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Autore: leila91    13/04/2021    41 recensioni
Ci sono cocci, brandelli di passato, di una felicità perduta che non tornerà; c’è un buco, in quel cuore, un buco a forma di Fred, di Remus, di Tonks, che non si riempirà mai.
Ma ci sono anche le braci mai spente di un desiderio che ora brucia con la forza di un milione di soli, alimentate dall’ammirazione di un ragazzino e dal calore di un pubblico che non ha mai dimenticato chi ha tenuto viva la speranza durante la Guerra.

-Piccolo scorcio sul cuore di Lee Jordan, il Cronista della Resistenza-
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley, George Weasley, Lee Jordan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: non a tutti capita di intuire fin dall’infanzia quale sia la propria vocazione, anche se Lee per questo deve ringraziare suo padre e la smodata passione di Thomas Jordan per il mondo del Quidditch.
 
Lee è cresciuto imparando a memoria ogni formazione del Puddlemere United, i suoi giocatori, i ruoli, gli schemi – le domeniche trascorse negli stadi o ascoltando la radio in salotto, fra la gioia orgogliosa di Thomas e l’esasperazione divertita di Cassie, sua madre.
Le parole dei cronisti lo incantavano al pari, se non di più, delle acrobazie dei giocatori: i commentatori erano capaci di irretire completamente gli spettatori nel narrare, amplificare, e talvolta purtroppo anche distorcere i fatti.
Il cuore di Lee batteva al ritmo di quelle voci, sempre diverse, che si alternavano nell’accompagnare lui e gli altri tifosi durante ogni partita, permettendo loro di volare insieme alla propria squadra.
 
Lee il Quidditch aveva anche provato a viverlo di persona, lasciandosi narrare da altri, ma dopo qualche Pluffa mancata di troppo, aveva deciso senza eccessivi rimpianti di lasciar perdere, dedicando le sue energie a esercitarsi sulla radiocronaca piuttosto che sul volo.
 
 
 
 
 
 


Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: non a tutti capita di avere una famiglia che ti sostiene e ti incoraggia nell'inseguire i tuoi sogni.
 
«Un cronista, eh, junior? Sei proprio sicuro di non voler tentare il provino come Battitore? Sono sicuro che se ci allenassimo ancora un po’ insieme potresti…»
 
«Nah, papà, sono più che sicuro. I Bolidi preferisco lasciarli ai Weasley. Diamine, avresti dovuto vedere una delle battute di Fred l’ultima volta che abbiamo giocato alla Tana! Saranno stati almeno trenta… no! Quaranta, almeno quaranta chilometri all’ora! Ma Charlie lo ha scartato all’ultimo secondo, si è tuffato in picchiata e poi…»
 
E Thomas allora rideva, rideva di gusto, scompigliando la zazzera nera del figlio, folta e indomabile – ribelle, proprio come lui, pensando che sì, il suo ragazzo la radiocronaca l’aveva davvero nel sangue.
Minerva McGrannit dovette pensarla allo stesso modo, quando gli affidò il ruolo di cronista praticamente a occhi chiusi. Fin dalla prima partita che Lee commentò, e per tutte quelle in avanti, metà degli applausi del pubblico furono sempre per lui.



 
 
 
 
Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: non a tutti capita di trovare amicizie forti come legami di fratellanza e destinate a durare per tutta la vita – o anche oltre
 
Lee non ha mai saputo cosa volesse dire avere un fratello, lo impara per la prima volta sull’Espresso di Hogwarts, quando una coppia di buffi ragazzini dai capelli rossi e le uniformi sgualcite, s’infila trafelata nel suo scompartimento. Lee fa appena in tempo ad accorgersi che i due sono gemelli, prima che questi si nascondano sotto i sedili del treno, facendogli segno di tacere.
In corridoio un ragazzo corpulento, di un paio d’anni più grande, passa di fretta davanti alla loro porta gettando un’occhiata distratta all’interno: Lee accenna un saluto, cercando di non ridere di fronte alla capigliatura fucsia dell’altro, che poi prosegue nella sua corsa, sbuffando inferocito.
«Lasciatemi indovinare,» ghigna rivolto verso i due sconosciuti ancora ben nascosti sotto i sedili, «Il nuovo look di Marcus Flint è opera vostra?»
«Non capisco perché se la prenda tanto, in fondo gli abbiamo fatto un favore. Sta molto meglio così, non trovi, Fred?» risponde uno dei due, uscendo dal nascondiglio.
«Giustissimo, George. Tu come mai conosci quel damerino impomatato?» chiede l’interpellato rivolgendosi a Lee.
«Sfortunatamente abita nel mio stesso quartiere,» risponde lui, piegando le labbra in una smorfia, «da piccoli i nostri genitori ci obbligavano a giocare insieme.»
«Uh, condoglianze, amico,» Fred gli batte una mano sulla spalla, «Aspetta, quindi giochi a Quidditch anche tu?»
«Non proprio,» Lee gonfia il petto con orgoglio, «non sono tagliato come giocatore, ma a commentare non mi batte nessuno.»
 
E l’occhiata di pura ammirazione che gli scoccarono i gemelli Weasley – quello il loro nome – rimase per anni uno dei suoi ricordi più belli.
 


 

 
 
Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: non capita a tutti di combinare i peggiori scherzi, violare ripetutamente le regole della scuola, e farla franca ogni singola volta, quasi senza punizioni.



Gli anni a Hogwarts sono indubbiamente i più divertenti della sua vita: Lee ha trovato una seconda famiglia, amici meravigliosi, e la conferma di quale sia la sua strada.
Gli studenti pendono dalle sue labbra a ogni cronaca delle partite di Quidditch, ridono di gusto nel vederlo corteggiare Angelina Johnson al microfono o sbeffeggiare Draco Malfoy, esultano con lui quando la Coppa torna finalmente in mano ai leoni.
La prima vera punta di malinconia s’insinua nella sua adolescenza quando due schegge del suo cuore volano via da Hogwarts una sera del loro ultimo anno, in un tripudio di fuochi d’artificio che incendiano il tramonto, tra gli applausi e l’esultanza di tutti.
E nonostante Lee sia ben consapevole di quanto tremendamente gli mancheranno i gemelli, li acclama anche lui, orgoglioso, e felice di sapere che stanno volando incontro alla realizzazione del loro sogno, liberi e ribelli come sono sempre stati.


 
 




 
River è un nome che sa di libertà, di avventura.
Avventura: è una visione della guerra alquanto singolare, non è vero?
O forse è solo quella più giusta per sopravvivere, per non perdere se stessi?

Lee una risposta non ce l’ha ma nel profondo del cuore sa di essere una persona fortunata: in fuga, nascosto, braccato, ma così dannatamente vivo.
Vivo e felice.
Radio Potter è un’idea nata insieme ai gemelli – e a chi altri, se no? – e portata avanti grazie all’Ordine della Fenice, per dare speranza alla gente.
Mai come adesso è importante raccontare ciò che avviene davvero, ciò che conta davvero, e ricordare che la felicità la si può trovare sempre, persino nei momenti più tenebrosi.
(A patto di ricordarsi la parola d’ordine, ovviamente – e questa invece è un’idea di Remus.)

Il tempo per il Quidditch ormai è finito, o forse solo rimandato, ma la passione di Lee è la stessa di sempre e le sue parole infiammano gli animi degli ascoltatori così come avveniva a scuola.
«Potresti farne il tuo lavoro, quando tutto questo finirà,» è il suggerimento quasi distratto di Kingsley, una sera. «Hai un dono, ragazzo. Non lo sprecare.»
 
 

 

 
 
Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: è uscito indenne da una guerra che non ha risparmiato nessuna famiglia.

Thomas e Cassie stanno bene, Kingsley è diventato primo ministro, Harry è sopravvissuto una seconda volta.
Si potrà tornare a parlare di Quidditch, cacciare Pluffe e inseguire Boccini, mentre la direzione di Radio Strega Network ha offerto un posto in prima fila al Cronista della Resistenza, come lo chiamano tutti.
E allora cos’è quel buco nero al centro del petto che sembra voler fagocitare ogni luce e ogni pensiero gentile, come il più disgustoso dei Dissennatori?
Perché Lee non riesce più a guardare in faccia George Weasley, ora che sa che Fred non comparirà mai più accanto a lui, dandogli di gomito e con una battuta sagace sulle labbra?
Perché la sola parola radio è in grado di nausearlo, adesso, e non riesce neanche lontanamente a concepire di riavvicinarsi a un microfono, di poter tornare a essere River, se Romulus e Rodente non saranno al suo fianco?
(Rodente?! Io voglio essere Mordente, Riv, ne abbiamo già parlato.)

«Non credo di farcela, Angie.»
«Devi, Lee, dannazione. Credi che sia facile per George? Ha bisogno di entrambi noi. Ha bisogno di ritrovarti in onda e al suo fianco, dove sei sempre stato.»
«Come fai a stargli di fronte? Come fai a parlare con lui senza che…»
«Senza che mi appaia di rimando anche il fantasma di Fred?»
«Sì.»
«Lo guardo negli occhi. Sono loro a ricordarmi di chi mi sono innamorata davvero.»


 
 


 


Nel profondo del cuore Lee sa di essere una persona fortunata: George ha insistito per averlo come testimone di nozze e quando qualche anno dopo Fred Weasley Jr. ha fatto la sua comparsa – fagotto urlante con gli stessi occhi dello zio – Angelina lo ha scelto come padrino.
Questo ha comportato diverse attività di babysitteraggio, una scopa giocattolo regalata quasi di nascosto al quarto compleanno e l’appellativo “Zio Lee” fra le prime parole pronunciate dal piccolo erede.
Fred Jr. smania dalla voglia di imparare a volare e Lee si scopre a elencarne le azioni sottovoce, mentre osserva George e Angelina insegnargli le basi del Quidditch.
Si scopre preda di una nostalgia, dolce e struggente, che lo porta a voler riprendere a raccontare le imprese dei suoi amici, a illuminare la giornata delle persone, a tornare finalmente in onda invece che esserne travolto.

«Zio Lee, mi saluti in diretta alla prossima partita? Ti preeego! Zacky Smith si mangerà il fegato.»
«Puoi scommetterci, Junior. E se riesco ti porto anche l’autografo di Krum, che ne dici?»
«Sei lo zio migliore del mondo!»

 

 



Dopo tanti anni, quel profondo del cuore Lee ha imparato a conoscerlo meglio, a capire cosa contiene senza averne paura.
Perché è vero, ci sono cocci, brandelli di passato, di una felicità perduta che non tornerà; c’è un buco, in quel cuore, un buco a forma di Fred, di Remus, di Tonks, che non si riempirà mai.
Ma ci sono anche le braci mai spente di un desiderio che ora brucia con la forza di un milione di soli, alimentate dall’ammirazione di un ragazzino e dal calore di un pubblico che non ha mai dimenticato chi ha tenuto viva la speranza durante la Guerra.

«Due minuti alla diretta!»
Scariche di adrenalina e la presa sul microfono si rinsalda, mentre il conto alla rovescia arriva alla fine.

«Amici all’ascolto, qui è il vostro Lee Jordan!»

 







 
Note tecniche:
I nomi dei genitori di Lee sono una mia invenzione, come lo è il fatto che Lee sia stato testimone di nozze di George, padrino di Fred Jr e vicino di casa di Marcus Flint.
Il primo incontro con i gemelli non è raccontato nei libri ed è parimenti un episodio nato dalla mia fantasia.
Zacky Smith è un ipotetico figlio di Zacharias Smith: lui mi pare quel tipo di persona pomposa da chiamare il proprio figlio col suo stesso nome.

Ringraziamenti:
First thing first, dedico con tutto il cuore questa storia a Maqry, dolcissima e bravissima autrice, che mi ha ispirata con la sua bellissima drabble "Voci di chi resiste", sempre dedicata a Lee, e che ha letto in anteprima questa storia, incoraggiandomi ♥
Sei un cuore! (Forza, Grifondoro ;))
La seconda persona a cui la dedico e che mi ha in parte ispirata, è la meravigliosa Ciuscream, e la sua ancora più meravigliosa storia "Scatole".
Se non lo avete già fatto correte a leggere entrambe **.

Questa fic è nata per il compleanno di un carissimo amico della real life, fan di Harry Potter ed ex cronista amatoriale... una storia su Lee mi pareva il connubio perfetto xD

Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e chi avrà voglia di lasciare un parere ♥

alla prossima!

Bennina vostra




fonte immagine: https://zippityzaparoo.tumblr.com/tagged/lee-jordan
   
 
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