Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: jaspeg    17/04/2021    0 recensioni
Questa storia parla della sorella maggiore di Ciel, scomparsa durante l'incendio che distrusse la loro famiglia.
Durante l'incendio riesce a salvarsi tuffandosi nel lago della residenza che era collegato a un canale che andava nel Tamigi.
Venne trascinata per chilometri, fino a Londra, dove verrà salvata da un misterioso ragazzo che dopo se ne andrà lasciandola nelle mani di uno zingaro.
Trascorsero 3 anni, fratello e sorella si ritroveranno, ma, ricomparirà anche il misterioso ragazzo che l'ha salvata, nonostante non volesse avere niente a che fare con lei spesso in quegli anni ha dovuta tirarla fuori dai guai riuscendo sempre a celare la sua identità (o quasi).
Quando Ciel ritrova sua sorella riesce a convincerla a tornare a casa con lui dopo varie suppliche, Sebastian era preoccupato, non bastava un Phantomhive? Ma con sua grande fortuna la sorella era il contrario del suo padrone e finì per affezionarcisi. Con il suo rientro in società finalmente scoprirà chi è il suo salvatore ma si verrà anche a scoprire il segreto più oscuro di Sebastian.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Undertaker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi cominciarono a brillare come tizzoni una volta che venne nominata sua madre. 
Probabilmente lui nemmeno se ne rese conto, ma in quel preciso istante gli occhi di Shade erano uguali a quelli di Sebastian, dando conferma ad uno dei suoi più grandi timori. 
- Rispondi! Che cosa sai TU di mia madre?
Il demone incurvò la schiena poggiando i gomiti sulle gambe, le mani giunte davanti alla bocca davano una posa grave, quasi umana al mostro che gli stava davanti. Il pensiero che quella donna fosse Aralia lo stava logorando dentro da tempo, ma per avere conferma di ciò doveva parlare con chi le era più vicino.
Si. C'era la possibilità che persino Shade fosse stato tenuto all'oscuro riguardo alle reali sorti della madre, ma non aveva scelta: doveva provare ad ogni costo.
Doveva sapere se quell'anima era viva. Sopratutto perché... gli era stata portata via.
- Perché credo che tua madre abbia a che fare con me... Col mio passato.
Quelle parole così piatte all'apparenza prive di sentimento, infervorarono il principe che si scagliò contro di lui. Lo prese per la gola sbattendolo con violenza contro la parete, mentre le pupille si ridussero a fessure e le braccia si fecero così massicce da non sembrare nemmeno quelle di un ragazzo di diciassette anni. 
La forza che stava usando contro di lui non era certo umana. Una pressione del genere avrebbe tranciato il collo di un orso. Fortunatamente, Sebastian non era in quella condizione di vulnerabilità e poteva contrastarlo quando voleva. 
- Di un'altra parole, e giuro che ti ammazza con le mie mani!
Era un tasto dolente, ma non poteva più aspettare. Prese il polso del ragazzo e lo allontanò dal suo collo. Sentiva che faceva resistenza, ma per quanto forte riuscì a contrastarlo.
- Credo che tu mi abbia frainteso. Io non voglio dire che tua madre abbia fatto "direttamente" parte del mio passato. 
- Che cosa stai dicendo? 
- Se mi lasciassi parlare forse capiresti. 
Ci mise qualche secondo per decidere cosa fare. Dopo tutto lui poteva sapere delle cose di cui era all'oscuro. 
Sebastian da sotto il suo frac prese un cilindro e aprendolo prese le pagine del manoscritto medievale recuperato sulla Campania. Shade non capiva a cosa potevano servirgli quelle pagine. Tra l'altro solo una parte di esse erano state tradotte.
- Che cosa significa? 
- Sai cosa sono queste? - Chiese con tutta la calma di cui disponeva, mal celando una punta di supponenza.
- Si. Le pagine di Hellsing. E allora? Cosa centrano con te? - Guardò meglio il demone. 
- Rammenti quando abbiamo fatto la traduzione? 
- Si. Erano pagine di due cronache medievali. 
- E di cosa parlavano? 
Shade sembrò rifletterci qualche secondo; la prima parlava di due giovani, un ragazzo e una ragazza. Lei viveva alla luce, mentre lui viveva nell'ombra. L'altra invece era la storia di una principessa di un regno che era stato cancellato e di un cavaliere vestito di oscurità, di cui nessuno sapeva nulla. Non c'era la parte centrale del racconto, ma avevano trovato un pezzo del finale in cui narrava che quell'uomo ricolmo di odio usò le ombre per cancellare ogni traccia di quel regno. Un gesto meschino per chiunque. 
Il ragazzo prese il finale della pagina strappata e la lesse.
- "E di colui che gli occhi erano creati dal sangue; Portò l'inferno in quel regno che gli aveva fatto amare una luce che non poteva raggiungere. Con quell'odio lo condannò a sprofondare nelle oscurità del tempo"
Non ci volle molto a Shade per capire chi fosse quel cavaliere. Alzò lo sguardo sul volto del demone velato dalle ombre del rimpianto. 
- Eri tu quel cavaliere?!
- Si.
- Quindi... tu hai cancellato quel regno dalla storia!
- Si - Il tono grave e forse in parte di rammarico.
- Perché? 
- "Portò l'inferno in quel regno che gli aveva fatto amare una luce che non poteva raggiungere" Cos'altro può significare per te? 
Quel silenzio carico di tensione portò i due a comprendersi per la prima volta.
- Tu... eri innamorato di lei!




In un'altra cabina intanto Ciel cercava in un moto disperato di dormire qualche ora. Sfortunatamente per lui e il suo sonno leggero, il movimento del treno non erano un toccasana per le sue sinapsi gravemente sovraccaricate da tutto lo stress che si stava subendo in quel periodo. 
Sebastian si era congedato e qualcosa gli aveva fatto intendere che non voleva essere disturbato. Non che gli importasse molto dei bisogno del suo servo, ma una parte di lui sapeva che quei tre stavano tramando qualcosa e sua sorella faceva parte di quel conflitto tra i due uomini. Prese il suo cuscino, infilò la vestaglia e uscì nel corridoio per raggiungere la cabina letto della sorella. Fuori dai finestrini si poteva ammirare uno splendido paesaggio illuminato dalla fioca luce lunare che quella sera stava dando il meglio di se, quasi a voler rivaleggiare col sole. Guardando quel suo pallore di fantasma gli tornarono alla mente i capelli della sorella. 
Dall'incidente della Campania non erano più tornati normali e sebbene avesse cercato risposte, nessuna di esse era sufficiente. 
All'imbocco della galleria decise di raggiungere la sua cabina arrivandoci a tentoni. Finalmente dopo qualche passo la riconobbe da un fiocco che aveva messo alla maniglia in caso avesse avuto bisogno di lei. Deglutì il nulla consapevole che molto probabilmente quella conversazione non sarebbe finita molto bene. 
Quando bussò sentì lo strano rumore di qualcosa cadere per poi trovarsi davanti l'immagine della sorella, completamente avvolta dal bianco. Sembrava che la Luna si fosse staccata dal cielo e fosse entrata nel treno, con lui solo per illuminargli la strada. 
- Ciel. Qualcosa non va? 
Il ragazzino abbassò lo sguardo per nascondere il rossore nato da quei pensieri non proprio casti. 
Era sempre difficile guardarla mentre indossava quelle camice da notte estremamente scollate, ma nonostante l'imbarazzo doveva ammettere che quel modo di vestire la facevano sembrare una divinità antica. 
Alys piegò leggermente la testa per incoraggiarlo a parlare.
- Ciel... 
- Sto bene.
Fu la risposta troppo affrettata che mise sospetto nella ragazza. 
Si guardò intorno nel corridoio per accertarsi che nessuno li vedesse. In genere indossava una parrucca per nascondere i capelli, ma era stata colta di sorpresa e non se n'era preoccupata.
- Entra.
Lo prese per il braccio e lo trascinò all'interno dell'abitacolo. Mentre cercava di chiudere a chiave la porta il conte si sedette sul letto continuando ad osservarla e nel momento in cui si voltò, s'irrigidì incrociando quegli occhi tanto familiari, quanto estranei. 
Lei sapeva benissimo quello che stava succedendo. Dal giorno del naufragio suo fratello aveva sempre tenuto una certa distanza. Temeva che la cosa sarebbe successa, ma mai si aspettava che facesse così male. 
Finalmente uscirono dalla galleria e la luce entrò dal finestrino illuminando le due figure l'una di fronte all'altra. 
Ciel non riusciva a ancora ad accettare che sua sorella si fosse ridotta in quello stato. E per cosa poi? Aveva cercato di avere delle risposte da Sebastian, ma sembrava che nemmeno lui ne sapesse molto. Per quanto riguardava Shade aveva sempre evaso alle domande e non poteva mai andare troppo oltre con lui. Alys invece aveva sempre cercato di evitarla per paura di scoprire di aver perso anche lei, che quel mondo l'avesse corrotta. Aveva perso troppe persone, tropi affetti, troppe vite innocenti. Non voleva perdere anche lei. Non... non sapeva se avrebbe retto. 
Però ora non c'era più tempo per i dubbi. Fece un lungo sospiro chiudendo gli occhi per rilassare i nervi da quei pensieri così pesanti per poi far saettare quegli zaffiri su di lei, facendola sussultare appena i loro sguardi si incatenarono l'uno all'altra. 
- Alys... 
- Si. Dimmi. 
Con una mano le fece segno di sedersi accanto a se. 
Senza fiatare obbedì non comprendendo fino a fondo l'intento del fratello. Si misero a fissare il pavimento per minuti fino a che questo si voltò.
- Alys. Tu sei mia sorella e l'unico famiglia chi mi è risata.
Annuì, non osando interromperlo.
- Ti ho creduta morta e quando ti ho trovata, ho cercato per mari e monti. Non hai idea della gioia che ho provato nel riaverti con me, ma tu... tu sei sempre distante. Per caso... per te sono diventato... un peso? 
- Co.. cosa?! Come puoi dire una cosa del genere? 
Si tirò su mettendosi a carponi nel letto per avvicinarsi di più al fratello. Come poteva anche solo pensare che lei non lo amasse? Cosa lo aveva spinto a formulare un pensiero tanto straziante? 
- Allora perché non mi parli? 
- Io... 
- Sono IO! Sono Ciel! Il tuo fratellino asmatico che ti faceva sempre preoccupare! Dov'è... dov'è la mia Alys? 
Si portò una mano al petto con gli occhi sull'orlo delle lacrime. Finalmente entrambi si resero conto che nonostante fossero tornati a vivere insieme il loro spirito non si era mai ritrovato veramente e questo non aveva ferito solo lei, ma anche lui. Ciel era sempre stato una persona che si teneva tutto dentro. Era come Vincent; nascondeva i dolori dietro un sorriso, ma appena rimaneva nell'ombra del suo studio versava tutte le lacrime che la luce del sole non poteva vedere. 
- Mi dispice Ciel... non sai neppure quanto.
Con le mani tremanti prese il viso del fratello, entrambi con le lacrime gli occhi e lo portò al petto accarezzandogli i capelli come quando erano bambini.
- Io non voglio perderti... Non di nuovo!

Dopo un po' finalmente la frustrazione cominci a scemare dai loro corpi. Finalmente dopo tanto tempo i loro cuori erano senza barriere, inerti di fronte alla verità. 
Si erano ritrovati stesi l'uno accanto all'altra a guardare il soffitto con qualche fugace occhiata al paesaggio fuori dal finestrino. Sembrava quasi che la luna si prendesse gioco di loro impedendogli di dormire, così Ciel decise di condividere i suoi dubbi con la sorella. 
- Posso sapere cosa ti lega al principe? 
Sapeva che prima o poi sarebbero arrivate quelle domande e adesso era pronta ad affrontarle.
- Come ben sai, io per sfuggire agli assassini dei nostri genitori mi sono gettata nel fiume che mi trascinò fino a Londra.
- Si questo me lo ricordo, ma ciò non giustifica un legame come il vostro. 
Sorrise mesta a quelle parole. Più volte si era rimproverata di quel fatto, ma non era mai riuscita a scacciare completamente il ricordo di quel ragazzo dalla sua mente e forse nemmeno dal suo cuore.
- Già. Forse tu non lo sai, ma sin dalla nascita sono perseguitata da un sogno.
- Un sogno? 
- Si. Era uno notte buia e c'era neve, così bianca che quasi mi dava la nausea la sua purezza, con molte persone attorno a me. In quel mondo non c'erano colori, ma solo amarezza e disperazione e quando mi sono resa conto che quelle persone erano lì solo per porre fine alla mi vita... la neve cominciò a macchiarsi di rosso. 
Ciel ascoltava parecchio interessato.
- Cos'era cambiato? 
- In questo mondo bianco c'era una persona vestita completamente di nero con due occhi rossi che splendevano nel buio.
Quella descrizione calzava perfettamente sia con Shade che con Sebastian. Cosa le faceva credere che fosse proprio il principe? E poi da quello che aveva capito quei sogni si ripetevano da molto prima che lui stringesse il patto col demone. 
- Pensi che fosse Shade o Sebastian? 
Sospirò messamente.
- Non lo so.
Lasciò cadere la testa sul cuscino ripensando anche ai dettagli più insignificanti per poter dargli una risposta. A quel punto anche Ciel si lasciò cadere supino sul letto.
- Mm... La situazione è piuttosto ambigua. Non è che in qualche modo il tuo subconscio cercasse di dirti qualcosa? 
- Forse, ma questa è solo una parte della storia.
Il conte voltò il viso scrutando il profilo della sorella.
- Allora qual'è? 
Non sapeva se andare avanti o meno. Come poteva rivelare al fratello di essere stata rinchiusa in quella struttura per anni? 
Stralci di ricordi la tormentavano nelle notti in cui lui era lontano, in missione sotto copertura alla scuola, ma di questo solo Shade ne era a conoscenza. Solo in seguito ad una violenta crisi il ragazzo le aveva raccontato la verità su quel posto. Era stata dura da digerire, ma doveva farlo.
- Devi sapere che non è la prima volta che i miei capelli si riducono in questo stato.
Ciel scattò seduto sul letto guardandola ad occhi sgranati.
- Che cosa?! Co.. come sarebbe a dire che non è la prima volta.
- Probabilmente tu non ricordi, ma... è accaduto anche alla tua nascita. Quella... quella fu la prima volta che nostro padre si rese conto che ero "particolare".
Non poteva credere a quelle parole. Vincet l'adorava e l'aveva tratta come una principessa. Si rifiutava di credere che suo padre la vedesse come un mostro eppure... certi ricordi tornavano a combaciare nella mente del Phantomhieve. Una porta chiusa quando la supplicava di giocare con lui e suo padre che delle volte veniva a prenderlo dicendogli di lasciarla sola, senza mai spiegargli il motivo. 
Quelle volte che usciva dalla sua stanza, sembrava la sua solito sorella di sempre. Come poteva essere... diversa?
- Che vuoi dire... con particolare? 
Lo sguardo continuava a divagare nella cabina.
-  Dopo quella volta, nostro padre cominciò a occuparsi di me personalmente e una notte mi vide parlare al mio stesso riflesso nello specchio.
- Al tuo riflesso?
- Sembrava tutto normale, almeno fino a quando si accorse che il mio riflesso era diverso da quella che ero veramente. Al di là di quella lastra i miei capelli erano bianchi e gli occhi erano quasi argentei rispetto a quelli blu che caratterizzano noi Phantomhive e la cosa che lo convinse più di qualunque altra, era che il mio riflesso si muoveva in perfetta autonomia al di là di quella superficie.
Rimase in silenzio per timore di interrompere quel flusso di informazioni.
- Nostro padre tentò di interagire con LEI e in un certo modo ci riuscì. Sembrava provenire da un'epoca lontana eppure, nonostante quel corpo di bambina, aveva la saggezza di una persona molto più grande. Decise di instaurare un legame con quel "fantasma" per ottenere la chiave che avrebbe permesso un grande potere alla nostra famiglia, ma... 
- Ma...
- Ma lei non era d'accoro e cominciò a sparire, mentre io stavo sempre più male. Alla fine decisero di ricoverarmi in una struttura governativa nascosta agli occhi di tutti. Ogni tre giorni mi recavo alla struttura dove cominciarono a farmi diversi esami su come LEI riuscisse a farmi compiere certe azioni col solo sforzo della mente. 
Quella storia aveva dell'incredibile.
- Fu lì che penso di aver incontrato Shade la prima volta.
- Tu credi!?... Aspetta! Shade?! Quel... 
- Si.
- Come fai a dirlo? 
- Perché lui ha una cosa che un tempo mi apparteneva. In quella struttura c'erano solo due pazienti e quelli eravamo io e lui.
- Non puoi esserne scura. Anche se fosse con l'incidete di tre anni fa è risaputo che hai perso parte della memoria. Non potresti ricordare chiaramente certi avvenimenti senza una radice base a cui affidarti, a meno che... non sia stato proprio lui a darti certe informazioni. 
Incrociò le braccia accarezzando tra l'indice e il pollice il mento con lo sguardo perso nei suoi pensieri. Possibile che Shade avesse più legami di quanti pensassero con la loro famiglia? 
Che avesse una sorta di amicizia tra la madre e suo padre ormai era chiaro, ma che persino sua sorella l'avesse, suonava quasi assurdo e poi... perché una struttura con solo due pazienti? Non aveva senso!
Ripensando alle parole della sorella cercò di forzare la sua mente a ricordare quel posto. Era certo di averlo visto almeno una o due volte, ma non riusciva a focalizzarlo. 
- Ricordi... - Continuò distogliendolo dalle sue rimembranze - Ricordi il dottor Hellsing sulla nave? 
Come dimenticarlo? Quell'essere era viscido come un serpente. Non gli era mai piaciuto e quando si avvicinava a loro lo attraversava sempre un brivido che gli percorreva la schiena, peggiore di quello che gli causava Druitt. Era contento che fosse morto nel naufragio... almeno ci sperava. 
- Si, certo.
- Era lui a fare gli esperimenti sui nostri corpi
- Che cosa?!
Quelle parole paralizzarono i muscoli del tredicenne. Nella sua breve vita aveva assistito a cose a dir poco mostruose e la maggior parte di esse le aveva vissute sulla sua stessa pelle.
- Me ne sono ricordata quando sono stata rapita da lui durante il naufragio. Ha... ha tentato di violentarmi. Era... era ossessionato da me e un giorno in cui mi costrinse a spogliarmi le sue mani... le sue mani... 
Si mise le mani alle testa gli occhi febbricitanti e la paura che le percorreva il corpo facendolo fremere. 
- Alys... 
Non voleva che continuasse per non turbarla, ma dopo qualche respiro profondo sembrò riprendesi. Era giusto che lui sapesse; ormai era abbastanza grande per farlo. Si occupava di un casato intero e assolveva ai suoi doveri con egregia risolutezza. 
- P.prelevava anche dei campioni di tessuti, iniettando una strana sostanza ed è allora che in qualche modo quel fantasma si è risvegliato. Però... durante l'incidente della Capania lui mi prese e...  e ripeté quelle procedure - Il sangue del fratello si gelò nelle vene - Dopo aver... nuovamente toccato e vezzeggiato il mio corpo mi disse che aveva.. cambiato la composizione del siero rendendolo più potente e attivo - Ciel voleva averlo tra le mani. Le dita si strinsero tra le lenzuola e se avesse avuto la stessa forza del principe, era certo che si sarebbe scorticato la mano con le sue stesse unghie - Dopo averlo immesso nel mio sistema circolatorio tornò a... a toccarmi e fu allora... che si risvegli. Da quel giorno... non sono più riuscita a tornare normale. 
La lacrime cominciarono a cedere solcandole il viso e poi... il gelo. Era tutto quello che il conte poteva percepire in quel momento. Com'era possibile che in tutto questo tempo lui n fosse stato all'oscuro? E com'era possibile che suo padre non avesse fatto nulla per fermare quel mostro. Dubitava che sapesse di certi atti osceni sul corpo che gli era stato affidato, ma non riusciva ad accettare di essere stato così impotente, ma che poteva farci? Lui... era solo un bambino malato e ignorante della vita che respirava tra quelle mura. Tirò un sospiro rassegnato per quanto ci provasse, comunque, non trovava nessun nesso tra le cose. In tutta quella faccenda c'era di mezzo anche Undertaker ne era sicuro, ma ora molte più cose iniziavano ad incastrarsi tra loro . 
Quella sera, durante il naufragio, il dio della morte aveva detto che loro che erano persone speciali. Non sapeva se conoscesse quel lato della sorella, ma non poteva escluderlo; il fatto stesso che aveva detto a Shade e Sebastian che non glie li avrebbe lasciati, faceva sorgere un certo sospetto. Guardò la sorella nuovamente.
- Quindi... mi stai dicendo che sei una specie di Esper? 
Questa volta fu lei a scattare seduta accanto al fratello sorpresa dalle sue conclusioni. Non si era mai permessa di ostentare tanto, e vista la situazione poteva veramente definirsi una persona del genere? Ormai arrivati a questo punto tutto era possibile. 
- Sai una cosa Alys? 
- Co.. cosa? 
- Sono felice che tu sia stata sincera con me.
Sgranò gli occhi di fronte a quell'espressione serena del fratello.
- Quindi tu... tu non hai paura di me? 
- Perché dovrei? è grazie a te se sono in vita, no? 
Probabilmente non ne conservava memoria, ma se quella notte non ci fosse stata lei... sicuramente non sarebbero stati in quella stanza a parlare.
- Quindi... adesso che ne dici di dirmi cosa nascondono Shade e Sebastian? 











Ciao a tutti!
Tanto per cominciare mi scuso per l'anno passato senza aggiornare; sono stata davvero pessima.
Tuttavia voglio rassicurare tutti i lettori che mi seguono dicendogli che non ho intenzione di abbandonare la storia. Non mi piace lasciarle incompiute.
Io stessa in quanto lettrice, ne trovo molte che adoro, ma che sono interrotte da anni. Cercherò di aggiornare più frequentemente e vi ringrazio di cuore di non avermi abbandonata e di avermi sempre sostenuto. Fatemi sapere nei commenti se questo capitolo di transizione vi è piaciuto o meno.
Sarò ben felice di rispondere alle vostre impressioni
Grazie ancora di tutto e delle pazienza
By! Jas
  
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