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Autore: heliodor    19/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sapevo che mi avresti sorpresa
 
Valya fissò la spada con sguardo rapito. La lama era coperta di simboli che luccicavano nel buio. Una volta aveva visto delle lucciole volare in formazione la sera, quando usciva sul tetto e fissava il cielo limpido di Cambolt, ma quello era diverso.
“Ve lo dicevo che c’era di più” disse Brunolf sfiorando la lama con l’indice.
“Ti ho detto di stare attento” disse Valya distratta. “Tu sai che cosa c’è scritto?”
“Non sono bravo a leggere le rune” disse l’uomo. “Dovresti chiedere a un erudito. Non uno di quelli di Ferrador, sono degli idioti. Forse Luska. O Taloras. Magari Valonde, ma la loro accademia non è la migliore per le traduzioni.”
“Hai detto che è maledetta” disse Ros.
“Non ho detto che è maledetta” disse Brunolf. “Ma che vi è una maledizione. C’è differenza.”
“So già della maledizione” disse Valya. “Sai dirmi qualcosa di utile?”
“Purtroppo no” disse Brunolf raddrizzandosi. “Ma posso copiare questi simboli e provare a tradurli.”
“Potresti farne una copia anche per me?” chiese Ros. “Jangar ha qualche testo interessante e potrei consultarlo.”
“Jangar?” fece l’uomo sussultando. “Parli di quel Jangar di Ferrador?”
Ros annuì. “Lo conosci?”
“Me lo ricordo. Compravamo dallo stesso mercante i nostri reagenti. All’epoca lui era stato appena ammesso all’accademia. Chissà che fine ha fatto ora.”
“Non è un erudito” disse Ros. “Ha una bottega di pozioni.”
“Strano. Diceva che voleva diventare un maestro. Quante arie si dava.” Brunolf si alzò e tornò alla credenza. “Dovrei avere dei fogli e una matita da qualche parte.”
“Tuo padre conosce le rune?” le chiese Ros.
“Non lo so” disse Valya scavando nei suoi ricordi. “Non l’ho mai visto leggere dei libri. Ora che ci penso, non gli ho mai visto aprire un libro in vita sua. Non so nemmeno se sa leggere o scrivere.”
“Ma le ha incise lui, no? La spada è sua.”
“L’aveva lui, sì” disse Valya restando sul vago.
Ros scosse la testa. “È davvero bella. Io non ci capisco molto di spade, ma è un lavoro perfetto. E guarda qui.” Appoggiò il dito sull’elsa.
La mano di Valya scattò con un istante di ritardo.
Ros cacciò un urlo e una forza lo spinse indietro, facendolo cadere sulla schiena.
Valya si alzò allarmata e Brunolf si girò di scatto.
“Stai bene?” chiese a Ros.
Lui fissava il soffitto con occhi sbarrati. “Io” esitò. “Credo di sì.”
Valya lo aiutò a tirarsi su e sedersi. “Ti ha fatto male?”
Ros si massaggiò la mano e il polso. “È stato spiacevole.” Guardò Valya con sguardo d’accusa. “Che cosa è successo?”
Lei si strinse nelle spalle. “Ti avevo detto che toccarla era pericoloso.”
“Avevi detto di non toccarla, non che era pericoloso” disse Ros polemico.
“È uguale” rispose lei.
Ros scosse la testa. “È la maledizione? Ora sono maledetto anche io?”
Brunolf era tornato a sedersi e fissava la spada perplesso. “Succede anche a te?” chiese a Valya.
Lei prese la spada e la sollevò prima di rimetterla sul tavolo.
“Non sembra maledetta” disse l’uomo. “Puoi stare tranquillo.”
Ros assunse un’aria sofferente. “Se c’è una maledizione, vuol dire che qualcuno l’ha maledetta.” Guardò di nuovo Valya. “Tuo padre non ha i poteri, vero?”
“No” disse Valya infastidita.
“Allora deve averla maledetta qualcun altro” concluse Ros.
“Lo penso anche io” disse Brunolf.
Aveva tracciato sulla pergamena i simboli. Valya notò che stavano sbiadendo dalla spada.
Brunolf porse la pergamena a Ros che la soppesò tra le mani e la piegò in quattro parti prima di infilarla in una tasca.
“La spada l’hai vista” disse Valya. “Noi prendiamo la corteccia di albero dei corvi come stabilito.” Allungò la mano verso il sacchetto e l’afferrò.
“È giusto” disse Brunolf. Si rivolse a Ros. “Basterà che la sciogliate nell’acqua. Non esagerate o otterrete l’effetto contrario.”
“Saremo prudenti” disse Ros.
Valya si alzò. “Ora dobbiamo proprio andare. Tra poco il sole sorgerà e ci resta poco tempo per rientrare.”
Si avviò all’uscita ma dovette fermarsi e voltarsi verso Ros.
Lui era ancora vicino al tavolo.
“Posso passare a trovarti qualche volta?”
Brunolf annuì con vigore. “Vieni pure, ma porta farina e uova se puoi. Da queste parti scarseggiano.”
“Andiamo” disse Valya.
Ros la raggiunse.
 
Trovarono i cavalli dove li avevano lasciati legati. Restarono in silenzio finché non uscirono dalla foresta e si misero sulla strada che portava a Ferrador.
Ros stava soppesando il sacchetto datogli da Brunolf nella mano, l’espressione perplessa.
“Credi che funzionerà?” gli chiese Valya.
“Penso di sì. Brunolf era d’accordo con me.”
“Quel tizio vive in una tana” disse lei. “Non possiamo fidarci.”
“Non avrebbe motivo di mentirci.”
“Non sto dicendo che è un bugiardo. E chi ci assicura che quella è davvero la corteccia di albero dei corvi? Per quanto ne sappiamo potrebbe essere quella stupida alga che brilla al buio o un altro tipo di veleno.”
Ros si accigliò. “Perché darci del veleno?”
“Non lo so.”
“Che tipo di persona lo farebbe?”
“Il tipo che vive da anni in una tana in mezzo a una foresta?”
Un dubbio atroce aveva assalito Valya e sapeva che non avrebbe mai potuto dare quella pozione a Doryon senza la certezza che avrebbe funzionato.
“Hai detto che mi avresti dimostrato che avevi ragione.”
Ros deglutì a vuoto. “Sì, l’ho detto.”
“Vuoi tirarti indietro? Non sei più tanto sicuro che funzioni?”
“Funzionerà” disse lui sicuro.
“Allora dimostralo” lo sfidò Valya.
Posso sopportare la morte di un Chernin, si disse. Ma non di Doryon.
Era un pensiero orribile che le causava una sensazione spiacevole allo stomaco, ma in quel momento non vedeva una soluzione diversa.
“Devi provare se l’antidoto funziona o non potrò darlo a Doryon.”
“Vero” fece Ros. Prese dalla cintura una boccetta piena di liquido ambrato e tolse il tappo di sughero. Prima che Valya avesse il tempo di aggiungere altro, bevve un sorso di liquido dalla boccetta.
Valya lo fissò stupita. Non si aspettava che lo facesse davvero. Era da folli e da incoscienti bere un veleno senza essere sicuri di avere un antidoto che funzionasse.
Ma anche da coraggiosi, pensò Valya. Come gettarsi in battaglia senza la certezza di sopravvivere.
Ros fece un colpo di tosse.
“Senti dolore?”
“Non ancora” disse con un filo di voce. “Ma ho lo stomaco che brucia.” Fece una smorfia. “Ecco, sta cominciando.”
Valya lo vide piegarsi in due sulla sella.
“Prendi l’antidoto.”
Ros tirò fuori una boccetta dalla cintura e tolse il tappo. La diede a Valya.
“Cosa contiene?”
“Acqua” disse lui con una smorfia di sofferenza. “Fa male. Fa davvero male” disse mentre prendeva un pizzico di corteccia dal sacchetto con la mano che gli tremava. Lo versò nella boccetta e l’agitò facendo attenzione a chiudere l’apertura con il pollice.
“Dovrebbe bastare” disse prima di bere un lungo sorso.
Valya lo fissò in silenzio, sicura che da lì a poco si sarebbe contorto a terra per il dolore. In quel caso non aveva idea di cosa avrebbe fatto.
Ora che ci pensava era stata una richiesta assurda la sua. Così lontani dalla città non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerla e chiedere aiuto a un guaritore.
L’espressione di Ros si rilassò e lui respirò con calma.
“Senti ancora dolore?”
“Solo un leggero fastidio” rispose. “E ho perso sensibilità alla lingua. Ma passerà, spero.”
Valya si lasciò sfuggire un sorriso. “Sono contenta.”
“Ti preoccupi per me?” fece Ros sorpreso. “Grazie.”
“Sono felice che funzioni. Ora potremo darla a Doryon senza temere di ucciderlo.”
Ros sembrò deluso.
Prima di tornare in città riportarono i cavalli alla stalla.
Fil li attendeva al cancello con le braccia incrociate sul petto.
“Non vedo il mio vino” disse con espressione contrariata.
“E non lo vedrai” rispose Valya. “Il mercante non si è presentato all’appuntamento.”
“Non era questo il nostro accordo.” Fil sbarrò loro il passo.
“L’accordo è cambiato. Se non ti sta bene, vai a lamentartene con il comandante Abbylan” rispose Valya aggirandolo.
“Dannata ragazzina” le urlò Fil alle spalle. “Che tu sia maledetta.”
“Lo sono già” rispose Valya senza voltarsi.
“Fil potrebbe davvero dire ad Abbylan che siamo usciti?” chiese Ros.
“Che lo faccia pure” disse Valya sicura. “Io negherei tutto e a quel punto sarebbe la parola di Fil contro la mia, la protetta dalla governatrice. A chi pensi che crederebbero?”
“Io credo che andrò alla bottega” dichiarò Ros. “Ho ancora mal di pania e mi sento stanco. Come avrà fatto Doryon a resistere per così tanto tempo?”
“È uno stregone ed è il figlio di Hylana Abrekir. Dai a me la corteccia, penserò io a darla a Doryon.”
Ros la guardò incerto. “Sei sicura?”
“Mi sembra facile. Prendo un pizzico di quella roba e la mescolo in una coppa d’acqua.”
Ros le passò il sacchetto con espressione sofferente. “Non esagerare con la prima dose. Se vedi che non fa effetto, dagliene un altro po’.”
“Penso di poterlo fare” disse Valya sicura.
Era sicura di riuscirci. Avrebbe salvato Doryon e poi rivelato alla governatrice che era stato avvelenato. A quel punto, una volta guadagnata la sua fiducia e aver dimostrato di essere una persona leale e affidabile, avrebbe potuto chiederle di partire insieme all’armata di Ferrador. Lei avrebbe accettato di sicuro e forse l’avrebbe addirittura portata con sé, magari come scorta personale sua e di Doryon.
Immersa in quei pensieri girò attorno al palazzo e dopo aver attraversato il cimitero degli animali raggiunse l’entrata dal cortile. Mise la spada al solito posto assicurandola ai ganci e ripromettendosi di riprenderla presto, quando sarebbe dovuta partire insieme al resto dell’armata.
Il palazzo era ancora silenzioso e la maggior parte degli ospiti dormiva, ma le ancelle e gli inservienti si stavano già muovendo per le scale e i livelli pulendo e mettendo in ordine per il giorno che stava per iniziare.
Mentre camminava diretta alla stanza di Doryon si imbatté in Olethe che scendeva al livello inferiore.
Lei le rivolse un’occhiata sorpresa. “Sei già in piedi. E anche vestita.”
Decise di tacerle dell’antidoto. Poteva non comprendere quello che voleva fare o giudicarlo troppo rischioso. Inoltre, c’erano domande alle quali non era ancora pronta a rispondere, anche se l’avrebbe fatto dopo che tutto si fosse risolto.
“Mi sono alzata presto per andare a trovare Doryon” disse cercando di non mostrare la sua ansia. “È possibile fargli visita?”
Quello poteva essere un problema, se come il giorno prima ci fosse stata troppa gente nella sua stanza.
Olethe sospirò affranta. “Quel poverino ha passato una nottataccia ma alla fine è crollato e si è addormentato. La governatrice si è ritirata nelle sue stanze. Era molto triste e stanca ma sembrava più serena dopo che il ragazzo si era addormentato. Ha dato ordine di non convocare i guaritori per lasciarlo riposare. Se vuoi passare a trovarlo fai pure, ma non svegliarlo e se è già sveglio, non farlo affaticare.”
“Mi tratterrò giusto il tempo di un saluto” disse Valya.
“Sei una cara ragazza” disse Olethe. “Ti avevo giudicata male.”
“Ti ringrazio” disse Valya con un mezzo inchino.
Salì di corsa le restanti scale e si fermò davanti alla porta di Doryon. C’era solo una guardia che conosceva e che la guadò annoiato.
Valya entrò quasi in punta di piedi e diede una rapida occhiata al letto dove Doryon giaceva. Sul comodino a fianco c’erano una brocca piena a metà d’acqua e una coppa.
Si avvicinò facendo attenzione a non fare troppo rumore. Il petto di Doryon si alzava e abbassava a fatica. Gli occhi erano chiusi ma la sua espressione tradiva la sofferenza che doveva provare.
“Madre?” disse con un filo di voce. “Sei tu? Sei tornata?”
Valya si chinò verso di lui. “Sono io, Valya.”
“Valya?” fece Doryon. Aprì gli occhi rivolgendole uno sguardo vacuo. “Sei proprio tu? Credevo di averti sognata.”
“Sono passata a trovarti.” Strinse il sacchetto tra le mani. “E per portarti una medicina.”
“Una medicina” disse Doryon con tono rassegnato. “Sono anni che ne prendo molte e nessuna ha mai funzionato.”
“Questa ti farà bene” disse Valya. Riempì la coppa d’acqua e vi lasciò cadere un pizzico di corteccia triturata. Attese che la sostanza si mescolasse all’acqua. Si girò verso Doryon e gli passò la mano sotto il collo aiutandolo ad alzare la testa. Con l’altra mano gli porse la coppa. “Ce la fai a bere? Ti aiuto io.”
Doryon allungò il viso verso la coppa e sorseggiò l’acqua. “Cos’è?”
“La medicina” disse Valya.
“Ha un sapore strano.”
“Bevila tuta e vedrai che starai meglio” disse lei cercando di rassicurarlo.
Doryon ubbidì e bevve fino in fondo. Valya si assicurò che non vi fossero residui di corteccia sul fondo della coppa prima di rimetterla sul comodino.
Lui trasse un profondo sospiro e adagiò la testa sul cuscino. “Sento un calore dentro di me.”
“È la medicina che sta facendo effetto” disse Valya.
Lo sperava, ma non ne era sicura. Con Ros aveva funzionato annullando gli effetti del veleno.
Funzionerà anche con Doryon, si disse. Devo solo aspettare.
Doryon tenne gli occhi chiusi ma col passare del tempo il respiro si fece meno affannoso e l’espressione si rasserenò.
“Ti senti meglio?” gli chiese. Era pronta a dargli una seconda dose come aveva detto Ros, ma sperava che non ce ne fosse bisogno.
Doryon annuì. “Meglio, sì. Il dolore è molto di meno. La tua medicina è buona.”
Valya sorrise.
La porta si aprì all’improvviso facendola sussultare e il sacchetto pieno di corteccia le cadde a terra spargendo parte del contenuto sul pavimento.
Hylana Abrekir fissò stupita prima lei e poi Doryon. “Che cosa ci fai qui?” chiese avvicinandosi al letto.
“Io” disse Valya cercando le parole giuste. “Io penso di aver guarito Doryon.”
Hylana la fissò accigliata. “Non credo di capire.”
Valya raccolse il sacchetto pieno di corteccia e glielo mostrò. “Qui dentro c’è una sostanza, un antidoto al veleno che Doryon ha ingerito. Che gli hanno fatto ingerire.”
“Veleno?” fece Hylana sbalordita. “Che tipo di veleno?”
“Non so spiegarlo bene, un erudito potrebbe farlo meglio di me, ma Doryon è stato avvelenato. È per questo che stava così male.”
“Avvelenato” disse Hylana fissando il figlio. “Doryon?”
Lui aprì gli occhi e sorrise alla governatrice. “È vero. Adesso sto molto meglio. Il dolore è scomparso. Ho solo un po’ di sonno e mi sento stanco.”
Hylana trasse un profondo respiro e sorrise a sua volta. “Ma è meraviglioso.” Guardò Valya. “Ed è tutto merito tuo.”
Valya le sorrise. “Io gli ho solo dato la medicina giusta” disse.
“Non essere modesta” fece la governatrice. La raggiunse e l’abbracciò, stringendola a sé. “Oggi mi hai reso la donna più felice di Ferrador e di Talmist. Grazie.”
Valya rispose con un inchino.
“Vieni, usciamo e lasciamo riposare Doryon” disse Hylana. “Abbiamo tante cose di cui parlare, noi due.”
Valya lanciò un’ultima occhiata a Doryon e seguì la governatrice fuori dalla stanza.
“È incredibile che nessuno si sia reso conto di quanto stesse accadendo” disse Hylana. “Chi si occupa della sicurezza a palazzo dovrà risponderne a me di persona. E dovrò informare quell’idiota di Dalkon. Quello che è accaduto è anche colpa sua.”
Valya a stento trattenne un sorriso udendo quelle parole.
Insieme discesero le scale che portavano al livello inferiore. “Sapevo che mi avresti sorpresa, Valya Keltel” disse Hylana. “Fin dal primo momento che ti ho vista.”
“Grazie” rispose imbarazzata.
A metà delle scale vide Dalkon al livello inferiore.
Anche Hylana dovette notarlo perché disse: “Dalkon.”
Lui alzò la testa.
“Proprio te cercavo.”
Dalkon guardò in alto perplesso e si fermò in fondo alle scale.
Hylana si staccò da lei e lo raggiunse. “Come al solito ti riveli unitile in qualsiasi compito ti venga assegnato.”
“Vi chiedo scusa” disse l’uomo con un inchino.
“Stavolta le tue scuse non saranno sufficienti” disse Hylana. “Ho appena scoperto che mio figlio è stato avvelenato senza che tu e nessun altro ve ne siate resi conto.”
Dalkon sgranò gli occhi. “Sono addolorato. Avete qualche sospetto su chi possa essere stato?”
“Sospetto?” fece Hylana alzando la voce. “Ho più di un sospetto. Ho un colpevole.” Si girò verso Valya e puntò il braccio contro di lei. “Eccola lì, la colpevole. È lei che ha avvelenato Doryon. Arresta quella traditrice e gettala nella cella più buia del palazzo.”

Note
Piaciuto il colpo di scena?
Ve lo aspettavate?
Si?
No?
Eccovene un altro: domani è il mio compleanno.
Ovviamente sarà un compleanno in stile lockdown, senza festa né invitati ma come ogni compleanno, preparerò la mia famosa mousse al cioccolato (vabbé, famosa: il termine giusto sarebbe famigerata 😊 ) che ormai è una istituzione.
Insomma, non voglio fare troppi giri di parole: le trasmissioni riprenderanno il 21 Aprile, sempre su questi schermi 😊
  
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