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Autore: ballerina 89    11/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 15

 

Pov Emma 

 

Nel momento esatto in cui regina mi comunicò la possibilità di un possibile ritorno in serie A mi sentii crollare il mondo sotto i piedi. Tutto ciò che avevo cercato di dimenticare della mia vecchia vita, gioie e dolori, tornò a galla cancellando tutti quei mesi di rinascita. Ero nuovamente punto a capo e per l’ennesima volta ero costretta a fare i conti con ciò che la vita mi aveva ingiustamente tolto. 

Tornare in serie A.... “ma anche no” fu il primo pensiero che mi venne in mente. Quale essere umano dotato di un minimo di intelligenza si sarebbe sottoposto ad una tortura simile sapendo già di essere fuori da ogni possibile competizione importante? Nessuno, tantomeno io. 

In passato decisi di provare ad entrarci perché volevo volare alto. Lei era l’unica che avrebbe potuto  aprirmi gli scenari per il successo ma adesso? Adesso cosa avrebbe potuto offrirmi? Nulla quindi per quale motivo avrei dovuto tentare di rientrarci? Non ne vedevo la necessità e non persi tempo a comunicarlo a Regina e Killian i quali cercarono invece di farmi vedere la situazione sotto una prospettiva totalmente diversa. 

Dopo una lungo scambio di opinioni decisi di accettare il loro consiglio di ragionarci su per un pochino nonostante fossi fermamente convinta della mia decisione ma devo dire che quel prendermi del tempo per pensare mi servì per capire molte cose tra cui il fatto che in fondo non avevano poi tutti i torti. Tornare in serie A non significava necessariamente tornare a dover rincorrere il sogno infranto  ma poteva comunque aprirmi nuovi scenari di competizione con un livello decisamente più altino rispetto a quello che avevo affrontato negli ultimi tempi. 

Essere tornata in pedana a confrontarmi con altre ginnaste era stata la mia ancora di salvezza, mi aveva aiutato molto a superare il mio malessere interiore, ma ultimamente quel tipo di gara non faceva più per me: avevo riacquistato parte della mia sicurezza e del mio vecchio programma e ogni competizione finiva sempre allo stesso modo: ovvero io che vincevo con uno stacco di punti troppo alto rispetto alla seconda classificata. Quel livello non era più adatto a me, alle mie esigenze, per cui forse avanzare di classe non mi avrebbe fatto male, anzi... mi avrebbe aiutato anche a farmi tornare quell’adrenalina allo stato puro, quella paura di sbagliare, che ultimamente non riuscivo più ad avere. 

Quando cominciai a Regina la decisione presa rimase a guardarmi imbambolata per alcuni secondi, non credeva alle sue orecchie.  Mi chiese più di una volta se fossi sicura della mia decisione, non voleva che a lungo andare potessi, dopodiché corse ad abbracciarmi dicendomi di essere fiera di me. 

Iniziammo a lavorare a questo nuovo progetto a partire già dalla settimana successiva: cambiò il riscaldamento, il potenziamento e anche tutti gli esercizi da fare ai vari singoli attrezzi. Credevo che almeno il materiale da gara sarebbe rimasto invariato per la competizione che si sarebbe tenuta da lì a un mesetto circa, non eravamo ancora in serie A, non c’era alcuno bisogno di alzare il livello, ma per lei non fu così: decise di stravolgere tutto il vecchio programma fin da subito inserendo in ogni singolo esercizio elementi decisamente più difficoltosi. 

Mi concentrai al massimo per perfezionare in così breve tempo tutto, lo feci in primis per me stessa, per dimostrarmi di essere ancora in grado di poterlo fare,  ma in parte lo feci anche un po’ per lei, per ringraziala di essermi sempre così vicina in questi momenti. 

Il risultato ottenuto da tutto quel lavoro non mi dispiacque affatto, arrivai ad un paio di giorni  prima della competizione che tutti gli esercizi erano stati provati, più e più volte, senza mai un errore e questo non poteva che essere un incentivo per provare a fare qualcosa di più. Durante la competizione vera e propria però  qualche errorino purtroppo  ci fu ma nulla di così eclatante: un errore al corpo libero e anche un paio alla trave ma questo non mi impedì di certo di qualificarmi, addirittura in prima posizione nell’ambitissima, dagli altri ma non da me, serie A. 

Per festeggiare l’evento i miei mi portarono a cena fuori e invitarono anche Regina e Killian con noi, sembravano tutti così euforici di quel nuovo traguardo ottenuto, anche io lo ero un po’ in realtà ma non come loro quindi, pur di non deludere le loro aspettative, che di sicuro stavano già nascendo nei loro cuori,  mi sentii in dovere di mettere in chiaro alcuni punti che pensavo fossero già stati chiariti ma che evidentemente non lo erano affatto.

  • Non vorrei sembrare la solita guastafeste - interruppi il loro ennesimo brindisi - ma vorrei ricordarvi che non è cambiato nulla con questa vittoria. Ho solamente fatto un passaggio di livello, nulla di più, quindi vi prego di non illudervi pensando a chissà che cosa possa riservarmi tutto questo. Non mi rimetterò in gioco, non tornerò ad inseguire quel sogno che mi ha quasi distrutta... togliamo il quasi. - mi corressi. - Amo la ginnastica e niente mi renderebbe più felice che viverla a 360 gradi credetemi, ma questo non è più possibile ormai... non senza ricevere ulteriori bastonante almeno e io non sono pronta a riceverne. So di avere dei limiti, il semplice fatto di non potermi allenare quotidianamente come tutte le mie coetanee, anche se per voi è una stupidaggine, per me è un grosso ostacolo...per non parlare poi del fatto che devo sottopormi a controlli medici ogni settimana praticando un’attività sportiva ad alto impatto. Ogni settimana tremo dalla paura che qualcosa possa essere cambiato, che la mia gamba risenta del duro lavoro che sto svolgendo...come pensate che io possa anche solo pensare di aspirare ad una cosa tanto grande come un ritorno al passato sapendo che probabilmente arrivata a metà dell’opera potrei dover rinunciare ancora?  Dover abbandonare quattro anni fa fu devastante, a stento riesco a credere di essermi ripresa, non riuscirei a riprendermi questa volta. - intorno a me calò il silenzio e improvvisamente tutta l’euforia che mi circondava fino a pochi attimi prima svanì di colpo. - Con questo non vi sto dicendo di non festeggiare la mia vittoria, se volete potete anche portarmi in spalla - cercai di rallegrare la situazione - vi chiedo solo di non farvi troppi film mentali. 
  • Sei sempre stata una persona determinata a portare avanti le tue idee - intervenne mio padre prendendo la parola - sei testarda, combattiva e guai a provare a farti cambiare idea... - sorrise - ma sei anche una ragazzina intelligente e matura, capace di sapere già, nonostante la giovane età, cosa sia meglio per lei anche se questo la fa star male... - lo vidi deglutire, si stava emozionando... - sono orgoglioso di te, di quello che sei diventata, tutti noi lo siamo e credo di parlare a nome di tutti nel dirti che rispettiamo la tua decisione e che ti appoggiamo e ti appoggeremo in tutto ciò che deciderai di fare d’ora in avanti. - scoppiai a piangere emozionata dalla bellissime parole del mio papà ma anche felice di sapere di poter contare su tutti loro in caso in cui ne avessi avuto bisogno. Non che non lo sapessi già, ero consapevole di avere accanto persone che mai e poi mai mi avrebbero voltato le spalle, ma sentirselo dire mi fece enormemente piacere e mi aiutò ad andare avanti per la mia strada. 

Iniziai la mia seconda avventura in serie A in maniera del tutto impeccabile, le prime gare andarono alla grande nonostante i miei programmi erano ancora leggermente inferiori alle altre atlete poi a lungo andare iniziai ad avere un piccolo stallo, non riuscii ad andare oltre la quarta posizione per cui Regina si sentì in dovere di prendermi da parte ed espormi il suo punto di vista.

  • è il programma il problema... - sentenziò più convinta che mai. - Tu non hai nulla che non va fidati... è il programma che stiamo presentando che è debole.
  • Mah... lo hai cambiato neanche un mese fa! - mi ritrovai a costatare ricordando che solamente poco tempo prima, e proprio a causa della serie A, cambiammo il vecchio programma.
  • Lo so ma non è ancora sufficiente. Dobbiamo tentare qualcosa di un po’ più complesso...
  • Tipo cosa? - avevo paura a chiederlo
  • Credo che tu lo sappia Emma. - ecco appunto. - dobbiamo iniziare a lavorare nuovamente su tutto ciò che hai messo in stand bye da... beh da quattro anni a questa parte ormai. Dobbiamo lavorare su uscite di difficoltà maggiore ad ogni singolo attrezzo e su elementi più complicati che prevedono virtuosismi aerei... sai di cosa sto parlando.
  • No... Regina, no... io... non... non credo di poterlo fare.- dissi convinta continuando meccanicamente a scuotere la testa più per paura che per altro.
  • Non dire scemenze, certo che puoi farlo, lo hai sempre fatto! - mi fece notare.
  • Era diverso, non... io non...
  • Non eri mai caduta..- finì la frase per me.
  • Esatto... - aveva centrato il problema. 
  • Immaginavo... - la vidi per un momento perdersi nei suoi pensieri. - Ascolta Emma, io non voglio costringerti a fare nulla che tu non voglia ma sarò sincera: se vuoi migliorare e sbloccare questa quarta posizione che ormai ci perseguita da un po’ devi fare qualcosa e quel qualcosa sai benissimo cos’è. Se per te invece non è un problema restare ancorata dove sei adesso e non avere miglioramenti ne a livello di piazzamenti in gara ne a livello personale allora ok, continuiamo a lavorare come stiamo facendo e quello che viene viene. - non risposi... non sapevo cosa accidenti dirle. - Vorrei ci fosse una terza opzione credimi, lo vorrei davvero non mi piace affatto doverti dire questo e farti soffrire, ma non posso fare altrimenti. Ti mentirei se non ti dicessi che è l’unica cosa da fare. 
  • Niente Jaeger però! - dissi senza pensarci. Lo Jaeger altri non era che l’elemento con cui mi giocai la carriera. 
  • Niente Jaeger... cosa significa questo? Che con altri elementi saresti disposta a provare? - chiese con già il sorriso sul volto. Lo Jaeger non era minimamente l’elemento più difficoltoso nella ginnastica artistica ma a me personalmente era quello che metteva più paura di tutti visti i precedenti. 
  • Se eliminiamo lo Jaeger, nel senso che non mi proporrai mai di tentare a farlo allora forse potrei provare a fare pace con altri elementi. - dopo l’incidente mi rifiutai di provare qualsiasi cosa potesse rivelarsi rischiosa, sopratutto in parallela... li, a parte i passaggi tra uno staggio e l’altro non portai più, ne in gara ne in prova, nessun elemento che prevedesse di staccare le mani per eseguirlo. Ero come paralizzata dalla paura, avevo il terrore di cadere e farmi male nonostante in palestra ci fossero tutte le precauzioni e le protezioni del casco, ma non potevo di certo continuare a farmela addosso per tutto. Lo Jaeger sarebbe rimasto il mio acerrimo nemico ma per il resto forse avrei potuto tentare. 
  • D’accordo! Niente Jaeger! 
  • Ne adesso ne mai???
  • Va bene, come vuoi tu, ma per il resto dovrai fidarti di me.
  • Ci proverò te lo giuro, ho solo un’altra richiesta.
  • Quale?
  • Possiamo partire da elementi un po’ meno complessi da quelli che la tua mente sta già elaborando? Sai... non vorrei rompermi la testa subito subito. - mi guardò seria per una manciata di secondi dopodiché scoppiò a ridere.
  • Sei terribile.

Iniziammo con il rispolverare elementi dapprima un po’ più “semplici”per poi a mano a mano passare ad elementi un po’ più complessi. Io e la buca di cubi di gomma piuma diventammo un tutt’uno, inseparabili... amici per la pelle proprio... non vi era giorno che non mi ci tuffassi, cadendo dagli esercizi naturalmente, minimo centocinquanta volte. Per ogni esecuzione corretta ve ne erano una decin  sbagliate, provate ad immaginare quindi in un allenamento di tre ore quante cadute riportavo a casa ogni giorno. Cercai fin da subito di non buttarmi giù d’animo, non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose, ma fu difficile non cadere nello sconforto quando due settimane dopo ero ancora da capo a dodici. 

  • non ti abbattere, stai facendo progressi! - mi disse una sera Regina subito dopo l’allenamento vedendomi particolarmente tesa in volto. Quel pomeriggio mi ero ripromessa di fare solo grandi cose ma come al solito sarei tornata a casa con solo cadute e pochi elementi corretti. 
  • Progressi? - la guardai come se fosse completamente uscita di senno. - Progressi dici? Sono più le volte che sto a terra che quelle che rimango aggrappata allo staggio, di quali progressi parli è? Hai le visioni per caso?
  • Sempre pessimista tu è? - scosse la testa rassegnata. - i progressi ci sono Emma, fidati, anche se ancora non abbiamo messo a punto determinati elementi. Sei tu che non li vedi ma ci sono... Il tuo solo semplice affrontare l’ostacolo, ad esempio, è un progresso.  Il primo giorno che hai provato ad affrontare le tue paure eri terrorizzata all’idea anche solo di provarci e guardati ora: determinata come non mai a portarti a casa meno cadute possibili. Tu pensi che a me sia sfuggito il fatto che sono tre giorni che vieni in palestra con tre quarti d’ora di anticipo solo per provare questi passaggi che ancora non ti vengono? - ci aveva seriamente fatto caso? - già... lo so. A me non sfugge niente puoi star tranquilla come non mi è sfuggito il fatto che prima, agli inizi, subito dopo una caduta, uscivi dalla buca con un colorito tra il bianco e il blu tanta era la paura mentre ora guardati: non fai neanche in tempo a cadere che sei già nuovamente in parallela a tentare ancora. Se non sono progressi questi...
  • Non cambia il fatto che non mi riesce nulla di quello che striamo provando in questi giorni. - mi lamentai 
  • Tempo al tempo Emma.
  • Non ho tempo! Tra due settimane c’è una gara e io non ho nessuna intenzione di fare figuracce. - sbuffai. - è tutto cosi ingiusto... questi elementi mi venivano con una facilità inaudita in passato... anche quando li stavo imparando, perché ora è tutto così difficile? 
  • Perchè pensi troppo alle conseguenze e questo non ti aiuta a concentrarti. Da piccola dovevo dirti il contrario se ben ricordi - rise ricordando il passato - dovevo ricordarti costantemente di pensare all’esercizio in questione senza strafare o prima o poi ti avrei ritrovata dall’altra parte della stanza. Eri spericolata, sprezzante del pericolo.... e proprio per questo tutto ti usciva con facilità. Naturalmente non ti direi mai, neanche adesso che sei più grande, di buttarti alla cieca su ciò che stai facendo, ma il mio consiglio è quello di pensarci il meno possibile. Provaci, al massimo continuerai a cadere. 
  • E se non funzionasse?
  • Visto? Ci stai già pensando troppo. - mi fece notare - vai a casa adesso, ci vediamo domai. - già, in via del tutto eccezionale mi sarei allenata due giorni consecutivi.
  • Posso... posso tentare ancora un’ultima volta prima di andare via? Voglio provare a vedere se...
  • Sarebbe inutile credimi. Sei fisicamente stanca e moralmente ancora a pezzi. 
  • Mah....
  • Dammi retta, non ne caveresti un ragno dal buco e andresti ancora di più in paranoia. Vai a casa, fatti una bella doccia e vai subito a nanna. se Killian ti chiama per fare il fidanzatino innamorato riattaccagli il telefono in faccia e dai la colpa a me. Devi riposare. 

Riposare... altro che riposare, a parte la questione ginnastica che non mi avrebbe fatto comunque dormire sonni tranquilli, quella sera avevo in programma un appuntamento speciale con Killian a cui non avrei rinunciato per nulla al mondo. Non ci vedevamo da circa due settimane per un’uscita come si deve, al massimo ci concedevamo un caffè al volo o un pranzo insieme durante la sua pausa pranzo... niente di più, il suo lavoro, la mia scuola e gli allenamenti di entrambi ci stavano portando via tutto il tempo a nostra disposizione quindi necessitavo di quell’appuntamento. Naturalmente non dissi nulla a Regina per un motivo che andava ben oltre il fattore stanchezza: ero nel bel mezzo del periodo di “ritiro” quello che racchiude i 15 giorni prima di una competizione per cui ogni uscita o qualsiasi cosa non inerente alla ginnastica era assolutamente bandita. Con Killian poi non ci saremmo di sicuro limitati ad una cenetta, cosa che forse avrebbe potuto anche accettare la mia adorata suocera, per cui preferii tacere. Una bugia detta a fin di bene in fondo non avrebbe fatto male a nessuno. 

Salutai Regina ringraziandola delle parole d’incoraggiamento e mi diressi in fretta e furia a prendere la metro. Nonostante fossi maggiorenne ormai da un anno e mezzo e avessi la mia macchina continuavo a prediligere i mezzi pubblici per andare a lezione, mettermi nel traffico e guidare dopo una giornata massacrante non era proprio da me. Arrivai a casa che era tardissimo, avevo appuntamento con Killian alle 21:30 e io alle 21:15 ero ancora in tuta e grondante di sudore. 

 

“Lascia stare la doccia e raggiungimi...” Mi scrisse in risposta al messaggio che gli mandai comunicandogli che ero in ritardo.

 

“Non ci tengo a camminare per strada emanando odori sgradevoli, ergo... pazienta qualche minuto!”

 

“Ma che te la fai a fare.... è inutile! Tanto lo sai già che ti faccio sudare di nuovo” -  e che ti pareva? In tutti questi anni il mio Killian non era di certo cambiato... anzi, diventava giorno dopo giorno sempre più malizioso e diretto. 

 

“Entro in doccia... a dopo” - conclusi non dandogliela vinta e iniziandomi seriamente a preparare. Se avessi continuato a dargli corda avrei finito per fare tardi e non uscire. 

Dopo una bella ma veloce doccia che mi rimise al mondo corsi a truccarmi, vestirmi e alle 21:53 eccomi raggiungerlo verso la sua auto.

 

    • Ho fatto il prima che ho potuto. - dissi con il fiato corto per salutarlo con bacio a stampo, avevo corso per raggiungere il luogo dell’incontro, dovevo riprendermi un attimino.
    • Non avresti tardato se mi avessi dato retta - disse da perfetto maestrino - ma come al solito hai voluto fare di testa tua e ora, mia cara donzella, pagherai per questo affronto. - si avvicinò famelico e senza aggiungere altro prese il mio viso con entrambe le mani e catturò le mie labbra in un dolce ma allo stesso tempo passionale bacio. Non ci baciavamo in quel modo da quindici giorni e per quanto entrambi volessimo trattenerci, nonostante le battutine di Killian di poco prima i programmi della serata prevedevano anche altro, il bacio divenne a poco a poco sempre più passionale tanto che in men che non si dica oltre a baciarci ci trovammo direttamente a strapparci i vestiti di dosso per fare altro. Dovevo immaginarlo che sarebbe finita in quel modo, come avevo anche solo potuto pensare che saremmo riusciti ad andare a cena senza saltarci addosso a vicenda vista la tensione sessuale che emanavamo? Eravamo stati totalmente rapiti dal vortice della passione che non ci rendemmo neanche conto di essere ancora nel parcheggio vicino casa. Non che fosse una novità, in passato era già capitato varie volte di esserci fermati proprio li dopo la nostra serata ma prima di fare qualsiasi cosa cercavamo sempre l’angolino più buio e nascosto di tutti per non dare nell’occhio. Ci appartavamo in poche parole, cosa che non passò in mente a nessuno dei due di fare invece quel giorno. Facemmo l’amore nel bel mezzo del parcheggio, sotto un lampione e circondati da macchine i quali proprietari sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro beccandoci in flagrante. 

Una situazione a dir poco imbarazzante, non mi era mai capitato di perdere in quel modo il controllo ma ormai il danno era fatto e bisognava quantomeno evitare di attirare ulteriormente attenzione. Ci rivestimmo al volo, o meglio... io mi rivestii al volo, lui lo fece con estrema lentezza guardandomi e sorridendo divertito delle mie reazioni frenetiche. 

  • che diavolo ti ridi? Aiutami a trovare la mia maglia! Sbrigati! - lo richiamai vedendolo non intenzionato a collaborare. 
  • Sei bella quando ti agiti sai? Sei accora più...
  • Non finirla neanche la frase... non è il momento per lanciare segnali subliminali, aiutami a trovare la maglia! - dissi con più insistenza - se passa qualcuno che mi conosce e mi trova qui, in macchina con te, solo con il reggiseno indosso sono fottuta! Sai che ci mette una notizia del genere ad arrivare alle orecchie di mio padre in caso? Come la mettiamo poi?!? - lo vidi convincersi solo all’affermazione “mio padre”, mi aiutò a trovare la maglia, che era finita chissà come incastrata nei sedili del guidatore, dopodichè, una volta ricomposta alla meglio, continuò a guardarmi con la sua solita faccia maliziosa e divertita... ah naturalmente ancora a dorso nudo. - che c’è adesso! Perchè sorridi. Vestiti!
  • Perchè sei così carina quando fai la timida ragazza innocente. Mi ricordi la Emma di un tempo...- si avvicinò per darmi un altro bacio. - ora scusa se te lo dico ma non ti si addice più tutta questa innocenza amore.
  • Vestiti idiota, - non risposi alla sua provocazione - non è che faranno pensieri più casti se vedono me vestita e te mezzo nudo. Sempre se non ci abbiano già visto. - mi lasciai sprofondare sul mio sedile portandomi le mani sul volto in preda allo sconforto.
  • Ehi... dici sul serio? Seriamente hai paura che qualcuno che ti conosca ci abbia visti? Emma parcheggiamo qui da quattro anni ormai e in questi anni non abbiamo mai o incontrato persone a te famigliari. Perchè pensi sia diverso questa volta è? 
  • Le altre volte non eravamo sotto i lampioni della città quindi non possiamo sapere se qualcuno si sia mai soffermato da queste parti. 
  • I tuoi vicini hanno tutti il parcheggio riservato difronte la propria abitazione, tu stessa hai il garage... a nessuno sfiorerebbe mai l’idea di venire a posteggiare in un parcheggio a pagamento credimi, stai tranquilla ok?
  • Mmmh... tranquilla non proprio... conoscenti o non mi sento comunque in imbarazzo. E se qualcuno è passato sul serio e ci ha visti mentre.... Guardati intorno, tu ti ricordi se queste macchine erano già qui prima? Magari una a parcheggiato o è andata via  proprio mentre noi.... 
  • in quel caso dovrebbero esserci riconoscenti perchè grazie a noi hanno assistito ad uno spettacolo totalmente gratuito. Fortunati loro no?- non risi alla sua battuta e questo lo fece diventare improvvisamente serio. Più che serio preoccupato direi. - Emma amore mio ma sul serio? Sei davvero così preoccupata? - annuii, cos’è:  pensava che stessi davvero scherzando? - non devi amore, non è successo nulla, non ci ha beccati nessuno. Ce ne saremmo accorti se qualche macchina si fosse avvicinata a noi non credi?
  • Non so che pensare... e se qualcuno fosse passato accanto a noi a piedi per andare a prendere la sua macchina e ci avesse visti?
  • Sono solo supposizioni amore mio.... non pensarci ok? Ormai è andata come è andata, la prossima volta staremo più attenti. Andiamo, non puoi fasciarti la testa prima di rompertela no? Se ci hanno visti o meno probabilmente non lo sapremo mai quindi tanto vale lasciarci questa piccola cosa alle spalle e tornare a godere della nostra serata non trovi? 
  • Forse... - non ero ancora convinta. Aveva ragione lui, lo sapevo questo, ma era ancora troppo fresca la cosa per accantonarla così, come se non fosse mai successa. Forse per lui essendo uomo era diverso ma per me non lo era. Avevo bisogno di un po’ di tempo... tempo che mi avrebbe anche fatto capire se i miei vicini sapessero o meno. Killian sembrò leggermi nella mente ed eccolo con un’altra delle sue perle di saggezza. 
  • E poi amore scusami ma se anche a tuo padre dovessero riferire una cosa del genere, non pensi che lo saprebbe già? Nel senso... non credi che tuo padre sappia quello che facciamo quando stiamo insieme? Non pensi che tua madre gli abbia già illustrato il quadro completo?
  • No, mia madre non gli ha detto nulla fidati... ecco perchè ti dico che sarebbero cavoli amari.... mi murerebbe viva. 
  • Pensi seriamente che creda ancora alla storia che un week si e uno no passi la notte da una tua “amica”? Che in quattro anni che stiamo insieme io e te non abbiamo ancora mai fatto l’amore? Andiamo... 
  • Credimi... non immagina minimamente. Me lo ha detto la mamma. Proprio l’altro  giorno le ha detto che ti stima tantissimo perché non hai mai visto un ragazzo della tua età comportarsi come un principe nei confronti di una ragazza. Pensa seriamente che io e te ci guardiamo solamente negli occhi.... 
  • wow.... seriamente? - annuii. Ci provò a restare serio ma dopo qualche secondo eccolo ridere improvvisamente. 
  • Che c’è adesso?
  • Niente è solo che.... cosa pensi che mi farebbe se scoprisse cosa faccio ogni volta alla sua principessina?
  • Non voglio neanche saperlo! - mi portai nuovamente le mani al viso imbarazzata come non mai per la piena che aveva preso il nostro discorso. - basta parlarne ok? Togliamoci da questo parcheggio e facciamo qualcosa per favore.... se continuiamo a stare qui non farò altro che pensare a questa situazione..... ti prego.
  • Ok ok hai vinto, ti porto a mangiare ok? - propose
  • Ottima idea!
  • Ma prima non posso non farti notare una cosa: avevo ragione o no a dirti di non fare la doccia? - si beccò una cinquina sul braccio per quella sua allusione ma devo ammettere che risi anche io per quanto detto... non aveva torto dopotutto, ero uscita dalla doccia circa quaranta minuti prima ed ero nuovamente sudaticcia e con i vestiti tutti sgualciti. 

A causa di quell’attacco improvviso di passione la cena che avevamo pensato presso uno dei nostri ristoranti preferiti saltò, alle 23.00 nessun ristorante in circolazione ci avrebbe aperto la propria cucina senza storcere il naso. Optammo quindi per un panino super calorico in uno dei furgoncini parcheggiati in una delle piazze di New York che si rivelò essere una delle cene più buone assaggiate negli ultimi giorni. A causa del ritiro pre gara stavo andando avanti a suon di verdure lesse e carne bianca ai ferri, come mi reggessi dritta non lo sapevo neanche io ma di sicuro quel panino mi aiutò ad andare avanti per tutta la settimana a causa dell’eccesso di calorie. Rispetto a ciò che prese Killian rimasi comunque abbastanza leggera, ma nessuno potè impedirmi di ordinare un bel panino con salsiccia, verdure e salse. 

  • se solo mi vedesse tua madre... mi prenderebbe a calci nel sedere come minimo.
  • Fregatene di mia madre e mangia, quella ti farebbe diventare pelle e ossa se non ci fossi io a prendermi cura di te. - ironizzò.
  • Guarda che anche tu prima di una gara dovresti rispettare un piano alimentare abbastanza dettagliato signorino... - gli feci notare.
  • Conosco il mio corpo... so cosa gli serve per restare in forma! Soprattutto dopo certe attività ricreative davvero piacevoli - ammiccò facendomi alzare gli occhi per aria. Possibile che non pensasse ad altro?
  • Immagino... 
  • poi ti faccio vedere se vuoi... - scossi la testa rassegnata ma alla fine facemmo proprio quello che mi aveva proposto. Tornammo in macchina e questa volta, in un luogo del tutto appartato, ci prendemmo cura l’uno dell’altra senza riserva alcuna. 

Tornai a casa come al solito in ritardo, ultimamente capitava spesso ma a differenza di qualche anno fa i miei diventarono più flessibili, ero maggiorenne dopotutto, non potevano continuare a pretendere che spaccassi il secondo. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, mi preparai per la notte e quando tornai in camera per mettermi sotto le coperte per sprofondare nel mondo dei sogni trovai sul mio cellulare un messaggio di Killian. Lo andai a leggere credendo fosse la sua consueta buonanotte ma oltre a questo il messaggio citava altro.

 

“Mi scuso ancora per questa sera, per il piccolo incidente che si è venuto a creare. Odio dover vivere il nostro amore in una stupidissima auto ma ti chiedo di avere pazienza ancora un pochino. Ti prometto che entro il prossimo anno, una volta essermi sistemato con il lavoro e la scherma, ti regalerò notti indimenticabili nella mura di quella che sarà la mia casa... nostra se vorrai.”

 

Il mio cuore perse un battito. Per un secondo persi totalmente la capacità di ragionare, mi aveva seriamente scritto quello che avevo letto? Mi aveva appena annunciato il desiderio di voler vivere con me? Non riuscii a far altro che leggere quell’sms ancora e ancora e vedendo che nessuna risposta era ancora arrivata eccolo scrivermi ancora. 

 

“Ti ho spaventata vero? Mi sà di si... tranquilla ok? Non era una proposta di convivenza la mia, anche se non nego che mi piacerebbe davvero molto la cosa, era solo un modo carino per dirti che una volta aver trovato casa sarai la benvenuta in qualsiasi momento vorrai venire a farmi compagnia. Dolce notte amore mio. Ti amo.”

 

Tornai a respirare e solo in quel momento capii che nonostante mi fossi emozionata nel sapere che avrebbe voluto convivere con me, in fondo, non mi sentivo ancora pronta ad un passo così importante. Ero giovane per una convivenza? Forse ma non era questo il problema... non conta l’età quando c’è l’amore e non mi spaventava affatto intraprendere una relazione di questo tipo poco più che diciottenne. Affatto... quello che mi frenava era non avere ancora un piano per il futuro, non avevo ancora deciso cosa fare della mia vita subito dopo il liceo per cui, non avendo trovato ancora una mia stabilità, mi sarebbe risultato difficile accettare quella proposta. Se il mio sogno olimpio fosse stato ancora in piedi non avrei esitato un secondo a dirgli di si, nonostante non fosse una vera proposta la sua, ma quel sogno era ormai un lontano ricordo per cui avremmo dovuto aspettare ancora qualche anno. Immersa nei miei pensieri crollai addormentata nel giro di poco e quando mi svegliai mi resi conto, a parte di aver un sonno terribile, che non avevo risposto a Killian la sera precedente.

 

“Amore mio buongiorno! Scusa se non ti ho risposto ma sono crollata! Non hai detto nulla che mi ha spaventata credimi, sono rimasta solamente molto colpita... a parte questo, indipendentemente da tutto voglio che tu sappia una cosa: amo le nostre seratine in macchina e non le cambierei per nulla al mondo. Ora vado a prepararmi per la scuola, ti chiamo appena esco.”

 

Le intenzioni di chiamarlo cerano tutte, ma non appena tornai a casa la prima cosa che feci fu stendermi sul divano e... beh potete benissimo immaginare cosa successe. Mi addormentasi senza neanche rendermene conto e se non fosse stato per mia madre che venne a svegliarmi, ricordandomi che avevo allenamento, molto probabilmente avrei continuato a dormire a lungo. Preparai le cose per la palestra e di corsa andrai a prendere i mezzi. Solo una volta essermi accomodata in metro chiamai Killian, gli spiegai la situazione e come immaginavo iniziò a prendermi in giro per essermi addormentata come un sasso. “Riprenditi prima di entrare in palestra o mia madre ti farà il terzo grado” mi disse, ne ero pienamente consapevole e la cosa mi spaventava alquanto. Se solo avesse scoperto i bagordi della sera precedente come minimo mi avrebbe linciata. 

Mi fermai al bar a prendere un caffè visto che nonostante le mille corse arrivai con qualche minuto di anticipo sperando che la caffeina entrasse in circolo quanto prima dandomi la carica giusta ma a quanto pare non fu così:  vidi regina squadrarmi dalla testa ai piedi non appena entrai in sala. Tremai, non appena il suo sguardo indagatori si posò su di me pensai che la fine fosse vicina ma al contrario di quanto immaginassi non mi disse nulla. “Che fortuna...” pensai ma quella era tutto fuorchè fortuna. L’unico motivo per cui non disse nulla fu solamente perchè voleva essere sicura su cosa dire e come prevedibile eccola poco dopo, subito dopo il primo esercizio alla trave, avvicinarsi.

  • non so cosa accidenti tu abbia fatto ieri e non voglio neanche saperlo ma sia ben chiara una cosa: se non vuoi passare con me tutti i pre-gara che arriveranno d’ora in avanti ti conviene non disobbedirmi mai più ok? Sono stata abbastanza chiara?
  • Regina... cosa... io... - provai a difendermi ma non me ne diete modo. Fortunatamente oserei dire: non ero mai stata in grado di mentirle, di sicuro mi avrebbe sgamata ancor prima di finire di giustificarmi.
  • Non fare la santarellina con me, non venirmi a dire che sei stata impeccabile da quando hai lasciato la palestra ieri sera. Sei fuori forma e si vede. Hai dormito poco? Hai mangiato male? Hai visto persone e fatto i tuoi comodi? - non so come riuscii a trattenermi dal non ridere. Avevo fatto esattamente tutte le cose che aveva appena elencato. - Qualsiasi cosa tu abbia fatto sappi che non dovrà più ripetersi o saranno guai signorina mi sono spiegata?
  • Si...
  • E ora riprendi gli esercizi! E fidati... Sarà meglio per te che non ci siano troppi errori. 

Era arrabbiata, nera proprio..... ma feci tutto il possibile per far sì che non avesse nulla da dirmi e in effetti ci riuscii perché con mia gran sorpresa riuscii a portare a termine due dei tre elementi  che stavamo provando in quei giorni. Non so dirvi come riuscii a superare il mio blocco, forse la paura che potesse sgridarmi mi fece concentrare di più, forse avevo semplicemente deciso che era il momento di voltare pagina... non lo so, so solo che non appena scesi dalla parallela si avvicinò a me e mi disse “brava... ma forse è stata solo fortuna! Prova di nuovo”. Avrei mai potuto aspettarmi una risposta differente da regina Mills? certo che no, considerando poi che era arrabbiata con me oserei dire che quel brava fu proprio un gran traguardo. 

 Per tutta la giornata non feci altro che provare i nuovi elementi e nonostante qualche volta il mio corpo cadde irreparabilmente sul tappetino o in buca la maggior parte delle volte riuscii a portare a casa  l’esercizio. 

 

  • Sia chiaro Swan... - quando mi chiamava così voleva dire che l’avevo fatta grossa - se vuoi avere vita facile con me devi  rispettare le mie regole altrimenti quella è la porta. Se vuoi fare ginnastica in maniera seria questa è la procedura, se invece vuoi giocare non hai di certo bisogno di me. Disciplina.... mi sembrava di avertelo insegnato....
  • Hai... hai ragione scusa. - in effetti non aveva poi tutti i torti. - è solo che...
  • Non mi servono giustificazioni, quel che fatto è fatto, mi interessa solo che tu abbia capito la lezione... l’hai capita?
  • Certamente. - abbassai il capo. 
  • Molto bene. - credendo che avesse finito provai a tornare ai miei esercizi ma lei mi fermó riprendendo a parlare. - La gara che dovrai affrontare richiede una concentrazione maggiore viste le difficoltà tecniche che stiamo aggiungendo e questo richiede grande concentrazione da parte di entrambe. Io ce la sto mettendo tutta per portarti in pedana più in forma che mai ma anche tu devi aiutarmi... non posso fare tutto da sola. Il corpo è il tuo: io posso indirizzarti la via corretta ma se tu lo maltratti allora è tutto inutile. - feci per replicare ma ancora una volta riprese a parlare senza darmi modo di fare qualsiasi cosa. - io capisco che sei giovane, che hai un fidanzato con cui vorresti passare tutto il tempo a tua disposizione ma nella vita non esiste solo questo. quindici giorni, due settimane... cosa ti sto chiedendo in fondo? non mi sembra una condanna assai lunga. - mi ritrovai ad annuire. 
  • Hai perfettamente ragione... non si ripeterà più. 

 

Mantenni la mia parola e per ben 13 giorni evitai ogni possibile contatto con Killian che andasse oltre le ore 20:00. Per contatto naturalmente si intende passeggiate, aperitivi, rigorosamente light, e telefonate. Abolii ogni contatto fisico che si spingesse oltre il semplice bacio e per quanto fosse frustante quella tortura, lui me lo ricordava ogni giorno con ogni sottospecie di allusione,  alla fine di quelle due settimane mi sentii fiera come poche volte nella vita. Non solo mi sentivo carica come non mai per affrontare la competizione per cui mi ero preparata  ma ero super anche super emozionata per ciò che sarebbe successo subito dopo con il mio lui. Non passavano del tempo di qualità insieme da troppo troppo tempo, 13 giorni erano un’eternità per noi, quindi di sicuro avremmo fatto fuochi d’artificio... già, sempre che la gara fosse andata bene e avessi riportato a casa i risultati sperati altrimenti l’idea di un possibile post gara da favola sarebbe rimasto solamente un sogno.

 Ricordo di aver dato il meglio di me durante la competizione, non solo per poi vedere Killian, si certo anche per quello, ma lo feci in primis per me, per sbloccare quella situazione di stallo da medaglia di legno. Ero stufa del quarto posto, odiavo il quarto posto, non mi era mai andato a genio per cui impiegai ogni singola energia a disposizione per provare a scavalcare almeno una posizione. Risultato? scavalcai non una ma bensì due posizioni, posizionandomi, con gran stupore di tutti, al secondo posto. Fu un’emozione unica...Ricordo ancora le parole del telecronista che dicevano “ Emma Swan è tornata a farci sognare” e il pubblico che si alzò in piedi per applaudirmi. 

Piansi come una bambina.... non potevo credere di essere riuscita a spingermi così tanto oltre visti tutti i blocchi mentali che avevo, invece, contro ogni pronostico, ci ero riuscita e non potevo che essere orgogliosa di me.

Utilizzai tutta la carica che quella competizione tirò fuori per concentrarmi ancora di più sul lavoro da fare e sulle mie lacune tanto che Regina, insieme a Killian, furono  costretti ad un certo punto a ridurmi le ore di allenamento in quanto, vista la mole delle cose da fare e il modo in cui le stavo affrontato, iniziai a risentirne a livello fisico. 

Iniziai con un normalissimo mal di schiena, cosa a cui non diedi particolare peso, per poi arrivare ad avere ad avere problemi ad entrambe le gambe. Provai a non far trasparire nulla, avevo paura che si coalizzassero per darmi lo stop e non farmi allenare, ma se ne accorsero subito nonostante i miei sforzi di nasconderlo e come prevedibile mi sottoposero a tutti gli esami del caso preoccupati per la mia salute. Killian poi in quegli anni aveva preso anche la specialistica in medicina dello sport quindi, come potete immaginare, mi sottopose ad ogni genere di accertamento possibile immaginabile per escludere ogni possibile patologia. Furono giornate infernali, difficili da gestire, mi sembrò di essere tornata agli inizi della nostra conoscenza: lui il medico, io la paziente... troppo serio, troppo professionale... un vero incubo, ma alla fine fortunatamente il responso delle visite non fu altero che un semplicissimo “sovraccarico del lavoro” per cui me la cavai con un paio di settimane a riposo e a seguire, una volta ripresa completamente, con un orario di allenamento decisamente più breve. Due ore al giorno tre volte a settimana. Un ora e mezza in meno ogni giorno per un totale di quattro ore e mezza... fu una tragedia per me accettarlo inizialmente ma poi mi tranquillizzarono dicendomi che era solo una situazione momentanea per cui mi rincuorai e rispettai il loro volere.

Nonostante le ridotte ore di allenamento riuscii comunque a stare al passo con le mie avversarie e non scesi mai, nelle competizioni a cui presi parte, al di sotto della seconda postazione. Ancora una volta ero considerata tra le migliori atlete delle serie A e in quanto tale ecco che un bel giorno venni convocata in palestra per una comunicazione importante. Quando Regina quella mattina mi mandò un sms con su scritto “vediamoci questo pomeriggio, in palestra, alle 17” nonostante non avessimo in programma un allenamento non capii a cosa stessi andando incontro, pensai più che altro che volesse cominciarmi qualche nuovo cambiamento di orario o di programma... ogni tanto succedeva. Non avevo la più pallida idea di cosa stesse realmente per succedere, di conseguenza, come se fosse un appuntamento come tanti altri, mi recai in palestra senza essermi, quantomeno in parte, preparata psicologicamente a qualcosa che avrebbe potuto sconvolgermi. 

 

  • Amore cosa ci fai qui? - sentii alle mie spalle una voce familiare. Era Killian, aveva allenamento quel giorno. 
  • Ehi ciao! - gli sorrisi andandogli in contro per un veloce bacio. - sei in pausa?
  • Già... oggi il coach ci sta massacrando... dice che se non ci classifichiamo almeno al terzo posto nella prossima gara sarà difficile recuperare per ottenere l’accesso alle gare che ci porterebbero ai mondiali per la qualificazione olimpica. - fu un colpo al cuore sentirlo parlare delle olimpiadi ma feci finta di nulla, non volevo che pensasse che non fossi felice per lui e la sua seconda chance. Ero felice... lo ero davvero ma nonostante ciò mi risultava ancora difficile parlare di olimpiadi come se nulla fosse. Stavo facendo progressi è vero ma su quel punto c’era ancora molto da lavorare e per Killian non fu difficile capire che dentro di me si stava per abbattere una tempesta di brutti ricordi. - Oh Emma... scusa io.. - disse cercando di rimediare. A cosa poi, non aveva detto nulla di male in fondo anzi... ero felice che si confidasse con me. Non parlavamo spesso di quell’argomento, in realtà non ne parlavamo proprio, ma non ero mai riuscita a capire se fosse superstizione, non parlarne prima di vedere il proprio nome inciso nero su bianco nel programma ufficiale, o se avesse paura di ferirmi. Capii che era la seconda la risposta esatta e mi dispiacque.. non volevo che nascondesse le sue reali emozioni solo per non farmi stare male. 
  • Killian non... non devi scusarti... - mi affrettai a dire - è tutto ok, sto bene... - sorrisi per cercare di rallegrarlo, dal suo sguardo capii che si sentisse in colpa. - davvero. Fa bene comunque il vostro allenatore a massacrarvi, non potete mollare proprio ora.
  • Già.. - niente da fare, continuò a sentirsi in imbarazzo nel parlarne tanto che cambiò subito argomento tornando a concentrarsi su di me. - Non hai risposto alla mia domanda però: come mai sei qui? Non hai allenamento oggi. 
  • No infatti, ma tua madre mi ha chiamata a rapporto... - alzai gli occhi in aria  cercando di farlo sorridere. - A quanto pare deve dirmi qualcosa di talmente urgente che non poteva aspettare di dirmelo domani a lezione. - dissi in maniera ironica.
  • Tipico di mia madre. - sorrise anche lui. 
  • Non ti ha accennato nulla? - chiesi. Di solito, da quando avevano sotterrato l’ascia di guerra, ogni decisione di Regina veniva comunicata prima a Killian poi a me.
  • Ti sembrerà strano ma no. Forse è un’idea che le è venuta sul momento. E’ pazza quella donna lo sai. - rise.
  • È ereditaria la pazzia lo sai si? - lo presi in giro. 
  • Beh... è anche contagiosa se è per questo... - mi provocò 
  • Ah si?
  • Si... mi dispiace dirtelo amore ma sembri più figlia tu a Regina che io. Due fotocopie proprio.
  • La pagherai lo sai vero?
  • Oooh... lo spero. - mi guardò in maniera maliziosa. 
  • Non in quel senso... - alzai gli occhi al cielo. Il suo era un chiodo fisso. - sei in pre-gara ricordi? Se vuoi dare il meglio non puoi avere distrazioni. - dissi in tono giocoso. 
  • E chi lo dice? 
  • Io! 
  • Fila da mia madre prima che mi passino strane idee in testa di andarci a rinchiudere nello spogliatoio. - mi fece l’occhiolino.
  • Vado vado... - dissi dandogli un piccolo bacio. - ci sentiamo in serata ok?
  • Ma come non mi aspetti? - fece la faccia da bimbo triste.
  • Vorrei... ma devo studiare, sa... ho la maturità quest’anno.
  • La passeresti anche senza aprire libro considerato quanto sei secchiona ma sono un bravo fidanzato e quindi ti lascerò ai tuoi amati libri per questa sera. Non prima di avermi dato un altro bacio però. - fu lui ad avvicinarsi questa volta ma proprio mentre il bacio si fece più intenso qualcuno ci disturbò costringendoci a separarci. 
  • Jones!!! Alla faccia della boccata d’aria. - era il suo allenatore - Se avevi bisogno di una respirazione bocca a bocca per carburare bastava dirlo. Ho studiato come si fa la rianimazione sai?  - lo prese in giro - avanti, lascia stare la tua dolce distrazione e fila ad allenarti. 
  • Solo un minuto: ora arrivo. 
  • Forse non ci siamo capito... Giuro che ti prendo a calci nel sedere se non ti muovi e per riprenderti ci vorrà sul serio la respirazione bocca a bocca! Vuoi che te la faccia personalmente? - scosse la testa schifato - e allora corri in sala - wow... e menomale che era un tipo elastico. 
  • Credo che sia il caso che tu torni dentro. A dopo. - gli diedi un ultimo  bacio al volo dopodichè iniziai ad incamminarmi verso la zona dedicata alla ginnastica. Non volevo che il suo allenatore lo rimproverasse a causa mia. 
  • Chiamai ok? Sono curioso di sapere cosa ti ha detto il sergente mills. - eravamo in due allora, anche io ero molto curiosa. 
  • D’accordo - e dopo avergli dato la conferma mi allontanai definitivamente prima che il suo mister lo prendesse seriamente a calci. Forse era un bene non avere lezione negli stessi giorni. Avremmo finito per non concludere nulla nessuno dei due.

Immersa nei miei pensieri raggiunsi la mia sala d’allenamento e senza bussare o chiedere permesso, non vi erano altre lezioni di ginnastica dopotutto, ero l’unica ad usufruire di quella struttura, entrai. 

  • Ohi Emma! Eccoti finalmente, iniziavo a preoccuparmi. - esordì Regina con un gran sorriso non appena mi vide. Non era da sola, c’era qualcuno con lei... qualcuno che non mi aspettavo certo di vedere li. 
  • Ho.. ho fatto tardi scusami. - le dissi giustificandomi - Sig.. signor Harris - aggiungi poi rivolgendomi all’ospite non previsto - Che... che piacere rivederla. - che accidenti ci faceva Harris li? Il mio cervello iniziò ad elaborare ogni possibile ipotesi per giustificare quella presenza non annunciata ma non mi venne nulla in mente di giustificato. Non ero affatto a mio agio con lui nella stessa stanza, come avrei potuto esserlo visto come ci eravamo lasciati l’ultima volta... avevo mollato una gara di serie A senza dare giustificazioni a nessuno ricordate? Ero scappata e basta quindi, come minimo, o era li per dirmi che ero una vergogna, che avevo avuto proprio un gran coraggio a ripresentarmi  dopo il brutto scherzo che gli avevo tirato o era li per qualcosa che non riguardava me. Sperai quasi che avesse una storia segreta con Regina. 
  • Emma Swan... - disse semplicemente a mo di saluto per poi far ricadere nell’aria un silenzio assordante. Mi odiava, era sicuro questo... come non mi stesse ancora prendendo a male parole era un mistero. - Non ci vediamo da un po’ non è vero? - ecco lo sapevo... la ramanzina era vicina. - Vieni a sederti avanti... - mi indicò una sedia situata difronte la scrivania dove lui e regina erano seduti. Mi sembrò di vedere un anticipo del mio futuro in quel momento: me stessa difronte la commissione d’esame durante il mio esame di maturità. Esitai ad avvicinarmi... - Non avere paura, non ti mangio mica - disse rimanendo serio. Non era mai serio, non con me almeno... neanche quelle poche volte che mi aveva allenata... come facevo a non aver paura? Era impossibile ma non potevo di certo comportarmi come una bambina. Di sicuro era li per parlare del mio errore, non ne vedevo in realtà ma cosa ci potevo fare? Dopotutto ero io quella in torto quindi... non mi restò altro che farmi forza e avvicinarmi come suggerito. Iniziai a tremare non appena mi sedetti difronte a loro e cercando di non farmi sgamare da Harris cercai con la coda dell’occhio lo sguardo di regina sperando che mi rassicurasse. Mi lanciò un piccolo sorriso, mi conosceva bene per non capire che ero nel panico più totale, ma quel sorriso non mi aiutò affatto... 
    • Allora allora allora... Swan... come mai pensi che sia qui oggi? - “mamma mia che ansia”... pensai.
    • Ehm... non... non lo so signore, forse per... - “avanti Emma! Non fare la codarda, non far vedere che hai paura di lui. Avevi le tue motivazioni dopotutto” cercai di spronarmi da sola. - Forse per parlare di come sono andate le cose l’ultima volta?
      • Mmh... si e no. L’argomento principale non è proprio questo ma due piccoline su ciò che è avvenuto credo vadano dette. Sopratutto in base a ciò che ho da dirti. - annuii lasciandolo continuare. Non sapevo ancora bene cosa sarebbe successo a fine incontro, probabilmente me ne sarei andata via pingendo come una disperata ma una cosa era certa: non appena avrei riacquistato un po’ di lucidità due paroline a regina per essere stata così “stronza” nell’avermi taciuto questa cosa non gliele avrebbe tolte nessuno. - Devo dire che sono rimasto alquanto sorpreso quando regina mi ha comunicato la tua decisione di voler tornare a gareggiare, non sembravi affatto motivata l’ultima volta che ci siamo visti ricordo... - bene! Come mettere il dito nella piaga insomma... - non credevo facessi sul serio, nei tuoi occhi la scintilla dell’atleta si era spenta da un pezzo ormai. Durante gli stage sei stata brava, grintosa, desiderosa di dimostrare di saper ancora armeggiare con la ginnastica ma il fuoco che ti ha sempre contraddistinta non cera più nei tuoi occhi di solito quando quel fuoco si spegne è difficile, quasi impossibile che si riaccenda. Tante promesse della ginnastica, chi per motivi gravi, chi per morivi futili, hanno lasciato, chi è del settore questo lo sa e sa anche che ne di giovani come te questo accade sempre con molta più frequenza. C’è chi si innamora e preferisce una vita più normale, chi decide di dedicarsi ad una carriera più sicura, chi molla e basta. Ho sempre creduto che con te non avremmo mai dovuto affrontare il problema, mai avrei pensato che la mia Emma Swan, grintosa e determinata... la mia punta di diamante, un giorno avrebbe mollato eppure così è stato. E’ stato difficile doverti dire addio in maniera definitiva, abbiamo provato in tutti i modi a tenerti con noi nonostante i vari problemi fisici, questo credo tu lo sappia, ma tu hai voluto mollare lo stesso, nel peggiore dei modi oserei dire e a lungo andare abbiamo dovuto tutti farcene una ragione. - non riuscivo davvero a trovare il motivo per cui mi stesse dicendo tutto questo. Non era un po’ tardi ormai per la predica? Cosa lo spingeva dopo anni a tornare sull’argomento? Avrei tanto voluto chiederglielo ma aspettai che finisse sperando di avere qualche indizio senza necessariamente dover domandare. -  sarò sincero... non avrei scommesso neanche un dollaro su di te non appena saputo del tuo rientro in pedana ma ancora una volta hai saputo stupirmi, zitta zitta non solo sei riuscita ad entrare nuovamente in serie A, cosa che non capita a nessuno credimi, ma anche piazzarti tra le migliori ginnaste della nazione. - continuai a rimanere in silenzio. - prima di dirti l’esatto motivo per cui sono qui, cosa che immagino tu ti stia chiedendo da quando sei entrata - più o meno - vorrei farti una domanda... due in realtà e vorrei rispondessi con tutta onestà: cosa vedi nel tuo futuro Emma? Hai già un’idea su cosa voler fare da grande? E poi mi chiedevo: pensi che la ginnastica possa in qualche modo continuare a fare parte del tuo futuro? In che modo? - non era una domanda questa, era un vero e proprio esame... cosa avrei dovuto rispondere? Ma sopratutto: cosa interessava a lui sapere?
      • Emma... il signor Harris ti ha fatto una domanda! - sottolineò regina minacciandomi con lo sfigurando di darmi una mossa. Mamma mia... sembrava essere più in ansia di me. Era lui a farle qiell’effetto o era a conoscenza di cosa stesse bollendo in pentola? Cos’era? Una domanda a premi? Se rispondevo correttamente dicendo lui cose che voleva sentire avrei ottenuto il suo perdono mentre al contrario mi avrebbe bandita per sempre dalle sue conoscenze trovando modo e maniera di annientarmi anche dalla serie a? Cosa importava a lui poi di dove fossi arrivata... non avevo niente a che fare con i suoi giri e in tutta onestà volevo continuare a non averci nulla a che fare. - Emma allora? - regina divenne più insistente, “muoviti Swan o ti massacro” sembrava urlare il suo corpo, decisi quindi di parlare, ignorando i motivi di quell’assurdo improvviso interesse, cercando di essere il più onesta possibile.
      • Vede signor Harris, non ho ancora un quadro completo della situazione, ci sono molte cose che mi piacerebbe fare al momento ma tra tutte, se proprio devo scegliere, sarei orientata sulla psicologia. Mi piacerebbe tentare i test di ammissione universitari non appena avrò ottenuto il diploma, ma so anche che è molto difficile risultare idonei, soprattutto nella facoltà che ho in mente di voler frequentare, per cui credo che io debba guardarmi un po’ intorno prima di terminare il liceo e  riuscire ad avere entro la fine dell’anno scolastico almeno un paio di piani di riserva. 
      • La psicologia è... è questo quindi il tuo sogno più grande adesso?
      • Ho smesso di sognare quattro anni fa in realtà. - affermai con decisione, mirata o meno quella domanda mi aveva portato esattamente dove non volevo più tornare. -  I sogni non esistono purtroppo signor Harris, l’ho provato sulla mia pelle purtroppo, sono solo illusioni... perchè sprecare la propria vita a rincorrere uno stupido sogno quando si sa già che questo sarà irraggiungibile? Ho passato una vita intera, 16 anni per l’esattezza, a rincorrere questo fatidico sogno, per ottenere cosa poi? Cosa ho ottenuto è? Niente! Niente di niente e adesso a 19 anni e mezzo mi ritrovo a dover fare i conti su cosa voler fare seriamente nella vita perchè per tutto questo tempo ho solo sognato ad occhi aperti. Mi sono illusa e purtroppo non si vive di illusioni. - presi un respiro - Con questo però non intendo dire che fare ginnastica sia stato un errore - introdussi così il secondo argomento di cui mi aveva chiesto di parlare. - anzi... fare ginnastica rientra tra le cose più belle che la vita mi ha donato: mi ha fatto toccare con mano il vero senso della parola sacrificio, mi ha insegnato la disciplina, il senso di squadra... mi ha fatto conoscere amici fidati e non per ultimo mi ha portata dritta dritta a trovare l’uomo della mia vita. Oddio... forse quest’ultimo l’ho trovato grazie all’incidente ma sono dettagli, vuoi o non vuoi è stata sempre la ginnastica a portarmi da lui. - sorrisi leggermente - a parte gli scherzi... - in teoria non stavo scherzando ma cosa dovevo dire? regina poi mi stava guardando come se mi fossi bevuta il cervello... - Amo la ginnastica e la porterò sempre con me. Ho fatto davvero un grande errore a pensare di lasciarla, non lo farò mai più. Sarà una fedele compagna di vita per sempre, anche se solo come Hobby.
      • Come Hobby... mette i brividi detto da una come te. - disse ricordando la vecchia me.
      • Lo so, non sarei mai voluta arrivare a dover dire una frase del genere ma purtroppo è successo... non possiamo farci nulla. - scrollai le spalle. - Comunque non mi ha ancora detto come mai è qui... - io avevo risposto alla sua domanda, ora era il suo turno di parlare. 
      • Hai ragione... dunque... perchè sono qui è? Beh... per parlare con te di un paio di cosucce.
      • Vuole parlare del modo in cui sono scappata via quel giorno vero? - era scontato che fosse così. Come biasimarlo in fondo... se avessero piantato in asso me in una situazione del genere io altro che far passare quattro anni... avrei preso il diretto interessato in quell’esatto momento e l’avrei preso a calci nel sedere fin quando non fosse tornato sui suoi passi.
      • Beh vedi... quello viene in secondo piano, priva vorrei dirti altro in realtà. - sgranai gli occhi stupita dalla cosa. Davvero non era li per quel motivo? 
      • Ah si? - esclamai.
      • Già... vedi Emma... come ti accennavo poco fa non avrei mai e poi mai scommesso su di te dopo aver saputo del tuo ritorno ma devo ammettere che ero anche alquanto curioso dal rivederti in pedana. Ho assistito al tuo “esordio di ripartenza” chiamiamolo così e devo ammettere che per non aver toccato attrezzi in maniera agonistica per mesi e mesi sei stata piuttosto bravina. - bravina... cosa significava bravina? Appena sufficiente conoscendo i suoi standard elevati. -  Imprecisa su molti punti devo dire, cosa assai estranea a te, ma molto determinata a portare a termine il tuo lavoro. - fece una piccola pausa. - Non essendo una categoria a me appartenete non ho seguito tutte le altre competizioni che ci sono state ma sono tornato ad osservarti non appena mi è giunta voce che fossi passata in serie A. Con il programma che ti avevo vista presentare nella competizione precedente ero al quanto stupido che fossi seriamente passata, era piuttosto elementare no? così ho voluto constatare di persona cosa avesse spinto i giurati a selezionarti e eccolo che l’ho visto... il fuoco. Il fuoco che ti aveva sempre contraddistinta era magicamente tornato ad ardere. - era forse un complimento quello? Non glielo chiesi... aspettai che terminasse il suo monologo. - mi sono domandato se non fosse una semplice coincidenza, che magari l’adrenalina per il nuovo contesto avesse aiutato... così ho deciso di monitorarti costantemente e ho iniziato a presenziare, in gran segreto, neanche Regina lo ha mai saputo fino a poco fa, alle varie competizioni che ci sono state. Non ne ho persa neanche una e contro ogni mia aspettativa mi hai stupido giorno dopo giorno. E’ vero quello che ho detto all’inizio, quando il fuoco si spegne si spegne per sempre ma a quanto pare il tuo non si è mai spento, si era semplicemente assopito. - ok si... forse era seriamente un complimento. - Sei riuscita a dimostrare a tutti che rimettersi in carreggiata è possibile se lo si vuole e se sono qui oggi è proprio per questo motivo. - perchè doveva essere sempre così criptico quell’uomo... - Sono qui per proporti una cosa. - mmh... forse era meglio se continuava a restare criptico. Cosa voleva propormi? la cosa iniziava già a non piacermi. 
      • Mi... mi dica.... - fu l’unica cosa che riuscii a dire, il mio cervello stava cercando di provare ad intercettare qualche segnare per poter capire con anticipo cosa stesse per chiedermi. Qualunque cosa fosse di sicuro non mi sarebbe piaciuta. C’era troppa tensione in quella sala per essere qualcosa di poco conto. 
      • Dalle classifiche degli ultimi mesi evince chiaramente che sei tra le migliori ginnaste di tutta l’America pertanto, anche se sono ancora molto restio visti i tuoi comportamenti precedenti, sono qui oggi per darti con mano questa - mi porse una lettera. - E’ la convocazione ufficiale alle selezioni per scegliere la nuova squadra nazionale che quest’anno si impegnerà a... beh sai come funziona no? - non riuscii a dire o fare nulla, rimasi li, ferma, immobile, ancora con il braccio allungato per aver afferrato la busta. Quella che tenevo tra le mani era la busta che per una vita avevo aspettato, la busta che quattro anni fa mi rese la ragazzina più felice del pianeta ma che in quel momento mi fece sprofondare in un mix di emozioni che neanche riuscivo a codificare. 
      • Tutto ok Emma? - intervenne regina, mettendomi una mano sulla spalla come per spronarmi, vedendomi quasi sul punto di svenire. - ti senti bene? Vuoi sederti? - scossi la testa... credo almeno di averlo fatto. - Che ti dicevo? Era meglio prepararla prima... - sentii Regina parlare con Harris. - La conosco ormai...

Dopo quell’ultimo scambio di battute tra i due ho un vuoto totale su ciò che sia effettivamente accaduto. Il mio cervello deve essersi inceppato per qualche minuto perchè i ricordi che ho, quelli successivi, ripartono che io sono seduta su una sedia. anche sforzandomi non riesco a ricordare come io sia finita a sedermi li e sopratutto cosa sia successo in quel frangente.

  • Tu riflettici su per qualche giorno e poi mi dici... - da qui ripartono i miei ricordi, da Harris che mi mette ancora più ansia di quella che già avevo. - Ma che sia chiara una cosa: se dovessi passare la selezione, classificandoti tra le quattro, riserve a parte, che avranno l’onore di rappresentante la nazione e sceglieresti di accettare l’incarico, cosa che potresti benissimo rifiutare se non dovessi sentirti all’altezza, non potrai più tirarti indietro. Mi conosci, sai come la penso: se è si è si. Punto. Sempre... anche nelle difficoltà. Naturalmente siamo a conoscenza del tuo problema fisico e prenderemo tutte le accortezze del caso per garantire la tua sicurezza. studieremo un programma di allenamento differenziato adatto alle tue necessità, verrai seguita dai migliori fisioterapisti in circolazione e chi più ne ha ne metta, ma per il resto non ammetto obiezioni: se accetterai di tornare in nazionale dovrai lavorare a modo mio e sottostare alle mie regole... e a quelle di regina ovviamente visto che lascerò lei a supervisionasti. - disse in seguito. - Non... non dici nulla? se non lo hai capito ti sto concedendo una seconda possibilità! non l’ho mai concessa a nessuno in tutti i miei anni di carriera quindi... non deludermi ok? - rimase ancora qualche secondo in attesa di una mia risposta ma quando vide che questa non era intenzionata ad arrivare si prestò a salutare Regina e dopo aver salutato anche me con un “ci sentiamo presto” si incamminò verso la porta d’uscita.
  • Signor Harris io... - lo trattenni prima che potesse andare via. - ecco vede... - non riuscivo a trovare le parole. - Sono lusingata della sua proposta, lo sono davvero. Sapere che nonostante i miei comportamenti poco consoni del passato lei mi sta concedendo una seconda possibilità mi rende felice... molto. In altre occasioni non avrei  esitato un secondo a darle conferma della mia presenza alle selezioni ma  ad oggi... beh ecco io... non me la sento. 
  • Emma..... - intervenne Regina contrariata. 
  • No Regina... è così. Non me la sento di affrontare una cosa del genere, lo sai, ne abbiamo parlato tante volte. Ho accettato di tornare in serie A solo per gareggiare a livelli più adatti a me ma per il resto... lo sai, non voglio avere niente a che fare con tutto ciò che riguarda la sfera professionistica del mestiere. Non mi sento pronta a dover affrontare tutto quello che ho affrontato in passato, troppo lavoro, troppo sacrificio... se poi non dovessi raggiungere il mio obbiettivo? 
  • E’ solo una selezione per il momento... potresti passarla come non... perchè pensare già ad un ipotetico futuro? Vedi prima come va la competizione e poi...
  • Sarebbe da stupidi competere senza considerare per cosa si sta competendo. Magri andrà male, possibile, ma magari andrà bene... cosa farò a quel punto è? mi darete altro tempo per riflettere? riflettere su cosa poi... io....
  • Ha ragione lei! - intervenne Harris a mio favore. - non serve a nulla competere se si sa già di non voler continuare, o se si ha anche solo il dubbio su cosa fare. - mi guardò -  E’ per questo che ti sto dando del tempo per decidere se provare o meno a sostenere questa competizione. Magari per te sarà stupido, probabilmente neanche lo farai, ma se posso darti un consiglio fallo. Pensaci... anche se sei sicura delle tue decisioni prenditi del tempo per rifletterci su ancora un momento. Probabilmente non cambierà nulla ma magari potresti capire che in fondo non sarebbe proprio un male tentare. 
  • Perchè dovrei sottopormi ad una tortura simile è? Hai la vaga idea di quanto io sia stata male quando in passato ho dovuto rinunciare a quella che era tutta la mia vita? Non credo... - sbuffai stufa di dovermi ripetere ancora e ancora.
  • No... non lo so, posso immaginarlo anche se non è la stessa cosa, ma appunto per questo ti chiedo di valutare bene. Se hai sofferto è perchè ci tenevi no? Hai la possibilità di riscattarti Emma... di fottere il destino e riprenderti ciò che era tuo. Non farlo per me, per Regina, che sai che nonostante tutto avremmo davvero piacere ad averti nuovamente con noi, fallo per te stessa... Te lo meriti.
  
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