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Autore: IndianaJones25    16/04/2021    2 recensioni
È una luminosa e calda giornata estiva di fine Ottocento quando, in una casa di Princeton, nel New Jersey, nasce l’unico figlio del professor Henry Jones Sr. e di sua moglie Anna.
Nel corso dei venticinque anni successivi, il giovane Junior vivrà esperienze indimenticabili e incontrerà persone straordinarie, in un viaggio di formazione che, tappa dopo tappa, lo porterà a diventare Indiana Jones, l’uomo con frusta e cappello, il più celebre archeologo del mondo…
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abner Ravenwood, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood, René Emile Belloq
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XXX.
FORESTA AMAZZONICA, BRASILE, LUGLIO 1925

   Il cielo era invisibile, celato dall’ampia copertura di foglie che si intrecciavano in un intrico inespugnabile. Richiami di uccelli tropicali si susseguivano senza sosta, e il gorgogliare dei ruscelli si avvicinava o si allontanava a seconda di come si muovevano. Gli insetti ronzavano in maniera incessante, le scimmie urlavano invisibili tra le fronde fitte e impenetrabili. L’aria, umida, impregnata di miasmi, era difficile da respirare. Il sudore stillava da ogni poro, le zanzare assalivano ogni singolo centimetro di pelle disponibile. Stare in mezzo a quello che alcuni chiamavano l’inferno verde era spossante, ma anche elettrizzante, una marcia continua e difficoltosa verso l’ignoto, sfidando tutto, persino la morte.
   I due ragazzi, armati di lunghi machete per sfrondare le foglie e i rami che impedivano con ostinazione il cammino, si facevano strada a fatica nel mezzo della foresta.
   Il francese indossava una sahariana e pantaloni verdi, lucidi stivali neri e aveva il capo coperto da un elmetto coloniale; era così elegante che sembrava pronto a partecipare a un ricevimento in mezzo ai maggiori rappresentati dell’alta società. L’americano, invece, in camicia, pantaloni e scarponi, aveva la frusta al fianco, la borsa a tracolla e il solito cappello di feltro marrone sulla testa, ed era coperto di sudore dalla testa ai piedi.
   Entrambi erano determinati, risoluti, sebbene tra di loro si notasse una certa differenza: mentre René appariva sano e arrossato dal calore, Indy era pallido e si sentiva febbricitante; la sua mano tremante correva di continuo alla fronte per detergersi il sudore freddo che gli colava negli occhi. Ma Belloq non sembrava affatto rendersi conto delle condizioni di salute del compagno, e Jones non era per niente intenzionato a farne parola. Si trattava soltanto di una lieve debolezza passeggera, nulla di cui doversi preoccupare. Si ripeteva di continuo che, dopo aver trascorso oltre un anno a prepararsi per la laurea, il suo fisico doveva semplicemente riabituarsi alla vita all’aria aperta e all’addiaccio. Tutto qui.
   La sola cosa da tenere ben presente nella mente, adesso, era il loro obiettivo, che si avvicinava sempre di più.
   I due archeologi erano partiti da soli per l’America meridionale. Harold Oxley, pur essendo la vera anima di quell’impresa, all’ultimo momento aveva trovato una scusa per non accompagnarli. Entrambi sapevano che, a frenarlo, erano stati il timore delle malattie endemiche del luogo e le troppe incertezze legate a quella loro ricerca. Non potevano biasimarlo, ma neppure si sentivano di condividere le sue paure: erano troppo giovani, testardi e robusti per farsi spaventare da così poco.
   Nonostante quella defezione, Indy e René erano dunque voluti partire ugualmente.
   Akator e le sue ricchezze erano un richiamo troppo forte e seducente, per i loro giovani cuori pieni di impulsività. E i primi scavi che avevano effettuato, seguendo le indicazioni fornite dagli appunti lasciati loro da Harold, sembravano già voler dare ragione alla loro tenacia e caparbietà: tra le altre cose che avevano dissotterrato, avevano rinvenuto un piccolo teschio di cristallo. Era rozzo, male rifinito, appena distinguibile da un qualsiasi altro sasso dalla forma curiosa, tanto che per vedervi la forma di un cranio si doveva lavorare molto con la fantasia. Per loro, però, era stata una prima e fondamentale tappa.
   Ora non restava che andare avanti, proseguire con le scoperte. Akator, Eldorado, sembrava proprio davanti a loro, così vicina che sarebbe bastato tendere una mano per toccarne le rovine.
   «Fortuna e gloria, sto arrivando» pensò Indy, ormai certo della vittoria.
   Si fermarono dinnanzi a un ammasso di canne e di foglie, oltre cui la foresta si faceva ancora più fitta e più oscura. Al di là di quell’ostacolo, si celavano misteri ed enigmi che attendevano soltanto di essere scoperti e riportati alla luce. Erano pieni di domande. Le risposte erano là, a portata di mano.
   Il francese era davanti e voltava le spalle all’americano. Senza girarsi a guardarlo, chiese: «Pronto?»
   Indy fece un cenno affermativo; poi, come rendendosi conto solo allora che l’altro non poteva vederlo, replicò: «Sì, sono pronto.» La sua voce era roca, impastata, faticava a risalirgli dalla gola. Stanchezza, niente di cui preoccuparsi. E l’arsura che gli bruciava nel petto era semplice sete, che avrebbe facilmente placato se avesse avuto la forza di afferrare la borraccia. Adesso non ce la faceva, a compiere quel gesto, perché non aveva quasi più vigore nelle braccia; ma più tardi ci sarebbe riuscito.
   René Belloq diede un fendente all’intrico di vegetazione e si addentrò nel buio, scomparendo nel mezzo del fogliame.
   Dopo un lungo attimo di esitazione, sorreggendosi ai tronchi per non barcollare e crollare al suolo, Indiana Jones lo seguì.


   [scritto: dicembre 2020]
   
 
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