Qualcosa cambia, nell’aria. Non sa esattamente cosa sia, ma lo avverte con inaspettata prepotenza.
Il suo sguardo cade lentamente oltre le spalle della ragazza-passerella – Dio, Chris, almeno il nome, si rimprovera – e si tuffa poco più lontano, qualche passo più in basso, verso un palcoscenico illuminato da colori pallidi, così come la pelle che sfiorano.
[...]
Si chiede per quale motivo sia così facile perdersi nelle linee ferme e gentili tracciate da quel corpo lontano, ma decide di non darci troppo peso e di limitarsi a sfruttare quella gentile concessione. Nota con sollievo che le parole continuano a fluire imperterrite dalle labbra tinte di rosso della ragazza che ancora stringe e accarezza impercettibilmente la sua gamba.
Ha i capelli scuri, di un castano ebano.
No, non la ragazza-passerella. La ragazza-palcoscenico.