapporto con mio padre è sempre stato così difficile. Negli anni, ci ho sempre provato e riprovato, ma nulla è cambiato. Anche oggi che dico di essermi rassegnata, mi comporto come se continuassi a volere la sua approvazione.”

E non solo la sua, pensò, tenendoselo per sé. 

Da una parte, aveva deciso razionalmente di confidargli qualcosa di se stessa, dall’altra si accorse di avergli rivelato più di quanto volesse.

Era saggio confidarsi con qualcuno che conosceva a malapena?

Non ne aveva la certezza, ma voleva conoscere la sua storia e poteva chiedere solo se iniziava a dare per prima.

D’un tratto, Ziki smise di camminare e si stese sull’erba, portando entrambe le mani dietro la nuca.

Guardava il cielo in silenzio.

Senza essere invitata, si unì a lui. L’erba umida le solleticava il viso e le caviglie. Incrociò le dita delle mani sulla pancia.

Decise di continuare a rispettare quel silenzio, sebbene i pensieri negativi fossero dietro l’angolo, pronti ad assalirla.  

“Sicuramente abbiamo entrambi il complesso del padre” constatò lui, alla fine, mantenendo un tono neutro, come se la cosa non lo riguardasse.

“Quindi, come prima cosa, gli direi tutto quello che penso, non tralasciando nulla. Poi scapperei da qui e trascorrerei l’intera giornata da lupo, correndo tra i boschi, senza fermarmi neanche una volta. Poi, una volta sfinito, vorrei stendermi così, e addormentarmi guardando le stelle” disse sussurrando, tutto d’un fiato.

Mentre parlava, Mala si era girata a guardarlo e nonostante la poca luce, era riuscita a scorgere il suo viso.

I piercing risaltavano subito all’occhio, oscurando il resto. Eppure, ora che lo osservava meglio, sul volto non c’era neanche un cenno di barba. Probabilmente era abituato a rasarsi spesso, lasciando la pelle morbida e liscia.

Chissà se toccandola era veramente così.

Imbarazzata dal suo stesso pensiero, abbassò lo sguardo per un secondo e poi lo riportò su di lui. Era così perso nel suo mondo che non si accorse del suo disagio.

Per fortuna.

Gli occhi aperti fissavano il cielo. Si ricordava di averli osservati alla luce del sole ed erano marrone cioccolato. Caldi ed espressivi. Attenti a qualsiasi cosa succedesse, pronti a cogliere ogni minimo particolare.

In quel momento, erano persi nel vuoto, lontano mille miglia da lei.

Le aveva dato la possibilità di scorgere di sfuggita le sue ferite e lei aveva fatto lo stesso. Entrambi si erano resi vulnerabili. Qualsiasi parola sarebbe risultata banale, così decisero di rimanere in silenzio.

Mala ripensò a quello che Ziki aveva appena detto e si rese conto di quanto quel discorso fosse liberatorio e triste allo stesso tempo.

La malinconia la colpì dritta nello stomaco.

Il buco che aveva percepito prima, si trasformò in una voragine. E per la terza volta nella sua vita, sentì che si stava affezionando ad un altro essere umano, l’inizio di una connessione profonda.

Tempo fa, era rimasta abbastanza sorpresa di essere riuscita a stringere amicizia con Eileen e ora sentiva che stava succedendo lo stesso con Ziki.
Shura era stata la sua prima persona.

Ciò non significa che debba essere l’ultima.

Quel pensiero le tolse il fiato, facendole sentire di nuovo nostalgia di casa. Di lui.

In tutta la sua breve esistenza, non erano mai stati per così tanto tempo separati l’uno dall’altra. Quando aveva deciso di partire, non aveva immaginato di provare così tanto dolore solo pensando a lui.

Il movimento del braccio di Ziki attirò la sua attenzione.

Lo guardò con la coda dell’occhio, senza notare nulla di strano. Dopo essersi mosso, il braccio ritornò nella posizione precedente.

Si sarà semplicemente grattato, pensò dopo aver sbadigliato.

Prima di chiudere gli occhi, però, notò che la guancia di Ziki brillava alla luce della luna. Dava l’idea che fosse bagnata.

Si è asciugato una lacrima, ecco cosa ha fatto.

Aveva voglia di consolarlo, pensò a qualcosa da dire per farlo sentire meglio. Non le venne nulla in mente e si maledì per la sua mancanza di tatto. Era così concentrata su se stessa che non aveva compreso quanto stesse soffrendo.

Lentamente si avvicinò a lui e si accoccolò al suo fianco, senza toccarlo, lasciando qualche centimetro di distanza tra il suo viso e il maglione variopinto. In posizione fetale, chiuse gli occhi, sentendo tutta la stanchezza crollarle addosso.

Per la prima volta riuscì a sgombrare la mente, concentrandosi solo sul fruscio delle foglie e sul calore proveniente dal corpo accanto a lei.
Si sentiva in pace.




Buonasera a tutti! 

Spero stiate tutti bene. La storia tra Ziki e Mala si sta evolvendo e sta prendendo una piega un po' ambigua. Vedremo in seguito come si comporteranno i personaggi ;)

Alla prossima domenica, vi abbraccio forte forte. 

Helen 
  
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