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Autore: DanzaNelFuoco    13/04/2021    3 recensioni
EraserMic
---“Mi hanno offerto un posto alla U.A.” gli spiattella l’amico, senza neanche troppo bisogno di incoraggiamento.
“Alle tre di notte?”
“NO!” Hizashi urla, ma poi si pianta una mano sulla bocca, cercando di contenersi. “Ma tu di pomeriggio dormi, quindi sono venuto a dirtelo ora! Mi hanno offerto un posto di lavoro!” Hizashi cerca di trattenersi e non alzare la voce, sa benissimo che i vicini di Aizawa già lo odiano.
“Come bidello?”

“Come professore!”
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Present Mic, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COW-T #10, w7, m5 
prompt: Physical - Dua Lipa 
(01/04/2020) 

 

 

Who needs to go to sleep, when I got you next to me?

 

“Cosa vuoi, Hizashi?”  

Sono le tre di notte e sì, certo lui era sveglio perché lui è un nottambulo e e questi sono i suoi orari. Il che non spiega come mai Hizashi sia sveglio e pimpante, quando di solito crolla alle 20.30 nel suo ‘sonno di bellezza’. 

“Mi hanno offerto un posto alla U.A.” gli spiattella l’amico, senza neanche troppo bisogno di incoraggiamento. 

“Alle tre di notte?” 

“NO!” Hizashi urla, ma poi si pianta una mano sulla bocca, cercando di contenersi. “Ma tu di pomeriggio dormi, quindi sono venuto a dirtelo ora! Mi hanno offerto un posto di lavoro!” Hizashi cerca di trattenersi e non alzare la voce, sa benissimo che i vicini di Aizawa già lo odiano.

“Come bidello?”
“Come professore!”

Shouta alza gli occhi al cielo. “E che mai potresti insegnare tu?” 

“Inglese.” 

Shouta controlla l’orologio. Tre e un quarto. 

“Vorresti entrare a prendere un te?” Se rimangono ancora sul pianerottolo c’è rischio che quello si metta a strillare e Shouta ha già litigato abbastanza con i vicini per rumori molesti durante la notte - come quella volta che sfinito e coperto di sangue dalla testa ai piedi era inciampato nella gamba del tavolo e fatto cadere un vaso alle quattro del mattino. O quella volta che… no. No, meglio non pensarci.

“Volentieri,” Hizashi sorride e Shouta non ci sta pensando davvero. “Sarebbe il caso di festeggiare.” 

No. 

No, Shouta ha deciso parecchio tempo prima che qualsiasi cosa Hizashi pensi sia meglio fare in realtà è sicuramente meglio fare tutto il contrario. Soprattutto se si tratta di festeggiare. 

Eppure, Shouta - Shouta con lo sguardo duro e stanco, con le occhiaie, con la faccia di uno che sicuramente può fare a meno delle stronzate, Shouta l’eroe dell’underground di cui nessuno conosce il nome per quanto ci abbiano provato, quel Shouta - apre la porta un po’ di più e fa un passo indietro per permettergli di entrare, mentre il suo cervello grida ‘no, non farlo, sai benissimo come andrà a finire, ti farà solo male’. 

Shouta potrebbe mentire a sé stesso, dirsi che non è vero, non è che debba finire proprio nello stesso modo ogni volta… è solo che finisce nello stesso modo ogni volta e Shouta ormai se ne è fatto una ragione, quindi nemmeno mentirsi ha più l’effetto sperato, quel vago senso di colpa, quel ‘so cosa sto facendo e che lo sto facendo anche se non dovrei farlo’ non viene più tacitato. 

Entrando in cucina, Shouta si chiude la porta alle spalle con delicatezza, per evitare che i cartoni di uova precariamente incollati al muro per insonorizzare la stanza si stacchino. 

L’acqua che aveva messo a bollire prima che l’amico cercasse di sfondargli il campanello è pronta e Shouta la usa per preparare due tazze di tè invece che una solamente. Hizashi nel frattempo si è lanciato in un monologo degno della miglior guida turistica di Tokyo sulla magnificenza, la professionalità e il prestigio che insegnare all’U.A. porterebbe a un qualsiasi eroe e su quanto chiunque sarebbe assolutamente idiota nel rifiutare un posto del genere. 

“Stai cercando di convincere me o te stesso?” chiede Aizawa confuso, perché questo non è il tenore della conversazione che si aspettava. Hizashi andava sempre blaterando dell’U.A. e Shouta pensava sarebbe stato davvero contento che gli avessero offerto un posto. E allora perché sembrava che stesse facendo gli straordinari in radio a pubblicizzare la scuola?

Hizashi si interrompe a metà battuta e inclina la testa con un sorriso. “Te, ovviamente.” 

“E di cosa mi dovresti convincere?” La fronte di Shouta si corruga prima ancora di sentire la risposta dell’altro. 

“Oh, beh…” Hizashi tentenna, non è da lui e un panico gelido si riversa nel petto di Aizawa. 

“Hizashi…” C’è una nota pericolosa nella sua voce, quella che di solito usa per i criminali quando deve convincerli che rivelare un’informazione sarebbe meno doloroso dell’alternativa. 

“Potrei aver negoziato un posto anche per te, oltre al mio stipendio.” 

“Cosa?” 

“Vieni a insegnare anche tu all’U.A.” Hizashi gli pone l’offerta così, come se non si portasse dietro una miriade di implicazioni. “Vieni con me,” sussurra, prima che Aizawa possa aprire la bocca e dire ‘no, non posso’, talmente piano per i suoi standard che Shouta si chiede se non abbia sentito male - se non abbia sentito quello che voleva sentire. 

“Io -”

Le parole gli muoiono in gola. 

Hizashi ha una mano posata sul suo ginocchio adesso - niente di eccezionalmente sconveniente, se solo un gesto del genere non avesse già portato a infinite scopate in luoghi più o meno rispettabili - e un’espressione così dannatamente aperta e vulnerabile sul viso che Shouta sente crepare qualcosa dentro di sé. 

“Cosa mi stai offrendo esattamente, Hizashi?” Chiede invece, perché gli sembra più facile che cercare di capirlo da solo. 

“Tutto… se lo vuoi.” 

Hizashi tentenna e il mondo di Aizawa si inclina per un momento, perché Hizashi non tentenna. Mai. 

Eppure eccolo lì e Shouta fa fatica a respirare, come se le sue bende si fossero strette troppo intorno al suo torace, come se una roccia avesse deciso di piazzarsi sul suo petto, come se un qualcuno avesse aumentato la pressione dell’aria attorno al lui. 

“Shouta…?”

Aizawa credeva di essere intelligente, ma forse non ha capito proprio niente e Hizashi ci è dentro con tutte le scarpe, proprio come lui. 

Shouta pensava di essere un masochista, che gli piacesse farsi del male, stare con Hizashi anche se non sarebbe potuto evolvere in nient’altro, pensava che potesse bastare anche se ogni volta che lui se ne andava - o l’altro se ne andava, o se ne dovevano andare insieme - c’era quella sensazione, come di mancare un gradino e cadere, ma in fondo la potava sopportare. In fondo ne valeva la pena. 

E adesso invece è la faccia di Hizashi quella su cui è dipinta la realizzazione di aver mancato il gradino e di stare per cadere. E tutto questo perché Shouta è talmente sopraffatto dall’idea di non essere da solo in tutto questo schifo che non è nemmeno riuscito a dire due parole, mettendole in fila una dietro l’altra. 

“Non - non importa se non vuoi venire,” Hizashi tende le labbra nel suo solito sorriso gioviale, ma Shouta lo conosce abbastanza bene da vedere che non raggiunge gli occhi. “È solo che pensavo… beh, sai, magari poteva farti comodo un lavoro extra e poi non interferirebbe nemmeno con la tua attività di eroe visto che è notturna, no?  Pensavo che, beh, visto che siamo a-” il suo sorriso vacilla e Hizashi deve deglutire, prima di poter continuare, “amici avremmo potuto…” 

“Amici?” Aizawa lo interrompe e afferra la mano che è ancora sul suo ginocchio, stringendola. “Hizashi, io… non pensavo che tu…” 

“No, no, davvero, è tutto okay,” Hizashi scuote la testa e i suoi capelli lunghi ondeggiano con il movimento, “ho capito, è stato un malinteso, non c’è niente di tragico. Errare è umano, shit happens.” 

Gli occhi di Shouta brillano e i suoi capelli si sollevano per un istante, abbastanza perché la voce di Hizashi sia ridotta ad un sibilo.  “Taci, per una volta nella tua vita, e fammi finire una frase.” 

“Make me,” esce dalla bocca di Hizashi prima che questo se ne renda conto e il suo viso si congeli in un’espressione di orrore. 

Perché era iniziata così - con le loro bocche troppo vicine e Hizashi che voleva dargli fastidio e Shouta che voleva solo farlo stare zitto - la prima volta e molte altre volte dopo, quasi una parola in codice. 

Shouta obbedisce anche questa volta, chiudendogli la bocca con la propria. 

Hizashi vorrebbe poter dire di starci capendo qualcosa, ma proprio non è questo il caso e, sebbene l’idea di continuare a baciarsi come facevano a sedici abbia i suoi vantaggi - diamine, la cucina è persino insonorizzata, ora, il che, insieme al bacio, non depone come prova a favore del tono alla ‘non sei tu, sono io’ della conversazione precedente - ora ci sono cose più importanti dei suoi ormoni. 

“Oi, oi, fermo. So che a te piace essere il tipo taciturno e tenebroso, ma ora ho bisogno che tu faccia l’intelligentone e mi spieghi cosa diamine sta succedendo.” 

“Ci vengo. Con te. All’U.A.” 

Hizashi apre e chiude la bocca come un pesce e Shouta deve trattenere un sorriso. 

“Cos -? Perché?”

Shouta chiude gli occhi e si massaggia le palpebre, tutta la stanchezza della notte che sembra improvvisamente pesargli addosso. 

“Perché sei un idiota e io sono un’idiota e non pensavo… non pensavo che anche tu…”

“Oh.” 

“Già.” Shouta si rifiuta di arrossire e nasconde il viso nella tazza del tè ormai freddo e imbevibile. 

“E allora vieni con me all’U.A.?” 

“Sì.” 

“Dobbiamo festeggiare.”

E Shouta - Shouta che ha deciso parecchio tempo prima che qualsiasi cosa Hizashi pensi sia meglio fare in realtà è sicuramente meglio fare tutto il contrario, soprattutto se si tratta di festeggiare - sorride e si alza per buttare il tè freddo nel lavabo. 

 

- - - 

 

Tempo dopo - nemmeno così tanto, perché il tavolo della cucina è scomodo - Shouta si trascina verso la camera da letto, domandandosi dove Hizashi trovi ancora le forze per essere così pimpante, visto che lui è l’eroe diurno e ha sicuramente meno ore di sonno addosso. 

L’amico - no, non più amico, o per lo meno, non solo - lo precede, praticamente gli saltella attorno raccontandogli di quanto sarà amazing e wonderful lavorare insieme e poi si lascia scappare di voler cambiare appartamento, perché il suo è troppo lontano dalla scuola e quello di Aizawa lo è anche di più e forse potrebbero spostarsi insieme, così si liberebbero pure dei vicini insopportabili di Shouta. 

Già, pensa quello, proprio ora che mi ero deciso a insonorizzare la cucina e… oh!

Shouta si chiede se Hizashi lo lascerà mai vivere in pace, ora. 

“Oh my gosh! Non ci credo!” Hizashi urla - urla, quel maledetto - con un sorriso sulle labbra quando entra in camera da letto e Shouta arrossisce e si affretta a sbattere la porta alle sue spalle. 

I cartoni delle uova alle pareti della camera tremano, ma non si staccano. 

  
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