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Autore: ChrisAndreini    20/04/2021    1 recensioni
Una figlia di papà rigida e viziata
Un insicuro amante dei film d'autore
Una ragazza abile a non farsi notare
Un caotico fervido sostenitore di diritti LGBT+
Una entusiasta e goffa artista
Un musicista appena arrivato in città
Un laboratorio al quale sono costretti a fare gruppo nonostante le marcate differenze
E una tempesta inaspettata che li colpisce donando loro mistici poteri
Il caos è inevitabile, così come i sentimenti
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lo Squalo

 

Nonostante avessero avuto l’intera domenica per tornare sobri, una volta giunto il lunedì, metà del gruppo non si reggeva ancora in piedi.

E la metà in questione era formata da Kenneth, Aria e Noah, i primi due addormentati l’uno sull’altro nell’attesa che il laboratorio cominciasse, e l’ultimo appoggiato con la testa sul banco e intento ad armeggiare con il telefono.

Gli altri tre membri però, sebbene sobri, non sembravano passarsela tanto meglio.

Ad eccezione di Catherine, che fondamentalmente era normale e scriveva qualcosa sul quaderno indifferente al mondo che la circondava, Adam sembrava parecchio distratto e fissava Kenneth con sguardo depresso, mentre Queenie non era ancora arrivata.

Non che a Catherine importasse qualcosa della situazione psico-fisica del gruppo del laboratorio, ma era un po’ all’erta, perché quel giorno avrebbero teoricamente dovuto annunciare il tema, e dato che non l’avevano ufficialmente deciso, probabilmente quei minuti prima della lezione sarebbero dovuti servire a discuterne.

Solo che nessuno ne sembrava in grado, e Catherine iniziava a temere che avrebbero fatto scena muta.

Vabbè, non era un suo problema. A lei sarebbe andato bene tutto, e avrebbe fatto il lavoro assegnato. Non aveva la minima intenzione di uscire dalla sua comfort zone per un progetto che comunque non l’avrebbe portata a nulla di concreto.

Analizzò le idee che erano state proposte durante l’unico pranzo di organizzazione, e doveva ammettere che non erano male, solo poco fattibili, o poco originali. La migliore sembrava quella di Noah: la metanarrazione. E non è che pensasse fosse la migliore perché Noah le piaceva. No, signore! Non era così superficiale… e Noah non le piaceva!

Ma l’idea non era male, era molto realizzabile, e se anche non fossero riusciti a organizzarsi per realizzarlo potevano semplicemente utilizzare il materiale che Catherine registrava costantemente durante le riunioni. 

Solo che non toccava a lei decidere, quindi dubitava che alla fine avrebbero fatto questo.

Anche se aveva avuto abbastanza consensi durante la riunione.

Catherine decise di non pensarci. Tanto alla fine Kenneth e Queenie avrebbero litigato per il proprio video e il professore ne avrebbe scelto uno, li avrebbe rimproverati, o altre cose del genere. E lei si sarebbe tenuta fuori dalla cosa.

…ma dov’era Queenie?

Si guardò intorno. Ormai il professore era alla cattedra, il quarto d’ora accademico era passato, e la lezione stava per cominciare. Eppure della bionda e puntuale reginetta dell’università non c’era traccia.

-Allora, ragazzi, faccio un veloce appello e possiamo cominciare…- il professore prese la parola, e Catherine svegliò il cugino con una gomitata.

Kenneth si mise in fretta dritto, guardandosi intorno confuso e assonnato. Aria, senza più il supporto del ragazzo, cadde dalla sedia e si svegliò di scatto con un piccolo urletto che attirò l’attenzione di tutta la classe ma per fortuna non venne notato dal professore. O forse lo notò, ma decise di ignorarlo.

-Che ore sono, la lezione è finita?- chiese Kenneth, stropicciandosi gli occhi.

-La lezione è appena cominciata- gli fece notare Adam, con un sorrisino che era un misto tra esasperato e sognante.

Catherine non era tipa da impicciarsi nelle cose, ma persino lei aveva ormai notato che la cotta di Adam iniziava a farsi fin troppo palese.

-Che pizza!- si lamentò Kenneth, appoggiando la testa contro il banco.

-Noah Mendez!- l’appello nel frattempo era arrivato a loro.

-Presente- Noah, che sembrava il più addormentato del gruppo, sollevò prontamente la mano e cercò di darsi un certo contegno, anche se aveva due occhiaie da far spavento.

-Queenie Neige- continuò il professore.

Queenie non si vedeva da nessuna parte.

-Prof, oggi non viene, aveva dei problemi con il gruppo di teatro- spiegò Aria, che nel frattempo si era messa a sedere con difficoltà aiutata da una folata di vento sospetta che per fortuna non sembrava essere stata notata da nessuno.

-Capisco. Catherine Neri?- 

-Presente- Catherine rispose immediatamente e con sicurezza, ma non troppa sicurezza. Sperava che la voce non avesse fatto suoni troppo strani.

-Kenneth Neri- 

-Eccomi!- Kenneth sollevò la mano e sbadigliò subito dopo.

-Preferirei che ci fosse più professionalità in questo ambiente. Si tratta comunque di una lezione- lo rimproverò il professore, con cipiglio severo.

-Scusi prof. Ho dormito male- si giustificò Kenneth, con un sorrisino colpevole.

Il professore si limitò a sbuffare e continuare.

-Aria Park l’ho vista… Adam Roberts?- il professore tornò al gruppo e lo notò subito, ma Adam alzò comunque la mano per mostrare la sua presenza.

-Bene, continuando…- il professore ricominciò l’appello, e i ragazzi ne approfittarono per chiacchierare un po’ prima dell’inizio effettivo della lezione.

O meglio, Kenneth lanciò a Noah un’occhiata maliziosa.

-Allora… perché così stanco, ragazzo? Una serata interessante?- chiese, tirandogli qualche amichevole gomitata e rischiando di farlo cadere dalla sedia perché, seriamente, non sembrava nel pieno delle sue facoltà mentali.

-Uh? Io? Che?- chiese, confuso, stropicciandosi gli occhi e posando il telefono che continuava a mostrare insistenti messaggi.

-Sei tu che sembri aver avuto una serata interessante- Catherine si ritrovò a prendere le sue difese senza nessun motivo, rivolgendosi a Kenneth, e si pentì immediatamente di averlo fatto.

Chissà cosa pensava ora Noah di lei! Ma dopotutto stava rimproverando suo cugino. Aveva tutto il diritto di rimproverare suo cugino.

-Io sono pulito! Ho passato tutta la notte in giro per bar con Aria! Siamo diventati amicissimi!- Kenneth le cinse il collo, Aria annuì.

-Ci siamo incontrati per caso ma è stato super divertente. Da rifare assolutamente!- dopo la botta di energia, Aria tornò più morta che viva con la testa sul tavolo.

-Mi sembri completamente il contrario di “pulito”- osservò Adam, scuotendo appena la testa.

Catherine annuì, dandogli completa e totale ragione.

-Sarebbe stato ancora più divertente se fossi venuto anche tu, ma no, dovevi studiare- Kenneth sembrava parecchio deluso dall’assenza di Adam, e lo dimostrò prendendolo per un braccio e posando con invadenza il suo volto sul petto del compagno di stanza, che si irrigidì e arrossì appena.

-Lo studio è importante- si limitò a borbottare. 

-Ma aspetta, abbiamo cambiato argomento! Noah, tu che hai fatto quindi ieri sera?- Kenneth tornò ad indagare con Noah, che si destò dal torpore nel quale era sprofondato, e rispose dopo qualche secondo di confusione.

-Niente… c’era una live di Black Cat- rispose.

Catherine aggrottò le sopracciglia. La live di Black Cat era finita alle undici e mezza, non giustificava un tale sonno.

-CAVOLO! L’ho persa!- si lamentò Aria, sollevando la testa e guardando Noah con occhi assonnati.

-Scusa, ma non è finita tipo super presto?- chiese Kenneth, guardando la cugina come a chiedere conferma.

Catherine annuì appena.

-Alle undici e mezza- rispose, in un sussurro.

-Sì, ma l’ho vista in contatto… tipo… con Carrie, che stoppava ogni due secondi perché voleva trovare indizi- Noah sbuffò, lanciò un’occhiata al telefono, e sbuffò di nuovo.

Catherine soffocò l’istinto di fargli pat pat sulla spalla in segno di conforto, perché sarebbe stato inappropriato.

E poi era colpa sua se si era avvicinato a Carrie. Lei aveva provato ad avvertirlo.

…forse non nel modo migliore, ma non aveva alcuna colpa dell’improvviso interesse della ragazza vero il povero Noah.

E poi dai, magari si divertiva con lei.

-È stato orribile- borbottò, stanco.

Come non detto.

-Trovato qualche indizio?- chiese Kenneth, incuriosito.

-Ovviamente no, grazie al cielo- Noah scosse la testa, poi tornò a riposare gli occhi.

-Bravo! Sei un vero fan!- si complimentò Kenneth, dandogli una pacca sulla spalla e facendo un occhiolino a Catherine, che non capì minimamente il motivo del gesto ma diede un leggero calcio sotto la sedia al cugino. Perché sì!

-Okay, okay… svegliatemi a fine lezione- Kenneth seguì Noah e Aria nel mondo dei sogni, e a prendere appunti e stare attenti rimasero solo Catherine e Adam.

…almeno finché Adam non cominciò ad osservare Kenneth distratto. Anche lui sembrava particolarmente stanco, e Catherine suppose che forse era rimasto sveglio ad aspettare che Kenneth tornasse. Preoccupato, o forse geloso? Non erano affari suoi.

Ma non si aspettava proprio di essere l’unica con un cervello del tutto funzionante quella mattina.

Nè si aspettava che il professore si rivolgesse a loro così presto.

-Allora, il gruppo M-R, cosa avete intenzione di fare? Avete finalmente trovato l’idea? Siete rimasti solo voi- chiese infatti, in tono sbrigativo, adocchiando il gruppo addormentato con profonda disapprovazione.

Catherine provò ad attirare l’attenzione di Kenneth. Lui se la cavava alla grande a parlare. Lui alzò la testa, biascicò qualche parola incomprensibile, e tornò di nuovo a dormire.

-Che comportamento estremamente inappropriato. Allora, avete deciso o no? Neri, Catherine, sembri l’unica sveglia. Ci illustri il progetto- il professore si rivolse a lei direttamente, e la ragazza sbiancò.

Non si aspettava di dover parlare.

Non si era preparata psicologicamente. Non avevano deciso niente, ma non poteva certo dirlo.

Ma non poteva neanche inventarsi qualcosa sul momento!

Non voleva che se la prendessero con lei.

Guardò il foglio su cui stava prendendo appunti, e cercò di pensare ad una soluzione.

Alla fine improvvisò, e rispose, cercando di togliersi da quella scomoda posizione il prima possibile.

-Pensavamo un corto metanarrativo dove illustriamo la nostra vita e il nostro tentativo di fare un corto- spiegò, cercando di cacciare la voce ma non cacciandola troppo.

Noah sollevò la testa verso di lei, aprendo con difficoltà gli occhi, e la guardò molto sorpreso.

-Confermate?- chiese il professore al resto del gruppo, giusto per essere certo che ne avessero davvero parlato.

-Sì. È l’idea che ha convinto tutti- Adam si affrettò a darle manforte. 

-Confermo, confermo!- lo raggiunse subito dopo Noah.

-Figo- Aria annuì.

Kenneth si limitò a mugugnare qualcosa di completamente incomprensibile.

-Va bene, va bene. Per chi vuole davvero imparare e non dormire in classe, oggi andremo a studiare le inquadrature. La composizione, i vari tipi di inquadratura, e…- il professore cominciò la lezione, e Catherine tornò con il volto fisso sul suo quaderno, evitando di attirare l’attenzione più di quanto avesse già fatto.

Sperava davvero che nessuno la stesse guardando, o la ricordasse. Aveva fatto qualche strafalcione totale? Le intenzioni della sua voce erano giuste? Catherine odiava parlare in pubblico, e detestava dal profondo del cuore l’attenzione delle persone.

Aveva sempre, costantemente, paura di sbagliare qualcosa, quindi il suo motto era diventato “fai prima a non provare proprio”.

Bah, non doveva pensarci.

Segui la lezione, prendi appunti, e una volta fuori di qui ti metti in un angolo angusto e respiri un po’.

Almeno era quello che Catherine aveva progettato di fare mentre scriveva distrattamente sul foglio, piegata su sé stessa quasi fino a nascondersi sotto il banco.

Ma nel suo ignorare gli altri per paura che la fissassero, non si rese conto che c’era una singola persona che la stava fissando.

Noah infatti, con occhi socchiusi, la guardò per tutta la lezione. Confuso, preoccupato, e sperando di poterla in qualche modo incoraggiare.

 

-Hey, tutto bene?- a fine lezione, Noah si affrettò a seguire Catherine, che era uscita in tutta fretta dall’aula come se stesse scappando.

Il ragazzo si rendeva conto che forse poteva risultare invadente, ma non riuscì a fare a meno di volerla rassicurare.

Catherine gli piaceva.

Badate bene, non è che avesse una cotta per lei, sia chiaro… almeno non credeva… comunque le piaceva come persona. Lo intrigava. Gli interessava davvero tanto scoprire cosa si nascondesse dietro la sua facciata seria e apparentemente fredda. Perché dalle poche interazioni che avevano avuto era convinto che oltre i suoi muri c’era una ragazza davvero interessante e con cui aveva parecchie cose in comune.

Comunque, anche se non fosse stato interessato a lei, gli sarebbe venuto naturale avvicinarla per parlarle, soprattutto perché si sentiva parecchio in colpa per il suo stato all’inizio della lezione.

Di solito andava a dormire presto, perché si conosceva e sapeva benissimo che se non dormiva la notte era poco più che uno zombie il giorno dopo, ma era stato davvero difficile dire di no a Carrie, la notte prima.

E visto che era l’unica amica che si era fatto da quando era lì non se l’era sentita di insistere nel lasciarla sola nella sua stupida analisi.

Che fastidio!

Perché si ostinava a cercare di scoprire l’identità di Black Cat?! Non le bastava godersi i video e le live che organizzava?! 

Uff… forse doveva trovarsi nuovi amici lì a New Malfair.

Tipo Catherine.

E ritorniamo al presente, dove Noah stava chiamando la ragazza da lontano cercando di non farla scappare via dalla scena.

-Sì, tutto bene- rispose lei in un borbottio, senza neanche girarsi verso di lui e continuando imperterrita a camminare a passo fin troppo svelto per una persona che stava davvero bene.

-Posso parlarti un secondo?- Noah continuò ad affrettarsi, con una certa difficoltà.

Aveva preso un caffè… due caffè… in realtà tre caffè, durante la pausa, ma era ancora stanco morto, anche se leggermente più attivo.

-Che c’è?! Non è colpa mia se ero l’unica abbastanza sveglia da parlare. Dovevate pensarci prima di fare tardi ieri sera!- Catherine si girò di scatto di lui e si mise immediatamente sulla difensiva.

Noah sobbalzò, non aspettandosi una tale veemenza.

Anche Catherine non sembrava aspettarselo, o forse non si aspettava che fosse stato Noah a seguirla, perché sgranò gli occhi, arrossì parecchio, e si rigirò di scatto, ritornando a correre via.

-Ehi, aspetta!- Noah la seguì, e alla fine la raggiunse in un angolo isolato del cortile dell’università, dove non sembrava esserci nessuno.

-Senti, scusa, pensavo fossi Kenneth. Sto bene, che vuoi?- Catherine, rassegnandosi del fatto che Noah l’avrebbe seguita all’infinito, si girò di nuovo verso di lui, questa volta con tono molto più composto, e cercò di scrollarselo di torno.

-Volevo ringraziarti- alla fine, con il fiato corto, finalmente Noah riuscì a parlarle.

E Catherine si aspettava tutto fuorché quelle parole, perché spalancò la bocca, sconvolta.

-Che?- chiese, inarcando le sopracciglia.

-Ci hai veramente salvato la vita a lezione. Volevo dirtelo alla pausa ma non volevo disturbarti- spiegò Noah, con un grande sorriso incoraggiante.

Le guance già rosse di Catherine divennero molto più paonazze.

Era completamente senza parole, così Noah continuò.

-Di solito non sono così assente, lo giuro, non avevo programmato di restare sveglio così tanto la notte- decise anche di giustificarsi, imbarazzato per la pessima figura che aveva fatto.

-No, no, figurati- Catherine si affrettò ad interromperlo, scuotendo la testa -Ero… davvero pensavo fossi Kenneth, prima, non… non ti giudico per le tue scelte di vita- la voce della ragazza era un sussurro, il suo sguardo si posava ovunque tranne che su Noah, che sorrise tra sé, intenerito.

Quando era piccolo aveva sofferto tantissimo di ansia sociale. Era sempre il ragazzo nuovo, dato che sua madre si trasferiva costantemente per lavoro e lo portava con sé, quindi le altre persone lo spaventavano, con i loro giudizi, i loro gruppetti, e a volte anche il loro razzismo. Ma durante il liceo aveva imparato a superare questi suoi limiti, e adesso tendeva a non dare poi così tanto peso al giudizio che gli altri avevano di lui, anche se cercava sempre di essere gentile, incoraggiante e amichevole.

Però capiva bene come doveva sentirsi Catherine, preoccupata che ogni singola parola fosse pesata, analizzata e ricordata da tutti coloro che la circondavano.

E con un’amica come Carrie, Noah non biasimava che fosse un po’ così.

-Almeno la live ti è piaciuta?- chiese poi la ragazza, distogliendo Noah dai suoi pensieri.

Il ragazzo si rabbuiò.

-Sono sicuro che mi sarebbe piaciuta di più se ci avessi capito qualcosa. A furia di interrompere, Carrie mi ha fatto perdere un sacco di cose- commentò, sbuffando un po’ seccato.

Catherine annuì appena.

-Beh, era solo un gameplay di The Sims 4, non ti sei perso poi molto- cercò di rassicurarlo, ma Noah scosse la testa.

-Oh, no! Adoro The Sims! Black Cat ha una fantasia immensa, crea sempre intrighi e famiglie troppo forti. Anche se preferisco The Sims 3, è più pieno- ammise poi, tessendo le lodi della youtuber che era stata in parte responsabile per la sua apertura verso gli altri.

Non esagerava dicendo che Black Cat era stata una parte fondamentale della sua adolescenza, tra un trasferimento e l’altro.

-Anche io preferisco the sims 3, la saga della famiglia Morgan è stata davvero fantastica- ammise Catherine, molto tra sé.

-Oh! I Morgan e la città dei gay! Una gemma sottovalutatissima! Chissà perché tutti quanti erano gay in quella città- commentò Noah, iniziando ad esaltarsi.

-Sono esperta in informatica e non ho mai capito che razza di algoritmo l’ha reso possibile- ammise Catherine, molto più tranquilla, e davvero incredula sulla questione.

-Il sogno segreto di Kenneth. Anche se forse la mia preferita su The sims 3 è stata la vicenda di Lady Morte- aggiunse, chiedendosi se Catherine se la ricordasse. Ma se conosceva i Morgan, che erano stati la prima famiglia su the sims 3 portata sul canale, sicuramente non poteva essersi persa Lady Morte.

Catherine trattenne a stento un sorriso, e cercò di restare seria, ma annuì.

-Ovunque andava moriva qualcuno a caso. Era troppo assurdo- ammise.

-Soprattutto quando doveva mollare il suo ragazzo e lui è morto prima che ci riuscisse, così l’ha resuscitato solo per mollarlo- ricordò Noah, scoppiando a ridere al ricordo.

E nonostante i suoi sforzi immani, anche Catherine non trattenne una risatina, che cercò di nascondere dietro le mani.

-Mi ero dimenticata del suo primissimo omicidio involontario- ammise, dopo essersi calmata.

-Sei davvero più esperto di quanto ti dessi credito- aggiunse poi, e finalmente guardò Noah, con l’ombra del sorriso ancora sul suo volto, e il cuore del ragazzo ebbe un fremito.

Era la prima volta che la vedeva sorridere sinceramente, ed era davvero carina. Il suo sguardo era sincero, gli occhi leggermente chiusi, ma brillanti.

No, non era carina, era molto bella.

Diamine, la voleva davvero troppo come amica.

-Ho visto i suoi video decine di volte- confessò, un po’ imbarazzato.

-È fortunata ad avere un fan come te- nello sguardo di Catherine non c’era però alcun giudizio, anzi, sembrava quasi ammirata. Forse… non è che si capisse molto cosa passasse nella mente della ragazza.

La conversazione venne interrotta da un messaggio che arrivò sul telefono di Noah, che si affrettò a controllare dato che poteva essere sua madre.

Non riuscì a trattenere un sospiro seccato quando si rese conto che era Carrie.

Era tutto il giorno che lo tartassava di messaggi.

Dove la trovasse tutta quella energia il ragazzo non ne aveva idea.

“Heyyyyy 

Sei libero? 

Ti va di pranzare insieme? 

Heyy

Ci sei?

Sei ancora a lezione?

Scusa se ti disturbo è solo perché così mi regolo

Io sono libera ;)”

Ugh, che stress.

Ma sarebbe stato maleducato non rispondere, dato che era libero, e Noah odiava mentire, anche se a volte sembrava necessario.

Ma non quella volta.

“Ho appena finito. Dove pensavi di vederci?” chiese, provando a convincersi che pranzare con qualcuno era di certo meglio che farlo da solo, giusto?

Carrie gli scrisse l’indirizzo, un locale un po’ lontano da dove era lui ma facilmente raggiungibile con una bella passeggiata.

Noah accettò l’invito.

Poi sollevò la testa su Catherine, che si stava guardando intorno, un po’ a disagio e cercando di non sembrare invadente.

-Era Carrie, mi ha invitato a pranzo- spiegò lui, giustificandosi per la disattenzione.

Era stato pessimo. Avrebbe dovuto ignorare Carrie e continuare a chiacchierare con Catherine.

Sia dannato il suo cercare sempre di accontentare tutti!

-Bene, andate d’accordo- commentò Catherine, in tono impassibile.

La complicità che si era creata fino a quel momento sembrava essersi appena spezzata in mille pezzi, e il volto della ragazza era tornato una maschera impenetrabile.

-Circa… vuoi unirti a noi?!- dopo un istante di esitazione, Noah si illuminò, e le fece una proposta che sperava davvero con tutto il cuore che accettasse.

Dopotutto lei e Carrie erano amiche, e potevano andare insieme fino al ristorante e continuare a chiacchierare, e fare amicizia, e condividere passioni e poi magari chissà, da un’amicizia poteva…

-Oh, no. Non mi sembra il caso di mettermi in mezzo a voi due. Non mi piace fare la terza incomoda- Catherine però scosse la testa, con enorme convinzione, abbattendo il castello in aria che Noah aveva iniziato a costruirsi.

Spalancò gli occhi alla supposizione.

-No, no! Io e Carrie  non siamo… siamo solo amici… circa… più o meno… neanche tanto in realtà! Non saresti affatto di troppo, anzi… cioè…- Noah arrossì vistosamente e si affrettò a negare con veemenza.

Catherine però rimase impassibile.

-Non è a me che devi dirlo, ma a Carrie. Comunque buon pranzo- gli disse, ritornando parecchio fredda, e dandogli le spalle.

-Aspetta, sei sicura di non voler venire? Mi piacerebbe pranzare anche con te- provò a fermarla Noah, sperando di non essere risultato troppo disperato (anche se un po’ disperato lo era).

Catherine si fermò, e dopo qualche istante si girò verso di lui, dandogli speranza.

Speranza non destinata a durare, perché il suo sguardo rimase indifferente.

-Mi dispiace, ma in ogni caso devo vedermi con Kenneth- ammise, alzando le spalle, e mostrandosi leggermente dispiaciuta.

Noah sospirò, e non insistette oltre.

-Va bene, ma spero di recuperare un giorno- le sorrise speranzoso.

Catherine ricambiò appena il sorriso, e annuì.

-Certo. Ora però devo andare. Buon pranzo- si girò nuovamente e iniziò ad andare via.

-Anche a te! Ci sentiamo sul gruppo!- lo salutò Noah, agitando la mano nonostante sapesse benissimo che la ragazza non poteva vederlo.

Poi si preparò mentalmente, e decise di raggiungere Carrie nel ristorante da lei indicato.

Si rese presto conto che doveva rivedere il suo concetto di distanze, perché quella che sembrava una semplice passeggiata di venti minuti, si rivelò essere una scampagnata di un’ora che sarebbe stato molto meglio fare in autobus, e quando arrivò finalmente a destinazione, era sudato, stanco, e parecchio fuori luogo, dato che il ristorante di pesce sembrava decisamente raffinato.

-Hey, Noah! Eccoti finalmente!- lo accolse Carrie, da un tavolo, sbracciandosi per farsi vedere.

Noah fece del suo meglio per sorridere, e le si avvicinò.

-Scusa il ritardo, non pensavo di metterci così tanto a piedi- ammise, sedendosi e cercando di recuperare il respiro.

-Sei venuto a piedi? Non potevi prendere un taxi, o l’autobus?- chiese Carrie, inarcando le sopracciglia, quasi divertita dalla situazione.

Noah ridacchiò imbarazzato.

-Ho sottovalutato la strada da fare, ma al ritorno sicuramente prenderò un autobus- le diede ragione, evitando di dire che non aveva i soldi per permettersi un taxi.

Cercava addirittura di evitare gli autobus se non erano estremamente necessari.

Anzi, era probabile che avrebbe comunque rifatto la strada a piedi, a ritorno. 

-Mi sembra un bel piano. Allora, cosa vuoi ordinare? Qui fanno parecchie portate interessanti. La mia preferita è la spigola, ma tu ordina pure quello che vuoi- Carrie gli porse il menù, e lo fissò con attenzione, dando chiaramente a vedere che aveva scelto da parecchio e stava aspettando solo lui.

Noah non era fan della spigola, ma non era schizzinoso sul cibo, quindi per non farla aspettare troppo decise di assecondarla.

-Una spigola anche per me allora- cedette alla pressione, mettendo da parte il menù. Il sorriso di Carrie si fece più ampio.

-Perfetto!- esclamò, battendo le mani, e chiamando poi il cameriere.

Per sfizio, Noah controllò quanto costasse la spigola, e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva quando notò che era il piatto più costoso del menù già parecchio costoso di suo, secondo solo all’aragosta.

Si preparò mentalmente le scuse che avrebbe scritto per messaggio a sua madre quando avrebbe inevitabilmente usato la carta che lei gli aveva dato per le emergenze, e iniziò a riflettere su quali potessero essere dei buoni moti per evitare che una situazione del genere si ripetesse nell’immediato futuro, ignorando che Carrie aveva iniziato a parlargli e non sembrava minimamente rendersi conto che l’attenzione del suo accompagnatore era altrove.

-Ehi, Noah, mi stai ascoltando?- chiese dopo parecchi minuti, agitando una mano davanti al suo viso.

-Uh? Eh? Sì!- mentì lui, e ovviamente Carrie non se la bevve neanche un istante.

-Allora ripetimi le ultime parole da me pronunciate- lo interrogò, avvicinandosi e guardandolo dall’alto in basso.

Noah cercò di pensare, ma si arrese subito all’evidenza che non aveva prestato un briciolo di attenzione alla ragazza, neanche inconsciamente.

-Scusa, sono ancora stanco per la camminata- provò a giustificarsi, prendendo un bicchiere d’acqua.

-Beh, stavo dicendo che la live di ieri è stata fantastica, e dovremmo rifarlo ad ogni live. Che ne dici? Ci stai? Ti sei divertito, vero?- Carrie ripeté ciò che stava dicendo, e Noah per poco non le sputò l’acqua addosso.

Beh, a dire il vero un po’ di acqua finì davvero addosso a Carrie, ma per fortuna solo qualche goccia che schizzò dal bicchiere della ragazza, probabilmente controllata da Noah, che però la vittima non sembrò notare, troppo concentrata sull’interlocutore.

Noah cercò di non apparire troppo demoralizzato da quella richiesta, e accennò un sorrisino.

-Sarebbe fantastico, ma non credo di riuscirci ogni sera. Di solito vado a dormire molto presto, e quando ci sono le live di Black Cat il giorno dopo ho lezione, quindi non è il caso di perdere il sonno- provò a spiegare, dispiaciuto, e sperando che la ragazza non ci rimanesse troppo male.

La faccia che Carrie gli fece era la quintessenza della delusione e dell’esserci rimasta male, e Noah si sentì parecchio in colpa.

-Ma proverò a organizzarmi, qualche volta. Davvero, magari non prima del laboratorio di filmmaking, però. Oggi non riuscivo a tenermi in piedi e ho messo Catherine in una brutta situazione- ritornò sui suoi passi, ma non troppo, e provò a cambiare argomento per non finire in una situazione ancora peggiore.

…finì in una situazione ancora peggiore.

Perché Carrie si mise subito sull’attenti, come un segugio che fiuta una preda succosa.

-Catherine?- chiese, sorpresa, e sospettosa? Ma perché doveva essere sospettosa di una sua amica?

Noah provò a non pensare all’energia negativa sprigionata dalla sua accompagnatrice, e si concentrò sul ricordo della breve conversazione avuta con la compagna di corso.

-Sì, il professore ha chiesto il tema, ma non l’avevamo deciso, e dato che tutti i membri del gruppo erano stanchi è stata lei a parlare- spiegò la situazione. Si sentiva davvero in colpa per non essere stato in grado di intervenire. Anche se una parte di sé si sentiva parecchio lusingato che Catherine avesse scelto proprio la sua idea da esporre.

-E quindi? Era ora che Catherine parlasse in pubblico- Carrie cercò di mascherare la sua irritazione, ma non le riuscì parecchio bene.

-Come?- chiese Noah, sorpreso dal cambio di tono. Soprattutto perché stava parlando di quella che definiva la sua “migliore amica”. 

Carrie sembrò rendersi conto di essere risultata sgradevole, perché le tornò il sorriso sul volto.

-Cioè, io la adoro, lo sai. È una ragazza fantastica, ma non serve conoscerla da sempre per capire che è davvero chiusa, e fredda, e decisamente poco amichevole. Dico solo che magari parlare un po’ di più la potrebbe aiutare, tutto qui- cercò di essere più incoraggiante, ma Noah percepì comunque il giudizio negativo che permeava le sue considerazioni non propriamente oggettive.

-A me sembra solo un po’ timida, ma simpatica- iniziò a difenderla, senza sapere che così facendo sembrava peggiorare la situazione.

-La linea tra timida e completamente indifferente a tutti è molto sottile- osservò Carrie, con una frecciatina non molto velata.

-Già, ma Catherine non la supera affatto- continuò a difenderla Noah, a spada tratta.

Non sapeva neanche lui perché, dato che era il primo che vedeva la ragazza  un po’ fredda, e all’inizio non gli era stata particolarmente simpatica, ma c’erano molti fattori che lo spingevano inconsciamente a prendere le sue parti.

Innanzitutto era parecchio infastidito che, dopo essersi definita sua “amica”, Carrie ne parlasse male alle spalle.

E poi, c’era qualcosa, in Catherine, che lo attirava a lei in modo particolare.

Non una semplice attrazione, come quella che aveva avuto per Carrie la prima volta che lei aveva flirtato con lui (e che onestamente era quasi scemata del tutto), ma un profondo interesse soprattutto dal punto di vista di personalità, affinità. Non le aveva parlato molto, ma tutto quello che si erano detti li aveva trovati sulla stessa lunghezza d’onda.

Non la vedeva affatto come una fredda e indifferente ragazza a cui non importava di niente tranne che di sé stessa.

E gli dava fastidio che Carrie provasse a convincerlo che in realtà era proprio così.

-Non voglio assolutamente cercare di abbatterla ai tuoi occhi, ma siccome mi sei simpatico voglio avvertirti. Quella ragazza sembra davvero tranquilla, ma non è il caso di avvicinarsi troppo a lei. Rischieresti solo di restare ferito- continuò Carrie, passando alla strategia “mi preoccupo per te, ascolta il mio consiglio”.

Noah sapeva riconoscere una causa persa quando ne vedeva una, e sospirò, rassegnato a non continuare la conversazione, e annuendo tra sé per fingere di aver ascoltato quello che la ragazza gli stava dicendo.

Non riuscì comunque a non distogliere lo sguardo da lei e a non apparire infastidito. Erano i problemi di indossare il proprio cuore in bella vista.

E Carrie notò il suo fastidio, e strinse i denti, infastidita il doppio, ma senza sapere bene cosa fare per risollevare la situazione.

Con un tempismo che aveva dell’incredibile, e sicuramente non era una coincidenza, l’acquario dietro a Noah sembrò esplodere, e i pezzi di vetro si abbatterono sui due ragazzi, concentrandosi in particolar modo su Carrie.

La reazione del ragazzo fu istantanea.

Sentendosi particolarmente in colpa, si alzò di scatto e dimenticò completamente la sua irritazione per concentrarsi sulla sua accompagnatrice, che si era tagliata le mani e le braccia nel tentativo di proteggersi, e sembrava sinceramente sconvolta.

-Carrie, stai bene?- chiese, prendendo un tovagliolo e iniziando a tamponare il sangue mentre controllava che non ci fossero pezzi di vetro rimasti incastrati.

Sua nonna era davvero un’esperta di cure casalinghe, quindi lui sapeva più di quanto si sarebbe detto circa il primo soccorso.

Lo staff del ristorante di affrettò a controllare le loro condizioni e cercare di salvare il salvabile dell’acquario.

Noah sperò davvero che i pesci se la cavassero, ma era un pensiero secondario rispetto a Carrie e gli altri feriti.

Non aveva intenzione di far esplodere l’acquario.

Non era abbastanza arrabbiato da fare una cosa del genere.

Non gli sembrava neanche plausibile che fosse stato lui, dato che non aveva nemmeno notato l’acquario alle sue spalle.

Ma guardando i fatti, era l’unico con dei poteri di acqua lì dentro, forse… no, sicuramente. Quante probabilità c’erano che qualcun altro avesse ricevuto gli stessi suoi poteri dell’acqua e avesse fatto esplodere proprio l’acquario dietro di lui andando a finire dritto su Carrie e stranamente non colpendo Noah se non di striscio?

Molte meno di zero.

-Sto bene, solo qualche graffio, e tanta paura. Cavolo, Noah, mi sono spaventata un sacco- Carrie, aveva gli occhi lucidi e la voce tremante, abbracciò il ragazzo con forza, facendolo irrigidire, ma non ritirare.

Come poteva trattare male una ragazza che aveva inavvertitamente ferito.

-Mi dispiace tanto, Carrie- ricambiò l’abbraccio, accarezzandole la schiena per confortarla, e sperando di poter in qualche modo rimediare a ciò che aveva appena fatto.

-Sei così gentile- commentò Carrie, in tono molto tenue, quasi sussurrato, allontanandosi abbastanza da riuscire a guardarlo negli occhi.

Le sue guance erano rosse, le sue labbra socchiuse.

I loro volti a pochi centimetri di distanza.

Oh no!

Noah provò ad allontanarsi, ma le braccia di Carrie lo tenevano fermamente ancorate al posto.

Oh, no!

Il volto della ragazza iniziò ad avvicinarsi, i suoi occhi a chiudersi.

Oh, no!

Lo staff del ristorante divenne solo un rumore di sottofondo, e sembrò capire che tra i due c’era un momento di intimità.

Oh, no!

Noah era in procinto di scansarsi con forza e dirle chiaro e tondo che non gli piaceva in quel senso, che era meglio conoscersi meglio prima, che forse era meglio decisamente non conoscersi proprio in realtà, ma non ce la fece.

Perché Carrie era vulnerabile, e ferita, e scossa, e probabilmente era tutta colpa di Noah.

Alla fine Noah cedette.

Era single, lei era carina, era solo un bacio, e il giorno successivo poteva benissimo dirle che era stato l’impulso del momento ed era meglio restare solo amici.

Così chiuse gli occhi, e la baciò.

E un nuovo senso di colpa gli invase il petto, mentre l’immagine degli grandi occhi sinceri di Catherine, e del suo sorriso, iniziarono ad invadergli la mente.

Oh, no! 

 

Oh, sì!

Quando Carrie era tornata a casa, dopo un bel pranzo pieno di ottime svolte e un bacio davvero carino che sicuramente si classificava nella sua top 10 di primi baci migliori, era in brodo di giuggiole, felice come una pasqua, ed estremamente soddisfatta di sé.

Certo, doveva ancora lavorare parecchio su Noah, e non poteva rilassarsi solo perché era riuscita a baciarlo, ma era già un inizio, e lui era parecchio debole, quindi non sarebbe stato troppo difficile piegarlo al suo volere.

Saltellando allegramente, la ragazza si mise alla sua scrivania, e prese il suo diario segreto, a forma di cuore, e una penna rosa con i glitter.

“Caro diario…” iniziò a scrivere, dopo aver messo la data del giorno.

“Oggi mi sono svegliata tardi, dato che non avevo lezioni, e ho messaggiato quasi tutto il giorno con Noah. È un ragazzo molto carino, appena trasferito, e ieri ho fatto con lui una lunga live investigativa su Black Cat. Non ho trovato indizi, ma lui è rimasto tutto il tempo senza lamentarsi, quindi è proprio il ragazzo perfetto” iniziò a raccontare, con tanti cuoricini intorno al nome di Noah.

“Poi l’ho invitato a pranzo nel mio ristorante preferito, e ha ordinato il mio stesso piatto! Siamo fatti per stare insieme, non pensi? Ero davvero emozionata per quella uscita, ma poi lui ha iniziato a parlare di Catherine, la mia migliore amica. Non sono preoccupata di lei, ovviamente, dato che non è mai stata interessata ai miei ragazzi, per questo è la mia migliore amica, ma mi ha dato comunque molto fastidio che lui continuasse a parlarne bene. Credo che dovrei cercare di toglierla dai piedi per sicurezza. Magari convinco mio padre ad espellerla dall’università, non so. Un po’ mi dispiace però… vabbè, vedrò.

Comunque poi è successa una cosa fantas…” Carrie interruppe la scrittura perché la penna smise di funzionare.

Provò ad insistere, ma l’inchiostro sembrava finito, così, con uno sbuffo seccato, la ragazza la gettò dentro al cestino, e ne cercò un’altra, ma la scrivania sembrava completamente priva di penne dello stesso tipo di quella appena buttata.

Essendo una grande perfezionista, Carrie si rifiutò di usarne altre, e si girò sulla sedia per controllare la stanza, notando una sosia glitterata sulla mensola sopra il letto.

Con un sorriso soddisfatto, sollevò la mano nella sua direzione, e come se seguisse i suoi ordini, la penna si sollevò in volo e planò delicatamente verso di lei.

Sogghignando sotto i baffi, Carrie riprese a scrivere.

“…tica. Ho usato i miei poteri per far esplodere l’acquario che si trovava alle spalle di Noah, e ho controllato alcuni vetri per venirmi addosso. Mi sono solo ferita un po’ le mani e le braccia, ma ne è valsa la pena, perché Noah ha completamente dimenticato Catherine e si è affrettato a soccorrermi. È stato davvero davvero tanto carino, ho fatto bene a non rovinarlo con altri cocci vaganti, anche se ero davvero pronta a ferirlo nel caso non si fosse preoccupato per me.

Dopotutto che razza di gentiluomo ignora una donna in difficoltà, giusto?

Comunque, l’ho abbracciato, lui mi ha stretto a sé, e una volta che ci siamo separati mi ha baciata. Ahhhh, è stato magico. È davvero bravo a baciare, anche se sembrava un po’ timido.

Ma sono sicura che si sbloccherà, dimenticherà completamente Catherine, e vivremo per sempre felice e contenti.

O se anche così non fosse, beh, sai che ottengo sempre quello che voglio, in un modo o nell’altro :D

Alla fine quindi il pranzo è andato davvero alla grande. Soprattutto perché, a causa dell’incidente dell’acquario, lo staff si è offerto di farci mangiare gratis.

Non che a me sia cambiato qualcosa, dato che in ogni caso avrebbe offerto Noah, ma sono stati comunque gentili.

Così potrò ordinare qualcosa di ancora più costoso al prossimo appuntamento senza sentirmi in colpa, ahahah :p

Ti scrivo più tardi, appena succede qualcosa di entusiasmante. Ora corro a scrivere a Noah!!

NoahXCarrie 4 ever!!!!”

E tanti, piccoli e grandi, cuoricini intorno ai loro nomi.

Quella sì, che era stata una giornata entusiasmante per Carrie.

E tutto grazie ai suoi nuovi e strani poteri.

Li usò giocosamente per chiudere il diario e rimetterlo a posto.

Ah, erano la cosa più bella che le fosse mai capitata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Teoricamente dovevo metterci un altra scena dove Aria e Queenie andavano al gruppo di teatro, ma ho deciso che a questo punto divido il capitolo in due, dato che voglio che questa storia abbia capitoli più brevi, e altrimenti sarebbe stato troppo lungo.

Inoltre è da parecchio che non aggiorno.

Quindi spero che questo capitolo vi sia piaciuto, sappiate che sto ancora andando un po’ a braccio per questa storia ma ho progettato i punti salienti, e sarà una bella montagna russa.

Forse dovrò aumentare il rating.

Carrie è davvero inquietante e manipolatrice.

Mentre Noah è troppo buono.

E a proposito di Carrie… ha anche lei dei poteri!

E potrebbe essere un grande problema.

Piccola curiosità, il nome di Carrie è un riferimento proprio al personaggio di Stephen King con i poteri telecinetici. Era un foreshadowing al fatto che anche lei ha ricevuto dei poteri.

Chissà invece Catherine, è l’unica che ancora non si è esposta.

Sempre che abbia dei poteri.

Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e seguire questa storia.

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Aria e Queenie hanno le prove di teatro.

   
 
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