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Autore: Rosmary    18/04/2021    6 recensioni
{Missing Moments della long Paradiso perduto | Spoiler Alert se non si è arrivati al Capitolo Sedici della longfic}
È marzo inoltrato a Hogwarts e Louis vive il suo sesto anno tra infatuazioni, amicizie e passi al confine col vuoto.
“Deve piacerti molto.”
“Mi piace stare con lei.”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Paradiso perduto'
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Spoiler Alert: il racconto contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Sedici di Paradiso perduto.

 


M O L T I T U D I N I
(v u o t e)

 
Marzo 2022
 
Quando il sole è alto nel cielo e la temperatura si addolcisce, i corridoi e le stanze di Hogwarts si svuotano non appena possibile: alcuni studenti si spingono sino alle rive del Lago, altri riempiono i porticati del castello, i più popolano il parco.
Durante questi pomeriggi, sono in pochi a preferire la biblioteca di Madama Flighty, con la conseguenza che da luogo sempre pieno di chiacchiericcio e andirivieni diventa uno dei più appartati della scuola.
Non c’è dunque da meravigliarsi se Louis Weasley, intuito il clima mite della giornata, ha dato appuntamento a Lyre Leroy1 proprio in biblioteca.
La giovane ospite di Beauxbatons ha compreso il motivo dell’insolita scelta solo quando, oltrepassato l’uscio e salutato cortese la curiosa bibliotecaria, non ha scorto più di una decina di studenti nell’intera area – curvare le labbra in un sorriso malizioso è stato istintivo. Louis l’ha raggiunta di lì a un istante, puntuale come sempre, e senza preoccuparsi di dirle alcunché le ha stretto la mano e l’ha condotta più lontano possibile dall’ingresso, in uno degli stretti corridoi artificiali creati da scaffali colmi di libri.
Ed è proprio in uno di quegli angoli isolati che ancora si intrattengono – le dita di lei allacciate al suo collo, quelle di lui strette sui fianchi morbidi della ragazza, le bocche impegnate a rincorrersi in baci esigenti.
Lyre è a Hogwarts da appena nove giorni e, come qualsiasi altro studente che si aggiudica un soggiorno-studio in una scuola di magia e stregoneria estera, non si tratterrà per più di tre settimane, eppure è riuscita a calamitare l’attenzione di Louis come poche altre, o almeno come poche altre studentesse di Hogwarts: il Capitano Grifondoro ha sempre mostrato un grande interesse per le ospiti di altra nazionalità – alcune malelingue sostengono che ad attrarlo sia soprattutto la sicurezza di non doversi impelagare in una relazione.
“Louis, j’ai… una lesion di englese.”
Le parole, sussurrate deboli sulla bocca di lui, in Louis non suscitano che un sorriso, e Lyre, pur consapevole di dover insistere, non riesce a evitare di abbandonare del tutto la schiena allo scaffale cui è poggiata, correndo poi ad artigliare il colletto della camicia di Louis per attirarlo ancora più vicino – come se non vi fosse già troppa frizione tra le loro divise e i loro corpi non fossero già schiavi di sensazioni implosive.
“Non avevi una lezione?”
Oui.
Louis sorride di nuovo – Lyre gli piace da matti. L’ha notata non appena è arrivata, gli è stato sufficiente guardarla mentre era impegnata ad ascoltare le indicazioni soporifere della Caposcuola con espressione diligente e sguardo vivace. Osservarne con maggiore interesse i lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri adombrati da vaghe occhiaie e le labbra morse dall’agitazione è stato naturale, così come lo è stato cercarla l’indomani, scoprire di avere la stessa età e molte lezioni in comune e proporsi come guida – dopotutto, è l’unico a parlare un francese fluente a Hogwarts, nessuno avrebbe potuto esserle utile quanto lui.
Si allontana da lei riluttante, sollevando lento le palpebre, voglioso di non infrangere troppo presto la bolla in cui sono calati. Lyre, mossa dallo stesso desiderio, infila le mani nei suoi capelli, si alza sulle punte e lo rincorre una volta ancora – l’ultima si dice, l’ultima sino a più tardi –, travolta da lui e dal modo in cui riesce a essere totalizzante: non capisce cosa le accade quando è in sua compagnia, ma Louis non è solo attraente, c’è qualcosa di irresistibile nel suo sguardo sicuro e nella sua bocca piena, e lei non può che cedervi.
“Finch-Fletchley è paziente, ma non tirare troppo la corda,” ghigna Louis.
“La cor… cosa?”
“Non puoi fare troppo tardi,” spiega, scartando i modi di dire che la confondono. “Ti accompagno in aula.”
Lyre, le ciglia che sbatacchiano, annuisce, ridacchiando l’istante dopo quando si accorge di aver impresso un segno sin troppo sospetto sul collo di lui, ben visibile ora che ha la divisa tutta in disordine.
“Copri,” dice, marcando poco la r.
Louis ha sempre l’impressione di ricevere una carezza suadente quando Lyre contamina l’inglese con la sua pronuncia madre, con la conseguenza che l’istinto lo conduce ogni volta a cercare un contatto con lei – come adesso, che si china a baciarla di nuovo.
Sbucano in corridoio, ignorando stoici le occhiate curiose – e secondo Lyre troppe invidiose –, con le divise scolastiche di nuovo in perfetto ordine. Louis la sbircia mentre sistema il cerchietto rosso che ha tra i capelli e ghigna soddisfatto.
“Rosso mi piace molto di più,” approva.
Bleu chiaro è le… la…
Il colore,” interviene Louis. “È questo che vuoi dire?”
De Beauxbatons,” annuisce lei.
Louis storce le labbra: azzurro a Hogwarts è quanto di più vicino ci sia a blu Corvonero, e lui di questi tempi ha una vera e propria repulsione per tutto ciò che gli ricorda quella Casa.
“Meglio il rosso,” ribatte.
“Domani verte,” lo provoca.
Verde,” la corregge. “Ma sbaglialo pure, è un colore orrendo,” ironizza. “Brutto,” aggiunge, quando coglie l’occhiata perplessa di Lyre.
Si accorgono di essere arrivati a destinazione solo quando la risata del Frate Grasso riempie il corridoio – quel fantasma ha sviluppato un’adorazione che Louis giudica terribilmente invadente per Finch-Fletchley.
“A dopo?”
Il mormorio di Lyre trova risposta in un bacio a fior di labbra – e “digli che ti sei persa” le sussurra Louis, girando i tacchi soddisfatto solo dopo aver sbirciato la reazione del professore alla giustificazione.
La sua vasca lo aspetta.
Avrebbe preferito invitare anche Lyre, ma queste stupide lezioni di inglese di tradizione babbana, proposte e organizzate da quel babbano a Capo dei Tassorosso, assottigliano il tempo libero degli studenti in soggiorno-studio da ormai tre anni; in più, da quando Finch-Fletchley le gestisce, è anche diventato coordinatore degli scambi culturali, con la conseguenza che ogni singolo studente viene ospitato nel dormitorio Tassorosso – e non essendoci più di cinque o sei ospiti all’anno, per giunta mai in contemporanea, è inutile anche sperare che un sovraffollamento obblighi a prendere in considerazione gli altri dormitori.
Se pensa che avrebbe potuto invitare Lyre nella propria camera, se solo lei fosse stata ospite di Grifondoro, lo assale la voglia di studiare un metodo per sottrarre al Capo dei Tassorosso il coordinamento degli scambi culturali.
Meglio evitare.
Ha già rischiato di esporsi in maniera indegna duellando con Scamander davanti allo sguardo attonito e idiota di Light e ha già un altro progetto da definire e mettere in atto, non può davvero esporsi ulteriormente né impelagarsi in altre faccende impegnative – e poi ha le sue E da collezionare e il Campionato da vincere, solo così potrà essere certo che gli insegnanti in estate facciano la scelta più saggia, nonché più ovvia: nominarlo Caposcuola.
Impegnato in queste riflessioni, quando arriva al Bagno dei Prefetti non si avvede della targhetta dorata su cui spicca il monito non entrare – segno evidente che l’ambiente sia occupato – e pronuncia meccanico la parola d’ordine, entrando senza neanche guardare dinanzi a sé, ma preoccupandosi di adocchiare i vari asciugamani e il piccolo mobile in cui ha riposto alcuni effetti personali.
“E tu che vuoi? Fuori.”
Louis, colto alla sprovvista, maschera la sorpresa e indirizza lo sguardo sulla figura palesatasi senza alcun garbo, sorridendo sprezzante non appena comprende chi sia.
“Hai sbagliato orario.”
“Weasley, non ho voglia.”
“Risposta ambigua, e bugiarda.”
Moira Meadowes assottiglia lo sguardo, irritata dalla malizia impudente del ragazzo, per i suoi gusti sin troppo versato nell’arte del dire senza dire troppo, capace di indurre chiunque a incassare o a cascare nella sua rete. Pratica, valuta rapida la situazione: indossa ancora la divisa, ha messo via solo le scarpe, forse sarebbe addirittura preferibile andare via – ma no, quel pallone gonfiato non può credere sul serio di poter dispensare ordini in giro, per non parlare del fatto che lei è reduce da un brutto litigio con Atlas e se è qui è proprio perché ha bisogno di ristorarsi quanto più lontana possibile dai sotterranei.
“Se non vuoi che faccia rapporto,” decide allora, “ti consiglio di andare via.”
“E a chi? A un Prefetto?” replica svelto Louis. “Fa’ pure,” aggiunge sarcastico, indicando la spilla appuntata sul proprio petto.
“Sei solo un pallone gonfiato, Weasley.”
“Non mi chiamate re, tu e il tuo passatempo? Lo preferisco, sai.”
“Fuori di qui.”
“Aspetti qualcuno?”
“Non me ne vado,” chiarisce Moira. “E non mi importa niente dei tuoi orari, questo non è il tuo bagno privato. Fuori.”
Louis sogghigna, vederla così irritata scaccia persino il fastidio per essere stato usurpato – tutti sanno che prima di cena è solito attardarsi qui, è come se esistesse un tacito accordo sugli orari che nessuno ha interesse a infrangere.
“Potresti essere più gentile,” celia lui.
“Con te la gentilezza non serve,” replica lei. “Non costringermi a schiantarti.”
“Non sopravvalutarti,” ribatte. “Aspetti Nott?”
“La porta, Weasley, concentrati sulla porta.”
Louis inarca le sopracciglia e si avvicina di qualche passo a Moira – se non fosse stato per gli ottimi riflessi di lei, sarebbe anche riuscito a stringere tra le dita uno dei suoi ricci, invece si è scostata in tempo.
“E va bene,” acconsente. “Ma solo perché sono galante.”
“Non si nota per niente.”
Louis curva le labbra in un sorriso divertito, ma Moira non trova nulla di divertente in questa situazione e sceglie di palesargli la propria impazienza iniziando a rigirarsi la bacchetta tra le mani.
“Bugiarda, di nuovo,” ironizza lui. “Se non lo fossi, ti avrei suggerito di usarla insieme,” aggiunge alludendo alla vasca.
“La risposta sarebbe stata sempre la stessa: fuori.
“Ovviamente,” concede. “Sei abituata ad accontentarti.”
“E tu a sovrastimarti.”
“Non dire così, Meadowes, o dovrò farti ricredere.”
“E sua maestà non si spreca con i Serpeverde, giusto?” chiede provocatoria, imponendo a se stessa calma – non può finire in punizione per aver schiantato Weasley.
Louis non le risponde a parole, si limita ad annuire, ingoiando una risata quando rintraccia ancora più fastidio negli occhi grigi di lei, e a chiudersi la porta alle spalle – non prima di aver lanciato uno sguardo nostalgico alla sirena addormentata che si staglia sulla vasca: è terribile non essersi potuto immergere in quel tepore vaporoso e colorato.
“Sei stato veloce.”
Colto di sorpresa, di nuovo, non può fare a meno di stranirsi quando adocchia Amanda, la schiena poggiata alla parete e le braccia conserte.
“C’è la Meadowes, dentro.”
“E tu perché eri con lei?”
“Le ho chiesto gentilmente di sloggiare, ma è una suddita ingrata.”
Amanda non trattiene una risata e muove pochi passi per affiancarlo e proseguire insieme alla volta della Sala Grande.
“Ho già vendicato il torto che hai subito,” ironizza lei, cedendogli la pergamena su cui sono elencati i giorni e gli orari degli allenamenti di Quidditch. “Ho occupato anche le sue fasce orarie, non tutte, solo quelle ancora libere, così abbiamo più tempo per allenare il sostituto di Brandon.”
“Ecco perché sei la mia Vice,” approva Louis. “Speriamo che guarisca in fretta.”
“Madama Bones ha parlato di tre settimane, non riusciremo a farlo giocare contro Corvonero.”
Louis storce le labbra, ben consapevole che Amanda abbia ragione: quell’idiota è riuscito ad affatturarsi da solo confondendo la bacchetta di Dean con una Bacchetta Vispa2.
“Potevi dirmelo dopo, non era necessario raggiungermi qui,” riprende Louis.
È la volta di Amanda di muovere le labbra in una smorfia contrariata, incuriosendo il ragazzo.
“Non sono qui per questo,” ammette. “Non possiamo far giocare Paul al posto di Brandon.”
“E perché? Eravamo tutti d’accordo che fosse il primo in lista tra i battitori di riserva.”
“L’ho lasciato, poco fa,” dice atona. “Non voglio averlo tra i piedi.”
“Ma che cazzo ti dice la testa? Te l’avevo anche detto di evitare quelli che potevano servirci in squadra,” sbotta Louis. “Trova un modo per chiarire e sopportalo finché ci serve, poi lo scarichi di nuovo.”
“Non ci penso neanche,” replica dura. “Non immagini quanto sia insopportabile con la sua gelosia.”
“Che fosse un coglione era evidente, ma non mi ascolti mai.”
“Ho sbagliato, lo ammetto, sei contento?” chiede retorica. “Ma non scegliere lui come riserva.”
Louis scuote il capo e sospira in un modo che Amanda non saprebbe dire se sia più spazientito o più arreso ai colpi di testa altrui.
“Dopo cena parlo con quello del quinto anno, era lui il secondo in lista, giusto?”
“Grazie!” esulta Amanda.
“Sì, prego, ma se perdiamo è colpa tua.”
“Lysander non vedrà mezza pluffa, te lo prometto, farò così tanti punti da far esplodere il tabellone del punteggio!”
Louis, suo malgrado, sorride e le circonda il collo con il braccio, rischiando di sbilanciarla quando l’avvicina a sé per baciarle la guancia.
“Però se Scamander para uno solo dei tuoi tiri, ti metto fuori squadra!”
“Non puoi mettermi fuori squadra, sono troppo brava.”
“E io voglio vincere,” completa lui, sorridendo assieme a lei. “Hai già individuato qualche altra vittima?”
Amanda alza gli occhi al cielo, pestandogli un piede quando lo vede ridacchiare impunito.
“Come sei permalosa,” dice Louis. “Lo sanno tutti che chiunque ti piaccia finisce col cuore spezzato.”
“Gli stessi tutti che ti accusano di frequentare quelle delle altre scuole solo perché vanno via dopo tre settimane,” rilancia Amanda.
Touché,” concede. “Ma Lyre mi piace sul serio.”
Amanda guarda dritto dinanzi a sé e serra per un rapido istante le palpebre – è sempre più difficile affrontare certi discorsi con lui, ma non vuole che capisca cosa si agita in lei, il motivo per cui nessun ragazzo riesce a coinvolgerla sino in fondo, preferisce giocare la sua partita ricorrendo alla tattica e sperare di ottenere la vittoria.
“Se lo dici tu.”
“Non mi credi?”
“Credo che la dimenticherai non appena partirà, come sempre.”
“Questo non significa niente, mentre è qui mi piace sul serio.”
“Sei proprio uno stronzo.”
“Ripetilo e dopo cena parlo con Paul.”
“Stronzo.”
“Perfetto, sarà un piacere giocare col tuo ex.”
Amanda, pur tentando di fingersi seria, scoppia a ridere non appena incrocia lo sguardo di Louis e lo trova sin troppo ilare.
“Sono troppo clemente,” scherza lui. “Un santo.”
“Certo,” ghigna Amanda. “Se ti interessa ancora, la risposta comunque è .”
Louis, lo sguardo da subito interessato, si volta a guardarla con le sopracciglia inarcate.
“James.”
“James?” ripete Louis. “Mio cugino?”
Amanda scrolla le spalle e lo osserva rabbuiarsi per un istante così veloce da non permetterle di capire se a sorprenderlo sia stata una fitta di gelosia o qualcosa di diverso.
“Avrai notato come mi guarda, ho iniziato a guardarlo anch’io.”
“Ti stai sbagliando.”
“Non credo,” ribatte sicura. “Gli piaccio.”
“A James non piace nessuna, fidati.”
“Che vuoi dire? Le ragazze gli piacciono, l’ho visto con...”
“No, non voglio dire questo,” liquida lui. “Dico solo che è... impegnato,” spiega. “In un certo senso,” aggiunge.
Amanda, che non ha elementi per rintracciare Rose nel discorso vago di Louis, è colta dalla speranza che a dispetto dello scetticismo di Roxanne la sua idea possa essere vincente – l’ha detto lei all’amica, che Louis avrebbe potuto finalmente svegliarsi dal letargo e guardarla come merita se addirittura James si fosse interessato a lei.
“Vedremo,” dice allora. “Tu preoccupati della francese.”
“E tu ogni tanto seguilo, un mio consiglio.”
Lei è sul punto di ribattere ancora, le piace questo discorso, quando Louis le afferra il polso e la incita a correre. Capisce cosa voglia fare solo quando è già spronata a farlo: sbarrare gli occhi e puntare i piedi a terra è istinto di sopravvivenza. Ma il Capitano insiste e lei si ritrova di nuovo a saltare le scale, cioè a fare un passo più lungo del normale per toccare il gradino che si è già distanziato, sia pure di poco, dal ballatoio.
Non appena trovano stabilità sulla scalinata impegnata a cambiare, Amanda serra le mani attorno alla balaustra e rifila un’occhiataccia risentita a Louis, che dal canto suo aspetta tutto soddisfatto che le scale trovino collocazione.
“Prima o poi mi farai precipitare nel vuoto,” prorompe lei. “Su certe cose hai proprio il cervello di un Troll.”
“Hai solo dovuto fare un passo più lungo,” replica Louis. “Se avessimo perso questa, avremmo dovuto fare il tragitto più lungo per la Sala Grande.”
“Ma questa è una scala, non una Passaporta, non puoi prenderla e perderla.”
“Lyre l’ha trovato molto divertente.”
“Questo ci dice quanto sia intelligente.”
“Attenta, rischi di sembrare gelosa.”
“Ti piacerebbe.”
Louis, colto lo smarrimento che l’ha indotta a ribattere dura, si limita a sorridere furbo e a non aggiungere altro, proseguendo sino alla Sala discutendo con lei degli allenamenti cui sottoporre il battitore di riserva.
Non impiegano molto ad arrivare alla meta e nessuno dei due si meraviglia della calca di studenti che converge a imbuto nell’ambiente più ampio di Hogwarts – è quasi ora di cena, dopotutto –, così si fermano a qualche metro dall’ingresso, in attesa che i vari gruppetti si disperdano oltre l’uscio.
“A proposito di battitori,” dice Amanda. “Che avrà combinato?”
Louis, cui è sufficiente seguire la traiettoria del suo sguardo per capire di chi parli, sogghigna e scuote la testa come a voler rispondere niente. Si guarda poi attorno in cerca di Lyre, ma non la vede da nessuna parte: o è già dentro o non è ancora arrivata.
“L’ho vista passare, si è già messa seduta,” esordisce Dean, avvicinatosi. “Gli fai compagnia mentre cerca la fidanzata? Tenero da parte tua,” serpeggia poi in direzione di Amanda.
“Perché non ti mordi la lingua? Anche questo sarebbe tenero,” ribatte gelida lei. “E perché parlavi col Caposcuola?”
“È vietato?”
“Abbiamo già Brandon fuori gioco, non metterti nei guai.”
“Nessun guaio,” chiarisce infastidito Dean. “Non sono stupido.”
Amanda solleva un sopracciglio in un moto di palese scetticismo e Dean incrocia le braccia al petto spazientito – è una vera fortuna che Roxanne, sopraggiunta assieme ad altre amiche, afferri al volo il braccio di Amanda per trascinarla con sé e riempirla di chiacchiere fresche di giornata.
“Quindi, che ci facevi col Caposcuola?” chiede Louis, non appena restano soli.
Dean si stringe nelle spalle e gratta il naso.
“Ma niente...”
“Guarda che le ho sentite anch’io le voci che girano,” sghignazza. “Lui e il suo compagno di stanza.”
“Allora sai che è impegnato, quindi niente.
Ma Louis amplia il ghigno e anticipa Dean oltre l’uscio della Sala Grande – sostare alcuni minuti lì, col viso rivolto alle quattro tavolate, è sempre interessante: si colgono molti dettagli delle relazioni che intercorrono tra gli studenti.
“Che t’importa se è impegnato, se ti piace provaci.”
Dean, le spalle alla Sala e il viso in direzione del Capitano, si rabbuia a queste parole e scuote la testa.
“No, proprio con lui no.”
“Qual è il problema?”
“L’hai detto, le voci che girano,” ammette Dean a voce bassa. “Non voglio voci su di me, non quelle… Immagina in Campo, con la Cornacchia a fare la cronaca, già immagino le battute ambigue su battitori e mazze.”
Louis non nasconde un’espressione di puro fastidio, mentre gli occhi chiari individuano all’istante il caschetto biondo di Clarissa Corner al tavolo Corvonero, per poi passare in rassegna tutti gli altri presenti.
“Se è per questo, non devi preoccuparti,” dice. “Faremo sapere che certe battute a me non piacciono.”
A Dean sfugge un sorriso. Ancora non sa dove ha racimolato il coraggio di confidarsi con Louis e Brandon, ma sa che da allora le sue giornate sono nettamente migliorate – se riuscisse a guardare il ragazzo che gli è davanti solo come un amico, potrebbero diventare addirittura perfette.
“Non è una soluzione, ma apprezzo il pensiero,” ribatte. “Non sono ancora pronto per questo passo, inizierei a sentirmi a disagio anche in dormitorio.”
“In dormitorio ci siamo noi.”
“E James e...”
“James è intelligente,” interviene Louis.
“Fa anche lui l’elenco dei ragazzi più belli della scuola?” ironizza.
“Questo no, non è creativo come me.”
A Dean sfugge una risata, ma si accorge in fretta che l’attenzione di Louis è già virata altrove, lo vede infatti impegnato a sorridere in direzione del tavolo Tassorosso e agitare la mano in segno di saluto – non si sorprende quando, voltatosi a sua volta verso la marea di studenti, scorge Lyre.
Tuttavia lo scambio tra i due non dura che pochi istanti, perché a reclamare lo sguardo della giovane francese è Lorcan Scamander, che sfoggia il tipico atteggiamento malizioso e sicuro di quando ha intenzione di calamitare l’interesse di una ragazza.
“Guai in vista,” mormora Dean.
Ma Louis non muove un solo muscolo, anzi si limita a seguire la scena, sollevando l’angolo delle labbra in un’espressione sghemba quando vede Lyre scuotere la testa e rifiutare il Corvonero.
“Come non detto,” aggiunge sollevato il battitore. “L’hai stregata!”
“Semmai è Scamander che rifila qualche intruglio a tutte,” ribatte lui. “Non capirò mai cosa ci trovino in lui.”
“Non so, forse è il modo di fare, sai...”
“No, eh, questo no,” lo interrompe allucinato Louis. “Ti metto fuori da tutto: squadra, dormitorio, Casa, tutto.”
Dean, gli occhi sbarrati, lo segue confuso al tavolo Grifondoro, cogliendo solo in un secondo momento il motivo di quella reazione.
“Ma che hai capito?” sbotta, afferrandolo per le spalle. “Sei un deficiente, Capitano!”
“Ecco, volevo ben dire,” borbotta in risposta.
E se Dean ride, sedendosi al solito posto, gli occhi chiari di Louis cercano di nuovo Lyre – non avrebbe sopportato vedere anche lei con quel rifiuto: prima Molly, poi Isabelle, anche Lyre no.
Non capisce.
Proprio non capisce perché riesca sempre a essere un passo avanti a lui, a rubargli qualcosa; negli ultimi tempi, la sensazione che lo faccia di proposito si è acuita a dismisura e lui non saprebbe dire se il motivo sia da rintracciare nella ferita inferta da Isabelle o in quella procurata da James, che a seguito di Capodanno ha ripreso a bruciare come non accadeva da mesi. Forse, ha riflettuto, è arrivato al culmine della sopportazione, ha rinunciato a troppo e per troppo tempo per seguitare a sfoggiare indifferenza e fingere che certe mancanze non pulsino prepotenti.
“Per quanto ancora devi farle gli occhi dolci?”
La domanda spazientita induce Louis a sbatacchiare le palpebre, sorridere un’ultima volta a Lyre e dedicare lo sguardo a Molly, seduta accanto a lui come al solito.
“Sei sempre di ottimo umore,” ribatte sarcastico.
“E tu un pesce lesso quando c’è quella.”
Louis sbuffa, preferendo dedicarsi alla pietanza che gli riempie il piatto.
“Devi coprirmi, dopo,” riprende a bassa voce.
Molly si guarda attorno circospetta, rasserenandosi solo nel notare che nonostante la Sala sia ormai al completo sono tutti impegnati a cenare.
“Che intendi?”
“Voglio stare con Lyre,” sussurra. “Non posso fare la ronda.”
“No.”
“Molly.”
“Ma come faccio?”
“Stasera siamo in coppia, firmo il registro e ci allontaniamo insieme, non se ne accorgerà nessuno,” spiega. “Rientro in dormitorio quando siete ancora tutti svegli, te l’assicuro.”
“E mi lasci da sola?”
“Hai paura di perderti?” la schernisce. “Quando servirà a te, sarò io a coprirti, e senza fare tutte queste storie.”
Molly morde le labbra e di nuovo si guarda attorno circospetta, in ansia all’idea che qualcuno abbia potuto carpire frammenti di conversazione – anche se, riflette l’istante dopo, nessun Grifondoro ha interesse a inimicarsi Louis, forse non c’è alcun rischio.
“Nott ci guarda sempre, se fiuta qualcosa?”
“Ignoralo, non è nessuno.”
“D’accordo,” mormora poco convinta. “Se proprio ci tieni a vedere quella gatta morta, fa’ pure.”
“Sai che è un’artista? Dipinge dei paesaggi meravigliosi.”
“Risparmiami, ti prego.”
Louis soffoca una risata nel succo di zucca, sbirciando con la coda dell’occhio l’espressione rassegnata della cugina.
E non deve aspettare troppo prima di stringere di nuovo Lyre tra le braccia, abbandonando il caotico mondo della Sala Grande e poi quello noioso della Sala Prefetti in favore della stanza che ospita la generosa vasca da bagno cui ha dovuto rinunciare ore prima.
Rilassati” le ha sussurrato all’orecchio non appena si sono chiusi la porta dell’elitario Bagno alle spalle, sorridendo sulla sua bocca quando Lyre lo ha abbracciato e baciato con un trasporto istintivo capace di sopraffare entrambi.
Louis ama baciare.
Crede sia tra le cose che più ama in assoluto, una di quelle che farebbe a oltranza se solo ne avesse la possibilità – il suo unico problema è che fatica a lasciarsi andare se manca un’attrazione intensa, se riesce a ragionare troppo. Non sa perché ad attrarlo con prepotenza siano soprattutto ragazze che non gli gravitano attorno tutto l’anno, forse trova sul serio rassicurante l’idea di non doversi impelagare in una relazione, o forse a intrigarlo è soprattutto ciò che non conosce e che sino ad ora gli è stato negato – come una sfida nuova ed entusiasmante da vincere a ogni costo.
Je… fidansata” gli ha confessato Lyre tra un bacio e l’altro, rifugiandosi nella lingua madre per spiegargli di avere un fidanzato in Francia, un compagno di studi con cui ha una relazione da cinque mesi. Louis avrebbe voluto solo dirle di infischiarsene, ma s’è sentito in dovere di allontanarsi da lei, chiederle se avesse cambiato idea sulla loro frequentazione – e l’ha ribaciata e stretta ancora più coinvolto quando lei ha negato ripensamenti.
È rientrato in Sala Comune circondato dagli aromi di cui è pregna la vasca del Bagno dei Prefetti, il profumo di Lyre stretto nelle narici e il buonumore a fargli compagnia.
“A qualcuno la serata è andata bene,” scherza Dean, non appena il Capitano fa capolino in dormitorio.
Louis piega le labbra in un sorriso allegro, incupendosi appena nel notare che la propria assenza unita a quella di Brandon ha ridotto la camera a un mortorio: sono già tutti a letto, Dean legge un fumetto, Julian dorme, James a occhio rilegge un compito svolto.
È quando si avvicina al baldacchino per infilarsi il pigiama che James solleva gli occhi su di lui e gli tende quella stessa pergamena che ha riletto sino a un attimo prima.
“Cos’è?”
“La ricerca di Incantesimi.”
Louis, malgrado tenti, non riesce a camuffare la delusione che s’affaccia sul suo viso – la scaccia in fretta, però, questo riesce a farlo. Non che si aspettasse chissà quale collaborazione quando la professoressa Patil li ha messi in coppia insieme per la ricerca sull’Incanto Fidelius, ma ha stupidamente creduto che l’avrebbero fatta sul serio in due.
“E cosa dovrei farci?”
“È la mia metà,” spiega James. “Ho preso io la parte storica, ti ho lasciato la più interessante.”
“Questo lo dici tu,” mente Louis. “Non dobbiamo eseguirlo, è solo teoria, quindi è la parte tecnica a essere più noiosa.”
James aggrotta scettico la fronte, ma Louis gli restituisce uno sguardo convinto, per nulla intenzionato a dirgli grazie per averlo favorito.
“Pensala come vuoi,” dice atono James. “La mia metà è qui,” ribadisce, poggiando la pergamena arrotolata sul comodino del cugino.
“Dobbiamo farla insieme, non voglio rischiare di prendere una O.”
Louis pronuncia quelle parole senza neanche pensarci, ma non se ne pente, gli è sufficiente vedere l’altro ingoiare un sorriso per convincersi di aver fatto la scelta giusta.
“Va bene,” acconsente James. “Prendiamo i libri in biblioteca e studiamo qui domani sera.”
“Il pomeriggio sei impegnato?”
“Io no, ma tu immagino di sì,” risponde. “Con la ragazza di Beauxbatons.”
“Lyre, sì, in effetti sì.”
“Appunto, la ricerca può aspettare.”
Louis, dapprima sorpreso, si rilassa in un sorriso che James contraccambia senza neanche rendersene conto.
“Abita vicino ai miei nonni,” butta lì l’anglo-francese. “Potremmo vederci, in estate.”
James accoglie quella confidenza con sorpresa eguale al cugino, ma abituato al pieno controllo di sé riesce a mitigarla.
“Deve piacerti molto.”
“Mi piace stare con lei.”
“Ho prenotato l’esame di Smaterializzazione.”
James lo dice senza un reale motivo, forse ha voluto scacciare un silenzio, forse condividere a sua volta qualcosa.
“Non avevo dubbi,” ribatte Louis. “Lo passerai al primo colpo.”
“Credo anch’io.”
Louis vorrebbe parlargli ancora, e ha il sentore che valga lo stesso anche per James, ma qualcosa frena entrambi dal proseguire: un disagio, figlio della lontananza, che presto o tardi si palesa ed erige mura fortificate tra loro, rendendo impacciato persino uno scambio superficiale di parole.
Questa cosa deve cambiare.
Il Capitano di Quidditch si addormenta con questo pensiero a riempirgli la testa – pensiero che lo accompagna al risveglio e a colazione e alle lezioni del mattino e a pranzo e alle lezioni del pomeriggio, sino alla meritata pausa pomeridiana che lo trova sdraiato nei pressi del Lago Nero in compagnia di Molly e Leonard.
I raggi del sole, generosi anche oggi, li sfiorano e scacciano via i brividi sollevati dal leggero vento di fine inverno, mentre il chiacchiericcio che li circonda è tanto lieve da essere piacevole – come una quarta presenza a far loro compagnia.
Dal Lago non echeggia alcun suono, anzi si distende sereno dinanzi agli occhi di chi si ferma a osservarlo, lì sulla riva più innocua che affaccia sul Castello.
“Tra poco è il compleanno di James.”
Louis lo dice senza particolare enfasi, non solleva neanche le palpebre, anzi resta sdraiato immobile sul mantello usato a mo’ di telo per evitare di sporcarsi di terriccio, non scosta neanche il braccio calato morbido sulla fronte.
“La cosa dovrebbe interessarci?” chiede sarcastico Leonard, seduto poco lontano, con la schiena poggiata al tronco di un albero e le gambe distese in avanti.
Molly sorride furba, ma non distoglie l’attenzione dalla rivista che ha fatto levitare all’altezza del proprio viso, così da poter leggere senza dover rinunciare a star sdraiata supina sull’erba – a differenza del cugino, a lei piace la sensazione del corpo al contatto con quel manto verde, alla divisa penserà dopo con un pratico Gratta e Netta.
“No, certo che no,” replica Louis. “Pensavo solo che è il primo a fare diciassette anni.”
“Grazie della considerazione,” borbotta Leonard, che diciassette anni li ha compiuti a febbraio.
“Parla di noi cugini, Leo,” spiega Molly. “Noi nati lo stesso anno.”
“Infatti,” concorda Louis. “Intendevo questo.”
Leonard mima un’espressione disinteressata e riprende a fissare dritto dinanzi a sé – a lui di Potter non importa assolutamente niente, figurarsi del suo compleanno.
“Rose gli sta organizzando la festa in Sala Comune, lo sai?”
Louis sospira alla domanda di Molly – certo che lo sa, tutta Grifondoro ne è al corrente: Rose ha prima chiesto il permesso a Neville e poi ha preteso la collaborazione di chiunque, da quanto ne sa si sta anche prodigando affinché i professori concedano a Lorcan e Albus di prendervi parte in via eccezionale.
“Lo so,” risponde dopo un po’. “Anche perché mi ha detto di farmi un giro, quella sera, se devo rovinare la festa a James.”
“Ma quanto è stronza,” sbotta Molly, voltando una pagina con un pigro colpo di bacchetta.
“Ma se la fa con lui o con Scamander?” chiede Leonard. “Scamander scopa con tutte, ma le scodinzola dietro, Potter è strano.”
“Che significa che è strano?” interviene Molly. “Al massimo è stronzo anche lui.”
“Questo è certo,” concede Leonard. “Ma non mi convince, in niente.”
“Dovresti farti i cazzi tuoi,” suggerisce Louis. “Sul serio.”
“E tu dovresti evitare di cadere nelle provocazioni di Scamander,” lo rimbecca Leonard. “Sei fortunato che Light è un imbecille, avresti potuto beccarti una sospensione.”
Louis sospira di nuovo e solleva le palpebre, rivelando due occhi chiarissimi ma furiosi – detesta che vengano messi in evidenza gli errori commessi, soprattutto quando sono così palesi. Sa sin troppo bene che ha perso il controllo quando ha duellato con Lorcan: quella che avrebbe dovuto essere una pacifica esercitazione di Difesa Contro le Arti Oscure è evoluta in una gara a chi conosceva più incantesimi offensivi e poi è evoluta ancora in un vero e proprio scontro che è costato qualche schizzo di sangue a entrambi.
Lo detesta.
E in quegli istanti si è sentito sopraffatto come mai prima da una rabbia incontrollata, così folle da fargli passare in rassegna gli incantesimi più pericolosi di cui è a conoscenza – per un istante, rapido e ignorato, ha addirittura pensato di sorprenderlo con una Maledizione.
Quando ha riflettuto sull’accaduto a mente fredda ha provato una vergogna immane – e avrebbe tanto voluto confidarsi con qualcuno, ma la sola persona che è certo l’avrebbe capito è anche la sola con cui non parla da quasi due anni, non sul serio.
“Secondo voi cosa succederebbe se James beccasse Rose e Scamander insieme?” chiede improvviso.
“Non dovevamo farci i cazzi nostri?”
“Che stai macchinando?”
Le domande, l’una retorica e l’altra sospettosa, di Leonard e Molly arrivano in contemporanea, ma l’anglo-francese non risponde né all’uno né all’altra, un po’ perché deve ancora mettere insieme qualche tassello e un po’ perché adocchia due figure farsi sempre più vicine e convincerlo a tirarsi su con un gran sorriso.
E se Ariana si limita ad agitare la mano in segno di saluto, Lyre si accovaccia alle spalle di Louis per salutarlo con un bacio esigente.
“Siamo di troppo?” insinua Molly.
Sciao, Mollì.”
“Ascolta, non chiamarmi se devi chiamarmi Mollì,” dice spiccia. “È ridicolo.”
“Io lo trovo carino,” scherza Leonard. “Sarai la mia piccola Mollì!”
“Non sono né tua né piccola.”
“Quindi sei solo Mollì.”
“Ma che scemo che sei, oggi,” replica Molly, peccato che il sorriso sfoggiato vanifichi il tentativo di fingersi offesa.
“Perché non vieni un po’ qui invece di leggere quella robaccia?”
“Non è robaccia, è una rivista che mi ha consigliato Victoire, ci sono approfondimenti sugli impieghi ministeriali.”
Ma Leonard già non l’ascolta più, perché Molly ha accolto il suo invito e si è seduta tra le sue gambe, la schiena poggiata al suo petto e le mani impegnate a mostrargli la copertina – e che non l’abbia ascoltata Molly lo intuisce quando le sfila la rivista dalle mani e intreccia le loro dita.
“Non ti interessa proprio.”
“Ti fai coccolare, per una volta?” chiede fintamente spazientito. “Non posso mai fare il bravo migliore amico, con te.”
“I migliori amici coccolano?”
“Certo, quindi sta’ zitta e lasciami fare,” ironizza.
A Molly sfugge una risata quando lui la chiude in un abbraccio e le bacia la guancia, così ilare da far ridere anche Leonard, che la rimprovera di vanificare tutti i suoi tentativi di dolcezza.
E mentre loro ridono, Louis ascolta interessato Lyre e Ariana parlargli di borse di studio e soggiorni in altre scuole, apprendendo con stupore che la Tassorosso ha intenzione di candidarsi a trascorrere qualche settimana a Beauxbatons.
“Anche se non conosci nessuno?” chiede infatti.
“Conosco Lyre,” risponde Ariana. “Lei è gentilissima, mi ha spiegato tantissime cose, sarebbe bellissimo!”
“Fai domanda anche tu,” propone allegra Lyre. “Ti piascerà, ti portò con me.”
Louis, pur a disagio per la presenza di Ariana, non riesce a evitare di guardare Lyre come se non esistesse altro intorno a lui, ma si obbliga a distogliere lo sguardo e a farle un cenno di diniego quando si avvicina per baciarlo – non vuole che Ariana si imbarazzi e creda di essere di troppo. Tuttavia, malgrado i buoni propositi, teme di non essere riuscito nel proprio intento, perché Ariana si defila non appena scorge Lysander.
“A lei piasci.
“Te l’ha detto?”
“È evidente,” risponde Lyre. “Piasci a tute qui.”
“Sei gelosa?”
Lyre non risponde, preferisce sedersi sulle sue gambe e allacciare le braccia al suo collo. Louis la guarda, le carezza i capelli e ghigna quando scorge il cerchietto verde che sfoggia sul capo.
“Verde, è un dispetto.”
Oui,” ironizza lei. “Se vuoi, puoi toglierlo,” aggiunge maliziosa.
E Louis, gli occhi che inseguono quelli di lei, le sfiora le labbra in un bacio superficiale e lento, quasi sussurrato, mentre le dita sfilano il cerchietto e lo abbandonano sul mantello su cui sono seduti.
Il “rientriamo?” di Molly giunge ovattato e né Louis né Lyre si preoccupano di risponderle, rapiti da un ennesimo bacio.
Quando il sole si avvia al tramonto, Louis si trattiene ancora un po’ in riva al Lago, incantato dalle dita di Lyre che con l’ausilio di una semplice matita catturano il panorama su una pergamena – la ragazza gli ha spiegato che dapprima disegna i suoi paesaggi e poi tenta di dipingerli su tela.
“Devo rientrare, devo passare in biblioteca per prendere dei libri. Tu resti qui?”
Lyre annuisce e si alza in piedi solo per salutarlo. Louis la osserva sin quando può, ha la sensazione che quella ragazza sia una carica di buonumore, è quasi dispiaciuto all’idea che dovrà andar via – sensazione che implode quando nel tragitto per la biblioteca incrocia il malumore in carne e ossa, impegnato a camminare in direzione opposta alla propria.
E lo sa, lo sa, che dovrebbe ignorarlo e fingere che non esista, ma è sufficiente che i loro sguardi si scontrino perché ricordi di averlo visto con Lyre solo la sera prima. Non avrebbe dovuto farlo, eppure quando sfilano l’uno accanto all’altro Louis muove un passo di troppo e gli rifila una spallata.
“Vuoi litigare?”
Diretto e incolore come sempre, Lorcan Scamander non si smentisce mai.
“Per così poco? Era una carezza.”
Il sarcasmo di Louis riesce solo a far assottigliare gli occhi di Lorcan, che muove qualche passo all’indietro per avere l’altro di fronte.
“Hai sempre rotto il cazzo, ma ora inizi a esagerare.”
“Gira alla larga da Lyre.”
Lorcan sbotta in una risata.
“È un’altra tua cugina?” provoca.
È Louis ora ad assottigliare lo sguardo, mentre di nuovo lo assale la voglia di impugnare la bacchetta.
“Scherzi col fuoco, Scamander.”
“E il fuoco saresti tu?”
“Lo vedrai.”
“La pedana è sempre lì, aspetto solo il tuo invito.”
“Sfidami tu, se ci tieni tanto.”
“Io non sfido nessuno, chi vuole duellare con me deve chiedere.”
Louis ispira a labbra serrate, e Lorcan lo imita senza neanche rendersene conto.
“Meno sicurezza, Scamander, consideralo un consiglio.”
“Sai dove puoi ficcarti i tuoi consigli?”
Ma la provocazione non trova risposta, perché Lorcan si allontana prima che possa arrivare.
Louis chiude gli occhi per una frazione di istanti, racimola la calma e riprende il suo tragitto. E lo avverte, l’istinto impegnato a dirgli che di questo passo rischiano di precipitare nel vuoto, ma lui seguita a ignorarlo.
È tutto sotto controllo – nessun pericolo.
 
 
 
 
 
 
1Lyre Leroy: Lyre è la versione francese di Lira, che è una costellazione e il cui nome richiama anche la lira quale strumento musicale, quella che la mitologia attribuisce a Orfeo, che con la sua musica riesce a incantare – in questo caso, il richiamo a Orfeo che incanta è un riferimento giocoso alla personalità di Louis. Personaggio di mia invenzione.
2Bacchetta Vispa: una bacchetta finta dei Tiri Vispi Weasley che finge di eseguire gli incantesimi, di conseguenza il fascio di magia scaturito dalla punta altro non è che un fascio di luce innocuo. È un Tiro Vispo che ho inventato per l’occasione, niente di che (abbiamo ormai la certezza che, nonostante la cotta per Roxanne, Brandon e i Tiri Vispi non hanno un buon rapporto!).
Note dell’autrice: il vero titolo di questo racconto probabilmente è Ode a Louis, perché se l’ho scritto è soprattutto perché Louis mi manca tanto (chi è in pari con la lettura di Paradiso perduto saprà a cosa mi riferisco), inoltre avevo voglia di mostrarlo nel pieno delle sue interazioni. Spero vi sia piaciuto questo tuffo nel mondo di Louis, seppure non manchino i momenti più cupi – mi spiace per il finale, ma questo racconto è ambientato a un passo dal duello di maggio, ne ho approfittato per mostrarvi gli equilibri sempre più labili.
Piccole note tecniche: Molly cita Atlas come possibile problema perché anche lui è un Prefetto; per quanto riguarda l’accesso al Bagno dei Prefetti, sappiamo che avviene con parola d’ordine: ho immaginato che a segnalare la presenza di qualcuno al suo interno fosse la targhetta e non un sistema che blocca l’ingresso in virtù di una sorta di patto di fiducia implicito con gli studenti che hanno diritto a usufruire del luogo (essendo coloro cui sono state affidate cariche istituzionali, sono quelli in linea teorica più affidabili).
La presenza di Moira è un mio piccolissimo regalo alle lettrici che sperano, mio malgrado!, in una Louis/Moira.
Circa il nuovo capitolo, posso dirvi che è in stesura. Se siete giunti sin qui, grazie della lettura e del tempo dedicato a questo mio piccolo universo narrativo, posso solo sperare che seguiti ad appassionarvi.
Un abbraccio. ❤
   
 
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