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Autore: Ale Villain    19/04/2021    1 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
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I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

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Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo X: Un filo-logico
© AleVillain
 





 

La casa era completamente avvolta in un silenzio surreale. Lei aveva appena finito di preparare un impacco da mettergli sulla ferita, lui non parlava da quando era rientrato in casa.
Lo aveva trovato spettinato, stanco, con una mano premuta sull’occhio. Si era precipitata da lui e gli aveva preso la mano, togliendogliela con molta delicatezza dall’occhio. Si era spaventata non appena aveva visto le condizioni in cui era: gonfio, di un colorito violaceo fuori e, per quel poco che riusciva a vedere le palpebre, all’interno gli era sicuramente scoppiato qualche capillare, visto il rossore. Una sottile linea rosata lo attraversava in verticale.
Non lo vedeva ridotto così da tempo e il fatto che in quel momento fosse messo in quel modo era segno che qualcosa non stava andando bene; ma non aveva idea di cosa stesse combinando.
Ogni tanto lo sentiva svegliarsi di notte e camminare per casa. Poi tornava nel letto con lei, le dava una carezza sul viso e si riaddormentava. E lei non faceva domande. Non era nella posizione per poterle fare, non più.
Quella sera, però, aveva preso coraggio. Gli aveva chiesto cosa fosse successo, perché era ridotto così, dov’era stato. Lui aveva ignorato tutte le sue domande, le aveva dato un bacio sulla fronte e si era seduto sulla sedia della cucina. Lei si era precipitata in bagno a prendere cotone, disinfettante, ghiaccio, cerotti. Qualsiasi cosa le capitasse a tiro, pensava potesse essere utile. Voleva solo il meglio per il suo uomo.
Lui si fece tamponare la ferita con l’impacco freddo che lei aveva preparato. Bruciava da morire, gli faceva male, probabilmente la vista di quell’occhio ne avrebbe risentito per un bel po’ di tempo. Ma non si sarebbe mai e poi mai arreso, avrebbe portato a termine quello che aveva progettato per mesi e, soprattutto, avrebbe accettato le conseguenze, anche quelle in itinere. Tipo quell’incontro di poco prima con i cacciatori neri.
E così li aveva incontrati dal vivo per la prima volta. Il fatto che gli avessero chiesto chi fosse implicava, quindi, che la rossa era stata brava, non aveva detto nulla. Forse con lei poteva stare più tranquillo di quanto pensasse, ma non avrebbe abbassato mai e poi mai la guardia. Era la persona che andava controllata di più.
Dopo qualche minuto di silenzio e di tentativo, da parte di lei, di rimettere a posto quell’occhio distrutto, alzò una mano verso di lei.
“Basta, tesoro” disse piano “Posso finire io. Vai a riposare”
Lei sospirò e si strinse nella vestaglia da casa.
“Non ho fatto niente tutto il giorno” si giustificò “Ti aiuto volentieri”
Lui sospirò e scosse appena la testa, accennando un sorriso. Lei non capiva; non aveva mai capito. E avrebbe continuato a non capire, perché era fatta così. Lui la amava per questo e allo stesso tempo non la sopportava.
Il suo mondo era tutto ciò di cui aveva bisogno, il resto poteva passare in secondo piano. L’unica eccezione era stato lui, che ormai era il suo compagno da anni. A lui aveva dimostrato tanto, quello doveva riconoscerglielo. Ma solo a lui. E non per molto. Alla fine, aveva ceduto anche con lui.
Era fatta così, lei. E col tempo aveva capito perché aveva preso le distanze da praticamente chiunque. Famiglia compresa. Tutta la famiglia compresa.
Alzò gli occhi su di lei. Era bellissima, come sempre. Gli dispiaceva sapere che da lì a non molto le avrebbe provocato un dispiacere enorme? Sì, forse sì. D’altronde l’amava, l’amava da impazzire. E sapeva che potevano essere strategie un po’ contorte, ma era un modo per aiutarla.
Per lui, invece, era solo vendetta.
 
 

 
***


 
I.V era appoggiato a braccia incrociate contro la porta dell’entrata del loro covo. Yunho gli aveva fatto quella domanda.
“Perché la stavi proteggendo?”
Lo sapeva, I.V. Lo sapeva perfettamente. Erano pensieri che gli frullavano in testa da giorni, da quando lei aveva deciso di aiutarlo. Perché per una volta non era stato lui a curarsi le ferite da solo e nemmeno Won Hu. Qualcun altro si era preso cura di lui, qualcun altro aveva deciso di aiutarlo. Ambra era buona, lo aveva capito subito. Era troppo buona per essere capitata in un giro losco come il loro.
Bande di cacciatori, lotte, sparatorie. Non era il mondo di Ambra, quello, ne era sicurissimo. Lei era un elemento solo per luogo di nascita, per il resto era un’umana al cento per cento. Gli elementi non aiutavano mai i cacciatori, per nessun motivo. Erano rivali per natura e dall’alba dei tempi.
Ma Ambra lo aveva aiutato. Ambra, con lui, si era sempre comportata con più tranquillità. E lui glielo aveva sempre lasciato fare.
Si era sentito finalmente qualcuno di importante, e non solo un sottoposto, quel giorno. Quando lei si era nascosta dietro di lui, aveva sentito una piacevole sensazione al petto. Come a dire Ti considero forte abbastanza da potermi difendere. Non Yunho, non Jeim. No, a lei loro due facevano paura, li temeva. E di solito erano proprio loro due quelli che avevano più successo con le ragazze. Yunho era bello come un Dio, Jeim aveva un fascino orientale fuori dalla norma. Anche Hoseok aveva successo, perché ci sapeva fare molto, ma molto bene. E per come lo aveva sempre guardato storto Ambra, si intuiva chiaramente che non era affatto il suo tipo. L’unico che non aveva mai dimostrato interesse nell’approccio con le ragazze era Won Hu. Ma I.V aveva altri sospetti su di lui.
E lui, I.V? Occhi scuri, capelli scuri. Sempre serio. Eppure, da quello che poteva evincere, tra tutti era il preferito di Ambra o, quantomeno, l’unico con cui in qualche modo si trovava quasi bene.
Dovette impegnarsi per nascondere il ghigno di soddisfazione che gli si stava formando sul viso. Avrebbe tanto voluto dire a Yunho che, per una cazzo di volta, una ragazza non se lo stava filando di striscio.
“Tu hai detto che ti serve viva” rispose finalmente, dopo secondi di silenzio, mentre metteva le mani nelle tasche.
Yunho stava fumando di rabbia. Pensò che ultimamente non riuscisse a fare altro.
Decise di darsi una calmata, non faceva bene tutto quel nervosismo all’interno del gruppo. Era il caso di rimanere uniti almeno tra di loro, altrimenti rischiavano di mandare tutto a rotoli e non avrebbero più scoperto la storia dietro a quella lettera.
Ma certi comportamenti andavano controllati.
“Cosa ti ho detto l’altro giorno?” domandò ancora.
I.V lo guardò alzando un sopracciglio. Rigorosamente quello con il piercing, che ormai stava guarendo più che bene, tanto che aveva già tolto il cerotto.
“Hai detto tante cose”
Yunho sospirò.
“Vorrà dire che te lo ripeterò: non ti affezionare a lei”
Il tono con cui lo disse, però, faceva intendere che non aveva ancora finito di ammonirlo.
“E aggiungo un’altra cosa” continuò, muovendo dei passi nella sua direzione “Se dovessi continuare ad avere strani comportamenti nei suoi confronti, ti sollevo dall’incarico per questa operazione”
I.V si staccò dal muro.
“Cosa vuol dire?”
“Quello che ho detto” rispose l’altro, sapendo di aver fatto centro “Non farai più parte di questa ricerca, non dovrai più reperire i documenti necessari”
Fece una piccola pausa.
“Non sarai più tu a doverti occupare di Ambra”
I.V. lo mandò a quel paese mentalmente. Yunho stava usando le sue solite strategie. Era un bravo oratore, Yunho, glielo doveva riconoscere. Riusciva sempre ad evidenziare gli aspetti che, almeno secondo lui, erano più importanti per il suo interlocutore.
“Ti do un’ultima possibilità, I.V” disse poi, cominciando ad indietreggiare per poi dargli definitivamente le spalle “Ambra è un mero strumento di passaggio, che ben presto uscirà definitivamente dalle nostre vite”
 
H 09.46
“Lo capisci allora che sei solo uno strumento di passaggio?!”
“Giovanni ma cosa diavolo-“
“Sveglia, Ambra!” esclamò nuovamente lui, mentre continuava a fare avanti e indietro nel salotto, in fibrillazione e lottando con tutto sé stesso per non lanciare via qualcosa dalla rabbia “Ti stanno usando per capire ‘sta cosa della lettera!”
Ambra sospirò e poggiò il mento sulle mani. Lo sapeva che raccontare la storia a suo fratello non avrebbe portato a nulla di buono. Oltre alla paura che potessero prendere di mira pure lui, si era aggiunto anche il problema “ramanzina”. E quelle di suo fratello non erano mai tranquille.
La sera nello scontro, a dispetto di quanto si aspettava Ambra, Giovanni non le aveva detto nulla. Aveva fatto trascorrere le poche giornate seguenti come nulla fosse successo, il che l’aveva fatta insospettire parecchio. Fu solo quando lei gli rivolse la parola e tirò fuori l’argomento che Giovanni cominciò il suo sproloquio.
“Oh, finalmente te ne sei interessata!” gli aveva detto, per poi lanciare con forza nel frigorifero la mela che aveva preso da mangiare e di cui poi, evidentemente, non aveva più voglia.
Ambra si era permessa di rispondere a quella frase.
“Ma sei tu che hai detto che volevi farmi un discorsetto” si giustificò “Stavo aspettando te”
Subito dopo lo aveva visto poggiarsi al lavandino della cucina, guardare verso il basso e sospirare.
“Magari, per una volta, avrei voluto fossi tu a cominciare il discorso” le aveva detto, mentre ritornava a guardarla “Visto che, ti ricordo, sono settimane che mi eviti come la peste”
E così Ambra si era messa a raccontare tutto quanto, di nuovo. Gli aveva anche spiegato il motivo per cui aveva evitato in tutti i modi sia lui sia il discorso. Ma, inaspettatamente, Giovanni non l’aveva presa bene.
“Ma tu pensi che solo perché non sono un cazzo di elemento non so difendermi da solo?!”
Ambra si era innervosita a quella frase.
“Ah, grazie! Guarda che lo facevo per te!” le braccia incrociate di scatto sul petto “E tu forse non hai ancora capito che quelli sono forti, molto più di un semplice umano, e hanno pure le armi!”
Giovanni, a quel punto, si era quietato per qualche istante.
“Come pensi di fermarla una pallottola, con un pugno?!”
“Okay, ho capito, basta!” gli aveva risposto a tono subito dopo. Figurarsi se si fosse stato zitto per più di venti secondi.
Ambra pensava non ne sarebbe più venuta a capo con quella storia. Si stava creando un casino dopo l’altro e, soprattutto, stava litigando con tutte le persone che stavano attorno.
Con Giovanni, però, era stata più dura di tutte mantenere il segreto e affrontare la situazione dopo, quando ormai stava diventando insostenibile. Era ovvio che si sarebbe arrabbiato, era ovvio che in quei giorni si era preoccupato.
Rafaelle era stata più tranquilla, ma lei era fatta così. Rispettava le vite altrui e si faceva pochi problemi, soprattutto se le situazioni non toccavano lei stessa. Per cui dirlo a lei era stato più facile. Anzi, era sicura che con la bionda avrebbe potuto parlarne in modo più tranquillo. Certo, aveva pensato che potessero prendersela anche con lei, ma per ora i cacciatori avevano dimostrato di voler interessarsi alla vita della sua famiglia, piuttosto che chi le girava intorno. Non avevano mai nominato il suo ragazzo, per esempio.
Già, Richard. Con lui sembrava andare sempre peggio, almeno per lei. Si sentivano, ma molto meno rispetto al solito e in più non si vedevano mai, lui era troppo preso dalla tesi e dalla laurea; il che, alla fine, non era neanche così negativo, Ambra così poteva smaltire il tutto senza tirarlo in ballo più di tanto e senza doversi giustificare anche con lui.
Il problema era che, tra tutti, lui era la persona a cui stava pensando di meno. E non era sicuramente un buon segno. Soprattutto perché in ordine, subito dopo Giovanni che era quasi il suo pensiero fisso, veniva I.V.
Era da quell’attacco sotto casa sua che non faceva che pensare al suo comportamento. Rimaneva piuttosto convinta del fatto che, nonostante lui avesse negato, si trattasse solo di un modo tutto suo per ringraziarla per averlo curato e per ricambiare il favore. Ma i momenti a cui continuava a pensare erano quelli immediatamente dopo, quando l’aveva difesa – ironia della sorte – proprio da Giovanni. E lei, per qualche motivo, si era sentita molto più protetta in quel momento rispetto a prima, quando si era riparata con lui dietro al palazzo.
Perché davanti a Giovanni gli era sembrato tutto molto più naturale.
Oddio, ma quindi adesso devo nuovamente ricambiare il favore?
Giovanni schioccò le dita davanti a lei. Strizzò gli occhi un paio di volte.
“Puoi ascoltarmi, per cortesia? Visto che per una volta sono riuscito a parlarti”
Ambra sospirò, si passò velocemente una mano tra i capelli e si alzò dal divano. Si avvicinò a lui e, senza pensarci due volte, lo abbracciò. Giovanni ricambiò stringendola forte.
Rimasero così per qualche istante, fino a quando Ambra non ruppe il silenzio.
“Ho paura, Gio” gli confessò, poggiando una guancia sulla sua spalla “Ho paura per me e per te”
Giovanni annuì e le accarezzò la schiena.
“Lo so, Am” disse, chiamandola in quel modo per rispondere al nomignolo che lei usava con lui “Ma per me non ti devi preoccupare. So come non farmi trovare, se necessario”
Ambra si rilassò appena.
“Pensa a te, piuttosto. E anzi…” mormorò “Chi era quello dietro a cui ti sei nascosta?”
Ambra si sciolse dall’abbraccio, ma rimase di fronte a lui.
“Oh, I.V intendi” rispose “Davvero, penso che tra tutti sia quello di cui ti debba preoccupare di meno”
Il moro annuì.
“Ho notato” disse, con un accenno di sorriso “Quindi, ecco… Se dovessi tornare lì dove stanno loro, per prima cosa avvertimi. E poi cerca di stare nei paraggi di questo I.V”
Ambra ridacchiò. Quanto gli era mancato questo rapporto con lui.

  
 












 


Angolo Autrice
Un pelo di ritardo, ma tanto si tratta di un piccolo capitolo di passaggio! Anche se ci sono delle particine importanti.
Comunque, come si può vedere, la storia sta piano piano prendendo una determinata piega eheh
Alla prossima!
  
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