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Autore: Rosette_Carillon    16/04/2021    2 recensioni
La guerra civile è terminata. Bucky vive a New York con Steve, cerca di ritrovare un pò di serenità e recuperare i suoi ricordi.
L'eredità appartiene a lei, ma Marta non sa davvero che farsene, e decide di accettare una proposta di lavoro che la porta a New York: viene assunta da Fury per occuparsi dell'ex Soldato d'Inverno.
[ Captain America; Knives out ]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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NOTE.
La ff è ambientata dopo Civil War. È una what if perché è ambientata in un magico universo in cui, in qualche modo, la guerra ha avuto un esito meno disastroso rispetto al film XD, e Steve e Tony sono in rapporti, se non buoni, almeno civili.
Per quanto riguarda Marta, dal film non abbiamo molte notizie su di lei, quindi il personaggio avrà alcune cose in comune con l’attrice che la interpreta.
Sinceramente ho cominciato questo crossover più che altro per divertirmi, e perché non riuscivo più a togliermi l’idea dalla testa. Non so bene come finirà ^_^; .
Ho la trama in mente, e sto seguendo quella, ma non so quanti capitoli ci saranno e quanto ci metterò a scriverli. Potrei aggiungere altri personaggi, e il raiting potrebbe cambiare.
Altra cosa, Bucky non si è ancora ripreso da tutto ciò che ha vissuto durante e dopo la guerra, (es. saranno presenti scene di attacchi di panico, incubi, … ) ma vorrei comunque tenere un’atmosfera leggera nella fic, non angosciante.
Per chi le ha lette: questa ff è il seguito di ‘Dopo’, mentre i fatti di ‘Waiting for a miracle’ si collocano durante l’arco narrativo di questa long.
Il titolo della long è ispirato a ‘The war was in color’ dei Carbon Leaf; ‘Waiting for the miracle’, invece, è un brano di Leonard Cohen.
Credo di aver detto tutto, scusate per la lunga introduzione. Grazie a chiunque leggerà e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate :).
Buona lettura!                 
                              

 





 
 
                                                                                                           Capitolo 1
                                                                        Un ultracentenario adorabilmente pericoloso

 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bucky la osserva in silenzio, con attenzione.
Sono sei mesi che vive con Steve, un mese da quando l’uomo è partito in missione con la Vedova Nera, e cinque giorni da quando quella donna è comparsa nella sua vita.
È un ordine di Fury, non può faci nulla. Non importa.
Preferisce tacere, mostrarsi collaborativo. Così, forse, non sarà congelato nuovamente e, forse, potrà restare ancora al fianco di Steve.
La donna non si accorge di nulla: è concentrata sulle due tazze che sta riempiendo d’acqua calda.
È di corporatura minuta, e fragile. È giovane, ha sicuramente meno di trent’anni. Le chiederebbe l’età giusta, ma è una donna, e sarebbe davvero maleducato da parte sua.
Lei gli dà le spalle senza timore. La sua sicurezza è certamente data dall’ingenuità: non avrebbe alcuna possibilità di difendersi da lui se-
Una tazza compare nel suo campo visivo.
Bucky solleva lo sguardo e incontra quello gentile di Marta. Lei gli sorride allungandogli la tazza, e lui la prende con la mano umana.
<< Grazie, >> mormora.
<< Prego, >> risponde l’infermiera. 
È gentile. Innocente.
Troppo gentile e innocente, e debole.
Non la vuole vicina, non è sicuro. Potrebbe farle male.
Perché Fury gliel’ha messa accanto? Non riesce a capire quale possa essere il suo piano. Che sia un’agente sotto copertura? Difficile. Sembra davvero una semplice, indifesa civile.
<< Sergente Barnes, >> lo richiama lei, una tazza fumante stretta fra le mani << non sono sicura che un semplice infuso possa aiutarla con la sua insonnia, >> comincia, pensierosa, le sopracciglia aggrottate << forse dovrebbe provare con qualcosa di più forte. >>
Ha visto la sua cartella clinica: per il suo organismo, quell’infuso avrà lo stesso effetto di un bicchiere d’acqua.
Lui, però, non vuole assumere medicinali. Rifiuta, laconico, e continua a sorseggiare lentamente l’infuso. È stanco, e irritato.
Vorrebbe dormire, ma chiudere gli occhi lo terrorizza. Il buio gli fa paura, perché non sa cosa si nasconda fra le ombre che lo circondano, quando anche l’ultima luce viene spenta. Dormire significherebbe abbassare la guardia, lo renderebbe vulnerabile, e non se lo può permettere.
<< Lei, invece, dorme bene? >>
L’infermiera non risponde subito, l’ha colta di sorpresa.
 << Ci sto lavorando su, >> dice poi, vaga.
Bucky non chiede altro, capisce quando una persona non vuole parlare, e torna a bere. Non sono affari suoi, dopotutto.
Guarda fuori dalla finestra: è tarda serata, fra poco Marta andrà via.
Non la vuole vicina, sa di essere pericoloso, ma è stanco di essere solo. Quella donna lo tratta come se fosse un essere umano, e non se lo merita, sa di non meritarlo, ma lo fa stare bene.
Gli piace potersi illudere di essere ancora umano.
Lei lo chiama ‘sergente’, usa quel vecchio grado che ormai è solo una parola priva di significato. Non è più l’uomo che, nel 1942, si è arruolato nell’esercito. Non è nemmeno più nell’esercito.
<< Buona serata, sergente, si ricordi che può chiamarmi a qualsiasi ora. Anche se si sentisse solo un po' agitato. >>
Bucky annuisce silenziosamente. Non lo farebbe mai, sa di essere…complicato da gestire e, anche se lo facesse, lei non risponderebbe di certo. Perché dovrebbe preoccuparsi di lui anche la notte a meno che non si tratti di un’emergenza seria?
Sembra sincera, però.
<< Sono seria, >> aggiunge. << Io non mento mai. >>
<< Mai? >> quasi ride. Come si può non mentire mai? È impossibile.
<< Mai, >> conferma lei. Il perché glielo dirà in un altro momento.
 
                                                                                                                                      §
 
 
Si chiude la porta alle spalle e, con un sospiro, accende la luce. Lascia la borsa medica all’ingresso, e va in bagno.
Il sergente Barnes non è una persona facile, ma questo se l’era aspettato. Ciò che non si era aspettata, invece, era l’angoscia che continuava a vedere negli occhi dell’uomo.
I media lo descrivevano come un assassino, lo spettro di una guerra resuscitato da un passato non poi così lontano. Nessuno sembrava notare, che a quel braccio in vibrano era attaccato il corpo di un uomo con cui la vita è stata crudele.
Marta sa quali crimini abbia commesso, legge i giornali, guarda la televisione, e si è informata prima di accettare quel lavoro ma, per quel che la riguarda, il sergente James Buchanan Barnes è una vittima di macchinazioni più grandi di lui. Quando le sue mani hanno impugnato armi per uccidere, la sua coscienza non era presente.
Capisce la necessità del mondo di trovare un colpevole, ma non è il sergente a dove pagare.
Entra in bagno e si spoglia mentre lascia che l’acqua cominci a uscire nella doccia, così, quando si infilerà sotto, il getto sarà caldo.
Vorrebbe poter aiutare il sergente in qualche modo, ma prima deve riuscire a guadagnare la sua fiducia, e non sarà facile.
Ha visto come la guarda. Sembra quasi che abbia paura di lei, che tema che lei possa fargli del male ma, allo stesso tempo, ha avuto l’impressione che lui si preoccupi per lei.
L’acqua calda scorre lungo il suo corpo, rilassandola e facendola sentire più ottimista.
In fondo, osservando la situazione da un altro punto di vista, il sergente Barnes è solo un vecchietto ultracentenario col corpo di un trentenne.
Si conoscono solo da pochi giorni, c’è ancora tanto da fare, e c’è tutto il tempo per procedere con calma.
Si mette ai fornelli ancora accaldata dalla doccia e accende la televisione. Il silenzio di quell’appartamento la mette a disagio; fin da bambina ha sempre vissuto in ambienti chiassosi.
La voce alta di sua madre, la presenza vivace di sua sorella, il vociare del vicinato e i suoni della strada.
Al telegiornale c’è un servizio su una conferenza, si parla di Captain America.
Lei non l’ha ancora incontrato di persona. Quando si è trasferita nel nuovo appartamento, proprio davanti quello suo e del sergente Barnes, lui era già partito in missione.
<< Vi posso assicurare, >> dice Pepper Potts alla televisione << che i rapporti fra Captain America e Iron Man sono tornati quelli di un tempo. Entrambi hanno intenzione di collaborare in futuro per la nostra sicurezza. >>
Subito la donna viene assalita da domande, la giornalista che ha curato il servizio dice qualcosa, ma Marta non la ascolta.
Sullo schermo compaiono le foto dei due supereroi, e lo sguardo della donna si ferma su quella del capitano. Quel volto è inquietantemente familiare.
Cosa farà quando si troverà davanti Steve Rogers? Come reagirà, se basta solo un’immagine per farle gelare il sangue?
Spegne la televisione, e continua a mescolare la pentola sul fuoco.
Espira con forza.
Basta.
Deve smetterla di comportarsi in quel modo. Ransom è in carcere, non può più farle nulla. Non sa che si è trasferita, e non saprebbe nemmeno come rintracciarla.
A New York è al sicuro.

 
  
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