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Autore: Aqua Keta    13/04/2021    9 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lasciò scivolare le mani sotto il cuscino al suo fianco.
Alain si era alzato presto per recarsi con Andrè alla tenuta di Mornay.
Lo sguardo si spinse oltre i vetri della finestra. La neve scendere copiosa.
Diede un’occhiata alla stanza nella quale avevano trascorso la loro prima notte a Le Conquet.
Piccola, freddina, ma pulita.
“Coraggio”- si disse –“hai molto da fare in questa giornata”.
Sistemò la biancheria nell’armadio e dopo essersi vestita scese a mangiare qualcosa.
“Buongiorno “ – la locandiera la fece accomodare ad un tavolo.
“Buongiorno”
“Vostro marito è uscito presto”- posando il cestino col pane.
“Prego?” - spiazzata.
“Dicevo,  vostro marito è uscito molto presto questa mattina. E’ venuto un tale a prenderlo”
“Marito”- mugugnò nella sua testa – “Alain …. mio marito”- accennando ad un sorriso –“Si, certo” – rispose.
La donna la osservò leggermente perplessa  scuotendo la testa.
“Sapete di qualcuno che abbia una casa da dare in affitto … o vendere?”
“Ah … quindi vi trasferite qui!”- versandole del caffè e sempre più incuriosita.
Annuì sorseggiando dalla tazza.
“Beh …. Vediamo”- piegando un braccio sul fianco –“ Una casa ….”- sollevò gli occhi nel vuoto ricercando una risposta fra i pensieri –“Avete preferenze? Tipo vicino al porto, sulla strada principale, verso Brest …”
“Direi che l’importante sia trovare qualcosa. Poi il resto verrà da sé”
Preso un pezzo di carta vi scrisse alcuni nominativi –“Tenete. Dite che vi mando io.”- allungandole il foglietto –“Vi consiglio di vedere quella verso la spiaggia. E’ in un luogo stupendo. Da sistemare … e non poco … ma credetemi, ne vale la pena … se il proprietario  è ancora intenzionato a disfarsene”
Leah si avvolse nello scialle di lana ed il mantello.
Un lungo respiro.
 
 
Gli occhi brillanti di Maddie fissarla.
Il dito in bocca –“Mamma …”- biascicò sorridendole.
Tese la mano accarezzandola tra i riccioli dorati .
Stringendo il suo pupazzo di pezza sedette fra le lenzuola indicando la finestra.
Scese dal letto prendendo la figlia tra le braccia.
Un vociare gioioso di bambini provenire dal giardino.
Jean Christophe e Anne Jaqueline lanciarsi palle di neve mentre in sottofondo si udiva Beatrice brontolare.
“Vuoi  andare a giocare con loro?”
Appoggiò una manina sul vetro. La bocca spalancata muovendo la testa per seguire con lo sguardo i due che si rincorrevano spensierati.
Oscar sorrise –“Ora ci vestiamo, colazione e poi potrai andare a divertirti con loro”
Scese le scale tenendo per mano la figlia che giunta al piano terra volle fermarsi di fronte la porta della camera di Andrè.
Si avvicinò tirando la madre –“Andè …”- bussando.
“Non credo ci sia. Ci siamo alzate tardi. Andrè sarà sicuramente in giro”
L’espressione interrogativa e dispiaciuta per non averlo trovato.
Obbediente come sempre seguì la madre nella saletta dalla quale si udivano le voci di Beatrice e i suoi genitori.
“O mio Dio!”- quando vide Oscar entrare. Con le lacrime agli occhi si gettò tra le braccia della sorella.
Si strinsero forti commosse e felici finalmente di essersi ritrovate. Poi abbassando gli occhi vide la nipote aggrappata alle gambe della madre. Si piegò sulle ginocchia –“Santo cielo! Che meraviglia”
Madeleine si nascose dietro la giovane sbirciando la donna.
“E’ la zia, è una mamma anche lei. I bambini che hai visto giocare sono i suoi”
La voce calda e tranquilla di Oscar la incoraggiò a fare un passo in avanti. Le mostrò il suo pupazzo sorridendo.
Beatrice la fissò estasiata –“Che splendida creatura hai dato alla luce”
Accarezzò la figlia tra i capelli –“La mia cucciola dorata”.
“Buongiorno padre”- un cenno con il capo - “Buongiorno madre”- rivolgendosi ad Emilie.
Nanny mise sul tavolino una tazza di cioccolata calda ed una di latte –“Ecco qui”
“La tua cioccolata! Sapessi quanto mi è mancata …”- inspirandone l’aroma.
Maddie si mise in ginocchio di fronte alla tazza , prese il tovagliolo e lo infilò alla buona all’interno del colletto della camicina. Afferrata la fetta di pane la intinse addentandola.
Sorseggiò la cioccolata lentamente, gustandola fino in fondo. Gli occhi chiusi. Il vero sapore di casa.
Le piccole dita di sua figlia toccarle una guancia.
Aprì gli occhi.  Un bacio nell’incavo di quella piccola mano.
Madelaine le buttò le braccia al collo ricambiando quel gesto.
“Mettiamo il cappottino poi puoi andare fuori a giocare”- aiutandola a vestirsi.
Dopo averla accompagnata in giardino, fece rientro  e si riaccomodò tra i familiari.
Madame sorrise teneramente alla figlia –“E’ una gioia incredibile averti qui con noi”
Beatrice, in piedi dietro la poltrona, le posò le mani sulle spalle –“Un tempo infinito e doloroso … che ha portato un frutto meraviglioso”- riferendosi alla nipotina –“deliziosa, non trovate padre?”
“Ovviamente, è mia nipote”- un accento di orgoglio mescolato a commozione.
“Oscar … bambina mia … mi pare tutto un sogno …”- le sorrise Emilie.
Un sogno.
Era sprofondata all’inferno. L’incubo che nessuno mai avrebbe voluto vivere. Un incubo da non augurare nemmeno al peggior nemico.
“Ho ricordi frammentati di quella notte ….”- socchiuse gli occhi quasi a voler ricercare nella memoria immagini rimaste scolpite come cicatrici nell’anima –“il rumore di vetri in frantumi … le fiamme …”
Sua madre volse lo sguardo dalla parte opposta a celare le lacrime.
 
Calò improvvisamente il silenzio.
Fu come se i presenti fossero stati avvolti dal medesimo gelo di quell’inverno oramai alle porte.
Non fu semplice raccontare quei due anni trascorsi lontani da casa, segregata nelle grinfie di Bouillè e del suo complice.
Aggrottò la fronte stringendo un pugno in una mano.
Madame lasciò che i suoi occhi accarezzassero ogni singolo mutamento d’espressione del volto della figlia.
Tra le pieghe della fronte corrugata, tormento e sofferenza impossibili da cancellare nonostante ora fosse finalmente attorniata dal calore famigliare.
Maddie fece improvvisamente il suo ingresso nella saletta precipitandosi tra le braccia di sua madre la quale sorrise –“A quanto pare ti sei divertita”- il volto umido e mani e capelli fatte ancora di neve –“Non credi che qualcuno si potrebbe arrabbiare dal momento che hai bagnato a terra?”
La piccola osservò perplessa il pavimento e sollevando gli occhi li rivolse istintivamente a Nanny che l’ammonì con tono giocoso –“E adesso che cosa facciamo a questa bambina pasticciona?”
Mesta mesta le si avvicinò con il dito in bocca e gliel’offrì in segno di pace.
“Questa volta questo bell’angelo biondo lo perdoniamo”- donandole un bacio sulla fronte.
Oscar sghignazzò divertita osservando la scena.
Il Generale si schiarì la voce con un colpetto di tosse – “ … a questo punto sarebbe il caso che tu ci mettessi al corrente delle tue intenzioni ….”
Emilie tese una mano afferrando e stringendo quella del consorte.
 “Immagino vi farebbe piacere sistemarvi nella dependance”- tentò di stemperare la tensione.
“Come sarebbe a dire?!”- il Generale s’irrigidì.
“Ne abbiamo parlato stanotte, rammenti? I ragazzi hanno necessità dei loro spazi … soprattutto ora”- il tono deciso della donna.
“Non erano certo questi i miei pensieri … io vorrei capire …”
 “Credo che non vi sia che da accendere i camini”- rivolgendosi a Philip – “Nanny si è preoccupata di rassettarla e predisporre tutto il necessario affinchè vi possiate abitare tranquillamente”
“Io credo che …”- tentò di interromperla .
“Volete sapere quando e se ci sposeremo? E’ questo che non riuscite a togliervi dalla testa?  Capire quando vi potrete liberare del pensiero di avere una figlia madre senza portare un anello al dito?”
L’uomo sgranò gli occhi allibito per la reazione della figlia. Scioccato, nella totale incapacità di ribattere.
“E’ questo che vi importa veramente? E se non volessi sposarmi? Se le mie intenzioni fossero tutt’altro ciò che desiderate voi tutti?”
Madeleine stupita del tono di voce della madre le si accostò posando il capo sulle sue gambe – “… mamma …”
Ingoiò la rabbia pronta ad esplodere donandole un’amorevole carezza – “Non credo di volermi sposare … tanto meno con un abito bianco come continuate ad immaginare … Non ho ancora deciso cosa ne sarò della mia vita … e di quella di mia figlia. E non credo che qualsiasi mia scelta debba essere subordinata alla vostra approvazione”- tentando di controllare la voce.
“Non ti permetto di rivolgerti in questa maniera …”
“Non potete più decidere di me. Da tempo ho preso in mano la mia vita. Se non accettate tutto questo ritengo sia superflua la mia presenza in questa casa”- e presa tra le braccia Maddie uscì dalla stanza.
Madame urtò le gambe del marito con il suo bastone – “Dovresti vergognarti ..”
“Emilie!...”- stordito dalle parole della consorte.
“…. Questa volta hai sbagliato..!!” – ed appoggiandosi si sollevò seguendo la figlia.
A passo lento la raggiunse nel corridoio – “Oscar!” – la chiamò.
Pur volgendole le spalle si fermò.
“Perdonalo … ma…”
“Madre, non ce l’ho con voi … tanto meno con mio padre. Ora come ora ho bisogno di non avere pressioni  Io … devo rimettere assieme i pezzi della mia vita”
“Lo so bene … per questo ti ho proposto di sistemarti nella dependance. Deciderai tu se stare sola con tua figlia … o tutti e tre”
La giovane strinse la piccola a sé –“Vi ringrazio madre”.
Un desiderio irrefrenabile di andarsene.
Sarebbe stato meglio fermarsi in quella locanda in paese, dove avevano deciso di alloggiare Alain e Leah.
Non aveva immaginato così il suo rientro a casa.
“Mamma … pappa …”- Maddie le rammentò che doveva mangiare.
“Scusami tesoro. Ora andiamo da Nanny e vediamo cos’ha preparato di buono”
La vide sulla porta della cucina con la sua creatura tra le braccia –“Oh bambine mie. Come siete belle.”- asciugando le mani nel grembiule – “Oscar hai reso questa vecchia la donna più felice sulla faccia della terra”
“Vecchia tu? Ma cosa stai dicendo”- sghignazzando.
“Su smettila di prenderti gioco di me”- mettendo un paio di piatti sulla tavola –“Suppongo tu non voglia condividere i pasti con ..”
“Non ne vedo il motivo.”- sedendo – “Mi ero illusa che quell’ottuso di mio padre fosse cambiato durante la mia assenza … ho quasi la sensazione che sia peggiorato”
“Non dire così. Ha sofferto molto. Anche se non lo ha mai dato a vedere. Ma io conosco i miei polli”
“Vorrei non essere mai tornata”- allungando del pane alla figlia.
“Oscar!”- sbottò con le mani sui fianchi.
Tacque chiudendosi a riccio nel suo silenzio.
Girare ripetutamente il cucchiaio nel piatto … passarlo da un bordo all’altro …
“Non hai appetito?”- vedendola giocherellare.
“Veramente Philip ha acceso i camini nella dependance?”- spingendo lo sguardo oltre la finestra.
“Certo. Su indicazione di Madame”
Rimase come assopita nei suoi pensieri.
Poi si spinse leggermente all’indietro con la sedia cercando con la coda dell’occhio la chiave appesa al muro.
Nanny fece finta di niente ma si accorse del gesto.
“Perché non vai a vedere con la tua bambina? Potresti mostrarle la sua cameretta … e magari decidere di restare”
 
Posò la mano sulla maniglia ed aprì la porta.
Era rimasto tutto come aveva sistemato allora con Rosalie.
Maddie si mise a girare incuriosita fino a quando non trovò la sua cameretta.
Gli occhi le si illuminarono quando vide il suo letto, i pupazzi ed alcune bambole –“Mamma …. mio?”
Si piegò sulle ginocchia osservandola mentre le mostrava quei nuovi giochi – “Se vuoi si”
Rimase a guardarla con un sorriso tenerissimo stampato sulle labbra.
La sua serenità, il suo bene più prezioso, la sua vita.
Sedette sul letto compiaciuta dell’entusiasmo della figlia mentre teneva due pupazzi di pezza, uno in una mano, uno nell’altra indecisa nella scelta.
“Allora? Quale preferisci?”
Alla fine li ripose sul letto accanto al cuscino e strinse a se il suo solito, un po’ sdrucito –“Lapin …”abbracciando le gambe della madre e portandosi il dito i bocca.
“Il coniglietto è il tuo preferito?”
Sorrise annuendo.
“Ti piace qui?”
“Bello” – biascicò .
“Credi piacerà anche ad Andrè?”
Prese sua madre per mano e la condusse nella camera più grande –“Mamma qui” – indicando una parte del letto. Poi spostandosi sul lato opposto – “Andè qui”.
“Ah!”- esclamò divertita – “così Andrè dovrebbe dormire, anche qui, nel letto con la mamma?”
Scosse il capo in senso di approvazione.
“Penso dovremmo domandarlo a lui, no?”
“Andè buono, dice si”- con aria furbetta.
“D’accordo. Allora quando rientrerà glielo chiederemo”
 
 
Il freddo insinuarsi nelle ossa fino a bruciare ogni singola fibra del suo essere.
E quel solito ghigno di sfida nei confronti di quella situazione avversa.
I giorni del processo si avvicinavano ma non il terrore di affrontare i suoi accusatori.
Gli erano giunte voci su dove si fosse rintanato Bouillè e di quanto stesse tramando.
Come sempre del resto.
Pensò che mai nulla lo aveva ostacolato nel portare a termine i suoi diabolici piani.
Oscar era stata la prima nella sua lunga carriera  e ciò aveva accresciuto la rabbia ed il rancore nei suoi confronti.
“Jarjayes …” mormorò tra i denti – “… nulle è come sembra. Godetevi la libertà”- sfregando le mani per riscaldarle – “… il vostro tempo … “
 
 
Non poteva rimanere chiusa in casa.
Aveva bisogno di respirare aria diversa.
In sella al cavallo, la figlia stretta sotto il mantello, si diresse in paese.
Parlare con qualcuno. Che non fosse sua madre, sua sorella …
 
I piedi ghiacciati ed infreddolita fece ritorno alla locanda.
“Madame De Soissons”- la proprietaria richiamò la sua attenzione.
Scrollò la neve dal cappuccio sollevando gli occhi.
“Ci sono delle visite per voi”
Seduta ad un tavolo Oscar.
Maddie le corse incontro –“Lela…Lela”
“La mia piccola stella”- piegandosi ad abbracciarla –“Ciao tesoro”
“Ciao Leah”
“Oscar siete venuta nonostante il tempo”- un cenno alla locandiera – “Può portarci qualcosa di caldo?”
“Mattinata intensa?”
Un sospiro appoggiando il mantello sulla sedia –“Non possiamo certo stare con le mani in mano. Ho visto un paio di casette … per noi due”
“Se hai bisogno di aiuto posso rivolgermi a Louis, mio cognato”
“Vi ringrazio. Nel caso so che potrò contare su di voi”
Versò il te nella tazza ad Oscar.
“Maddie, fai attenzione. La cioccolata è molto calda”- rivolgendosi alla figlia.
La piccola si mise a soffiare sulla bevanda mescolando lentamente con il cucchiaino e pregustando il tutto con uno sguardo gioioso.
Un lungo silenzio calò su di loro.
“Non mi aspettavo sareste venuta a trovarmi …”
Gli occhi bassi, fissi sulla tazza stretta tra le mani –“Non sono così entusiasta di questo rientro …”
“Siete arrivata solo ieri. Ci vorrà qualche giorno per riprendere a pieno la vostra routine”- osservò a lungo quel viso attraversato da un velo di tristezza – “Non siete felice di essere finalmente con Andrè e a casa?”
“Immaginavo sarebbe stato diverso. Tutti si aspettano qualcosa da me. Non è così. Credo di non dover nulla a nessuno”- il tono leggermente irritato.
“Sbagliate. Tutti hanno contribuito, chi in una maniera, chi in un’altra per riportarvi a casa. Più di tutti Andrè”
“Leah, qui attendono solo che mi trasformi in quella donna di casa che sarei dovuta essere con un’educazione al femminile, che mi sposi, che sforni bambini …”
“Voi non volete questo …”
“NO! Ovviamente … non voglio starmene chiusa fra quattro mura a ricamare, tra pettegolezzi e inutili e chiassosi ricevimenti”
“Amate Andrè?”- posando la tazza.
“Pensi che abbia dei dubbi?”
“Dai vostri discorsi parrebbe di si”
“Leah!!”- sconvolta.
“A volte la verità ferisce più di una spada”
La giovane si irrigidì.
Se ne accorse –“Oscar. Guardate dentro di voi. E’ giunto il momento di prendere delle decisioni, definitive. Lo so che è difficile. Gli eventi sulle vostre spalle sono ancora freschi, vivi. Mettete davanti a tutto i vostri reali sentimenti. E Madeleine. Soprattutto lei. Ha bisogno di un padre. Di suo padre, Andrè”.
Tacque. Una mano stretta in un pugno poggiato sulle labbra ed una tempesta nell’anima. Sentirsi come una nave in balia delle onde, alla ricerca di un porto sicuro.
“Desideravate così tanto sposarvi. Quante volte me lo avete raccontato. Il vostro abito, la vostra casa. I vostri sogni”
“L’abito …”- sogghignò –“ … immagino l’avranno venduto. E probabilmente hanno fatto la cosa giusta.”
“Perché siete andata a sceglierne uno?”
“Non sarei certamente potuta andare all’altare in uniforme no?”- quasi stizzita per la domanda ritenuta banale.
“Avreste potuto farlo indossando abiti civili, quelli di tutti i giorni. I vostri soliti.”
Le parole della ragazza la zittirono per qualche istante. Non aveva tutti i torti.
“Lo avete fatto perché questo era ciò che volevate effettivamente ..  per Andrè. Ed aggiungo per vostra madre. Per nessun altro”
Già. Andrè. Come uomo avrebbe avuto piacere vederla nuovamente in abiti femminili. In particolar modo quel giorno. Per quanto lo conoscesse, era certa che non gli avrebbe fatto né caldo né freddo su cos’avrebbe scelto. Ma ….
“Se non fossi pronta per questo passo importante?”
“State mentendo a voi stessa”- elargendo una carezza a Maddie che nel frattempo le si era avvicinata posando il capo sulle sue gambe –“Lo dovete ad Andrè. Lo dovete a lei”- abbassando lo sguardo verso la bambina – “Avevate giurato di sigillare per sempre il nome di vostra figlia”
Sgranò gli occhi.
“Inutile farci tante illusioni”- una piega le attraversò la fronte.
“Hai paura?”- incrociando quegli occhi smeraldo.
Quasi sbiancò –“Ogni giorno. Ogni minuto”- incrociò le mani stringendole –“Non posso e non voglio farlo capire ad Alain. Voglio vivere questa mia libertà e questa mia piccola felicità finchè mi sarà concesso. Amo Alain. E’ la mia vita, la mia forza. Eppure ci sono momenti in cui mi auguro non arrivi mai quel figlio che tanto desideriamo. La notte piango e mi do dell’egoista. Allora prego arrivi presto ….. Si, ho paura. Tanta. Ma devo e voglio vivere . E sarà quello che vorrà il destino”
“E voi? Non avete pensato di sposarvi?”- per stemperare la tensione.
“Dobbiamo sistemarci prima”- accennando ad un lieve sorriso.
“Mamma …”- Madeleine salì sulle gambe di Oscar. Il dito in bocca.
“Sei stanca eh?”- baciandola sulla fronte - “ Ora ci avviamo verso casa”
Pronte per rientrare, Oscar scrutò il cielo attraverso una finestra.
“Sono certa prenderete la decisione più giusta”- accompagnandola verso l’uscita.
“Leah “- fermandosi all’improvviso – “Ho bisogno di chiederti un favore …”
 
 
Emilie scrutò con la coda dell’occhio il consorte.
“Siamo nervosi?”- sentendolo rumoreggiare nel piatto con le posate.
“Mhh … no”- masticando stizzito.
“Allora desumo che questa mancanza di compostezza sia dovuta …”
“Insomma, io proprio non capisco”- sbottò.
“L’argomento è nostra figlia?”- pulendosi gli angoli della bocca.
“Ovvio!! Testarda ed arrogante!”
“Una Jarjayes”- il tono ironico.
“Prego?”- sempre più infastidito.
“Non credi che ci sia un motivo a tutto questo? Oscar è stata cresciuta secondo canoni maschili. Cosa pretendi? Poi tutto quello che ha passato? Non potrà mai essere come Beatrice e le nostre altre figlie. Ed è pure cambiata rispetto un tempo. E’ madre … ne ha passate tante. Quello che ti urta è l’aver fatto scelte che vanno a cozzare con le tue idee antiquate”
“Che diamine! “
“Sarebbe il caso di smetterla con quest’atteggiamento. Per quale motivo devi ostacolarla pure tu?
“Ma come  ti salta in mente di …”
“Oscar farà quello che si sente. E sarà la scelta migliore. Ora diamoci un taglio con tutte questa pressioni …. intendi perderla nuovamente?”
“Cosa vorresti dire?”- esterrefatto.
“Potrebbe andarsene …”
“Non lo farebbe”
“Attento! Non credi di aver rischiato abbastanza?”- posò una mano accanto al piatto –“Non hai capito perché non è  tavola con noi questa sera? Cosa pretendi esattamente da lei? O … o hai delle reticenze nei confronti di Andrè?”
“Ci mancherebbe!”- stringendo il tovagliolo –“Come ti salta in mente ..”
“E’ sempre stata legata ad Andrè. In una maniera o in un’altra. Ora un motivo in più. L’hai vista con quanto amore guarda sua figlia?”
Gli si inumidirono gli occhi ripensando a quell’angioletto.
Madame si versò l’acqua –“Allora abbiamo il cuore tenero …. ci stiamo commuovendo”
Volse lo sguardo da una parte fingendo di pulirsi gli angoli della bocca.
Le parole di Emilie come macigni pesargli dentro. Oscar non era più una bambina. Non lo era mai stata del resto. Forse era giunto veramente il momento di lasciarle vivere le sue emozioni, i suoi sentimenti. La sua vita.
 
 
La giornata era stata proficua.
Mornay gli aveva fatto una proposta di lavoro. Nel caso avesse rifiutato avrebbe potuto garantirgli comunque un’altra occupazione. Ora stava a lui decidere.
Era tardi quando al bivio si salutarono. Andrè era diretto a villa Jarjayes, lui aveva proseguito alla locanda.
“Buonasera”- la proprietaria gli servi un piatto di zuppa calda e dell’arrosto – “La gradite una caraffa di vino?”
Affamato ingoiò un boccone di pane.
“Vostra moglie mi ha dato una mano questa sera. E’stata molto gentile.”
Il cucchiaio a mezz’aria –“Leah?”
“Si, è salita da circa mezz’ora o poco più. Ha servito ai tavoli e lavato fino all’ultimo piatto”- le mani sui fianchi .”E’ proprio una bravissima ragazza”
Aveva lavorato tutta la sera. E lui non era nemmeno salito a salutarla. Si era fiondato direttamente a tavola.
Pulì la bocca e dopo aver trangugiato un paio di bicchieri si diresse in camera.
La fiamma della candela vibrare aprendo la porta.
Avvolta dalle coperte, la chioma rossa sparsa sul cuscino. Il suo respiro impercettibile. Fece il giro del letto. Un ginocchio a terra ed uno piegato. Rimase a fissarla nella silenziosa penombra della stanza. Le sfiorò il volto con una tenera carezza.
La giovane aprì lentamente gli occhi – “Ciao …”- sibilò sorridendogli – “Ma che ore sono?”
“E’ tardi”- avvicinando il volto al suo –“Mi sei mancata oggi” – le sfiorò le labbra.
“Hai cenato?”- distendendosi con un braccio dietro la testa.
“Si”- sfilando gli indumenti. Ripose tutto sulla sedia e versata l’acqua nel catino si sciacquò – “La proprietaria mi ha detto che l’hai aiutata questa sera”
“Mi annoiavo e … non ci farà pagare la scorsa notte”
Si volse asciugandosi – “Dovremo andare a Brest alla sartoria”
“Abbiamo altre priorità al momento”
“Una casa … certo. Quanto prima”- infilandosi sotto le lenzuola.
“Se quella donna ha bisogno, per noi è tutto denaro risparmiato”
“Quel Mornay mi ha offerto un posto all’allevamento”- stringendo la giovane a sé – “Non so … io non so se sono fatto per i cavalli”
“Che cosa vorresti fare?”- le dita scorrere delicate sul torace.
“Nel caso non accettassi mi troverebbe un’altra occupazione”
Sollevatasi sui gomiti si appoggiò su di lui –“Ho trovato una casa”
Sgranò gli occhi –“Come hai detto?”
“Ho trovato la casa che fa a caso nostro”-  uno splendido sorriso le illuminò il volto –“Vicino al mare.  E’ da sistemare … ci sono molti lavori da fare ma … potremmo adattarci mentre  ….”
“… mentre la rimettiamo in piedi?”- ridacchiando.
“Beh … si. “
“Che cosa c’è di intatto?”- giocherellando con una ciocca di capelli.
“Al piano terra potremmo sistemare momentaneamente il letto. Si, ci sarebbe anche la cucina ma … in un ambiente unico ci riscalderemo meglio. E’ più piccola della tua a Parigi. Per noi basterà”
“Anche se dovessimo … allargarci?”
Arrossì leggermente –“Si, ci staremmo”
“Ne vale la pena?”
“Il proprietario pur di disfarsene ci farà un prezzo di favore”
Qualche secondo di silenzio.
“A te piace?”
“Si. E’ la nostra casa”- piena di entusiasmo.
Annuì sorridendole –“So che non me ne pentirò”
“Davvero?”
“Allora andremo a vederla”.
Si coricò nuovamente al suo fianco - “E’ passata Oscar con la bambina”
“L’avrei vista volentieri”
Tentennò un istante poi –“Ecco … mi ha domandato un favore … “
“Di che si tratta?”- quasi preoccupato per il tono della giovane.
 
 
 
Giunto di fronte a casa Jarjayes si accorse delle luci provenienti dalla dependance.
“Ma che diavolo ….?!”
Condotto il cavallo nella scuderia si avviò verso l’edifico.
Gli stivali affondare nella neve mentre attorno i fiocchi scendere in un atmosfera quasi surreale. L’aria ovattata.
Spinse lo sguardo all’interno attraverso una delle finestre e si accorse di Oscar intenta a leggere con Maddie seduta affianco.
Aprì la porta.
“Andè”- la gioia in quell’esclamazione mentre si precipitava verso di lui.
La caricò in spalla –“Ciao cucciola”
La giovane richiuse il libro divertita.
“Ma cosa ci fate qui?”- avanzando al centro della stanza.
“Per te?”- andandogli incontro.
Maddie si divincolò per scendere e quando mise i piedi a terra prese per mano il giovane –“Vieni!!”
Lo condusse nella sua cameretta e spalancate le braccia –“Mia!”
“Oh è davvero una stanza bellissima”
La piccola sistemò il suo pupazzo di pezza sotto le lenzuola – “Lapin dorme”
Portò l’indice alla bocca – “Shhhh … allora bisogna fare silenzio.”
In punta di piedi uscì lentamente tenendolo per mano e richiuse la porta –“Vieni”
“E ora dove andiamo?”- seguendola.
Madeleine entrò nella stanza matrimoniale e posò entrambe le manine sul letto –“Nanna mamma”- per passare velocemente al lato opposto e facendo altrettanto –“Nanna Andè”
Andrè si volse a guardare Oscar.
Sollevò le sopracciglia – “Ha deciso lei”- come per  giustificarsi.
Si piegò sulla bambina – “Quindi devo dormire con la mamma?”
Gli buttò le braccia la collo baciandolo sulla guancia – “Tu buono. Piace Maddie”
La strinse a sé teneramente. Gli occhi lucidi. Deglutì ripetutamente.
“Hai fame?”
Prese tra le braccia sua figlia. Un lungo respiro a nascondere la commozione –“Abbastanza”
 
 
“Che cosa? Stai scherzando?”  - sedendo di scatto sul letto.
“Perché sei così sconvolto?” - allibita per la reazione.
“Beh … sapevo si volesse sposare …”
“Io me lo aspettavo …”- rannicchiando le gambe al petto.
Si lisciò il mento – “Già, forse tutto sommato non poteva essere altrimenti. Ciò che mi spaventa è questa  … indecisione. Perché? Non è da lei. E’ sempre stata risoluta nelle sue scelte”
“Alain, ciò che ha passato non lo augurerei a nessuno. E comunque non è certo sintomo di debolezza. Non è semplice ora ricostruire  tutto”
Volse lo sguardo verso la ragazza. Comprese che quella ferita non era ancora rimarginata. Né per Oscar tanto meno per Leah.
“L’ho vista seriamente turbata ma … mi sono limitata a fare ciò che mi ha chiesto”
“Mi auguro solo faccia la scelta giusta”- poggiò la fronte su una mano – “Cavoli … se veramente facesse … No! Non oso pensare Andrè …”
“Qualsiasi cosa decida, comunque è tutto pronto”
“Oggi ti saresti dovuta riposare dal viaggio. Ed invece ….”
“Esistono anche le giornate difficile e complesse. Domani sera quando tutto sarà passato prometti che troveremo uno spazio solo per noi”- sorridendo.
Sistemandosi a cavallo della giovane, rimanendo sollevato sulle braccia, si chinò su di lei catturandole le labbra - “Ci puoi giurare … comunque vada la giornata, faremo faville”
 
 
Passò ripetutamente l’asciugamano fra i capelli tornando nella piccola saletta.
Oscar teneva tra le braccia la figlia addormentata. Gli occhi su di lei. I lineamenti sereni, tirati in un leggero sorriso.
Sollevò lo sguardo incrociando quello del giovane.
Per un attimo le mancò il respiro. Era così ogni volta che lo vedeva.
Era bello Andrè. Terribilmente bello.
La vide alzarsi.
“La metto a dormire?”- indossando una camicia pulita.
“Certo”- lasciando che la prendesse.
La coricò nel lettino e dopo averla coperta la baciò sulla fronte.
Di spalle di fronte alla finestra.
“Hai intenzione di rimanere qui?”
Tacque sedendo.
“Vuoi parlare?”
Le mani scivolare lungo le gambe stringendo con rabbia le ginocchia quasi a conficcarvi le dita.
I lineamenti tesi, contratti in una smorfia volta a celare una sofferenza lontana eppure a pesare sull’anima come un macigno.
Il petto sollevarsi ed abbassarsi in un respiro carico d’ansia.
Odiava vederla così. Chiusa in quel suo guscio impenetrabile.
“Immaginavo un rientro diverso. Non riesco a stare in quella casa. “- cupa.
“Tua madre ha detto che puoi stare qui”
“E’ tutto l’insieme. Ho mille ricordi che mi riportano a splendidi momenti trascorsi con te … ma poi si affacciano quelli che non vorrei mi tormentassero di continuo. E c’è mio padre che non riesce a capire … “
Tese una mano a stringere una delle sue.
“Andrè è difficile, Tutto è difficile. Ricominciare, riprendere in mano la mia vita. E poi … lo sai anche tu che non è finita qui”
“Smettila Oscar”
“Io non ho paura. Questo lo capisci? Io non ho paura per me. Mia figlia non deve soffrire”
La prese dolcemente per il mento – “Non soffrirà. E nemmeno tu. Io sono qui, sono qui per te, per lei.
Per noi”
“Andrè vuoi ancora sposarmi?”
“E’ la seconda volta che me lo chiedi. Perché? Credi abbia dei dubbi?”- la fronte aggrottata.
“Vuoi ancora sposarmi?!!”- insistendo.
“Anche ora”- avvicinandosi per baciarla.
Scostò il viso - “E se  non volessi un abito bianco, gli invitati e quant’altro?”
“Non mi importerebbe. Io desidero solo te”
“E se fossi io a non volermi più sposare?”
Gelato dalle parole di Oscar rimase immobile. Lo sguardo fisso su di lei. La bocca leggermente aperta per l’incredulita.
Un accenno di sorriso ironico. Scosse il capo –“Devo ammettere che pur conoscendoti da una vita riesci comunque a sorprendermi, sempre”- un sospiro. Ingoiò quella pugnalata e abbassando gli occhi si volse - “Ho fatto di tutto per riportarti a casa nella speranza …”
“Nella speranza di cosa? Che potessi gettarmi tutto dietro le spalle? Che riuscissi a continuare la mia vita come se nulla fosse? “- il fiato corto e la rabbia stretta nei pugni - “Non posso. Il mio essere donna violato come mai avrei potuto immaginare. Se sono riuscita ad andare avanti, a farmi forza, resistere, oppormi lo devo solo alla presenza di mia figlia”
“Questo significa che ti ho perso?!”
Nascose il volto tra le mani a celare le lacrime riempirle gli occhi.
Tese una mano sfiorandola. Poi la trasse teneramente a sé.
L’udi singhiozzare –“Così Oscar. Piangi, sfogati. Liberati di tutta questa tensione, di questi ricordi che non fanno che torturarti. Sei con me ora. Niente e nessuno più ci dividerà. Te lo giuro sulla mia stessa vita!”
Lo strinse con tutte le forze in corpo.
“Non temere ..”
“Ci sono stati momenti in cui ho desiderato morire. Maddie è stata la mia vera forza. Sapere che fosse in me, che giorno dopo giorno cresceva, l’averla data alla luce. La creatura che impersonava il nostro amore, che nessuno mai mi avrebbe strappato”
“Abbiamo superato ostacoli insormontabili … e sarà così anche per questo. Lo faremo insieme. A piccoli passi , giorno dopo giorno. Ma devi crederci”.
Il cuore più leggero accarezzato dalle parole di Andrè. Quanto l’amava.
“Faremo come desideri. Se non vuoi sposarti non sarò certo io ad obbligarti a farlo. Non sarà certo una promessa legata al dito che potrà impedire di amarci”
Sollevò lo sguardo incrociando quello trasparente e dolcissimo di lui – “Andrè io …”
Un sorriso. Un bacio sulla fronte – “Ti ascolto”
“Sposiamoci!”- quegli occhi brillare d’amore.
“D’accordo … decidi quando ed è fatta”
“Domani!”
“Domani?!?”- sbalordito.
“Si, domani. Non abbiamo bisogno di niente e di nessuno se non di noi stessi e nostra figlia”
Buttò gli occhi al cielo incredulo passandosi una mano tra la chioma ancora umida –“So bene che riesci sempre a prendermi alla sprovvista … sei certa di volerlo fare?”
“Non abbiamo motivo di aspettare. Ciò che importa veramente siamo noi. Desidero che diventiamo finalmente una famiglia. Desidero essere tua moglie.”
Per un attimo gli mancò l’aria. Deglutì.
“Allora?”- in attesa.
“Sei pazza. Tuo padre? Tua madre? E …”
“Allora?”- insistendo.
Inizialmente spalancò le braccia e portò le mani alla testa – “Non ci credo!”
“Andrè, voglio una risposta”- conscia della reazione.
Rimase fermo, immobile al centro della stanza.
Quei secondi ad Oscar parvero un’eternità.
“Allora?”- ripetè .
Le mani ad afferrarle il viso. Le labbra morbide, calde, posarsi sulle sue. Un bacio tenero, lungo.
“Lo devo prendere come un si?”- sussurrò sulla sua bocca.
“Non potrei desiderare nulla di più meraviglioso … Madame Grandier”
 
 
   
 
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