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Autore: Star_Rover    15/04/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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15. Un gioco pericoloso
 

L’Hauptmann Seidel richiuse la porta del suo ufficio, si posizionò alla scrivania e con calma terminò di fumare il suo sigaro. Il suo sguardo si soffermò sulla fotografia incorniciata della moglie, una donna che tutti consideravano troppo bella per lui. Molti ritenevano che lei l’avesse sposato soltanto per motivi economici. Seidel non aveva mai dato importanza ai pettegolezzi, aveva lasciato che gli altri parlassero, poiché sapeva che soltanto loro due conoscevano l’unica verità. L’ufficiale si concesse qualche istante per perdersi nei ricordi.
Lui e sua moglie si erano innamorati pochi mesi prima dello scoppio della Grande Guerra, quando entrambi erano poco più che ragazzi. Lei aveva atteso il ritorno del suo innamorato dal fronte, scrivendo lettere che lui riponeva sempre con cura nel taschino della sua divisa, vicino al cuore. E alla fine Seidel si era convinto che fosse stato proprio il suo amore a salvarlo da un triste destino.
L’ufficiale sorrise, ma il suo volto tornò ad incupirsi quando i suoi occhi grigi si posarono sul ritratto in divisa del figlio.
Il suo primogenito appena diciannovenne aveva avvertito la chiamata alle armi e quella primavera aveva preso parte alla vittoriosa campagna di Francia. Seidel però non aveva provato alcun orgoglio nel pensare che il figlio si fosse ritrovato a combattere negli stessi campi di battaglia ancora intrisi del sangue dei suoi vecchi commilitoni. Erano state la preoccupazione e l’angoscia a prevalere sul desiderio di rivalsa rimasto sepolto nel suo animo per quasi vent’anni.
Il giovane invece nelle sue lettere aveva esternato un particolare entusiasmo. Era animato dagli ideali bellici, non voleva deludere le aspettative del genitore, e come molti suoi coetanei avvertiva la responsabilità di dover portare a termine quella battaglia per la Germania che la generazione precedente non era riuscita a vincere.
Seidel era consapevole di ciò che avrebbe trovato il figlio al fronte, ma al momento della sua partenza non aveva potuto far altro che mostrarsi fiero di lui, esprimendo forse per l’ultima volta il suo sincero affetto.
 
L’ufficiale si riprese da quei pensieri, con un intenso sospiro tornò alla realtà. Recuperò da un cassetto la cartella personale del tenente Schneider ed iniziò a sfogliare le pagine. Aveva riletto più volte quelle informazioni, domandandosi se fosse stata la mossa giusta affidare ad un agente giovane e inesperto un compito così importante.
Si era fidato del suo istinto, ormai aveva esperienza nel selezionare i candidati più adatti per ogni missione. Fino a quel momento non aveva mai commesso alcun errore, e in fondo era convinto di non essersi sbagliato nemmeno quella volta.
Non ricordava chi gli avesse messo tra le mani quel fascicolo per la prima volta, ma fin dal primo momento era rimasto colpito da quel giovane pilota. Aveva visto in lui qualcosa di più rispetto a tutti gli altri.
L’Abwehrnon aveva bisogno soltanto di animi ardimentosi e valorosi, un buon agente doveva anche saper rispettare gli ordini ed essere dotato di buon senso e sangue freddo. Quel tenente sembrava rappresentare al meglio ciò che stava cercando.
Schneider aveva dato prova delle sue capacità durante il periodo di addestramento, aveva superato tutte le prove con ottimi risultati. Sicuramente aveva dimostrato di essere un agente promettente.
L’ufficiale osservò la fotografia inserita nel fascicolo, doveva ammettere che anche il suo aspetto aveva avuto la sua importanza. Un bel giovane dall’aria innocente era l’ideale per non destare sospetti.
Queste erano le ragioni per cui aveva approvato la decisione di commissionare al tenente Schneider quell’incarico e dopo quell’accurata analisi non trovò nemmeno una motivazione per contestare la sua scelta.
 
Seidel si era già preparato mentalmente il suo discorso per affrontare il colloquio con il colonnello Weiss, ma quando entrò nel suo ufficio e notò la sua espressione severa intuì che il superiore non era dell’umore adatto per ascoltare le sue giustificazioni.  
«Nessuna notizia dell’agente paracadutato in Irlanda?»
Egli negò: «mi dispiace signore, non sappiamo ancora nulla»
«Ormai è trascorso del tempo…»
Seidel rimase impassibile: «ritengo che sia ancora troppo presto per giungere a conclusioni»
«Non siamo nemmeno certi del fatto che Der Adler abbia raggiunto il suolo irlandese»
«Nel rapporto il tenente Ziegler ha dichiarato di aver portato a termine il suo dovere»
«Considera la sua versione affidabile?»
«Egli è un pilota esperto e competente, questo è innegabile» disse in sua difesa.
«Allora l’ipotesi più probabile è che il nostro agente sia stato scoperto»
«Pensa che in questo momento sia rinchiuso in una cella nelle prigioni di Dublino?»
«Nella peggiore delle eventualità potrebbe trovarsi nelle mani degli inglesi»
«La sua mancanza di fiducia nei confronti di un ufficiale tedesco mi sorprende» azzardò Seidel.
Il colonnello non si preoccupò per quella sua affermazione, ormai era stanco di aspettare.
«Non pensa che sia giunto il momento di abbandonare la missione?»
Seidel sussultò: «dovremmo rinunciare al Piano?»
«Questa era la nostra unica possibilità, non abbiamo più tempo»
L’altro tentò di opporsi: «l’Irlanda resta una risorsa preziosa per la Germania»
«Sì, ma l’invasione non avverrà senza l’assoluta certezza di successo»
«Signore, non ho ancora intenzione di abbandonare la missione»
Il colonnello Weiss rispose freddamente: «in questo caso spero per lei che quell’agente sia ancora vivo e che possa fornirci al più presto informazioni utili»
 
***
 
Il tenente Scheider percorse il perimetro di quella stanza fredda e buia. Si trovava ancora nel rifugio del capitano Maguire, sotto la stretta sorveglianza dei militanti dell’IRA. L’ufficiale irlandese aveva cercato di convincerlo del fatto che tutto ciò fosse per la sua sicurezza, ma era evidente che il suo vero intento fosse controllarlo.
Hans non aveva ragioni per diffidare dell’IRA, aveva ordini precisi da rispettare. L’Abwehr gli aveva raccomandato di non mostrarsi troppo diffidente nei confronti dei repubblicani, era necessario creare un rapporto di fiducia tra le due parti. In questo l’agente tedesco non aveva trovato difficoltà, in fondo credeva davvero che ci potessero essere i giusti presupposti per quella collaborazione.
Nonostante ciò iniziava a trovare frustrante quella situazione, non era stato inviato a Dublino per essere trattato come un ostaggio.
In quelle condizioni però non avrebbe potuto fare molto, doveva ammettere che i comandanti dell’IRA erano i suoi unici alleati. Inoltre Maguire aveva dimostrato di essere a conoscenza di molti particolari riguardanti gli accordi, di certo era stato ben informato. Questo significava che i suoi comandanti si erano fidati di lui, considerandolo a tutti gli effetti un collaboratore dell’Abwehr.
Il tenente sospirò, forse non avrebbe dovuto preoccuparsi troppo per le intenzioni dell’IRA, c’erano questioni ancor più gravi. La notizia che più l’aveva sconvolto riguardava il fronte britannico. L’MI5 aveva scoperto che una spia tedesca aveva raggiunto la neutrale Irlanda, non aveva molto tempo. Doveva convincere Maguire a consentirgli di comunicare con i suoi superiori, oppure prendere di sua iniziativa la decisione di rivelare all’IRA l’esistenza dell’Operazione Grün. In fondo quello era l’obiettivo principale della sua missione.
L’Hauptmann Seidel gli aveva raccomandato di eseguire gli ordini e restare fedele al piano anche nel caso in cui si fosse trovato in difficoltà. Dunque che cosa avrebbe dovuto fare in quella situazione?
Sapeva che l’IRA era in contatto con l’Abwehr, quindi il capitano Maguire avrebbe potuto trovare il modo per procurarsi una radiotrasmittente. Il comandante però aveva decisamente una visione più ampia e completa dell’intricata situazione irlandese e in quel momento egli temeva che gli inglesi o i servizi segreti potessero intercettare le loro comunicazioni. Sarebbe stato opportuno esporsi ad un rischio così elevato soltanto per messaggi di vitale importanza.
Il tenente si rassegnò, di certo in una notte non avrebbe trovato la risposta a tutti i suoi dubbi. Alla fine fu un solo rimpianto a restare come un chiodo fisso nella sua mente.
Schneider aveva rinunciato a ciò che più amava per diventare un agente dell’Abwehr, eppure non aveva ancora abbandonato il desiderio di tornare a volare. Gli restava poco più di un’illusione, ma se fosse riuscito a portare a termine la sua missione avrebbe potuto avere la possibilità di prendere parte alla guerra nei cieli come aveva sempre sognato.
Il giovane strinse tra le dita il distintivo argentato dell’aquila che era solito esibire al petto, quel simbolo era tutto ciò che rimaneva della sua identità come ufficiale della Luftwaffe.
Era consapevole di non avere molte possibilità di rientrare vivo in Germania, ma di certo non si sarebbe arreso prima del tempo.
 
***
 
Charles era in attesa di ricevere altre notizie dal Castello, quando il telefono squillò rispose prontamente.  
«Lieto di sapere che tu abbia ricevuto le nuove indicazioni» iniziò il capitano.
La spia chiese immediatamente spiegazioni.
«A cosa è dovuto questo cambio di programma?»
«Sono stato costretto a prendere alcune precauzioni, sai bene quel che sta accadendo»
«Purtroppo non ho potuto fare niente per i nostri compagni»
Il capitano scosse la testa: «la questione non ti riguarda, il tuo compito è ancora più importante»
«Spero che lei abbia già in mente un piano d’azione»
«Certo, ma lo attueremo soltanto quando sarà il momento»
«Non può aspettare ancora a lungo, la situazione è più grave del previsto. L’Inghilterra è sempre pronta ad allungare le mani sull’Irlanda»
Maguire non fu sorpreso: «questo conferma i nostri sospetti»
«Si sta muovendo qualcosa anche per la questione della spia tedesca, ma potrebbe essere un falso allarme»
«Ciò che più mi preoccupa al momento è la tua incolumità» ammise il comandante.
«Ho sempre saputo nascondere la mia vera identità all’interno del Castello»
«Già, ma adesso la pressione sta aumentando»
«Che cosa dovrei fare?»
«Cerca solo di prestare attenzione. Dobbiamo restare cauti, soprattutto dopo l’attentato alle caserme McKee»
«Dunque è stata una sua idea, avrei dovuto immaginarlo. È stata una mossa azzardata»
«Dovevamo tentare, almeno l’Unità Speciale ha ricevuto un nostro messaggio»
«Sei agenti sono stati coinvolti nell’esplosione, tre dei quali erano soltanto delle reclute»
Maguire si stupì: «queste sembrano accuse…non credo che tu sia nella posizione di poter dare un giudizio morale»
«Volevo solo informarla sulle conseguenze delle sue decisioni»
Maguire non si lasciò impressionare da quelle parole.
«Ho letto la notizia sui giornali, l’Irish Times ci definisce sempre “pericolosi terroristi”. Non è cambiato nulla dai tempi della guerra»
«In ogni caso non ritengo necessario coinvolgere altre squadre in missioni del genere»
«Non preoccuparti per questo, pensa a svolgere il tuo dovere. Certe decisioni spettano ad altri»
«Ne sono ben consapevole» si rassegnò il militante.
«Bene, ricordati che ti trovi sempre sul filo del rasoio»
«L’Unità Speciale non ha alcuna prova contro di me»
«Non puoi permetterti di destare sospetti, per questo d’ora in poi dovrai limitare i tuoi rapporti con l’IRA»
«Sì, signore»
«Ah…un’ultima cosa»
«Che vuole sapere?»
«Hai scoperto qualcosa sul passato del tenente Hart?» domandò Maguire.
La voce esitò: «no, ancora niente»
«Neanche i nostri amici del Nord ci sono stati d’aiuto. Dobbiamo scavare più a fondo, sono certo che l’Inghilterra non abbia inviato in Irlanda soltanto un ufficiale di rappresentanza»
«No, questo è ovvio»
«Mi fido di te»
«Ha altri ordini per me?»
«No, sai già quel che devi fare» concluse l’ufficiale.
Il capitano riagganciò con un sospiro di frustrazione, quella faccenda era sempre più problematica. L’infiltrato dell’IRA avrebbe dovuto dimostrare di saper gestire la situazione e di essere pronto a tutto per portare a termine la sua missione. Non si trattava di una spia esperta, ma la sua fedeltà era sempre stata impeccabile. Maguire era ben consapevole di non poter perdere un elemento così prezioso, per questo era disposto a fare il possibile per proteggere il suo informatore.
Il comandante aveva valutato i rischi e le conseguenze. Aveva studiato accuratamente ogni possibilità per la prossima mossa dell’IRA, e a quel punto aveva accettato il fatto che qualche sacrificio fosse necessario.
 
***
 
Declan riprese a camminare avanti e indietro attraverso il salone deserto. L’ambiente angusto e i tavoli vuoti suscitarono in lui un’intensa sensazione di sconforto.
Ad un tratto il giovane avvertì dei passi, prontamente alzò lo sguardo, mostrò un velo di delusione nel notare che la figura sulle scale era una delle guardie del capitano. Declan riconobbe l’uomo vestito di nero.
«Che cosa ci fa qui?» chiese quest’ultimo con aria severa.
«Ho pensato di darvi una mano con i turni di guardia» si giustificò.
«Be’, adesso la tua veglia è terminata»
Il ragazzo non ribatté, rimase in disparte, osservando con più attenzione il suo compagno.
«Maguire mi ha detto che sei un militante della Fingal Brigade»
L’altro annuì: «non sapevo che fossi un amico del comandante, ti ho chiesto la parola d’ordine perché volevo essere certo che fossi un membro dell’IRA»
«Non preoccuparti per questo, Charles mi ha spiegato che la situazione è piuttosto delicata al momento»
«Già, ci sono infiltrati dei servizi segreti ovunque» commentò con tono sprezzante. 
I due restarono qualche istante in silenzio.  
«Dunque tu hai il compito di tenere sotto controllo il tedesco?» domandò il militante con curiosità.
Il ragazzo indugiò: «in un certo senso…»
«Sono certo che non ci sia niente di buono in questa faccenda! Chissà cosa nasconde quella spia…tu hai scoperto qualcosa?»
«A dire il vero non penso che egli abbia intenzione di ingannarci» rivelò con sincerità.
L’uomo scosse la testa: «non pensavo che il capitano Maguire fosse amico di una Camicia Blu»
«Infatti non è così» replicò O’ Riley.
«Se non sei un simpatizzante del Partito allora perché difendi quel tedesco?»
«Io…al momento non ho motivi per sospettare del tenente Schneider»
«È un nazista, questo dovrebbe essere sufficiente per dubitare di lui»
Declan si trovò in difficoltà, fino a pochi giorni prima avrebbe condiviso le sue opinioni, ma dopo aver avuto modo di conoscere l’agente dell’Abwehr anche sotto altri aspetti non poteva più sostenere le sue vecchie convinzioni.
«Il tenente Schneider è un ufficiale onorevole»
Il militante rimase perplesso: «io proprio non ti capisco. Dici di essere un repubblicano, ma hai deciso di proteggere un tedesco. Affermi di non credere negli ideali nazisti e poi ammetti di stimare uno dei loro ufficiali. Insomma, da che parte stai?»
Declan rifletté attentamente prima di dare una risposta.
«Dalla parte dell’Irlanda»
Il suo interlocutore scoppiò a ridere.   
«Sì, certo. Tutti siamo dalla parte dell’Irlanda!»
«È la verità» si difese il ragazzo.
L’uomo in nero non lo contraddisse, limitandosi ad uno sguardo diffidente.
O’ Riley si allontanò in silenzio, avrebbe potuto giustificare le sue scelte spiegando che comprendeva le ragioni di quell’alleanza e che per lui il tenente Schneider non rappresentava più un potenziale pericolo poiché aveva dimostrato di essere meritevole della sua fiducia, ma tutto questo non sarebbe servito.
In ogni caso era convinto che il suo punto di vista non sarebbe stato compreso da quel militante.
 
***
 
Prima di ritirarsi nella sua stanza Declan si affacciò alla porta del tenente, ormai compiva quel gesto per abitudine. Inizialmente aveva lo scopo di controllare il tedesco, ma con il passare del tempo quella visita notturna era diventata una semplice scusa per non restare solo.   
Quella volta O’ Riley percepì immediatamente qualcosa di strano. La luce della lampada era ancora accesa, nella penombra scorse l’ufficiale in piedi, di spalle, immobile nella sua solita posa eretta e composta. Sembrava completamente assorto nei suoi pensieri.
Il giovane si avvicinò, il tedesco si voltò di scatto con un sussulto.
«Declan…sei tu» constatò con un sospiro di sollievo.
L’irlandese si sorprese per quella reazione.
«Chi credevi che fossi?»
Il tenente sbuffò: «i tuoi amici mi controllano come se fossi un criminale»
«Loro non…oh, non importa. Sono entrato solo perché ho visto la luce accesa» 
L’ufficiale abbassò il capo: «in ogni caso non riuscirei a dormire»
O’ Riley era certo che le sue preoccupazioni avessero a che fare con l’incontro con Maguire.
«È successo qualcosa?» domandò.
Hans si sentì in dovere di avvertire il compagno dell’imminente pericolo.
«L’MI5 è a conoscenza della presenza di una spia tedesca in Irlanda. Probabilmente gli inglesi sono già sulle mie tracce»
O’ Riley intuì la gravità della situazione, nonostante ciò provò ingenuamente a rassicurare il tenente.
«Qui sei al sicuro»
Schneider sgranò gli occhi celesti.
«Sì, ma per quanto tempo?» chiese esternando la sua apprensione.
«Questo non lo so, ma il capitano Maguire mi ha affidato il compito di proteggerti ed io non ho intenzione di venir meno al mio dovere»
Hans riconobbe lo spirito combattivo e la determinazione del suo compagno che fin dal primo momento aveva ammirato.
«So che sei un soldato fedele e leale»
«L’IRA rispetterà gli accordi» affermò Declan con cieca convinzione.
Hans non dubitò della buona fede del giovane, ma era consapevole che quelle condizioni avrebbero potuto cambiare se la sua permanenza in Irlanda fosse stata considerata come un rischio troppo elevato per l’IRA.
In quel momento però Schneider non volle pensare a quell’eventualità. Trovò rassicurante la presenza di Declan, quando era con lui sentiva di avere al suo fianco qualcuno di familiare. Si trattava della stessa sensazione che avvertiva con i suoi commilitoni. Ciò era confortante, gli permetteva di non sentirsi completamente solo in una terra straniera, lontano dalla sua amata Patria, dove non poteva parlare la sua lingua ed era costretto a nascondere la sua identità.
Hans si voltò verso il suo compagno fissando i suoi intensi occhi verdi, nel suo sguardo non notò più alcun segno di diffidenza. Scorse una nuova luce, in lui riconobbe una flebile speranza.
  
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