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Autore: Nuage_Rose    12/04/2021    0 recensioni
"Si chiese di nuovo cosa stesse facendo a quella festa di Capodanno, non conosceva praticamente nessuno. Tranne lui, Filippo.
Lo guardava seduto su una poltroncina scarlatta, con le gambe incrociate in quei pantaloni perfetti blu notte, portava una camicia bianca appena sbottonata ed un sorriso pieno, mentre gli occhi pece scintillavano da una ragazza all’altra[...] "
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Happy New Year & Happy Birthday

 

Clara rigirò la cannuccia sottile e di plastica rossa nel suo cocktail color ambra, dentro un bicchiere da whisky: non ricordava nemmeno cosa avesse preso da bere. Era distratta, quella sera.
Indossava un vestito corto nero, ricoperto di paillette luccicanti oro. I boccoli biondo cenere le incorniciavano il viso ovale e gli occhi verdi erano stati risaltati da un trucco oro e dal mascara nero che aveva reso le sue ciglia ancora più lunghe del solito. La ragazza sospirò, stringendo ancora di più le gambe fasciate dalle calze nere, mentre ai piedi portava un paio di stivali tronchetti neri dal tacco non eccessivamente impegnativo. Lo smalto nero rendeva il suo look più aggressivo, ed era stata con quella intenzione che era andata a quella festa di compleanno: essere una giovane pantera pronta a sbranare la sua preda.
Peccato che la sua preda fosse circondata da altre ragazze, alcune con una lunga coda bionda ed altre con risatine così finte che sembravano di plastica. Le labbra truccate di rosso di Clara stavano perdendo il colore, mentre beveva direttamente dal bicchiere. Si chiese di nuovo cosa stesse facendo a quella festa di Capodanno, non conosceva praticamente nessuno. Tranne lui, Filippo.
Lo guardava seduto su una poltroncina scarlatta, con le gambe incrociate in quei pantaloni perfetti blu notte, portava una camicia bianca appena sbottonata ed un sorriso pieno, mentre gli occhi pece scintillavano da una ragazza all’altra, da un’oca ad una gallina.
Reggeva in mano un bicchiere simile a quello che teneva tra le dite laccate Clara.
Lui le piaceva, da anni. Da impazzire, soprattutto di gelosia.
Ma quegli occhi... non riusciva a lasciarseli indietro. Ci aveva provato, più volte il loro legame si era perso in una coltre di indifferenza. Ma quando lui era nella stessa stanza in cui si trovava lei ed i loro sguardi si incrociavano, riusciva a sentire tutte le sue barriere crollare davanti a lui, che le guardava l’anima con una avidità che quasi la spaventava. Quasi… perché quegli occhi neri e scuri la incatenavano a lei, sfidandola. E lei rispondeva eccome alla sfida, si faceva istantaneamente più sensuale e non voleva perdere contro quegli occhi neri. Si era chiesta se guardasse anche le altre ragazze così.
Ora che lo poteva studiare da lontano, con altre donne, notava che non era così. Quello sguardo lo riservava a lei, sembrava volesse mangiarla o studiarla e scoprire ogni suo segreto, ogni sua fragilità. L’unica cosa che Clara voleva fare, che sentiva il bisogno di fare quando succedeva, era di far provare a Filippo la stessa identica cosa. Quella sera ci sarebbe riuscita, se lo sentiva nel sangue, che si era fatto più caldo o che il liquore aveva scaldato. Sorrise, sicura di sé. Filippo la guardava di nuovo in quel modo e sentì che il suo sguardo scivolava dai suoi occhi verdi al seno prosperoso per poi finire sul fondoschiena coperto. Il ragazzo alzò il bicchiere verso di lei, per poi sistemarsi i corti capelli corvini con uno studiato gesto della mano.
Filippo si sentiva il predatore di quella serata, il re indiscusso di quella giungla di donne dai vestiti aderenti che avrebbe potuto portarsi a letto con un solo sguardo. Ma non lo avrebbe fatto, non era quello che desiderava. O meglio, sarebbe stato divertente, ma era stufo di quel divertimento scontato: era una sfida quello che voleva, con una ragazza che fosse capace di attirare la sua attenzione. E quella sera non riusciva a non pensare a quanto le forme di Clara, così spesso coperte da maglioni larghi e blu jeans, fossero ora in bella mostra. Aveva quasi voglia di passarsi la lingua sulle labbra, mentre buttava l’occhio appena ne aveva l’occasione.
Sapeva che la ragazza aveva sentito il suo sguardo addosso, avrebbe iniziato lei il gioco? O avrebbe aspettato per farlo spazientire e portarlo verso di lei? Alla fine, Clara si avvicinò a falcate verso la poltroncina dove era seduto il padrone di casa, che la guardava sfidandola ancora e ancora. Lei mise le mani sui braccioli della poltrona scarlatta: “Non dovresti presentarmi a qualcuno? Sei un pessimo padrone di casa.”
Filippo fece un sorriso sghembo, soddisfatto dal comportamento di lei e divertito dal fatto che stesse mettendo in mostra la scollatura solo per lui. Bevve un sorso dal suo bicchiere: “Forse dovrei, ma credo che ti presenterò soltanto le ragazze…” Lasciò che quella allusione restasse nell’aria, perché la prese per mano e si alzò, accompagnandola in cucina. Clara si ricordò quanto la voce di lui fosse suadente: profonda e avvolgente, come un segreto proibito e allusivo.
Le presentò alcune delle invitate, altre ragazze dai vestiti corti e dai sorrisi finti, che le lanciavano sguardi di puro astio. Clara non ci fece troppo caso, mentre Filippo dovette contenersi per non ridere: quella situazione faceva troppo bene al suo ego da maschio. Clara lo iniziò ad intuire e decise che doveva divertirsi anche lei. Liberò la mano da quella del ragazzo e andò verso la pista da ballo, dove pochi accennavano qualche passo di danza. Filippo la guardava, con ancora quella brace di sfida nei suoi occhi neri. E pensò che se Clara si fosse messa a ballare solo per lui, ma davanti a tutti… sarebbe impazzito. Invece la ragazza andò verso un giovane dai corti capelli bruni e gli occhiali tondi, seduto vicino alla pista.
Si mise a parlare con lui e con il suo amico, senza che Filippo potesse sentire di cosa stessero parlando. Ma non era quello lo scopo, bastava solo che Filippo notasse come gli altri due ragazzi avevano praticamente gli occhi fuori dalle orbite mentre ammiravano il fisico mediterraneo della bionda. Filippo scosse la testa, chiedendosi in che guaio si era cacciato e congratulandosi con lei per la mossa astuta. Sembravano due giocatori di scacchi, alla pari intellettualmente ma con una attrazione inspiegabile che avevano sentito dal primo istante in cui si erano visti, quattro anni prima. Eppure quella vista gli dava anche modo di ammirare la schiena mezza scoperta della ragazza e anche la fine di quella schiena dall’aspetto morbido e dal colore chiaro, come fosse stata dipinta ad olio.
Filippo sentì il desiderio primordiale di prenderla, trascinarla via dalla festa, portarla in camera o da qualsiasi altra parte e renderla sua. Quale momento migliore se non Capodanno? Però non ne aveva il coraggio, non aveva l’ardire di fare una cosa simile. Una donna così bella… e se lo avesse rifiutato? Il suo ego non poteva avere un rifiuto. La musica cambiò e si sentì per la sala dal pavimento di parquet Toxic di Britney Spears.
Clara si voltò a guardarlo, sentendo quella catena sottile e forte tra di loro. Filippo riprese il controllo della situazione e di sé stesso, sfidandola di nuovo. Si avvicinò a lei, finché non arrivò al centro della pista da ballo. Le porse la mano, in un chiaro invito a ballare. O meglio, l’ennesimo guanto di sfida. Il ragazzo credeva che la cosa l’avrebbe messa in imbarazzo, ballare una cosa del genere con lui… lei, che era una ragazza dall’apparenza così timida e docile.
Ma Filippo sapeva che era solamente una apparenza e quelli non erano gli occhi di una cerbiatta indifesa, ma di una leonessa che nascondeva la sua forza in maglioni extra large. Fu molto sorpreso, quando lei azzerò la distanza tra di loro e mise con forza la sua mano sopra quella di lui. Filippo sorrise, quasi in modo sadico.
Non sapeva cosa aspettarsi da lei e nemmeno Clara sapeva cosa avrebbe fatto: si lasciò andare a quelle note piene di sospiri. I loro corpi non erano mai stati così vicini, sentivano l’uno il calore dell’altro ed il resto della sala era scomparso dalle loro coscienze. Si studiavano, guardandosi affamati. Filippo fu il primo a parlare: “Quindi non sei la santarellina che vuoi far credere a tutti, Clara.” Ridacchiò, la bionda rispose sprezzante: “E tu non sei il dongiovanni che vuoi far tanto credere. Oh… colpito e affondato, Filippo.”
Spinse l’indice contro il petto di lui, sentendo un brivido nel farlo, compiaciuta da quel gesto sprezzante. Avrebbe voluto strappargli quella camicia candida di dosso. Accarezzò solo un bottone, per poi guardarlo maliziosamente negli occhi.
Si perse qualche istante in quella pozza oscura, piena di promesse torbide che nessuno dei due riusciva a fare ad alta voce. Poi i suoi occhi si spostarono sulle labbra di lui, contornate da una barba scura ma curata.
Filippo la prese per il gomito, pur di toccarla ancora: “Forse hai bevuto troppo, una signorina come te non dovrebbe.” Clara ridacchiò: “Non sono mai stata così lucida in vita mia. Sai, potremmo anche continuare con questo giochetto o scoprire le carte e finirla qua.”
Filippo scosse la testa: “Sai, penso che giocherò ancora un po’… mi piace giocare con qualcuno che sia un degno sfidante per me.” Clara sentì il desiderio di passare una mano in quella chioma dall’aspetto così morbido, lucente e scura. Prese un respiro e riuscì a resistere. Sentiva il sangue pompare di più, le guance scaldarsi, roventi: doveva riprendersi, Filippo stava per vincere.
Quegli occhi neri non si staccavano da lei, mangiando ogni centimetro.
Le labbra di lei si arricciarono quasi: “Cosa ti fa credere che avrò ancora voglia di giocare con te? Non sei il solo ragazzo carino in questa stanza o in questo pianeta.” Filippo le accarezzo una guancia, sentendo quel calore che stava pregustando: “Ma sono il solo a cui pensi, sono quello che vuoi… o mi sbaglio?” La bionda rimase un secondo spiazzata, chiedendosi come facesse a saperlo. Il dubbio che effettivamente stesse giocando con lei, per umiliarla e accrescere solo il suo ego, la ferì e la fece tornare la ragazzina di tutti i giorni. Scappò praticamente dalla pista da ballo, lasciando Filippo a guardarla.
Si girò solo un istante, vedendo una briciola di confusione in lui. Ma si disse che si era sbagliata, che l’apparenza era reale: lui era solo un donnaiolo, un mangia donne. E lei sarebbe stata solo l’ennesimo trofeo da sventolare davanti agli amici.
Clara andò dove aveva lasciato il suo cappotto bianco ed iniziò a cercarlo tra le varie giacche. “Vai già via?” Non aveva mai sentito la voce di Filippo in quel modo, dispiaciuto.
Lei si limitò ad annuire. Sentì i passi del ragazzo avvicinarsi a lei: “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Non volevo offenderti o metterti in imbarazzo.” Clara replicò decisa: “No, perché a te non interessa nulla delle altre persone. Ti importa solo di te stesso. Non ti importa di… me. E perché dovresti poi?” Trovò il suo cappotto e fece per metterselo, ma la voce del moro la fermò: “Ti sbagli. Io… mi importa di te. Sei speciale, mi intrighi, mi incuriosisci. Ma non voglio farti del male.”
Lei sbottò, girandosi finalmente verso di lui: “Sono grande abbastanza da decidere se una cosa mi farà del male o meno. Non crederti così… influente su di me. Sei come tutti gli altri ragazzi, sei solo un ragazzo…”
Lui si avvicinò lentamente, abbassò il tono della voce: “Ma tu mi vuoi. Puoi ammetterlo.” Clara abbassò lo sguardo, non potendo reggerlo ancora: “No. Prima devi ammettere tu che mi vuoi. Che hai paura tu di farti del male, che io ti faccia del male, che io ti spezzi il cuore… ma non succederà. Sarai tu a spezzarmi il cuore. Lo stai per fare ora, lasciandomi andare via.”
Lei lo spinse piano, solo per farlo allontanare quel tanto che bastava per non sentire il calore del suo corpo. Filippo rimase spiazzato.
Alla fine, aveva fatto il gioco di lei. O scopriva le carte e si esponeva o lei sarebbe andata via e le avrebbe fatto del male. Era più importante preservare la sua immagine di donnaiolo incallito o non fare del male a quella ragazza che sapeva essere forte e delicata, un fiore con le spine, una leonessa innamorata?
Dall’altra sala iniziò il conto alla rovescia. Gli occhi verdi di Clara lo fissavano e sentì che quel conto alla rovescia non era solo per il nuovo anno.
9…
La guardò, indeciso su cosa fare. Pensò a mille cose da dirle e le scartò tutte.
8…
Lo sguardo di Clara era velato di una delusione strana, quasi una rassegnazione, mentre indossava il suo cappotto.
7…
Filippo allungò una mano verso di lei, chiedendole silenziosamente di non farlo.
6…
La prese per un polso e si fece coraggio: “No. Non voglio che tu ti faccia male. Preferisco essere io. Dopotutto… sono io l’uomo.”
5…
Francesca fece un debole sorriso, aspettando quello che aveva da dire il ragazzo.
4…
Filippo fece un respiro profondo, guardandola con una dolcezza che non le aveva mai riservato: “Hai vinto tu, alla fine.”
Clara scosse la testa: “Non è mai stata una vera competizione e tu lo sai.”
Con un gesto di tenerezza, gli accarezzò una guancia, sentendo la leggera barba scura sotto le dita.
3…
“Non compi gli anni tra poco?” Filippo annuì: “Sì, pensa te… venticinque anni e ancora faccio fatica a dichiararmi ad una ragazza.”
Ridacchiarono entrambi, poi lei riprese la parola: “Non serve che tu lo faccia.”
2…
Il moro ribatté: “Lo so. Non serve. Ma voglio farlo. Solo… ah, è così difficile!”
1…
La baciò, chiudendo gli occhi e fregandosene di quello che sarebbe successo. Sentì le urla dall’altra stanza, si stava perdendo la festa e stava compiendo gli anni. Clara rispose al bacio. Le loro lingue danzarono, come non erano stati capaci di fare loro prima.
Entrambi si sentirono più leggeri e appagati, la fame che sentivano guardandosi si stava trasformando in desiderio di avere sempre di più. Filippo la sbatté contro la porta dell’ingresso di casa, stringendola per i fianchi mentre la baciava con sempre più passione, togliendole quel rossetto che copriva il meraviglioso colore naturale della bocca di lei. Si staccò solo un attimo, per ammirarla: aveva le guance rosse e le labbra carnose più gonfie del solito per il bacio.
Non aveva mai visto niente di più eccitante in vita sua e si tuffò di nuovo a baciarla, dimenticando la paura che gli aveva sempre impedito di fare quel passo.

“Buon anno nuovo… e buon compleanno.”



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★ Data: 28 Dicembre  
 

   
 
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