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Autore: witchakko    15/04/2021    1 recensioni
Una splendida e rinomata ballerina è acclamata da tutti, i suoi passi e la sua bellezza catturano l'occhio di chiunque, ma cosa ne pensa lei di sé stessa? Qual è il suo punto debole?
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ballerina silenziosa

Quella sera l’aria gelida penetrò nelle mie ossa senza neppure chiedermi il permesso. Si infiltrò, vagò qua e là con spensieratezza, eppure i suoi movimenti eleganti celavano come delle martellate nel mio corpo esile. Mi rifugiai all’interno del grande teatro ove ero diretta, i miei passi strisciavano sulla neve che ricopriva tutto il vialetto. Scostate le tende, l’aria di pulito e nuovo si ravvivò completamente, le mie guance tornarono ad acquisire un colorito umano.

Con le braccia conserte mi diressi al solito corridoio, poi al solito ascensore, ed infine alle solite poltrone della solita sala. Quest’ultima era piena zeppa come al solito, bisognava contendersi l’ultimo posto con i denti. Ne ero a conoscenza, sapevo bene come andavano le cose, erano passati tanti mesi ormai: nonostante ciò decisi di sedermi sulla scalinata, lasciando l’occasione ai nuovi arrivati di godersi lo spettacolo come si deve.

Ed ecco che le luci iniziarono ad abbassarsi, le madri ordinavano ai bambini di fare silenzio, altri spegnevano i cellulari, altri ancora alzavano la schiena e pazientavano con occhi curiosi il sipario dividersi in due.

L’orchestra iniziò a suonare pian piano, ci tese la mano pronta ad accompagnarci in quel viaggio pieno di stupore e meraviglia. Ogni qual volta la scena avesse occasione di variare, uno strumento si aggiungeva a quelli precedenti e il volume aumentava, fino a fondersi finalmente con la scena. Ballerini di tutte le età sfoggiavano i migliori abiti di scena mai visti, accessori brillanti e scarpe lucide accompagnavano le eleganti acconciature.

Si prendevano per mano, i loro gesti e i loro sguardi sembravano interagire con il pubblico. Mi voltai a controllare quest’ultimo, e come sospettavo erano tutti stupiti dalla bravura dei ballerini e dalla scenografia. Era impossibile distogliere lo sguardo, questo era il segreto della Compagnia: apparire. Ed ecco finalmente che, la tanto attesa e discussa protagonista, troneggiò al centro del palco in attesa che i ballerini la scortassero in primo piano, le sue ciglia lunghe erano posate gentilmente sulle guance rosee.

Dunque iniziò a danzare, a muoversi con cotanta eleganza da ricordare le fattezze di un cigno. L’orchestra non le attribuiva la meritata melodia, i principi al suo fianco le erano d’intralcio, il palco era troppo piccolo per lei. La sua pelle sembrava riflettere la luce dei riflettori, i suoi occhi erano calamite per gli spettatori: tutti ne erano infatuati, soprattutto chi attese con esagerata impazienza il suo arrivo. Danzò con leggerezza ed apparente semplicità, bramando l’attenzione del pubblico e dei ballerini che incorniciavano la sua aura divina.

Solo nel momento in cui la musica cessò per qualche istante – così da dare il via al secondo atto – gli sguardi dei presenti si incupirono, le sopracciglia aggrottate. Ora che la ballerina terminò di danzare ed iniziò a svanire dietro il sipario, il suo volto fu sotto l’attenzione di tutti: le labbra morbide e lucide erano legate tra loro da fili, del sangue rigava il mento ed il collo con gentilezza. I suoi occhi scuri erano immersi nel vuoto, solo una piccola scintilla – quasi a dimostrare che non fossero spenti del tutto – affiorò con audacia, come se non le fosse permesso.

La osservai con attenzione, ma ogni sera succedeva la stessa cosa. Sperai che recarmi lì per assistere più volte al suo spettacolo potesse cambiare il suo destino, eppure ormai sembrava parte integrante del copione. Non una persona si allarmò, non una parola pronunciata, non un verso, un segno, qualsiasi cosa.

Come da consuetudine, mi alzai e la raggiunsi nei camerini; persino quando era seduta appariva come una splendida dama. Posava un fazzoletto con delicatezza sulla bocca rossa e decidi di aiutarla, le chiesi di pazientare ancora un po’. Non si azzardò ad assecondarmi, le sue azioni seguivano la trama della sua vita come quello spettacolo a cui aveva lavorato tanto. Rimase in silenzio mentre le accarezzai il volto liscio e dai lineamenti gentili che, ahimè, contrastavano con i lunghi fili delle labbra. “Sono qui per il tuo spettacolo, è vero, ma prova a sorridere”, suggerii cambiando il fazzoletto. Sapevo bene quanto ci avesse provato, era per questo che il suo volto si tramutò in un disastro dai colori tetri. Afferrò l’elastico che teneva fedelmente al polso così da giocarci con le dita con trepidazione e, dopo aver fissato con sguardo perso il pavimento per minuti interi, mi guardò e scosse la testa più volte. “Eppure quando danzi sai esprimerti così bene, cos’è che cambia? Non sei certo muta, smettila con questa farsa”, mi innervosii e le rubai l’elastico dalle mani, iniziò a tremare visibilmente: la terrorizzai. Le sue labbra ripresero a sanguinare ogni qualvolta cercasse di pronunciare qualcosa, finché non smise ed accettò il suo destino. “Provaci, anche se fa male prova a parlare o a sorridere”, suggerii restituendole l’elastico per capelli; lo custodì con gelosia nella tasca del vestito color salmone. Scosse nuovamente la testa, mi afferrò le mani e mi osservò con sguardo stanco, rassegnato. Tornai a danzare, il pubblico stava aspettando.
   
 
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