Dopo aver
accettato la sua proposta con la voce che tremava, il ragazzino perse
di colpo ogni briciola di energia, abbandonandosi del tutto contro il
suo corpo caldo, e Guren, ancora sorpreso da quell'abbraccio
inaspettato che li aveva fatti cadere entrambi, impiegò
qualche
secondo a realizzare che avrebbe dovuto sbrigarsi ad alzarsi e
coprirlo. I suoi vestiti non erano certo adatti per la stagione e non
portava nemmeno le scarpe. Non voleva neanche immaginare quanto
freddo avesse già patito in mezzo alla neve prima di perdere
i
sensi.
Sospirando,
l'uomo lo strinse a sé e si rimise in piedi, facendosi
aiutare dalle
compagne di squadra per avvolgerlo nel suo mantello. Il piccolo
tremava violentemente tra le sue braccia ed era abbastanza sicuro che
fosse già in ipotermia.
«Torniamo
alla base» disse alla fine il generale e le due donne lo
seguirono
in silenzio, guardando a loro volta il ragazzino. Era pallidissimo e
tra il sangue sui vestiti e la reazione che aveva avuto nel vederli
era molto probabile che fosse fuggito da chissà quale orrore
nella
città sotterranea dei vampiri.
Arrivarono
alla meta che era già molto tardi e Guren lo
portò subito in
infermeria, affidando alle compagne il compito di fare rapporto ai
superiori. Per qualche strana ragione, preferiva rimanere accanto al
loro nuovo alleato finché non avesse aperto gli occhi. In
silenzio,
assistette quindi all'accurata visita tenendosi pronto a intervenire
in caso di bisogno.
Il
piccolo però, molto provato dalla lunga prigionia e dal
trauma che
aveva appena vissuto, continuò a dormire senza accorgersi di
nulla,
svegliandosi solo dopo un po' con un violento sussulto e le guance
bagnate di lacrime.
Impaurito,
cercò subito di strapparsi la flebo ma Guren
fu svelto a prendergli delicatamente la mano prima che potesse fare
danni. I frequenti prelievi effettuati dai vampiri avevano lasciato
il segno ed era necessario reintegrare al più presto liquidi
e sali
minerali.
«Lasciala
stare, ne hai bisogno» gli disse con calma ma il ragazzino,
con gli
occhi spalancati e il respiro affannoso, sembrò agitarsi
ancora di
più.
«Va
tutto bene, tranquillo. Sei al sicuro adesso»
provò di nuovo con lo
stesso tono, impedendogli nel frattempo di sfuggire alla sua presa.
Purtroppo
le sue parole, a quanto pare, dovettero ricordargli qualcosa di
spiacevole perché le lacrime scesero più copiose
e il piccolo si
morse il labbro per trattenere i singhiozzi mentre Guren lo guardava
smarrito senza sapere cosa fare. Non
era abituato a trattare con i bambini già di suo e in quella
situazione era ancora peggio. Per quale assurdo motivo aveva deciso
di restare?
«M-Mika...
Akane... Tutti quanti...» lo sentì dire a un certo
punto mentre
tremava in maniera incontrollabile.
«I
tuoi amici?» domandò l'uomo, cercando di capirci
qualcosa.
«La
mia f-famiglia... Q-quel vampiro... li ha uccisi t-tutti... per colpa
mia» spiegò tra i singhiozzi e Guren, sospirando,
gli appoggiò una
mano sulla spalla nel vano tentativo di farlo smettere. Forse era
stato un bene che non l'avesse lasciato solo, visto che il risveglio
era stato così traumatico...
«Come
ti chiami?» domandò poco dopo nella speranza di
distrarlo,
aiutandolo allo stesso tempo a mettersi seduto per bere un po'
d'acqua. Avrebbe voluto consolarlo ma non aveva idea di cosa dirgli.
Sapeva per esperienza, purtroppo, che non c'era nulla in grado di
alleviare il dolore di una grave perdita, oltretutto così
recente e
probabilmente improvvisa.
«Yuichiro...
Hyakuya» mormorò il ragazzino, accettando il
bicchiere con le mani
tremanti.
«Mi
dispiace per quello che vi è successo ma non è
stata colpa tua»
provò a rassicurarlo Guren mentre il piccolo beveva.
«Sì
invece! Mika ha rubato quella mappa perché sapeva che volevo
andarmene» insistette lui con la voce rotta, restituendogli
il
bicchiere vuoto.
«Te
l'ha data ed è rimasto al sicuro?»
domandò l'uomo, pur sapendo già
la risposta.
«No...»
«Anche
lui voleva scappare, come chiunque altro lì sotto, immagino,
e ha
fatto ciò che riteneva giusto» cercò di
farlo ragionare.
«Offriva
sangue extra ai vampiri per garantirci un trattamento migliore senza
che noi lo sapessimo e alla fine ha rubato quella mappa. Era
così
felice quando me l'ha mostrata e ha svegliato gli altri... Era una
trappola però e sono stati tutti...»
raccontò tremando, senza
riuscire a finire la frase. «Avrei dovuto portarlo con me,
anche se
non voleva. Non importa che fosse ferito, era ancora vivo quando ho
sparato a quel vampiro... L'avreste curato se fossimo arrivati
insieme, vero?» riprese poco dopo, scuotendo la testa, appena
ritrovò la voce.
Guren
ripensò alla quantità di sangue sui suoi vestiti
e dubitò
seriamente che avrebbero potuto fare qualcosa per salvare il suo
amico ma cercò di non farglielo capire quando rispose di
sì.
«Ti
ha detto lui di andartene, vero?» chiese poi.
«Sì...
Non so perché gli ho dato ascolto. Potevo sicuramente
portarlo con
me nella galleria...» mormorò Yuichiro.
«Hai
fatto la scelta giusta. Sareste morti entrambi se ci avessi
provato.»
«Non
è così! Non riusciva ad alzarsi ma non importa.
Io dovevo
portarlo fuori! È stato solo grazie a Mika se stavamo per
uscire!
Mancava così poco...» protestò il
piccolo.
«Il
tuo amico non ce l'ha con te per averlo lasciato indietro. Ne sono
sicuro» disse deciso.
Il
ragazzino sembrò sul punto di ribattere ma un attimo dopo si
aggrappò forte ai suoi vestiti e pianse disperato con il
viso
nascosto nel suo petto pronunciando parole sconnesse. A quel punto
Guren, sia pure un po' incerto, lo strinse a sé e gli
permise di
sfogarsi, sperando che servisse a farlo sentire meglio.
«Mika
e gli altri non volevano morire» riprese piano il piccolo
dopo
qualche minuto.
«Shh.
Adesso basta, Yuu. So che è difficile ma devi calmarti. Fare
così
non riporterà indietro nessuno di loro,
rallenterà solo la tua
guarigione. Verrà il giorno in cui potrai vendicarli ma
adesso è
troppo presto. Cerca invece di stare tranquillo e riposare il
più
possibile senza pensare ai vampiri. Sei al sicuro qui» lo
bloccò
subito con
voce dolce ma
ferma,
usando senza
accorgersene il diminutivo che da allora non avrebbe più
smesso di
utilizzare, mentre lo stringeva forte un'ultima volta prima di
adagiarlo di nuovo sul materasso. Il medico si era raccomandato di
non farlo stancare troppo e dal tremito che avvertiva attraverso i
vestiti era evidente ormai che stare seduto, sia pure appoggiato a
lui, fosse uno sforzo non indifferente per il suo corpo indebolito.
«Non
dirlo» implorò il piccolo mentre gli rimboccava le
coperte.
«Che
cosa?» domandò confuso Guren.
«Che
sarò al sicuro.»
«E
perché?»
«La
direttrice dell'orfanotrofio me lo diceva spesso i primi giorni che
ero lì ma poco dopo...»
Non
finì la frase ma l'uomo capì ugualmente e
sospirò per l'ennesima
volta da quando l'aveva trovato. Sarebbe stata dura convivere con
quel ragazzino e avrebbe dovuto ricordarsi di stare attento a come
parlava. Una bella seccatura, insomma, ma a se stesso non poteva
negare che gli facesse tenerezza, in un certo senso, e si chiese se
fosse stato per quello che aveva deciso di rimanere con lui.
«Capisco.
Cerca di dormire adesso» borbottò distogliendo lo
sguardo, anche se
questo non gli impedì di scorgere per un attimo, con la coda
dell'occhio, la sua espressione stupita e incuriosita.
«Resti
qui?» domandò il piccolo dopo qualche secondo, con
gli occhi di
nuovo bassi e la voce incerta.
Guren
lo fissò incredulo per alcuni istanti ma vederlo
così vulnerabile
lo fece presto capitolare.
«D'accordo
ma smettila di parlare e dormi. Hai bisogno di riposo e non sei
l'unico» disse alla fine burbero, nel tentativo di darsi un
tono.
Incredibilmente,
il ragazzino obbedì con l'ombra di un sorriso sul volto
ancora
pallido e in breve tempo il suo respiro si fece calmo e regolare,
permettendo anche all'uomo di chiudere finalmente gli occhi.
Li
avrebbe riaperti poco dopo con grande disappunto quando un urlo
straziante del piccolo rischiò di svegliare tutta la base,
ma in
cuor suo non rimpianse mai di aver deciso di stargli vicino nel
momento peggiore della sua vita, asciugandogli le lacrime e
stringendolo a sé ogni volta che ne aveva bisogno in quella
lunga
notte e in quelle successive finché il dolore e lo shock non
si
attenuarono abbastanza da permettergli di dormire da solo.
Prompt: Shock
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! È la prima
volta che
scrivo su di loro e spero di averli resi al meglio, anche se forse la
storia non è molto centrata sul prompt. Non è
stato facile metterla
giù però e non volevo rischiare di fare danni
cambiandola troppo.
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi
avete dedicato anche solo leggendo.
Come
ho accennato nell'introduzione, la fic avrebbe dovuto partecipare
all'iniziativa “Easter Advent Calendar 2021”
indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanart & Fanfiction.
Mi raccomando, ringraziate anche l'admin se la storia vi è
piaciuta,
perché senza di lei non sarebbe probabilmente mai nata. ;)
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui
(attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online
però,
anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi una buona notte e buona giornata per domani.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina