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Autore: CurcioBleuClair    20/04/2021    1 recensioni
Chissà se il cuore conosce le vie di mezzo, se ci sa stare sulle corsie preferenziali, sorpassare e rientrare in tempo nella sua corsia, accelerare e rallentare… un po’ a comando come pedali di una macchina.
Chissà se tra l’amare e il non amare ha un freno nel mezzo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Azzurra'
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“Chissà se il cuore conosce le vie di mezzo, se ci sa stare sulle corsie preferenziali, sorpassare e rientrare in tempo nella sua corsia, accelerare e rallentare… un po’ a comando come pedali di una macchina.
Chissà se tra l’amare e il non amare ha un freno nel mezzo.

Quel cuore andrebbe suddiviso, proporzionato: frizione freno e acceleratore perché è sempre una questione di proporzioni da una vita, come quei fianchi accoglienti e quel busto stretto. 

E sarebbe opportuno fare un corso, un esame teorico, un esame pratico, come si fa con la patente.
Stamparsi una bella P da principiante sarebbe una bella idea, così chi lo incontra sa che è un cuore che sta imparando a camminare, a regolare i sentimenti, a pulsare d’emozioni.
Se tamponi un cuore da principiante, alle prime armi poi ti fermi, non vai oltre perché lui non ha esperienza, non conosce tutte le strade, deve ancora memorizzare i segnali, riconoscere il pericolo ed imparare le scorciatoie”

Azzurra ha imparato a distruggere da sola ogni fondamento di questo pensiero.

E poi c’è l'empatia, quella maledettissima empatia, il suo miglior pregio ed il suo peggior difetto.
Non bastasse uno di cuore fuori controllo. Perché l’empatia ti fa disporre di cuori multipli.
Continue moltiplicazioni, infinitesimali.
Diversi motori potenti sotto ai piedi, cani giocherelloni senza guinzaglio.
È come avere una taglia unica ed entrare ovunque senza rendersene conto, entri nei panni di tutti, nel cuore, nelle lacrime, negli sguardi e nei sospiri.
Azzurra vorrebbe non saperlo fare, maledicendosi, per entrare in armadi che non le appartengono, ci resta chiusa dentro sotto chiave.
Sedendosi nel buio di quel guardaroba di sentimenti che non voleva più indossare ha ripensato, per dare respiro al suo cuore, a tutti i denti di leone che ha soffiato via, giocando per ammazzare il tempo, ed ora avrebbe voluto costruirne uno lei, unendo tutti i respiri che soffoca e strozza e soffiarli via per riprendere fiato.

Oggi, Azzurra, si specchia in un armadio, l’armadio di quella donna dalle mani tremanti e dalle unghie rosse.
Quell’armadio pochi giorni fa ha perso un piede, un piede stanco ed anziano.
Lo ha perso per fare e dare spazio a gambe nuove.
Azzurra si è sentita in bilico: lei e quella maledettissima empatia che l’ha sincronizzata anche con quattro tavole di legno.
Perché ha paura, paura che tutte le persone, entrando nella sua vita, siano solo di passaggio. 
Paura di goderne appieno con lo stesso timore che non le permette di affezionarsi al suo sorriso.
Allora lei è pietra, schiva, è ghiaccio, è marmo, rigido. Devi prenderla antipaticamente diretta.
E di persone belle se ne sono affacciate nella sua vita, poi ci sono entrate e sono ancora lì, nonostante abbia mostrato tutte le sue corde rotte, tutti gli accordi stonati.
Lei urla, stona, canta e loro son sempre lì.
Azzurra vorrebbe portarle davanti agli specchi di quell’antico armadio che adora.
Perché quattro tavole e quattro specchi possano dare voce a tutte le parole che lei non sa dire:
“Ogni volta che lo spazio di Azzurra è colmo e pronto all’esplosione loro sono lì.
Ogni volta che svuota le botte ed i botti che ha dentro sente di avere ancora tutti i piedi che le toccano per terra. 
Se loro non fossero piombate in ogni giornata storta ad accordarle una corda rotta. 
Azzurra non sarebbe mai esistita. Non sarebbe mai rinata."

Perché Azzurra è una scatola di quei regali confezionati con estrema cura.
Un fiocco che si sarebbe sciolto facilmente se lei non avesse fatto il doppio nodo stringendolo con forza e per forza.
Perché le scatole di regali fragili devono scartarle le persone giuste, con mani prudenti e pazienti.
Con dita delicate, senza graffiare.
   
 
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