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Autore: Nuage_Rose    18/04/2021    2 recensioni
Questa è una raccolta di brevi storie che partecipa alla sfida NarratoriDiStorie indetta da Christine Carter sul gruppo FB "Ritrovo scrittori anonimi (s)bloccati". Ogni capitolo avrà come spunto principale un colore, a seconda di quello che mi capiterà di mese in mese. Il tema principale sarà sicuramente l'amore ed i suoi colori, i colori delle persone della nostra vita, con tutti gli alti e bassi.
1. Verde Favola;
2. Arancione Memoria;
3. Giallo Neutro;
4. Verde Ritorno
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arancione Memoria

14: Se sei arrivato qua, sei un osso duro.

14.Arancione

Caratteristiche:

amicizia/famiglia

gioia

saggezza

Consegna: I legami non si spezzano, non così facilmente.


#narratoridistorie

“Ripensa a me
Non dimenticarlo mai
Ricordami
Dovunque tu sarai
Lo sai che devi fare se non sono insieme a te
Ascolta la canzone e tu sarai vicino a me

Ricordami
Ora devo andare via
Ripensa a me
Sentendo questa melodia
Uniremo con le note il cuore e le anime
Il tuo amore rimarrà
Sempre per me”

Ricordami, dal film Coco

 

Quel giorno era arrivato. Imelda si era posizionata davanti alla finestra di casa, aspettando con trepidazione. Saltellava sulla sedia, fremendo per l’emozione e facendo danzare così le trecce ebano ed il vestito arancione che portava. Sua madre le disse che era ancora presto, mancavano tante ore alla sera. Ma la bambina rispose: “E se papà torna prima? No, devo aspettarlo, voglio abbracciarlo appena torna.”
Annuì a sé stessa, riportando gli occhioni neri alla finestra. Il sole iniziò a tramontare, tingendo di arancione le verdi colline. Imelda era rimasta ad aspettare il calare del sole e, quando la luce aranciata cedette il posto a quella pallida della luna, seppe che ormai doveva essere questione di minuti.
Qualcuno bussò alla porta, poco dopo la cena e la bambina corse ad aprire, anticipando la madre. Ma non fu suo padre quello che si trovò davanti. Era un uomo alto, che portava una uniforme molto simile a quella con cui il padre era partito.
Lo guardò confusa, sporgendosi per vedere dietro a quel militare massiccio dai baffi neri a manubrio. La madre di Imelda arrivò poco dopo. Si fermò davanti alla porta, confusa. Il militare le porse una lettera dalla carta marroncina. La donna non ebbe bisogno di leggerla per intuire cosa fosse successo. Il signore si tolse il cappello, abbassando lo sguardo.
La madre di Imelda iniziò a piangere, silenziosamente, mentre la bambina le tirava la gonna viola: “Mamá…dov’è papà?”

*

Le trecce di Imelda, con gli anni, si erano sciolte ed i suoi capelli d’ebano erano diventati più lunghi: la bambina era cresciuta. Eppure, nei pomeriggi in cui il sole tingeva il paesaggio d’arancio, si ritrovava spesso di nuovo davanti a quella finestra, ad aspettare il ritorno del padre.
Ma il suo viso era sempre più rassegnato. Quell’anno era il primo in cui avevano aggiunto anche la foto del padre di Imelda, Ernesto, nella ofrenda. Avevano scelto una in cui Ernesto portava la divisa militare e teneva la piccola Imelda di cinque anni in braccio. Accanto, c’era la foto della loro bisnonna e le foto a seguire perdevano sempre più colore, da quelle seppia a quelle in bianco e nero.
Ma il colore che dominava l’altare era quello dei fiori color tramonto, i Cempasuchi, che riempivano la stanza con il loro odore caratteristico. Ogni anno, durante il Dia de Muertos, la sua famiglia ricordava i propri cari. Ma quell’anno era più difficile per Imelda. Vedere la foto di suo padre era la prova che non c’era più.
O meglio, che non era più in questo mondo, ma era passato in quello dei morti. La nonna le aveva spesso raccontato che quei fiori arancioni riportavano, in quel giorno speciale, i morti sulla terra e che i vivi potevano comunicare con loro. Si chiese cosa avrebbe potuto dire a suo padre. Sentiva varie emozioni ripensando a lui.
Era arrabbiata perché aveva deciso di partire in guerra ed era morto, invece di restare con lei e sua mamma. Era triste perché le mancava e non avrebbe mai potuto rivedere il suo viso o ascoltare la sua voce.
Con questi pensieri, gli occhi scuri di Imelda si riempirono di lacrime, rendendosi conto che stava per dimenticare la voce di suo padre e che ricordava vagamente l’uomo che vedeva nella foto: il suo ricordo diventava sempre più vago e sfocato. Il senso di colpa la travolse, insieme al panico e alla paura: con il tempo avrebbe completamente dimenticato il suo amato papà? No, non poteva permetterlo, non era possibile.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, ma questa volta andò ad aprire la madre di Imelda. Invece di un militare, era arrivata la nonna paterna di Imelda, con un cesto carico di cibo per la ofrenda del figlio. Le due donne si abbracciarono, scambiandosi convenevoli. Imelda non riusciva nemmeno a concentrarsi sulle loro voci, finché non sentì una frase della nonna: “Ho portato una cosa speciale per te, Imelda.”
La ragazza si voltò, scacciando in fretta le lacrime con un gesto della mano. La nonna reggeva tra le mani raggrinzite dagli anni una cassetta, di quelle che si usavano negli anni. Ricordava che, ogni volta che andavano al mare tutti insieme, dentro l’auto usavano quelle cassette per ascoltare la musica e cantavano tutti insieme.
La nonna appoggiò la radio su un tavolino vicino all’altare ed inserì la cassetta. Imelda sentì prima le corde di una chitarra, che suonavano qualcosa che aveva già sentito, di familiare. Poi una voce maschile iniziò a cantare: era la voce di suo padre. Maria dovette sedersi per la emozione. Le tre donne ascoltavano la voce dell’uomo che, in modo diverso, avevano amato quando era in vita. Imelda sentì il cuore scoppiarle di gioia: non aveva dimenticato, perché quella voce le sarebbe rimasta impressa nel cuore. Ed il cuore non può dimenticare.
La giovane iniziò a piangere e solo dopo qualche minuto notò che anche la madre e la nonna stavano piangendo, ma i loro volti non erano tristi: avevano in viso un sorriso strano, di qualcuno che era grato di un dono che aveva ricevuto. “Lui non ci lascerà mai, finché lo ricorderemo… questa è la saggezza dei nostri antenati ed il significato di questo giorno” disse la nonna, asciugandosi una lacrima.
Imelda sentiva il cuore scoppiarle e, mentre teneva gli occhi chiusi, seppe con certezza che suo padre era vicino. Si avvicinò alla finestra, guardando il tramonto e tenendo in mano uno di quei fiori arancioni e profumati, sperando che quell’odore riconducesse finalmente il padre a casa.
Chiuse nuovamente gli occhi, stringendo sempre di più il fiore tra le dita. Torna a casa, ti aspetto da così tanto. Sentì un forte rumore, che le fece aprire gli occhi: la porta accanto a lei era spalancata. Un petalo arancione giaceva sulla soglia della porta, quasi con timidezza.

Bentornato, papá.

   
 
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