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Autore: _Misaki_    17/04/2021    5 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 DANGEROUS
 
- Cap. 24 -



 
  

 
 
   Tornando a mercoledì mattina.
 
   Dawon, Taeoh e Daeju, seduti sul pavimento della palestra, aspettavano impazientemente l’arrivo dell’insegnante. Era solo il secondo giorno di allenamento, ma l’ansia era già palpabile nell’aria. A preoccuparli era soprattutto il compito che Wendy aveva assegnato loro il giorno precedente. Se si fosse ricordata di interrogarli su quel maledetto libro di trecento pagine sarebbe stata una strage. Nessuno dei tre era riuscito a leggerlo per intero.
   «Buongiorno.» Wendy entrò con aria assonnata, richiudendosi subito la porta alle spalle. «Allora, avete letto i libri?» Evidentemente si ricordava eccome.
   Dawon guardò Daeju; Daeju guardò Taeoh e Taeoh chiuse il cerchio riguardando Dawon. Nessuno dei tre sapeva come discolparsi, così lasciarono la parola al leader.
   «Ehm, ecco, diciamo che abbiamo dato una lettura veloce...»
   «Vorrà dire che chiamerò L e le dirò che non siete fatti per diventare agenti.» ovviamente lo scopo del compito non era tanto quello di apprenderne il contenuto, quanto quello di valutare la loro forza di volontà nell’eseguire gli ordini.
   «Ehi, un attimo, non saprò scendere nei dettagli, ma a grandi linee me li ricordo gli argomenti, ero bravo a scuola!» puntualizzò Dawon. In realtà aveva letto i titoli dei paragrafi o poco più, poi era andato a dormire, sostenendo che era roba inutile, e aveva spento la luce, costringendo gli altri due compagni di stanza ad arrangiarsi al buio.
   «Io ci ho provato ma, ecco, il fatto è che non sono esattamente portato per la lettura veloce…» tentò di discolparsi Taeoh, che invece aveva passato la serata sul libro, nascosto sotto le coperte con una piccola torcia per non svegliare Dawon, arrivando a stento alla cinquantesima pagina e finendo rovinosamente per addormentarcisi sopra.
   «Ma era impossibile leggerlo tutto in una notte! Dacci più tempo!» implorò Daeju. Anche lui ci aveva provato a leggerlo, ma l’intera situazione non aveva aiutato, anzi, lo aveva quasi portato verso una crisi di nervi.
   Wendy si schiarì la voce e si posizionò a braccia conserte davanti ai tre.
   «In una missione non avete più tempo... non potete chiedere più tempo. “Ehi bomba, puoi aspettare a esplodere?”, “mi scusi trafficante di droga, non è che aspetterebbe ancora un po’?” Non esiste una cosa del genere. In una missione dovete eseguire gli ordini che vi vengono dati dai superiori senza discutere e senza perdere tempo, anche se dovesse significare non mangiare e non dormire per diverse ore. Se aveste letto le prime duecento pagine lo avreste già capito perfettamente lo scopo del compito che vi ho assegnato, ma è chiaro che non avete letto nemmeno le prime cinquanta.»
   «Per favore, dacci un’altra possibilità!» implorò Dawon. Proprio in quel momento fece la propria comparsa SolHee, la rivale di Wendy. La ragazza, alta poco più di un metro e cinquanta, entrò nella palestra seguita dalle sue cinque allieve. Aveva i capelli mossi, di colore castano scuro, legati in due trecce ben strette che partivano in cima ai due lati della testa e le arrivavano circa alla fine delle scapole. Indossava un top da ginnastica fucsia e dei pantaloni sportivi attillati grigio scuro. Evidentemente stava per iniziare a fare lezione anche lei.
   «Quindi sono queste le nuove reclute...» esclamò in tono canzonatorio, girando intorno ai ragazzi come se li stesse esaminando da testa a piedi, senza trascurare alcun dettaglio. «Però, niente male.» fece scorrere l’indice sul petto di Dawon, sorridendogli compiaciuta.
Preso alla sprovvista, il ragazzo fece un passo indietro.
   «SolHee!» esclamò Wendy, decisamente irritata dalla presenza della collega «Cosa vuoi? È una sessione privata, persone poco competenti come te non possono stare qui.»
   «Ehi, abbassa la cresta, bella. Ti ricordo che sei arrivata prima di me solo per un soffio.»
   «Se per un soffio intendi venti punti…»
   «Erano cinque scarsi che io ricordi! Comunque, sono venuta a vedere chi sono i tuoi nuovi allievi. Sai, stanno girando un sacco di voci per l’associazione e devo dire che sono vere… davvero molto carini, non hanno nulla a che invidiare ai ragazzi della squadra di Shion.»
   «Cosa vuol dire, scusa? Non devono essere carini, ma bravi.»
   «Io non sono “carino”, sono bello.» borbottò sottovoce Taeoh, rivolto a Dawon e Daeju.
   «Comunque, ora devo andare ad allenare le mie allieve, con permesso…» si avviò verso la porta «Oh, e, ci vediamo…» disse poi, voltandosi indietro e facendo l’occhiolino a Dawon.
   Prima di seguire la sua maestra, una delle allieve di SolHee, che era rimasta fuori dalla porta della palestra insieme alle compagne, sembrò lanciare una timida occhiata a Daeju. A giudicare dal lieve rossore sulle sue guance, il ragazzo aveva fatto colpo. Lui si limitò a sorriderle come si farebbe con una bambina. Era una ragazza carina, non troppo alta ma nemmeno bassa. Aveva i capelli biondi e gli occhi castani e sembrava più piccola di lui di qualche anno.
 
   «Bene, ricominciamo l’allenamento ora che se n’è andata?» chiese Dawon, che ancora non riusciva scrollarsi di dosso la fastidiosa sensazione di essere stato puntato da SolHee.
   «Sei tu il capo, provolone? Non mi sembra...» lo rimproverò Wendy, in tono alterato. Non poteva sopportare che la sua rivale si fosse avvicinata proprio a lui. Chiunque altro le sarebbe stato bene, ma non Dawon.
   «Provolone? Ma io non ho fatto niente, era quella che voleva saltarmi addosso!»
   «Bravo Dawon, falla arrabbiare di più già che ci sei…» disse ironicamente Taeoh all’amico.
   «Ma, io…»
   «Niente ma! Mi sembra di essere stata abbastanza chiara. Sono io il capo qui, quindi mettete giù la testa e leggete quei libri. Ora!» Prima che Dawon potesse ribattere qualsiasi cosa, Wendy uscì dalla palestra sbattendo indelicatamente la porta e facendole fare un tonfo secco. Ai tre ragazzi non restò altro che eseguire gli ordini e mettersi a leggere il manuale, saltando il pranzo e qualsiasi altra pausa, anche se Dawon ci era rimasto indubbiamente male per essere stato rimproverato ingiustamente.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   Circa mezz’ora prima della fine dell’orario di allenamento, Wendy tornò in palestra.
   «Allora? Avete finito?» I tre ovviamente erano ancora intenti a leggere, non che stessero capendo molto del contenuto. «Metteteli via. Per domani voglio un riassunto di tutti i capitoli, nella speranza abbiate capito il significato di questa cosa.»
   «Sì, signora!» esclamò Dawon.
   «Morirò, mi sento gli occhi bucati...» mugugnò tra sé e sé Taeoh.
   «Ora, senza perdere altro tempo, iniziate a fare quattrocento addominali e quattrocento flessioni. Poi fate sessanta giri del campo qua fuori, e cinquanta volte le scalinate degli spalti. Ah… e, Dawon, smetti di chiamarmi signora, sono ancora giovane e bella.»
   «Ok… Wendy.»
 
   Questa volta i ragazzi non ebbero difficoltà a eseguire il compito, dopotutto erano abituati agli allenamenti estremi imposti loro da Ray. Dopo un’intensa ora di addestramento finalmente la giornata si era conclusa. Daeju e Dawon salutarono Wendy e andarono subito negli spogliatoi per farsi una doccia e cambiarsi prima di rientrare al dormitorio, mentre Taeoh si fermò ancora un attimo fuori dalla porta. Iris gli aveva promesso che sarebbe passata a salutarli dopo il loro allenamento, ma nonostante avessero sforato di più di mezz’ora non si era ancora fatta viva. Ovviamente non poteva sapere che proprio la sera prima L le aveva assegnato l’ennesima missione e che sarebbe stata lontana da casa per almeno una settimana. Appurato che non sarebbe passata, anche lui si rassegnò a raggiungere gli altri.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
   Appena entrato nello spogliatoio, Dawon si liberò dei vestiti impregnati di sudore e si gettò sotto la doccia, godendosi il getto fresco dell’acqua sulla pelle. Tra i tre era quello a cui piaceva di meno l’attività fisica. Per quanto si sforzasse i suoi addominali non ne volevano proprio sapere di diventare ben definiti come quelli dei suoi colleghi, perciò era da anni che ci aveva rinunciato ormai. Dopotutto l’aspetto esteriore non era certo sinonimo di bravura, negli scontri corpo a corpo era comunque sempre lui a vincere. Forse, però, stava iniziando ad accusare il colpo questa volta. A causa di tutto quell’allenamento aveva già dolori ovunque. Sarebbe stata dura reggere il ritmo nei giorni a venire. Dopo dieci minuti buoni, spense l’acqua e si legò l’asciugamano in vita, dirigendosi verso la zona comune tra uomini e donne, ovvero quella con i lavandini e i phon per capelli. Si specchiò per un attimo e si sfregò i capelli con un altro asciugamano. Anche se si stava avvicinando la fine di settembre non faceva particolarmente freddo e i suoi capelli erano comunque abbastanza corti, quindi decise che tamponarli un po’ poteva bastare e che non era necessario asciugarli con il phon. Soddisfatto del risultato, tornò indietro per prendere i vestiti dall’armadietto, ma appena entrò nello spogliatoio si trovò davanti Wendy avvolta in un asciugamano di spugna, con i capelli bagnati sciolti sulle spalle, una gamba sollevata, il piede appoggiato alla panchina, e un tubetto di crema idratante in mano.
   «W-Wendy! Cosa ci fai qui?» le chiese il ragazzo, iniziando ad agitarsi.
   La ragazza si girò verso di lui e lo guardò in volto. Non sembrava particolarmente stupita o in imbarazzo. Dopotutto lui l’aveva vista in bikini quando erano stati a Cancún, considerando questo fatto, ora era decisamente più coperta.
   «Ho finito la doccia, ovviamente… ti serve qualcosa?»
   «Ma... sei nello spogliatoio degli uomini!» non riuscendo a darsi una spiegazione, il cervello di Dawon stava già ipotizzando le peggio cose sconce e allo stesso tempo si schiaffeggiava mentalmente rimproverandosi di starle pensando.
   «Ehm, no…» sentenziò lei, indicando il cartello alle spalle del ragazzo «È quello delle donne.»
   «Come?!» Dawon si girò di scatto per verificare, ma la mossa troppo brusca gli fece cadere l’asciugamano dai fianchi mentre dava le spalle a Wendy. Nel panico più totale, il ragazzo lo raccolse da terra e se lo rimise subito addosso «Oddio, ho sbagliato! Scusa, ci vediamo domani!» senza voltarsi indietro, Dawon scappò alla velocità della luce, questa volta tornando nello spogliatoio giusto.
 
   Wendy si era trattenuta alla vista del sedere del ragazzo, ma, appena Dawon fu abbastanza lontano, non poté trattenersi e scoppiò a ridere da sola per la scena esilarante.
   «Beh? Che hai?» le chiese SolHee, che aveva appena varcato la soglia dello spogliatoio.
   «Hahahaha, lascia perdere, hahaha.» Wendy non riusciva a smettere. Non aveva comunque intenzione di stare a spiegarle quello che era successo.
   «Mah.» SolHee la squadrò con disgusto e andò a farsi la doccia.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
   Venerdì.
 
 
   Per tutti i giorni a seguire, Dawon non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo davanti all’insegnate. Al contrario, a Wendy veniva ancora da ridere al solo pensiero di quella sera negli spogliatoi, ma non per questo sentiva di essere tornata in buoni rapporti con l’ex criminale e i suoi amici. Il suo atteggiamento nei loro confronti era ancora estremamente rigido e il suo caratteraccio non accennava a mitigarsi.
   A peggiorarle l’umore c’erano le continue visite di SolHee, la quale di tanto in tanto compariva per lanciare occhiate ammiccanti a Dawon e osservarlo avidamente mentre si dava da fare tutto sudato durante gli allenamenti. Ovviamente con sé portava anche tutte le sue allieve, che, molto più giovani dei ragazzi, li ammiravano da lontano come fossero le loro celebrità preferite. Solo una, la ragazzina bionda, non osava commentare ad alta voce e se ne stava in disparte, insicura dei propri sentimenti e inconsapevole del fatto che avesse già attirato l’attenzione e l’interesse del ragazzo che le piaceva, ovvero Daeju.
   Quel giorno, tanto per cambiare, Wendy non era dell’umore giusto per sopportare le visite indesiderate di SolHee e appena quest’ultima fece la propria entrata in scena, lanciò un pugnale nella sua direzione.
   «Via dalle mie lezioni!»
   «Ehi! Vuoi ammazzarmi per caso?» protestò la collega, stizzita.
   «Ovvio che sì, sparisci!»
   «Mamma mia, quanta ostilità! Ho solo portato le mie allieve a guardare qualcuno più bravo di loro allenarsi. Dovranno pur imparare qualcosa, no? Sono solo alle prime armi!»
   «Beh, perché non glielo insegni tu al posto di venire qui a disturbare me? Non sei mica pagata per stare a guardare!»
   «Tzk, e va bene allora.» SolHee guardò Wendy con disprezzo e le voltò le spalle. «Andiamo ragazze.» fece cenno alle allieve di seguirla. «Luna?» dovette richiamare una seconda volta la ragazzina bionda, che, assorta nei propri pensieri, non si era accorta di essere rimasta indietro. Poi lasciò la palestra con a seguito le sue allieve. Fortunatamente per i poveri nervi di Wendy, quel giorno la rivale non si fece più vedere e la lezione filò liscia come l’olio.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
   Seoul. Venerdì, 7:07 PM.
 
   Quella sera, Iris era finalmente tornata dall’ultima missione e moriva dalla voglia di rivedere Taeoh. Era come se al solo pensiero la stanchezza accumulata in una settimana intera di lavoro potesse svanire nel nulla. Arrivata all’associazione in compagnia del collega MinHyuk, si era affrettata a salutarlo e si era subito diretta alla palestra di Wendy. Erano le sette di venerdì sera, dovevano essere quasi finiti gli allenamenti per quel giorno.
   Arrivata davanti all’ingresso della palestra di Wendy, Iris aprì leggermente la porta per sbirciare all’interno della stanza, senza interrompere la lezione. Taeoh era impegnato in uno scontro con Daeju e Dawon. Indossava una canottiera nera piuttosto attillata e, come probabilmente anche quella degli altri, la sua pelle era imperlata di sudore, cosa che rendeva la scena piuttosto sexy. Ora capiva il successo riscosso dai nuovi arrivati sulle ragazze dell’associazione. Al di là dell’aspetto fisico, però, ciò che più la affascinava era vederlo così concentrato sull’allenamento. Si stava impegnando davvero al massimo per riscattarsi, poteva chiaramente scorgere la determinazione nei suoi occhi.
   In ogni caso, il momento di adorazione non durò più di cinque secondi, perché Wendy, sentendo scricchiolare la porta, lanciò di nuovo il suo pugnale contro l’intrusa.
   Iris sobbalzò, emettendo un lieve gemito. Non si aspettava certo un’accoglienza del genere e non poté fare altro che spostare lo sguardo alla propria destra e provare un brivido di terrore vedendo il pugnale conficcato nello stipite della porta, ad appena un centimetro dal proprio naso.
   Wendy si voltò verso di lei e si accorse immediatamente dell’errore.
   «Oh santo cielo!» esclamò, correndo verso l’amica «Scusa!»
   «Sono venuta qua diretta dalla missione per salutarti e mi accogli così?» esclamò Iris, con una vena di ironia nella voce.
   «Pensavo fossi SolHee! Mi sta dando il tormento da una settimana.»
   «SolHee? È gelosa del tuo incarico?»
   «Sì, e vorrebbe anche palpare il sedere di Dawon!»
   «Allora è grave la situazione, il tuo Dawon non si tocca!» disse Iris, facendo una voce buffa.
   «Mio?»
   «Sì, di chi altra sennò?»
   Wendy iniziò ad agitarsi e a temere che il ragazzo le avesse sentite. Ufficialmente era ancora arrabbiata con Dawon, quindi non aveva alcuna intenzione di tornare sui propri passi e nemmeno le amiche dovevano sapere che provava ancora qualcosa per lui. Si era preoccupata di parlarne solo in termini negativi e disinteressati, quindi da dove le era uscita questa battuta? Che quell’idiota di Iris desse per scontato che la cotta non le era passata? Che stesse scherzando o meno, c’era di mezzo il suo orgoglio, non gliel’avrebbe lasciata passare.
   «Smettila con le tue stronzate.» gelida. «Mi dà solo fastidio che venga a fare l’oca quando lui si sta allenando, poi fuori possono fare ciò che vogliono.»
   «Scusa, stavo solo scherzando.» si arrese Iris. Dopotutto era solo una stupida battuta e forse la collega non aveva esattamente gradito. Non si aspettava che Dawon fosse ancora un tasto dolente per lei.
 
   Dopo tutto quel trambusto, Taeoh si era accorto dell’arrivo di Iris e, distrattosi, aveva smesso improvvisamente di allenarsi. Nemmeno un secondo dopo, il pugno di Daeju lo aveva colpito dritto, dritto in faccia.
   «Ahia! Daeju! Non hai visto che avevo smesso?» protestò, tenendosi il naso con le mani.
   «Ti sei fermato all’improvviso!»
   «Ragazzi, non vi ho detto che potevate fermarvi!» li rimproverò Wendy.
   «Tra quanto finite?» le chiese Iris.
   L’amica controllò l’orologio.
   «Tra non molto.» Improvvisamente le venne un’idea per mettere un po’ in imbarazzo Iris e vendicarsi del discorso sul “tuo Dawon”, oltre che di altre cosucce accumulatesi negli ultimi mesi. Era sempre stato un rapporto di amore e odio con Iris. Iris non mancava mai di essere gentile e disponibile, con un notevole sforzo di empatia le andava incontro anche quando si comportava in maniera intrattabile, eppure sotto, sotto, Wendy sentiva di detestarla. Non sapeva nemmeno lei perché, ma da quando si era trasferita e aveva smesso di sapere nel dettaglio cosa stesse facendo l’amica, questa sensazione era persino peggiorata. Somigliava a una sorta di invidia, come se, dopo tanto tempo in cui si era abituata a vederla sempre in difficoltà, ora le stesse dando fastidio vederla felice. Per quanto si sentissero di rado, anche quelle uniche volte odiava percepire la sua serenità mentre le parlava delle missioni in coppia con MinHyuk, immaginarla stanca ma appagata e soddisfatta al ritorno dal lavoro e ora persino vederla sorridere in presenza di Taeoh al posto di sentirsi a disagio al solo pensiero di rivedere la sua faccia come succedeva a lei con Dawon. Insomma, a conti fatti non era cambiato nulla nella vita di Iris, quindi perché la prendeva con tanto ottimismo? Che avesse o meno una tresca con MinHyuk, anche lei aveva avuto una mezza storia con il collega Christian, se Iris andava in missione, anche Wendy aveva il suo bel da fare come insegnante, quindi perché la sua amica non si lamentava? Perché non metteva giù il muso come faceva lei visto che non c’era proprio nulla di entusiasmante nella vita di entrambe? Si sentiva come sorpassata, tagliata fuori dal segreto della felicità, e la cosa le dava sui nervi in maniera spropositata. L’unica cosa che voleva vedere in quel momento era il disagio e l’imbarazzo sulla faccia di Iris e aveva anche i mezzi per realizzare il proprio desiderio. Avrebbe cancellato quel sorrisetto compiaciuto dalle sue labbra.



Fine cap. 24
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   Ciao a tutti~ eccomi finalmente con un nuovo aggiornamento!
   E così alla fine Iris ce l'ha fatta ad andare a trovare Taeoh, ma Wendy non ha molto gradito la visita... per qualche motivo è parecchio insoddisfatta della propria vita e vede nemici ovunque. Che vorrà combinare? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

   Come sempre ringrazio chiunque stia recensendo, mettendo la storia tra le preferite e le ricordate o anche solo leggendo <3
   A presto!

   Misa
  
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