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Autore: kiddoB    20/04/2021    12 recensioni
Il destino di Astoria Greengrass sembra essere già delineato, ma lei non può più accettarlo.
Una macchia rossa in mezzo al grigio le ha mostrato la via verso la libertà.
Non le interessa il re di picche. Non sa che farsene.
Il re di cuori l’ha sedotta con un solo sorriso.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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fred asto
What if: nella battaglia di Hogwarts è morto Ron, non Fred. Inoltre qui Astoria è cinque anni più piccola di Draco e Hermione. 



Quello che sorride


Piove. Per la precisione diluvia. Pur essendo il 2 maggio, il temporale infuria con tutta la sua ferocia, il vento sferza impetuoso e c’è un freddo che sembra appartenere più al mese di febbraio.
La cornice perfetta per una cerimonia di commemorazione dei caduti.
Il Ministero - o meglio, il Wizengamot - ha deciso di fare le cose in pompa magna per il quinquennale della battaglia di Hogwarts. Particolare rilievo sarà dato al ricordo del valore e del coraggio dei membri dell’Ordine della Fenice, tra cui il più giovane, Ronald Weasley.
Il signor Greengrass, la sera prima durante la cena, parlava con sua moglie dell’evento - solo con sua moglie; Astoria resta invisibile, senza importanza, esclusa automaticamente dalla conversazione, pur essendo seduta a tavola con loro.
Ha raccontato che Potter si è infuriato, spalleggiato dal Ministro e da molti altri, ritiene irrispettoso e vergognoso questo teatro grottesco organizzato per pura propaganda politica, che Arthur Weasley ha presentato formale diffida, ma è il Wizengamot ad avere l’ultima parola su queste cose. Thomas ne fa parte, ma si è astenuto. Non è d’accordo neanche lui.
- È un assurdo spreco di denaro pubblico - ha borbottato, la bocca piena di stufato - e comunque andrebbe rispettata la volontà della famiglia.
Per la prima volta in vita sua, Astoria ha concordato con il genitore.
In ogni caso le è toccato andare ad assistere alla commemorazione con la scuola, il professor Parker segue alla lettera il programma ministeriale dei MAGO su Difesa contro le Arti Oscure e l’ha messa come attività obbligatoria per gli studenti dell’ultimo anno. Astoria ha freddo, i capelli le si incresperanno irrimediabilmente, il vento le secca le labbra e dovrebbe proprio ripassare Pozioni, la materia per lei più ostica, eppure è costretta a stare lì, seduta sulla pietra fredda degli spalti, l’ombrello aperto sulla testa, l’acqua che le sgocciola sugli stivali.
Al centro dello stadio il Ministro, affiancato da un corrucciatissimo Potter, dalla Granger e da alcuni membri della famiglia Weasley, sta leggendo un discorso preparato in cui non mette né passione né convinzione; anche Shacklebolt, ha detto suo padre, faceva parte dell’Ordine, e quella pantomima proselitistica lo mette a disagio, soprattutto quando si parla di un ragazzino la cui vita è stata tranciata così ingiustamente. Ma è questa la politica, in fin dei conti. Ci sono cose che si devono fare in un certo modo, vite che si devono piegare all’ordine prestabilito.
Come la mia, è il pensiero che le fulmina dolorosamente le tempie, ma non si consente di indugiarci. È una stilettata dolorosa, scomoda e fastidiosa, che la fa soffrire più di quanto le piaccia ammettere, ma che non può permettersi.
Alcune persone posano una enorme corona di fiori in mezzo al prato, intorno a cui è legato un nastro argenteo con sopra ricamati i nomi dei caduti. L’attenzione di Astoria viene attirata dalla famiglia Weasley, in particolare dai gemelli: li aveva intravisti a scuola, tanti anni prima, ma era troppo piccola - e spaventata - per farci caso. Sono identici, davvero, indistinguibili, anche con la stessa espressione addolorata e le braccia conserte, cercando di contenere la rabbia e il fastidio, di dissipare quel freddo che percepiscono nel corpo e che non ha niente a che fare con il temporale.
Un membro del Wizengamot chiede un minuto di raccoglimento. Astoria finge di abbassare lo sguardo, ma poi rialza il capo.
I loro capelli sono l’unica macchia di colore in mezzo a quel marasma di nero e grigio, l’unico respiro di vita, l’unico tocco di speranza e di verità nel bel mezzo di un teatrino ridicolo e irrispettoso - spavaldi, come i loro visi che si alzano per guardare la folla. La squadrano, palmo a palmo, e Astoria crede di capirne il motivo: è la fiera dell’ipocrisia (quanti ex Mangiamorte o simpatizzanti ci sono lì seduti?) e se la vogliono godere, imprimersela bene nella memoria e ricordarsela per tutta la vita, per avere sempre ben chiaro cosa disprezzano e da cosa vogliono fuggire.
Astoria è attirata da quella visione, da quel pugno rosso rilucente come una pennellata fiamminga. È vissuta sempre nel predisposto, nell’ordine, nell’equilibrio, e quelle deviazioni l’affascinano; ciò che gli altri chiamano note stonate, per lei sono estri creativi.
Uno dei gemelli incrocia il suo sguardo. Si fissano per qualche secondo, un po’ stupiti, individuando nell’altro l’elemento di diversità che spicca nella massa uniforme.
Le sorride. Qualcosa, nel petto di Astoria, frana.
Il minuto di silenzio finisce, la cerimonia ricomincia.
Non sono poi così indistinguibili. Riconoscerebbe dovunque quello che le ha sorriso.

***

Astoria gioca a scacchi con Draco nel salotto della propria casa. All’inizio lo lasciava vincere per educazione, e perché sua madre le ha sempre detto che una signorina non fa mai sfigurare il suo fidanzato; da qualche tempo lo lascia vincere spudoratamente, stupidamente, perché ormai è diventata una specie di sfida, vuole vedere quando lui finalmente se ne accorgerà.
Quel pomeriggio capisce che non se ne accorgerà mai.
Perché Draco non c’è.
Non c’è, semplicemente. Porta il suo corpo, la sua voce, i suoi vestiti, ma lui non c’è. Le sorride e le parla con l’educazione che si riserva alla propria promessa sposa secondo etichetta, ma Astoria potrebbe anche rovesciare la scacchiera, mettersi a saltare sul divano, denudarsi completamente e devastare la stanza, lui non se ne renderebbe conto. La sua testa è altrove. I suoi pensieri sono altrove. Il suo cuore - se ce l’ha - è altrove.
Devi avere pazienza, le ripete sua madre, che ogni tanto passa davanti al salotto con finta aria casuale ma che in realtà butta un occhio per controllarli, quasi sperando di coglierli in qualche atteggiamento inappropriato. Cosa che non succederà mai, perché Draco non c’è.
Devi avere pazienza, sai che sono stati anni difficili per lui, ha bisogno di tempo.
Ma se non gli piaccio, se non gli interesso, perché insistere?
Non è vero che non gli piaci, tesoro, sei così carina! È solo che… gli ci vuole tempo. Con gli uomini ci vuole pazienza, ci vuole dolcezza e grazia. Sii paziente e comprensiva, vedrai che pian piano riuscirai a conquistarlo. E poi… in fin dei conti è meglio così, sai? Se sarai accondiscendente lui ti lascerà fare senza avere niente da ridire, e potrai gestire la casa e tutto il resto senza interferenze. Un marito è uno strumento, Astoria, e tu hai la fortuna di averne fra le mani uno maneggiabile. Con il tempo capirai che è un vantaggio.
Sul momento non sa cosa rispondere, confusa da quella metafora per lei assurda; saluta la madre e torna a Hogwarts. Però trascorre tutta la notte a rigirarsi fra le coperte, inquieta, ferita e offesa, mentre rielabora quelle parole nella sua testa. Il messaggio è chiaro: questo è il marito che le tocca, che le piaccia o meno, questo è quel che passa il convento, questa è la sua mano di carte, e l’unica cosa che può fare è vedere il lato positivo e provare a vincere quanto più possibile.
Ma non ha scelto lei, di giocare a questo gioco. Non è stata lei a battere le carte né a distribuirle. Qualcuno l’ha piazzata a quel tavolo e non ha altra scelta che giocare.
E se non volesse? Se non le interessasse? Ciò che desidera è davvero ininfluente?
Quel che è peggio, dev’essere paziente. Comprensiva. Dolce. Accomodante.
Sei così carina!
Astoria non vuole esserlo. Non è carina, lei. È bella, molto bella. Non vuole accontentarsi di essere carina, non può accettare di essere già condannata a questo destino, a neanche diciott’anni: la bambolina quieta e aggraziata di un uomo che nemmeno la vede. E non vuole uno strumento, non ne ha bisogno, saprebbe fare tutto da sola, più e meglio. Per il suo futuro vuole un compagno, un sostegno, un confidente, un alleato, un amante. Un amante sincero e appassionato che la desideri, che la spogli solo con lo sguardo, che la baci e la stringa e la tocchi e la vezzeggi e faccia l’amore con lei e…
Stringe le gambe e si raggomitola sotto le lenzuola, agitata, al ricordo di quei capelli rossi.
Non le interessa il re di picche. Non sa che farsene.
Il re di cuori l’ha sedotta con un solo sorriso.

***

Hermione Granger è andata ad Hogwarts su invito del professor Parker per un’esercitazione con gli studenti dell’ultimo anno in vista dei MAGO. Astoria si impegna al massimo, ci mette tutta se stessa, per vari motivi: è la sua materia preferita, ci tiene a prendere ottimi voti e, soprattutto, se riesce a farsi notare dalla Granger forse potrà parlarci alla fine della lezione e magari chiedere qualcosa su di lui. Cosa, non lo sa, ma le verrà in mente qualche idea.
Alla fine effettivamente la Granger si trattiene per rispondere alle domande. Astoria fa in modo di essere l’ultima.
- Volevo chiederle se…
- Dammi pure del tu, ci mancherebbe - le sorride la Granger educatamente.
- Volevo chiederti cosa te n’è parso. Se mi sono saputa difendere bene…
- Sei stata molto in gamba. Fai solo attenzione a mantenere costante la concentrazione, non rilassarti dopo un attacco andato a segno.
- Sì, grazie, ci farò attenzione. Sai… - comincia abbassando la voce, incerta - ti ho vista al memoriale… mi dispiace per… per il tuo amico.
La Granger annuisce ringraziando, con un tenue sorriso tirato. È brava a mascherare, ma Astoria è stata allevata in mezzo al non detto e alla dissimulazione; vede il dolore impastarle gli occhi e azzannarle la gola, e le dispiace averle riportato alla memoria ricordi tristi, seppur senza cattiveria. Ma deve sapere. Deve trovare il modo di rivedere quel sorriso, a costo di fare la figura della sciocca bambinetta indelicata.
- Dev’essere stata dura per la sua famiglia… ho visto anche i gemelli, e… ehm… - si blocca, non sapendo come proseguire. Si maledice internamente; vorrebbe apparire sicura di sé, disinvolta, capace di conversare di certi temi senza incespicare, eppure non riesce, con grande frustrazione.
La Granger però la capisce e le sorride con dolcezza, senza condiscendenza. Astoria gliene è grata; è la prima volta in vita sua che una persona più grande la comprende senza giudicare.
- Loro sono molto forti e hanno aiutato tutti noi ad andare avanti. Se vuoi conoscerli puoi andare al loro negozio, a Diagon Alley. Tiri Vispi Weasley. Saranno molto contenti di avere un’estimatrice.
- Veramente… - borbotta Astoria con le guance scarlatte, ormai lanciata. È imbarazzata ma decisa: ha allungato il piede e la Granger non le ha fatto lo sgambetto che si aspettava. Può, deve osare: è la sua unica occasione. - Veramente io… ho…
- Si chiamano Fred e George. Non so a quale ti riferisci - le sorride con complicità, divertita, ma senza ridere di lei. Le fanno tenerezza il suo interesse, la sua spontaneità, la faccia tosta con cui si è esposta. Forse un po’ ci si riconosce.
La Granger raccoglie i documenti, chiude la borsa e fa per andarsene, ma prima di muovere un passo si gira a guardarla, con un’espressione piena di sfaccettature che neanche Astoria riesce a decifrare. Apre la bocca per parlare e sembra voler dire una cosa, ma poi cambia idea - e domanda.
- Non sarà un po’ grande per te?
Astoria si indispone, presa in contropiede.
- Io ho… ho diciassette anni - borbotta contrariata, intendendo dire che ormai è maggiorenne e in grado di valutare da sola.
Hermione Granger annuisce, soppesando la risposta con due occhi pieni di rimpianto e la consapevolezza di chi quell’età l’ha saltata a piè pari.
- Sì, è vero. Hai diciassette anni - mormora prima di uscire dall’aula.
Astoria ha capito con che accezione l’ha interpretata, ma non ne è ferita, anzi concorda. Diciassette anni sono abbastanza per decidere in autonomia e per correre un rischio.

***

Narcissa Malfoy ha organizzato un ballo di beneficenza al Manor; all’asta andrà una sua magnifica parure di smeraldi, il cui ricavato sarà devoluto in favore delle vittime della guerra. La madre di Astoria ha malignato con le amiche - anche davanti alla figlia, senza tatto, senza pensare che non dovrebbe parlar male della futura consuocera, tanto Astoria non è nulla, che ci sia o non ci sia è indifferente - sul fatto che quella parure spettava di diritto alla sua bambina, che i gioielli di pregio restano in famiglia, ma d’altronde che ci vuoi fare, Cissy è così malmessa che qualcosa dovrà pur inventarsi per recuperare un po’ di spazio in società, figurarsi se può star lontana dalla ribalta, sua madre gliel’aveva detto, non sposare un Malfoy, ma si sa che i Black sono testardi, chi per un verso chi per l’altro, guarda l’altra sorella, che scandalo diede con quel babbano…
Narcissa è sempre stata megalomane, non le basta avere mia figlia come nuora?
Astoria si allontana schifata da quello stupido berciare, le lacrime che le pungono gli occhi e l’umiliazione che le stritola lo stomaco. Lei è una merce, seppur preziosa, un tipo diverso di smeraldo: ha un valore economico e sociale, niente di più. Non è una persona, una ragazza con le proprie idee, con sogni, desideri, con la possibilità di innamorarsi, di divertirsi, di costruirsi il proprio futuro in autonomia: è il mezzo per uno scambio di favori. I Malfoy riacquisiranno un po’ di prestigio sociale e i Greengrass si arricchiranno.
La rabbia e lo sdegno la animano e le fanno prendere la decisione definitiva.
Non sarà uno smeraldo, per quanto costoso e rilucente possa sembrare.
Non farà la fine di Daphne, che ha sposato un tipo anonimo e noioso per far contento il padre e poi di notte bagna di lacrime le foto di Blaise.
Non otterrà mai niente se non si impegnerà con tutta se stessa. Non sarà spalleggiata da nessuno, anzi verrà ostacolata e ostracizzata. Ma non le importa. Non può accettare di sposare un uomo che non c’è. Non vuole piangere in silenzio soffocando i singhiozzi per non svegliare un marito fantasma.
Vuole essere felice. E un sorriso le ha mostrato la via.
Senza dire niente a nessuno si smaterializza.

***

Entra nel negozio quasi sbattendo la porta, come una furia, per poi sentire l’entusiasmo e la spavalderia scemare subito dopo. Pensava di trovarlo gremito di gente, rumoroso e confuso, in modo da poter osservare l’uomo che le interessa senza essere notata, mischiandosi fra la folla e prendendo tempo per capire cosa dire e cosa fare; invece, forse complice l’orario, c’è solo una famiglia con un bambino piccolo e un paio di ragazzini in cassa. Fa finta di concentrarsi sulle pozioni poste sugli scaffali a destra e nel frattempo sbircia verso il centro dell’ambiente, aspettando il momento opportuno. Uno dei due porge un sacchetto ai ragazzi e sorride, ringraziando: è lui. È quello il sorriso che è venuta a vedere, a conoscere, a reclamare.
- Posso aiutarti? - le chiede l’altro, apparendole alle spalle. Astoria sobbalza, persa com’era in contemplazione, e si rende conto di non sapere come procedere. È una stupida ragazzina infatuata che non ha programmato niente, che sta rischiando di fare la figura dell’idiota, e le viene quasi da piangere per questo. Il sorso di coraggio che ha bevuto a casa ha già esaurito il suo effetto.
- No, grazie… s-stavo dando un’occhiata…
- Perfetto, chiamami pure se hai bisogno di qualcosa.
Il gemello le sorride gentilmente e si allontana per accogliere una signora appena entrata. Ormai è certa che sia lui, quello seduto in cassa, anche perché si è accorta che all’altro manca un orecchio; ma per oggi va bene così, si accontenta di guardarlo e di ammirarlo. È dieci volte più bello di quanto ricordasse.
Si volta verso gli scaffali e continua a osservare la merce, il cuore che le rimbomba nelle orecchie, l’emozione che le asciuga la bocca. È stata avventata e sciocca, è uscita di casa senza dire nulla a nessuno - e se sua madre se ne accorge scoppierà un finimondo -, è lì senza la minima idea su cosa fare, ma non potrebbe essere più felice di così.
- Filtri d’amore? Andiamo sull’artiglieria pesante?
Astoria arrossisce rendendosi conto di essere davanti a quello specifico tipo di pozioni senza essersene accorta - non stava minimamente vedendo cosa aveva di fronte agli occhi. Stavolta è lui, che sorride come solo lui sa fare, e che la guarda in un modo unico, speciale. Ha addosso un’aura di gioia e divertimento, uno sguardo limpido e sbarazzino che nessun orrore del loro mondo crudele potrà mai spegnere; è ciò di cui lei ha bisogno, la scintilla che le ha messo in moto l’anima, il suo re di cuori.
- No, non ne ho bisogno… - mormora. - Stavo solo curiosando. E poi non sarebbe una cosa vera. E io - continua, con una passione forse inappropriata ma del tutto sincera - voglio una cosa vera.
Lui annuisce, incuriosito, e la rimira più attentamente. Forse la riconosce. O almeno Astoria lo spera.
- Mi sembra giusto. Dove… dove ci siamo già visti?
Il cuore della ragazza fa una capriola che rischia di farla singhiozzare, uscendole dalle labbra senza preavviso.
- Al… al memoriale. Non è stata certo una bella occasione però… mi ricordo di te.
L’uomo continua a sorridere, palesemente lusingato e divertito come non gli capitava da tanti anni. Forse sta ridendo di quella ragazzetta con la testa fra le nuvole e velleità romantiche; o forse vede in lei la promessa di una speranza per un futuro diverso, un futuro dove si possa ancora osare e cercarsi con lo sguardo anche nel mezzo di un evento grigio. Un futuro dove la tristezza potrà essere cancellata da un sorriso.
- Mi fa piacere. Se vuoi ricordarti ancora meglio di me, vieni pure a trovarmi quando vuoi. Io sono Fred - le tende la mano, che viene stretta con forza.
- Astoria.
- Greengrass?
- Sì.
- Non sei la ragazza di Malfoy?
Il gelo dell’imbarazzo cala sulla giovane, misto ad un fastidio profondo. Non è lì per parlare di Draco, di quel fidanzato assente e disinteressato che l’ha baciata una sola volta come si bacerebbe una vecchia zia. E lei non è “la ragazza di” nessuno. Non è una relazione ad attribuirle valore. È Astoria, punto e basta.
- Io sono Astoria - puntualizza infatti, a testa alta, orgogliosa. Fred quasi ride, ammirandola: è la risposta che si aspettava. O che sperava, forse.
- Hai ragione, scusa. Allora, Astoria, vieni pure quando vuoi. Se non ti interessano i Filtri d’amore c’è tanto altro qui dentro che potrebbe piacerti.
È un trabocchetto, glielo dice quel suo sorriso malizioso e affilato, e Astoria coglie la palla al balzo, elettrizzata. Non ha mai flirtato in vita sua, ma questo non significa che non ne conosca la teoria.
- Ho già individuato qualcosa che mi piace. Ci penso un po’ su e ritorno presto.
Fred è raggiante, annuendo ammirato e intrigato.
- Quando vuoi.

***

Astoria sistema un ciuffo ribelle sfuggito all’acconciatura, mette gli orecchini e si rimira allo specchio, compiaciuta. Ha preso in prestito da Daphne uno stupendo vestito color pervinca, forse appena un po’ scollato, ma che le calza a pennello e risalta il colore dei suoi occhi. Persino suo padre, di cui temeva il giudizio per quello spicchio di pelle in vista, ha sospirato, ammirandola.
Sei diventata una donna, ha mormorato con nostalgia.
Scende le scale con un po’ di tensione; sa che Draco la sta aspettando in basso e il suo amor proprio - non il suo cuore, no, quello ormai appartiene a un altro - spera in un briciolo di considerazione, in uno sprazzo di desiderio, in una punta di ammirazione.
Ma Draco non c’è. Questo lo sa. Non c’è mai stato e non c’è stasera. Le sorride con la cortesia che si riserverebbe ad una sorellina e le porge il braccio.
- Stai molto bene - le dice, con educazione ma senza sentimento, gli occhi vuoti, due laghi ghiacciati e spenti. Astoria sospira, rassegnata ma in una certa misura sollevata: lui non la ama e non la desidera, non gli spezzerà il cuore. Non ha detto niente per non metterlo in imbarazzo al ballo di sua madre, ma è l’ultima volta che mette in scena quella recita. Draco è un bravo ragazzo, merita di trovare qualcuna che lo renda felice. Lei, dal canto suo, l’ha già trovato.
La festa è divertente e sfarzosa, Narcissa è innegabilmente una donna di mondo e non ha trascurato nessun dettaglio. Astoria chiacchiera, assaggia il buffet e fa un paio di giri di valzer, serena; se deve fare qualcosa la fa sempre al meglio, e recitare è sicuramente nelle sue corde. Saluta Hermione Granger, bellissima nell'abito di satin cremisi, e si accomoda accanto a Draco per assistere alla famosa asta di beneficenza.
Non ha niente da fare, è lì solo per presenziare, perciò si diverte a guardarsi in giro, a cogliere l’istante in cui qualche maschera cadrà e mostrerà fastidio, noia o invidia; sua sorella le sorride con un’espressione di sconfitta placidità che la intristisce. Si volta verso Draco per puro caso e quel che vede la lascia scioccata e allibita.
Draco c’è. Per la prima volta da quando lo conosce, c’è. I suoi occhi sono vivi, accesi e trepidanti, il suo corpo è in tensione, completamente concentrato e infiammato da qualcosa che Astoria riconosce al primo colpo. Non le resta che seguire la traiettoria del suo sguardo.
Quel satin riluce, il cremisi è ricco e invitante, e tante domande nella testa di Astoria trovano risposta.

***


I MAGO sono andati molto bene, ha preso ottimi voti, tra cui una E in Difesa contro le arti oscure; il professor Parker ha mandato una lettera di raccomandazione per un corso di specializzazione in Germania e Astoria è stata accettata. Pur se orgogliosi, i suoi genitori non erano esattamente entusiasti all’idea, ma con grande sorpresa di Astoria sua sorella li ha convinti perorando la sua causa, insistendo che se c’è del talento è uno spreco non valorizzarlo. Gliene è grata, ma capisce che Daphne proietta i suoi sogni infranti su di lei e questo le dispiace.
Le valigie sono pronte, tutto è sistemato; le restano solo tre cose da fare.
Entra nel negozio, quasi in chiusura; non c’è nessuno a parte i proprietari. Fred fa per parlare, ma poi si volta e la vede; sorride, come solo lui sa fare. Scambia due rapide parole con il gemello, che la saluta e poi prende le scale per il piano superiore.
- Ciao, Astoria solo Astoria.
- Ciao - splende lei, avvicinandosi a pochi centimetri dal suo petto. Non ha paura, non è imbarazzata né dubbiosa. È il suo re di cuori e non si lascerà distrarre dalla paura o da un eventuale rifiuto. - Sono passata a salutarti, domani parto.
Un’ombra fugace attraversa il viso dell’uomo; è rapidissima, ma Astoria la nota.
- Dove vai di bello?
- Sono stata ammessa a un corso di specializzazione in Germania. Difesa contro le Arti Oscure. Durerà sei mesi. Ma poi tornerò e… - mormora, prendendo coraggio - se quello che mi piace in questo negozio ci sarà ancora, mi piacerebbe comprarlo.
Fred ride di cuore, divertito e sedotto da tanta sfacciataggine.
- E se tu nel frattempo avessi cambiato gusti? O trovato qualcosa di meglio in Germania?
- Ne dubito.
- Bene, allora staremo a vedere. Certo, sappi che ciò che ti piace è molto, molto richiesto, c’è letteralmente la fila fuori dalla porta...
Il cuore di Astoria manca un battito. Lo ha pensato, l’ha previsto, ma non pretende di possedere alcunché. Se andrà così, vorrà dire che era destino. Ma non potrebbe mai perdonarsi di non averci almeno provato.
- Forse, ma io sono un’intenditrice. L’ho ammirato e apprezzato anche nel dolore, nel grigio della pioggia, e penso che questo significhi qualcosa.
Ha toccato la corda giusta, il nervo scoperto. Ha fatto rilucere la gioia nel dolore e non c’è niente che Fred apprezzi di più. Le accarezza una guancia, tenerissimo, e il cuore di Astoria esplode.
- Hai ragione. Ci vediamo fra sei mesi, allora.
Esce dal negozio quasi levitando, ridendo dall’emozione. Passa solo un secondo dalla posta per spedire una lettera e poi si smaterializza a Malfoy Manor.

***

Cara Hermione,
volevo dirti che Draco è innamorato di te. Forse lo sai, forse no, in ogni caso non importa, te lo scrivo lo stesso.
L’ho lasciato e sto per partire. Non ci siamo mai amati; ci vogliamo bene come due amici di famiglia - è tutto ciò che siamo sempre stati, in realtà.
Se questa informazione ti interessa, se pensi di poterlo amare, ne sarò contenta. Tutti meritiamo la felicità.
Io sto andando a cercare la mia, ti auguro che tu possa trovarla presto.
Con stima,

Astoria Greengrass


A Hermione tremano incontrollabilmente le ginocchia, tanto da costringerla a sedersi. Crolla sulla poltrona, il respiro corto e gli occhi allagati; quelle poche righe vergate frettolosamente la destabilizzano come un bolide in pieno petto. Sono inaspettate, sale grosso su un cuore martoriato le cui ferite sono ancora aperte e sanguinanti, e un singhiozzo le sfugge dalle labbra.
Sa che Draco l’ha guardata, durante il ballo. Lo sa perché quello sguardo è stato la sua estasi e il suo tormento, il pugnale che ha continuato ad affondarle nel ventre - che continua tuttora. E Astoria è sveglia, è una tipa perspicace. Non può non averlo visto.
Quello che sicuramente non sa è tutto ciò che c’è dietro. Non sa che due anni prima lei e Draco hanno cominciato a parlare per questioni di lavoro, e hanno parlato di tanto altro, di troppe cose, e a un certo punto parlare è diventato naturale come respirare e quel che ne è conseguito è stato incontrollabile, devastante e travolgente, qualcosa che l’ha afferrata per i capelli e l’ha lanciata in paradiso, in una gioia che credeva non avrebbe mai più provato, per poi lasciarla precipitare in picchiata dopo pochi mesi, l’impatto che le ha rotto le ossa e il cuore.
Draco è un vigliacco, lo sapeva. Lo è sempre stato e non si è smentito.
Sua madre, il suo sangue, il suo nome, il patto con i Greengrass…. tutte le scuse che le ha propinato, le umiliazioni che le ha inferto, le menzogne che ha inventato.
Una parte di lei è morta con la scomparsa dei suoi genitori, un’altra con Ron, un’altra ancora a causa di Draco. Hermione si domanda cosa, effettivamente, sia rimasto della sua anima. Forse nulla, ormai.
Ammira Astoria per essersi sganciata da quelle consuetudini medievali, da quel destino predisposto, ma per Hermione il discorso è diverso. Non ha più la forza di lottare, ha già fatto la sua parte e ha perso molto più di quanto aveva preventivato; inoltre, fatto non meno importante, non è di un debole che ha bisogno.
Se Draco avrà intenzione di fare qualcosa in merito, potrà prendere in considerazione l’idea di pensarci. Ma è stanca di combattere le battaglie altrui. Troppo stanca.
Non può far altro che mettere da parte la lettera e continuare a lavorare.

***


Corre, corre a perdifiato, corre finché la milza non duole e il cuore non esplode nelle orecchie.
Non sarebbe necessario, ma vuole farlo. Ne ha bisogno per scaricare la tensione, l’adrenalina, la felicità, l’eccitazione.
E perché non può tollerare di attendere neanche un secondo di più.
Spalanca la porta e sorride.



Sobbalzano, colti di sorpresa dal tonfo e dall’imprevisto; nessuno, mai, si permette di entrare nell’ufficio della Granger senza bussare. Sono in riunione lei, Potter e una mezza dozzina di altri Auror.
Tutti lo guardano confusi e stralunati, non capendo perché mai Draco Malfoy abbia tanta urgenza e, cosa più imprevedibile di tutte, sia così ansante e scomposto, lui che sembra sempre una statua di marmo.
Tutti tranne lei. La speranza sgomita e ruggisce nei suoi occhi come un drago incatenato.
Draco prova appena un po’ di imbarazzo: non si aspettava di trovarsi davanti tante persone. Ma non vuole più aspettare.
Ha temporeggiato troppo e ha quasi corso il rischio di sprecare la sua occasione.
Ogni istante è diventato prezioso. A cominciare da quello.
- Hermione.



Fred alza lo sguardo, stupito da quel rumore improvviso; non appena la vede, però, un sorriso irrefrenabile gli spunta sul volto.
Astoria riprende fiato e si avvicina al bancone, le guance rosse, i capelli arruffati, la gioia ad illuminarle gli occhi.
- Sono tornata - quasi urla. - E ho un lavoro. Sono indipendente. Sono libera.
Fred sorride: è quello il sorriso che ha distrutto il grigio, abbattuto l’apatia e che le ha dato il coraggio di ribellarsi. Di scegliere la sua felicità.
- Mi fa piacere. Ti interessa ancora l’articolo?
- Certo. C’è sempre la fila fuori dalla porta?
- Ovvio. Ma siccome sapevo che lo desideravi te l’ho messo da parte.
- Gentile da parte tua.
Fred tende una mano; Astoria l’afferra e fa il giro del piano per sedersi sulle sue gambe, quasi tremante. Lui le accarezza i capelli e la bacia con dolcezza.
Il cuore le si cheta; è tornato al suo posto.




______________
Come avevo già scritto altrove, sto provando a uscire un po' dalla mia zona di comfort. Stavolta però ho solo mosso un passetto, perché Draco e Hermione ce li ho infilati comunque, a-ha. Grazie a chiunque sia passato da qui.


  
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