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Autore: Fiore di Giada    16/04/2021    0 recensioni
[Partecipante alla challenge "solo i fiori sanno". Ho scelto il prompt connesso al narciso e alla vanità.]
Qualche minuto dopo, Enji, sopraffatto dalla stanchezza, si distese sul letto e chiuse gli occhi.
Il suo respiro, come una candela a lungo priva d’ossigeno, si affievolì sempre più, fino a spegnersi del tutto.
Toshinori, per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi lucidi di lacrime e il corpo magro scosso da singhiozzi. Non aveva avuto la possibilità di leggere a Endeavor altre poesie di Tagore…
Il cancro glielo aveva strappato troppo presto e lui si scopriva impreparato ad una simile, ulteriore perdita.
Il suo cuore era pieno di tombe e ogni morte gli strappava un frammento della sua capacità di resistenza.
Con la morte di Endeavor, il suo cuore era pietrificato nel dolore.
Che senso aveva la vita nel suo corpo, ormai da tempo malato e sofferente?
Lente, le lacrime accarezzarono le sue guance, poi posò il libro sul petto, ormai fermo, di Todoroki e incrociò le mani sul volume.
– Affido a te questo libro… Custodiscilo bene, ovunque andrai. Quando sarà il mio turno, riprenderemo la lettura. Te lo prometto, Endeavor. Te lo prometto, amore mio. –
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Endeavor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il penetrante olezzo dei narcisi, collocati in un vaso bianco, si spandeva nella stanza, mentre un sottile raggio di luce filtrava da una finestra semiaperta e si posava sul pavimento chiaro.
Enji Todoroki, disteso sul letto, rifletteva. Finalmente, la battaglia si era conclusa.
Gli sforzi congiunti degli eroi e delle eroine dell’intero pianeta avevano condotto alla vittoria contro All For One.
Anzi, lo stesso All For One era stato distrutto.
Pur essendo consapevole dell’identità del nemico, lo aveva ucciso per sua mano.
Si appoggiò alla spalliera del letto e chiuse gli occhi. Un tale, positivo risultato aveva richiesto un prezzo doloroso.
Tanti eroi giovani erano morti, in nome della pace e della giustizia.
E tra questi spiccavano Bakugo, Mineta e Hawk.
Strinse le mani sul lenzuolo e poche, ruvide lacrime gocciarono sulle sue guance. L’eroe alato, nel corso di quei lunghi, dolorosi mesi era divenuto per lui un collaboratore indispensabile.
Era stato straziante per lui accogliere i suoi ultimi respiri, mentre si spegneva tra le sue braccia.
Il falco aveva perduto le sue ali grandiose.
L’ardua battaglia, però, aveva richiesto anche a lui un esoso prezzo. Consapevole dei suoi errori, aveva deciso di divorziare da Rei, col suo consenso, pur non trascurando i suoi doveri di genitore.
La sua tenacia era stata ripagata e le sue pur non esagerate premure avevano cominciato a incrinare il muro della diffidenza dei suoi due figli.
Cominciavano a comprendere la sincerità del suo pentimento.
Sembrava annunciarsi per lui una nuova era, gravida di promesse e di incognite.
Sollevò le labbra in un amaro sorriso. Evidentemente, il Fato voleva punire le sue malefatte.
Aveva iniziato a soffrire di forti accessi di tosse e il suo corpo imponente era stato consumato da un rapido dimagrimento.
Il responso medico era stato duro, crudo, implacabile.
Era malato di cancro ai polmoni.
Solo una complessa e dolorosa cura gli avrebbe dato la possibilità di sopravvivere.
Aveva deciso di affrontarla, ma il tumore si era rivelato resistente.
Non aveva rivelato nulla a Rei e ai suoi figli, perché non voleva costringerli ad assisterlo, dopo quanto accaduto tanti anni prima.
Pur con fatica, aveva cercato di condurre la sua vita solita.
L’occhio esperto di Natsu aveva scorto segni di malessere sul suo volto e, cauto, gli aveva domandato se stesse bene, ma lui aveva sempre svicolato.
Aveva cercato di celare la realtà del suo male, ma, tre mesi dopo, Rei l’aveva trovato svenuto, steso sul pavimento del soggiorno del suo appartamento.
E, con suo sommo disappunto, aveva dovuto accettare l’assistenza dei suoi familiari.
Chiuse gli occhi. Essendo le cure inutili, era stato riportato a casa.
Quei pochi mesi non li avrebbe trascorsi in ospedale.
E’ stato meglio di quanto pensassi… – mormorò. Sua moglie e i suoi figli, malgrado i suoi abusi, avevano saputo andare oltre e l’avevano circondato di premure e attenzioni.
Nonostante l’iniziale contrarietà, avevano capito la ragione della sua decisione, che l’aveva portato a non rivelare l'origine dei suoi malesseri.
Non voleva obbligarli ad assisterlo, perché era cosciente della gravità delle sue colpe, compiute in nome della sua vanità frustrata.
Anzi, si irritavano quando cercava di occuparsi da solo di se stesso.
Sopraffatto dalla stanchezza, si rilassò e si addormentò.

Il debole fruscio di una porta che si apriva attirò la sua attenzione.
Intontito, girò la testa e vide la figura scheletrica di All Might sulla porta e, nelle sue mani, stringeva un piccolo libro dalla copertina nera.
Perché sei qui? – domandò, perplesso. Quella situazione gli sembrava surreale.
Toshinori era condannato a morire prima, a causa del suo combattimento contro All For One, eppure sarebbe stato lui a uscire prima di scena.
All Might sollevò le labbra in un sorriso e la pelle del suo volto parve tendersi sulle ossa facciali. Nulla aveva potuto fare, durante le battaglie, ma desiderava ripagare Endeavor per lo sforzo da lui compiuto in difesa della comunità.
Si era mostrato degno di ereditare il suo ruolo.
Si era speso per la sua comunità e aveva compreso il suo ruolo di eroe, malgrado le loro divergenze.
Scosse la testa, sconfortato. Perché non aveva ben compreso la vera essenza dell’eroismo?
Aveva sprecato tanto, troppo tempo inseguendo una rivalità insensata.
L’invidia e la vanità lo avevano portato a vedere in suo moglie una incubatrice e in suo figlio minore uno strumento per compiacere il suo egocentrismo.
Attraversò la camera e si sedette accanto al letto di Todoroki. Se avesse afferrato prima la verità, avrebbero potuto combattere insieme tante, epiche battaglie.
E la loro vita sarebbe stata diversa.
Allungò il braccio destro e posò la mano su quella dell’altro eroe. Quelle mani, un tempo così vigorose, erano fragili quanto le sue.
Volevo vederti. Quando te l’ho chiesto, non hai detto di no. – rispose l’ex numero uno, la voce pacata. Il suo cuore, in realtà, era dilaniato dall’amarezza.
Endeavor sopportava il dolore con fierezza e stoicismo, ma era per lui atroce scorgere su quel viso i segni del tumore.
Non voleva costruire una tomba per lui.
Non era pronto a perderlo.
Todoroki sollevò le labbra in un sorriso, mentre un lampo fugace balenò nelle sue iridi cerulee.
E’ vero. Evidentemente, la morfina danneggia il mio cervello. Ne prendo atto. – rispose.
Toshinori, imbarazzato, annuì.

Lo sguardo di Enji, ad un tratto, venne calamitato dal libro.
Tagore… Da quando ti piacciono i poeti mistici? – domandò, il tono benevolmente ironico. Lui si era sempre presentato con l’aspetto di un eroe allegro e vivace, innamorato della celebrità e delle attenzioni dei suoi sostenitori.
Non avrebbe mai immaginato un suo lato così malinconico e introspettivo.
Le iridi di topazio azzurro di Toshinori brillarono di lacrime. Quel mutamento, per lui, era fonte di gioia e di amarezza.
Era felice di non vedere odio e rabbia negli occhi di Todoroki, ma il suo cuore soffriva per la brevità del tempo a lui concesso.
La mia maestra me li ha fatti apprezzare. E aveva ragione. Mi hanno aiutato tantissimo, in questi anni. – mormorò. Gli insegnamenti di Nanà gli avevano permesso di ampliare la sua cultura, oltre alla sua forza di combattente.
Nelle parole di Gurudev, così vibranti di spiritualità e amore, si riflettevano i suoi sentimenti più limpidi…
Le sue emozioni si rivolgevano verso il morente Eroe del Fuoco.
Accarezzò la copertina del libro e, a stento, frenò un singulto. Anche lui, pur essendo considerato il Numero Uno, non riusciva a non provare ammirazione per la ferma e risoluta volontà di Endeavor.
A differenza degli altri eroi, che lo vedevano come un idolo remoto e irraggiungibile, lui non si era mai arreso e, pugnace, aveva continuato a combattere.
Tale stima si era mutata in un amore forte e sincero, da lui mai rivelato.
L’odio e il risentimento dell’Eroe Fiammeggiante erano per lui amari.
Posso chiederti un favore? – domandò.
L’ex Numero Uno si scosse dai suoi pensieri e gli lanciò uno sguardo interrogativo.
Quale? – chiese a sua volta.
Un lieve rossore velò le guance di Endeavor e le sue dita si strinsero attorno alle lenzuola, come adunchi artigli.
Puoi… Puoi leggermi una delle poesie? – lo interrogò.
La gioia invase il cuore dell’altro eroe. Quella richiesta poteva costituire un ponte tra di loro, per quanto effimero.
E non poteva perdere una simile occasione.
Te ne leggerò tante. Quante ne vuoi. – rispose, deciso.

Il mio cuore ripete senza fine che voglio Te, te solo. Tutti i desideri che mi scuotono di giorno sono falsi e vani fin nel profondo dell’anima. – iniziò Toshinori.
Sussultò. Quelle parole, così belle, erano sospese tra una dolce sensualità, vibrante di passione, e l’estasi mistica.
La sua scelta era stata casuale o guidata da una volontà precisa, seppur inconscia?
Scosse la testa. Non era il momento di esitazioni o ripensamenti.
Con la semplice lettura, poteva dare piacere alla persona da lui amata.
Come la notte cela nelle tenebre la brama che ha della luce, così nel profondo dell’esser mio un grido risuona: voglio Te, Te solo. – proseguì.
Enji sbarrò gli occhi, confuso. Toshinori era dotato d’una voce calda, quasi pastosa, e la sua lettura era molto gradevole.
Tuttavia, il suo tono sembrava vibrare d’un sentimento insolito…
Scosse la testa e quasi rise del suo pensiero. No, era solo una sua impressione.
Tante, troppe amarezze si innalzavano tra di loro, come spessi muri, e un eventuale interesse amoroso di All Might per lui era assurdo.
E come la bufera, che pure nella sua furia ha per meta la pace, così il mio spirito ribelle lotta contro il tuo amore e il mio grido è sempre quello: voglio Te, Te solo. – concluse Toshinori.

Ti è piaciuta? Te ne leggo un’altra? – domandò.
Sì, ma voglio chiederti una cosa. Stavi cercando di dirmi qualcosa, mentre leggevi? – chiese Enji, il tono calmo.
Toshinori sussultò e abbassò la testa, sconfitto, L’intelligenza di Todoroki si era rivelata penetrante e aveva saputo vedere oltre le parole.
O forse la scelta del brano aveva sollevato un velo sottile?
Sospirò. Qualsiasi cosa fosse accaduta, la menzogna si sarebbe rivelata puerile.
Non poteva negare la realtà dei suoi sentimenti.
Sì. E penso che la poesia riveli quello che provo ben più di tante parole. Sono stato uno stupido, ma non ce l’ho proprio fatta. – confessò, il tono tremante, pudico. Non riusciva nemmeno a ridere della situazione surreale.
La realtà delle sue emozioni era per lui straniante.
Enji allungò la mano e la posò sul braccio dell’altro, che sussultò. Malgrado la malattia, poteva avvertire la risolutezza del suo tocco.
Sembrava che il male, per un istante, si fosse dissolto.
Guardami. – gli ingiunse Todoroki, calmo, seppur deciso.
Pur riluttante, l’eroe nippo statunitense alzò la testa e i suoi occhi cerulei si rifletterono nelle iridi simili dell’altro.
Io… Io non posso amarti. Ma sono felice che tu non mi abbia odiato, nonostante tutto quello che c'è stato. In questo, sono stato fortunato. – dichiarò, sereno.
Le sue mani, con maggiore forza, si strinsero attorno a quelle di Toshinori e un brivido attraversò la schiena di quest’ultimo. Quelle parole donavano al suo cuore una serenità evanescente.
Avrebbe desiderato una risposta positiva alla sua dichiarazione, ma era soddisfatto di una tale attestazione di stima.
Ti ringrazio… Ti ringrazio, All Might. –

Qualche minuto dopo, Enji, sopraffatto dalla stanchezza, si distese sul letto e chiuse gli occhi.
Il suo respiro, come una candela a lungo priva d’ossigeno, si affievolì sempre più, fino a spegnersi del tutto.
Toshinori, per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi lucidi di lacrime e il corpo magro scosso da singhiozzi. Non avrebbe avuto la possibilità di leggere a Endeavor altre poesie di Tagore…
Il cancro glielo aveva strappato troppo presto e lui si scopriva impreparato ad una simile, ulteriore perdita.
Il suo cuore era pieno di tombe e ogni morte gli strappava un frammento della sua capacità di resistenza.
Con la morte di Endeavor, il suo cuore era pietrificato nel dolore.
Che senso aveva la vita nel suo corpo, ormai da tempo malato e sofferente?
Lente, le lacrime accarezzarono le sue guance, poi posò il libro sul petto, ormai fermo, di Todoroki e incrociò le mani sul volume.
Affido a te questo libro… Custodiscilo bene, ovunque andrai. Quando sarà il mio turno, riprenderemo la lettura. Te lo prometto, Endeavor. Te lo prometto, amore mio. –

N.B: Adoro Tagore, mi piace tantissimo come poeta. Questa è una lirica tratta dalla splendida raccolta “Gitanjali”.
Ok, la passione di Nanà per questo poeta è inventata da me, ma non credo sia una cosa idiota. All Might non mi sembra uno scemo stereotipato (a parte quando appare a caso Midoriya, che secondo me deve denunciarlo per spaventi ripetuti) e potrebbe averla presa da lei. Quando parla di lei, gli occhi gli brillano ed è tenerissimo.
Ho scelto questa lirica perché, secondo me, oscilla tra sensualità ed estasi religiosa. E può esprimere al meglio una dichiarazione d’amore.
Ah, come si è capito, mi piace la ship Endeavor x All Might e questo è un finale ipotetico. Cosa succederebbe, se, alla fine della guerra, All Might sopravvivesse e fosse Endeavor il primo a morire?
Per me, sarebbe dilaniante per l’ex Simbolo della Pace (come se non avesse già abbastanza sfighe).
Io ho ipotizzato una separazione consensuale tra Rei ed Enji. Non odio lei, anzi penso sia giusto che si separino e restino in contatto come genitori, visto quello che lui le ha fatto passare.
Spero che non vi siate tagliati le vene dalla noia, ma non mi aspettavo che un fumetto come My Hero Academia fosse così gradevole. Piccola precisazione: Gurudev è un altro nome di Tagore.















   
 
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