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Autore: ClostridiumDiff2020    18/04/2021    0 recensioni
Nella grande casa gialla in soffitta Micaela aveva sempre visto una gran confusione, tanti mobili vecchi e tanta polvere. Non pensava che al richiamo di un tintinnante campanello potesse dischiudere e liberare una stravagante creatura, chiusa in un innocuo cassettone, qualcosa di imprevisto. A creature immaginarie che prenderanno forma e consistenza: folletti, demoni e cacciatori. Infinite realtà di cui fino a quel momento ignorava l'esistenza.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 07 - Can I Keep You?
 
 
 


 
 
Micaela sbuffò borbottando “Tranquilla Micky, ci penso io… Se la situazione si dovesse fare troppo fredda, prometto di chiamarti…” scimmiottò con enfasi la profonda voce di William.
Non voleva che andasse con lei, gli serviva solamente un passaggio.
“Idiota…” borbottò. Perché lui era il super killer che poteva affrontare anche persone con superpoteri… Ovvio… Non aveva minimamente timore che quello che lui chiamava Uomo di Ghiaccio potesse tranquillamente farlo a fettine senza troppo sforzo? No, ovvio che no. Perché lui aveva un piano…
“Sento che sei preoccupata”
Micaela sobbalzò, Pixie svolazzava come una nuvola leggera sopra la tua testa.
“Senti anche quanto mi infastidiscono le tue apparizioni improvvise per caso?”
Voleva pensare ad altro, ma riusciva solo a immaginare la morte di William in infiniti modi diversi con l’iconica frase di chiusura…. Fatality… Brutality… Ma no… William aveva una preparazione d’alto livello… Prima che gli spaccassero la testa, lo strappassero al suo mondo e gli sconvolgessero l’esistenza… Micaela scosse la testa.
William stava bene, in quel mese non aveva mai dato segno di avere dei disturbi, o incubi, o qualsivoglia problema. Poteva dissimulare per nascondergli ciò che sentiva?
Non riusciva a comprendere l’intensità del legame che Pixie aveva creato. Alle volte William le sembrava vicinissimo altre infinitamente lontano, come in quel momento.
Micaela si bloccò, voleva intensamente avere la certezza che stesse bene, che tutti i suoi pensieri fossero solo stupide preoccupazioni vuote.
Percepì un battito… Era il suo cuore… Il battito lento, regolare, controllato. Come sempre.
Era sempre così inquietantemente tranquillo, così controllato…
Poi un guizzo e Micaela si bloccò, il suo battito stava accelerando, perché?
“Pixie… portami là, subito…”
Il folletto la guardò perplesso “Quello è un marcantonio di quasi due metri, palestrato… non è una donzella in difficoltà, cerca di tenerlo a mente”
“Non posso crederci, una volta che esprimo un desiderio a voce alta muovi dei dubbi?”
“Perché quelli che riesci a esprimere non sono veramente…”
Micaela esplose furente “Ascolta la mia mente allora, lo senti che desidero raggiungerlo? Non sto mentendo”
Il folletto annuì, ma uno spettro di tristezza apparve sui suoi grandi occhi di cielo. Esitava.
“È un mio amico” sussurrò Micaela in una supplica “Un grosso idiota, forse è pericoloso nella sua realtà ma qua… Lui è solo… E anche se non vuole ammetterlo nemmeno a se stesso, è disorientato… Niente di quel che accade ormai ha senso ma so che è in difficoltà! Di certo non lo lascerò da solo”
Pixie annuì di nuovo e le prese il polso. Lei si sentì sollevare da terra, il mondo rapidamente svaniva ingoiato dalle tenebre per poi riapparire emergendo dalla nebbia che li aveva avvolti.
Il rumore di ghiaccio spezzato una risata divertita, Micaela riconobbe William.
Erano apparsi in un magazzino, da dietro le grandi casse di legno dietro cui si trovavano lei e Pixie non poteva vedere niente, ma l’aria era gelida e questo poteva voler dire solo che l’uomo di ghiaccio era davvero là.
Cautamente si affacciò, William impugnava una lama… no la lama spuntava dalla manica della sua maglia.
Lei alzò gli occhi al cielo, ovvio… aveva ricreato la sua arma prediletta, prevedibile.
Prese appunto di introdurlo al mondo videoludico di Assassins Creed due, era certa che avrebbe adorato Ezio Auditore perché era sfacciato e un po’ idiota… quanto lui. Un’adorabile idiota presuntuoso si disse Micaela con un mezzo sorriso.
Il suo avversario gli balzò addosso e William con un rapido scatto lo afferrò gettandolo a terra, era in vantaggio e Micaela si dette dell’idiota. Le sfuggiva come pensasse di catturare l’uomo di ghiaccio o di rimandarlo nel videogioco da cui era uscito ma di certo non sembrava curarsene ne appariva in difficoltà.
William sorrise esaltato, lo aveva battuto, ma Micaela non fece a tempo a urlargli di non abbassare la guardia, non con quell’avversario che il lampo di ghiaccio lo aveva già colpito.
La fiammata di Micaela lacerò l’oscurità della stanza e quando si avvicinò al suo bersaglio il soldato di ghiaccio era sparito.
Corse da William che se ne stata rannicchiato con il respiro ansante.
“È stata davvero… una stupidata vero?” voleva scherzare ma il suo sorriso era tremante e il suo respiro si congelava nell’aria gelida mentre il calore abbandonava il suo corpo rapidamente. Micaela si rannicchiò accanto a lui e gli sfiorò la pelle. Era così freddo, i suoi occhi faticavano a stare aperti. “Ehi… Guardami topolino…”
William sorrise “Ti avevo detto che ci pensavo io…” sussurrò con un filo di voce. Si stava addormentando e se lo avesse fatto il gelo lo avrebbe stretto in una morsa letale.
“Già vedo come ci hai pensato…” ringhiò Micaela. Se non fosse stato letteralmente congelato e agonizzante lo avrebbe preso a sberle.
“Sei venuta a coprirmi le spalle…”
“Già, sono il tuo angelo custode incazzato…”
Il respiro di William era tremante la sua voce spezzata, ma Micaela percepiva una flebile nota di soddisfazione.
Lui chiuse gli occhi e lei lo chiamò, doveva riscaldarlo, subito. Micaela lo strinse e sperò che il fuoco che sentiva bruciarle dentro potesse scaldare entrambi.
William poggiò la testa sul collo di lei, abbandonandosi a quella stretta mentre il calore lo riportava rapidamente alla vita.
“Non è… Non è poi così male il tuo potere dopotutto…”
Micaela si mosse d’istinto, lasciò scivolare la mano sotto la sua maglia e la poggiò sul cuore il suo cuore.
Batteva regolare, il respiro era ritmato, Micaela si concentrò su William. Lui mugolò come un gatto soddisfatto. “Non so cosa tu stia… facendo… Ma… è dannatamente gradevole…”
“Potrei aver bruciato quei tre peli che ti ritrovi sul petto…”
William ridacchiò “Potrei farmene una ragione…”
Micaela sentì le braccia di William serrarsi attorno a lei. “Dì un po’… stai meglio?”
“Non sono sicuro… Credo di aver bisogno di un altro po’ di tempo… Dopotutto sono stato ferito…”
Micaela sbuffò, fingendosi spazientita, ma poggiò la testa su quella di lui e lasciò scivolare l’altra mano sotto alla maglia di lui, sfiorandogli la schiena. Poteva sentire il suo battito riecheggiare dentro di sé. Quella connessione che Pixie aveva creato alle volte sembrava riverberare nel tempo. Come se il folletto avesse intrecciato le loro vite molto prima che si incontrassero. Perché lo aveva fatto? Per noia? In realtà non le importava poi molto.
“Ma guardatevi come siete carini”
La voce squittente del folletto spezzò l’incantesimo e Micaela si allontanò da William più rapidamente di quanto volesse e lui la guardò con i suoi grandi occhi scuri. Lei distolse lo sguardo sentendosi andare in fiamme il volto e ringraziò che non stesse realmente bruciando.
Il folletto porse la mano a William mentre lei si alzava che gli sorrise divertito.
Il folletto lo scrutò con i suoi grandi occhi di cielo e sghignazzò. “Con quegli occhi enormi sembri un gatto che sta per essere messo sotto da una macchina”
William ammiccò e una volta in piedi cercò di muoversi, ma il suo passo era maledettamente incerto e Micaela lo affiancò cercando di sorreggerlo. Diavolo, non si era mai sentita più bassa di quel momento. Se le fosse crollato addosso sarebbero andati  di certo a gambe all’aria ma lei non si mosse.
“Eccola, il bastone della mia vecchiaia…” esclamò William appoggiandosi alle sue spalle.
“Ti prego non poggiare tutto il tuo peso su di me…” annaspò lei.
“Stai forse insinuando che sono pesante?”
Lei lo fulminò “Sarai anche fatto d’acciaio, ma anche quello pesa e tanto…”
Lui rise e le strinse una spalla poi chinandosi le sussurrò “Grazie…”
 
 
 
 
 
William Se ne stava sdraiato, abbandonato in un sogno che doveva essere bellissimo dato il mezzo sorriso stampato il volto. Micaela ne fu felice perché ricordava le notti insonni e gli incubi della sua vita nel suo mondo. Ma da che ne era uscito sembrava non averne più fatti. Come se quelle visioni che gli spezzavano la mente fossero rimasti blindati nel suo mondo di celluloide.  Adesso era abbandonato senza paura, le lunghe gambe rilassate, il braccio sporgeva oltre il bordo del letto. La gamba destra piegata sotto all’altra. Era aperto, senza timore. Ricordava di averlo visto dormire arroccato, chiuso nei suoi incubi. Era davvero libero?
Micaela incrociò le braccia. “Te lo scordi, io non dormo in soffitta dopo tutta la fatica che ho fatto…” Così aveva detto William. Lei facendo spallucce aveva solamente detto “Fa come vuoi…”. Era troppo stanca per obiettare e si era andata a fare una doccia senza aggiungere altro. Ma questo non pensava implicasse il permesso di occupare il suo letto.
Avrebbe potuto usare quello di Cristina ma evidentemente quel letto non era di suo gradimento.
William sbuffò, arricciò le dita dei piedi che spuntavano da quella tuta grigia troppo corta che si era messo addosso, la mano mollemente poggiata sull’addome, un piccolo mugolio le fece temere che si stesse per svegliare ma il crescente russìo la rassicurò. Sembrava maledettamente più giovane con i lineamenti rilassati dal sonno. Micaela non voleva disturbarlo, ma era davvero stanca, voleva dormire almeno un paio di ore prima di andare a lavoro, e quello dopotutto era il suo letto, così si sdraiò titubante accanto a lui. Percepiva il calore del suo corpo, anche senza sfiorarlo.
William si mosse nel sonno e un suo braccio le cadde sul fianco, lui sbuffò e piegò il volto verso il cuscino.
Micaela stava per chiudere gli occhi quando la sonnolenta voce di William la raggiunse. “Tutto ok?” Lei annuì.
“Grazie… di avermi fatto entrare”
“Fortuna il letto è grande…” borbottò lei. Sbuffò pensando che quella risposta non avesse senso. Entrare nella sua vita o nella sua anima? Percepiva sempre il battito del cuore di William rimbombare nella sua mente. Quel ritmo lento e regolare la rilassava.
Lui ridacchiò e poi il silenzio cadde di nuovo nella stanza.
William si mosse nel sonno e un suo braccio le cadde sul fianco, lui sbuffò e piegò il volto verso il cuscino.
“William…” sussurrò lei.
Per tutta risposta lei percepì il suo respiro farsi più forte, stava russando?
“William… Posso tenerti con me?” Chiuse gli occhi e rise di se stessa. Perché sstava citando il film Casper? Posso tenerti con me? Non era un cucciolo abbandonato… il suo topolino.
Squit squit…” sbuffò lui facendola sorridere.
Forse non lo sarebbe stato per sempre, non importava, lo era in quel momento.

 
   
 
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