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Autore: trollpazzo    12/04/2021    1 recensioni
Si può davvero scappare dal passato?
Aurora se non altro ce l’ha messa tutta. Dopo la guerra, ha lasciato Hogwarts ed è volata negli Stati Uniti, cercando di cancellare ogni traccia di sé. Ma i suoi segreti hanno radici troppo profonde per riuscire davvero a liberarsene. Come una gabbia, non la lasceranno mai davvero andare…
Quando viene cacciata dall’FBI e torna in Inghilterra, quello che la attende è un puzzle sanguinoso. Qualcuno sta assottigliando il confine tra il mondo della magia e il mondo dei babbani. E Aurora ha la brutta sensazione di sapere perfettamente chi sia il colpevole…
Ma non è così sola come ha sempre pensato.
Un ex Auror e poliziotto babbano che si è autoproclamato suo padre molti anni prima. Una legilimens naturale che passa ogni giorno cercando di non impazzire. Un disastro umano che cerca sempre di far sorridere gli altri. Un Harry Potter che non riesce a trovare pace dopo la guerra. I Sandman, una squadra speciale che agisce nel sottile confine tra la magia e il mondo babbano, forse sono la sua unica speranza per indagare senza finire trascinata nell’oscurità dai fantasmi del suo passato.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo Uno





Aurora uscì bevendo il suo terzo caffè della mattina. Il primo serviva a scacciare il pessimo sapore delle pozioni giornaliere che doveva ingurgitare, il secondo a godersi il sapore della caffeina, e il terzo era necessario per finire di svegliarsi.

Si incamminò verso l’ufficio di Sam. Avrebbe potuto smaterializzarsi, ma dopo una notte con i suoi soliti incubi e a mala pena due ore di sonno, aveva bisogno di un po’ d’aria fresca per darsi una svegliata.

E poi, le piaceva camminare. Le schiariva la mente.

Se solo il suo telefono avesse smesso di squillare… Con un sospiro, Aurora lo tirò fuori dalla tasca: come le altre dieci chiamate precedenti, era sua madre, Marisa. Beh, era ovvio che ignorarla fosse inutile…

- Madre –

- Figlia, - Marisa copiò il suo esatto tono. – Ho saputo che sei stata licenziata dall’FBI, finalmente! Ho già preparato tre liste di possibili lavori che possono interessarti, lavori che non implichino morte e pazzoidi, grazie a Merlino… Voglio discuterne con te il prima possibile, il che significa entro oggi -.

Aurora aveva già mal di testa. – Oggi sono occupata, perciò… -

- Occupata con cosa? Non hai più un lavoro, - fu la risposta. – Stasera cenerai con me e ne discuteremo. Casa mia alle otto e mezza. Ti aspetto! – e chiuse la chiamata.

Aurora mise via il telefono con un lungo sospiro.

Tornò al suo caffè, cercando di dimenticare la conversazione appena avvenuta. O meglio, il monologo, come sempre quando si parlava di sua madre.

L’ufficio di Sam era solo ad un paio di svolte da lì, il nuovo caso l’avrebbe distratta. Per quanto riguardava la cena di famiglia… beh, era un problema per l’Aurora del futuro.



Sam era molto fiero del distretto che era riuscito a sistemare nel centro di Londra. L’edificio dall’esterno era abbastanza anonimo, con scale in pietra fino ad una porta a vetri. La sala d’attesa aveva un ottimo odore di caffè, poltroncine rosse e una scrivania dove Melissa, la segretaria, passava il tempo a smontare oggetti Babbani per capire come funzionavano e come poter creare le loro versioni magiche. Aveva sistemato il telefono babbano di Sam, e aveva fornito alla squadra dei computer che non impazzivano in presenza di magia, il che rendeva il loro lavoro molto più semplice e veloce. Gli altri maghi potevano non capire l’utilità dei computer, ma i Sandman lavoravano a stretto contatto con i Babbani, se non in collaborazione, perciò i computer erano inestimabili.

Una porta rivestita di invisibili sigilli di protezione e segretezza divideva la sala d’attesa dal distretto vero e proprio: una stanza ampia, ben illuminata, dalla geografia poco definibile. Alcuni promemoria svolazzanti tra le torce, il pavimento in pietra scolpito con una serie elegante di rune di protezione e collegamento con il loro ufficio nel Ministero della Magia, il soffitto che sembrava non finire mai, e ogni tanto da una fiamma verde cadevano nuovi promemoria, avvisi o lettere.

Cinque scrivanie erano disposte nella parte centrale, tutte in legno scuro e con i loro computer sopra. Ogni agente, poi, li aveva riempiti di oggetti personali. Sam puntava ad una squadra di cinque agenti Sandman, ma per ora erano solo tre. Beh, con Aurora, quattro. Adesso che l’FBI l’aveva cacciata, avrebbe avuto bisogno di tutti i casi possibili: non c’era niente di meglio di un sanguinoso puzzle da risolvere per tenerla sana di mente. Sam lo sapeva bene…

Comunque. Alla destra delle scrivanie c’erano due stanze per interrogatori, alla sua sinistra la sala relax, con un divanetto rosso vino, un tavolo con alcune carte e figurine, e uno scaffale con qualche libro.

L’ufficio di Sam era in fondo alla stanza, perfetto per la privacy. I Sandman sapevano che quando lasciava la porta aperta, potevano entrare. Quando era accostata, stava lavorando ma poteva essere disturbato se importante. Quando la porta era chiusa, potevano disturbarlo solo se avevano un problema assolutamente urgente che non potevano risolvere da soli.

Sam attraversò la stanza facendo un cenno a Diana, che si stava prendendo cura delle sue armi, e a Harry, che stava ricontrollando i file del loro ultimo caso, poi entrò nell’ufficio, lasciando la porta accostata. Piccolo ma spazioso, scrivania nera al centro della stanza, file ordinati al lato sinistro, computer al centro, foto a destra. Cassetti divisi per argomento e importanza. Finestra a lato, in modo da dare un po’ di luce all’ambiente. Scaffali pieni di tutti i libri che Aurora gli aveva consigliato negli anni -anche se ammetteva con vergogna di non averli letti tutti- e, cosa più importante: sedia imbottita, morbida e comoda anche dopo ore di lavoro.

Si sedette con un sospiro. Aurora sarebbe arrivata a momenti, e non poteva negare la vaga tensione al pensiero che incontrasse gli altri tre Sandman…



- Ragazzi! – Jonah entrò nel distretto correndo, un’espressione euforica in volto. – Avremo un nuovo membro in squadra! –

A quelle parole, Harry alzò lo sguardo dai fascicoli che stava finendo di compilare e Diana smise di affilare il suo terzo stiletto. Jonah aveva i capelli rossi scompigliati e la sua solita borsa di cuoio era mezza aperta: doveva aver corso per tutta la strada dal suo appartamento al distretto, ansioso di dare la notizia.

- Come fai a saperlo? – chiese Diana, la sua voce disinteressata come sempre.

- Ieri sono andato nel suo ufficio per chiedergli una cosa sul caso, - rispose Jonah, gettando la borsa sulla sua scrivania. – Non c’era nessuno, ma il caminetto aveva ancora tracce di metro polvere. Pensavo fosse tornato a casa a farsi una doccia, o a scrivere un cruciverba, leggere Storia della Magia o qualunque cosa faccia per rilassarsi, ma proprio quando stavo raccattando le mie cose, ho sentito che era tornato. Sembrava sollevato, e l’ho sentito borbottare “Ha accettato, potremmo fare passi avanti” –

- Magari ha visto un testimone o qualche informatore, - ipotizzò Harry.

- E’ quello che ho pensato anche io! – esclamò Jonah. – Ma stamattina l’ho incontrato al bar dall’altra parte della strada e gli ho chiesto se ieri avesse fatto qualche passo avanti con il caso. Ha sospirato e risposto “Magari…”. Perciò chi ha visto ieri non era un informatore o un testimone, ma qualcuno che ha accettato di aiutarci con il caso! –

Harry e Diana si scambiarono uno sguardo: conoscevano tutti gli aspiranti Sandman che si stavano sottoponendo all’anno di test e valutazioni, e nessuno di loro aveva esperienza con casi come quello che stavano affrontando. Forse un talento che aveva appena scoperto?

- Siamo seri, Potter, - affermò Diana. – Nessuno di loro ha un talento così rivoluzionario per le nostre indagini, credimi… Le loro menti sono nella media, nessuno particolarmente brillante –

- Ehi, De la Rose, smetti di leggere i nostri pensieri! Non riesco a seguire la conversazione se fai così! – si lamentò Jonah.

Diana gli dedicò uno sguardo impassibile e tornò al suo stiletto.

- Andiamo, ragazzi! Non siete neanche un po’ curiosi? Avremo un nuovo compagno di squadra! Un nuovo Sandman! – esclamò Jonah.

- Non lo sai, - replicò Harry, anche se la curiosità lo stava uccidendo. Non poteva negare che un aiuto in più avrebbe fatto comodo, stavano cercando ormai da quattro giorni senza risultati. Neanche Diana era riuscita a trovare qualcosa!

Diana gli lanciò un’occhiataccia. Harry sorrise con innocenza.

- Comunque avresti potuto sentire male, - disse a Jonah. – Ieri notte eravamo tutti sfiniti… -

- Non mettere in discussione il mio udito eccezionale, Potter, - Jonah gli puntò un dito contro per minacciarlo. – E se non ci credete… beh, apriamo scommesse! –

- Assolutamente no, - rispose Harry. Poteva già immaginare l’espressione di Ginny se avesse perso un paio di galeoni solo per scommettere contro il suo collega…

- Ci sto, - affermò invece Diana. – Due galeoni che ti sei sbagliato –

- Andata! E se vinco io… - Jonah assottigliò gli occhi, sicuramente alla ricerca della peggiore punizione possibile da infliggere ai suoi compagni di squadra. – Dovrete comprare caffè a tutta la squadra fino alla fine delle indagini! –

- Dovrete? – ripeté Harry. – Io non partecipo, Ginny mi ucciderebbe –

- Solo se perdi, - Diana lo guardò minacciosamente. – E non mi lascerai da sola a comprare caffè a tutti –

- Lealtà verso la tua squadra, Potter! – affermò Jonah. – Da quando abbandoni i tuoi compagni in battaglia? –

Harry sospirò. Un giorno avrebbe ucciso i suoi irritanti compagni di squadra. Ma non oggi! Si affrettò ad aggiungere, intercettando lo sguardo mortale di Diana.

- Va bene, - alzò le mani in segno di resa. – Scommessa accettata -



La fiammata verde comparve appena sopra la scrivania di Sam e un avviso cadde davanti al computer. Sicuramente, brutte notizie. Con un sospiro, lo raccolse e lo lesse. E… il suo intuito sulle brutte notizie non sbagliava mai.

Si rialzò dalla sua amata sedia e uscì dal suo ufficio. Stranamente, Harry, Jonah e Diana gli dedicarono immediatamente tutta la loro attenzione. Non era un buon segno. Poteva solo significare che stavano escogitando qualche guaio…

- E’ stato trovato un altro cadavere, - annunciò Sam. – Voglio tutti sulla scena, immediatamente –

- Agli ordini, capo! – esclamò Jonah. – Ho solo una domanda, prima che partiamo… Avremo un nuovo compagno di squadra? –

Sam sbatté le palpebre: quando avevano scoperto di Aurora? Doveva ancora dare l’annuncio…

Comunque l’avrebbero vista a momenti, tanto valeva parlarne subito. – Si, una profiler ha accettato di aiutarci –

Jonah saltò in aria con un sorriso di trionfo, Diana ed Harry imprecarono. Questa… non era esattamente la reazione che Sam si era aspettato da loro.

- Vado a prenderla, voi aspettateci sulla scena, - continuò Sam come niente fosse. Diana ed Harry stavano guardando torvo un sorridente Jonah. – Cercate di essere professionali, - Sam si ritrovò ad aggiungere.

A volte gli sembrava di star lavorando con dei bambini, non con degli agenti Sandman che lui stesso aveva valutato per un anno…



Aurora era quasi arrivata alla posizione che Sam le aveva mandato, quando un’auto familiare accostò accanto a lei: una Dodge Challenger che avrebbe riconosciuto ovunque. Aurora aprì lo sportello e si lasciò cadere sul sedile del passeggero.

- So che sono appena tornata dagli Stati Uniti, - esordì. – Ma non credi di esagerare? Non rischio di perdermi da casa mia al distretto –

- Buongiorno anche a te, ragazzina, - fu la risposta di Sam mentre ripartiva.

- Buongiorno, vecchio, - Aurora gli fece il verso. Sam sospirò.

- E’ stata trovata un’altra vittima, La mia squadra sta andando sulla scena –

- In auto? –

- E’ stata la polizia babbana a trovare il corpo, non vogliamo attirare l’attenzione –

Aurora annuì. – Il corpo trovato, è recente o una delle sue vecchie vittime? –

- Recente –

- Interessante… -. Ma non poteva ancora fare ipotesi. I profili si basano sulle informazioni, doveva sapere di più sulle vecchie vittime e poi studiare la scena del crimine. Sentì il familiare formicolio di avere un puzzle per le mani, qualcosa su cui concentrarsi, qualcosa da risolvere, un pezzo alla volta. Non vedeva l’ora.



Quando arrivarono sulla scena del crimine, la polizia Babbana aveva circondato il palazzo con il nastro giallo per impedire ai curiosi di entrare. Aurora praticamente saltò fuori dall’auto di Sam, impaziente di vedere il corpo. Sam sospirò e la seguì, mostrando il suo distintivo per lasciarli passare.

All’ingresso, un ragazzo alto e allampanato con scompigliati capelli rossi li raggiunse. Aveva un file in mano e una borsa di cuoio mezza aperta a tracolla.

- Sam! – li accolse con un sorriso. – La vittima si chiama Vanessa Hedge, moglie del proprietario del palazzo, cinquantadue anni, ritrovata in seguito ad una chiamata anonima alla polizia. Il corpo è nel seminterrato, e questo è il file che la polizia babbana ci ha consegnato… -

- Grazie! – esclamò Aurora, e afferrò il file prima che Sam potesse prenderlo, cominciando immediatamente a sfogliarlo. Jonah non sembrò prendersela:

- La nuova Sandman! – esclamò, sorridendo da un orecchio all’altro.

- Jonah Millis, questa è Aurora Reckless, profiler, - Sam fece le presentazioni. – Ha accettato di aiutarci a risolvere questo caso –

Ormai avevano attraversato l’enorme atrio, un agente aprì la porta a sinistra delle scale principali: degli scalini si tuffavano nel buio. In fondo, una stanzetta illuminata da luci galleggianti e due sole persone ad aspettarli.

- Sam, finalmente sei arrivato! Il medico legale sarà qui a breve, dobbiamo sbrigarci e parlare con la polizia babbana e… -

Harry si bloccò. Aurora sollevò gli occhi dal file: la stava fissando, pallido.

- Potter, De la Rose! Questa è la nuova Sandman! – esclamò Jonah. – Nuova Sandman, questi sono i miei idioti compagni di squadra –

- Chiudi quella bocca o non avrai i tuoi galeoni, - affermò la ragazza accucciata accanto al cadavere: capelli ricci e neri, l’espressione vuota, la voce indifferente ma con una sfumatura di minaccia. Doveva essere una persona chiusa, che metteva distanza tra sé e il mondo per proteggersi, perciò doveva esserci qualcosa, nel mondo esterno, che poteva ferirla. Era tutto il contrario di quel Jonah, in realtà, che nascondeva ogni possibile paura dietro una parlantina svelta e sorrisi spavaldi, cosa che…

No. Ferma. Cinque minuti e stava già cominciando a fare il profilo alla squadra di Sam! Non era qui per questo, e non erano affari suoi. Alla gente non piace quando capiscono che sei in grado di conoscerli con pochi sguardi, si rimproverò. Prova a non farti odiare da subito, va bene?

Harry la stava ancora fissando. Sbatté le palpebre e aprì la bocca, ma prima che potesse dire qualunque cosa…

- Il cadavere! Finalmente! – esclamò Aurora, superandolo. Sam sospirò, Jonah sorrise divertito e Harry rimase lì, a sbattere le palpebre. L’unica a non reagire fu Diana: la sua espressione indifferente rimase perfettamente immobile.

Aurora si inginocchiò accanto al cadavere e cominciò a studiarlo: vestiti costosi, molto eleganti, era pronta ad uscire di casa la sera prima. Ma qualcosa doveva averla attirata nel seminterrato proprio prima che uscisse…

Aurora si voltò verso le scale. – Spostatevi, - disse ad Harry, Jonah e Sam.

- Perché vuoi che… -

Sam interruppe Jonah con un solo sguardo. – Lasciala lavorare –

Il killer doveva trovarsi nel seminterrato, aveva visto Vanessa aprire la porta e scendere le scale.

Aurora si voltò di nuovo verso il cadavere: niente lesioni alle gambe, perciò non era stata spinta per le scale.

Il killer non voleva ucciderla, non subito, altrimenti l’avrebbe spinta giù per le scale non appena l’avesse vista, per poi colpirla a morte quando era stordita. Perciò, probabilmente la conosceva e non voleva che morisse, ma qualcosa era andato storto.

A giudicare dalla posizione del corpo, Vanessa era rivolta verso le scale quando era stata colpita: stava per salire al piano di sopra, forse a denunciare la presenza del killer. Non poteva lasciarglielo fare…

Aurora scostò i capelli biondi dalla nuca dalla donna: ematoma da colpo alla nuca. L’aveva attaccata alle spalle, Vanessa era caduta a terra…

- Causa della morte? – chiese Aurora a Sam.

- Apparentemente niente, perciò pensiamo ad un Avada Kedavra – rispose Sam.

Aurora assottigliò gli occhi: se poteva lanciarle un Avada Kedavra, perché avrebbe dovuto colpirla fisicamente in quel modo?

- Reckless, parlami, cosa vedi? – le chiese Sam.

- Il killer non voleva ucciderla, - affermò lei, rialzandosi. – Vanessa non sarebbe dovuta scendere nel seminterrato, ma qualcosa deve aver attirato la sua attenzione. Il killer non voleva farle del male, ma devono aver avuto una discussione, e non poteva lasciarla scappare e rovinare i suoi piani. Vanessa era rivolta verso le scale quando l’ha attaccata, perciò stava per salire… Quello che non mi torna, è perché l’ha colpita alla nuca: se poteva ucciderla con l’Avada Kedavra, non avrebbe dovuto scomodarsi a colpirla fisicamente, soprattutto non nella sua fretta di fermarla. Ma l’ha fatto… -

Aurora tornò ad inginocchiarsi accanto al corpo. Qualcosa le stava sfuggendo…

- Le altre vittime sono morte senza apparente causa, per questo le avete collegate all’Avada Kedavra, giusto? –

- Esatto, - rispose Jonah, che finora l’aveva fissata con malcelata curiosità e stupore. – Perché, pensi che non sia stato un Avada Kedavra ad ucciderla? –

- Cos’altro non lascerebbe nessuna traccia sulla vittima? – chiese Diana.

Aurora ci pensò. Sentì il suo stomaco affondare. Per un attimo, rimase perfettamente immobile. Poi, lentamente, tirò fuori la bacchetta, si chinò su Vanessa, le aprì la bocca e controllò sotto la lingua.

- Revelio – sussurrò.

Comparvero minuscole macchioline nere.

Il suo cuore cominciò a battere come impazzito. Sentiva di star per vomitare. Fece un respiro profondo. Sapeva esattamente come fosse morta Vanessa, e probabilmente tutte le altre vittime. Sapeva perché nessuno fosse riuscito a determinare le cause della morte, collegandolo subito all’opera di un mago. Lo sapeva perché lo aveva già visto. Era il modo in cui suo padre aveva ucciso trentadue Babbani, vent’anni prima.



ANGOLO DEL TROLL PAZZO

Ed ecco qua il primo, vero capitolo! Incontriamo gli altri Sandman, e avviene il primo incontro con Aurora!

Grazie a tutti i lettori silenziosi che si sono interessati a questo piccolo progetto, grazie a fenris per la sua recensione e grazie a fazio97 per averla messa tra le seguite!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Mi sto divertendo a scrivere questa storia, devo ammetterlo, ed è il migliore meccanismo anti stress in questo periodo! Spero che la troviate interessante da leggere quanto io da scrivere!

A breve, più interazione tra Aurora e gli altri Sandman, tensione con Harry Potter -ma non per il motivo che molti di voi potrebbero pensare – e le indagini continuano!

(In più, sono davvero impaziente di scrivere il padre di Aurora. Ci sarà da divertirsi!)

   
 
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