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Autore: Marti Lestrange    13/04/2021    0 recensioni
Raccolta più o meno omogenea di racconti che nasce in occasione di una drabble night, e che prosegue in una challenge mensile, entrambe organizzate da Gaia Bessie su rispettivi gruppi Facebook, ma che rimane aperta a nuove aggiunte, nuovi tasselli e nuovi stralci.
T. e J. ne sono i protagonisti, ma nemmeno io che li ho scritti (che li scrivo) li conosco, non fino in fondo — so solo che rimarranno con me ancora per un po’, almeno finché non riuscirò a lasciarli andare. Il titolo è ispirato agli omonimi “Notturni” di Fryderyk Chopin.
[ dal testo: Anche io ricorderò tutto, ricorderò ciò che è accaduto dietro le porte chiuse, in letti sfatti, sotto luci accecanti; ricorderò ciò che è accaduto mentre nessuno guardava, quando mi parlavi sottovoce e arricciavi il naso; ricorderò le tue mani grandi su di me, quando mi chiedevi di tenerti stretto. ]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia nata per la challenge “Apri le challenge” indetta da Gaia su Facebook.

 

A volte ritornano: dopo alcuni giorni di assenza, torno con un altro piccolo spezzato delle vite di T. e J. — e con un nuovo prompt della challenge che ho adorato, e quindi chi ero io per non scriverci qualcosa sopra?
 



 

notturni.
parte undicesima

 

 

GIORNO 13:

 “Per sempre è composto da tanti ora.” — Emily Dickinson

 

 

[T.]

 

Le persone cercano conferme. Siamo tutti, costantemente, alla ricerca di rassicurazioni: andrà tutto bene, starò con te per sempre, vedrai che si risolverà. Accanto alle conferme, la speranza. C’è chi la speranza la cerca, c’è chi la speranza la dà. E c’è chi ne ha bisogno ma allo stesso tempo non può che dare via qualsiasi più piccolo barlume in suo possesso, solo per la persona che ha accanto, e lo fa in silenzio, senza sforzo, pur cercando di trattenere almeno uno tra i più piccoli di quei barlumi; e c’è chi invece riceve senza un grazie, aspirando e togliendo e rubando, e lasciando dietro di sé solo una carcassa, un cuore spolpato, privato di ogni luce. Non c’è una regola, ovviamente non c’è, e non ci sono libretti di istruzioni che ci insegnino come dare e ricevere speranza — insieme alle conferme che cerchiamo. 

 

So che, tra tutti gli essere umani presenti sulla terra, su tutti i più di sette miliardi di persone che popolano il pianeta, ecco, tra tutti, so che ho avuto la fortuna di incontrare te. Ci siamo trovati a vicenda, in verità, pur senza cercarci. Sei arrivato all’improvviso e mi hai dato, piano piano, tutto ciò di cui avevo maggiormente bisogno: un corpo da stringere, e dal quale farmi stringere; due occhi da cercare nel buio e due mani da afferrare nella notte; una bocca da baciare e dalla quale farmi baciare; un cuore da amare incondizionatamente, senza riserve; una persona con la quale dividere tutto, in modo equo, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare; una persona che mi stesse accanto e alla quale io potessi stare accanto, anche in silenzio, o urlando, o ballando sotto la pioggia solo perché ci andava. 

 

«Ma tu ci credi al per sempre?» Mi chiedi un giorno, mentre siamo stesi l’uno accanto all’altro nel mio letto, i nostri corpi nudi sotto le lenzuola leggere e stropicciate e pregne di noi. Mi guardi con quei tuoi occhi grandi, così grandi che ogni volta ci finisco dentro e quasi annego. 

«Tu ci credi?»

Scuoti la testa, sorridendo timidamente, nonostante avessimo appena incastrato i nostri corpi l’uno nell’altro e tu mi avessi chiesto se potevi dipingermi — senza niente addosso. «Non lo so. Forse no.»

«Io credo al qui e ora», ti dico girandomi, appoggiandomi sul tuo petto forte, le mani intrecciate sotto il mento. «Non ricordo chi, ma da qualche parte ho letto una cosa che diceva tipo che i per sempre sono composti da tanti ora, o una cosa simile… Io credo in questo. Credo nei nostri ora.»

Mi passi una mano tra i capelli, fermandoti dietro la nuca, stringendo leggermente. Poi scendi sulle mie spalle. «Sai, le persone cercano sempre conferme. Nelle altre persone, intendo.»

«Tu rientri in quelle persone?»

Scuoti la testa di nuovo. «No. Non ne ho bisogno. Non con te. Ma se tu ne hai bisogno, di conferme, sono pronto a dartele.»

Allungo una mano e ti accarezzo una guancia, e poi la mascella affilata ma bella, il collo sinuoso. «No. Non penso di averne bisogno, sai? Non ho bisogno di sentirmi dire che non mi lascerai mai, perché lo so.»

«Presuntuoso.» Ridi. Sento il tuo petto vibrare sotto di me. 

«Un pochino, sì.»

«Un presuntuoso che però ha ragione. Tu non hai bisogno di sentirtelo dire, e io neanche.»

«Tu pensi che ci sia qualcuno, là fuori nel mondo, che si ama come ci stiamo amando noi? In questo momento? In un altro letto? In un’altra città? In un altro ora?»

Annuisci. «Ne sono certo. Però non so se ci sia qualcun altro che ama un altro te come io ti amo, qui e ora. Anzi, sono sicuro che non esista.»

«Chi è il presuntuoso, ora?» Dal collo salgo alla tua bocca, il mio dito segue la linea delle tue labbra. 

Poi mi afferri, mi spingi sul materasso senza sforzo, il tuo petto sopra il mio, pelle contro pelle. Mi baci, le tue mani intorno alla mia testa, le mie sulla tua schiena fresca. 

«Non abbiamo bisogno di conferme, ma mi prometti almeno una cosa?» Mi chiedi sulla mia bocca, il tuo respiro dentro di me. 

Annuisco senza parlare, non ho fiato. 

«Promettimi che domani ci sarà un altro ora. E dopo domani ancora. Promettimi che collezioneremo tanti altri ora. Per favore.»

Con una mano ti accarezzo i capelli. Stanno cominciando a crescerti lunghi sulla fronte, leggermente morbidi accanto alle orecchie. «Promesso.»

«Ti amo. Ma non solo qui e ora.»

«Ti amo. In qualsiasi per sempre ci piacerà abitare.»

Torni a baciarmi e facciamo l’amore di nuovo, mentre fuori cala il tramonto.

   
 
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