Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    15/04/2021    4 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ryuken giaceva a terra, disteso.

In degna compagnia della coppia di densi rivoli che gli scendevano dagli angoli delle labbra, la linfa vitale gli stava sgorgando e fuoriuscendo a fiotti dall'orrenda ferita che gli era stata inferta sulla schiena fino a formare una pozza scura nella quale galleggiava.

Uno squarcio talmente grosso e profondo da sembrare un'oscena bocca ghignante. Che irrideva sguaiata e senza alcun rispetto sia lui che il suo inutile sforzo appena compiuto. Insieme a tutte le sue aspirazioni, alle sue velleità e alle sue speranze.

Ma trovò comunque la forza di alzare la testa e di guardare la porzione di cielo che filtrava dalle ampie vetrate situate nell'ultima e più alta parte della parete, quella che confinava col soffitto prima di cedere giustamente il suo spazio e confluire naturalmente in esso, come ingegneria architettonica prevedeva.

Non vi erano stelle, quella notte. Non ne brillava nessuna, nel firmamento.

Spesse nubi nere si erano addensate mettendo una spessa, fitta ed oscura cortina tra lui e loro.

Non si riusciva nemmeno a vedere la costellazione che era insieme loro madre e guida.

L' Orsa Maggiore.

Non vi era nulla da temere, dopotutto. Così come il sole, anche la luna e le stelle continuano ad esistere nonostante non si riesca a scorgerle.

I nembi possono solo coprirle. Ma non possono cancellarle.

Dietro al temporale, o alla pioggia...sopra di essi é e continua a esservi ed a rimanervi sereno.

E se così é...allora non importa per quanto possa durare il brutto tempo. Prima o poi, vi faranno ritorno.

E' destino.

Anche l'acqua del fiume o del torrente più torbidi, per quanto inquinanti possano essere, a furia di scorrere e di lasciarli scorrere senza interferire finiscono col tornare limpidi e puliti.

Ma occorre tempo. Anche parecchio tempo, alle volte. Ed i problemi arrivano proprio durante quel lasso di tempo. Durante quelle tenebre.

Fino a che la perturbazione rimane e persiste...in quel buio si agitano ed imperano i mostri. Quelli che di solito la luce riesce a scacciare, riducendoli in polvere e cenere di cenere. Ma che in certi frangenti, approfittando della di lei assenza, sono liberi di aggirarsi e di vagare per il mondo facendo danni. Al mondo stesso ed al prossimo che vi abita.

Ed uno dei più feroci e pericolosi, in quel preciso momento...ce lo aveva proprio davanti.

Anche l' Orsa Maggiore, alla pari di tutti gli altri astri, continuava ad esserci. Ma anche lei...anche lei in quel momento aveva deciso di non mostrarsi. E di girarsi, voltarsi e guardare da un'altra parte, anziché in giù come faceva di solito e di consueto.

In giù, verso la sua prole e stirpe. Verso i suoi discendenti ed i suoi figli.

E senz'altro infausto é quel giorno in cui le sette stelle decidono di rinunziare al loro ruolo di faro per l'intera umanità. Poiché essa, privata e rimasta senza la sua luce guida, finisce per smarrire la strada e perdere la via maestra. E sperduta com'é, finisce per diventare solo vittima dei demoni.

Cibo per le belve. Per le bestie.

La Terra intera si tramuta nel luogo dove si cibano gli animali. Soprattutto quelli a due zampe.

Non vedeva neanche la stella che di solito si trova a fianco di Mizar, la penultima.

Alcor. La Stella della Morte.

Nemmeno lei, si vedeva.

Non riusciva a vedere nemmeno quella. E dire che lui avrebbe senz'altro dovuto riuscirci.

Lui più di chiunque altro, visto le condizioni ormai disperate in cui versava.

Visto che ormai era pressoché prossimo alla dipartita.

Gli era stata negata anche quella consolazione. Di avere una degna compagna di viaggio, che gli indicasse ed illuminasse per bene la via per giungere all'aldilà, nel regno dei morti.

Ogni tanto dalle finestre brontolava il tuono, e subito dopo un fulmine lacerava la coltre in cui era appena avvenuto il fenomeno. Anche se forse avrebbe dovuto essere l'esatto contrario, e forse era davvero così.

Ma era difficile tenere a mente anche le nozioni fisiche più elementari, a causa dell'acuto dolore che gli squassava e membra. E che, di rimando, gli annebbiava ed onubliava i sensi.

L'ultima e più forte tra quelle saette arrivò ad illuminare la stanza intera, facendo risaltare nell'oscurità la monumentale figura che gli si trovava poco distante.

Era Raoul.

Si teneva il fianco con una mano, e respiarava in modo greve e con estremo quanto evidente affanno.

Si sentiva stremato ed era visibilmente sofferente, col sangue che ancora gli sprizzava da ogni parte del corpo. E che interamente lo ricopriva.

Del sangue gli stava colando e sgocciolando anche dalla dita. Ma quello non era affatto il suo.

Non tutto, per lo meno.

Gli si era infatti mescolato il sangue del suo tutore, genitore adottivo nonché maestro. A cui aveva appena inflitto con tutte le sue energie residue un colpo micidiale quanto fatale.

Lo aveva colpito a morte, con tutte le forze di cui ancora poteva disporre. Dopo essere stato per un attimo, un solo attimo, sul punto di finire ucciso a sua volta.

Era alquanto malconcio, e piuttosto malridotto. E pure malfermo sulle gambe, visto che si reggeva in piedi a stento.

Ma era vivo.

Per un attimo la sua anima era stata sul punto di abbandonare il corpo.

Per un solo istante...aveva visto l'inferno, davanti agli occhi.

Il posto dove doveva finire. E dove sarebbe dovuto finire una volta che la sua vita, avanti ma molto più avanti, si fosse conclusa ed avesse avuto giusto termine. Se non fosse che cominciava seriamente a pensare di essere divenuto immortale, vista la mirabolante impresa di cui era appena stato artefice.

Sconfiggere l'uomo più forte del mondo. Non é certo un gesto alla portata di tutti.

L'inferno...il posto da evitare a tutti i costi. Ad ogni costo.

Il posto che non c'entrava nulla, con lui. Che non lo riguardava, in quanto era ormai divenuto un Dio.

I demoni stanno a bruciare all'inferno. Il posto di Dio, degli Dei...é nei CIELI.

E lui l'avrebbe raggiunto il cielo, un giorno.

Presto. Molto, molto presto.

Era ridotto male. Ma...

Ma era vivo.

Ancora vivo.

Purtroppo.

Era ancora vivo. Ed era l'unico che sarebbe rimasto ancora tale, lì dentro.

Era, doveva essere una questione di pochi, pochissimi minuti.

Non doveva mancare poi molto.

Ryuken ci aveva provato.Ma aveva fallito. Proprio mentre stava per dargli il colpo di grazia, quello finale il suo cuore...

Il suo cuore aveva ceduto. Di schianto.

Il suo cuore aveva deciso di gettare la spugna, e di mollarlo proprio nel momento determinante e decisivo.

“Anf, anf...é finita, vecchio” annunciò con fatica il gigante. “Stai...stai morendo.”

“T – ti ho...ti ho b – battuto” proclamò tronfio. “E...e hai...hai p – perso. Ciò s – significa...tutto ciò significa che s – sono...che sono io, il più forte!!”

Non era vero. E lo sapeva anche lui. Lo sapeva fin troppo bene.

Aveva vinto e l'aveva scampata solo grazie ad un colpo di fortuna.

Ma in cuor suo riteneva che non vi fosse nulla, di cui rammaricarsi. Aveva sempre pensato che il combattimento in sé fosse qualcosa di totalmente imprevedibile e casuale. E che quindi, proprio per via di questa sua natura, anche la fortuna rientrava tra gli elementi che potevano giocare a favore oppure contro.

E questa volta aveva decisamente giocato a suo favore.

Si dice che non si debbano mai cercare scuse, giustificazioni o attenuanti in una sconfitta immeritata. Questa é roba che fanno i deboli.

Roba buona giusto per loro.

Di conseguenza...coluia cui arride la vittoria non ha motivo di dispiacersi o di angustiarsi, se essa é altrettanto immeritata quanto lo potrebbe essere uno smacco.

Aveva vinto, punto e basta. Solo questo contava.

Solo e soltanto questo.

Ryuken lo guardò in silenzio, per un istante.

Ansimò un poco, forse con l'intento di ritrovare un soffio di fiato utile ad esperimere ancora qualche parola.

“...P...p – perché...” balbettò. “...perché...”

“Perché, mi chiedi?” Lo interrogò suo figlio. “Davvero mi chiedi il perché, vecchio? Potrei essere io, a rivolgerti questa domanda. Anzi...dovrei essere io a fartela!!”

Il vecchio sembrò stupito.

“P – perché...perché mi dici...perché mi dici questo?”Gli chiese.

“Mph! E me lo domandi, anche?” Gli fece Raoul, quasi risentito. “Hai pure il coraggio e la faccia tosta di domandarmelo, vecchio? Quanto ti sta accadendo...la colpa di tutta quello che ti sta accadendo é tua, padre. Solo e soltanto tua. Hai sbagliato, ecco la verità. Hai agito male, e in modo avventato. Non hai saputo riconoscere chi meritava davvero, e chi fosse veramente degno. Ed ora...ora rimani lì. Restatene pure lì, a raccogliere e contemplare i frutti del tuo misfatto!!”

“R – Raoul...” balbettò il maestro. “...T – tu...tu...”

“Sì. Hai sentito” lo interruppe il colosso. “Voglio...voglio che tu sappia una cosa. Voglio che tu sappia una cosa, prima di andartene all'altro mondo. Ciò che ti é appena avvenuto, quello...quello che ti ho appena fatto, c – che mi hai costretto a fare...beh, sappi che é solo ed esclusivamente colpa tua.”

“E' colpa tua” ripeté. “Solo...solo e soltanto colpa tua. Te lo sei...te lo sei meritato. E...e sappi che ci tengo a dirtelo.”

“Colpa...colpa mia, dici?” Esclamò Ryuken, quasi sorpreso.

“Sì” afferò Raoul, puntandogli contro il dito indice in segno di accusa. “Hai udito bene. E' colpa tua. Per tutta la vita...per tutta la mia vita non hai fatto che riempirmi la testa di sogni. Di sogni, di illusioni e di fandonie. Sin da quando mi hai adottato. Sul fatto che avrei ereditato tutto il tuo lascito, e che avrei appreso interamente la tecnica di Hokuto per poi diventarne il successore. E sul fatto che tramite essa sarei diventato il più forte combattente al mondo. Ma non era vero. Non é mai stato così, giusto? La verità...la verità é che non ho mai potuto diventarlo per davvero. Sia io che Toki non abbiamo mai veramente avuto questa possibilità. Non abbiamo mai avuto la possibilità di diventare successori. Mai, sin dal principio.”

Il vecchio si limitò ad osservarlo.

Non che potesse fare altro. Aveva in sé talmente poco fiato, così poco sangue, così poca essenza vitale che il minimo movimento eccessivo avrebbe rischiato di farglieli perdere per sempre. E senza nemmeno accorgersene, a momenti.

E non poteva assolutamente permetterselo. Vi erano ancora delle cose. Restavano ancora delle cose da dire e da fare, e da ascoltare. Nonostante il tempo a disposizione fosse ormai chiaramente esiguo.

Ogni istante era estremamente prezioso, vista la situazione e le condizioni disperate in cui ormai versava.

Stava risparmiando le energie. Stava cercando di farlo, nonostante tutto. Ormai ogni minuto, ogni secondo era da considerarsi guadagnato.

Se non addirittura regalato.

“E' così, maestro”continuò suo il suo figlio più grande. “E non azzardarti a negarlo! Credi...credi forse che non ne sia al corrente, forse? Quel posto era da sempre stato riservato a Kenshiro. Sin dall'inizio. Perché é lui, il diretto discendente del ramo principale della dinastia di Hokuto. Io ed il mio fratello di sangue Toki apparteniamo ad una stirpe cadetta. Siamo quelli che un tempo chiamavano le Stelle Neglette dell' Orsa Maggiore.”

“R – Raoul, a – ascolta...n – non...non é così semplice come tu pensi. I – io...io n – non...”

“Stà zitto, vecchio!!” Reagì furibondo Raoul. “Lo so bene che le cose stanno così. Ho indagato per mio conto, e ho scoperto le nostre origini. Ma ti informo che sta per nascere una nuova era. Un nuovo corso é alle porte. Un'epoca libera da ogni precetto e vincolo. Un'epoca dove il sangue, il titolo, il rango ed ogni possibile legame che essi comportano non conteranno più nulla. Non avranno più alcun diritto di cittadinanza, qui. E nemmeno ragione di esistere, chiaro? Conterà solo ed unicamente la forza. E solamente chi ne disporrà in maniera sufficiente potrà sopravvivere. Ed il più forte di tutti potrà ottenere facilmente tutto quel che vuole e che desidera, senza alcun limite! E vuoi sapere chi sarà a dare vita a tutto questo, per poi trionfare su di esso? Lo vuoi sapere, eh?!”

Si concesse un attimo di pausa. Di quelli che di consuetudine vengono impiegati per creare suspence durante una conferenza, poco prima di una grande rivelazione o dell'arringa e del discorso finale e conclusivo.

“Sono io, padre!!” Annunciò orgoglioso. “Io sono il più forte! E te l'ho appena dimostrato! Sarò io a cavalcare il caos della nuova epoca che verrà, così come sarò sempre io a domarlo!!”

“A dirla tutta...mi rincresce solo una cosa” confidò subito dopo. “Sai qual'é il lato più tragico, in tutto questo? Il fatto che tu non abbia voluto scegliere me come giusto e legittimo successore. Ed il fatto che tutto questo si sarebbe potuto benissimo evitare, se soltanto tu avessi avuto più coraggio e determinazione. Almeno tanta quanta ne ho avuta io.”

“C – cosa?!” Disse Ryuken, ormai al colmo dello stupore.

“Proprio così, vecchio. Poco fa mi volevi uccidere. Poi hai tentato di cancellarmi la memoria. Ma non hai mai capito...non hai mai voluto capire che sarebbe bastato molto meno. Ti sarebbe bastato molto meno, per fermarmi. Se tu mi avessi dato ciò che mi spettava legittimamente...se tu mi avessi insignito del ruolo di successore, forse, non sarei comportato in questo modo. Non avrei dovuto comportarmi in questa maniera. E non avrei dovuto fare quel che ho fatto. Non ci sarei stato costretto. Avrei interpretato la tua scelta come giusta e corretta. Poiché nessuno era più degno di me, di diventarlo. Ma tu non hai voluto. Equindi...ci sono stato costretto. Mi ci hai costretto tu, sappilo.”

“Il titolo di successore. Ciò avrebbe...avrebbe significato molto per me, ottenerlo” gli confidò. “Avrebbe significato vedere adeguatamente premiati e riconosciuti i miei meriti e sforzi. E solo per questo che non me ne sono andato via prima, da qui. E' solo per questo che ho sopportato tutte le botte, le ferite e i tuoi allenamenti e addestramenti disumani. E che ho retto alle tue continue vessazioni ed angherie. Perché pensavo di ottenere la giusta e corretta ricompensa, prima o poi. Ho sperato fino all'ultimo che tu aprissi gli occhi e che ti rendessi conto di come stavano veramente ed effettivamente le cose. E invece...invece tu hai voluto rimanere fedele alla tradizione, e seguirla come un cieco burattino. Ecco perché da quando é arrivato Kenshiro, e ha messo piede qui tra noi, tu non hai detto più nulla. Ecco perché prima mi stavi sempre dietro e mi mettevi sotto torchio, e in seguito hai comnciato a limitarti giusto a due o tre consigli buttati lì per puro caso. Perché sapevi che con la sua comparsa ed il suo arrivo i giochi erano già belli che fatti, e sin dall'inizio. La selezione tra noi allievi é stata una truffa bella e buona. Non era altro che una colossale presa in giro. Io...io nutrivo una gran fiducia in te, una volta. Ma ti sei dimostrato solo una sciocca marionetta incapace di uscire dagli schemi. E allora...allora lo sai cosa ti dico, vecchio? Che io non ci sto! Non posso accettarlo! Volevi che diventassi il più forte solo per essere il guardaspalle, il galoppino di mio fratello minore. Del più piccolo tra i miei fratelli! Per intervenire qualora non si rivelasse all'altezza, e sopperire alle sue incapacità ed alle sue mancanze! Ma...te lo puoi scordare, mi hai capito? Te lo puoi scordare! E' necessario superare certe cose. Superare ed abbattere dogmi e preconcetti che non hanno più alcuna ragione di esistere, se non nella testa di vecchi testardi ed ostinati come te!!”

“Aveva ragione Jagger” proclamò. “Aveva ragione lui, una volta tanto. Avresti dovuto essere più obiettivo.”

“O...obiettivo, d – dici?”

“Sì, vecchio. Il mio traguardo é il cielo. E' e sarà quello, il mio solo ed unico limite. E mi sarebbe piaciuto, prima di partire alla sua conquista...si, avrei voluto tanto ottenere il tuo benestare. Ma stando così le cose...ho deciso che non me ne faccio più nulla, del titolo di successore. Posso farne anche a meno. Posso farne benissimo a meno. Raggiungerò ed afferrerò il cielo, anche senza la tua benedizione. Volevi una prova della mia forza? Bene, eccotela servita. L'hai avuta, ora! Ho sconfitto te che sei l'attuale reggente della Divina Arte di Hokuto, e ciò vuol dire...vuol dire che sono io, il più forte di tutti!!”

Ryuken scosse la testa.

Il maggiore e più anziano tra i suoi discendenti doveva essere ormai in preda al delirio.

Stava vaneggiando. L'ambizione e la smania di potere e di dominio doveva avergli definitivamente dato alla testa.

Ma non era certo uno stupido. E nemmeno così accecato dalla brama di comandare e di governare da non rendersi conto pure lui che le cose non stavano affatto così.

Lo sapeva benissimo anche Raoul, che le cose non stavano affatto come aveva appena detto.

Poco prima, quando si erano fronteggiati l'uno contro l'altro...egli non aveva potuto praticamente nulla contro il suo colpo migliore, LA POSIZIONE DELL' ATTACCO AL CUORE SEGRETO DELLE SETTE STELLE.

Anche se non voleva ammetterlo in quanto troppo orgoglioso per poterlo riconoscere...si era ritrovato in sua completa balia.

Era in mano sua. Non aveva saputo imbastire, organizzare né proporre la benché minima difesa.

Se solo quel suo maledetto cuore non avesse ceduto, e non gli fosse sopraggiunto quell'improvviso quanto inopportuno collasso...suo figlio a quest'ora sarebbe già stato bello che morto. Oppure privato sia dei ricordi che delle tecniche.

Kenshiro, invece...

Kenshiro, anche senza ricorrere alla tecnica finale della Divina Scuola, LA TRASMIGRAZIONE DELL' ANIMA MEDIANTE LA RIGENERAZIONE LIBERA DA OGNI PENSIERO...era riuscito a tenergli testa fino all'ultimo. E contando sulle sue sole conoscenze. E per di più era quasi riuscito a sventare la sua mosse per poi colpirlo a sua volta, addirittura.

Poteva...poteva pur darsi che fosse Raoul, quello maggiormente esperto e preparato. Nonché forte.

Era pienamente disposto ad accettarlo, almeno questo. Ma dal punto di vista del talento naturale e delle doti innate...

Almeno sotto quei due aspetti Kenshiro gli era nettamente superiore.

La forza e l'abilità non sono tutto, nelle arti marziali. A maggior ragione se si parla di un'arte micidiale come quella di Hokuto.

Raoul aveva occhi che non vedevano. E che non volevano assolutamente vedere.

Era suo figlio ad essere cieco, e non lui. Accecato da quel che ormai era diventato.

Un autentico tiranno, consumato e divorato dalle proprie fissazioni ed ossessioni.

Ma lui, Ryuken...lui ci aveva visto giusto, però. E non era stato certo il solo.

Anche la tigre.

Anche quella gigantesca tigre che aveva scelto come loro avversaria, per metterli alla prova, ci aveva visto giusto.

Si era scagliata d'istinto contro al maggiore tra i suoi allievi e figli adottivi, perché proprio per istinto aveva percepito quale fosse il più debole tra i due.

Un animale, davanti ad un nemico o ad una minaccia che in genere considera troppo forti, in genere preferisce e predilige la fuga. Ma se é essa é impossibile da attuare, oppure il nemico lo insegue e riesce a raggiungerlo...quando la preda si rende contro di non avere più alcuna via o possibilità di scampo, allora decide di giocarsi il tutto per tutto.

Sopravvivere, anche a costo della sua stessa vita. E se gli avversari sono più di uno...si getta su quello meno forte. Per crearsi una possibilità. Un diversivo.

Sceglie il più debole. Quello contro cui, forse, può farcela.

E quella tigre...quella tigre aveva scelto Raoul.

Con Kenshiro aveva chinato la testa e si era consegnata, docile e rassegnata. E pronta a farsi uccidere.

Con Kenshiro era praticamente pronta a morire. Aveva abbandonato sé stessa. Cosa che invece non aveva fatto con suo fratello maggiore.

Con Raoul aveva comunque trovato la forza di attaccare, nonostante la paura ed il terrore.

Era proprio vero.

Bisogna sempre affidarsi alla natura, quando si hanno dei dubbi o si é incerti.

Bisogna sempre rivolgersi ad essa. Perché la natura, nella sua semplicità...non sbaglia mai.

La voce del suo allievo lo distolse dalle sue considerazioni. Ma decise di non badarci e di non ascoltarla, qualunque cosa avesse pronunciato. E decise subito dopo di prendere lui la parola, interompendolo.

“No, Raoul...” lo corresse. “Ti sbagli. E di grosso, anche. Tu...tu non puoi afferrare il cielo. Perché il successore di Hokuto agisce per conto di esso. Il Maestro della Divina Arte viene scelto per eseguire la volontà di Dio. Diventà il nume tutelare preposto alla morte, ed il suo braccio armato e possente! Se ottieni i poteri di Dio...é perché devi obbedire al suo volere, e non per sostituirti a lui!!”

“In tempi normali, vecchio” obiettò l'altro. “Quel che dici accade di consueto in tempi normali. Ma i tempi cambiano. Le cose cambiano. Tutto cambia. E nulla sarà più normale, da adesso in poi. Da ora...nulla sarà mai più come prima! Dio ha abbandonato l'uomo per i suoi molteplici peccati. E' troppo lontano, ormai. Ed é diventato completamente sordo a qualsiasi invocazione e supplica. E visto che lui ha deciso di non occuparsene più, delle sue creazioni e creature predilette...vorrà dire che me ne occuperò io, da ora in poi. Prenderò il suo posto! E se lui me lo vorrà impedire...sarà libero di venire a farlo, in qualunque momento! Combatterò anche contro di lui, e ti giuro che non vedo l'ora di farlo! Non ne vedo proprio la dannatissima ora!!”

“A proposito di Jagger...” gli buttò poi lì, con tono sibillino. “Le cose sono proprio andate come dici.”

“C – cosa?!”

“Quel che ti ho appena detto. Jagger ha già affrontato Kenshiro, per regolare i conti. Ed é stato sconfitto. Kenshiro lo ha colpito in un punto vitale. E lo ha completamente sfigurato, arrivando a deformargli persino le ossa del cranio. Ma...”

“...M – ma?”

“Ma non lo ha ucciso, però. Non ne é stato capace. Non ha voluto, o forse non ha saputo affondare a sufficienza negli tsubo letali. E non ha avuto il coraggio di infliggergli il colpo di grazia.”

“Ecco. Lo vedi, vecchio?” Aggiunse. “E' come dicevo io! E' proprio come ti ho detto io! Kenshiro é un debole. Non ha la forza di fronteggiare o di uccidere uno dei suoi stessi fratelli! Di fronte all'attimo decisivo, ha esitato. Lo ha risparmiato, e lasciato andare. E così farà anche la prossima volta. Anche se non ce ne sarà una prossima. Jagger non gli lascerà un'altra occasione. Non può combatterlo direttamente, ma al giorno d'oggi esistono mille modi per sbarazzarsi di un nemico. Senza doversi scomodare ad affrontarlo faccia a faccia. Anzi, scommetto che il caro Jagger sarà già senz'altro dietro a macchinare ed architettare qualcosa...e prima o poi Kenshiro finirà vittima di qualcuno dei suoi intrighi e tranelli. Perché é troppo sensibile e ingenuo. E' un povero stupido che si fida del prossimo, e di tutti.”

“E ora? Sei contento, adesso? Hai fatto proprio una bella scelta, complimenti! Per colpa tua il posto di successore sarà destinato a rimanere vacante!!” Lo accusò. “Ma non temere. Ci penserò io. Come sempre, del resto. Porrò rimedio anche a questo problema. Ti ho detto che ho fatto delle ricerche, no? Ebbene...ho scoperto anche dell'altro. E ti assicuro che si tratta di roba molto, molto interessante. Ho scoperto che la famiglia mia e di Toki, la famiglia Ryu, era si una appartenente al ramo cadetto. Ma in modo del tutto speciale. Quando la tecnica di Hokuto veniva praticata nel continente, in Cina...da essa fuoriuscivano i candidati ideali per il ruolo di successore della Divina Arte di Hokuto. Era niente di meno che la mia famiglia, a fornire i prescelti! E i prescelti ed i primogeniti della dinastia principale che volevano asprirare al ruolo di reggenti e depositari...dovevano prima sconfiggere i prescelti della mia stirpe. E se non ci riuscivano...erano i membri della famiglia Ryu a ricevere il prestigioso incarico!!”

“Lo capisci, ora?!” Esultò. “Tutto torna, dunque. Ed ogni cosa tornerà al suo posto, come sempre! Non hai nulla di cui doverti preoccupare, vecchio! Sarò io, a continuare e a perpetuare la grande e millenaria tradizione della Divina Scuola di Hokuto! Noi del clan Ryu siamo nati e siamo stati creati per questo scopo! Per sostituire l'eletto della dinastia principale, qualora non si rivelasse degno come successore! E dato che Kenshiro non lo é affatto...dato che ha dimostrato coi fatti di non esserlo, vorra dire che il successore sarò io! Proprio come avrebbe dovuto essere, sin dall'inizio! Prenderò il suo posto, come é giusto che sia. Ed in quanto a Kenshiro...quell'inetto di mio fratello é destinato a finire in niente! Non é altro che un pusillanime buono a nulla! Non sopravviverà all'epoca che sta per arrivare! Non ha alcuna possibilità di farcela a restare vivo!!”

“E' deciso” annunciò, come a concludere il suo lungo quanto accalorato sermone. “ I giochi ormai sono fatti, vecchio. Mi sto solo riprendendo ciò che é mio. Mi riprendo finalmente quel che mi spetta. E di pieno diritto, anche!!”

Ryuken sospirò.

“N – no...” disse. “T – ti...ti sei sbagliato di nuovo, Raoul. T – ti stai...ti stai sbagliando anche questa volta. E'...é assurdo. Quel che stai dicendo é...é semplicemente assurdo. A – anche...anche se in parte ti posso dare ragione, perché corrisponde a verità. Entro...entro una certa misura. E'...é pur vero quando affermi che gli esponenti della tua famiglia hanno sempre affrontato in duello i discendenti del ramo principale della dinastia per garantire il passaggio di consegne. E per assicurarsi che essi, i candidati alla successione, fossero sufficientemente abili. Ma...ma nessuno, a memoria d'uomo...ti posso garantire che nessun esponente della tua famiglia, il clan Ryu...nessuno tra voi é mai riuscito ad uscirne vincitore, da quei combattimenti. Nessuno di voi ha mai potuto invertire la tendenza. E nessuno ha mai potuto mutare il destino che da sempre lo accompagna. Per il semplice fatto...per il semplice fatto che voi siete stati creati solo per essere dei degni e validi avversari. Dei banchi di prova per testare le capacità del successore, null'altro. Dovete affrontarli solo per spingerli al limite massimo, e basta. Tutto qui. E'...é solo per questo, che voi Ryu esistete. E anche questa volta...anche questa volta le cose non andranno in maniera differente.”

“E' così, rassegnati” lo avvisò. “Faresti meglio a fartene una ragione. Tu esisti solo per portarlo oltre il limite estremo. Per tirare fuori il meglio da lui. Così come io esisto solo per prepararlo ed addestrarlo a dovere. E solo questo, il motivo per cui esiste la mia famiglia e la tua. E' quella, la sola ragione per cui esistono i Ryu e i Kasumi. Per quanto forti e potenti possiamo diventare, rimaniamo pur sempre uomini. La nostra arte é ideata e pensata dagli uomini per gli uomini. Ma la Divina Arte di Hokuto...la Divina Arte di Hokuto é pensata ed ideata per gli Dei. La Divina Arte di Hokuto appartiene agli Dei, Raoul! E' l'uomo...l'uomo non può e non potrà mai porsi davanti a Dio, o cercare di eguagliarlo! Mettitelo bene in testa, una buona volta! L'uomo non deve sfidare direttamente Dio, non può azzardarsi ad osare o anche solo pensare una cosa simile! Mai! T – tu...tu non puoi prendere il posto di Dio, e nemmeno quello del successore! E la Divina Arte di Hokuto é...é destinata...può essere destinata solo ai discendenti del ramo principale della nostra dinastia! A...a coloro nelle cui vene scorre il sangue degli Dei! Lo...lo stesso sangue dei numi celesti!!”

Una serie di spasmi e di violenti colpi di tosse lo assalirono e lo squassarono, costringendolo a bloccarsi.

L'anziano maestro si accasciò, sputando una nuova boccata di sangue.

Raoul pareva visibilmente infastidito e decisamente scocciato da tutte quelle chiacchiere che doveva giudicare oltremodo insulse.

Ma quanto ci metteva a morire, quel maledetto?

La stava tirando davvero troppo per le lunghe. Ancora un po' di quei vaneggiamenti ed avrebbe finito col perdere quel poco di pazienza che gli era ancora rimasta, e lo avrebbe colpito di nuovo riducendo il suo corpo misero e rinsecchito a pezzi ed in poltiglia.

Peccato solo...peccato soltanto che non era molto sicuro di essere nelle condizioni di riuscirci, almeno per il momento.

Anche se cercava di non darlo a vedere...ne aveva risentito parecchio anche lui. Sia dello scontro che dei colpi subiti. Dava tutta l'aria di reggersi male in piedi, e di rimanerci a malapena.

Decise comunque di approfittarne, ma non certo per finirlo.

Doveva ancora ottenere qualche informazione. Poi lo avrebbe lasciato pure libero di crepare in pace e di andarsene al creatore a ricongiungersi con i propri antenati della famiglia Kasumi.

“Ah, sì?” Fece, spavaldo. “Vorrà dire che io sarò il primo, allora. Te l'ho detto prima, vecchio. E mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro, a riguardo. E' giunto il tempo di rivoluzionare le cose anche all'interno della Divina Arte di Hokuto. E di superare tradizioni, schemi e concetti ormai vetusti.”

Inspirò, prendendosi una brevissima pausa. Come a voler riordinare le idee.

“Padre...”

Il tono sembrava leggermente cambiato, adesso. Da canzonatorio ed arrogante che era sembrava aver preso tutto ad un tratto una parvenza di etichetta e di rispetto.

“...Prima che tu muoia ho una richiesta da porti.”

“Voglio farti un'ultima domanda” gli ribadì. “C'é un'ultima cosa di cui voglio essere messo al corrente. Dato che io sono il migliore, e farò le veci del successore...voglio sapere tutto sull'ultimo segreto.”

Ryuken alzò di nuovo il capo. Sembrava che una scossa elettrica lo avesse improvvisamente investito e rianimato.

“L'ultimo...l'ultimo segreto?” Bofonchiò.

“Sì” gli confermò Raoul. “L'ultimo segreto della nostra scuola. Si tratta di quella che viene considerata la tecnica finale. Ho sentito parlare di un colpo chiamato MUHSOOH TENSEI. Detto anche LA TRASMIGRAZIONE DELL' ANIMA MEDIANTE LA RIGENERAZIONE LIBERA DA OGNI PENSIERO. Si dice anche che sia infinitamente potente, e che grazie ad essa sia possibile sfuggire a qualunque attacco avversario. Di che si tratta, per la precisione?”

“Voglio saperlo!!” Tuonò, impaziente. “Ora! E tu devi dirmelo. Qui! Adesso!!”

“Forza!!” Lo sollecitò. “Parla! Voglio saperlo, ho detto!!”

Il vecchio mosse ripetutamente la bocca, come a cercare di riprendere il discorso.

“E'...é perfettamente inutile che io te lo dica, Raoul. Mi dispiace, ma...ma non ti serve a nulla saperlo. Per il semplice motivo che non potrai mai essere in grado di usarla.”

Raoul se ne rimase in silenzio. E subito dopo prese a fissarlo, stupito.

“Che...che cosa...che cos'é che hai detto?!”

“Hai capito” gli disse il suo maestro. “Hai capito bene, figlio mio. “T – tu...tu sei forte. Sei già molto forte, e...e lo diventerai ancora...a – ancora di più. M – ma...ma se continuerai sulla strada che ti sei scelto...se ti ostinerai a proseguire lungo quel cammino, quella tecnica ti sarà sempre preclusa.”

“P – preclusa, hai detto? M – ma...”

“Proprio così, Raoul. E nel caso t – tu...nel caso tu non avessi ancora compreso, sarei disposto a ripertelo per altre mille volte. E altre mille volte ancora, fino a che avrò fiato. Non riuscirai ad utilizzarla. Mai e poi mai, per quanti sforzi tu possa fare.”

“S – se...se vuoi farcela...” continuò, seppure con enorme fatica, “...se vuoi riuscire ad acquisirla devi essere tu a dover cambiare il modo di vedere le cose, Raoul. E smetterla di pensare di avere sempre ragione su tutto. Così come dovrai smetterla di ritenere che il tuo modo di vivere sia l'unico possibile. P – per quel genere di tecnica...per quella tecnica sappi che la tua abilità e la tua forza fisica, per quanto grandi possano essere e diventare...non contano nulla.”

“C – cosa?!”

“E'...é così. Non hanno la benché minima importanza. P – perché...perché in quel caso si tratta di distruggere la propria vita e ricrearla, nella sua forma più pura e autentica, mediante il nulla. Ed é proprio per t – tale motivo...proprio per tale motivo la chiamano anche RINASCITA NEL VUOTO.”

“Distruggere e ricreare la vita ripartendo dal nulla...” gli ribadì, ripetendo il medesimo concetto se pur usando parole lievemente differenti. “...perché non esiste nulla di più p – potente del nulla, a questo mondo. S – solo in...soltanto in un organismo totalmente svuotato della vita la vita stessa si riversa dentro ad esso, come un fiume in piena...per poi colmarlo fino all'orlo. E scatenare la massima potenza distruttiva, come un torrente o un mare in burrasca dentro ad un ruscello o ad un golfo rimasti in secca per tanto, troppo tempo. M – ma per ottenere tale stato...p – per ottenere ciò, occorre affrontare e riuscire a sostenere un dolore che va al di là di ogni comprensione e accettazione. Per poi trascenderlo e superarlo.”

“I – il dolore é...il dolore é la chiave” spiegò, con un anelito di voce. “Solo...soltanto un animo incredibilmente e terribilmente ferito ed afflitto, che é stato in grado di accogliere ed assorbire dentro di sé il dolore e la sofferenza in tutte le sue possibili forme e piaghe, p – può...può riuscirci. Ma...ma posso assicurarti che nessuno ci é mai riuscito, nei quasi duemila anni di storia di questa scuola. Nessuno FINO AD ORA, almeno.”

Raoul, a quell'improvvisa confidenza, si fece scuro e carminio in viso. I suoi lineamenti si alterarono, in preda all'ira.

“C – cosa...che cosa vorresti dire, vecchio?!” Sbottò. “Vuoi...vuoi dire...stai forse insinuando che qualcuno tra noi si é già impadronito di questa tecnica, forse?!”

Ryuken non disse nulla. Ma...appariva persino divertito, a quella sua reazione.

Stava davvero dando l'impressione che, nella sua ultima ora, si fosse arrogato il sacrosanto diritto di prendere in giro suo figlio tenendolo sulla corda fino all'ultimo.

Era suo pieno diritto, in fin dei conti. Si poteva dire con certezza che se lo fosse guadagnato.

Ed in pieno, anche.

“Allora...allora dimmi chi é!!” Gli chiese l'allievo, con veemenza.

“Si...si tratta forse di mio fratello Toki?” Buttò lì. “E'...é di Toki che stai parlando, non é vero? Rispondimi!!”

“Rispondi, dannazione!!” Imprecò. “Rispondimi, vecchio! Voglio saperlo! Mi hai capito, padre? Io devo saperlo! Ad ogni costo!!”

Era incredibile. Lo aveva chiamato di nuovo padre, una volta tanto.

Per l'occasione aveva recuperato e rispolverato un appellativo rispettoso, invece di quell'altro vocabolo intriso di disprezzo e noncuranza.

Sembrava che lo stesse addirittura implorando, nonostante fosse lui ad averla scampata. E nonostante si trovasse ai suoi piedi.

Ryuken era quello morente. Ormai prossimo a spirare. Ma...per quanto pazzesco potesse essere, il gioco lo stava conducendo ancora lui.

Non c'era niente da fare. Proprio niente da fare.

Anche se aveva perso, complice il fatto che chi aveva appena finito di fronteggiare era più giovane, possente e forte...e senza tralasciare il fatto che non aveva più potuto contare sulla salute, visto il cuore ormai vecchio, stanco e malandato che si ritrovava...

Anche se aveva perso, grazie ai suoi argomenti e alla forza di essi seguitava a rimanere in vantaggio. E questa cosa, al suo carnefice...quetsa cosa non andava proprio giù.

Gli stava fecendo vedere tutto rosso dalla rabbia. E ne era felice, di ciò.

Un po' di sano patimento gli toccava pure a quell'altro.

Rise, in cuor suo. In quel suo petto ormai così sciancato, malridotto e claudicante.

Si sa...i vecchi, con l'avanzare inesorabile dell'età...oltre che noiosi, barbosi e chiacchieroni e rimbambiti diventano anche cattivi. Ed antipatici. E maligni.

Alle volte persino STRONZI, tanto per utilizzare un epiteto poco gentile.

Invidiano la gioventù. E quando si possono levare una soddisfazione alle sue spalle e alla faccia sua, tutte le volte che ne hanno o gli si presenta l'occasione...non se la lasciano sfuggire.

Forse é per questo che é meglio che muoiano, ad un certo punto. E che non sopravvivano ad un'eventuale prole e a chiunque in genere viene dopo di loro.

Ad un certo punto fanno solo danno, se restano oltre misura. Arriva il tempo in cui figli e nipoti devono imparare a cavarsela da soli e per proprio conto. E camminare con e sulle loro gambe.

“P – posso...posso solo dirti una cosa ancora, Raoul” gli rispose. “T – tu...tu prega soltanto che nessuno riesca a padroneggiarla appieno. Non hai...non hai che da fare questo. Non ti rimane altro, da poter fare. T – tu...tu devi solo pregare che nessuno ci riesca, p – perché altrimenti...altrimenti il tuo unico destino é di venire sconfitto da colui che la userà!!”

“Cosa?!”

“Sì, Raoul. E'...é quel che ho detto. Cadrai per mano sua. E per mano della tecnica che può appartenere solo al legittimo successore, e al discendente diretto del ramo principale della Sacra Dinastia degli Hokuto! Finirai ucciso da lui! Perché di fronte alla tecnica finale della nostra scuola...tutto il resto non é che niente. Non é altro che polvere. Davanti allo stadio ultimo della Divina Arte delle sette stelle dell' Orsa maggiore, dell'Hokuto Shinken...non rimane altro che la morte!!”

A quelle gravi parole appena emesse il vecchio sembrò poter rialzare il busto da terra per qualche millimetro. E così fece.

Estese quindi il braccio destro verso il suo carnefice ed uccisore, come a voler rinforzare la validità delle sue convinzioni. E della sua funesta profezia.

“T – ti...ti ucciderà!!” Gli urlò. “Lui...lui ti ucciderà! E forse, poco prima di morire a tua volta...forse poco prima di morire, almeno allora capirai l'inutilità di tutti quanti i tuoi vani sforzi. E di quanto tu abbia miseramente e inutilmente sprecato la tua vita...”

“Ed é un peccato, figlio mio...” confessò, con una punta di evidente e malcelato rammarico. “Davvero un gran peccato...che tu debba finire così, con un talento come il tuo. Ma se hai già deciso, allora non sei e non resti altro che un povero miserabile. E t – ti toccherà fare...ti toccherà fare una fine da miserabile, putroppo. M – ma...ma tu lo hai voluto...”

“T – tu...tu lo hai voluto, R – Raoul...” ripeté, come in una stanca cantilena. “T – tu...tu lo hai voluto...”

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, si accasciò a terra adagiando e poggiando mollemente e dolcemente testa e torso.

Esalò ancora un flebile respiro, e poi...non si mosse più.

Aveva definitivamente reso l'anima. Anche se non si sarebbe potuto dire con certezza a chi, a quel punto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raoul era e restava piuttosto turbato, nonostante la vittoria. E non solo per il fatto che fosse risultata quasi inattesa, considerando che razza di persona aveva dovuto combattere.

Non la smetteva di fissare il cadavere, che ormai stava già iniziando a perdere calore.

Non ci riusciva, a smettere. Non poteva farne a meno.

Aveva avuto la vita appesa ad un filo, davvero. Un filo sottilissimo e prossimo a spezzarsi da un momento all'altro.

Ce l'aveva fatta davvero per un pelo, ad uscirene fuori ed incolume.

Ma anche la fortuna faceva parte del destino. O almeno era quello che stava continuando a ripetersi da solo, forse nel tentativo di auto – convincersi. E di trovare il prima possibile un senso ed una spiegazione a quanto era appena avvenuto.

Suo padre aveva avuto un mancamento giusto l'istante prima di infliggergli il colpo di grazia. Ma non era forse questo il segnale, il chiaro segnale che Dio lo aveva scelto e preso in considerazione?

Che lo aveva scelto come suo unico e legittimo avversario?

E non poteva essere altrimenti, visto che lui intendeva raggiungere ed afferrare il cielo con le sue sole forze.

Ben presto si sarebbero dovuti affrontare. Gli Dei ed il titano, in un duello all'ultimo sangue e senza esclusione di colpi.

Un duello da cui ne sarebbe uscito soltanto un unico vincitore.

Forse non era il caso di starsi a preoccupare così tanto, e più del necessario.

Forse suo padre aveva semplicemente preso a delirare. Cosa più che comprensibile, in fin dei conti.

Dopotutto, era ormai alla conta finale. Prossimo e ad un passo dalla dipartita definitiva.

Le sue parole anzi, i suoi sproloqui erano più che logici. E legittimi, in un simile momento.

Probabilmente non era più lucido. La sua mente era ormai persa e sconvolta dal dolore e dalla morte imminente. Di sicuro non sapeva nemmeno con certezza quel che stava dicendo.

O magari lo aveva fatto pure apposta. Il suo era stato solo uno stupido e sciocco sberleffo. Una burla. Un tentativo meschino di vendetta postuma atta ad intorbidire le acque. E ad instillare il dubbio in lui, per rivalersi della sconfitta.

Neanche suo padre aveva mai voluto conoscere la ritirata, in fondo. E quindi, nemmeno avrebbe mai accettato di perdere.

Aveva ben appreso da lui, dopotutto. Era stato proprio il vecchio, ad insegnarglielo. E il primo tra i suoi figli ed allievi aveva appreso tale concetto alla perfezione, arrivando addirittura a superarlo.

Tutta farina del suo sacco. Avrebbe dovuto esserne orgoglioso di tale risultato, non certo lamentarsi.

E nel caso avesse avuto qualche rimostranza...avrebbe dovuto biasimare sé stesso.

Chi causa é del suo male, come sostiene il famoso adagio...

Era stato il suo maestro a plasmarlo così, e a farlo diventare ciò che era diventato.

Il suo maestro era il diretto responsabile. Il frutto delle sue scelte non aveva alcuna colpa.

Nell'aldilà il vecchiaccio avrebbe avuto tutto il tempo di dispiacersi, e di rammaricarsene.

Avrebbe dovuto pensarci prima, ecco tutto.

Idiozie. Idiozie belle e buone. Non erno altro che fesserie senza senso.

Cosa gli importava dell'ultimo segreto, in fondo?

Se nessuno aveva mai ottenuto quella dannata tecnica in duemila anni, quale motivo c'era di stare in ansia?

Non c'era riuscito il grande Ryuken, che era l'uomo più forte e potente che avesse mai conosciuto in vita sua.

E non c'era riuscito nemmeno lui, il grande Raoul.

E se non c'era riuscito nemmeno lui che era il più forte in assoluto, persino dell'ultimo ed attuale reggente, chi altri mai avrebbe potuto farcela?

Nessuno. Ecco tutto. Ecco la risposta.

Nessuno. Se l'avrebbe avuta lui non l'avrebbe avuta nessun altro, punto. E se non fosse riuscito ad acquisirla...

Se non la acquisiva lui stava solo a significare che non era una tecnica degna di essere acquisita. Tanto meno di venire tramandata.

Non era una tecnica degna di lui, tutto qui.

Ben presto si sarebbe impadronito di ogni stile e di ogni arte omicida esistente.

Anche lì avrebbe ribaltato ed abbattuto ogni limite, ogni gerarchia.

Non sarebbero state le tecniche, a definirlo. Sarebbe stato lui a decidere quali valevano, e quali no.

Se non era destinato ad essere suo...l'ultimo segreto della Divina Arte dell' Hokuto Shinken avrebbe avuto l'oblio sempiterno, come unico destino possibile.

Sarebbe finito dimenticato, inghiottito dalle pieghe del tempo. Affondato per sempre negli abissi della storia.

Discorso chiuso. Era perfettamente inutile rimanere a rimuginarci ulteriormente sopra.

Il primo mattone era stato posato, finalmente. Il primo mattone dove far scorrere la strada lastricata del suo sogno.

Il primissimo mattone. E per malta aveva usato ogni goccia del sangue di suo padre, fino all'ultima.

Restava soltanto da capire quanto altro sangue avrebbe dovuto versare, per costruire e cementare la sua futura fortezza.

Non che gli importasse.

Da quel momento in poi non si sarebbe mai più fermato.

Avanti, avanti. Sempre avanti. Non gli sarebbe più interessato di quanti cadaveri erano caduti, di quanti ne cadevano e di quanti ne sarebbero caduti lungo il cammino che lo attendeva.

Il suo cammino. Non costruito dal destino, ma che si era costruito per conto proprio.

Aveva grandi progetti, per sé. In quanto alla sua famiglia o meglio, a ciò che ne rimaneva, con particolare riferimento ai suoi fratelli superstiti...avrebbero fatto meglio ad adeguarsi al nuovo ordine. O sarebbe stato peggio per loro.

Molto, molto peggio.

Jagger era praticamente già dalla sua parte. Lo ammirava, ed in virtù di ciò era facilmente manipolabile.

Scarso con la tecnica, ma di una ferocia e di un rancore senza pari. Sarebbe senz'altro potuto tornare utile, in qualche modo.

Pensò che avrebbe potuto arrivare a cedergli persino il titolo di nuovo successore, giusto per tenerselo stretto e buono. E per quel che gliene fregava.

Il futuro Grande Re Conquistatore del Cielo non se ne faceva nulla di titoli, attestati, riconoscimenti o benemerenze. Ogni merito, ogni qualifica...si sarebbe guadagnato ogni cosa direttamente sul campo, con le sue mani.

Ma al secondo tra i suoi fratelli adottivi nonché compagni di addestramento giusto quello, interessava.

Il titolo. Il titolo e basta.

Solo quello.

Rifilandogli una panzana del genere, quello gli avrebbe giurato come minimo fedeltà eterna. E lo avrebbe seguito ovunque, fedele come come un cagnolino. A costo di finire fino sul fondo dell'inferno.

Restava Toki.

Ecco. Lui era la sua spina nel fianco.

Suo fratello minore lo eguagliava, in abilità. E dal punto di vista dello stile, della grazia e dell'armonia dei movimenti addirittura lo superava.

Però lui disponeva dell'esperienza. Del resto era per merito suo se aveva imparato a combattere così bene.

Gli aveva insegnato tutto. Ogni cosa. Conosceva tutte le sue mosse, una per una.

Fratelli di sangue o no che fossero, lo avrebbe ammazzato come un cane rognoso.

Lo avrebbe ucciso senza la benché minima pietà se avesse osato mettersi in mezzo per tentare di ostacolarlo.

Toki avrebbe fatto meglio ad approvare, in un modo o nell'altro. Sarebbe stato senz'altro la decisione più saggia, e si sarebbe evitato un mucchio di problemi.

Un gran, bel mucchio di problemi. Almeno per lui.

E se proprio non si fosse ritrovato d'accordo col suo operato ed il suo modo di fare...avrebbe potuto sempre voltare la testa dall'altra parte e far finta di nulla. E a fare altro.

Ad esempio il medicastro da strapazzo, come sognava. Aiutando i malati a guarire e gli infermi a riprendere a camminare. Per poi finire trucidati da qualcun'altro.

Tsk. Che facesse pure quel che voleva, se proprio era contento così.

Quello si, che era un lavoro inutile. Fatica sprecata e tempo perso. Per salvare gente che non avrebbe avuto comunque nessuna speranza di sopravvivere, nel nuovo mondo che stava per nascere.

Avrebbe finito solo con l'allungare le loro sofferenze, invece di alleviarle.

Lo aveva avvertito, e messo in guardia. Che non si venisse a lamentare nemmeno lui, quando si fosse accorto del suo tragico quanto madornale errore. Il giorno in cui avrebbe capito che era sbagliato sia quel che diceva, che quel che faceva.

Gli aveva sempre raccomandato di intervenire, se avesse intrapreso una brutta strada o una via sbagliata. Anche con le maniere forti, se necessario.

Ma questo non stava certo a significare che gliel'avrebbe lasciato fare senza battere ciglio.

Se Toki riteneva di avere il diritto di agire, e lui di morire...glielo avrebbe concesso.

Gli avrebbe offerto una possibilità. Poi sarebbero state le loro capacità a decidere chi sarebbe dovuto perire e chi rimanere in vita.

Solo le loro capacità. Non il destino, il cielo, Dio o chi per essi.

Solo quel che erano in grado di fare.

Ma non era detto che Toki avesse voglia di farlo. Di impegnarsi fino alla spasimo e di mettere tutto in gioco in un duello tra fratelli di sangue.

In ogni caso, era pronto anche per lui. Se erano grane che cercava, gliele avrebbe date. E se era la morte, che voleva...gli avrebbe dato pure quella.

Bisogna stare attenti ma molto, molto attenti a quel che si desidera. Specie se tale desiderio arriva dal profondo del proprio cuore. Perché potrebbe avverarsi, prima o poi.

Ne restava uno.

Ah, già.

Quello.

Visto che Ryuken, giusto poco prima di crepare, aveva tirato in ballo il discendente legittimo del ramo principale della Dinastia di Hokuto, era probabile che si stesse riferendo a lui.

Impossibile. Era pressoché impossibile. Assurdo.

Kenshiro non era nemmeno da prendere in considerazione.

Il glorioso sangue degli Hokuto si era seccato. Doveva essersi tramutato in acqua, all'interno delle sue vene.

Non era mai stato all'altezza del compito che gli era stato assegnato e non lo sarebbe stato mai.

Non sarebbe sopravvissuto alla nuova era. Non avrebbe vissuto a lungo, nemmeno abbastanza da vedere la nascita ed il prosperare del suo impero.

Tutto tornava al suo posto, dunque. Il legittimo erede si era dimostrato un incapace, totalmente inadeguato al ruolo.

Non c'erano candidati ideali, da parte della Dinastia Principale. Toccava al degno sostituto.

Tocccava al discendente della famiglia Ryu. Anche se ben presto i titoli non avrebbero contato più alcunché.

E Kenshiro ne era l'esempio lampante, della sua teoria. Il fatto di essere il prescelto dalla nascita non lo rendeva invincibile. E nemmeno perfetto.

I legami di sangue non contavano. Contava solo la forza, e l'intelligenza.

Solo con quelle lui avrebbe dominato il mondo, e poi il cielo. Non con la discendenza.

Era ora di andare, dunque.

Di mettersi in marcia. E di vedere fin dove lo avrebbero portato i suoi pugni.

I suoi pugni, uniti alla sua mente ed al suo cuore.

E al desiderio. E alla volontà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come va? Spero bene.

Chiedo venia per l'enorme ritardo, ma sono reduce da un periodo abbastanza complicato.

Purtroppo nell'ultimo periodo le scuole (e parlando di Hokuto...sempre scuola, é!)hanno richiuso di nuovo, e i docenti sono stati costretti a reintrodurre ancora una volta la famigerata didattica a distanza.

E per forza di cose...la mia piccola ha monopolizzato il PC.

Me la sono cavata recuperando un vecchio carcassone della mia dolce metà che ormai svernava nello sgabuzzino.

Un povero catorcio (ma non insultiamolo, via. Il suo dovere lo ha fatto anche stavolta) che ormai non chiedeva altro che di rimanersene seppellito da qualche parte. E che ad ogni accensione mi sembrava di sentire una vocina implorante che supplicava “Uccidimi...”.

Non si collega neanche più in rete, da quanto é vecchio. Serviva solo per scrivere (e neanche con Word, OpenOffice o qualche altro programma. Col vecchio Wordpad!!).

Bastava.

Si torna alle origini, come direbbe il buon vecchio Apollo Creed. O all'analogico, come direbbe invece Tony “Iron Man” Stark.

Beh...la necessità aguzza l'ingegno.

E' pur vero che il lavoro ha subito rallentamenti, e me ne scuso. Ma ho lavorato con una grinta ed un energia che non vedevo e sentivo da mesi.

Proprio vero che quando vieni messo con le spalle al muro, rendi di più.

E certe volte ho come l'impressione che mi serva, tutto questo.

Come se uno non ha già abbastanza menate...

Che volete farci, ragazzi. A me le scelte facili e le soluzioni semplici non sono mai piaciute.

Se non mi complico la vita non sono contento.

Ma non ho mollato. E quindi...rieccomi qua!!

Allora? Come vi sembra?

Qui si conclude lo scontro tra Raoul e Ryuken.

Lo so, detta così sembra strana. Ma per la prima volta, forse giusto perché si trova in punto di morte...il vecchio padre e maestro tira fuori il suo lato più guascone e canagliesco.

Sembra quasi che si diverta un mondo, a vedere Raoul con le balle girate.

Eppure...é proprio in momenti come questi che si nota.

Cosa? Beh...il fatto che il nostro Raoul nonostante l'ambizione, tutta la sua buona volontà e i grandi propositi é destinato a fallire.

Non importa quanto in alto andrà. Prima o poi cadrà e precipiterà.

E' una questione di destino.

E' Ken, il prescelto. Non lui.

Certo, il fatto che si sia messo di traverso complica la faccenda. E non di poco.

Piuttosto...ridendo é scherzando, non mi sono accorto che é già più di un anno, che sto pubblicando questa storia!

Mi sono dimenticato di festeggiare la ricorrenza, pensa te.

Un po' per impegni e grattacapi vari, e un po' perché sono in ballo con l'altra mia long (quella su Zootropolis) che questo mese raggiunge il traguardo dei CINQUE ANNI.

Una bell cifretta, niente da dire.

Passiamo all'angolo dei ringraziamenti, ora.

Un grazie di cuore a Kumo no Juuza, Devilangel476 e vento di luce per le recensioni all'ultimo capitolo.

E come sempre, un grazie anche a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Grazie ancora a tutti.

 

Alla prossima, e...

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

Roberto

 

 

   
 
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