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Autore: Duchessa712    15/04/2021    1 recensioni
[La compagnia del cigno]
[La compagnia del cigno][La compagnia del cigno]"E perché la sai solo tu, questa storia?"
"Ero allievo di sua moglie"
Irene gli rivolge un sorriso che è un mero incurvarsi degli angoli della bocca, ma Domenico ricambia lo stesso e le stringe la mano. È tutto quello che può darle
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto quello che si può dare

Domenico é in ritardo. Ha aspettato, l'orecchio poggiato alla porta che ha aperto solo quando non ha sentito più il rumore sordo dei singhiozzi.
Ha avuto l'impulso di entrare, in realtà, prima di realizzare che non sarebbe servito a niente, che non ha parole da dirle ("mi dispiace" non rende nulla, "condoglianze" suona piatto, "so che..." è una bugia) e che la sola cosa che poteva darle era qualche minuto per piangere e ricomporsi.
"Buongiorno, maestra"
"Ciao Domenico". Si schiarisce la voce e forza un sorriso che scompare in qualche secondo. É pallida e le tremano leggermente le mani (la fede risplende illuminata dal sole, che sembra farsi beffe del suo dolore) e gli occhi sono rossi e ancora umidi di lacrime. Il trucco, però, è perfetto.

Mentre lui suona, mettendo tutta l'anima in ogni singola nota, Irene é appoggiata alla parete e si lascia investire dalla musica del suo alunno migliore.
Domenico è bravo come sempre. É lei che non ce la fa, che sente un nodo in gola e le lacrime minacciare di rigarle ancora il volto. È lei che lo guarda e trema e si morde le nocche per non piangere ancora. É lei che sente la rabbia scaldarle le viscere e bruciarle il cuore e che pensa lui è qui, lui è vivo. Serena no, Serena é morta - ed è ingiusto e stupido e sbagliato, ma non riesce a fare altro.

*

Marioni é solo peggiorato - urla di più, pretende di più, chiede l'impossibile e non concede errori.
È il bastardo e nessuno si stupisce quando, un giorno, si presenta più nervoso del precedente e abbaia contro chiunque commetta il minimo e impercettibile errore.
Domenico deve mordersi le labbra per non urlare contro Nathan quando lo sente ridacchiare con i suoi leccapiedi a qualche battuta di dubbio gusto.
"Ha perso la figlia" vorrebbe dirgli, ma sa che non sarebbe un gesto apprezzato né dal maestro né da sua moglie, che quasi nessuno lo sa, lì dentro, e non sarà certo grazie a lui che una tale tragedia diventerà di pubblico dominio.
Così si limita a sforzarsi di suonare al meglio, per non deludere del tutto gli standard stellari del maestro.

Irene, invece, sembra vuota. Si è spento qualcosa nei suoi occhi e Domenico si chiede se di notte dorma e se di giorno mangi, perché è talmente pallida e talmente magra che non dovrebbe nemmeno riuscire a reggersi in piedi. Si chiede anche quante lacrime si possano piangere prima di rimanere del tutto disidratati, perché, ormai, aspettare dietro la porta é diventato routine, e ogni volta l'attesa è qualche istante più lunga.
Non lo dice mai, però. Non sa se la donna sia consapevole del tempo che le concede, del fatto che le lezioni inizino sempre in ritardo. Se lo sa non ne ha mai fatto parola e lui non solleverà l'argomento, che susciterebbe solo inutile imbarazzo.
Ha perso una figlia. Pochi minuti di lezione non sono nulla, al confronto.

Si chiede se si parlano, come stanno, se ne usciranno più uniti o si allonteranno del tutto. Forse non è normale, essere tanto investito in qualcosa che non lo riguarda, ma non può farne a meno... Forse se non l'avesse sorpresa a piangere, forse se non l'avesse conosciuta anche lui, Serena - non una conoscenza approfondita, ovviamente. L'aveva solo vista, qualche volta, e gli era piaciuta: una bambina sorridente e gentile, che sembrava tutto tranne la figlia del bastardo.

*

Una volta (l'ultima anche se ancora non lo sanno) Irene é particolarmente stravolta e, a un certo punto, crolla.
Non c'è un motivo particolare: semplicemente non ce la fa più e si morde la mani con tanta forza da far uscire sangue e le gambe sembrano non sorreggerla e si sente scivolare lungo la parete e la testa le fa male a causa del troppo piangere e...
"Maestra!".
Domenico le è affianco in un momento e lei non ha la forza di mentire e dire che sta bene, non in una maniera che sia credibile. Così, visto che non ce la fa più, si trova a piangere sulla spalla del suo studente e decide che basta, che è arrivata al limite e non ne può più, che non ha più nulla da dare, a questi ragazzi, tranne odio e risentimento che non meritano, perché la morte di Serena si è portata via tutto.

*

Se ne va senza dare a nessuno il tempo di replicare, non alla direttrice, non a Gabriella, non a Giorgio, soprattutto non a Luca, che la supplica e sembra pronto a inginocchiarsi ai suoi piedi pur di non perdere anche lei.
Irene non ha il cuore di dirgli che lui la sta soffocando più di tutti, che è da lui, prima ancora che dai ricordi, che deve scappare.
Si limita a scivolare via, ancora tremante, ancora pallida, ancora un insieme di cocci che non sa rimettere insieme.
Lo affida a Domenico perché è il meglio che riesce a fare: mettere sulle spalle di un ragazzino un peso che non deve sopportare, affidargli un compito che non gli compete, invischiarlo in una storia in cui non dovrebbe avere parte.
Domenico accetta perché è buono, perché non si tira mai indietro, perché sente di avere una specie di obbligo verso di lei da quando ha cominciato ad aspettare dietro la porta e ancora di più quando l'ha lasciata piangere tra le sue braccia.
Irene gli rivolge un sorriso che è un mero incurvarsi degli angoli della bocca, ma Domenico ricambia lo stesso e le stringe la mano. É tutto quello che può darle.
   
 
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