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Autore: Nemesy_    21/04/2021    2 recensioni
Dopo che Arcadia Bay è stata rasa al suolo, Max e Chloe fuggono dal tornado abbandonando per sempre la loro città natale per raggiungere i Caulfield a Seattle, ma la tempesta non ha ancora terminato con loro. L'unico modo per sopravvivere, sarà ricominciare da zero. Solo quando le nuvole saranno state spazzate via definitivamente, potranno essere certamente sicure che la tempesta sia davvero passata. Ha così inizio la loro nuova vita, che non risulta essere affatto semplice a causa delle grandi perdite, dei traumi subiti e dei forti sensi di colpa. Il percorso che le attende alla scoperta dei loro sentimenti, sarà pieno di ostacoli che metteranno a dura prova il loro rapporto di amicizia. Riusciranno le due ragazze a superare le difficoltà che si troveranno a dover affrontare? Torneranno a riappropriarsi delle loro vite e ricominciare di nuovo a vivere? Ma soprattutto, la loro unione, resterà per sempre una bella amicizia, diventerà un grande amore, o sarà destinata a perire esattamente come Arcadia Bay?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Chloe Price, Kate Marsh, Max Caulfield, Victoria Chase
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Ci vuole un coraggio
immenso per ricominciare…
Ci vuole una forza immensa
per lasciare andare…
Ci vuole un amore immenso
per restare… Ci vuole dignità
per non dimenticarsi mai
chi siamo…

                    (
Silvia Nelli)



 
Capitolo 5
Complicazioni

 
Mancavano pochissimi giorni a Natale e i Caulfield erano stati invitati a stare a Hillsboro dagli zii per le festività. Max e Chloe non furono entusiaste della notizia. L’idea di festeggiare dopo tutto quello che era successo non era il massimo. Festeggiare in un momento del genere, voleva dire aumentare i sensi di colpa per tutte le vittime del tornado, inclusa Joyce. I genitori avevano percepito la difficoltà delle ragazze e a tal proposito, decisero di declinare l’invito restando a casa, ma Max si impose. Cercò di convincerli a partire, per non farli rinunciare a stare con gli zii, perché questo le avrebbe fatte sentire ulteriormente responsabili. D’altro canto, anche ai genitori non piaceva l’idea di lasciare le ragazze sole a casa per tre giorni, per di più a Natale. Erano restii ad accettare, ma alla fine si convinsero, perché trattare le due ragazze ormai adulte come se non fossero in grado di badare a loro stesse era controproducente. Max e Chloe si erano riguadagnati la fiducia dei due genitori dopo la bravata a casa del loro amico Lucas. Inoltre, ai Caulfield questa piccola vacanza avrebbe fatto solo bene, considerando tutto lo stress che avevano accumulato alla luce di quello che era successo alle due ragazze. Soprattutto sapere che Max e Chloe, si erano calate nei panni d'investigatori privati mettendo a rischio la loro stessa vita per fermare lo psicopatico di Jefferson. Anche i loro amici avevano tentato di invitarle a stare da loro per Natale, ma non ci fu verso di convincerle. Nonostante le due ragazze non erano dell’umore per i festeggiamenti, avevano comunque provveduto di nascosto all’acquisto di un regalo l’una per l’altra. Ne avevano approfittato un giorno che erano in giro per il centro commerciale in compagnia degli amici. Quando i ragazzi si erano separati in due gruppi, anche Max e Chloe si divisero per poter agire di nascosto senza essere scoperte. Chloe, dopo aver acquistato parte del suo regalo, lo consegnò a Kristen dicendole di portarlo immediatamente nella sua macchina. Poi lo avrebbe dovuto portare a casa Caulfield non appena l’avesse avvisata. Perché? Beh, era un po’ troppo grande per passare inosservato agli occhi di Max e quindi lo avrebbe subito scoperto. Quindi il dono venne consegnato nelle mani dei Caulfield, che avevano il compito di completare e incartare il regalo per lei, lasciandolo in garage. Tutto questo, mentre le due ragazze non erano in casa. Il regalo di Max invece, essendo più piccolo era stato infilato in borsa. Quindi non c’era rischio che Chloe lo scoprisse.

 
Martedì 24 dicembre 2013

Arrivò il giorno della vigilia di Natale e i Caulfield ormai erano quasi pronti per la partenza. 

“Ragazze, siete proprio sicure di non voler venire con noi?” chiese Ryan con ancora con un barlume di speranza negli occhi.

“Papà, siamo sicure. Non dovete preoccuparvi per noi staremo benissimo”.

“Beh, non possiamo costringervi a partire con noi. Comunque, vi ho preparato del cibo precotto, così non dovrete nemmeno cucinare. Quando volete, basta tirarli fuori dal freezer li fate riscaldare ed è fatta. Vi lasciamo dei soldi per ogni evenienza. Se per qualche ragione avete bisogno di noi, basta una semplice chiamata e noi torniamo a casa”.

“Non ce ne sarà bisogno mamma”.

Mentre Vanessa elencava tutte le varie raccomandazioni, Ryan era in attesa a braccia conserte con un’espressione di esasperazione. Chloe lo guardava trattenendosi dal ridere.

“Un’ultima cosa, se dovete muovervi per la città non usate il pick-up per favore. Vi lascio le chiavi della mia auto, se ne avete bisogno prendetela pure, ma siate prudenti alla guida mi raccomando. Non c’è bisogno di dirvi che potete invitare i vostri amici se volete, a patto che non facciate baccano, non voglio tornare e sentire lamentele dai vicini. Soprattutto niente alcool, non voglio che facciate cose che non dovreste. Non so se mi sono spiegata”.

“Mamma, ma che dici?” disse Max in imbarazzo, sapendo bene a cosa si riferisse sua madre. Ormai il segno del bacio sul collo era rimasto anche nelle loro menti.

In quel momento Chloe non riuscì più a trattenere una risata, ricevendo una gomitata dalla sua amica.

“Lo so bene di cosa sto parlando. Non ci crederai, ma anche io un tempo avevo la tua età”.

“Vanessa, penso che sia ora di metterci in viaggio, altrimenti rischiamo di diventare nonni qui”.

Chloe continuò a ridere allontanandosi dall’amica per non ricevere altre gomitate, ma non le occhiatacce.

“Vieni qui tu” disse Ryan avvicinandosi a sua figlia per abbracciarla. Mentre la teneva abbracciata le disse sottovoce: “Mi raccomando non litigate in nostra assenza. Non voglio stare in pensiero. Se hai bisogno di parlare, non chiamare la mamma, ma chiama me”.

Max rise della sulla precisazione di chiamare lui. “Si papà, lo farò se dovesse servire, ma non succederà. Quindi non preoccuparti”.

Le diede un bacio sulla fronte e si allontanò, voltandosi verso Chloe. Abbracciando anche lei disse sottovoce: “Mi raccomando Chloe, te l’affido. Non litigarci, non farla arrabbiare, piangere o altro. Ma soprattutto, se dovesse venire Lucas qui in casa, tienilo d’occhio”.

“Non devi nemmeno chiedere Ryan, perché se dovesse provarci gli stacco la testa a morsi”.

Ryan si allontanò guardandola con serietà e poi si mise a ridere. “Non credo che sia necessario arrivare a tanto. Ah, ti ho lasciato dei pacchetti di sigarette sulla scrivania del mio studio, prendili pure ma non esagerare. Ok, andiamo Vanessa”.


Esagerare? Mi dispiace deluderti Ryan, ma non ho intenzione di fumare delle semplici sigarette in tua assenza. Sperando che Max non mi uccida prima.


I Caulfield uscirono di casa seguite dalle ragazze. Mentre la macchina si allontanava li salutarono con la mano. Poi si guardarono e rientrarono in casa. Dopo aver chiuso la porta Chloe abbracciò Max sollevandola da terra. “Siiiiiiiii, tre giorni senza i tuoi genitori! Questo sì che è un bel regalo di Natale!”

“Chloe, mettimi giù”.

La ragazza la lasciò andare ridendo. “Hai idea delle cose che potremmo fare senza i tuoi in giro per casa?”

“Chloe, non sono nemmeno usciti dalla porta che già stai progettando la mia fine?”

“Ma quale fine se siamo solo all’inizio. Allora, vuoi ascoltare i miei piani?”

“Ho paura ad ascoltarli”.

“Prima di tutto, ci facciamo un giro da qualche parte con il mio pick-up”.

“Hai sentito cosa ha detto mamma?”

“E allora?! Chi se ne importa! Lei non c’è, non può sapere che lo stiamo usando”.

“Chloe!”

“Possiamo fumare un po’ d’erba in casa, quella che mi ha regalato Duncan”.

“No grazie! Non voglio più fumare quella roba!”

“Oh avanti, l’altra volta ti è piaciuto non puoi negarlo”.

“Non lo nego, ma se poi mi sento male?”

“Perché dovresti sentirti male? E poi ci sono io con te”.

“Infatti è quello il problema”.

“E ho ancora il mio documento falso. Posso prendere anche da bere”.

“Chloe, non se ne parla”.

“Ma perché devi essere sempre la solita guastafeste?”

“Non sono una guastafeste, ma semplicemente responsabile”.

“Uuuh, scusami tanto miss responsabilità! Ho capito, saranno i tre giorni più noiosi di sempre!”

“Quindi io sarei noiosa?”

“Non sto dicendo questo. Dovresti soltanto lasciarti andare un po’ di più”.

Max rimase in silenzio riflettendo. “E va bene Chloe, facciamo quello che vuoi tu ma entro i limiti”.

“Certamente, non devi preoccuparti assolutamente di nulla”.

“Sarà difficile non farlo”.

Così si prepararono per uscire di casa tirando fuori il pick-up. Andarono in giro per le strade di Seattle in cerca di qualcosa da fare. Chloe riuscì a comprare una confezione di birra grazie al suo documento falso. Andando in giro per negozi, finirono per ritrovarsi davanti alla sala giochi del fratello di Colin. Decisero di entrare per un saluto veloce. Fortunatamente trovarono il ragazzo e si guadagnarono la possibilità di giocare gratis alle varie macchinette da gioco della sala. Andarono anche nel retro per qualche tiro in compagnia. Questa volta Max declinò l’invito a fumare. Terminata la loro sosta da Colin, si fermarono a prendere un hamburger visto che Chloe iniziava ad avere attacchi di fame. Dopo aver divorato l’hamburger a Max venne l’idea di visitare un posto insieme alla sua amica. Indicandole la strada si ritrovarono nel quartiere Fremont, che si trovava a nord di Capitol Hill. Arrivarono sotto un cavalcavia e finalmente raggiunsero la loro destinazione. Le ragazze si trovarono di fronte al Fremont Troll, un gigante che sembrava emergere dalle profondità della terra per divorare un’automobile.

“Whoooooa, questo sì che è figo!” disse Chloe ridendo.

“Qui è dove sono venuta con Kristen e Fernando”.

“Ti riferisci a quando si sono ubriacati?”

“Si”.

“Ma guarda che presa mortale sull’auto. La sta stritolando come Kristen fa con me. Ora capisco da dove ha imparato le sue strette micidiali. Cazzo, Max tira fuori la tua macchina fotografica. Voglio una foto con il mostro”.

“Ehm, non ho la macchina fotografica con me”.

Infatti la ragazza aveva smesso di portare con sé, temendo che Chloe le avrebbe chiesto prima o poi di farle qualche foto. Dal suo arrivo a Seattle, non aveva scattato nemmeno una foto. Ogni volta che guardava la sua macchina fotografica, un senso di ansia incontrollabile l’assaliva.

Chloe la guardò un attimo pensando. “No problem, hai il telefono con te. Puoi scattarla con quello. Dai su, mi metto in posa”.

Chloe si avvicinò alla statua per decidere in che punto mettersi. Nel frattempo Max tirò fuori il telefono. Iniziò a sentirsi stranamente preoccupata. Aveva i battiti accelerati e iniziarono a sudarle le mani dalla tensione. Chloe finalmente andò a posizionarsi sulla mano sinistra del troll, con la quale teneva stretta l’auto.

“Ok Max, sono pronta”.

“O-ok Chloe, dammi solo un attimo”.

Max deglutì mentre alzava il telefono per inquadrare l’amica seduta in attesa dello scatto. Le sue mani iniziarono a tremare. Le due ragazze erano abbastanza distanti tra loro. Chloe non si accorse dello stato della sua amica.

“Maaaax, non possiamo stare qui tutto il giorno. Vuoi scattare questa benedetta foto, oppure no?”

Max dopo averla inquadrata a fatica, a causa del tremore alle mani, scattò la foto. Successe tutto in quell’istante. Iniziarono a risuonarle nelle orecchie le parole di Mark Jefferson. Cadde a terra in ginocchio con la testa china in avanti, gli occhi chiusi e le mani tra i capelli. In quel preciso istante Max, era di nuovo nella camera oscura.

“Questa prospettiva mette in risalto la tua presenza, vedi?”

“Dio, guarda che viso perfetto... NON SPOSTARE LO SGUARDO! STAI FERMA! OH MAX, MI HAI MANDATO A PUTTANE LO SCATTO! Ma non preoccuparti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Per adesso. Ho capito che eri speciale dal momento in cui ho visto il tuo "selfie". Si, odio ancora quella parola. Ma amo la tua purezza...non sei come Rachel, che guardava sempre dove non doveva".

“Povera Rachel... Aspetta, fammi provare da questa prospettiva...NON TI MUOVERE! Oh, molto meglio. Grazie, Max”.

“...Bene... ottimo... oh, quegli occhi... è un vero peccato che TU SIA UNA MALEDETTTA FICCANASO, MAX!”

“…Ti prometto che... quando stasera morirai tu, Max, sarà diverso. Ero serio quando dicevo che hai un "dono". Ok, questa mi piace... facciamo ancora un paio di scatti... Max, non muoverti così tanto. Devi stare in posa e inquadrata come dico io! Forse un'altra dose ti calmerà un po'...”

“Ora stai ferma, altrimenti... ti farai male... molto male. STUPIDA STRONZA! Non mi ascolti proprio, eh?”

“Sto facendo delle foto meravigliose, Max”.

“…Non si rende conto della... sintonia che c'è tra me e te. Sei tu... la vincitrice, Max Scelgo te... la tua foto”.

Chloe era inginocchiata davanti alla ragazza mentre la scuoteva, tenendola per le spalle. “Max! Max ti prego guardami! Max rispondimi! Che ti succede?! Max?!”

Max alzò la testa di scatto aprendo gli occhi mentre lanciava un urlo. “NOOOOO!”

Alcune persone che era erano lì come loro per ammirare Il Troll, rimasero paralizzate dalla scena. Qualcuno si era anche avvicinato per chiedere se stavano bene e avessero bisogno di aiuto.

Chloe abbracciò l'amica che stava piangendo. “Max, è tutto ok! È tutto finito! Andiamo via di qui!”

Aiutò Max a rialzarsi, prese il suo telefono che era caduto a terra fortunatamente senza danni e si diressero verso l’auto. La giornata si era ormai conclusa. Durante il tragitto per il ritorno a casa nessuna delle due osò aprire bocca sull’accaduto. Chloe era spaventata da quell’evento. Quell'attacco di panico, rappresentava l’ennesimo problema ai danni dell’amica. Max non riusciva a smettere di pensare alle parole di Jefferson. Soprattutto, continuava a sentire addosso la paura provata nel momento in cui era sola con il suo carnefice.

Arrivarono a casa parcheggiando il pick-up in garage. Misero a riscaldare qualcosa in forno e pranzarono. Subito dopo Chloe si occupò di sparecchiare mandando Max a riposare in camera sua. Quando finì di pulire tutto andò a sedersi sul divano in salotto ripensando a quello che era successo. A un tratto le arrivò un messaggio sul telefono da parte di BigMaster. Afferrò il telefono appoggiato sul tavolinetto proprio davanti al divano, per poterlo leggere. Dal loro ultimo contatto non c'erano stati più messaggi tra loro. Chloe aveva l’impressione che BigMaster non avesse così tanta voglia di avere a che fare con lei. Infatti, aveva ammesso di non avere più il suo numero in rubrica. Quindi evitò di inviare messaggi, nella speranza di riceverne lei per prima e così avvenne.

BigMaster: Ciao Chloe

Chloe: Ciao

BigMaster: Come va?

Chloe: Vorrei poter dire che va tutto bene, ma purtroppo non è così.

BigMaster: Mi dispiace tantissimo.

Chloe: Posso farti una domanda? E spero nella tua onestà nel rispondermi.

BigMaster: Ok

Chloe: Ce l’hai con me?

BigMaster: No

Chloe: Se è così, allora perché non avevi più il mio numero in rubrica?

BigMaster: Forse perché sei sempre stata un po’ troppo sulle tue in passato.
  • Passavi la maggior parte del tempo soltanto con Rachel, ma non te ne faccio una colpa.
  • Capisco il tuo estremo interesse per lei, ma così facendo hai escluso un po’ tutti dalla tua vita.
Chloe: Lo so e mi dispiace tanto.
  • Scusami per non essere stata una buona amica.
BigMaster: Non scusarti, lo so bene cosa provavi per lei.

Chloe: Hai saputo cosa le è successo?

BigMaster: Si, non è stato facile per me apprendere la notizia.
  • Non oso immaginare il tuo dolore.
Chloe: Non riesco ancora ad accettare la sua morte.

BigMaster: Quel maledetto di Jefferson la pagherà cara per quello che ha fatto.
  • Grazie anche alle testimonianze di Victoria e Kate.
Chloe: Cosa?!

Chloe non riusciva a credere ai suoi occhi. La sua acerrima nemica Victoria e Kate, l’amica di Max, erano ancora vive. Quando parlò con David, lui non ne aveva fatto parola. Nemmeno Ryan aveva messo al corrente le due ragazze sulla loro sopravvivenza al tornado.

BigMaster: Non lo sapevi?

Chloe: No, io e Max ci siamo tenute ben lontane da ogni tipo di informazione al riguardo.

BigMaster: Max? L’amica di cui mi avevi parlato una volta?

Chloe: Si, proprio lei.
  • Era tornata ad Arcadia Bay per frequentare le lezioni di quel bastardo di Jefferson.
BigMaster: Lei come sta?

Chloe: Non bene come vorrei.

BigMaster: Ci vorrà del tempo, ma vedrai che andrà meglio e anche per te.

Chloe: Ma ti sei trasferita a Portland con la tua famiglia?

BigMaster: No, condivido un appartamento con una ragazza.

Chloe: Non dirmelo, qualcuno ti ha accalappiato.

BigMaster: Non è la mia ragazza.

Chloe: E i tuoi?
  • Avevi lasciato la scuola per occuparti di tua madre che non stava bene.
BigMaster: Infatti è così.
  • Mia madre è guarita fortunatamente.
  • Mi sono presa cura di lei per un bel po’ di tempo.
  • Mi sono diplomata studiando da casa passando i test per il Ged.
  • Poi ho deciso di cambiare aria e mi sono trasferita qui.
  • Tu invece? Sei riuscita a farti riammettere a scuola?
Chloe: Assolutamente no.
  • A dire il vero non ci ho nemmeno provato a farmi riammettere.
  • Dopo l’espulsione non mi è importato più nulla.
BigMaster: Puoi sempre diplomarti facendo come me.
Chloe: Questa è l’intenzione del padre di Max.
  • Devo essere sincera, non voglio tornare a studiare.
BigMaster: A proposito di padri.
  • David merita tutta la mia stima per aver smascherato Jefferson.
  • Mi stavo chiedendo una cosa.
  • Come mai stai dalla tua amica e non con lui?
Chloe: È complicato. Inoltre al momento è totalmente preso dal processo dello psicopatico.
  • Vuole che torni a stare con lui, o che comunque faccia parte della sua vita.
  • Ma non so se è una buona idea.
BigMaster: Chloe, so che il vostro rapporto non era idilliaco, ma potresti dargli una possibilità.
  • Non credo che sia una persona malvagia.
  • Ha i suoi problemi certo, ma non puoi fargliene una colpa.

Infatti non sembra esserci tutta questa differenza tra David e Max. Credo che entrambi soffrono dello stesso problema.


Chloe: Forse non hai tutti i torti.
  • Dov’è che lavori?
BigMaster: In un locale, il Paradise.
  • Mi occupo un po’ di tutto.
  • Il proprietario pretende che tutti i suoi dipendenti abbiano le capacità di stare a qualsiasi postazione.
  • Anche servire al bar.
Chloe: Wow, sarebbe il ruolo adatto a me.

BigMaster: Si,così ti scoleresti tutte le bottiglie.

Chloe: Ehi, non esagerare.
  • Come sono i colleghi?
BigMaster: Sono ok, anche se c’è sempre il coglione di turno.

Chloe: Qualche ragazza?

BigMaster: Chloe, sono affetta da singlezza acuta, non so se mi spiego.

Chloe: Non dirmi che da quando hai lasciato la scuola, non c'è mai stato nessuno.

BigMaster: Si, ho avuto qualche storia, ma niente di serio.

Chloe: Guardati intorno non si sa mai.

BigMaster: Anche volendo non potrei lo stesso.

Chloe: Che vuol dire che non puoi?

BigMaster: Nuova regola del proprietario.
  • Nessuna storia fra colleghi, rischi il licenziamento.
Chloe: Che cazzo di storia è questa?

BigMaster: L’anno scorso si sono formate due coppiette.
  • All'inizio era tutto ok, poi è successo il finimondo.
  • Sai come si dice, mai mischiare il lavoro con la vita privata.
  • Litigavano davanti a tutti clienti.
  • Il servizio era iniziato a diventare una vera merda.
  • I clienti hanno iniziato a lamentarsi e a scarseggiare a causa dei loro atteggiamenti poco professionali.
  • Così il proprietario ha introdotto questa nuova regola.
  • Chi viene anche solo sorpreso in atteggiamenti ambigui con un collega, può considerarsi licenziato.
Chloe: Che fine hanno fatto le due coppiette?

BigMaster: Ovviamente licenziati.

Chloe: Cazzo

BigMaster: Già
  • A proposito di lavoro, la mia pausa è finita. Ti devo lasciare.
Chloe: Sei a lavoro adesso?

BigMaster: Sono quasi sempre a lavoro. Sarà anche per questo che sono single.

Chloe: Va bene torna a lavoro, non vorrei che il proprietario pensasse che batti la fiacca.

BigMaster: Figurati, a parte le regole che impone è uno in gamba. Ed è anche un gran figo.

Chloe: Non riesco a credere che tu lo abbia scritto per davvero.
  • Non è che per caso tu…
BigMaster: Neanche per idea Chloe, mi conosci.
  • Dai ti lascio, ci leggiamo alla prossima.
Chloe: Ok
  • Grazie per avermi contattata, mi ha fatto davvero molto piacere.
BigMaster: Anche a me
  • Ciao
Chloe: Ciao

Chloe rimase a guardare il telefono per un po’, poi sospirando raggiunse la sua amica in camera. Aprì la porta lentamente e andò sdraiarsi accanto a lei. La ragazza era voltata di spalle. Chloe si girò verso di lei e Max fece lo stesso.

“Pensavo stessi dormendo” disse Chloe.

“No, non ci riesco”.

Alla fine Chloe trovò il coraggio di chiederle spiegazioni, temendo il peggio. “Max, cosa è successo?”

“Non lo so Chloe. È stato tutto così assurdo. Un attimo ero lì con te e quello dopo mi sembrava di essere ancora nella camera oscura con lui. Ho sentito di nuovo le sue parole, le sue urla nella mia testa. Ho provato la stessa paura di allora. Tutto per aver scattato una foto… per di più con un telefono”.

“Vieni qui” disse Chloe avvicinando l’amica e tenendola stretta in un abbraccio.


Non avrei mai dovuto coinvolgerla nella ricerca di Rachel. Se adesso si trova in questo stato è per colpa mia. Ha messo a rischio la sua vita e la sanità mentale per salvarmi e scoprire cosa è successo a Rachel. Sta pagando le conseguenze per ogni sua azione. Prima erano solo i sensi di colpa e gli incubi di notte a tormentarla. Adesso invece la situazione si è aggravata ancora di più, finendo per rovinare anche la sua vita. Mark Jefferson non solo mi ha rubato un futuro con Rachel, ma anche quello di Max. Cosa ne sarà adesso del suo grande sogno di diventare una fotografa, se non riesce più a fare nemmeno uno scatto?


Non posso continuare così, non ce la faccio più. Ormai vivo nel terrore di quello che è successo. Jefferson tiene la mia mente occupata giorno e notte. Penso continuamente a lui che è vivo e vegeto. Lo sogno di notte e ora sta distruggendo anche la mia passione per la fotografia. Come farò a riprendermi da tutto questo? Quando finirà questo inferno? Sta distruggendo la mia vita pezzo dopo pezzo. Anche il mio rapporto con Chloe non è più lo stesso e tutto a causa di quello che è successo. Se non faccio qualcosa le cose andranno sempre peggio. Non voglio rinunciare a lei e nemmeno a ciò che amo. Non posso permettergli di strapparmi via le cose più importanti della mia vita.


“Max?”

“Si?”

“Ehm, devo dirti una cosa”.

“Cosa?”

“Ho saputo una cosa molto importante. Si tratta di alcune delle persone sopravvissute al tornado”.

Max alzò la testa dal petto di Chloe e la guardò con uno sguardo indecifrabile.

“Ci sono due studentesse della Blackwell sopravvissute al tornado. Testimonieranno contro Jefferson”.

“C-Chi sono?”

“Victoria e Kate”.

Max era sconvolta da quella rivelazione. Non fu in grado di dire nulla. Rimase così in silenzio a guardare Chloe pensando.

“Max…”

“Da chi lo hai saputo?”

“Da David” disse Chloe mentendo.

“Allora lo sapevi già da un po’, perché non me lo hai detto?”

“Ehm, mi è passato di mente. Scusami”.

“Sono vive…” disse Max cominciando a piangere.

“Ehi, è una cosa buona, non piangere” disse Chloe riabbracciandola.


Per Max quelle lacrime erano di liberazione. Sapere che le due persone che aveva cercato di aiutare, non erano morte a causa del tornado causato da lei stessa, era davvero una bella notizia. Soprattutto dopo quella terribile giornata, in cui aveva capito che non sarebbe stata più in grado di realizzare il suo grande sogno. Aveva vinto una borsa di studio, tornando ad Arcadia Bay per poter studiare con il grande e famoso fotografo Mark Jefferson. Alla fine, per ironia della sorte, era stato proprio lui a distruggere il suo futuro da fotografa. In serata, dopo aver cenato guardarono un po’ di tv. Chloe decise di fumare un po’. “Max, vuoi fumare un po’ con me? Magari potrebbe aiutarti a rilassarti un po’, visto che oggi è stata una giornata… di merda?”

“Va bene Chloe”.

“Davvero vuoi?!” chiese Chloe sorpresa.

“Si”.

Andarono di sopra in camera di Chloe. Max si sdraiò sul letto mentre Chloe preparava uno spinello. Poi si alzò per aprire la finestra. “Vieni qui Max”.

La ragazza si alzò raggiungendola alla finestra, mentre Chloe le passava la canna dopo averla accesa. L’amica iniziò a inalare il fumo, questa volta senza tossire. Proseguirono così preparandone un’altra. Max si rilassò smettendo di pensare a Jefferson e a quello che era successo quella mattina. Presero posto sul letto mentre continuando a fumare.

“Credo che non mi ci abituerò mai a vederti così” disse sorridendo Chloe mentre la guardava.

“Infatti non dovresti abituartici perché non sarà un’abitudine” disse Max soffiandole il fumo in faccia.

“Ehi! dicono tutti così all’inizio” rispose Chloe prendendole la seconda canna dalle mani.

“Tu eri una di quelle che diceva così?”

“Io? Assolutamente no. La mia intenzione era quella di continuare. E così è stato”.

Max rise riprendendo la canna dalla mano dell'amica. “Anche Rachel fumava?”

“Oh sì, eccome se fumava”.

“Dove fumavate?”

“Di solito alla discarica. Quello era il nostro rifugio. Li potevamo stare sicure che nessuno ci avrebbe disturbato. Potevamo fare quello che volevamo”.

“Anche bere?”

“Beh, certo che si”. Poi girò la testa verso di lei. “Vuoi una birra?” chiese Chloe con uno sguardo malizioso.

“Non credo di farcela”.

“Oooh avanti! Ne apro una sola e la beviamo in due”.

“A dire il vero ho fame”.

Chloe iniziò a ridere. “Quella si chiama fame chimica e credo che sia arrivato il momento di andare di sotto a svuotare il frigo. Ce la fai ad alzarti?”

“Con quali gambe?”

“Dai, ti aiuto io ad alzarti”.

“E a te chi ti aiuta?”

“La forza di volontà. Quella che mi manca un po’ in tutto” disse Chloe ridendo coinvolgendo anche Max.

Così Chloe l’aiutò ad alzarsi e andarono di sotto per attaccare il frigo. Max si sedette in cucina appoggiando la testa sul tavolo guardando la sua amica trafficare in frigo.

“Non so tu, ma a me è venuta voglia di uova strapazzate. Che ne dici? Ci stai?”

“Si, a patto che le prepari tu”.

“Certo, perché altrimenti tu finiresti in padella insieme alle uova”.

“Scema” disse Max ridendo.

Chloe mise un po' di musica accendendo lo stereo. Poi andò ai fornelli per cucinare le uova. Nel frattempo Max la guardava con ancora la testa appoggiata sul tavolo, ogni tanto chiudeva gli occhi con il rischio di addormentarsi. Chloe fece tostare anche due fette di pane mentre iniziava a scolarsi una birra. Quando portò tutto in tavola Max stava sonnecchiando.

“Ehi dormigliona, datti una svegliata. Colazione in anticipo oggi” disse Chloe scuotendo una spalla della ragazza.

Max si svegliò iniziando a mangiare. Poi sorridendo guardò verso l’amica. “Non immaginavo che sapessi cucinare”.

“Donna di poca fede, non hai idea di quante cose so fare con queste mani”.

“C’è un doppio senso nella tua frase, vero?”

“Cazzo Max, mi conosci troppo bene per chiedere”.

Iniziarono a ridere con il rischio di strozzarsi mentre mangiavano.

“Sei la solita pervertita Chloe”.

“Max, ma davvero ti piacciono le uova?”

“Si, non sto mentendo. Mi piacciono davvero”.

“Secondo me manca qualcosa qui dentro”.

“Tipo cosa?”

“Non lo so, ma vado a controllare in frigo”.

Si alzò da tavola dirigendosi verso il frigo e tornò con dello sciroppo d’acero, ketchup, maionese, uno spray di panna e un barattolo di burro di arachidi. Max la guardò sgranando gli occhi.

“Non stai per fare quello che penso che tu stia per fare, vero?”

“Non lo so, dipende da cosa stai pensando che io stia per fare”.

“Non vorrai mettere tutta quella roba nelle uova spero?”

“Perché no? Diventeranno sicuramente più buone dopo”.

Così cosparse le uova con del ketchup e maionese. Fece un assaggio. “Uhm, è buono ma c’è ancora qualcosa che non va”.

Anche Max fece lo stesso con le sue uova. “Hai ragione, non è male”.

“Si, ma ancora manca qualcosa”.

Chloe aggiunse alle sue uova anche del burro di arachidi, sciroppo d’acero e un po’ di panna. Nel frattempo Max guardava disgustata la scena a bocca spalancata.

“Ma che diavolo stai facendo a quelle uova?!”

“Non ne ho la minima idea. Comunque, lo scopriremo presto”.

Quando finì di maltrattare le sue uova, provò ad assaggiarle masticando lentamente.

“Beh? Come sono?”

“Cazzo Max, sono davvero buone”.

“Bugiarda!”

“Cosa?! Io bugiarda?! Allora spiegami come riesco a fare questo” disse mangiando un altro boccone. “E per di più senza vomitare” aggiunse Chloe parlando con la bocca piena.

“Ok, fammi assaggiare”.

“Ah-ah, queste sono mie! Se vuoi assaggiarle, anche tu dovrai aggiungere gli altri ingredienti alle tue uova” disse Chloe spostando il piatto.

“Tirchia!”

Così anche Max aggiunse il resto della roba sulle uova. Finalmente le assaggiò, mentre Chloe la osservava attentamente in attesa di una valutazione. Max masticava lentamente e dopo un po’ cambiò la sua espressione di curiosità in disgusto totale.

“Allora? Non è la cosa più disgustosa che tu abbia mai mangiato? Per me sì! È incredibile lo schifo che sono riuscita a creare!” disse Chloe ridendo.

“Maledetta!” disse Max mentre si alzava per andare a sputare tutto nel lavabo.

“Dai su non esagerare. Secondo me sei troppo dai gusti difficili Max”.

Max ritornò al suo posto mentre beveva un bicchiere d’acqua.

“Vuoi il bis Max?”

“Idiota! Ho rovinato le mie uova a causa tua! Questo sapore disgustoso non vuole lasciare la mia bocca! Ma che schifo!”

“Prendi un sorso dalla mia birra”.

Max bevve il restante della birra che era rimasta nella bottiglia di Chloe tutta d’un fiato.

“Wow Max! Ho detto solo un sorso non tutta. Cazzo, quando ti comporti così mi fai davvero eccitare” disse Chloe ridendo.

Max le tirò un calcio sotto al tavolo. “Così impari!” disse Max ridendo.

“Ahia! Ma perché devi essere sempre così violenta con me?!”

“Adesso ci tocca mangiare solo il pane tostato!"

“Perché?! Le uova non ti piacciono?!” chiese Chloe prendendola in giro mentre rideva.

Mentre lei rideva, Max improvvisò una catapulta con la forchetta mettendoci un po’ di uova. Quando effettuò il lancio riuscì a colpirla dritta in bocca. Chloe sputò nel piatto mentre Max rideva di lei.

“Come ti sei permessa! Oddio che schifo! Non potrebbero fare più schifo di così”.

“Ma come Chloe, non ti piacciono le uova?!” disse Max facendole il verso.

“Ah, è così che la mettiamo eh?! Bene” disse Chloe mentre si alzava. Max diventò subito seria, consapevole che era in atto la sua vendetta. Chloe afferrò a mani nude una manciata di uova spalmandole sulla faccia dell'amica. Max in tutta risposta fece lo stesso e così iniziarono una battaglia di uova mentre ridevano. Quando le uova furono ben spalmate su di loro e sul pavimento, iniziarono a rincorrersi per casa.

“Non mi sfuggirai Max” disse Chloe afferrandola. Ma proprio in quel momento Max mise un piede su una poltiglia sul pavimento e scivolò a terra con Chloe al seguito, sbattendo la testa tra loro.

“Porca puttana che dolore! Max stai bene?” disse Chloe mantenendosi la fronte.

“Ahia, ma che ho pestato?”

“Quelle maledette uova, ecco cosa”.

“Credo che stia comparendo un bernoccolo sulla mia fronte” disse Max sfiorandosi con le mani.

“Fai vedere? Ma no, non è niente”.

“Domani sembrerò un unicorno”.

In quel momento si guardarono tornando a ridere, mentre erano a terra. A un tratto dalla radio, arrivò il suono di una canzone nota a Chloe.
La ragazza si alzò di scatto da terra, aiutando anche la sua amica a rimettersi in piedi. Corse in salotto per alzare il volume.

“Oh cazzo, adoro questo pezzo. Vieni a muovere il tuo culo con me hippie”.

“Chloe, ti prego non ce la faccio più. Sono letteralmente sfinita”.

“Dopo questo pezzo, ti giuro che andiamo dritte a letto”.

Chloe iniziò a scatenarsi cantando a squarciagola il pezzo dal titolo “Kryptonite” dei 3 Doors Down” tenendo in mano il telecomando del televisore come fosse un microfono.

“Well, I took a walk around the world to ease my troubled mind
Ho fatto una passeggiata per lenire la mia mente incasinata

I left my body lying somewhere in the sands of time
Ho lasciato il mio corpo steso da qualche parte nelle sabbia del tempo

But I watched the world float to the dark side of the moon
Ma ho visto il mondo fluttuare nel lato oscuro della luna

I feel there's nothing I can do, yeah”
Sento che non c’è niente che io possa fare, si

Max rimase a guardare la sua amica mentre si avvicinava a lei cantando e ballando. Se c'era una persona al mondo, in grado di farle dimenticare cosa era successo quel mattino, quella era Chloe. Tra loro due, lei era sempre stata la forza trainante.

“I watched the world float to the dark side of the moon
Ho visto il mondo fluttuare nel lato oscuro della luna

After all I knew, it had to be something to do with you
Dopo tutto, sapevo che doveva aver qualcosa a che fare con te

I really don't mind what happens now and then
Davvero non mi interessa cosa succederà prima e dopo

As long as you'll be my friend at the end
Basta che tu sarai la mia amica alla fine

If I go crazy, then will you still call me Superman?
Se diventerò pazzo allora mi chiamerai ancora Superman?

If I'm alive and well, will you be there and holding my hand?
Se sarò vivo e vegeto, sarai comunque lì a tenermi la mano?

I'll keep you by my side with my superhuman might Kryptonite”
Ti terrò al mio fianco con la mia forza soprannaturale, la Kryptonite”

Dopo essersi avvicinata del tutto, prese per mano Max costringendola a muoversi. Così Max si lasciò andare. Forse solo a causa del fumo e della birra, o semplicemente per via di Chloe. Mentre ballavano ridendo, Chloe fece fare una giravolta alla sua amica, causandole un giramento di testa. Chloe l’afferrò tempestivamente. Max l’abbracciò stretta avvolgendole le braccia attorno al collo. Chloe smise di scatenarsi e ricambiò l’abbraccio. Rimasero così per un po’. Poi allontanandosi leggermente da lei guardandola disse: “Strano da dire Max, ma credo che sia la vigilia di Natale migliore della mia vita, dopo tanto di tempo”.

Tornò ad abbracciarla di nuovo, mentre la musica continuava. Stavolta fu Max ad allontanarsi leggermente da lei. “Chloe…”

“Mmh?”

“Io vorrei dirti una cosa, ma non so come farlo…”

“Max, sai che puoi dirmi tutto”.

“Si, ma non è una cosa tanto semplice”.

“Beh, provaci lo stesso”.

“Vorrei tanto farlo, ma credo che mi manchi il coraggio”.

“Troveresti più semplice dirlo a qualcun altro invece che a me?”

“Non lo so. Il fatto è che non so come la prenderesti”.

“C’è solo un modo per scoprirlo”.

“E sarebbe?”

“Dimmelo e basta!”

“E se poi non la prendi per il verso il giusto?”

“Cavoli Max, ma che diavolo sarà mai…”

“Il fatto è che io…”

“Tu?”

“Io…”

Di colpo si spensero le luci e la musica, era saltata la corrente.

“Ma che cazzo…” disse Chloe. La corrente ritornò subito. “Allora, stavi dicendo?”

“Che per quanto questa serata sia divertente, sono molto stanca. Credo che sia ora di andare a dormire”.

“Ah, va bene!” disse Chloe delusa e poco convinta. Non credeva affatto che fosse quello che voleva dire Max.

Andarono di sopra nella stanza di Max e si misero a letto. Chloe continuò a pensare a ciò che Max, non aveva avuto il coraggio di dirle.


Ed ecco che la storia si ripete ancora. Rachel non è mai riuscita a dirmi cosa stesse facendo. Max sta facendo lo stesso adesso. L’unica spiegazione logica è che sono io il vero problema. Sembra proprio che ho la capacità di mettere in crisi chiunque. Non sono capace ad ascoltare gli altri restando calma. Se solo avessi un minimo del suo carattere, molto probabilmente le cose sarebbero diverse ora.


Nel frattempo anche Max aveva i suoi pensieri per la testa.


Ma cosa diavolo stavo tentando di fare? Stavo per commettere il più grande errore della mia vita. Se le dico ciò che provo potrei rovinare il nostro rapporto. Lei ama ancora Rachel, quindi è davvero inutile continuare a pensarci. Di sicuro non prova niente per me e devo rassegnarmi. Siamo solo amiche e nient’altro. Ma quando sto con lei non riesco a smettere di pensarci.


Si addormentarono poco dopo abbracciate e nonostante la serata spensierata, arrivarono i soliti sogni.

Chloe era seduta su una sedia con la testa all’indietro dormendo. Si svegliò di soprassalto e guardandosi intorno capì che si trovava nell’ufficio del preside Wells. Alla sua destra c’era un’altra sedia vuota e davanti a lei la scrivania. L’ufficio era esattamente come se lo ricordava. Sulla scrivania c’era un telefono, il pc e una statua di un’aquila che la guardava minacciosamente. Oltre la scrivania c’era il trono di Wells, quella comodissima sedia imbottita girevole della quale voleva appropriarsi quando si era intrufolata con Max durante le loro indagini. Sembrava esserci seduto qualcuno sulla poltrona.

“Preside Wells?!” chiese Chloe confusa.

La poltrona si girò di colpo, rivelando la vera identità della persona che la occupava. Il suo alter ego.

“Ciao Chloe, ti stavo aspettando”.

“Oh cazzo, non di nuovo. Vaffanculo!” disse Chloe alzandosi dalla sedia raggiungendo la porta socchiusa per uscire.

“Ah-ah… no Chloe, non puoi andare via” disse l’alter ego schioccando le dita.

La porta dell’ufficio si chiuse all’istante. Chloe cercò di aprirla senza riuscirci. Allora provò a sfondarla ma non ottenne alcun risultato.

“Apri questa cazzo di porta!”

“Non posso Chloe. Mi dispiace, ma non posso proprio aiutarti. Beh, almeno non in questo”.

“Aprila immediatamente, non voglio restare qui un minuto di più!”

“Ti ho detto che non posso!”

“Perché no?!”

“Perché puoi scappare da tutto e tutti ma non da te stessa. Non da quello che sei. Avanti Chloe vieni a sederti” disse l’alter ego facendo un cenno verso una delle due sedie dinanzi alla scrivania.

Chloe tornò a sedersi sulla stessa sedia di prima. “Cosa vuoi dire che non posso scappare da me stessa?”

“Significa esattamente quello che ho detto. Sei una testa calda che porta guai. Ma non te ne faccio una colpa sai? Il punto è che sei fatta così e non puoi farci niente”.

L'altra Chloe incrociò le gambe appoggiandole sulla scrivania.

“Ad esempio, pensa alla giornata che avete appena passato. Hai causato un bel casino con Max. Lo so che non l’hai fatto di proposito, ma è successo. Come succede sempre. È più forte di te. Com’è successo anche in passato. Hai coinvolto Max per salvare una persona che non poteva essere salvata. Rachel era già morta e per di più ti aveva anche tradito. Ti ricordi la lettera nella discarica, vero? Non ha avuto nemmeno il fegato di dirtelo in faccia. Il classico atteggiamento da codardi, senza nessuna spina dorsale. Sai una cosa? Non sbagliavi a pensare che il vero amore è solo una stronzata. Rachel ne è stata la dimostrazione.
Ricorda Chloe, tutti ti abbandonano prima o poi e soprattutto, tutti mentono senza nessuna eccezione. Anche Max lo ha fatto in passato, come oggi del resto. Chissà cosa voleva dirti davvero prima che andasse via la luce. Sai, c’è solo un modo per non essere abbandonati, ed è farlo per primi”.

“Cosa vuoi da me?!”

“Ascolta, lo so che ogni tanto mi comporto male con te, ma il problema è che a volte tu non vuoi proprio capire. E così mi costringi a usare le maniere forti. Ma io sono davvero qui per aiutarti. Sono dalla tua parte”.

“Voglio uscire di qui e non rivedere mai più la tua faccia!”

L’alter ego iniziò a ridere. “Richiesta un po’ difficile da soddisfare. Dovresti eliminare tutti gli specchi di casa Caulfield. Dimmi una cosa Chloe, hai riflettuto sul tuo grande piano?”

Chloe non rispose abbassando lo sguardo.

“Finalmente qualcuno ha risposto al tuo grido di aiuto, non era quello che volevi? Adesso hai tutto quello che ti serve per portare a termine il tuo piano. Lei sarà il tuo biglietto verso la libertà. Credimi, è la cosa giusta da fare per te e per tutti gli altri. Dopotutto non hai altra scelta. Max con il tempo te ne sarà molto grata, vedrai”.

“Non posso. Lei non…”

“Lei, lei, sempre lei! Cazzo, ma a te ci pensi ogni tanto?! Comunque, è proprio per lei che devi farlo. Per darle una vita migliore. L’hai ficcata tu in tutta questa merda e ora tocca a te tirarla fuori. Prenditi le tue responsabilità una volta tanto”.

Chloe guardò verso l’altra sedia vuota alla sua destra. L’alter ego seguì il suo sguardo. “No Chloe, oggi Rachel non ci sarà”.

“Perché?”

“Perché te la devi levare dalla testa una volta per tutte” disse l’altra Chloe mentre si accendeva una sigaretta. “Lo so che sei ancora innamorata di lei, ma è morta quindi fattene una ragione. Non esiste più, è solo nella tua fottutissima testa. So cosa provi, ma devi andare avanti”.

“Pff, tu non sai un cazzo!” disse Chloe.

“Si che lo so invece, non dimenticarti che sono te! Le tue perdite sono anche le mie! Gli altri, come i tuoi genitori e Rachel, sono solo frutto della tua fantasia e del tuo desiderio di rivederli ancora vivi! Questo è un brutto scherzo della tua mente! Loro non appartengono più a questo mondo. Prima lo capisci e meglio sarà per tutti, soprattutto per te! Io sono reale per questo ti puoi fidare! Sono viva perché tu lo sei!”

“Ho bisogno di tempo… per riflettere. A volte penso che è la cosa giusta da fare… e un attimo dopo… non ne sono più tanto sicura”.

“Capisco la tua confusione, ma devi fare una scelta. Una che vada bene per tutti. Non puoi permetterti di sbagliare. Il tuo tempo sta per finire Chloe e il mio per cominciare. Meglio che avvenga lontano da qui”.

“Se non lo faccio, cosa succederà?”

“Davvero vuoi saperlo?”

“Io… non voglio fare del male a nessuno”.

“E non lo farai Chloe. Ne agli altri e ne a te stessa. Ora vai e deciditi”. L’alter ego le sorrise mentre la porta dell’ufficio si apriva.

Chloe si diresse verso la porta per uscire, ma una voce la fece fermare. Si voltò per guardare verso la scrivania e vide William. Non sognava più suo padre da tantissimo tempo.

“Papà…”

“Chloe, non stai andando via, vero?”

“No, resto qui con te” rispose Chloe riprendendo il suo posto sulla sedia.

“Come vanno le cose?”

“Mi manchi papà e mi manca mamma”.

“Lo so Chloe, ma non sei sola. Puoi sempre contare su Max. Lei è tornata da te”.

“Non è la stessa cosa”.

“Perché hai paura di lei?”

“Cosa?! Io non ho paura di lei. Io ho paura per lei. Per quello che ha dovuto passare a causa mia”.

“Chloe, è stata una sua scelta, non tua”.

“Avrebbe dovuto lasciarmi andare. Perché lo ha fatto?”

“Lo stai chiedendo alla persona sbagliata Chloe”.

“Cosa devo fare papà?”

“Prima di prendere una qualsiasi decisione, valuta bene le conseguenze. E chiediti per il bene di quale persona lo stai facendo”.

“Per Max!”

“Le hai chiesto cosa ne pensa in proposito?”

“No, non credo capirebbe”.

“Questo non puoi saperlo”.

“La conosco bene…”

“Anche lei ti conosce molto bene Chloe. Prima o poi capirà tutto, anche se non le dici la verità. Anche se le nascondi le tue conversazioni con BigMaster. È sempre stata molto intuitiva, anche se in questo momento non sta al meglio”.

“Non so come aiutarla papà…”

“Non fare scelte avventate Chloe, potresti pentirtene amaramente. Non hai il potere di riavvolgere il tempo come Max. Qualsiasi cosa deciderai di fare, lascerà un segno indelebile che sarà difficile da rimuovere. Adesso devi svegliarti, lei ha bisogno di te ora”.

Si svegliò con Max ancora abbracciata a lei. Chloe sospirò passandosi una mano fra i capelli. Di colpo sentì una mano della sua amica stringerle la maglietta mentre bisbigliava qualcosa di incomprensibile.

“Max…”

Max era nella sua stanza del dormitorio della Blackwell che stava dormendo profondamente nel letto. A un tratto si svegliò sentendo dei colpi alla porta. Prese il telefono per controllare l’ora. Notò che il display aveva delle lunghe crepe per la caduta subita.

“Ma non è possibile, era intatto”.

I colpi alla porta della sua stanza si facevano più insistenti. Così si alzò e andò ad aprire la porta con timore, aspettando di ritrovarsi davanti il professor Jefferson. Ma quando l’aprì non c’era nessuno, il posto era completamente deserto. Ritornò dentro la sua stanza chiudendo la porta e rimettendosi a letto.

“Eppure non credo di averlo sognato, ho sentito davvero qualcuno bussare alla porta”.

“E avevi ragione”.

Max scattò di colpo mettendosi seduta sul letto. Era lì davanti a lei, seduta alla sua scrivania dove il computer era rimasto ancora acceso. Rachel Amber.

“Ciao Max”.

“R-Rachel…”

“Non essere così sorpresa di vedermi. Ci siamo già incontrate più volte, anche se io non ero proprio in me”.

“Non capisco, cosa stai dicendo?!”

“La cerva Max…”

“Perché sei qui?!”

“Sei tu che mi stai sognando Max, non posso sapere il perché della mia presenza qui. Ma suppongo che se sono qui, è perché hai bisogno di qualche dritta per tirarti fuori dai guai”.

“Quali guai?”

“C’è l’imbarazzo della scelta Max. Il primo fra tutti, è Chloe. Sai meglio di me quanto può essere complicato avere a che fare con lei. Ma infondo ci piace proprio così, non è vero Max?” chiese Rachel con malizia.

Max abbassò lo sguardo per non guardarla rivelando il suo disagio per la domanda. Rachel roteò gli occhi sorridendo.

“Max, nascondersi non servirà a nulla. Lo so bene cosa provi per lei. Non sentirti in colpa per questo. Tanto sarebbe del tutto inutile prendermela con te, io sono morta. Non posso certo rubartela. Se proprio devo cederla a qualcuno, preferisco che sia tu. Nessuno riuscirà mai a darle amore come la sua migliore amica. Certo che ce ne hai messo di tempo a capirlo”.

“Io non so davvero cosa provo. Sono solo confusa”.

Rachel rise alle parole di Max. “È questa la spiegazione che ti sei data? Non sei riuscita a trovare di meglio pur di negare i tuoi sentimenti per lei? Toglimi una curiosità, lei ne è consapevole?”

“No…”

“E cosa diavolo aspetti a dirglielo? Pensi per caso che non lo accetterebbe?”

“Lei ama te…”

“Questo è vero, mi ama. Molto probabilmente lo farà sempre. Ma devi metterti bene in testa una cosa Max, io sono morta. Non mi vedrai davvero come un ostacolo spero? Datti una svegliata Max. Chloe non sarà disponibile per sempre”.

“C-Che cosa vuoi dire?”

“Sai com’è il fascino della bella e dannata. Pensi che prima o poi qualcuno non si farà avanti con lei, offrendo il suo aiuto per i suoi problemi esistenziali? Come ha fatto Eliot ad esempio. Se uno sguardo potesse uccidere sarei già morta da parecchio”.

“Lei è inarrivabile per tutti”.

“Davvero?! Allora perché quando l’hai vista con Jennifer la prima volta ti sei ingelosita? Se sei così certa di quello che dici, saresti dovuta rimanere impassibile. Devi stare molto attenta Max, lei in questo momento è instabile. Le cazzate di Chloe sono sempre dietro l’angolo, dovresti saperlo meglio di me”.

“Le cose tra me e lei non vanno sempre bene. A volte la sento distante, ho l’impressione che la sto perdendo”.

“È per questo che devi fare qualcosa ora, prima che sia troppo tardi”.

“Cosa?!”

“Già parlare tra voi può essere d’aiuto, ma non lo fate. Tu ad esempio, tieni tutto per te per non farla preoccupare, ma stai sbagliando. Magari anche lei fa lo stesso con te. Tutto questo non porterà a nulla di buono”.

“Come facevi a farla parlare quando stavate insieme?”

“Oddio, è davvero così grave la situazione da chiedermi addirittura questo? Sei cresciuta con lei Max, dovresti essere tu l’esperta”.

“Prima era tutto più semplice, ma adesso le cose sono cambiate. Sono successe troppe cose terribili. Inoltre, ho la testa incasinata e non sono nemmeno in grado di aiutare me stessa. Quindi no, non sono un’esperta”.

“E forse è quello di cui avete realmente bisogno. Di un aiuto esperto, che vi aiuti a risolvere i vostri traumi. Così con la mente un po’ più libera, potreste risolvere le cose tra voi”.

“Parli di terapia? Come quella tra voi due?”

“No Max, parlo di un aiuto professionale. Tra voi manca il dialogo, mentre tra noi c'era a quel tempo. Prima che le cose cambiassero…”

“E se non dovesse accettare?”

“Bisogna convincerla e c’è solo una persona che può fare questo?”

“Chi?”

“Che domande assurde Max. Tu sei il lume della ragione. Lei agisce d’impulso, non riflette mai prima di agire. Si lascia facilmente offuscare la mente dalle varie circostanze. Se non riesci a farla ragionare tu, nessun altro riuscirà”.

“Perché mi stai aiutando?”

“Non lo sto facendo. Sei tu che stai cercando una soluzione. Mi volevi qui e io ci sono. Vado dove la mia presenza è richiesta. Quello che dovrei rappresentare per te, puoi saperlo solo tu non io. Forse, volevi solo la mia approvazione per via di Chloe? Ora devo andare, anche se ho la sensazione che ci rivedremo. Nel frattempo, in bocca al lupo Max”.

Max si svegliò e vide che Chloe non era con lei. Si alzò di scatto dal letto raggiungendo la porta.

“Chloe dove sei?! Chloe rispondi!” disse Max agitata mentre si dirigeva alle scale per andare di sotto.

“Max!"

La ragazza si voltò vedendo Chloe davanti la porta della sua stanza. Corse verso di lei abbracciandola. “Dov’eri?!”

“Ehi non agitarti, ero nella mia stanza. Non riuscivo a dormire così sono andata a fumare una sigaretta. Non volevo svegliarti. Dai torniamo a letto”.

 
Mercoledì 25 Dicembre 2013

Il mattino seguente la prima a svegliarsi fu Chloe, che decise di pulire il porcile che avevano creato di sotto. Poi preparò la colazione di uova strapazzate e pancetta, pane tostato e succo d’arancia. Dopo aver messo tutto su di un vassoio, raggiunse la camera dell'amica. Max dormiva profondamente, con le coperte fin sopra la testa per proteggersi dalla luce del giorno. Appoggiò il vassoio sulla scrivania e andò sul letto per svegliare la ragazza.

“Ehi dormigliona, svegliati. La colazione è pronta”.

La ragazza non si mosse di un millimetro. Chloe si avvicinò di più per rimuovere la coperta dalla testa. Appena lo fece Max si lamentò.

“Mmmh, lasciami dormire” disse Max cercando di rannicchiarsi di nuovo con la testa sotto alla coperta. Chloe glielo impedì e Max aprì gli occhi infastidita. “Perché Chloe?!”

“Perché è tardi e sicuramente hai fame. Ti ho portato la colazione” disse Chloe andando alla scrivania.

Max si mise a sedere sorpresa. “Che hai fatto?!”

“Ti ho portato la colazione a letto, così non dovrei nemmeno alzarti” disse Chloe appoggiando il vassoio davanti a Max.

“Wow, sei sicura di stare bene Chloe?” chiese sorridendo.

“Ehi, che vorresti dire con questo?”

“Beh, Chloe Price che è già sveglia, prepara la colazione e me la porta anche a letto. Non ti sembra strano? Non è che per caso vuoi farti perdonare per qualcosa che hai fatto o che stai per fare?”

“Perché ogni volta che cerco di essere carina con te devi sempre cercare di trovare il marcio?”

“Uhm… hai ragione, scusami”.

“Ti perdono e comunque non hai visto di sotto. Ho pulito tutto lo schifo di ieri sera”.

“Davvero?!”

“Giuro! Dai mangia!”

“Ma è solo per me?”

“Si, io ho già mangiato. Se aspettavo che ti svegliassi, sarei morta di fame”.

“Idiota!” disse Max guardando le uova. “Non avrai messo qualcosa nelle uova, vero?!” chiese diffidente.

Chloe sgranò gli occhi incredula alle parole dell’amica. “Ma come ti salta in mente?!”

“Non sono abituata a tutto questo. Quindi scusami, ma ti chiederò di provare le uova”.

“Tzè, sei davvero incredibile Maxine Caulfield! Non ci penso nemmeno a provarle. Dovrai fidarti di me se hai fame” disse Chloe infastidita.

“Non chiamarmi così è insopportabile!” disse Max.

Chloe decise di accontentare la sua amica dopo essersi ricordata di qualcosa del loro passato. Prese la forchetta prendendo un po’ di uova per assaggiarle.

“Ma non avevi detto che non volevi provarle?!” chiese Max sospettosa.

“Ho cambiato idea” disse Chloe sorridendo maliziosa mentre assaggiava le uova, per poi passarle la forchetta. “Visto? Non sono avvelenate. Ora mangia”.

“Ok, voglio fidarmi” disse Max mentre prendeva un boccone di uova.

Chloe la guardava sorridendo in attesa di qualcosa, ma non appena vide Max mandare giù il primo boccone rimase sorpresa.

“Cosa?! Ma… ma come… che diavolo?!”

Max smise di masticare iniziando a preoccuparsi. “Chloe, sei stata tu a dirmi di mangiare!”

“Si, ma non pensavo lo avresti fatto!”

“Chloe, cosa diavolo hai messo nelle uova?!”

“Nulla, non è quello il punto! Hai appena usato la forchetta che ti ho passato”.

Max guardò la forchetta che aveva in mano e poi Chloe senza capire. “E allora?! Sai Chloe, non sono abituata a mangiare con le mani” rispose Max con sarcasmo.

“Max, quando eravamo piccole e dormivo a casa tua, al mattino usavo il tuo spazzolino da denti e andavi su tutte le furie. Ti dava fastidio. Adesso hai messo in bocca la forchetta che ho usato io per prima. E io che speravo mi pregassi in ginocchio di andarti a prendere un’altra forchetta di sotto”.

Max guardò Chloe sorridendo non sapendo che rispondere. “Beh… io non… posso fare colazione sì o no?!”

Chloe continuava a guardarla confusa. “Certo, mangia pure”.

“Devo ammettere che le tue uova senza tutte le schifezze di ieri, sono molto buone. Grazie Chloe, sei stata molto carina”.

Chloe arrossì leggermente voltandosi fingendo di guardare qualcosa sul telefono. “Si certo ma non abituartici”.

Max si accorse dell’imbarazzo di Chloe e sorrise. Mentre la sua amica gustava la sua colazione Chloe ricevette un messaggio. Era BigMaster.

“Chi è?” chiese Max.

Cazzo! E adesso che dico?

“Devo correre in bagno, mi scappa!” disse Chloe alzandosi velocemente dal letto uscendo dalla stanza.

Max guardò il suo telefono che non aveva emesso nessun suono. Quindi non poteva essere un messaggio dal gruppo. Scosse la testa continuando a mangiare, pensando che forse era un messaggio di David. Nel frattempo Chloe nel bagno leggeva il messaggio.

BigMaster: Non sapevo se farti o no gli auguri. Alla fine ho pensato che al massimo mi avresti mandato al diavolo e che avrei potuto sopportarlo, quindi tanti auguri di Buon Natale Chloe.

Chloe: Grazie, lo apprezzo tanto. Tantissimi auguri di Buon Natale anche a te.

Chloe sorrise pensando al regalo per Max. Andò di sotto in garage a prenderlo. Max finì la sua colazione appoggiando il vassoio sulla sua scrivania e tirò fuori il suo regalo per Chloe da un cassetto. Tornò nel suo letto nascondendo il suo regalo sotto le coperte. Dopo aver appoggiato il suo regalo alla parete del corridoio, Chloe rientrò in camera.

“Ce ne hai messo di tempo per uscire dal bagno”.

“A dire il vero non ho passato tutto il tempo in bagno” disse Chloe sedendosi sul letto. “Max, stiamo dimenticando una cosa molto importante. Oggi è Natale”.

“Non l’ho dimenticato”.

Chloe si avvicinò alla sua amica abbracciandola mentre le davo un bacio sulla guancia. “Buon Natale Max”.

Max abbracciò a sua volta Chloe restituendole il bacio. “Buon Natale Chloe”.

“Ho una cosa per te” disse Max staccandosi dall’abbraccio per prendere il regalo da sotto le coperte.

“Non avresti dovuto Max, non c’era bisogno”.

“Si invece. Spero che ti piaccia. Aprilo”.

“Cavoli, non è abbastanza grande per essere una testa di cavallo mozzata. E io che ci speravo”.

“Idiota!” disse Max ridendo mentre le dava un pugno sul braccio. Poi restò a guardare la ragazza mentre scartava il suo regalo.

Quando Chloe finì di scartare il suo regalo, si ritrovò tra le mani un diario in pelle. La copertina era lavorata mostrando un simbolo. Il simbolo non era nuovo alla ragazza. L’ Occhio che vede tutto, lo aveva disegnato anni fa nel suo pick-up. Chloe rimase a fissare il diario.

“Appena l’ho visto ho pensato a te”.

Chloe guardò la sua amica sorridendo. “Ho come l’impressione che vuoi dirmi qualcosa con questo”.

“Beh, il tuo vecchio diario rappresenta il passato di cui io non ho fatto parte. Volevo che ne avessi uno nuovo per scrivere il tuo futuro e questa volta con la mia presenza. Dovrebbe rappresentare un nuovo inizio”.

Max notando che Chloe guardava il nuovo diario in silenzio, si preoccupò che non le piacesse. “Chloe, non ti piace? Se vuoi puoi cambiarlo”.

“No Max, mi piace. Stavo solo pensando. Grazie Max” disse Chloe abbracciandola ancora una volta. “Comunque, l’occhio che vede tutto significa che ci darai un’occhiata ogni tanto?”

“Sei sempre la solita. Certo che no, a meno che tu voglia che io lo legga”.

“Vedremo. Ora tocca a te”.

“Per cosa?”

“Ricevere il regalo”.

“Mi hai fatto un regalo anche tu?”

“Certo che sì. Ohohohoh, sono o non sono Santa Chloe?” Uscì dalla stanza per poi ritornare con il regalo dalla sua amica sul letto.

“Ma cos’è?!”

“Aprilo e scoprilo da te”.

“Non sarà un diario extra large vero?

“Ahahahah, ma piantala. Aprilo”.

La ragazza scartò il suo regalo mentre Chloe guardava la sua espressione. Il regalo, era un ritratto fatto a matita di Max, ed era stato anche incorniciato pronto per essere appeso.

“Come hai fatto a farmelo e soprattutto quando?!”

“Durante la nostra punizione. Visto che non mi parlavi più, ho trovato un altro modo per passare il tempo. I tuoi genitori mi hanno concesso di avere alcune tue foto e inoltre ti ho osservato molto. Era l’unica cosa che potevo fare”.

Una lacrima iniziò a scendere sulla guancia di Max.

“Ehi Max, non piangere”.

“Chloe, è bellissimo. Sei davvero brava a disegnare”.

“Cazzo, allora potrei diventare una tatuatrice un giorno, oppure…”

Max la interruppe fiondandosi su di lei abbracciandola stretta. Chloe sorrise. “Mi fa piacere che ti piaccia. In tua assenza ho anche fatto mettere un chiodo alla parete sulla scrivania”.

Si alzò dal letto prendendo il quadro appendendolo alla parete. “Spero che me lo presterai nel caso non mi dovessi parlare di nuovo. Il cuscino non mi è di nessuna utilità”.

Chloe rimase ad ammirare la sua opera dando le spalle a Max.

“Chloe…”

“Mmh?”

“Chloe guardami”.

Chloe si girò verso di lei iniziando a preoccuparsi. “Cosa c’è?!”

“Noi due dobbiamo parlare”.

“Di cosa?”

“Della nostra situazione”.

“Non capisco. A cosa ti riferisci?” disse Chloe prima di sedersi sul letto.

“Mi riferisco a tutto quello che ci sta succedendo. Gli incubi, le tensioni con i miei, tra di noi e ora, anche il problema che ho con la fotografia. Sono stanca Chloe, non voglio continuare a vivere la mia vita in questo modo”.

Chloe rimase in silenzio non sapendo cosa dire.

“All’inizio pensavo che parlando tra noi, saremmo riuscite a risolvere tutto. Ma non è stato così, anche perché facciamo fatica entrambe a comunicare. E lo credo bene, dopo tutto quello che abbiamo passato. Il punto è che sono passati ormai due mesi e mezzo da quel giorno e nulla è cambiato.

Anzi, le cose sono anche peggiorate in un certo senso. Anche il nostro rapporto ne risente, continuiamo ad avere alti e bassi. A volte penso che ci stiamo allontanando e io non voglio perderti”.

“Max, tu non mi perd…”

“Ho pensato che forse, c’è qualcosa che possiamo fare per cercare di riprenderci le nostre vite”.

“Oh… ok. E sarebbe?”

“Credo che abbiamo troppo da elaborare. Da sole non ci riusciremo mai, quindi potremmo farci aiutare da qualcuno. Sto parlando di un aiuto professionale”.

Chloe finalmente capì cosa voleva dire Max. “Cosa?! Non starai prendendo in considerazione di andare da uno psicologo, vero?! Ti prego Max, dimmi che ho capito male!”

“Chloe, da sole non ce la facciamo”.

Chloe si alzò dal letto agitata, iniziando a fare avanti e indietro mentre rifletteva.

“Questo non è possibile Max! Non ci aiuterà a risolvere un bel niente!”

“Chloe…”

“No Max, ascoltami attentamente! Ci sono già passata! So bene di cosa sto parlando! Ho già avuto a che fare con degli strizzacervelli e anche molti! Nessuno di loro è stato in grado di aiutarmi! Sono solo dei ciarlatani che ti spillano soldi, facendosi i cazzi tuoi per qualche ora a giorni prestabiliti! Dopodiché, saluti e baci e ognuno per la sua strada. Loro se ne ritornano nella loro bella villa, comprata con i soldi guadagnati grazie ai tuoi problemi esistenziali e tu te ne ritorni a casa esattamente come stavi prima di uscire! Non ne vale la pena pagare per farsi torturare, per quello basta già la merda che abbiamo vissuto e pensa Max, è del tutto gratuito!”

Max guardava la sua amica iniziando a perdere le speranze di convincerla. Le tornano in mente le parole dette da Rachel nel suo sogno.

“Se non riesci a farla ragionare tu, nessun altro riuscirà”.

“Chloe, ti prego di ascoltarmi, non ci sono altre soluzioni!”

“No Max! Troveremo un modo insieme, ma non questo! Non chiedermi di tornare a farmi psicanalizzare! Di cosa hai bisogno, eh?! Vuoi che ti parli dei miei sogni?!

Vuoi che ti parli di come mi sento?! Bene, lo farò! Ma ti prego Max, rinuncia a questa stronzata della terapia!”

“Non posso Chloe!”

“Cosa?!” disse la ragazza agitandosi ulteriormente. “Max, cosa farai quando lo strizzacervelli ti chiederà del tornado?! Cosa gli dirai?! Che lo hai causato tu?! Gli parlerai dei tuoi poteri?! Così magari finirà per prenderti per pazza! Gli parlerai anche di Jefferson che ti ha drogata e scattato delle foto?! Eh?! Sai che questa cosa, non è mai avvenuta in questa realtà”.

“Non è successa in questa linea temporale, ma è successa Chloe! Ci sono finita per davvero tra le sue mani! Hai visto cosa è successo ieri mattina?! Pensi che a me piaccia l’idea di andare da uno psicologo, con tutte le difficoltà che comporta?! Dovrò stare sempre attenta a cosa dico! Ma credimi Chloe, preferisco subire le domande di qualcuno che può in qualche modo aiutarmi a superare tutto questo, piuttosto che vedere le nostre vite e il nostro rapporto sgretolarsi e andare in pezzi! Sarebbe in ogni caso molto più doloroso questo, almeno per me!”

Chloe restò a guardarla senza dire una parola.

“Chloe…ne ho bisogno”.

Chloe la guardò annuendo senza nessuna convinzione. “E va bene! Se pensi che è questo, di cui hai…”

“Abbiamo... bisogno!” la corresse Max.

“Di cui abbiamo... bisogno, allora va bene!”

Max tese una mano verso di lei. Chloe all'inizio rimase dove era, poi lentamente si avvicinò abbracciando la sua amica. Decisero di comune accordo di parlarne all’arrivo dei Caulfield e che avrebbero iniziato la terapia dopo le festività natalizie. Ricevettero gli auguri dagli amici e da David, anche se ognuno di loro era combattuto nel farlo. Con tutto quello che era successo poteva risultare inappropriato fare gli auguri di buon Natale. Anche i Caulfield le chiamarono, soprattutto per assicurarsi che stessero davvero bene. Passarono il resto della giornata in casa guardando film, ascoltando musica, sgranocchiando di tanto in tanto. Per il giorno successivo gli amici organizzarono un’uscita tutti insieme, ma le due ragazze rifiutarono preferendo rimanere in casa. Era l’ultimo giorno per poter stare da sole in assoluto relax senza la presenza dei genitori di Max. L’indomani sarebbero ritornati. Durante la serata, quando Chloe raggiunse l'amica nella sua stanza dopo aver fumato l’ennesima sigaretta, la vide alle prese con il suo computer portatile. Max era appoggiata alla spalliera del letto con il pc appoggiato sulle gambe, ed era così concentrata che non diede nemmeno un’occhiata alla ragazza. Chloe la raggiunse infilandosi sotto le coperte appoggiando la testa sul cuscino guardando la sua amica. Appoggiò un braccio intorno alla vita della ragazza. Ancora nessun segno di vita.

“Si può sapere che cosa stai facendo?” chiese Chloe infastidita dalla sua indifferenza.

“Sto prendendo informazioni sui vari psicologi”.

“Ah, ma allora sei viva”.

“Vuoi darmi una mano a scegliere?”

“Uno vale l’altro Max, tanto sono tutti uguali”.

“Beh, grazie. Vuol dire che farò da sola”.

“Ok, buonanotte” disse Chloe dandole un bacio sulla guancia, per poi girarsi dall’altra parte per mettersi a dormire.

“Puzzi!”

“Di cosa?!”

“Di posacenere!”

“Quindi?”

“Quindi non ti avvicinare, mi dà fastidio”.

Chloe si voltò di nuovo nella sua direzione guardandola. “Che ti prende ora? Ti sono venute le tue cose per caso?”

“Non ti rispondo nemmeno!”

“Meglio così, non sono in vena di litigare!”

“Tranquilla, non ho voglia nemmeno io!”

“Bene!”

“Bene!” rispose Max infastidita.

Chloe si girò dandole le spalle. Max cercò di concentrarsi sulla sua ricerca non riuscendoci. Poi disse guardando Chloe: “No, non va bene per niente invece!”

“Oddio, ancora?! Ma si può sapere che hai?!” chiese Chloe voltandosi per l’ennesima volta verso la sua amica.

“Hai accettato di fare terapia solo per me! Non hai nessun interesse per tutta la faccenda! Non mi stai nemmeno aiutando a scegliere qualcuno! Quindi non te ne frega proprio niente!”

“Max, sei tu che hai deciso di andare in terapia e io ti seguirò! Farò come desideri, ma non puoi pensare che io sia entusiasta di questa decisione! Non farò i salti di gioia!”

“Non pretendo questo, vorrei soltanto vedere da parte tua un minimo di partecipazione! Faremo questa cosa insieme!”

Chloe stava per dire qualcosa ma poi ci ripensò. Si appoggiò anche lei con la schiena alla spalliera avvicinandosi all’amica. “Ecco fatto, hai tutta la mia attenzione ora!”

“Non sentirti obbligata a farlo, se non vuoi!”

Chloe roteò gli occhi ridendo. “Oddio, sarà davvero fortunato chi ti sposerà!” disse sarcastica a bassa voce.

“Cosa hai detto?!”

“Niente! Allora su, diamo un’occhiata insieme”.

“Ok…”

Iniziarono a passare in rassegna tutte le informazioni e foto degli psicologi nella zona.

“Questo come ti sembra?” chiese Max indicandone uno.

“Beh, penso che la sua barba ha bisogno di una ripassata con il mio pennarello”.

“Chloe, vuoi essere seria?”

“Che ne pensi di questo invece? È un gran figo” disse Chloe.

“Chloe, non vorrai scegliere lo psicologo in base al suo aspetto fisico?!”

“Che c’è di male. Già sarà una tortura, almeno potrò rifarmi gli occhi”.

“Ma perché ti ho chiesto di aiutarmi? E comunque, credo che forse mi sentirei molto più a mio agio con una donna. Le donne sono più sensibili”.

“Allora questa! Cazzo è giovane, si sarà appena laureata. Bella anche lei!”

“Chloe, non stai andando a rimorchiare, ok?”

“Parla per te”.

Max le lanciò un’occhiataccia poco piacevole.

“Stavo scherzando Max, non guardarmi così”.

“Non ho nessuna intenzione di sceglierne una così giovane. Voglio qualcuno con un po’ più di esperienza alle spalle”.

“Qualcuno con un più esperienza eh? In pratica vuoi una mummia. Un vecchietto con il bastone che quando parla gli scappa la dentiera dalla bocca”.

“Smettila Chloe” disse Max non riuscendo a trattenere una risata.

“Sai, voglio proprio vedere quando la sua dentiera ti rincorrerà per tutto lo studio, mentre gridi aiutami Chloe, sta per divorarmi!”

Max cominciò a ridere senza sosta. Chloe si avvicinò mordendole piano una spalla. “Questa paziente non è collaborativa” disse Chloe ridendo. Iniziarono a rotolarsi con il rischio di far cadere il pc dal letto. Max fece in tempo ad afferrarlo.

“Per favore Chloe, torniamo serie”.

“Ok, continuiamo questa inutile ricerca”.

“Non è inutile”.

Continuarono con la loro ricerca per altri quindici minuti. “Che ne dici di questa?” chiese Max.

“Chi?”

“Dottoressa Abigail Tyler. Le sue credenziali sembrano buone. Innanzitutto è una donna. Poi non è troppo giovane da permetterti di provarci e nemmeno tanto vecchia per avere problemi con la sua dentiera. Cosa ne dici?”

“Dico che sono così stanca che mi andrebbe bene tutto, anche il Dottor Jekyll".

“Ok, allora scelgo lei, mi ispira fiducia”.

“Si certo. Ora per favore, puoi mettere via quel computer così possiamo dormire?”

Max spense il pc portandolo sulla scrivania. Poi tornò a letto infilandosi sotto le coperte rannicchiandosi contro la sua amica. “Mi dai il bacio della buonanotte?” chiese Max.

“Cosa?! E dov’è finita tutta la puzza di posacenere?!”

“Mi tappo il naso”.

Chloe rimase in silenzio un po’, poi iniziò a ridere. Si girò verso di lei abbracciandola mentre la riempiva di baci.

“Chloe, adesso è troppo” disse Max ridendo.

Continuarono a cazzeggiare ancora finché per la stanchezza si addormentarono.

 
Venerdì 27 Dicembre 2013

Il mattino seguente tornarono i genitori di Max, che erano stati inevitabilmente invitati a stare a Hillsboro anche per capodanno. Chiesero alle ragazze se volevano unirsi a loro almeno per quel giorno. Ancora una volta si rifiutarono, preferendo rimanere da sole a Seattle. Quando arrivò il pomeriggio, Max decise che era giunto il momento di rendere partecipi i suoi genitori della loro decisione di fare terapia. Ryan stava leggendo il giornale su una poltrona in salotto. Vanessa era in cucina a preparare del tè. Max e Chloe entrarono in salotto. Ryan alzò lo sguardo dal giornale guardandole.

“Ehi, state andando da qualche parte?”

“Ehm, veramente no papà. Io e Chloe vorremmo parlare di qualcosa con te e la mamma”.

“Ma certo Max”.

In quel momento entrò in salotto anche Vanessa con due tazze di tè. “Ragazze, volete del tè anche voi?”

“No mamma, io no”.

“Grazie lo stesso Vanessa, ma sto bene così” disse Chloe.

Vanessa appoggiò le due tazze sul tavolino e prese posto sull’altra poltrona.

“Vanessa, le ragazze vogliono parlarci di qualcosa”.

“Oh, va bene”.

“Papà, Mamma, io e Chloe abbiamo avuto modo di riflettere sulla nostra situazione. Parlo degli incubi e tutto il resto. Quello che è successo ci sta condizionando molto, non permettendoci di vivere serenamente. Così abbiamo pensato che forse è il caso di farci dare una mano. Un aiuto professionale intendo”.

I Caulfield si guardarono con un certo sollievo. Per la verità avevano già ponderato l’idea di farle andare in terapia. Solo che non erano riusciti ancora a parlarne con loro.
Ryan annuì. “Ragazze, se volete vedere qualcuno per noi va più che bene. Io e la mamma siamo consapevoli che l’esperienza che avete vissuto è stata traumatica. Devo essere del tutto sincero, mi fa piacere che avete preso questa decisione. Avrete tutto l’aiuto che occorre per ritornare a essere serene”.

Vanessa guardò Chloe con un’espressione comprensiva. “Chloe, ci hai già detto di essere stata in terapia e che non è stato facile. Sono piacevolmente sorpresa che tu sia d’accordo con questa decisione. Sono sicura che vi sarà di grande aiuto”.

Le due ragazze si guardarono sapendo bene qual era la verità. Chloe non ne voleva proprio sapere niente, ma non poteva rifiutare questo alla sua migliore amica. Dopotutto le aveva salvato la vita.

“Abbiamo anche preso informazioni sui vari psicologi qui a Seattle. Infine abbiamo scelto la dottoressa Abigail Tyler”.

“Bene, mi fa piacere che avete provveduto anche a questo. Visto che tra un po’ devo uscire per una commissione, andrò a farci due chiacchiere. Così magari potrà dirmi quando potete iniziare".

“Ok papà”.

Dopo aver parlato con la dottoressa, Ryan comunicò alle ragazze che la terapia sarebbe iniziata subito dopo le feste. Le ragazze erano un po’ nervose per la situazione. Max, perché non sapeva cosa aspettarsi e Chloe invece, perché lo sapeva fin troppo bene. Non era dato sapere se un aiuto psicologico sarebbe stata la soluzione giusta ai loro problemi, ma bisognava tentare.

La settimana successiva i Caulfield si rimisero di nuovo in viaggio per raggiungere Hillsboro. Le ragazze invece, accettarono di partecipare insieme ai loro amici a una festa aperta a tutti in un locale, per aspettare l’arrivo del nuovo anno. Mancava ancora un’ora a mezzanotte. Le due ragazze non erano molto partecipi alla festa come i loro amici. Jennifer e Lucas ballavano in pista in mezzo alla folla. Kristen e Fernando erano seduti al tavolo insieme a loro e stavano chiacchierando e ridendo con alcuni ragazzi di loro conoscenza. Nel frattempo Max e Chloe continuavano a pensare ai fatti loro. Chloe beveva una birra sperando che arrivasse presto la mezzanotte. Max guardava l’ora sul telefono, con la testa appoggiata su un braccio. Anche se avevano accettato di uscire con i loro amici, non erano così entusiaste e si vedeva lontano un miglio. I loro compagni avevano cercato di coinvolgerli ma non c’era stato verso.

“Chloe, non dovresti bere. Devi guidare”.

“Lo so Max, ma sto cercando di mandare giù la mia decisione di venire a questa festa di merda”.

“Forse non avremmo dovuto accettare. Ma ormai è troppo tardi” disse Max.

Chloe che stava per fare un altro sorso di birra si fermò all’istante guardando la sua amica con aria maliziosa.

“Oh-Oh, perché mi guardi così?” chiese Max preoccupandosi.

“Lo scoprirai presto!” disse Chloe con un sorriso mentre afferrava per mano Max portandola fuori dal locale senza avvisare nessuno.

“Chloe, dove stiamo andando?!”

Chloe salì sul suo pick-up seguita dall’amica. “Chloe, non vorrai andare via così, senza nemmeno avvisare gli altri?”

“Beh, poi mandi loro un messaggio. Ora dimmi dove possiamo goderci lo spettacolo dei fuochi d’artificio”.

Max sorrise e le indicò la strada per arrivare al Seattle Center dove ogni anno, migliaia di persone si radunavano per assistere ai fuochi pirotecnici che venivano sparati dallo Space Needle a mezzanotte. Raggiunsero la loro destinazione e parcheggiarono l’auto evitando di addentrarsi troppo. Fuori faceva davvero freddo, quindi rimasero in attesa in macchina. Arrivò un messaggio da parte di Kristen, che chiedeva dove fossero finite. Le ragazze la rassicurarono dicendole di non preoccuparsi.

“Diamine oggi fa proprio freddo!” disse Max nonostante era rimasta con il giubbino addosso.

“Vieni qua” disse Chloe avvolgendola con un braccio sulle spalle tirandola verso di sé. “Avresti dovuto bere una birra, così ti saresti riscaldata”.

“I tuoi metodi sono sempre al limite della legalità”.

“Beh, non è sempre così. Per scaldarsi conosco altri metodi, non illegali. Ma non credo che apprezzeresti”.

“Quali?”

L’amica la guardò sorridendo senza dire nulla. Max ci mise un po’ a capire. “Cavoli Chloe, sei sempre la solita pervertita” disse Max in imbarazzo ridendo.

“Guarda che è scientificamente provato che il sesso riscalda. A cosa pensi sia dovuto il surriscaldamento globale?”

Max iniziò ad allontanarsi da lei mentre Chloe rideva. “Ehi, stavo scherzando, vieni qui” disse Chloe avvicinandola di nuovo con un abbraccio.

“Ti odio quando fai così”.

“La parola odio nel tuo vocabolario non esiste Max. Non è vero che mi odi”.

Max abbracciò Chloe. “Sei troppo sicura di te”.

“No, non lo sono invece”.

Rimasero per qualche minuto in silenzio mentre guardavano davanti a loro.

“Sei preoccupata?” chiese Max.

“Di cosa?”

“Per la terapia”.

“Cerco di non pensarci”.

“Io invece non riesco a smettere di pensarci. Ho paura di fare qualche cazzata”.

“Max, devi stare ben attenta a cosa dirai. Non potrai dire tutto quello che è successo. Io non potrò essere lì con te”.

“Lo so. Forse avevi ragione tu, non è una buona idea”.

“Innanzitutto è un po’ troppo tardi per ripensarci. E poi, non voglio vederti star male Max. Se c’è qualche possibilità che questa terapia del cazzo possa aiutarti, allora dobbiamo farlo”.

“Potrebbe aiutare anche te, non solo me”.

“Forse, anche se non ci conto” disse appoggiando la guancia sulla testa di Max mentre erano abbracciate.

“Spero che aiuti anche il nostro rapporto. Così potremo parlare finalmente di tutto, anche delle cose che non riusciamo a dire”.

Chloe alzò la testa guardandola. “C’è qualcosa che non riesci a dirmi?”

“E tu?” disse alzando il suo sguardo verso Chloe.

“Non rispondere a una domanda con un’altra domanda. Allora?”

“Si…”

“Provaci?”

“A fare cosa?”

“A dirmi qualcosa?”

“Adesso?”

“Si”.

“Non credo di poterlo fare”.

“Tenta”.

“Non è facile”.

“Niente è facile Max”.

Chloe continuò a guardarla in attesa, mentre Max rifletteva. “Ok, lascia stare per ora. Non è il momento adatto” disse Chloe tornando a guardare davanti a sé.
“Chloe…”

“Mmh?” disse Chloe tornando a guardarla.

“Io…”

Max venne interrotta dai primi colpi di fuoco pirotecnici. Si voltarono guardando davanti a loro. “Auguri di buon anno nuovo Max”.

“Auguri anche a te Chloe” disse Max dandole un bacio fin troppo vicino alle sue labbra.

Chloe ricambiò il bacio e quando si allontanarono leggermente continuarono a guardarsi. Un messaggio di auguri di buon anno da parte dei loro amici, interruppe quel momento. Riportarono la loro attenzione ai fuochi pirotecnici godendosi lo spettacolo. Quando terminò tornarono a casa, nella speranza che il nuovo anno avrebbe offerto loro un po’ di serenità. Non potevano immaginare cosa il futuro aveva in serbo per loro.

 
Venerdì 10 Gennaio 2014

Arrivò il giorno della prima seduta. Avevano appuntamento alle dieci e le loro sedute sarebbero durate circa quaranta minuti. Le ragazze presero l’auto di Vanessa e si diressero allo studio della Dottoressa. Erano molto agitate e quando arrivarono, rimasero fuori il tempo necessario per fumare una sigaretta. Beh, almeno Chloe. Quando la ragazza finì di fumare si rivolse all’ amica.

“Allora Max, sei pronta per andare?

“No, ma dobbiamo entrare”.

Così entrarono nello studio e una ragazza si alzò dalla sedia dietro una scrivania che era situata a destra e si avvicinò a loro. “Buongiorno, posso esservi utile?”

“Ehm, abbiamo appuntamento con la dottoressa” disse Max.

“Bene, potete dirmi i vostri nomi?”

“Maxine Caulfield e lei è Chloe Elizabeth Price”.

La ragazza diede un’occhiata a un’agenda che aveva in mano. “Benissimo, prego accomodatevi pure in sala d’attesa. La dottoressa è ancora con un paziente, ma sta per concludere”.

“Ok, grazie”.

Le ragazze si sedettero in sala d’attesa il più lontano possibile dalla porta dello studio. Quasi come se avessero intenzione di scappare da un momento all’altro. Rimasero in attesa del loro turno, innervosendosi di più man mano che il tempo passava. Max iniziò a torturare le maniche del suo giubbino e Chloe iniziava a muovere nervosamente la gamba mentre continuava a giocherellare con gli anelli che aveva alle dita. Quando si accorse del nervosismo di Max, le prese una mano cercando di rassicurarla. In quel momento uscì un uomo dallo studio. Max lo osservò attentamente quasi come per cercare di capire l’effetto che una seduta di terapia, potesse avere sui pazienti. Ma l’uomo non faceva trasparire nessuna emozione dalla sua espressione. La ragazza che le aveva accolte passò davanti a loro andando a bussare alla porta dello studio. Una voce le disse di entrare e la ragazza si affacciò oltre la porta. “Dottoressa Tyler, ci sono le ragazze dell’appuntamento delle dieci e delle undici”.

“Mi puoi ricordare i loro nomi?”

“Maxine Caulfield e Chloe Elizabeth Price”.

“Ah, giusto. Arrivo tra un attimo”.

“Va bene” disse la ragazza chiudendo la porta e tornando alla sua scrivania, ma non prima di aver assicurato le due ragazze con un sorriso. “La dottoressa sarà subito da voi”.

“Chloe, voglio andare via”.

“Ehi, non dire così ok? Siamo qui ora. Non preoccuparti, andrà tutto bene.”

“Non ce la faccio Chloe”.

“Certo che ce la fai. Max, guardami. Fai un respiro e rilassati”.

Max fece come aveva detto Chloe, ma non fu di alcun aiuto. La porta dello studio si aprì e comparve la dottoressa, doveva avere all’incirca sui trentacinque anni ed era davvero bella. Chloe avrebbe potuto davvero rifarsi gli occhi come aveva detto. La donna si avvicinò a loro. Le ragazze si tenevano ancora per mano, gesto che non sfuggì agli occhi della Dottoressa.

“Buongiorno”.

“B-Buongiorno” disse Max.

“Salve” disse Chloe.

“Allora ragazze, anche se siete arrivate insieme, sapete bene che dovrò parlare con voi separatamente”.

“Si, lo sappiamo” disse Chloe mentre Max le stritolava la mano.

“Chi di voi due e Maxine Caulfield?”

Max non rispose e Chloe lo fece al suo posto indicandola. “Lei è Max”.

“Bene, allora Maxine, puoi seguirmi in studio?”

“S-Si… certo”.

Max si alzò dalla sedia rimanendo ferma dov’era. La dottoressa si stava dirigendo al suo studio, ma si fermò quando vide che la ragazza non la seguiva. Chloe si alzò afferrando la sua amica per le spalle.

“Guardami, andrà tutto bene, ok? Ricorda che io sono qui fuori. Stai tranquilla” disse Chloe. Max annuì senza esserne troppo convinta. Chloe l’abbracciò giusto il tempo di dirle qualche altra cosa all’orecchio. “Se non ce la fai, basta che le dici che non te la senti più di continuare”.

Poi si allontanò lasciandola andare. La dottoressa fece un sorriso a Max che finalmente si decise a entrare nello studio. Chloe per ammazzare il tempo iniziò a fare avanti indietro. La sala d’attesa era molto spoglia. C’era giusto un appendiabiti, una pianta e un quadro di un’alba appeso alla parete su cui riportava una frase. ‘I migliori anni della tua vita arrivano quando decidi di assumerti la responsabilità dei tuoi problemi. Non incolpi nessuno per questi. Ti rendi conto che controlli il tuo destino. - Albert Ellis’

“Fanculo!” disse Chloe dopo aver letto la frase. La ragazza alla scrivania alzò lo sguardo su di lei quando la sentì sbraitare.

“Prego Maxine, accomodati pure sul divano” disse la dottoressa Tyler.  

La ragazza si sedette intimorita. La dottoressa andò alla sua scrivania prendendo il necessario per prepararsi. Max si guardò intorno. Lo studio era composto da scaffali pieni di libri sulla psicologia. Il divano e una poltrona erano posizionate davanti alla scrivania. L’attestato di laurea in psicologia della dottoressa era appeso sulla parete alle spalle della scrivania. C’era anche un quadro con una frase scritta: ‘Ricordare è il modo migliore per dimenticare. – Sigmund Freud’. La donna prese posto sulla poltrona frontalmente al divano dove era seduta Max. In mano aveva un taccuino nero e una penna stilografica.

“Eccoci qua. Allora Maxine, ho avuto modo di parlare con tuo padre giorni fa. Mi ha raccontato a grandi linee cosa è successo a te e la tua amica”.


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“S-Si…”

La dottoressa vide che la ragazza era agitata e continuava a torturare le maniche del giubbino. “Se vuoi, puoi toglierti il giubbino Maxine”.

“No, sto bene così”.

“Vuoi un po' d’acqua?”

“No, grazie lo stesso”.

“Maxine…”

“Max”.

“Come scusa?”

“Mi chiami Max... per favore”.

“Come mai Max?”

“Non sopporto essere chiamata Maxine”.

“Non ti piace il tuo nome? Va bene, allora ti chiamerò Max. So che la scelta di venire in terapia è stata tua e di Chloe. È un gesto che indica grande maturità. Il primo passo per la guarigione è ammettere di avere un problema”.

“Già…”

“Non ne sei convinta?”

“Non lo so, è la prima volta che sono in terapia”.

“È la prima volta, ed è normale avere un po’ paura. Ci spaventa tutto quello che non conosciamo, ma credimi se ti dico che non c’è nulla di cui aver timore. Io sono qui per aiutarti. E poi non è così male come alcuni lasciano intendere”.


Ah, ma davvero? Prova a dirlo a Chloe…


“C’è qualcosa di cui vuoi iniziare a parlami Max?”

“Non lo so”.

“Ok, facciamo così. Io ti faccio qualche domanda e tu provi a rispondermi. Ti va?”

“Si”.

“Bene. Cosa ti sta succedendo da quando sei qui a Seattle? Tuo padre mi ha detto che fai degli incubi tutte le notti”.

“Si, non tutte le notti, ma quasi”.

“Sicuramente i tuoi sogni hanno a che vedere con quello che è successo ad Arcadia Bay. Vuoi parlarmene?”

La ragazza rimase in silenzio.

“Ok Max. Raccontami di te. Dimmi chi è Max Caulfield. Cosa ti piace? Hai delle passioni?”

“Si, ce l’avevo…”

“E adesso, non più?”

“Credo di no”.

“Qual era la tua passione?”

“La fotografia”.

“Non ti piace più?”

“Mi piace ancora, ma non riesco più a fare foto”.

“Perché no?”

Abigail guardò Max in attesa capendo che non sarebbe stato tanto facile riuscire a farla parlare. La ragazza rimase in silenzio ancora una volta. Ryan aveva riferito alla dottoressa che erano state le due ragazze a decidere di andare in terapia, ma nonostante questo, Max aveva enormi difficoltà ad aprirsi. Doveva trovare il modo per riuscire a farla parlare. Ma in che modo? Cosa avrebbe potuto mettere a proprio agio la ragazza? Come poteva rompere il ghiaccio?

“Come hai passato le feste natalizie?”

“Ho passato le feste con Chloe. I miei sono andati Hillsboro da parenti”.

“Siete rimaste sole a Seattle?”

“Si, non eravamo in vena di festeggiamenti. Però siamo state bene dopotutto e non abbiamo rinunciato a farci un regalo” disse Max con un accenno di sorriso.

“Cosa hai ricevuto per regalo?”

“Un mio ritratto”.

“A Chloe piace disegnare?”

“Si, lo faceva sin da quando eravamo piccole”.

“Siete amiche da tanto allora”.

“Si, siamo cresciute insieme. Lei è la mia migliore amica”.

“E tu cosa le hai regalato?”

Il suo sorriso scomparve e la dottoressa capì che lì c’era qualcosa di più su cui indagare. Forse il trampolino di lancio per farla parlare era proprio la ragazza seduta in sala d’attesa.

“Un diario”.

“Particolare come regalo. Ha un significato per te?”

“Lei ha un altro diario, in cui ha scritto la sua vita quando io non c’ero. Ed è molto triste. Voglio che scriva una vita diversa ora, una migliore di cui ne faccio parte anche io”.

“Quando dici che non c’eri, a cosa ti riferisci?”

“Anni fa, mi sono trasferita con la mia famiglia qui a Seattle. I miei avevano perso il lavoro. Così, quando mio padre ne ha ottenuto uno qui, siamo partiti. Pochi giorni dopo la morte di William, il padre di Chloe”.

“Quindi siete state lontane. Per quando tempo?”

“Cinque anni”.

“Sul diario parla di questi cinque anni?”

“No, solo per un po’ di tempo. Poi ha smesso perché aveva Rachel”.

“Chi è Rachel?”

“Era una sua amica. Molto probabilmente lo è stata più lei di me”.

“Perché dici questo?”

“Prima di andare via da Arcadia Bay le ho detto che saremmo rimaste in contatto. Che sarebbe stato come se non fossi mai andata via. Le avevo fatto una promessa. Ma non sono stata in grado di mantenerla” disse Max trattenendo a stendo le lacrime.

“Come mai?”

“Perché non sapevo cosa dirle. Quando mi sono trasferita qui, ho avuto dei grossi problemi ad ambientarmi. Non solo alla città, ma anche a scuola. Anzi, soprattutto a scuola. Ho sempre fatto fatica a relazionarmi con gli altri. Non sono una che si butta nella mischia. Preferisco osservare che partecipare. Forse è per questo che mi piace la fotografia”.

“Continua Max”.

“Ci siamo scritte per qualche tempo, ma poi ho smesso di rispondere ai suoi messaggi. Non volevo raccontarle dei miei problemi. Non volevo farle sapere quanto mi mancasse e che stavo male. E poi, i miei problemi non erano nulla rispetto alla sua perdita. Cosa avrei potuto dirle per farla stare meglio? A un certo punto ha smesso di scrivermi anche lei”.

“Ti senti in colpa per non aver mantenuto la promessa?”

Max annuì abbassando lo sguardo. La dottoressa scrisse qualcosa sul suo taccuino.

“Hai detto che la vita descritta nel suo diario è molto triste. Pensi di esserne responsabile?”

“Si, l’ho abbandonata andando via”.

“Max, quanti anni avevi quando ti sei trasferita?”

“Tredici anni”.

“A tredici anni si vive ancora con i propri genitori. Non potevi sottrarti, nemmeno volendo. Non sei responsabile del tuo trasferimento. E lo so cosa stai pensando adesso, ma nemmeno i tuoi genitori sono responsabili. Hanno agito per il tuo bene, per darti un futuro”.

“Ma ho smesso di scriverle”.

“Si, è vero, ma non perché non volevi farlo. Avevi dei problemi come ne ha avuti anche Chloe. Inoltre, non mettere i vostri problemi sull’ago della bilancia. Non è una gara a chi ha sofferto di più. I problemi grandi o piccoli che siano, restano pur sempre tali. Per di più eravate molto giovani. Lei sa queste cose? Ne avete parlato? Avete affrontato l’argomento?”

“Si, lo abbiamo fatto”.

“E ha compreso quello che è successo?”

“Quando ci siamo riviste ad Arcadia Bay era molto arrabbiata. Poi però ha smesso di esserlo, anche se quando siamo venute a Seattle, mi ha detto che forse non supererà mai quella separazione forzata”.

“Però ti ha perdonata, vero?”

“Si”.

“E perché tu non riesci a perdonare te stessa?”

Max guardò la dottoressa. “Non lo so”.

“Non pensi di esserti punita abbastanza? Va bene ricordare il passato e ciò che abbiamo fatto. Ci deve essere da monito per evitare di commettere gli stessi errori. Però l’importante è non lasciarci condizionare vivendo continuamente nel passato”.

“Avrei potuto comportarmi diversamente”.

“Vero, ma non l’ho hai fatto e non puoi cambiare quello che è successo. Non chiederti cosa avresti potuto fare in passato. Chiediti invece cosa puoi fare ora, nel presente. Ti torturerai ancora nel senso di colpa, o aiuterai Chloe a scrivere sul suo diario una vita migliore? Non è per questo che glielo hai regalato?”

“Si…” disse Max riflettendo sulle parole della dottoressa.

“Dunque, la passione di Chloe è disegnare e la tua, è fare foto”.

“Non so se disegnare è proprio la sua passione, ma è davvero molto brava nel farlo”.

“Come tu sei brava a fare foto?”

“Non so se posso essere definita brava nella fotografia”.

“Perché no?”

Max alzò le spalle in risposta.

“Qualcuno pensa che tu non sia brava con la fotografia?”

“No, nessuno”.

“Allora perché pensi di non essere brava? Hai partecipato a qualche concorso e non è andata bene?”

“No”.

“Max, c’è qualcosa che hai fatto, di cui sei realmente fiera?”

Max rifletteva in silenzio e alla fine non diede nessuna risposta, mentre la dottoressa aggiungeva qualcos’altro al suo taccuino.

“Sei molto insicura di te stessa, hai una bassa autostima e non ti fidi delle tue capacità. Dovresti imparare a essere meno severa con te stessa. Il continuare a fare i conti con il tuo passato, di non reputarti abbastanza brava in quel che fai, è un danno enorme che stai arrecando a te stessa. Per ben tre volte, da quando abbiamo iniziato a parlare, ti sei sminuita. Lo hai fatto con i tuoi problemi a Seattle, mettendoli a paragone con la perdita che ha subito Chloe. Hai anche specificato che Rachel è stata molto meglio di te come amica. Ora sminuisci anche le tue capacità di fare fotografie. I tuoi sensi di colpa e la tua mancanza di sicurezza ti portano a diventare il peggior giudice di te stessa”.

“In pratica sono un totale disastro”.

“Ecco vedi? Lo hai fatto ancora. Hai appena dimostrato ciò che intendevo. È un atteggiamento così radicato in te, che viene fuori nel modo più naturale possibile. Smettila di giudicarti in modo negativo. I tuoi genitori ti giudicano una buona figlia?”

“Si”.

“E tu, pensi di essere una brava figlia?”

“Al momento sto dando solo preoccupazioni per quello che succede”.

“E per questo ti senti responsabile? Max, ti stai addossando un sacco di responsabilità che non ti appartengono. Non sei responsabile di ciò che stai vivendo. Non sei stata tu a volerlo. Nemmeno dare preoccupazioni ai tuoi genitori è stata una tua idea. E poi tutti i genitori si preoccupano sempre per i propri figli, è del tutto naturale. Lo faccio anche io. Indipendentemente da quello che è successo in passato con Chloe, ti senti una buona amica?”

“Io… non…”

“Ok, non rispondere. La tua risposta sarà sicuramente negativa. Il tuo giudizio è distruttivo. Ti propongo di chiederlo dopo alla tua amica”.

“Ma…”

“Ora ti assegnerò un compito da fare, fino alla prossima seduta. Per una volta al giorno, dovrai fare qualcosa di cui hai timore. Nella quale ti senti inadeguata, dove non sei sicura delle tue capacità. La prossima volta che ci vedremo, mi racconterai com’è andata. Siamo d’accordo?”

“O-Ok…”

“Bene, per oggi terminiamo qui. Di solito le mie sedute durano di più, ma credo che sia il caso di fermarci qui per adesso. Hai tanto da elaborare, pensa attentamente a tutto quello che ti ho detto. Max, se ti impegni riuscirai a venirne fuori. Già essere qui è un traguardo”.

Chloe era seduta con la testa appoggiata alla parete, le braccia conserte e le gambe incrociate allungate in avanti. Quando la porta si aprì, si alzò di scatto. Max le si avvicinò abbracciandola. Chloe ricambiò l’abbraccio mentre guardava la dottoressa dirigersi verso la sua segretaria.

“Max, è tutto ok? Stai bene?”

“Si Chloe”.

“Sei sicura?”

“Va tutto bene”.

La dottoressa ritornò indietro fermandosi vicino a loro. “Allora Chloe, tocca a te” disse Abigail indicandole la porta dello studio. Chloe si staccò dalla sua amica iniziando a dirigersi verso lo studio. Quando chiuse la porta Chloe era in piedi e si guardava intorno.

“Prego Chloe, accomodati sul divano”.

“Non posso sedermi sulla poltrona invece?”

Abigail la guardò con aria interrogativa. “Perché vorresti sederti sulla poltrona?”

“Perché così potrò evitare di addormentarmi”.

“Non abbiamo nemmeno iniziato e ti stai già annoiando?”

“No, semplicemente trovo il divano un posto migliore per riposare. La poltrona invece mi terrà sveglia".

“Bella battuta Chloe”.

“Non era una battuta”.

“Mi dispiace Chloe, ma dovrai accontentarti del divano”.

“Sissignora, agli ordini” disse Chloe facendo il saluto militare mentre si sedeva sul divano. La dottoressa la guardava sorpresa. Poi andò a prendere di nuovo il suo taccuino degli appunti e la penna. Mentre si avvicinava alla scrivania, Chloe fece cadere l’occhio sulle sue gambe.

Beh complimenti per l’ottima scelta Max...

Quando la dottoressa si girò per andare a sedersi sulla poltrona, Chloe guardò altrove. “Complimenti per lo studio, davvero bello”.

“Ah… beh, grazie. Allora Chloe…”

“Aspetti un attimo, devo dirle qualcosa, così ci risparmiamo un bel po’ di domande inutili, del tipo, perché sono qui, oppure chi siamo, da dove veniamo e se siamo soli a questo mondo! Ok?!”

La dottoressa non disse una parola mentre guardava sbigottita la ragazza.

“Le dico sin da subito che sono qui per volere di Max! L’idea di venire in terapia è stata completamente sua, io ho accettato per non farla sentire sola in questo calvario senza fine! Altra cosa importante, quello che ho appena detto non giungerà in alcun modo alle orecchie della mia amica! Quello che viene rivelato tra queste quattro mura è protetto dal segreto professionale! Se non rispetta questa regola potrei denunciarla e farle passare un mare di guai! Ah, e se per caso si sta chiedendo come so tutte queste cose, è perché sono già finita tra le mani di strizzacervelli come lei. In poche parole, non c’è bisogno che finga di lavorare con me, può anche decidere di mettersi a fare una telefonata! Oppure potrebbe massaggiarsi i piedi, sono sicura che stare tutti i giorni su quei tacchi, le provocano molto dolore! Insomma, faccia quello che le pare. Io invece mi stendo sul divano e mi faccio mezz’oretta!”

La dottoressa capì con che tipo di soggetto aveva a che fare. La sua espressione cambiò dallo sbalordito a un sorriso che non prometteva bene. Si alzò dirigendosi alla sua scrivania sedendosi.

“Bene. Quindi mi stai dicendo che non hai nessuna intenzione di parlare con me”.

“Ehm, mi faccia pensare un attimo…no! Vedo che è anche intelligente oltre a essere bella. Complimenti”.

“Dimmi solo una cosa Chloe. Visto che sei stata già in terapia, mi puoi dire quando è durata?”

“Non ricordo, anche perché ne ho cambiati abbastanza”.

“E come si interrompevano le tue terapie? Gli psicologi chiamavano i tuoi genitori, per dire che il loro lavoro non funzionava con te?”

“Si, ma anche che non collaboravo” disse Chloe pensando a sua madre.

“Ok. Quindi credo che seguirò il tuo consiglio, facendo quella telefonata di cui parlavi prima”.

“Per me va bene”.

La dottoressa prese un’agendina mentre cercava il numero. “Ah, eccolo qui il numero di Ryan Caulfield”.

“Che cosa?!” disse Chloe agitandosi. “No, non può rivelare nulla di quello detto qui dentro!”

“Oh, ma io non voglio farlo. Dirò semplicemente che il mio lavoro su di te non funziona. Credo di essere la persona meno indicata per aiutarti.

Non sono abituata a prendere soldi dai miei pazienti, per poi rigirarmi i pollici facendo passare il tempo senza poter essere effettivamente di aiuto. Non sono un’imbrogliona Chloe. Sono una dottoressa e amo il mio lavoro. In questo modo stai togliendo del tempo prezioso a qualcuno che ne ha realmente bisogno, oltre a farmi perdere il mio di tempo” disse Abigail con estrema calma.

“Non può dire che il suo lavoro non funziona con me, è soltanto la prima seduta! Ryan non le crederà!”

“Non è un mio problema che mi creda o meno. Gli dirò che ho intenzione di proseguire la terapia con Max, perché credo di poterla aiutare, ma per te dovrà trovare qualcun altro”.

“Non può farlo!” disse Chloe arrabbiandosi.

“È esattamente quello che farò Chloe. Non mi hai lasciato molta scelta. Sei stata chiara”.

La dottoressa iniziò a digitare lentamente il numero di telefono, lasciando del tempo alla ragazza di riflettere sul da farsi.


Se lo dice a Ryan, Max verrà comunque a saperlo e la deluderò. Per non parlare del fatto che suo padre potrebbe cercarmi un altro psicologo, allontanandomi da Max.


“E va bene! Non lo chiami! Ha vinto lei ok?! Metta giù quel cazzo di telefono!”

“In che senso ho vinto io? Questa non è una gara Chloe. Questo è il mio lavoro che cerco svolgere al meglio. Hai intenzione di parlare con me?”

“Va bene” disse lei sibilando con disappunto.

Abigail lasciò il telefono e andò a sedersi di nuovo sulla poltrona. Chloe incrociò le braccia evitando di guardarla.

“Sei arrabbiata Chloe? Posso sapere come mai?”

“Pff, me lo dica lei, visto che quelli della sua professione pensano di sapere sempre tutto! Non sta bene che glielo dica io, così è troppo facile! Si guadagni i suoi soldi!”

“Non riuscirai a provocarmi Chloe”.

“Vuoi fare la dura con me per caso?!”

“Ce n’è bisogno?”

“Non me ne frega un cazzo di cosa vuole fare con me!”

“Sei una che si arrabbia facilmente, fai fatica a dominarti. Di solito le persone che non hanno la capacità di dominare le proprie paure, lacune e frustrazioni, tendono a cercare di controllare gli altri. Come hai cercato di fare tu con me poco fa. Questo modo di fare con il tempo tende a trasformarsi in un desiderio di comandare il prossimo. Cerchi di tenere tutto e tutti sotto controllo, ma se qualcosa va in modo diverso dalle tue aspettative, ti infuri.”

Chloe iniziò a muovere la gamba nervosamente. La dottoressa se ne accorse.

“Continui ad avere le braccia conserte, è un chiaro segno di chiusura verso il dialogo. In questo caso verso di me. Il tempo scorre Chloe, dovrai pur dir qualcosa” disse scrivendo qualcosa sul taccuino.

“Cosa sta scrivendo?!”

“Non sono tenuta a dirti cosa sto scrivendo. Questo è il mio studio, ed è il mio lavoro. Allora Chloe…”

“Ok! Non mi va di ripetere le stesse cose di sempre!”

“Quali cose? Io non le ho mai sentite”.

“Che la mia vita è diventata uno schifo e non cambia mai niente! Quando penso di aver già visto tutta la merda passarmi sotto al naso, ecco che succede qualcos’altro che mi fa capire che non c’è nessun limite al peggio! Ormai ci sono abituata a prenderlo sempre in quel posto! Adesso è soddisfatta?!”

“Quando ha iniziato a fare schifo?”

“Quando è morto mio padre… forse l’unico a cui interessava qualcosa di me”.

“Perché dici così? Non c’era solo lui nella tua vita. C’era tua madre e Max”.

La gamba della ragazza si fermò mentre guardava la dottoressa. “Cosa ne sa lei?! Ha indagato tramite Max?! Molto furbo da parte sua!”

“No Chloe, non ho indagato sulla tua vita, ma su quella di Max. Tu hai fatto parte della sua vita, ed è normale che possa saltare fuori il tuo nome. Credo che succederà lo stesso anche con te. Max fa parte della tua vita, no?”

“Ti ha parlato di me?”

“Non posso rivelarti nulla Chloe, segreto professionale”.

“Pff, roba da non credere!”

“Cosa è successo dopo la morte di tuo padre?”

“Ho perso semplicemente tutto. Papà non era solo un buon padre, ma anche un amico. Ero molto legata a lui, ma se n’è andato e anche Max”.

“Max è ancora qui”.

“Ora sì, ma prima no”.

“Cosa è successo?”

“Oh avanti! Se le ha parlato di me, sicuramente sa già tutto quanto!”

“So quello che mi ha detto Max, è vero. So anche cosa ha provato. Adesso mi interessa sapere quello che hai provato tu. Le situazioni possono variare da prospettive diverse. Ora sono interessata a sapere, che cosa è successo a te”.

“Dopo il funerale di mio padre, Max è andata via. Mi ha lasciata promettendomi che saremmo rimaste in contatto. E così è stato per un po’, ma poi ha smesso di scrivermi. Mi sono sentita abbandonata”.

“Il trasferimento non era…”

“Lo so, non era dipeso da lei, ma avevo perso mio padre e non pensavo altro che a questo! Poi mi ha abbandonata di nuovo, quando ha deciso d'ignorarmi completamente!”

“So che ne avete parlato e che l’hai perdonata”.

“Si… come si fa a non perdonarla? Lei è… la mia migliore amica” disse Chloe perdendo la sua ostilità verso la dottoressa.

“Però soffri ancora per quello che è successo”.

“Si, perché dopo la morte di mio padre, se ci fosse stata almeno lei nella mia vita, sarebbe stato tutto molto diverso”.

“Sarebbe stato più sopportabile?”

“In un certo senso sì. Inoltre non sarebbero successe le altre cose?”

“Cosa?”

“Tante cose”.

“Ho tempo per ascoltare”.

“Ho smesso di avere interesse per tutto quanto. La scuola, la mamma, le amicizie, me stessa…”

Abigail rimase in silenzio aspettando che continuasse.

“Poi quando, mia madre ha iniziato a frequentare un altro uomo, mi è crollato il mondo addosso. Ho iniziato a bere… a fare uso di droghe e… andare a letto con chiunque mi capitasse a tiro”.

Abigail scrisse qualcos’altro sul taccuino. “Non deve essere stato facile per te”.

“No… infatti” disse Chloe mentre una lacrima iniziava a scenderle sul viso.

“Pensi che se Max fosse rimasta in contatto con te, tutto questo non sarebbe successo? Riflettici attentamente. Anche se Max fosse rimasta in contatto con te, avresti comunque sentito la mancanza di tuo padre. E niente avrebbe impedito a tua madre di incontrare un altro uomo. Tu avresti potuto comunque fare tutte le cose che hai fatto. Forse, se Max fosse stata ad Arcadia Bay, allora in quel caso le cose potevano andare diversamente. Ma lei non c’era e non per sua scelta. Ti saresti sentita meno sola con i suoi messaggi?”

“No, avrei voluto che fosse lì con me”.

“Se avevi così tanto bisogno di lei, perché non hai fatto nulla in questi cinque anni? Magari venire a trovarla a Seattle".

“Perché pensavo che non le importasse più nulla di me. E poi ero cambiata così tanto che sicuramente non le sarei piaciuta più. Mi ero rassegnata ormai e poi c’era Rachel”.

“Chloe, non puoi credere di sapere cosa pensano gli altri te. Non sei in grado di leggere la mente altrui. Non ci hai nemmeno provato a riavvicinarti a lei”.

“Sta dicendo che è colpa mia?!”

“Sto dicendo che lei non ti ha abbandonata. Siete state solo vittime delle circostanze. Non avreste potuto evitare in nessun modo il distacco che c’è stato tra voi. Ma avreste potuto entrambe fare qualcosa per riavvicinarvi. Eravate troppo giovani Chloe e in una situazione difficile. È più che normale che non siete riuscite a venirne a capo, ma adesso potete. Lei è qui e tu anche. Non tutto è perduto Chloe”.

Chloe non disse nulla.

“So che hai fatto un ritratto per Max”.

“Si, le è piaciuto molto” disse Chloe sorridendo al ricordo dell’espressione di Max.

“Beh, anche il regalo che lei ti ha fatto è molto bello”.

“È completamente assurdo. Io ero in sala d’attesa e lei sa già tutto senza che io dica nulla”.

“Te lo ripeto Chloe, voi due siete amiche e fate parte l’una della vita dell’altra. Vivete sotto lo stesso tetto e avete condiviso una brutta esperienza. Non c’è nulla di cui sorprendersi, se parlando con te salta fuori il tuo nome e viceversa. Ora dimmi, hai iniziato a scrivere qualcosa sul diario?”

“No, non so cosa scrivere”.

“Ti posso aiutare in questo?”

“In che modo?”

“Ti do un compito da fare, dovrai scrivere il diario tutte le sere e alla prossima seduta, voglio che lo porti con te”.

“E cosa dovrei scrivere?”

“Qualunque cosa ti venga in mente. Il diario è tuo, puoi scegliere qualsiasi cosa”.

“Ma Max voleva che scrivessi qualcosa di nuovo della mia vita. Ora che c'è anche lei”.

“E questa non è la tua nuova vita? E Max non ne fa parte? È di là in sala d’attesa, se non sbaglio”.

Chloe roteò gli occhi. “E va bene, ma non prometto nulla”.

“Bene, stiamo facendo passi avanti”.

“Già, peccato che li veda solo lei”.

“Per oggi va bene così Chloe, ci rivedremo la prossima settimana”.

La dottoressa si alzò insieme a Chloe accompagnandola alla porta. Max si alzò dalla sedia vedendo l’amica uscire dallo studio. Chloe le si avvicinò mentre Abigail continuava a osservarle.

“È tutto ok Chloe?”

“Si… certo. Solo che ho una voglia matta di fumare ora”.

“Stranamente anche io”.

Chloe la guardò sorpresa poi iniziò a ridere. “Dimmi chi sei e cosa ne hai fatto di Max”.

Anche Max cominciò a ridere mentre uscivano per tornare a casa. La dottoressa restò seduta dietro la sua scrivania riflettendo su di loro. Aveva intuito di cosa potessero soffrire le due ragazze. Max poteva essere affetta dal classico senso di colpa del sopravvissuto, mentre Chloe era devastata dall’ennesimo lutto. Non riuscendo a cavare un ragno dal buco, aveva iniziato ad aggirare il problema per trovare un appiglio e farle aprire. Ci era riuscita solo puntando su Chloe, mentre parlava con Max. Con Chloe, aveva fatto lo stesso puntando su Max. Abigail pensò che i problemi delle due ragazze, andavano ben oltre la loro brutta esperienza che avevano vissuto. I loro guai avevano radici più profonde legate al loro passato. Le due ragazze erano molto diverse tra loro ma nonostante questo, avevano instaurato un rapporto d’amicizia solido dalla quale dipendevano entrambe. Nel momento in cui erano state separate si era spezzato qualcosa. Molto probabilmente quello che era successo in passato non le stava aiutando a superare le problematiche presenti. Mentre continuava a riflettere la sua segretaria bussò alla porta.

“Avanti”.

“Dottoressa Taylor, c’è l’ultimo appuntamento della giornata”.

Questa volta, non era necessario farsi ricordare il nome. Sapeva bene chi fosse. “Ok, falla entrare”.

La segretaria fece accomodare la ragazza in studio. “Buongiorno dottoressa Tyler”.

“Buongiorno a te, accomodati”.

Le ragazze non parlarono delle loro sedute almeno fino a sera, quando erano in camera di Max sotto le coperte a guardare un film.

“Max?”

“Mmh?”

“Com’è andata la tua seduta?”

“Bene… almeno credo. Non so da cosa si capisce se una seduta è andata bene o male”.

Max guardò l’amica in attesa di qualche indicazione.

“Non guardare me, le mie sedute hanno fatto sempre schifo”.

“Cosa ha detto su di te?”

“Che sono una che si arrabbia facilmente e faccio fatica a dominarmi. Che tento a cercare di controllare tutto e tutti. E se le cose non vanno come dico io, mi infurio”.

“Oh…”

“Cosa vuoi dire con oh?”

“Che non lo trovo così lontano dalla realtà”.

“Beh, grazie Max. Piuttosto, a te cosa ha detto?”

“Che sono molto insicura di me stessa, ho una bassa autostima e non mi fido delle mie capacità. Che continuo a fare i conti con il mio passato e i sensi di colpa”.

“Ah, avrei potuto dirtele io queste cose. Non ci vuole una laurea per questo”.

“Si, ma tu mi conosci da sempre, lei no. Sembra già aver capito tutto di me. Mi ha dato un compito da fare” disse Max tornando a guardare il film.

“Anche a te? Ma allora è recidiva”.

“Ahahahah, smettila. A te cosa ha chiesto di fare?”

“Mi ha chiesto di scrivere tutte le sere il diario che mi hai regalato”.

“Vuoi dire che da quando te l’ho regalato, non hai mai scritto nulla?”

“Ehm… no Max”.

“Lo sapevo, ho sbagliato regalo”.

“No Max, non hai sbagliato regalo. Forse sono semplicemente io a essere sbagliata”.

“Chloe!”

“Ok, è soltanto il momento sbagliato. Sono successe troppe cose spiacevoli. Non riesco a pensare a una sola cosa da scrivere, senza aver voglia di urlare e mandare tutto a fanculo”.

“Non mi avevi detto che ti ero di aiuto?”

“Max, tu sei l’unica cosa davvero positiva in tutto questo schifo, quindi non pensare nemmeno per un attimo di non essermi di aiuto”.

“E allora come farai a scrivere?”

“Che diavolo ne so, molto probabilmente non lo farò”.

“Non credo che sarà contenta”.

“Il mio compito di paziente, non è quello di renderla felice Max. Non mi sento in dovere di soddisfare ogni sua richiesta. A meno che la sua richiesta non ha a che fare con qualcos’altro”.

“Cosa?!”

“Beh…voglio dire, l’hai vista?”

“Chi?”

“La dottoressa” disse Chloe sorridendo.

“Chloe, sei irrecuperabile. Possibile che non pensi ad altro?”

“Max, rilassati. Stavo soltanto scherzando, ok? Però cazzo se è un bel pezzo…”

“Chloe!”

“Ok. A te invece che ha chiesto di fare?”

“Di fare ogni giorno qualcosa che temo. Qualcosa in cui mi sento insicura e inadeguata”.

“Oh, praticamente tutto”.

Max le diede un pugno sul braccio. “Smettila di prendermi in giro”.

“Non ho capito se è più difficile il mio compito o il tuo. Vedi? Lo sapevo che saremmo finite in queste cazzate!” disse Chloe.

“Domani cosa dovrei fare secondo te?” chiese Max.

“Non lo so. Uhm... fammi pensare. Ci sono! Potresti preparare il pranzo”.

Max la guardò aggrottando le sopracciglia.

“Senza mandare a fuoco la cucina” aggiunse Chloe.

Max diede un altro pugno al braccio di Chloe.

“Ahia! Stai diventando troppo violenta con me. Lo riferirò alla dottoressa”.

“Ok, domani cucino io”.

“Spero di poter magiare a pranzo, altrimenti dovrò scriverlo sul diario”.

“La vuoi smettere? Tu piuttosto, cosa scriverai?”

“Non lo so”.

“Potresti scrivere quello che è successo da quando sei qui a Seattle. Anche se sono cose già passate, puoi riportare tutto nero su bianco. Infondo Abigail non ha precisato nulla”.

“Sai che hai ragione? Grazie Max, cosa farei senza di te…”

“Te la caveresti lo stesso”.

“Non credo proprio. Ci mettiamo a nanna?”

“Certo, ormai ti sei impadronita del mio letto”.

“Vuoi che vado a dormire nella mia stanza?”

“Non pensarci nemmeno”.

Max mise via il pc e si fiondò nel letto. “Buonanotte Chloe”.

“Buonanotte Max”.

Dopo un minuto Chloe parlò di nuovo. “Max?”

“Si?”

“E se scrivessi sul diario di come le ho sbirciato le gambe, credi che si offenderebbe?” disse ridendo Chloe.

“Chloe, davvero non ti sopporto più. Se non la smetti ti mando a dormire nella tua stanza”.
 
Durante la settimana le ragazze si dedicarono ai compiti che la dottoressa aveva assegnato loro. Chloe aveva scritto tutto quello che era successo nel periodo trascorso a Seattle. Non solo degli alti e bassi con Max e i suoi genitori, ma anche dei suoi incubi. Max invece, se pur con qualche difficoltà, si era spinta a svolgere delle attività sulle quali non si sentiva di certo a suo agio. Alcune erano state sue idee, ma per la maggior parte c'ero lo zampino di Chloe. Aveva preparato il pranzo per tutti. A quanto pare, non era andata poi così male. Anche se puntualmente a ogni boccone dei genitori, si assicurava che fosse di loro gradimento. Temeva che fingessero di apprezzare solo per non darle nessun dispiacere. Tentò anche di suonare con la chitarra dei brani un po’ al di sopra della sua portata. Sempre sotto consiglio della sua amica, ballò sulle note di una canzone che non rientrava di certo nel suo genere. Tutto questo davanti agli occhi divertiti di Chloe, che più volte era stata sul punto di mettersi a ridere. Per fortuna era riuscita a trattenersi. Inoltre erano andate in un negozio di abbigliamento e Max aveva acquistato dei capi di abbigliamento molto diversi dal suo solito stile. Insomma, si era data un bel po’ da fare. Di certo nessuno avrebbe potuto rimproverarla di non averci provato.


Giovedì 16 Gennaio 2014

Le due ragazze stavano passando la serata a mangiare in un McDonalds in compagnia dei loro amici. Quella sera i ragazzi che erano a conoscenza dei loro problemi dovuti agli incubi e ai loro alti e bassi, furono anche messi al corrente dell’inizio della loro terapia. Stavano seduti al tavolo a chiacchierare.

“E così, ora fate terapia eh?” chiese Jennifer alle due ragazze.

“Già” rispose Max.

“Sai Chloe, non ti facevo tipa da terapia” disse Lucas.

“Infatti l’idea non è stata mia, ma di Max”.

“Perché continui a precisarlo?” chiese Max.

“Non lo so Max, forse perché è la verità?” rispose Chloe rubandole una patatina dal piatto.

“Ehi, sono mie”.

Kristen guardò le due ragazze. “Io credo che stiate facendo la cosa giusta. Avete bisogno di elaborare quello che è successo. Mia madre voleva mandarmici, ma poi non se né fatto più nulla. Non so come funziona la terapia, ma spero davvero che vi aiuti”.

“Perché tua madre voleva farti fare terapia?” chiese Fernando.

“Per via della loro separazione”.

“A proposito, ci sono sviluppi?” chiese Fernando.

“Se per sviluppi intendi, che continuano a litigare facendomi innervosire, allora sì. Altro che sviluppi…”

“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui. Ragazzi, come va?” disse Duncan avvicinandosi al loro tavolo, rubando una patatina dal piatto di Lucas. Chloe notò che era in compagnia dei due ragazzi con cui lo aveva visto la prima volta.

“Bene, fino a quando non ti sei fermato qui al nostro tavolo infilando le tue luride mani nel piatto di Lucas!” disse Jennifer con sarcasmo.

“Ohhh, ma davvero?! Eppure mi ricordo che un tempo ti piacevano queste luride mani!” disse Duncan con il suo solito sorriso da stronzo, scatenando le risate dei suoi due compagni.

Jennifer si alzò dal tavolo. “Vai a farti fottere! Vado a fumare una sigaretta, avvisatemi quando lo stronzo va all’inferno!”

“Lucas, come diavolo fai a sopportarla?” chiese Duncan ridendo.

“A dire il vero a me non da nessun problema. Sei stato tu ad andarci a letto per poi tradirla una volta al giorno con la prima ragazza che ti passasse sotto al naso”.

“Ohhh! Dici che è stato questo che l’ha resa così acida?! Non mi presenti il resto della ciurma?!”

“Ma certo, lui è mio cugino Fernando e lei Kristen”.

“Piacere di conoscervi Fernando e Kristen”.

“Piacere” risposero.

“Ciao Max e Chloe” disse Duncan guardandole sorridendo.

All’improvviso uno dei due amici di Duncan indicò Chloe. “Duncan, ma lei non è la tizia dell’altra volta?”

Lucas cambiò espressione preoccupandosi che Max potesse venire a sapere la verità. Infatti, aveva contribuito all'acquisto dell'erba dell'amica oltre ad averle mentito, affermando di non aver visto Chloe.

Max si voltò di scatto verso Chloe che era alla sua destra. “Di cosa sta parlando?”

Chloe non sapeva cosa rispondere. “Ehm… non lo so”.

Duncan continuava a sorridere senza dire nulla. Trovava tutto molto divertente, soprattutto l’espressione terrorizzata di Chloe.

L’amico di Duncan continuò indicando Chloe. “Non dire stronzate, sei proprio tu. Ti riconoscerei tra mille, con quei cap…”

“Non è lei ti stai sbagliando! Fai confusione come al solito!” intervenne Duncan continuando a guardare tra Max e Chloe.

“Ma Duncan, lei è…”

“Ti sto dicendo che non è lei! Vorresti contraddirmi per caso?!” disse Duncan voltandosi verso il suo amico alle spalle.

“N-No, certo che no…”

Per l’ennesima volta il ragazzo era intervenuto per togliere Chloe dai casini e non solo lei. Infatti, Lucas si rilassò appoggiandosi allo schienale della sedia. C’era mancato davvero poco. Max invece continuava a non essere tanto sicura di tutta quella vicenda.

“Chloe, potresti darmi il tuo numero di telefono. Sai, ci vediamo raramente. Magari potremmo rimanere in contatto e qualche volta vederci per bere una birra insieme” disse Duncan.

“Ehm… ma certo Duncan”.

Max si voltò di nuovo verso la sua amica. Non era molto d’accordo sulla decisione di Chloe di accontentare Duncan. La ragazza diede così il suo numero al ragazzo.

“Bene, devo proprio andare adesso. Spero ci rivedremo presto. Buon proseguimento di serata ragazzi”.

“Aspetta Duncan, non è che hai un po’ di roba” chiese Lucas sottovoce.

“Non qui con me. Ma passa domani per la sala giochi e vedrò cosa posso fare”.

“Ok, grazie Duncan”.

“De nada amigos” disse il ragazzo allontanandosi con i suoi amici, mentre lanciava un’occhiata a Chloe.

“Non so voi, ma a me quel tizio mette i brividi” disse Kristen.

“Non piace nemmeno a me” si aggregò Fernando.

“Ohhh avanti ragazzi, non è cattivo. È solo il suo modo di fare” disse Lucas.

“Vuoi dire che non è pericoloso? A me sembra di sì. Lo hai visto il suo amico com’è diventato un cagnolino quando si è girato verso di lui?” chiese Fernando.

“Si, ma non è un violento. Cioè, se non gli si dà motivo…”

Kristen e Fernando lo guardarono sgranando gli occhi.

“Nemmeno a me piace, manda vibrazioni strane” disse Max. Poi girandosi verso la sua amica aggiunse: “Tu non credi?”

“I-Io? Non lo so. Non lo conosco così bene”.

“Però gli hai dato il tuo numero di telefono”.

“Come dice Lucas è il suo modo di fare. Mi fido di quello che dice Lucky Luke. Non credo sia cattivo, fino a prova contraria almeno”.

Dopo essere rientrate a casa, Chloe andò nella sua stanza per terminare il compito assegnatole dalla dottoressa. Dopo aver completato tutto, chiuse il diario e raggiunse Max nella sua stanza, che era a letto a guardare il soffitto pensando.

“Mi stavi aspettando per caso?” chiese Chloe.

“No”.

“Ah… wow, grazie Max” disse Chloe infilandosi sotto le coperte. “A cosa pensi? Sei preoccupata per domani?”

“Si. Comunque non è quello a cui sto pensando ora”.

“Ah no? Allora a cosa?”

“Chloe, non mi stai nascondendo qualcosa, vero?” chiese girandosi verso l’amica.

Chloe la guardò temendo il peggio. “N-No, certo che no. Perché me lo chiedi?”

“Stavo pensando a quello che è successo oggi al McDonald. Quel ragazzo sembrava davvero conoscerti”.

“Oh andiamo Max, lo hai sentito anche tu cosa ha detto Duncan”.

“Non è che mi fidi tanto di lui. Non mi piace nemmeno che gli hai dato il tuo numero”.

“Max, non diventare paranoica” disse Chloe distogliendo lo sguardo dall’amica. Ma Max continuava a guardarla.

“Cosa c’è ancora?” chiese Chloe.

“Dovrei fare un’ultima cosa per quanto riguarda il mio compito”.

“Cosa?! Non ti sembra tardi?!”

“Beh, non è una cosa che richiede tanto tempo. Forse solo tanto coraggio”.

“Ah, e sarebbe?”

“Ti ricordi quando mi hai sfidato a baciarti?”

“Cosa c’entra questo ora?!”

“Mi lasci finire?”

“Ok!”

“Tu mi hai sfidato e sinceramente all’inizio non avevo il coraggio di farlo, ma dopotutto sei stata tu a chiedermelo. Quindi alla fine l’ho fatto senza problemi”.

“Quindi?”

“Beh, vorrei provare a farlo senza nessuna sfida. Deve essere una mia iniziativa, sempre se sei d’accordo. Volevo dirtelo così, che non ti facessi idee sbagliate o ti arrabbiassi”.

Chloe guardava Max come fosse un’aliena. “Cazzo Max, cos’è uno scherzo?! Dove sono le telecamere nascoste?!”

“Non sto scherzando! Ok, lascia stare!” disse Max tornando a guardare il soffitto.


Ma che cazzo le salta in mente? Vuole farlo davvero? Sta prendendo i compiti della psicologa un po' troppo seriamente. E adesso che faccio? Si sarà offesa? Merda…


“Max?”

“Mmh?”

“Perché hai pensato a questa cosa?”

“Perché è una di quelle cose che non farei mai, non di mia iniziativa almeno”.

“Quindi se tu riuscissi a farlo, per te sarebbe come un raggiungere un traguardo?”

“No, il traguardo è ancora lontano, ma almeno è un passo in più in quella direzione”.

“Oh... capisco”.

Chloe ci penso ancora un po’ su. Poi guardò Max. “Ok”.

“Cosa?!” chiese Max sorpresa.

“Ti do il permesso di farlo, ma non aspettarti nessun aiuto da parte mia”.

“Dici sul serio?!”

“Si! Che sarà mai. È solo un bacio innocente. Tutto a favore della tua causa” disse incrociando le braccia dietro la testa, mostrandosi spensierata mentre in realtà era nervosa.

“Ok” disse Max voltandosi completamente verso di lei.

“Io non mi muoverò da questa posizione Max, dovrai fare tutto tu. Non aspettare che ti convinca a farlo o che ti sfidi di nuovo”.

“Va bene…” disse Max mentre si avvicinava lentamente con il suo viso a quello di Chloe. Si fermò a pochi centimetri dalle labbra di Chloe, per poi allontanarsi di nuovo. “Non ce la faccio”.

“Immaginavo che non ci saresti riuscita. Beh, un passo alla volta Max, non puoi pretendere di superare le tue insicurezze tutte in un colpo solo”.

“Posso riprovarci?”

“Come?! Max, non devi farlo per forza...”

Max si avvicinò di nuovo a lei, appoggiando le sue labbra a quelle della ragazza. Il bacio durò per qualche secondo e Chloe si ritrovò a premere leggermente le sue labbra con quelle di Max. Quando Max si staccò da lei rimase sorpresa non solo da sé stessa, per aver avuto il coraggio di farlo, ma anche da Chloe che sembrava avesse risposto al bacio.

“Perché?!” chiese Max.

“Perché cosa?!”

“Hai risposto al bacio…”

“Io?!”

“Si…”

“Davvero l’ho fatto?”

“Credo proprio di sì Chloe!”

“Oh… non mi sono resa conto di averlo fatto…” disse Chloe con una risatina nervosa.

“No?”

“No! Anzi, forse te lo sei soltanto immaginata. Comunque, visto che adesso hai fatto quello che dovevi, possiamo metterci a dormire. Buonanotte Max”.

Chloe si voltò dandole le spalle, per nascondere l’imbarazzo che provava in quel momento. Non si era resa davvero conto di averlo fatto. Almeno, fino a quando Max non glielo aveva fatto notare.

“Buonanotte Chloe” rispose Max imbarazzata anche lei, mentre spegneva le luci con un sorriso.

 
Venerdì 17 gennaio 2014

Il giorno seguente andarono allo studio della dottoressa per la seconda seduta della terapia. Mentre erano in sala d'attesa, Max vide che Chloe sembrava agitata. Continuava a guardare verso il diario appoggiato sull'altra sedia al suo fianco.

“Va tutto bene Chloe?”

“Eh? Si certo. Va bene”.

“Sembri nervosa”.

“Ma no sta tranquilla” disse Chloe appoggiando la testa alla parete.

Max appoggiò la testa sulla spalla dell'amica stringendole una mano. “Hai intenzione di farle leggere il diario?”

“Non credo proprio. L'ho portato solo per mostrare che ho svolto il suo stupido e inutile compito!”

La dottoressa uscì in quel momento scambiando qualche altra parola con il suo paziente. Quando il ragazzo si allontanò Abigail guardò le due ragazze avvicinandosi.
“Buongiorno ragazze”.

“Buongiorno dottoressa Tyler” disse Max.

Chloe salutò solo con un cenno del capo, a dimostrazione che non aveva gradito molto l'atteggiamento della dottoressa al loro primo incontro. Forse perché era riuscita a tenerle testa.

“Allora Max, sei pronta?”

“Si”.

“Andiamo”.

Max lasciò andare la mano di Chloe e seguì la dottoressa.

“Allora Max, come hai trascorso la settimana?”

“Direi bene. Solo un po’ complicata per il compito che mi avete assegnato”.

“Non ho mai detto che sarebbe stato facile. La bassa autostima è un punto dolente per te e ho cercato di spingerti ad affrontarlo. Se sei riuscita a eseguire il compito che ti ho assegnato è un buon segno. A volte la volontà è tutto Max. Ognuno di noi ha la forza per affrontare tutto, basta solo tirarla fuori”.

“Già!”

“Cosa hai fatto per portare a termine il compito che ti ho assegnato?”

“Non avevo molte idee in proposito, quindi ho seguito alcuni consigli di Chloe”.

“Chloe eh?!”

“Non dovevo?”

“Va bene, se è riuscita a indicarti le cose giuste”.

“Si, lo ha fatto. Lei mi conosce molto bene”.

“Bene. Allora dimmi”.

“Ho preparato il pranzo per tutti. Di solito non lo faccio mai”.

“Com’è andata?”

“Considerando che non ho mandato a fuoco la cucina e avvelenato nessuno, direi bene”.

La dottoressa sorrise alla serietà della ragazza nel confermare ancora una volta la sua grande insicurezza.

“Hanno apprezzato quello che hai preparato?”

“Loro hanno detto di sì”.

“Ma tu hai qualche dubbio in proposito, vero?”

“Beh io…”

“A te è piaciuto?”

“Non era male, ma non sono brava ai fornelli come mia madre”.

“Pensi che ti abbiano mentito?”

“Potrebbero averlo fatto per non farmici rimanere male. È sbagliato pensarla così, vero?”

“Secondo te?”

“Si…”

“Vedi? Così non fai altro che alimentare le tue incertezze, più di quando potrebbe mai fare la tua famiglia”.

“Sono un dis…”

“Ah-ah, non farlo. Non voglio più sentire giudizi negativi e gratuiti su te stessa”.

“Ok”.

“E vorrei che ti fidassi un po’ di più del giudizio altrui, perché ho la vaga sensazione che l’unica persona a sminuirti sei tu. Che altro hai fatto?”

“Ho cercato di suonare alcuni brani decisamente complicati con la mia chitarra”.

“E com’è andata?”

“Uno sono riuscita a suonarlo bene direi”.

“Diresti? Max, cerca di essere più decisa nelle risposte che dai. O lo hai suonato bene oppure no”.

“L’ho suonato bene ma soltanto quello. Gli altri due ancora non riesco”.

“Bene. Il tuo prossimo compito, sarà concentrarti sugli altri”.

“Non so se riuscirò a farcela”.

“Non lo sai perché non ci hai nemmeno provato”.

“Io ho provato”.

“Non abbastanza Max, sono sicura che hai gettato subito la spugna alla prima difficoltà, concentrandoti su quello che ti veniva meglio”.

“Si…”

“Max, io non voglio che tu suoni in modo perfetto. Voglio solo che ti impegni a raggiungere il tuo obbiettivo, senza pensare a se ti riesce bene, o se può piacere agli altri. Voglio solo che credi in te stessa e che diventi più determinata. E se nel caso non ti riesce bene, chi se ne importa Max. Non è quella la cosa importante e ricordati che la perfezione non esiste”.

“Ok, va bene”.

“Che altro hai fatto?”

“Ho comprato e indossato dei vestiti che non sono proprio nel mio stile. Poi ho anche ballato... sono proprio una fra…”

“Max!”

“Non sono capace a ballare”.

“Oppure semplicemente non riesci a lasciarti andare. Sei timida Max e questo può contribuire ad accentuare le tue paure. Tipo fare una brutta figura, temendo il giudizio altrui. Però chissà perché, non riesci mai sfuggire al tuo di giudizio”.

“È più forte di me”.

“No Max, sei tu che lo rendi più forte di te. Non c’è nulla che non puoi superare, ma devi volerlo davvero. C’è altro?”

“Si, ma non credo di poterlo dire”.

“Non credi? Una risposta più decisa Max”.

“Non lo dirò perché è una cosa molto personale. Comunque sono riuscita a farlo” disse Max sorridendo al ricordo di aver baciato la sua amica.

“Questi compiti che hai svolto ti sono stati consigliati tutti da Chloe?”

“Non tutti, solo alcuni. Beh, la maggior parte…”

“Pensi che non saresti mai riuscita a portare a termine nulla, se Chloe non ti avesse dato dei consigli?”

“Non lo so. Però quando mi ha detto le sue idee, ho pensato che fossero adatti per lo scopo. Ha indicato tutte cose che non riesco a fare facilmente. Come ho già detto, mi conosce molto bene”.

La dottoressa guardò il suo taccuino chiedendosi se fosse il caso di spingersi oltre, per arrivare finalmente a parlare di quello che era successo ad Arcadia Bay. L’unico modo per poterci arrivare era usare ancora una volta la sua amicizia con Chloe.

“Max, ti andrebbe di raccontarmi del tuo ricongiungimento con Chloe?”

“Ok. Sono tornata ad Arcadia Bay dopo aver vinto una borsa di studio ed essere stata ammessa alla Blackwell Academy School. Però, non ho avvisato Chloe del mio arrivo”.

“Perché no?”

“Non sapevo come l’avrebbe presa. Temevo che dopo aver smesso di scriverle per cinque anni, non volesse più saperne niente di me e avrebbe fatto bene”.

“Però così non è stato, vero?”

“Ci siamo incontrate per caso, dopo un mese dal mio arrivo alla Blackwell. Lei all’inizio è stata un po’ dura con me, come era prevedibile aspettarsi. Però poi le cose sono migliorate”.

“Quando tempo avete passato insieme prima del tornado?”

“Cinque giorni”.

La dottoressa che stava scribacchiando sul suo taccuino si bloccò alzando lo sguardo sulla ragazza. “Avete recuperato un rapporto perso per cinque anni, in soli cinque giorni?”

Max ci pensò su. “Si, lo trova strano?”

“No assolutamente”.

Abigail era sorpresa dalla velocità con cui le due ragazze erano riuscite a ritrovarsi. Le due ragazze erano cresciute insieme certo, ma questo poteva non bastare a recuperare così in fretta la loro amicizia. Dopotutto, erano state lontane per cinque lunghissimi anni. Nella loro prima seduta, le due ragazze avevano mostrato segni di sofferenza parlando di quel distacco. Quindi cosa poteva aver reso così semplice il loro riavvicinamento?

“Siete molto unite se avete recuperato il vostro rapporto in così breve tempo”.

“Si, lo siamo”.

“È una buona cosa questa, considerando quello che avete vissuto. Potete sostenervi a vicenda e parlare di tutto quello che vi tormenta da quando siete a Seattle”.

Max non disse nulla distogliendo il suo sguardo dalla donna.

“Max!”

“Si, ci aiutiamo, ma non come vorremmo o dovremmo”.

“Spiegati meglio”.

“Noi non parliamo proprio di tutto”.

“Cosa non vi dite?”

“Non parliamo dei nostri sogni. Cioè, lo abbiamo fatto solo una volta e comunque non siamo entrate nello specifico”.

“Come mai?”

Max iniziò a torturarsi le mani.

“Max, parlarne ti aiuterà”.

“Perché potrebbe farci più male che bene”.

“Mi puoi dire di solito cosa sogni?”

“Sogno le vittime del tornado”.

“Come li sogni?”

“Loro… sono morti e c’è sangue…”

“Cos’altro sogni?”

“Sogno il professor Jefferson”.

“Chi è Jefferson?” chiese pur sapendo chi fosse. Decise comunque di chiedere, per permettere alla ragazza di parlarne apertamente. Ormai chiunque era a conoscenza di chi fosse Mark Jefferson. Inoltre, si era volutamente informata proprio per poter aiutare le due ragazze e non solo loro. Abigail comprendeva il motivo di sognare le vittime del tornado, perché poteva essere un chiaro segno di senso di colpa del sopravvissuto, come aveva pensato sin dall’inizio. Quello che non riusciva a comprendere, era come mai sognasse quello psicopatico del professore. Cosa poteva determinare la presenza dell’uomo nei sogni della ragazza?

“È il mio... era il mio professore di fotografia".

“Secondo te come mai il professore è presente nei tuoi sogni?”

“Perché lui… ci ha rapite e drogate per scattarci delle foto…”

“Max, sei stata rapita dal professore?!” chiese la dottoressa sorpresa.

Max si rese conto del grave errore commesso. Si era lasciata prendere dal ricordo di ciò che aveva subito, rispondendo senza riflettere. C’era solo un modo per cancellare il suo passo falso, ed era quello che Chloe le aveva pregato di non fare mai più.

“Mi dispiace Chloe…” disse Max alzando la sua mano.

“Max, cosa stai…”

Riavvolse il tempo di pochi secondi.

“Cos’altro sogni?”


Devo trovare un modo di raccontarle i miei sogni e ciò che è successo davvero, senza rischiare di farle capire dei miei poteri e di essere stata vittima di Jefferson. Come posso riuscirci?


“Max, c’è altro?

A un tratto le venne un’idea. “Sogno di avere il potere di riavvolgere il tempo”.

“Ok, ti va di raccontarmi uno di questi sogni in cui riavvolgi il tempo?”

“Ho sognato di aver salvato la vita di Chloe, dopo il mio arrivo ad Arcadia Bay. Mi trovavo nel bagno della scuola. Ho visto una farfalla volare e le sono andata dietro per scattarle una foto. In quel momento è entrato Nathan Prescott che ovviamente non mi ha vista, perché mi trovavo dietro le cabine del bagno”.

“Nathan Prescott?!”

“Si, era uno studente della Blackwell”.

“Ok, vai avanti”.

“Lui era molto teso e parlava al suo riflesso nello specchio. Poi è entrata Chloe e hanno iniziato a discutere animatamente tra loro. A un certo punto lui ha tirato fuori una pistola sparando alla mia amica. Io sono balzata fuori in quel momento. Ho allungando una mano verso di loro e sono riuscita a riavvolgere il tempo fino a prima del momento dello sparo. Ho fatto scattare l’allarme e così Chloe è riuscita a scappare”.

La dottoressa prendeva qualche appunto. “Continua Max”.

“Ho usato il mio potere per tornare al periodo della morte di William, il padre di Chloe. Sono riuscita a salvare anche lui, ma facendolo ho distrutto la vita della mia amica. È finita paralizzata a letto dopo un incidente d’auto. Stava morendo lentamente e soffriva tanto, ed era tutta colpa mia. Mi ha chiesto di mettere fine alla sua vita, ma non potevo farlo. Così sono tornata indietro ancora e ho permesso che suo padre morisse, per salvarla”.

Max durante il racconto non guardava mai la dottoressa. Aveva lo sguardo perso nel ricordo dei momenti che raccontava. Cercò di trattenersi dal piangere, senza riuscirci.

“Chloe ha rischiato di morire tante volte, ma io non ho mai permesso che accadesse. Ho abusato del mio potere causando il tornado. Avrei potuto fermarlo, ma solo a una condizione. Dovevo lasciar morire Chloe nel bagno per mano di Nathan. Lei mi ha chiesto di lasciarla morire, ma io non potevo farlo. Non dopo averla ritrovata. Così ho salvato Chloe. Ho permesso al tornado di abbattersi sulla città e uccidere tutti. Non potevo perderla di nuovo”.

“Max, vuoi fare una pausa?”

La ragazza scosse la testa. “Sogno anche il mio professore di fotografia Mark Jefferson”.

“Secondo te come mai il professore è presente nei tuoi sogni?”

“Lui è il motivo per cui sono tornata ad Arcadia Bay. Volevo seguire le sue lezioni per imparare da uno dei migliori fotografi al mondo. Ma a quanto pare si è rivelato soltanto uno psicopatico. A causa sua è morta Rachel, una persona importante per Chloe. Ha fatto del male alla mia amica Kate, Victoria e tante altre ragazze. Kate ha addirittura tentato il suicidio a causa sua. Io sono riuscita a impedirlo e ancora oggi non so come ho fatto. Lui è una persona malvagia e ha distrutto il mio sogno di diventare una fotografa. Non riesco a scattare più foto perché vado nel panico totale”.

“Pensi a lui e a tutto quello che ha causato, quando fai foto?”

“Si”.

“Il nemico non è la fotografia Max. Quella è la tua passione, il sogno che vuoi realizzare al quale non devi rinunciare. Non pensare che diventare una fotografa possa trasformarti in un mostro, perché non lo sei Max. Hai solo bisogno di tempo per elaborare tutto. Vedrai che riuscirai di nuovo a scattare foto”.

“Non lo so. Credo di essere destinata a questo. Forse è la punizione per quello che ho fatto. Ho abbandonato Chloe quando aveva più bisogno di me. Ho ignorato la sua richiesta di aiuto. Ero ad Arcadia Bay già da un mese e lei non lo sapeva. Non mi sono nemmeno degnata di avvisarla”.

“Max, tu sei sopraffatta dal senso di colpa. Te ne devi liberare altrimenti ti distruggerà. Non sei destinata a questo e non è una punizione che stai ricevendo. Alcune cose succedono e basta, perché è così che va la vita. Non possiamo evitarle perché non abbiamo il controllo su tutto. Non dipende tutto da noi, ma abbiamo il controllo su noi stessi”.

“Le scelte e le azioni della mia vita sono state tutte sbagliate…”

"Max non esistono scelte giuste o sbagliate".

"Come no?"

"Prendiamo il tuo sogno ad esempio, la scelta di lasciar morire Chloe per salvare Arcadia Bay. Hai scelto di salvare Chloe. L'hai fatto perché lo ritenevi giusto?"
Dopo un lungo silenzio Max sussurrò rispose: "No..."

"Perché allora?"

"Perché... non potevo lasciarla morire. Non ci saremmo mai più riviste, sarebbe morta sola, credendo che nessuno la amasse. Che a nessuno importasse di lei”.

"Quindi l'hai fatto per lei?"

"No... io... non volevo perderla".

"E pensi che fosse sbagliato?"

"È stato egoista... io ho lasciato morire tante persone... nel sogno..."

"E se avessi scelto diversamente? Sarebbe stato più giusto?"

"Io... non..."

Abigail rimase in silenzio osservando Max schiacciarsi contro lo schienale del divano, gli occhi che roteavano ovunque come se cercasse da qualche parte il gobbo con la risposta giusta... infine: "No..."

"No?"

"No, non è giusto scambiare una vita con altre. Nessuno dovrebbe prendere decisioni del genere... non è giusto!"

Max era in lacrime.

"Bene. Quindi se non ci sono scelte giuste, come facciamo a prendere delle decisioni?" domandò Abigail con un sorriso gentile.

Max sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi per un istante. Abbracciandosi da sola si strinse ancora di più: "Immagino... bisogna solo conviverci?" chiese con rassegnazione.

"Facciamo le scelte con cui possiamo convivere. Questo sogno è una sorta di elaborazione simbolica di un evento molto grave che hai vissuto. Hai dovuto certamente prendere una decisione che ti ha scossa nel profondo. Quando ti sentirai pronta a dirmelo io sarò qui, ma qualunque cosa sia Max, perdonati. Perdonati per il male che puoi aver causato e accetta ciò che hai. Lasciati il passato alle spalle Max".

Max annuì asciugandosi gli occhi.

“Abbiamo fatto un gran passo in avanti oggi. So che non è stato facile per te, ma hai fatto la cosa giusta ad aprirti. Spero che lo farai ancora. Ti assegno un altro compito, scriverai tutti i sogni che fai da adesso in poi. Inoltre, mi racconterai di quelli fatti precedentemente. Sei d’accordo?”

“Va bene”.

La seduta terminò e quando Max raggiunse la sala d’attesa, Chloe si accorse dei suoi occhi gonfi. “Max…”

Max l’abbracciò e Chloe ricambiò, mentre guardava con ostilità in direzione della dottoressa.

“Ehi, che è successo?” chiese Chloe all’amica.

“Niente, è tutto ok Chloe”.

“A me non sembra tutto ok”.

“Davvero Chloe, sto bene. Ora vai” disse Max staccandosi dal suo abbraccio.

Chloe iniziò a dirigersi all’entrata dello studio con in mano il suo diario, mentre lanciava occhiate dietro di lei verso Max. Quando Chloe prese posto sul divano era già sull’ascia di guerra.

“Che diavolo le ha fatto?!”

“Buongiorno anche a te Chloe”.

“Risponda alla mia domanda!”

“Sei già stata in terapia, quindi sai cosa succede tra queste mura quando si affrontano i problemi. Il pianto come anche aprirsi parlando, può essere liberatorio per esorcizzare i propri demoni. Dovresti provarci anche tu ogni tanto. Ti aiuterebbe”.

“Pff… certo, come no!”

“Allora Chloe, com’è andata la settimana?”

“Come vuole che sia andata?! Come al solito, tranne per una cosa! Questo!” disse Chloe alzando il suo diario.

“Hai eseguito il compito che ti ho assegnato. Bene, mi fa molto piacere. Sono curiosa di sapere cosa hai scritto”.

“Ho scritto tutto quello che è successo da quando sono qui a Seattle, oltre a tutti i sogni stupidi e inutili che faccio”.

“È qui che ti sbagli Chloe, i sogni rivelano le nostre verità più profonde. Tramite l'interpretazione dei sogni noi psicologi possiamo aiutare i pazienti a vedere sé stessi e i propri desideri”.

“Pff… e io che pensavo che usaste la sfera di cristallo” disse Chloe con sarcasmo.

“Il sarcasmo è l’unico metodo che riesci a usare per evitare di affrontare i tuoi problemi?”

“Uhm… quello che ha detto mi ricorda vagamente qualcosa, ma non so cosa. Mi lasci pensare… ah, ci sono. Un mio “ex” psicologo diceva questo” disse Chloe sorridendo mentre accentuava la parola ex.

Abigail proseguì ignorando il commento della ragazza, non cedendo alla sua provocazione. “Tornando a parlare di sogni, per Jung il sogno è un sistema simbolico che attraverso le sue forme ci parla dell'inconscio. Mentre per Freud, è l'appagamento mascherato di un desiderio represso o rimosso”.

Chloe smise di sorridere ripensando ai suoi sogni e iniziò a pensare che forse non era stata una buona idea scriverli sul diario. “Sono tutte stronzate!”

“Se li consideri così allora non ti dispiacerà, se utilizziamo uno dei tuoi sogni per vedere il risultato che ne viene fuori. Mal che vada ti farai un sacco di risate”.

Chloe rimase in silenzio.

“Ma prima di parlare di sogni, vorrei che tu mi raccontassi un evento a tua scelta, che hai scritto sul diario”.

“Devo proprio?”

“Io non obbligo nessuno Chloe. Sei libera di fare ciò che vuoi. Ricorda soltanto che se penso di non poterti aiutare, dovrò fare quella telefonata a Ryan”.

“No, per carità! Mi risparmi l’ennesimo casino con i Caulfield. La vita è già abbastanza dura così com’è, non voglio altri problemi”.

“Hai dei problemi con i Caulfield?”

“Beh, chi non li avrebbe? Tentano di imporre il loro volere, diventano invadenti e sono capaci di essere dei gran stronzi quando vogliono”.

“È normale che tu abbia qualche problema con loro. Trovarsi a vivere sotto lo stesso tetto con persone che non hai scelto, non deve essere facile. La tua è una convivenza forzata”.

“Lo può dire forte”.

“Ryan mi ha detto che hai perso tua madre, ma il tuo patrigno è ancora vivo”.

“Si, ma non ne voglio parlare!” disse Chloe incrociando le braccia.

“Ok, allora parlami di questi casini con i Caulfield, dimmi cosa ti infastidisce di loro”.

“Tanto per cominciare hanno preso decisioni per me senza nemmeno interpellarmi”.

“Fammi un esempio”.
 
“Il mio pick-up, volevano sbarazzarsene come se niente fosse. Senza prendere nemmeno in considerazione che è stato grazie a quella, che loro definiscono una carretta, se sono riuscita a riportare Max da loro. E poi ha un valore per me, che nessuno di loro può capire”.

“Ha un valore affettivo?”

“Si! Mi ricorda dei momenti vissuti con Rachel”.

“Rachel è la tua amica che è stata vittima di...”

“Di quel figlio di puttana di Nathan Prescott!”

“Il tuo pick-up è nuovo?”

“Non ci posso credere! Sta dando ragione ai Caulfield, non è così?! Lei non dovrebbe prendere delle posizioni!”

“No Chloe, sto cercando soltanto altri punti vista”.

“Si, è un rottame vecchio e malandato, ma nonostante questo sono riuscita a farlo ripartire! Solo che loro volevano sbarazzarsene per non farmelo utilizzare!”

“Forse perché sono preoccupati per la tua incolumità. Andare in giro su un’auto vecchia, potrebbe risultare pericoloso. Potrebbe essere questa la motivazione che li ha spinti a prendere quella decisione”.

“Si, però non mi hanno chiesto il permesso! Era come se lo avessero già deciso!”

“Quindi se ne sono sbarazzati?”

“No”.

“Come sarebbe a dire no?”

“Alla fine lo hanno parcheggiato in garage”.

“Allora non sono poi così male come credi”.

“Non è finita qui! Quando sono arrivata a Seattle il mio telefono era completamente scarico e non ho voluto riaccenderlo! Non ero pronta a farlo! Ma Ryan ha insistito affinché lo facessi, per avvisare il mio patrigno di essere ancora viva!”

“Non ci trovo nulla di sbagliato in questo. Molto probabilmente il tuo patrigno era preoccupato per te. Ti avrà creduta morta. Sai bene cosa significa perdere qualcuno”.

“Si, ma non è questo il punto! Voleva che lo facessi subito! Non ha voluto aspettare i miei tempi! Mi ha messo dinanzi a una scelta, o lo chiamavo io o lo avrebbe fatto lui! Ma lui non avendo il suo numero, ha pensato bene di approfittare della mia assenza da casa per accendere il mio telefono e recuperarlo!”

“Si, su questo devo darti ragione, è stato un brutto gesto”.

“È molto più di un brutto gesto, questa è violazione della privacy!”

“Quindi alla fine Ryan ha chiamato il tuo patrigno?”

“No. Ha aspettato ancora che mi decidessi a farlo da sola”.

“Ah… fammi capire bene Chloe, c’è qualcosa in cui i Caulfield sono andati fino in fondo con le loro decisioni?”

“Avrebbe chiamato David. Non lo ha fatto soltanto perché mi sono decisa io”.

“Ok, c’è altro?”

“Si, ha deciso che io mi diplomi! E pensi un po’, mi manderà anche al college se ne ho voglia! Io voglia…pff!”

“Non sei diplomata Chloe?”

“No, sono stata espulsa definitivamente dalla scuola”.

“Scusami se te lo dico Chloe, ma non la trovo una decisione pessima”.

“Non voglio tornare a scuola!”

“Beh, ci sono altri modi per potersi diplomare. Potresti studiare da casa…”

“Si, lo so, è quella la sua brillante idea! Resta il fatto che non voglio ritornare a studiare! E questo è quanto, tanto non serve a un cazzo!”

“Ti devo contraddire ancora Chloe”.

“Sai che novità! C’era da aspettarselo!” disse Chloe con sarcasmo.

“Chloe, è del tuo futuro che stiamo parlando…”

“Ma quale futuro?! Per l’esattezza io non dovrei nemmeno essere qui!”

Abigail la guardò confusa. “In che senso? Cosa vorresti dire con questo?”

“Esattamente quello che ho detto! Dovrei già essere morta da un pezzo!”

“Hai per caso… tentato il suicidio?”

“Cosa?! No, certo che no! Cioè… ci ho pensato… molto spesso, ma non sono mai andata oltre. Forse mi mancavano le palle per farlo! Poi ho smesso di pensarci dopo aver conosciuto Rachel…”

“E allora quando dici che saresti dovuta essere già morta, a cosa ti riferisci?”

“A quando ho rincontrato Max”.

La dottoressa divenne ancora più confusa. “Puoi raccontarmi cosa è successo?”

“È successo tutto alla Blackwell. Un mattino avevo appuntamento con quello squilibrato e pervertito di Nathan Prescott. Eravamo nel bagno delle ragazze..."

“Non avevi detto di essere stata sospesa?”

“Infatti, sono entrata di nascosto”.

“Come mai avevi un appuntamento con lui? Eravate amici?”

“Neanche per sogno. Ci siamo incontrati per caso la sera prima, io stavo una merda per via della scomparsa di Rachel. Lui mi ha offerto da bere e io ho accettato. Ma quello stronzo deve averci messo qualcosa dentro. Mi ha drogata. Da quel momento in poi non ricordo molto. L’unica cosa che ricordo è di essermi svegliata nella sua stanza del dormitorio, mentre mi scattava delle foto. Non so come, ma sono riuscita a scappare”.

“Sei andata alla polizia?”

“Sta scherzando?! Con tutti i casini che già avevo mi sarei soltanto complicata la vita! Lei non conosce i Prescott, avevano in pugno l’intera città, forse anche la polizia! Non ho detto nulla a nessuno! E poi, avevo un debito di soldi con il mio pusher! Così ho deciso di sfruttare la situazione per guadagnare quello che mi serviva per saldare il debito!”

“Lo hai ricattato?”

“Si, gli ho fatto capire che se non mi avesse pagato, avrei raccontato tutta la verità ai suoi genitori!”

“E cosa è successo dopo?”

“Quello che non mi sarei aspettata. Ha tirato fuori una pistola e me l’ha puntata contro. Avrebbe sparato quello stronzo. Pensavamo di essere soli nel bagno, ma non era così. Max era lì con noi nascosta. Ha fatto scattare l’allarme antincendio e Nathan si è spaventato. Così io ne ho approfittato per scappare”.

“Quindi mi stai dicendo che Max ti ha salvato la vita”.

La dottoressa era sbalordita dal racconto di Chloe, perché combaciava esattamente con quello di Max, solo che lei lo aveva raccontato sotto forma di sogno. Chloe invece, come un evento accaduto per davvero. Non sembrava esserci una spiegazione logica. A meno che, una delle due stava mentendo o aveva completamente perso il contatto con la realtà, raccontando tutto a modo suo.

“È esattamente quello che sto dicendo. Non è stata nemmeno l’unica volta. Stavamo passeggiando su dei binari ferroviari. Poi ci siamo fermate mettendoci comode”.
“Un po’ pericoloso, non credi?”

“Con il senno di poi, direi di sì. Dopo un po’ Max si è allontanata per scattare delle foto. Ho sentito il rumore di un treno in avvicinamento, così mi sono alzata. Anzi, ho cercato di alzarmi. Sono rimasta bloccata con un piede nei binari. Il treno continuava la sua corsa verso di me. Ancora una volta, Max è giunta in mio soccorso. Se non fosse stato per lei sarei già morta”.

La dottoressa si alzò prendendo un bicchiere d’acqua per bere. “Hai sete Chloe?”

“No”.

Abigail tornò a sedersi pensando al rapporto delle due ragazze. Se davvero Max aveva salvato la vita di Chloe, si sarebbe potuto spiegare il recupero istantaneo del loro rapporto. “Chloe, non credi che proprio perché sei stata salvata, dovresti vivere la tua vita iniziando anche a pensare al futuro?”

“Io avevo un progetto per il futuro, ma è stato distrutto da due psicopatici”.

Abigail la guardò confusa. “Mi riferisco a Nathan e Jefferson, è stato a causa loro che Rachel è morta”.

“Che progetti avevate?”

“Lasciare Arcadia Bay e andare a Los Angeles. Rachel voleva diventare una modella. Ed era così bella che lo sarebbe diventata” disse Chloe con tristezza.

La dottoressa scribacchiò qualcosa sul taccuino. “E tu cosa saresti diventata?”

“Non lo so. A dire il vero non ci ho mai pensato. Per me bastava stare con lei, l’avrei seguita in capo al mondo”.

“Avere il diploma ti avrebbe aiutato a trovare un lavoro. Puoi ancora farlo Chloe. Sei ancora giovane e se non vuoi frequentare la scuola ci sono altri metodi. Posso capire che ora non è il momento adatto, ma quando avrai superato tutto quello che è successo, potrai riprendere in mano la tua vita”.

Chloe annuì scettica. Mentre la seduta della ragazza proseguiva, Max era in bagno per darsi una rinfrescata. Nel frattempo in sala d’attesa qualcosa di inaspettato stava per accadere. Una ragazza raggiunse lo studio mettendosi seduta in sala d’attesa. La segretaria le si avvicinò. “Buongiorno”.

“Buongiorno Nelly” rispose la ragazza salutando la segretaria.

“Sei un po’ in anticipo oggi”.

“Si, non avevo nulla da fare e avrei fatto di tutto per scappare dalle grinfie di mia madre”.

“Dai, non può essere così terribile” disse Nelly ridendo.

“Invece lo è credimi”.

Il quel momento arrivò una telefonata al telefono sulla scrivania della segretaria. La ragazza si allontanò per rispondere. “Scusami, rispondo al telefono”.

“Fai pure Nelly, non preoccuparti” disse la ragazza appoggiandosi con i gomiti sulle gambe, massaggiandosi le tempie per il terribile mal di testa che aveva sin da quando si era svegliata.

In quel momento Max uscì dal bagno e mentre alzava lo sguardo raggiungendo la sedia su cui era seduta, vide la ragazza. Max si bloccò a fissarla mentre anche la ragazza voltava il suo sguardo verso di lei, sgranando gli occhi. Rimasero a fissarsi in silenzio incredule per un buon minuto. Poi la ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi lentamente a Max.

“Max!” disse la ragazza abbracciandola.

Max rimase ferma non aspettandosi un gesto del genere da parte sua. “Grazie di tutto, se non fosse stato per te e Chloe io… io sarei…” non riuscì a terminare la frase.

Max ricambiò l’abbraccio confusa dalle parole della ragazza.

Nel frattempo la dottoressa continuava a parlare con Chloe. “Che ne dici di dirmi chi o cosa sogni?”

“Mi capita di sognare mia madre e ultimamente anche papà. Di rado anche Max. Ma per la maggior parte delle volte, sogno Rachel e me stessa”.

“È normale che tu ci sia nei tuoi sogni”.

“No, non ha capito. Io sogno davvero me stessa. Ci sono io, ma anche un’altra me”.

“Oh… questo sì che è interessante. Mi puoi dire com’è quest’altra te?”

“È diversa. Cioè, sono sempre io, ma in qualche modo è diversa. Rispecchia i miei modi di fare e di essere, ma è tutto più accentuato”.

“Fammi un esempio”.

“Beh, so di essere sarcastica e anche stronza a volte, ma lei lo è molto più di me”.

“Ti dice qualcosa?”

“Si, fa discorsi strani. Cerca di convincermi a vedere le cose dal suo punto di vista”.

“Quali cose?”

“Qualsiasi cosa, su Max, Rachel, i Caulfield, su me stessa…”

“E tu pensi che abbia ragione?”

“Io… no, cioè… non lo so. Forse su alcune cose”.

“Che aspetto ha?”

“È vestita tutta di nero, capelli scuri, ha dei tatuaggi e piercing. Ma la cosa che più mi sorprende non è il suo aspetto. È lo sguardo che ha, sembra vuoto. Sembra molto incazzata, superficiale e poi, è capace di essere davvero crudele e pericolosa”.

“In che modo?”

“Mi ha accoltellata, mentre cercavo di proteggere Max”.

“Perché Max doveva essere protetta?”

“Perché lei voleva farle del male”.

La dottoressa prestava attenzione e prendeva appunti. “Rachel invece?”

“Anche lei cerca di convincermi a vedere le cose dal suo punto di vista. Una volta le ho sognate entrambe. Sembrava quasi che facessero a gara tra loro per vedere chi la spuntava. A volte penso che ha ragione il mio alter ego, ma poi credo a Rachel e poi… mi mandano in confusione. Non so di chi fidarmi. Ha senso quello che dico?” chiese Chloe confusa.

“È molto ingarbugliato, ma sicuramente l’inconscio sta cercando di comunicarti qualcosa”.

“Si, sta cercando di comunicarmi che sto impazzendo”.

“No Chloe, non stai impazzendo. Tanto per iniziare, tu non stai sognando per davvero Rachel o il tuo alter ego”.

“E questo che cazzo dovrebbe significare?! Certo che sono loro!”

“No Chloe, non è esattamente così. Prova a vederle sotto un altro aspetto. Immaginale come una sorta di metafora. Entrambe rappresentano una parte di te, del tuo inconscio. Il fatto che una dica cose diverse dall’altra e che tentano di convincerti a vederla dal loro punto di vista, dimostra che sei combattuta in qualche modo. Mostra che sei indecisa su qualcosa”.

“Su cosa?” disse Chloe sapendo bene a cosa si riferiva, anche se la dottoressa non ne poteva essere a conoscenza.

“Non lo so Chloe. Questo dovresti saperlo e capirlo tu. Io ti posso aiutare ad analizzare e dare un’interpretazione del sogno, ma la risposta dovrai trovarla tu. Magari la risposta è già dentro di te, da qualche parte della mente e sta cercando di venir fuori. Altra cosa importante, è il colore degli abiti indossati dal tuo alter ego. Il colore nero può avere un’infinità di significati a livello psicologico”.

“Tipo?”

“Può indicare un blocco, negazione, opposizione, protesta. Inoltre è associato al potere e al controllo. Sappiamo bene entrambe, quanto cerchi di tenere tutto sotto controllo”.

“Già!”

“Il colore nero indica autorità e sicurezza ma a volte anche inaccessibilità, che potrebbe indicare problemi nei tuoi rapporti con gli altri. È legato alla paura e all’ignoto. Inoltre può ricondurre agli aspetti interiori, al lato nascosto di noi, inesplorato, sconosciuto e potenzialmente pericoloso della nostra personalità. Diciamo che rappresenta la parte inespressa di noi”.

“Ok, devo iniziare a preoccuparmi?”

“No Chloe, qualsiasi aspetto negativo c’è in tutto quello che sogni, è pur sempre un sogno. Non devi lasciarti condizionare da loro. Devi solo capire qual è il messaggio che il tuo inconscio sta cercando di mandarti. Analizzeremo ogni aspetto dei tuoi sogni e arriveremo alla soluzione. Nel frattempo, continua ad annotarli tutti sul tuo diario”.

“Ok!”

 “C’è ancora un po’ di tempo a disposizione, potresti parlarmi un po’ di Rachel?”

“Cosa vuole sapere?”

“Da come ne parli e la nomini spesso, ho la sensazione che fosse molto importante per te. Inoltre, per cercare di capire la sua presenza nei tuoi sogni, devo avere più informazioni su di lei, ma soprattutto voglio sapere che ruolo aveva nella tua vita”.

“Ma non ha detto che Rachel e il mio alter ego, rappresentano solo me?!”

“Si, è così, ma ci deve essere anche una motivazione per cui c’è proprio lei, invece di Max, i Caulfield, David, o chiunque altro. Ci deve essere qualche collegamento con lei. Potresti anche sognarla, perché sei semplicemente in uno stato di lutto per averla persa”.

“Allora posso iniziare dicendole che Rachel mi ha salvato la vita”.

“Anche lei ha salvato la tua vita come Max?”

“Si, l’ho incontrata in un momento davvero schifoso della mia vita. Mi stavo già buttando via, tra droghe e alcool. Quando ho incontrato lei, tutto è cambiato. Non sentivo più così tanto il peso della mia vita. Della perdita di mio padre, di Max e dei miei casini con mamma e David. Sognavo sempre mio padre. Ma dopo che è entrata a far parte della mia vita, sono diventati sempre più rari, fino a quando sono spariti del tutto. Una volta mi ha difeso da un tizio pericoloso finendo in ospedale. Ho avuto così tanta paura che potesse morire. Mi sentivo terribilmente in colpa. Avrei potuto evitare tutto e invece non l’ho fatto. Sono rimasta ferma paralizzata dalla scena mentre veniva accoltellata”.

“Eravate unite come lo sei con Max?”

 “Si, ma c’era anche altro”.

“In che senso?”

“Grazie a lei ho scoperto lati di me che non conoscevo. Che ignoravo completamente”.

“Cosa esattamente?”

“Sono stata con parecchi ragazzi, ma non ho mai provato sentimenti per qualcuno di loro”.

“La perdita di tuo padre e contemporaneamente di Max, ti hanno profondamente segnata. Il sesso, l’alcool e le droghe, erano soltanto un mezzo per poter evadere anche solo per un momento dalla realtà”.

“Comunque, alla fine sono riuscita a provare cose che non credevo possibili, soprattutto per come ero incasinata. Mi sono innamorata per la prima volta”.

“Di chi?”

“Di lei… Rachel”.

“Quindi tu non la vedevi solo come un’amica”.

“Si, la consideravo un’amica. Le cose però poi sono cambiate”.

“Lei provava le stesse cose per te?”

Chloe scosse la testa lentamente dicendo: “Non lo so”.

“Le hai detto cosa provavi?”

“Si, mi sono dichiarata. All’inizio mi ha rifiutata, dicendomi che non era il momento giusto”.

“E poi è arrivato il momento giusto?”

“Si, più o meno”.

“Avevate una storia?”

“Non lo so…”

“Cosa vuol dire non lo so?”

“Il punto è che con lei, non si poteva mai essere davvero sicuri di nulla. Diciamo che eravamo più che amiche. Si, più che amiche, ma meno di... fidanzate?”

“Lo stai chiedendo a me?”

“Io e lei eravamo amiche, passavamo molto tempo insieme e spesso veniva a dormire a casa mia”.

“Era di casa allora?”

“Si, tranne per David. Lui pensava che chiunque considerassi amico fosse soltanto feccia. Insinuava continuamente che mi avrebbero portato sulla cattiva strada. Rompeva spesso i coglioni”.

“Continua”.

“Eravamo amiche, ma avevamo dei momenti molto intimi”.

“Intendi rapporti sessuali?”

“Si”.

La dottoressa scrisse qualcosa sul taccuino. “Avevate una sorta di amicizia con benefici allora”.

“Io amavo Rachel, non era solo sesso!”

“E lei? Aveva altre storie di sesso o altro?”

Chloe iniziò a far saltellare la gamba come faceva di solito quando era nervosa e si agitava.

“Lei era benvoluta da tutti, ed era sempre molto ricercata da chiunque. Rachel era sempre disponibile con tutti. Se qualcuno le chiedeva un favore, di farsi scattare foto, ritrarre o altro, lei c’era sempre. Non credo ci fosse qualcun altro, almeno fino a quando non è saltata fuori la verità. Quando partecipavamo a delle feste, i ragazzi le giravano spesso intorno e lei concedeva loro del tempo. Ma anche se non aveva storie con altri ragazzi, io non avevo certo l’esclusiva”.

“Ti dava fastidio questa situazione?”

“Certo che mi dava fastidio. Io odiavo quelle feste. Partecipavo solo perché lei voleva andarci. Non sopportavo quando le giravano intorno per provarci. Tutti volevano passare del tempo con lei, anche gli amici, perché lei era Rachel Amber la ragazza più popolare della scuola, la figlia del procuratore distrettuale. All’inizio le cose tra di noi andavano bene, poi però il nostro rapporto è cambiato".

“Dava attenzioni agli altri trascurandoti?”

“Si”.

“Eri gelosa?”

“Si”.

“Le hai mai spiegato come ti sentivi?”

“Litigavamo spesso a questo proposito, ma poi si risolveva tutto. Almeno fino alla prossima occasione”.

“Prima hai detto che non credevi avesse qualcun altro, fino a quando non è saltato fuori la verità. Puoi spiegarti meglio?”

“Ho scoperto che mi tradiva. Mi ha nascosto la sua storia con Frank”.

“Lo spacciatore?”

“Si, ma non era solo questo. Lui era anche mio amico, o almeno così credevo”.

“Le hai chiesto spiegazioni?”

“Non ho potuto farlo, ormai era troppo tardi. Quando l’ho scoperto, lei era già morta”.

“Hai detto che non eravate proprio fidanzate. Quindi perché ti sei sentita tradita?”

“Perché io l’amavo e lei me lo ha tenuto nascosto, chissà quante volte mi avrà mentito”.

“Eravate anche amiche, perché non si aperta con te?”

“Forse, perché non ricambiava i miei sentimenti. Semplicemente non le importava un cazzo!”

“Oppure?”

“Oppure è colpa mia. Com’è colpa mia anche la sua morte…”

“Ti senti responsabile della sua morte?”

“Se lei… mi avesse detto cosa stava succedendo, adesso sarebbe ancora viva. L’avrei aiutata” disse Chloe iniziando a piangere.

“Perché pensi che sia colpa tua?”

“Perché lei non si è sentita libera di parlare con me. Di Frank, di Nathan e di Jefferson. Non mi ha detto nulla, perché io sono stata sempre pessima ad ascoltare senza incazzarmi. Ci credo che non mi amasse. Magari sono io la causa dei sui tradimenti. Per questo litigavamo sempre, per il mio carattere di merda. Come ho sempre litigato con mia madre. Non sono mai stata un’esemplare di figlia per lei. Non sono mai riuscita a renderla fiera e orgogliosa di me. Sono stata solo in grado di odiarla e ritenerla responsabile della morte di papà. Ho pensato che se quella mattina non l’avesse chiamato, sarebbe ancora vivo. Le ho sempre dato dispiaceri e ora, non posso fare più nulla per rimediare. Non saprà mai quanto in realtà le volessi bene. Io sono un disastro su tutta la linea” disse Chloe continuando a piangere.

Abigail si rese conto in quel momento, che il senso di colpa non apparteneva soltanto a Max, ma anche a Chloe. “Chloe, tua madre ti ha messa al mondo e ti ha cresciuta. Nessuno ti conoscerà meglio di quanto ha fatto lei. Stai pur certa che nonostante le problematiche, lei lo sapeva che le volevi bene. Tutte le madri lo sanno”.

“Si, ma io non glielo dimostrato, causandole un sacco di problemi”.

“Lei conosceva la tua sofferenza e la rabbia per aver perso tuo padre. Perché anche lei ha subito la stessa perdita. Nonostante tutto ti ha amata lo stesso”.

“Questo non cambia il fatto che sono stata una pessima figlia e amica. O in qualsiasi altro modo Rachel mi vedesse”.

“Prima di tutto voglio dirti che non sei responsabile della morte di Rachel. Lei è morta per una dose eccessiva di droga, ho sentito i notiziari. Il vero responsabile di tutto questo è sotto processo. Seconda cosa, nessuno è perfetto. Ognuno di noi ha i propri difetti caratteriali, ma questo non vuol dire essere pessimi o cattivi. Siamo semplicemente umani e possiamo migliorarci sempre. Secondo me, tu contavi molto per Rachel e ti considerava una buona amica”.

“Come fa a dirlo?”

“Hai detto che non ti ha detto nulla, perché altrimenti avreste litigato come succedeva di solito. Sapeva cosa provavi per lei e temeva la tua reazione. I tradimenti non sono facili da perdonare. Forse temendo di perderti, ha preferito non dirti niente. Questo può dimostrare che teneva a te. Non voleva causarti altro dolore, proteggendoti dalla verità. Non sto dicendo che abbia fatto la cosa giusta, secondo me avrebbe dovuto affrontare l’argomento con te. Ma capisco cosa potrebbe aver pensato in quel momento”.

“In realtà lei aveva provato a dirmelo. Avevamo un posto segreto. Lo usavamo solo noi due quando volevamo allontanarci da tutto e tutti. C’era una lettera, dove mi diceva di aver incontrato qualcuno che le aveva cambiato la vita. La lettera era incompleta. In parte anche cancellata, come se a un certo punto avesse cambiato idea, sul mettermi al corrente dei fatti. Forse non avendo il coraggio di consegnarmela l'ha lasciata semplicemente lì. Io l’ho trovata e letta. Magari sperava che io la leggessi in sua assenza, perché così non ne avremmo dovuto parlarne. Non voleva che io la odiassi. Sapeva che mi sarei arrabbiata. Ed è esattamente quello che avrei fatto”.
“Hai detto che forse non ti amava. Ma forse, anche questo è sbagliato”.

“Perché?”

“Rachel era la ragazza più popolare della scuola, ed era la figlia del procuratore distrettuale. Avevate rapporti sessuali, nonostante foste soltanto amiche. Può essere che Rachel era spaventata dai sentimenti che provava per te?”

“In che senso?”

“Magari aveva delle difficoltà nell’accettare la sua sessualità. Forse temeva il giudizio degli altri, essendo la ragazza più popolare della scuola, poteva essere troppo al centro dell’attenzione. Forse era spaventata che i suoi genitori potessero scoprirlo. Quindi magari si è buttata fra le braccia di Frank, per dimostrare a sé stessa di non essere innamorata di te. Le mie sono solo ipotesi Chloe. Quello che sto cercando di fare, è farti vedere le cose da un altro punto di vista. Devi capire che le ragioni del suo gesto potevano essere anche altre”.

“A lei non importava di cosa pensassero gli altri. E comunque questo non ha nessuna importanza, lei sarebbe ancora viva se non fosse stato per me”.

“Perché non le hai parlato dopo aver letto la lettera?”

“Era già scomparsa…”

“Chloe, anche se ne avreste parlato, forse le cose non sarebbero andate diversamente. Forse non saresti riuscita ad aiutarla lo stesso”.

“Si invece, lo avrei fatto”.

“Non puoi saperlo con certezza. Ti vorrei ricordare che aveva a che fare con due persone, che drogavano e rapivano le ragazze. Non puoi essere sicura, che non sarebbe stata rapita. Jefferson e Nathan ne avrebbero avuto la possibilità in qualunque momento, visto che frequentavano la Blackwell. Non potevi avere sotto controllo quella situazione. So che è difficile accettare la sua morte. Quando muore qualcuno di importante, si tende a dare un volto al responsabile. Credimi Chloe, quel volto non appartiene a te”.

“Allora perché mi sento così male?” disse Chloe continuando a piangere.

“Perché hai perso due persone care a cui volevi molto bene. Stai affrontando due lutti, non è una passeggiata. Inoltre, credo che non hai ancora superato la perdita di tuo padre e di Max. Ci sono troppe cose in ballo. Ma ti prometto, che se ti lascerai aiutare, ne verrai fuori più forte di prima”.

La dottoressa porse alla ragazza una scatola di fazzoletti. Chloe si asciugò gli occhi prendendo un fazzoletto.

“Vuoi un po’ d’acqua?” chiese Abigail.

“No, grazie lo stesso”.

“Ok, per oggi abbiamo finito. Ricordati di annotare sul diario qualsiasi altro sogno” disse Abigail alzandosi dalla poltrona, accompagnando la ragazza alla porta.

Quando Chloe uscì dallo studio con al seguito Abigail, si fermò di colpo. La dottoressa le sbatté contro. “Chloe, perché ti sei fermata?”

La ragazza non riusciva a credere alla scena che aveva davanti ai suoi occhi. Max era in compagnia di Victoria Chase, la stronza della Blackwell. Erano sedute vicine e stavano parlando tra loro. Quando Max si accorse di Chloe, si alzò lentamente dalla sedia. Victoria si girò verso di lei. Chloe iniziò ad avvicinarsi, mentre anche Victoria si alzava dalla sedia. Quando ormai erano tutte tre vicine, Victoria si avvicinò a Chloe titubante e l’abbracciò, mormorandole nell’orecchio.


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“Non farti idee strane, volevo solo ringraziarti per quello che avete fatto tu e Max. Se non fosse stato per voi, io non sarei qui adesso”.
Chloe rimase di sasso a quel gesto e soprattutto alle sue parole.


Cosa? È a conoscenza delle nostre indagini? L’unico a sapere la verità è David. Ha tenuto nascosta la verità a tutti per proteggerci e per tenerci fuori da tutta la vicenda e poi cosa fa? Lo dice a Victoria? La persona più stronza sulla faccia del pianeta? Per quale motivo ha fatto una stupidaggine del genere?


Victoria si staccò da lei a disagio, poi guardando verso Max disse: “Adesso devo andare Max, ma spero di poterti vedere stasera”.

“Certo Victoria, ci saremo”.

Chloe guardò entrambe senza capire. Si sarebbero riviste e per di più era stata tirata in mezzo. Nel frattempo, Abigail aveva guardato tutta la scena, soffermandosi molto sulla reazione di Chloe. Non capiva cosa era successo.

Victoria si diresse verso lo studio della dottoressa. “Buongiorno dottoressa Tyler”.

“Buongiorno a te Victoria, prego accomodati. Noi ci vediamo la settimana prossima ragazze” disse Abigail dirigendosi verso il suo studio.

“Arrivederci dottoressa Tyler” rispose Max mentre Chloe sembrava su un altro pianeta.

Quando salirono in macchina Chloe rimase ferma a pensare.

“Chloe…”

“Cosa è successo? Victoria che diavolo ci faceva lì?”

“Sta facendo anche lei terapia. Ha rischiato di morire per mano di Jefferson. Se non fosse stato per gli indizi che abbiamo lasciato a David, sarebbe morta. David è riuscito ad arrivare alla camera oscura con la polizia, prima che il professore la uccidesse”.

“Cazzo!” disse Chloe continuando a riflettere. “Perché cazzo David le ha raccontato la verità? Ma che stronzo! Prima tace per tenerci fuori da tutto il casino e poi decide di rivelare la verità, all’unica persona a cui non avrebbe dovuto dire un cazzo! È assurdo, ma questa volta mi sente!”

“Chloe, Victoria non dirà nulla”.

“Ah certo, dimenticavo che tu ti fidi ciecamente di Bitchtoria!”

“Chloe, smettila! Lei non è una persona malvagia. Ti posso assicurare che non dirà nulla. Si sente addirittura in debito con noi, quindi non farebbe mai una cosa del genere. E poi ha ben altro a cui pensare ora. È traumatizzata anche lei come me”.

Chloe annuì senza nessuna convinzione avviando l’auto. “Bene, staremo a vedere. Ma ti giuro che se la polizia, viene a bussare a casa tua per cercarci, io l’ammazzo!”

“Chloe, per favore smettila!”

Dopo essere tornate a casa e aver pranzato, le ragazze andarono di sopra nella stanza di Max.

“Max, per questa sera hai un appuntamento con Victoria?” chiese Chloe che si era buttata sul letto con l’intento di dormire un po’. Per lei, la seconda seduta era stata davvero estenuante.

“Si, vorrebbe passare una serata con noi, per parlare”.

“Le ho sentito dire che sperava di vederti e non di vederci. Questo mi esclude” precisò Chloe.

“Se lo ha fatto si è semplicemente confusa”.

“Non credo proprio. Comunque, cosa c’è che non va, per caso non le basta più la dottoressa?”

“Chloe, si può sapere perché reagisci in questo modo?!”

“Te lo spiego subito! Non riesco a capire cosa ti è saltato in mente di accettare questo incontro includendo anche me! Sai benissimo che non la sopporto, eppure non hai perso un tempo a mettermi in mezzo! Ti rendi conto?!”

“Chloe, ti pesa cercare di essere pacifica ogni tanto?! Lo so che sono successe cose non piacevoli con lei! Ma potresti chiudere un occhio una volta tanto! Considera tutto quello che è successo e che abbiamo passato tutte!”

“Max, il punto non è questo! Tu hai deciso anche per me, senza nemmeno chiedermi cosa ne pensavo! Non penso di averti mai costretta a fare qualcosa contro la tua volontà!”

Max si girò verso di lei infastidita, mentre era seduta alla scrivania. “Davvero Chloe?! Sei proprio sicura di non averlo mai fatto?! Hai ragione, non costringi nessuno a fare quello che vuoi, o almeno non lo dici apertamente! Ma tanto ci pensa il tuo modo di comportarti a far capire cosa vuoi!”

“Cosa vorresti dire?!”

“Beh, ti arrabbi quando qualcosa non è di tuo gradimento, in modo che l’altra persona, in questo caso io, ritorno sui miei passi e faccio quello che vuoi tu per farti stare tranquilla!”

"Quindi tu pensi che utilizzo questa tecnica per manipolarti e ottenere ciò che voglio?!"

"Non sto dicendo questo! Non lo fai apposta, ma ti viene semplicemente naturale! O magari è colpa mia che non so dirti no!”

“Beh, cazzo Max, mi fa piacere che ogni tanto ti sbilanci e dici quello che pensi realmente, come nel tuo di…”

Max la guardò aggrottando le sopracciglia. “Come nel mio cosa?!”

“N-Niente, lascia stare, non so neppure io cosa volevo dire”.

“Chloe, cosa stavi...”

“Anzi, lo so bene cosa volevo dire! Visto che ci tieni così tanto a uscire con lei, fai pure! Io non vengo Max, ho avuto già una pessima giornata con la dottoressa del cazzo! Quindi preferisco stare a casa e non fare assolutamente nulla! E se ho proprio voglia di uscire, chiamo qualcuno!”

“Chi?!”

“Non lo so Lucas magari, o Jenny”.

“Oppure Duncan vero?! Così potrai bere e fumare a tuo piacimento senza che nessuno ti dica nulla!”

“Max, scusa se te lo dico, ma non sei mia madre! Anzi, forse non te ne sarai accorta, ma io non ho più una madre!”

Chloe si alzò di corsa dal letto dirigendosi verso la porta.

“Chloe, mi dispiace scusami, ti prego non andare”.

“Devo andare invece, ho un compito che mi è stato assegnato dalla dottoressa, ricordi?!”

Uscì dalla stanza sbattendo la porta per raggiungere la sua camera. Si sdraiò sul letto pendendosi per quello che aveva detto.


Ecco, ho fatto l’ennesima cazzata. Non avrei dovuto dire quelle cose, perché mia madre è morta proprio a causa della sua scelta di salvarmi. Finirà per sentirsi in colpa. Ma non posso farci nulla, a volte diventa troppo assillante. Sono adulta ormai e voglio essere trattata come tale. E poi ha deciso di uscire con Victoria e come se non bastasse, mi ha incluso come se non vedessi l’ora di passare del tempo con quella stronza. Victoria Chase… cosa cazzo vuoi da Max? Merda stava anche per sfuggirmi la faccenda del diario. Cazzo!


Max nella sua stanza ripensava alle parole di Chloe.


Non mi sorprenderebbe se mi ritenesse responsabile della morte di Joyce. Dopotutto sono stata io a mettere fine alla sua vita, pur di salvarla. Ha ragione su Victoria, avrei dovuto chiedere il suo parere prima e non l’ho fatto. Sono troppo abituata a stare insieme a lei in qualsiasi momento. In compagnia o da sole non fa alcuna differenza. Per me la sua presenza è indispensabile per poter stare tranquilla.
Se lei non c'è, mi preoccupo che le possa succedere qualcosa. Ma non è l'unica ragione. Voglio passare ogni singolo minuto con lei. Voglio recuperare il tempo perso nei cinque anni di distanza.


Arrivò la sera. Dopo essersi preparata, Max bussò alla porta della stanza di Chloe.

“Avanti”.

“Chloe, io sto per uscire, sei proprio sicura di non voler venire?”

“Non voglio passare del tempo con lei, ma se tu vuoi puoi farlo. Non preoccuparti vai pure. Non te l’ho farò pesare. Divertiti”.

“Non è un’uscita per divertirsi. Abbiamo bisogno entrambe di parlare di quello che è successo”.

“Bene. Visto che già so cosa è successo e non c’è modo che io smetta di pensarci continuamente, anche grazie alla nostra cara dottoressa, posso fare altro”.

“Chloe…”

“Ascolta Max, io ti voglio bene, ma credo che forse non c’è bisogno che passiamo ogni singolo momento insieme. Dobbiamo avere i nostri spazi”.

“Stai cercando di sbarazzarti di me?”

“Perché devi prendere tutto sul personale Max? Ti sto semplicemente dicendo che stare un po’ di tempo per conto nostro, potrebbe farci anche bene. Così tu potrai vedere chi ti pare e io farò lo stesso”.

“Quindi non ti dà fastidio che passo del tempo con Victoria?”

“E a te non dà fastidio se vedo Duncan? Stavo proprio pensando di scrivergli per incontrarci”.

“Perché non esci con Lucas o Jenny?!”

“Perché non Duncan?!”

“Non lo so, ho una strana sensazione. Non mi piace”.

“Wow, esattamente come a me non piace Victoria! Beh, che coincidenza, non trovi?!”

“Sai cosa c’è Chloe, esci pure con lui e divertiti!”

“Lo farò Max e divertiti anche tu!”

“Puoi giurarci!”

“Fantastico!”

“Bene!”

“Bene!” rispose Max uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Chloe mandò un messaggio a Duncan.

Chloe: Duncan, ci sei?

Duncan: Per te sempre Chloe.

Chloe: Dove sei?

Duncan: Sto scorrazzando con i due soliti rammolliti, tu?

Chloe: Io sono a casa ad annoiarmi e sto anche cercando di non impazzire.

Duncan: Se vuoi posso passare a prendervi?
  • Dimmi solo dove e quando.
Chloe: A dire il vero Max sta per uscire per conto suo.

Duncan: Wow, che è successo, la colla non ha tenuto bene per caso?

Chloe: Storia lunga.
  • Comunque ho avuto una giornata di merda e non mi dispiacerebbe svagarmi un po’.
  • Sempre se sei d’accordo.
Duncan: Sai che ti dico?
  • Butto fuori dalla macchina i due rammolliti e passo a prenderti.
Chloe: Non c’è bisogno che li cacci.
  • Possiamo stare tutti insieme.
Duncan: Li caccio via, preferisco stare solo con te, ma non pensare male.
  • Lo sai che sono un angelo…
Chloe: Non ci credo nemmeno se vedo le ali.
  • Duncan: Così mi ferisci…
Chloe: Ma stai scrivendo mentre guidi?

Duncan: No, sono fermo.
  • Gli altri sono andati a comprare qualcosa da bere.
Chloe: Non mi dispiacerebbe…

Duncan: Chloe, per te questo e altro.
  • Prendo da bere, caccio gli stronzi e vengo a prenderti.
  • Oggi sono tutto tuo.
Chloe rise ai messaggi del ragazzo. Gli diede l’indirizzo e iniziò a prepararsi. Per la prima volta da quando erano a Seattle, le due ragazze uscirono separatamente. Questa poteva essere una buona idea, ma lo sarebbe stata per davvero? Solo il tempo avrebbe potuto dare una risposta a questa domanda. Dieci minuti dopo, Duncan parcheggiò davanti a casa Caulfield scrivendo un messaggio alla ragazza per avvisarla di essere arrivato. Chloe scese le scale e stava per uscire, quando Ryan la fermò.

“Chloe stai uscendo?”

“Si, perché?”

“Pensavo che non volessi uscire. Max è andata via da sola”.

“Ah…”

“Ha detto che non avevi voglia”.

“Beh, è vero, solo che ho cambiato idea”.

“Allora la raggiungerai”.

“Ehm… no. Sto uscendo con Duncan”.

“Chi è Duncan?”

“Un amico. Senti Ryan, mi piacerebbe stare qui a conversare con te, ma non voglio farlo aspettare. È già fuori”.

“Ok, vai pure Chloe”.

“Allora vado, ciao”.

“Non rientrare troppo…” disse Ryan mentre Chloe chiudeva la porta senza ascoltarlo.

“È come avere una seconda figlia, con l’unica differenza che lei è quella ribelle” disse Vanessa raggiungendo suo marito.

“Già. A volte mi chiedo come sarebbe stato avere un altro figlio. Poi guardo Chloe e capisco che è stato un bene fermarci a uno”.

Vanessa non riuscì a trattenere una risata che contagiò anche Ryan. 

“Questo Duncan, non sarà mica il suo ragazzo?” chiese Vanessa.

“Non lo so. Certo che è strano vedere le ragazze che frequentano persone diverse e che escono ognuna per conto proprio”.

“Mi auguro che non sia un brutto segno” disse guardando suo marito.

Chloe entrò nella macchina tirando un sospiro di sollievo.

“Finalmente libera” disse la ragazza.

“Beh, ciao anche a te Chloe”.

“Scusami Duncan, non ti avevo visto” disse Chloe ridendo.

“Oh cazzo, sono diventato trasparente adesso. Aspetta, ma questo può essere un bene. Potrei infilarmi in camera tua e darti una sbirciatina senza rischiare di essere scoperto”.

“Si certo, ti piacerebbe”.
 
Max era già arrivata sul posto dove Victoria le aveva dato appuntamento. Aveva fermato la macchina nella zona parcheggio davanti a un bistrot, ed era in attesa della ragazza, appoggiata alla sua auto. A un tratto una BMW Serie 4 Gran Coupé grigio scuro metallizzata, andò a parcheggiarsi affianco alla sua auto. Lo sportello si aprì e sbucò fuori Victoria.

“Ciao Max, scusa il ritardo ma mi hanno trattenuto un po’ più del dovuto al Chase Gallery. Ci sarà una mostra e ho avuto un po’ di cose da sistemare”.

“Oh, non preoccuparti Victoria, sono arrivata da poco”.

“Bene, ma dov’è Chloe, pensavo venisse anche lei”.

“Ehm, non si è sentita molto bene. Non ha avuto una buona giornata. Sai, con la terapia…”

“Certo, capisco molto bene. Beh, ho prenotato per tre, ma non credo ci saranno problemi”.

“Prenotato?”

“Si, per quale motivo pensi che ti ho dato appuntamento proprio qui?” chiese la ragazza indicando il locale davanti a loro.

“Oh…”

“Spero che tu abbia fame Max. Andiamo?”

“O-Ok…” rispose Max seguendo Victoria verso il locale.

Le Pichet si trovava in una delle zone più gettonate di Seattle, a pochi isolati a nord di Benaroya Hall. Era un locale piccolo, grazioso e molto affascinante. La prenotazione era d'obbligo e senza quella, era difficile trovare un posto libero. L’ambiente all’interno era molto intimo e accogliente, ma soprattutto era al riparo dallo sciamare dei turisti. Posto ideale per poter conversare in santa pace, senza essere disturbati. Le Pichet non era un locale affatto economico, a dimostrazione dello stato sociale di Victoria Chase, ma era più che normale visto che la qualità dei cibi era molto alta. Infatti, il menù offriva davvero il meglio della cucina Francese.
Victoria trovava il cibo delizioso e quindi lo frequentava molto spesso, non a caso era il suo locale preferito, per mangiare.

Quando entrarono nel locale un cameriere si avvicinò subito a loro. “Oh, buonasera e bentornata da noi signorina Chase”.

“Grazie Austin, sai bene che vi sono sempre molto fedele. In tutta Seattle, non c’è posto migliore dove mangiare. I vostri piatti sono deliziosi”.

“Oh, grazie signorina Chase, sempre molto gentile da parte sua. Riferirò le vostre parole ad Arthur”.

“Assolutamente sì e portagli i miei saluti”.

“Sarà fatto. Posso accompagnarvi al vostro tavolo?”

“A dire il vero c’è stato un piccolo cambio di programma. Una delle invitate ha avuto un imprevisto dell’ultimo minuto, quindi saremo solo noi due. Spero che non vi abbia arrecato nessun disturbo per questo contrattempo”.

“Oh no signorina Chase, nessun disturbo. Vi conduco al vostro tavolo per due, seguitemi”.

Il cameriere le accompagnò al loro tavolo e le ragazze presero posto. Austin tornò al tavolo porgendo loro i menu. “Ecco a voi, vi lascio del tempo per decidere cosa ordinare. A tra poco”.

“Grazie Austin” disse Victoria iniziando ad aprire il menu.

Max si sentiva un pesce fuor d’acqua, quello non era di certo il suo ambiente naturale. Quando diede un’occhiata al menù, sgranò gli occhi dall’incredulità. Aveva vissuto per ben cinque anni a Seattle e non era mai stata in quel locale. Per la verità, non era mai stata in un qualsiasi locale, dove per poter mangiare, bisognava vendersi un rene o un braccio.


Diamine e adesso cosa dovrei ordinare? Accidenti che prezzi, io potrei soltanto sognare di magiare dei piatti così costosi. Ma poi, chi li ha mai provati. E se ordino qualcosa e non mi piace? Dovrò mangiarlo per forza, altrimenti Victoria potrebbe offendersi. Costano così tanto che devono essere per forza buoni. Potrei ordinare qualcosa di semplice come un’insalata. Che ovviamente parte dagli otto fino ai dodici dollari. Con un’insalata a questo prezzo, dovrei pretendere pure che mi imbocchino.


“Allora Max, hai deciso cosa prendere?”

“Ehm… a dire il vero ho qualche difficoltà a scegliere”.

“Sono tutti piatti della cucina francese. Se vuoi posso consigliarti io su cosa prendere. Ormai ho provato di tutto qui dentro”.

“Ci vieni spesso?”

“Si, mi piace molto la loro cucina. Allora, che ne dici se prendiamo una Raclette savoyarde ou végétarienne”.

“E cosa sarebbe per la precisione?”

“Beh, in una Raclette vegetariana, c’è formaggio alla griglia con patate gialle, mele, pere e noci. Nella Raclette savoiarda, invece delle mele, pere e noci, ci sono salumi tradizionali e sottaceti”.

“Oh, è tanta roba”.

“Si, ma ti assicuro che è buonissimo”.

“Tu cosa prendi?”

“Una Raclette savoiarda, e per dolce, del Caramels au beurre salé”.

Max la guardò con aria interrogativa.

“Oh, scusami, è caramello al burro salato. Lo hai mai assaggiato?”

“No”.

“Beh, ti assicuro che è davvero buonissimo”.

“Bene, allora mi fido delle tue scelte”.

Victoria la guardò un attimo in silenzio. “Ok, e da bere?”

“Semplice acqua andrà più che bene”.

“Beh, non possiamo bere alcolici, quindi ci rassegneremo. Acqua frizzante va bene per te?”

“Certo Victoria”.

“Ok” disse la ragazza chiudendo il menù. Victoria guardò semplicemente Austin che era nei paraggi e si fiondò al tavolo. A quanto pare Victoria, non aveva bisogno di chiamare o fare un cenno a nessuno.

“Allora signorina Victoria, siete pronte per ordinare?”

“Si Austin, vorremo entrambe la Raclette savoyarde, da bere dell’acqua frizzante e per dolce il Caramels au beurre salé”.

“Ottima scelta signorina Victoria” disse il cameriere rimuovendo i menù dalla tavola e allontanandosi verso la cucina sorridendo a Victoria.

Il silenziò che calò tra di loro fu snervante per entrambe. Avevano difficoltà ad aprire bocca. Quando si erano incontrate nella sala d’attesa dello studio della psicologa, non avevano detto molto. Finalmente decisero di sbloccare quella situazione di stallo e lo fecero nello stesso momento.

“Allora…” dissero entrambe all’unisono. Poi si bloccarono con un sorriso imbarazzato.

“Inizia tu” disse Max.

“No, stavi cominciando tu” disse Victoria mentre iniziava a giocherellare con la collana che portava al collo. Sembrava molto nervosa.

“Inizia tu Victoria…”

“Oh… Ok”.

In quel momento Austin portò l’acqua al loro tavolo. “Ecco a voi l’acqua, nel frattempo che aspettate le vostre ordinazioni, se avete bisogno di altro fatemi sapere”.

“Grazie Austin” disse Victoria mentre riempiva i loro bicchieri d’acqua.

“Grazie Victoria” disse Max.

“Figurati”.

Dopo aver bevuto entrambe un po’ d’acqua, Victoria cercò di fare conversazione. “Allora Max… ehm… da quando fai terapia?”

“Da pochissimo. Tu?”

“Io da quando sono tornata a Seattle. Cosa ti ha spinto a fare terapia, se posso chiedere. Cioè, voglio dire… cosa succede?”

“Faccio continuamente degli incubi”.

“Oh, come me allora. Cosa sogni di preciso?”

Molto probabilmente quello che sogni tu Victoria, ma non posso dirtelo.

“Il tornado che spazza via tutto. Vedo tutte le vittime…”

“Io non ho visto il tornado, ma deve essere stato terribile”.

“Più di quanto pensi”.

Victoria la guardò mentre prendeva un altro sorso d’acqua.

“Tu invece?” chiese Max.

“Io sogno continuamente lui… Jefferson. Mi trovo sempre in quella maledetta camera oscura, legata mani e piedi. E lui che continua a girarmi intorno con la sua macchina fotografica” disse Victoria allungando una mano per rigirare il bicchiere tra le dita.

“Mi dispiace tanto Victoria, è stata colpa mia se ti sei trovata in quella situazione. Non avrei mai immaginato che potesse essere lui. Ti ho messo in guardia da Nathan e invece…”

Victoria la guardò con aria interrogativa. “Max, ma di che stai parlando? Mi hai messo in guardia da Nathan? Quando?
“Quando ci siamo viste al Vortex Party”.

“Max, non ci siamo mai viste lì…”

Solo in quel momento Max comprese di aver fatto confusione tra le varie realtà che aveva vissuto. In quella attuale, la ragazza non aveva mai parlato con Victoria di Nathan.

“Max, sono un tantino confusa in questo momento. Potresti spiegarmi di cosa stai parlando?”

Max la guardò sospirando. “Scusami tanto Victoria” disse alzando la mano e riavvolgendo, per sistemare il disastro appena creato.

“Io sogno continuamente lui… Jefferson. Mi trovo sempre in quella maledetta camera oscura, legata mani e piedi. E lui che continua a girarmi intorno con la sua macchina fotografica” disse Victoria allungando una mano per rigirare il bicchiere tra le dita.

“Mi dispiace tanto Victoria, per quello che hai passato”.

“Grazie Max. Sei sempre stata l’unica in tutta la scuola a trattarmi come una persona, invece della stronza che sono”.

Rimasero in silenzio per un po’ mentre Victoria rifletteva. Sembrava fosse combattuta sul dire qualcosa. “Una cosa non capisco. Come avete fatto a capire che cosa stesse succedendo?”

“Io e Chloe stavamo cercando di capire che fine avesse fatto Rachel. Abbiamo indagato un po’ e collegato tutti gli indizi, che hanno condotto David a Rachel… e a te”.

Victoria sembrava ancora confusa, ma non diede più importanza alla cosa. L’importante era che qualsiasi cosa avessero fatto le due ragazze, le avevano salvato la vita.
“Victoria, oltre agli incubi succede qualcos’altro?”

Gli occhi di Victoria divennero lucidi. “Si, non riesco più… a fare foto”.

“Anche tu?” disse Max senza riflettere.

Victoria alzò di scatto lo sguardo verso la ragazza. “Cosa vuol dire, anche tu?”

“Io non…”

“Max, non vorrai dirmi che anche tu…”

Max alzò di nuovo la mano invertendo il tempo di poco, per rimediare al suo ennesimo errore.

Victoria alzò di scatto lo sguardo verso la ragazza. “Cosa vuol dire, anche tu?

“Ho solo vissuto una brutta esperienza, che mi ha bloccata completamente. Ero venuta alla Blackwell per lui, per imparare dal migliore. Diventare una fotografa è il sogno di una vita, ma ora non riesco più a fare nulla”.

Victoria la guardò comprensiva. “Mi dispiace Max, tu non meriti tutto questo. Forse io, ma tu…”

“Victoria, nessuno merita una cosa del genere”.

“Beh, dopo quello che ho fatto a Kate e aver trattato Rachel come se fosse…” disse Victoria con voce tremante.

“Victoria, nemmeno tu meriti quello che hai passato e che stai ancora passando. È vero, hai sbagliato ma non sei una persona crudele. Altrimenti, non ti saresti mai scusata con Kate”.

“Si, sono andata a trovarla in ospedale. Non posso rimediare a quello che ho fatto Max. L’ho messa io su quel tetto e se non fosse stato per te, lei sarebbe…” disse Victoria con le lacrime che iniziavano a scenderle sul viso.

“Non l’hai messa tu su quel tetto, ma Jefferson e Nathan…”

“Nathan?! Cosa c’entra lui?! Non è stata colpa sua quello che è successo! Lui è stata una vittima esattamente come tutti gli altri! Jefferson l’ha manipolato come fosse una marionetta!” disse Victoria con tono aggressivo.

“Lo so questo, ma è stato comunque lui a fare del male a Kate e forse anche a Rachel!”

“Gli unici responsabili della morte di Rachel, sono solo Jefferson e il padre di Nathan! Lui non stava bene, aveva dei problemi! Il padre non ha fatto assolutamente niente per aiutarlo! Jefferson ha approfittato della situazione, sfruttandolo per i suoi giochi perversi!”

“E quello che è successo a Kate?! Ah, dimenticavo che l’hai messa tu su quel tetto!” disse Max sfidandola.

“Si, quello è stato colpa mia! Sono stata io a divulgare il video!”

“Victoria, non puoi parlare sul serio! Ciò che ha portato Kate su quel tetto è stato l’insieme di tante cose! Non c’entra solo il video! Anche Nathan ha la sua parte di responsabilità! Lo so che per te era un amico e stai soffrendo…”

“Ah, davvero?! Tu lo sai?! Sai cosa vuol dire perdere il tuo migliore amico?!”

A quelle parole Max non disse più nulla. Lei non aveva subito la perdita di Chloe. Però poteva farsi un’idea di quello che avrebbe potuto passare non salvandola.

“Nathan era il mio miglior amico. Sapevo che non stava benissimo, ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a tanto. Avrei dovuto capire che stava succedendo qualcosa”.

“Nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Non continuare a tormentarti così”.

“È troppo da sopportare. Gli errori che ho commesso, le cose che avrei dovuto fare e invece non ho fatto. Nathan è morto, Rachel è morta. E sono morte così tante persone in quel maledettissimo tornado. Taylor, Courtney…”

Il senso di colpa trovò ancora una volta spazio dentro Max al sentir parlare del tornado causato da lei. Abbassò lo sguardo torturandosi le mani in grembo. Victoria notò il suo disagio.

“Scusami Max, parlo come se fossi l’unica a soffrire qui, ma anche tu hai i tuoi problemi”.

“Non scusarti”.

“Ho saputo di Joyce…”

“Si…”

“Non deve essere facile per Chloe. Prima perde suo padre, poi Rachel e ora sua madre. È per questo che fa terapia?”

“Tra le altre cose, si”.

“Non ho mai capito come voi due siate diventate amiche. Sembrate così diverse”.

“Lei non è stata sempre così. La vita ti cambia. Io e lei siamo amiche d’infanzia. Ci siamo perse di vista quando mi sono trasferita qui a Seattle. Poi quando sono arrivata alla Blackwell ci siamo ritrovate”.

“Oh, capisco. Non avrei mai pensato di poterlo dire, ma devo molto anche a lei. Non è voluta venire per me, vero? Di certo non mi sorprende. Sono stata una stronza con lei e Rachel”.

“Scusa se ti ho mentito”.

“Non ha importanza, la capisco perfettamente”.

“Victoria, puoi dirmi come sta Kate?”

“Oh, lei sta bene. Beh, si fa per dire bene. Infondo siamo tutte sulla stessa barca”.

“Come ha fatto a salvarsi?”

“E tu e Chloe, come avete fatto?”

“Ci siamo trovate per caso al faro quando è arrivato il tornado. Siamo state solo molto fortunate…”

“Già, di certo non come tutti gli altri…” disse Victoria senza riflettere. "Oh Max, scusami, non voleva essere qualcosa contro di voi. Anzi, sono contenta che almeno qualcuno sia sopravvissuto a quell'inferno. Mi fa piacere, che non sono l'unica a essere devastata da questo, mi sento meno sola così. Cioè, non voglio dire che mi fa piacere che stiate passando l'inferno anche voi..."

"Victoria, capisco cosa vuoi dire, non preoccuparti".

"Diamine, non faccio che dire stronzate. Max scusa, mi dispiace tanto” disse Victoria portandosi le dita alle tempie.

"È tutto ok Victoria, tranquilla".

“Comunque, Kate era in ospedale con la sua famiglia. Erano appena andati a prenderla. Quando hanno visto l’arrivo del tornado sono scappati, andando a Bay City. Poi successivamente hanno raggiunto Tillamook. Sono stati ospitati da alcuni amici di famiglia. Ora vivono lì, in attesa di sistemarsi definitivamente”.

Max ascoltava Victoria con le lacrime agli occhi. “Sono felice che stia bene”.

“So che siete buone amiche. Sarà felice si sapere che ti ho vista”.

“Siete rimaste in contatto?”

“Si, anche perché dovremo ancora testimoniare contro quel bastardo. Ti posso dare il suo numero di telefono”.

“Ho già il suo numero”.

“Non credo proprio. Durante la fuga dall’ospedale, ha lasciato alcune cose dietro di sé. Ha un altro numero adesso”.

Victoria le diede il nuovo numero di telefono di Kate.

“Avrei dovuto chiamarla per sapere se stesse bene, ma non l’ho fatto”.

“Senza il suo telefono non avrebbe potuto ricevere la tua telefonata”.

“Si, ma non l’ho cercata lo stesso”.

“Max, con tutto quello che è successo, non c’è da sorprendersi, se agiamo in maniera diversa dal solito. Anche lei voleva chiamarti, ma non aveva il telefono. Quando ci siamo incontrate un mese fa lei, non stava proprio bene. Stava ancora cercando di superare il suo… tentato suicidio. Poi ha visto il tornado e infine è venuta a conoscenza del coinvolgimento di Jefferson. Era un po’ incasinata in quel momento. Lo siamo un po’ tutte”.

"Come sta andando il processo?"

"Direi che va bene. Quel bastardo pagherà per tutto quello che ha fatto a quelle ragazze, Rachel e Nathan. La lista è terribilmente lunga. Con la mia testimonianza e quella di Kate, chiuderemo i conti una volta per tutte. Deve marcire all'inferno”.

"Non potrà fare più del male a nessuno".

“Sai, stavo pensando che sarebbe bello, se voi due potreste vedervi. Magari potrei invitare Kate a stare da me per qualche giorno”.

“Davvero? Lo faresti per noi?”

“S-si, certo Max. So che piacerebbe tantissimo anche a lei rivederti. In queste situazioni vedere un volto amico è sempre utile".

Max guardò Victoria stupefatta dall’altruismo di Victoria.

“Che c’è? Perché mi guardi così?”

“No, niente. Solo, non mi aspettavo una cosa del genere da te. Non sei mai stata…”

“Beh, c’è sempre una prima volta. Almeno ci sto provando. Dopo tutto quello che è successo, sto cercando di essere una persona migliore. Cercando di abbassare il livello di stronzaggine che ho nel sangue, non vorrei davvero finire come mia madre” disse Victoria in imbarazzo, evitando lo sguardo di Max.

Max le sorrise. “Mi piacerebbe tanto rivedere Kate”.

“Allora la chiamo domani, per avvisarla”.

Austin portò le loro ordinazioni e così finalmente poterono rilassarsi un momento. Iniziarono la loro cena, cercando di mettere da parte tutto quello che era successo.
Quando la cena terminò, Victoria pagò per entrambe e si avviarono verso le loro macchine.

“Grazie per la cena Victoria”.

“Oh, per così poco”.

“Mi ha fatto molto piacere vederti e parlare con te”.

“Anche a me Max. Ascolta, ti faccio sapere per quanto riguarda Kate, ok?”

“Si, va bene. Arrivederci Victoria”.

“Ciao Max” disse Victoria guardandola dirigersi verso la sua macchina. Poi la fermò. “Aspetta Max”.

“Dimmi”.

“Lo so che può sembrare strano, o forse no, ma mi piacerebbe se ci vedessimo ancora. Ovviamente solo se… sei d’accordo” disse Victoria facendo uno sforzo sovrumano, trattenendo il respiro.

Max era sorpresa dalla richiesta di Victoria. “Oh, ma certo Victoria, mi piacerebbe”.

Victoria tornò a respirare normalmente. “Bene, allora ci vediamo Max” disse con un sorriso, che Max ricambiò. Quando Max tornò a casa i Caulfield erano in salotto a guardare un film. La ragazza non chiese nulla di Chloe, salendo direttamente al piano di sopra dando la buonanotte ai suoi genitori. Prima di entrare nella sua camera, aprì la porta della stanza della sua amica, per controllare se ci fosse. Trovò il suo letto vuoto. Questo le fece venire un tuffo al cuore, al pensiero di lei con Duncan. Il ragazzo non le piaceva per niente. Ogni volta che c’era lui in giro, aveva una brutta sensazione. Andò nella sua stanza per mettersi a letto, sperando che Chloe tornasse presto.

Duncan e Chloe erano nella stanza sul retro della sala giochi, in compagnia di Colin che fumava uno spinello. Avevano passato tutto il tempo a ridere e scherzare, fumando e bevendo, sgranocchiando interi sacchetti di patatine. A un tratto Colin ricevette una telefonata. Era suo fratello che gli chiedeva di andare a dargli una mano per qualcosa. Dopo che Colin uscì chiudendo la porta della stanza, i due ragazzi rimasero soli seduti sul divano a fumare e bere una birra.

“Allora, che tipo di giornata di merda hai avuto per spingerti a cercarmi?” chiese Duncan guardando verso Chloe.

“C’è l’imbarazzo della scelta. Non so cos’è peggio, tra incontrare una persona che odio e Max che cerca di costringermi a uscirci insieme! Ah, e non dimentichiamo la psicologa Tyler che si sta dando tanto da fare per farmi impazzire!”

Duncan che stava per fare l’ennesimo sorso alla sua birra, si fermò di colpo. “Aspetta un attimo, cosa hai detto?! Psicologa?!”

“Esatto amico, ho detto proprio psicologa!”

“Non vorrai dirmi che stai facendo delle sedute di terapia?!”

“Ebbene sì!”

Duncan scoppiò a ridere. “Cazzo Chloe, hai tutta la mia comprensione e anche la mia erba se vuoi!”

La finisci di prendermi per il culo?! C’è poco da ridere, sono nella merda più totale!”

“Di chi cazzo è stata l’idea di andare da uno strizzacervelli?”

“Di Max! Secondo lei ne abbiamo bisogno, dopo tutto quello che è successo con mia madre e tante altre cose che di cui non voglio ritornare a parlare”.

“Ed è così? Ne hai bisogno Chloe?”

“Che cazzo ne so io! Tanto anche se faccio sedute, mia madre resta sempre morta e la mia vita rimane il solito schifo”.

“Infatti la terapia non serve a un cazzo, è solo un modo per rigirare il coltello nella piaga”.

“Sono stanca di questa situazione! Mi sento sopraffatta da tutto e tutti! Sembra che tutti vogliono decidere cosa è meglio per me! Non ho voce in capitolo nella mia stracazzo di vita di merda!” disse Chloe prendendo un altro sorso dalla sua birra.

“Il punto è che vivi a casa loro e se vuoi rimanerci, devi accettare le loro stronzate. Per quanto riguarda Max, che si fotta, non può decidere chi devi frequentare o se fare terapia o meno”.

“Già, la fai facile tu”.

“Max ti sta troppo addosso. L’altra volta che siete state qui, ho visto come cercava di controllarti. Insomma, le stavi chiedendo il permesso di fare qualche tiro” disse Duncan ridendo.

“Tanto avrei fumato lo stesso, anche senza la sua approvazione”.

“E quali sarebbero state le conseguenze?”

“Casini… come sempre”.

“Vedi? Ha troppo potere su di te, perché tu glielo concedi. Ed è troppo appiccicosa, tanto che mi meraviglia che sei qui da sola”.

“Potresti smetterla di parlare così di Max? È la mia migliore amica e non sai quanto ha fatto per me!”

“Non so cosa ha fatto per te, ma questo non la giustifica a darti degli ordini. Sembri il suo cagnolino".

“Cazzo, ma non dire stronzate!” disse Chloe infastidita.

Duncan alzò le mani in segno di resa. “Ok, stai calma. Ascolta, io credo di avere la soluzione al tuo problema”.

“Cioè?”

“Sei adulta ormai, potresti vivere per conto tuo”.

“Dove? Sotto i ponti?”

“Potresti stare da me. Non sarebbe la prima volta che ospito qualcuno a casa”.

Chloe si voltò a guardarlo sorpresa. “Ma stai dicendo sul serio o mi prendi per il culo?”

Duncan sorrise mentre beveva dalla sua bottiglia. “Ti sembra che stia scherzando? Dico sul serio, potresti stare da me tutto il tempo che vuoi”.

“E tuo padre sarebbe d’accordo?”

“Non c’è quasi mai in casa e anche se ci fosse non cambierebbe nulla”.

“E come dovrei campare?”

“Se hai bisogno di un lavoro ti aiuto a cercarlo. Oppure potresti darmi una mano nel mio lavoro”.

“E quale sarebbe?”

Duncan si voltò verso di lei a guardarla con malizia.

“Oooh… no no, non mi metterò a spacciare”.

“Si fanno soldi facili così. Potremmo ampliare il giro, avere più clienti e guadagnare molto”.

Chloe parve riflettere sulla sua proposta per alcuni secondi. “Aaaah no, non se ne parla”.

“Allora ti aiuto a trovare qualche altro lavoro?”

“Tipo cosa? Sai, dalla prima proposta che mi hai fatto, ho come l’impressione che potrei finire a battere sui marciapiedi” disse Chloe sarcastica.

Duncan scoppiò a ridere spuntando un po’ di birra che stava bevendo. “Cazzo, hai davvero una scarsa opinione di me. Non sono così stronzo”.

Chloe si girò totalmente verso di lui appoggiando un gomito sulla spalliera del divano e una mano tra i capelli. “Ok allora, spiegami di preciso come mai Jenny ce l’ha così tanto con te”.

“Perché lo vuoi sapere?” chiese girandosi anche Duncan verso di lei allungando un braccio sulla spalliera del divano.

“Per curiosità e anche perché prima o poi le farai venire un infarto”.

Duncan rise alle parole della ragazza. “Ok, te lo dico, ma questa è la mia versione. Sicuramente la sua sarà diversa. Ci ho provato con lei tante volte e alla fine ha ceduto. Il punto è che io non sono tipo da storie serie. Lei invece sì. Quindi siamo stati insieme per poco tempo, perché mi ha beccato con qualcun’altra. Più volte!”

“L’hai cornificata eh?!”

“Si, dal suo punto di vista. Io avevo messo le cose in chiaro con lei sin dall’inizio”.


“Prima che iniziasse la vostra storia?”

“Non così presto. Dopo che mi ha scoperto la prima volta con un’altra”.

“Allora ha ragione, sei uno stronzo!”

“Non ho mai affermato di essere un santo. Ma credimi, lei lo sapeva benissimo com’ero. Lucas già mi conosceva da un po', quindi sicuramente l'aveva messa al corrente.

“Non è bello essere traditi” disse Chloe pensando a Rachel.

“Parli per esperienza?”

“In un certo senso”.

“Beh, diciamo che forse non ho incontrato la persona giusta che ha scatenato la mia eterna fedeltà” disse con teatralità.

“Ma vaffanculo, che enorme stronzata hai detto” disse Chloe ridendo.

“Hai perfettamente ragione” disse il ragazzo ridendo. Poi tornò serio continuando a guardare Chloe. “Tu sei libera Chloe? Voglio dire, a parte la gabbia dei Caulfield in cui vivi e la tua cara amica dalle lentiggini”.

Chloe scosse la testa. “Non ho nessuna storia e nemmeno voglio averla. La vita fa già abbastanza schifo così”.

“E chi ti dice che deve essere proprio una storia?” disse Duncan in modo malizioso.

Chloe lo guardò con aria interrogativa. “Per caso ci stai provando con me Duncan?”

Il ragazzo rispose in piena contraddizione con le sue reali intenzioni. “Io?! Ma no figurati”.

Chloe annuì sorridendo. “Eh sì, ci stai proprio provando”.

“E anche se fosse? Cosa ci sarebbe di così sbagliato?”

“Niente credo”.

“Ma?”

“Ma non credo sia una buona idea”.

“Non sono il tuo tipo?”

“Non lo so nemmeno se ho un tipo”.

“Se non provi non lo scoprirai mai” disse Duncan avvicinandosi lentamente a lei. Chloe fermò la sua avanzata appoggiandogli una mano sul petto.

“Non credo che succederà mai Duncan”.

Il ragazzo si bloccò con un’espressione un po’ delusa e Chloe stranamente si sentì in colpa per averlo respinto.

“Beh, almeno posso dire di averci provato” disse il ragazzo finendo la birra rimasta nella sua bottiglia.

“Mi dispiace Duncan”.

“Cosa?! Perché ti scusi?! Chi ti dice che mi sono arreso?! Il tuo rifiuto per me, è solo un modo per spingermi a tentare ancora. Sai, mi piacciono le sfide” disse con il suo solito sorriso poco raccomandabile.

Chloe non poté fare a meno di ridere alle sue parole. “Ritiro le mie scuse allora”.

Continuarono a guardarsi ancora per un po’ in un silenzio imbarazzante. Chloe decise che la serata era conclusa lì.

“Beh, meglio che vado, non vorrei che i Caulfield chiamassero la polizia per cercarmi” disse la ragazza appoggiando la sua bottiglia ormai vuota sul tavolinetto davanti al divano.

Si alzò dirigendosi verso la porta, mentre Duncan la seguiva per accompagnarla a casa. “Ti accompagno”.

“No, andrò a piedi”.

“Ma non hai problemi a orientarti? Non voglio che ti perdi e poi la strada è abbastanza lunga”.

“Non più, mi sono ambientata ormai. Mal che vada ho qualche soldo in tasca, posso prendere un taxi. E poi ho bisogno di camminare un po’ per chiarirmi le idee”.

“Ah, stai cercando di starmi lontano eh?”

“No Duncan” disse Chloe iniziando ad aprire la porta. Duncan in quel momento appoggiò la mano destra sulla porta richiudendola, mentre con la sinistra afferrò il braccio di Chloe facendola girare. Non appena Chloe si fu voltata del tutto, Duncan la baciò spingendola verso la parete. La ragazza all’inizio cercò di divincolarsi da lui, ma poi rispose al bacio. Furono interrotti da Colin che stava per ritornare nella stanza. Duncan che aveva ancora la mano destra sulla porta, sentendola aprirsi la bloccò ulteriormente con il piede.

“Ehi, mi fate entrare sì o no?” chiese Colin al di là della porta.

“Fammi uscire Duncan” disse Chloe mentre continuavano a guardarsi.

Il ragazzo si allontanò da lei aprendo la porta. Colin li guardò confuso. “Ma che cazzo state combinando voi due?!” chiese Colin mentre entrava.

“Beh, io devo andare, ci vediamo Colin”.

“Vai già via Chloe?”

“Si”.

“Ok, torna quando vuoi, la porta è sempre aperta per te e per la tua amica”.

“Grazie Colin. Ok, allora vado”.

“Arrivederci Chloe, ti chiamo” disse Duncan che era rimasto a fissarla tutto il tempo.

Chloe lo guardò annuendo in imbarazzo senza dire nulla. Tornò a casa a piedi. Quando arrivò a destinazione, ormai erano già tutti a letto. Dopo aver salito le scale al piano di sopra, si avvicinò alla porta della stanza dell’amica. Non sentì alcun rumore provenire dalla camera. Ormai dormivano sempre insieme, ma quel giorno avevano discusso. Quindi rimase con una mano appoggiata sulla maniglia della porta, nell’indecisione di entrare o meno. Poi alla fine entrò e vide Max sdraiata di spalle. Si svestì lentamente cercando di non fare rumore. Sedendosi sul letto guardò verso la sua amica sussurrando: “Max, sei sveglia?”

L’amica rimase immobile senza rispondere. Sembrava proprio che stesse dormendo e Chloe ne fu sollevata. Si sdraiò voltandosi dall’altra parte, pensando a quello che era successo con Duncan. Dall’altra parte del letto, nell’oscurità della stanza, Max aprì gli occhi mentre fingeva di dormire. Era rimasta sveglia in attesa del suo arrivo, chiedendosi che cosa stesse facendo e soprattutto con chi. Nonostante era rientrata a casa, continuava ad avere quel peso sul cuore.


                                                                                                           Continua…
   
 
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