Te bella dama rea di buie notti
Che di paure e uman disprezzo ammanti
Mai avesti lodi da poeti o dotti
Ne mai lor vanti.
Serva innocente del voler divino
Nel cor dolori illagrimati lasci
Mentre indicando all’alme lor cammino
Sepolcri pasci.
Sguattera immortale di mortali mondi
Ch’ accogli assidua in seno infermi e sofferenti
E liberi dai mal terreni sì profondi
Tutte le genti.
Ingiustamente affranta dal dell’odio ‘l peso
A tua sorella genitrice strappi proli
Così ch’ amanti, madri e figli hai reso
Ancor più soli.
Ma lor desio di dar affetto dura
S’ accresce d’ ogni pianto e d’ ogn’ inverno
Ché tu rendesti immemore lor cura
E amor eterno.
E pur eterno tal ricordo rendi
Di scritto, voce, arte, suon o storia
All’ uom che va a Patrasso quivi prendi
Non la sua gloria.
Del gran guerrier riveli il giusto onore
Che nel sfidarti eroico si misura
Distinto dal codardo che sanza valore
Di te ha paura.
Per questo è tal goduta l’esistenza
E tua tarda venuta è sì agognata
E ogni passion vissuta con veemenza
Da Dei ‘nvidiata.
Solo tra i viventi il male aligna
Di vita opaco lembo incancellabile
Mentre il vulgo crede te maligna
Inaccettabile.
Sei nulla più d’ un sonno blando
Scevro da pensieri e qualsivoglia face
Che nell’ oblio disperdi dando
Riposo e pace.
Perciò alla tua venuta sono pronto
Graziosa e oscura Tu dama ominosa
Per stringerti verrò così a te incontro
Come a una sposa.