Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    18/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’è molto di più
 
“Albero dei corvi?” chiese Brunolf mentre camminava davanti a loro. Valya e Ros lo seguivano a qualche passo di distanza.
“Sì” disse Valya senza smettere di guardarlo.
Ros aveva molte domande da porgli ma sapeva di non avere altrettanto tempo. L’alba non era lontana e dovevano ancora trovare la corteccia che gli serviva. E doveva anche avere il tempo di sbriciolarla per farne un infuso.
“E a cosa vi serve? Fatemi indovinare. Una pozione per un amante respinto? Dicono che mescolando la corteccia dell’albero dei corvi con tre parti di uova di rana possa fare innamorare perdutamente della prima persona che vediamo.”
“No” disse Valya rivolgendogli un’occhiataccia.
Ros si fece coraggio e disse: “Ci serve per annullare gli effetti dell’estratto di semi di Myris.”
Brunolf annuì grave. “Capisco. E perché volete contrastare gli effetti del Myris? Di solito non sono dannosi se non se ne assume una dose eccessiva o…” fece una pausa. “Gelsomino scarlatto. Ma certo. Un veleno insidioso che non lascia tracce. Avete fatto bene a venire da me. Posso aiutarvi.”
“Non stavamo venendo da te” disse Valya accigliata. “Ti abbiamo trovato per caso.”
“No, no, mia cara” disse Brunolf. “Non esiste il caso. Io sapevo che eravate qui fin dal primo istante che avete messo piede nella foresta.”
“E come lo sapevi?” chiese Valya.
“Ho sentito il vostro odore.” Brunolf tirò su col naso. “Tu, mia cara, profumi di sali da bagno. Ti sei lavata parecchio ultimamente. Mentre tu, ragazzo.”
“Mi chiamo Ros” disse. Non gli piaceva essere chiamato in quel modo. Suo padre lo faceva e non era un complimento.
 “Ros” disse Brunolf. “Tu hai un bel profumo di” esitò. “Vomito? È così?”
Valya scosse la testa. “Hai detto che potevi aiutarci. Come?”
“Se vi serve la corteccia di albero dei corvi, qui in giro ne troverete parecchia. Ma…” fece una pausa. “Per essere utilizzabile, deve essere sbriciolata, fatta bollire per mezza giornata, filtrata e poi messa in infusione per un altro giorno.”
Valya gli rivolse un’occhiata stupita. “È così complicato?”
Ros si strinse nelle spalle.
“Dicci solo dove possiamo trovarla” disse Valya.
“Posso fare molto di più” disse Brunolf. “Nella mia tana ho parecchi preparati e pozioni già pronte, compresa la corteccia di albero dei corvi. Basterà passarci e ve ne darò un po’.”
Valya lo guardò diffidente. “Un po’?”
“Abbastanza per curare dieci persone” rispose Brunolf. “Ma voglio qualcosa in cambio da voi.”
“Possiamo pagarti” disse Valya. “Non molto, ma possiamo, se il prezzo è ragionevole.”
“Non sono interessato alle monete. Non saprei che farmene, visto che non vado in città a spendere il denaro. Qui ho tutto quello che mi serve.”
“Che cosa vuoi allora?” chiese Ros.
Brunolf indicò Valya con un cenno della testa. “Voglio poter dare un’occhiata a quella magnifica spada.”
 
“Benvenuti nella mia tana” disse Brunolf indicando un rigonfiamento nel terreno. Si trovava tra due alberi e un terzo lo nascondeva a chiunque si fosse trovato a passare da quelle parti. “Non fatevi ingannare dall’apparenza. Sotto è molto spaziosa e accogliente. È calda d’inverno e fresca nella stagione secca.”
“Sotto?” disse Valya esitando davanti all’ingresso aperto.
Brunolf annuì. “Venite, venite.”
Ros fece per seguirlo ma Valya gli sbarrò il passo.
“Non so se possiamo fidarci.”
“È l’unico modo per avere in fretta la pozione per Doryon” rispose.
Non le disse che voleva vedere l’interno della tana e che tutto quello che aveva detto Brunolf lo affascinava e incuriosiva.
“Va bene, ma dobbiamo essere prudenti. Questo tizio ci ha attaccati senza motivo.”
“Avevamo invaso il suo territorio.”
“Non cercare di giustificarlo” lo rimproverò lei.
“Non lo sto facendo” si difese.
“Allora?” Il viso di Brunolf fece capolino da dietro il panno. “Che aspettate a venire?”
“Prima io” disse Valya precedendolo.
Oltre l’entrata iniziava un corridoio scavato nel terreno che scendeva con una leggera pendenza. Era largo appena per lasciar passere una persona. Ros osservò con attenzione le pareti lisce e levigate.
“L’hai scavato tu?” chiese.
“No, no” rispose l’uomo. “Lo trovai così mentre esploravo la zona, circa quindici anni fa. Prima vivevo in una tenda costruita da me. Era scomoda e fredda d’inverno e nella stagione delle piogge dormivo sull’acqua.”
“Quando piove la tua tana si allagherà” osservò.
“Assolutamente no. Li vedi quai solchi ai lati del muro?”
Ros abbassò gli occhi e vide due rientranze che correvano lungo il pavimento seguendo il corridoio. “Sono canali di scolo?” chiese sorpreso.
“Proprio così” rispose Brunolf con tono eccitato. “Quando piove, l’acqua si incanala lungo di essi e poi finisce in una specie di pozzo.”
“Non dirmi che la bevi” disse Valya.
“Sì, ma solo dopo averla bollita” rispose l’uomo.
La caverna si allargò diventando uno spazio a forma di uovo tagliato a metà. Nel buio Ros vide il profilo di una credenza scavata nella roccia. Sopra di essa erano appoggiate pentole e sacchetti, mestoli e scatole di cui non riusciva a vedere il contenuto.
Si avvicinò a una di esse e fiutò l’aria. L’odore pungente gli pizzicò le narici.
“Per favore non toccare niente” disse Brunolf.
Ros si allontanò dalla credenza e li raggiunse al centro della sala dove era stato piazzato un tavolo ricavato dal tronco tagliato di un albero. Le sedie erano scatole di legno rovesciate e coperte da un cuscino. Toccandolo Ros udì un leggero fruscio.
“Budella di lepre” disse Brunolf. “Riempite con foglie. Molto comode. Vanno di moda tra gli Alfar. Sedete, sedete.”
Valya si guardò attorno prima di accomodarsi. Ros la imitò trovando piacevole la sensazione di essere accarezzato dalle foglie del cuscino.
Brunolf tornò reggendo un piattino pieno di liquido ambrato tra le mani e l’appoggiò al centro del tavolo. Prese due pietre e le batté tra di loro. Al centro del liquido si alzò una fiamma di colore giallo e rosso che illuminò la stanza e i volti.
Ros si protese per guardare il piattino. “Che cos’è?”
“È un olio che ho creato io” disse Brunolf. “Brucia lentamente e fa molta luce, ma non riscalda molto. Utile quando il sonno tarda a venire e vuoi leggere di notte. Anche se qui dentro è sempre notte.” Ridacchiò. “Volete qualcosa da mangiare o da bere? Ho della carne di coniglio seccata e ridotta in strisce.”
“No, grazie” disse Valya. “Vogliamo solo la pozione di corteccia.”
“La pozione, sì. Giusto. Prima però vorrei vedere la spada.”
“Prima la pozione” disse Valya. “Vogliamo solo vederla per essere sicuri che tu ce l’abbia veramente.”
“Vero” fece Brunolf. Si alzò e andò alla credenza. Ros lo seguì con lo sguardo e lo vide cercare frenetico tra le cassette di legno messe alla rinfusa. Scavò con le mani dentro una di esse prima di esclamare: “Eccola. Sapevo di averne ancora un po’.”
Tornò reggendo tra le mani un sacchetto e lo appoggiò sul tavolo.
“È tutta quella che ho” disse.
Ros allungò una mano verso il sacchetto e lo strinse con delicatezza. All’interno qualcosa emise un rumore secco, come quello dei semi sfregati tra di loro.
“È già ridotta in polvere e pronta per essere messa in un infuso” spiegò Brunolf. “Io consiglio di usarne una parte mescolandola con due di rosa equestre. Se non ne hai, potresti usare una qualche erba medicinale, come il cardo delle Isole di Mezzo.” Scosse la testa. “No, meglio la rosa equestre. Sono anni che non vedo cardi delle isole. Una volta erano abbondanti ma dopo la guerra…”
Ros non aveva idea di cosa stesse parlando. Quello che voleva sapere era come fosse arrivato laggiù. “Vivi da molto qui sotto?”
“Quindici anni.”
“E prima vivevi in una tenda?”
“Ho passato otto anni nella tenda, sì” disse Brunolf. “Ma non ho sempre vissuto qui. Prima stavo nella grande città. A Ferrador.”
“E perché sei venuto a vivere nella foresta?”
“Volevo vedere il mondo finché ero ancora giovane e forte da poter viaggiare.”
“Ferrador è a poche miglia da qui” disse Valya. “Non hai viaggiato così tanto.”
“Questo lo dici tu, ragazza” disse Brunolf sedendo. “Lo dici tu.”
Valya gli rivolse un’occhiata come se cercasse il suo aiuto ma Ros le fece cenno di no con la testa.
“Quella pozione che hai usato contro la mia amica? Come l’hai creata?”
Valya gli scoccò un’occhiataccia ma lui fece finta di non vederla.
Brunolf sorrise. “Parli del soffio di fulmine?”
“Proprio quella.”
“Ma è semplice. Vorresti imparare a farla anche tu?”
“Mi piacerebbe.”
“Vuol dire che ti darò la ricetta. È davvero semplice.”
“Grazie” disse Ros.
“E invece quella pozione che hai usato tu?” fece l’uomo. “Vediamo se indovino come l’hai preparata. Estratto di radice di fungo canterello perché le sue spore diffondendosi nell’aria irritano gli occhi e la gola, giusto?”
Ros annuì.
“E una o due parti di radice di calendula canina. Serve a bloccare gli attacchi di tosse violenta, ma se si esagera la provoca.”
“Giusto” disse Ros. “Come hai fatto a capirlo?”
“Dall’odore. Per me non ha segreti. È uno dei motivi per cui sono dovuto andare via da Ferrador. L’aria per me era irrespirabile, con tutta quella gente e i miasmi della palude.”
“Ti capisco” disse Ros ricordando il suo primo giorno in città.
Lo sguardo di Brunolf cadde sulla spada di Valya. “Posso vederla ora?”
Lei trasse un profondo respiro e l’appoggiò sul tavolo.
Ros si protese verso l’arma. Anche lui era interessato e ora che poteva vederla da vicino poteva apprezzane l’eleganza e la perfezione.
“L’ha fatta tuo padre?” le chiese.
Valya annuì.
“È molto bella.”
“È anche pericolosa” rispose lei.
Brunolf allungò un dito verso la lama ma lei gli bloccò la mano con la sua.
“Non toccarla” disse Valya. “Per favore.”
Brunolf ritrasse la mano.
“Potresti farti male” aggiunse.
L’uomo la guardò perplesso. “Quei simboli” disse indicando la spada.
Solo allora Ros notò le incisioni che percorrevano la lama dalla base alla punta.
“Li hai incisi tu?”
Valya scosse la testa.
“Sai cosa dicono?”
Lei deglutì a vuoto e disse: “È una maledizione. O un avvertimento, credo.”
Ros sussultò. “Sai leggere le rune?”
“Doryon le ha tradotte per me.”
Brunolf annuì grave. “Il tuo amico è stato abile. In effetti è una maledizione. E non è tutto.” Si alzò e andò a rovistare di nuovo tra le casse.
Ros si protese verso Valya. “Non mi avevi detto che la tua spada è maledetta.”
“Non te l’ho detto perché non è affar tuo.”
“Non hai pensato che la maledizione potrebbe colpire anche me?”
“Sei tutto itero, no?” fece lei con tono infastidito.
Brunolf tornò reggendo tra le mani un sacchetto. Vi infilò due dita e prese un pizzico di polvere. Fece per spargerla sulla spada.
“Che fai?” esclamò Valya allarmata.
“Tranquilla” disse l’uomo. “È una polvere estratta da un’alga. Non farà nessun danno.” Sparse la polvere sulla spada come se stesse spargendo del sale nella zuppa. Soffiò sulla fiamma spegnendola.
Ros si sporse in avanti per guardare meglio. Sulla lama della spada, nelle zone dove l’alga si era accumulata, luccicavano dei simboli.
“C’è molto di più” disse Brunolf con sguardo rapito. “Molto, molto di più.”

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor