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Autore: InkHeart070    21/04/2021    0 recensioni
In un mondo dove creature soprannaturali e umani coesistono una ragazza scoprirà le sue vere origini dopo una serie d'incidenti che coinvolgono anche un misterioso vampiro con gli occhi di topazio.
Ma non tutto è come sembra, vampiri, lupi mannari, misteri, profezie e un umano accecato dall'odio che farà tutto pur di distruggere i vampiri.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Passarono tre settimane dall’annuncio del mio fidanzamento.
Cercavo di evitare Gabriele il più possibile. Ancora non ci posso credere che passeremo il resto della nostra vita insieme. Mi sentivo di soffocare.
Diedi un ultimo pugno al sacco facendolo cadere. Guardai le mie nocche bendate, delle piccole macchie rosse si potevano intravedere. Sbuffai rumorosamente.
Lentamente tolsi le bende accorgendomi con immenso piacere che non erano ferite tanto. Diedi un’occhiata al’orologio. Erano le otto, fra poco Sara verrà per dirmi che la cena è pronta.
Entrai nella mia camera e mi immersi nella vasca per un po’, solo per togliere il sudore. Usci appena in tempo che Sara busso alla porta.
“Un momento”
Andai sotto le coperte e mi avvolsi con esse.
“Avanti”
Sara entrò facendo un piccolo inchino.
“Principessa, la cena è pronta”
“Grazie, però puoi riferire che non verrò? Non mi sento molto bene”
“Certo. Vuole che le porti qualcosa da mangiare qua?”
“Non serve e non avrò bisogno di aiuto, quindi ti puoi ritirare presto oggi”
“Grazia mille, principessa” si inchinò e se ne andò per informare che non attenderò.
Quando mi assicurai che se ne era andata mi alzai.
Mi recai verso il passaggio segreto tutta nuda. Misi dei pantaloni neri strettissimi, una camicia un po’ larga anche essa nera e un paio di stivali da uomo del medesimo colore. Cominciai ad armarmi lasciando per ultimi i miei capelli che con la sostanza nera poi li tinsi.
‘Oggi si va a caccia’ pensai e apri la mia finestra.
Guardai fuori e quando ero certa che non ci fossero pattuglie, saltai. L’aria sfregò i miei cappelli furiosamente.
Quando mi avvicinavo al suolo presi la fune e la lanciai ad un ramo. La fune che era legata sicuramente alla mia vita era l’unica cosa che m’impediva di schiantarmi contro il suolo. Velocemente la slegai dal ramo e scesi. La città era almeno venti minuti a piedi, dovevo sbrigarmi.
Arrivata presi di nuovo la fune e mi arrampicai ad un tetto per poi saltare da uno al altro fino il centro della città.
“Oculi revelare” sussurrai.
Senti i miei occhi pizzicare un po’ e quando gli riapri la vera ombra, delle persone presenti, si rivelo. Tutti avevano un’ombra bluastra, tipica degli umani, ma io cercavo una rossa come il fuoco. E, in effetti, dopo pochi minuti un’ombra cosi apparse, affiancata da una donna.
Gli segui in silenzio totale da sopra i tetti finché non gli vidi entrare in una taverna. Guardai dentro da una finestra solo per vedere dappertutto ombre rosse tranne poche bluastre.
 Ero sicura che tutti questi umani stanotte diventeranno la loro cena.
Cominciai a contare quanti ce ne sono. Solo sul primo piano ce ne sono una ventina e sul secondo almeno dieci. Per fortuna tutte le ombre sono di un rosso fuoco che significa vampiri comuni, quindi vulnerabili all’acqua santa. Afferrai le boccette con l’acqua santa a forma di gas.
Presi la mia balestra, rompi la finestra del primo piano e immediatamente buttai la boccetta dentro.
“Dissemina” sussurrai e il gas cominciò a disperdersi da per tutto.
 L’uno dopo l’altro i vampiri appena inalarono l’acqua si accasciarono morti. Gli umani apparentemente sconvolti uscirono dalla taverna urlando. I vampiri al secondo piano si allertarono, pero era inutile, abbattei la maggioranza con le mie frecce immerse in acqua santa. Solo quattro riuscirono a pararsi in tempo. Scesi dal tetto ed entrai impugnando i miei coltelli. Un vampiro biondo cercò di saltarmi a dosso pero colpì il suo ginocchio abbastanza forte per dislocarlo. Non che gli farebbe male, però perse l’equilibrio. Conficcai un coltello sul piede e poi l’altro al suo cuore. Gli altri scapparono appena il biondo mi attaccò.
Ritrai i miei coltelli e mi girai verso le scale, appena stavo per scendere mi bloccai. Delle persone stavano entrando nella taverna. Quello che mi stupì di più erano le loro ombre, di un rosso scurissimo. C’erano due femmine e due maschi.
Per sbaglio pestai un pezzo di vetro. Tutti si girarono verso di me. Un paio di occhi come il topazio guardarono dritto dentro la mia anima. Un brivido mi percorse.
Nel mio stato di trance non notai un vampiro, che prima di lasciare il suo ultimo respiro, con tutta la sua forza mi tirò addosso la freccia che gli avevo tirato prima. Mi colpì la spalla a pieno.
Mi girai di scatto, non potevo stare la sanguinante o mi avrebbero attaccato. Saltai da dove ero entrata su un tetto e cominciai a correre.
La ferita mi faceva un male cagnesco, però non potevo fermarmi.


Il castello apparse nella mia vista, con le poche forze che avevo corsi ancora più forte.
Dalla mia agonia di tornare non vidi un ramo e inciampai cadendo. La freccia s’ingozzò di più e la punta usci dal’altra parte. Un urlo misto con pianto usci dalla mia bocca. Cercai di alzarmi ma la perdita di sangue mi causo un enorme capogiro, cosi solamente mi appoggiai al tronco dell’albero.
Neanche dieci secondi passarono e sentì passi. Girai la testa lentamente. Nella mia vista offuscata notai gli stessi occhi della taverna. Mi mettevano in soggezione, non gli potevo distogliere lo sguardo di dosso. Poi pian piano le altre tre persone entrarono nella mia vista.
Misi la mia mano sopra il fodero, pronta a tirare i coltelli.
“Nel tuo stato non ti consiglierei fare movimenti estenuanti” disse la ragazza con i capelli castagni.
Non le rivolsi neanche un’occhiata. I vampiri mi nauseavano, erano le creature più schifose che abbia mai visto.
Cominciai a calcolare quanta energia mi servirebbe per ucciderli. La mia mano stava tremando, avevo perso troppo sangue.
Rendendomi conto che non ce la farò, mi arresi e mi misi a sedere aspettando.
I vampiri si avvicinarono e con essi la mia fine.
‘Spero solo che sia veloce’ pensai.
Qualcosa di freddo mi tocco la ferita.
“Dobbiamo sbrigarci, non sta bene e non so quanto tempo abbiamo da perdere” la ragazza con i capelli rosa quasi urlò.
Ad un tratto mi senti sollevare da terra e quando mi girai per vedere da chi, vidi quelli occhi.
Occhi di puro topazio erano l’unica cosa che visi prima di svenire.
 
 
 
“Ma siete matti?! Perché avete portato qui la psicopatica! Questa qua se la lasciate torna e ci uccide tutti!” una voce femminile quasi urlo.
“Kabale, smetti o la svegli!” un'altra voce femminile l’ ammoni.
Aprì i miei occhi pian piano. Per fortuna non c’era troppa luce.
Guardai in giro, la stanza era abbastanza semplice con le pareti bianche, un armadio, un piccolo divano e delle sedie sparse qua e la. Ricordava le stanze dei servi. 
Mi soffermai su le persone che causavano tutto questo chiasso. Erano all’incirca cinque persone.
“Si è svegliata!” esclamo una ragazza che si sedeva sulle gambe di un’altra. Aveva capelli ondulati color castagno e un paio di occhi neri come la pace, quasi non potevi distinguere la sua pupila. La ragazza alla quale si sedeva aveva gli stessi occhi ma i capelli grigi liscissimi, come una persona anziana.
Cercai di alzarmi ma la spala mi doleva troppo.
Vidi una mano avvicinarsi e indietreggiai un po’ causandomi ancora più dolore.
La mano apparteneva ad una ragazza con la pelle olivastra, i capelli castani ricci e gli occhi viola.  
“Lo so che la spalla ti fa male ma almeno non hai più la febbre”
 Mi limitai a guardarli, dovevo analizzare la situazione.
“Come ti chiami?” mi chiese la ragazza con i capelli rosa.
Se faccio qualche mossa azzardata mi mettono giù nello stato che sono, in poche parole, se vogliono uccidermi lo possono fare in ogni momento. Ma siccome non hanno fatto niente decisi di fare la brava. 
“R-Raven” la mia bocca era secchissima e ho dovuto schiarire la mia gola.
“Ti serve un po’ d’acqua Raven?” mi chiese la riccia porgendomi un bicchiere.
“Grazie” la ringraziai e continuai “E voi chi siete?”
“Io sono Urie, quella con i capelli rosa è Dolce, quelle sono Dione e Daiana e quella con i capelli corti è Kabale”
Kabale mi stava guardando in malo modo.
Cosi ricambiai lo sguardo e presi a osservarla.
Aveva dei capelli corti di un colore viola scuro e un ciuffo rosso, aveva gli stessi occhi come lui ma non brillavano e non avevano lo stesso effetto su di me.
Al ricordo di quelli occhi un brivido mi percorse.
“Raven, ora che ti sei svegliata, dobbiamo farti delle domande” mi disse Urie seria.
“Non dovremmo aspettare il principe?” disse Daiana.
“Non è necessario” disse Kabale.
“Nei mesi recenti ci sono stati molti casi in cui vampiri Niglri sono stati trovati morti, qual è il tuo coinvolgimento?”
‘Vampiri Nigril? Era la prima volta che avevo sentito questo rango di vampiro’
“Raven?” disse Urie distogliendomi dai miei pensieri.
“Scusami, cosa stavi dicendo?”
“Quell’è il tuo coinvolgimento nei casi Raven”
“Non so di che cosa stai parlando”
“Cazzo, non fare la finta tonta!” Kabale sbatto la mano sul muro creando un'indentazione. 
Cercava di intimidirmi ma in vano.
“Raven, guarda, qui non ti farà male nessuno, però devi darci delle risposte” disse Urie.
Non risposi e voltai il viso.
“Ragazze, perché non le diamo un po’ di tempo per riposarsi?” propose Dolce.
Kabale sbuffo e usci sbattendo la porta.
“La tengo io d’occhio” si offro Dione.
“Sei sicura?” le chiese Daiana.
“Si si”
“Va bene, ma stai attenta, ti prego” le sussurrò l’ultima parte dandole un bacio sula fronte.
Urie, Dolce e Daiana uscirono. Un silenzio regnava per almeno dieci minuti finche Dione parlò.
“Sai noi non siamo cattivi” la sua voce era cosi bassa, quasi non l’avevo sentita.  
“Sì, come no” sbuffai.
“No, dico sul serio. Noi Daemeon non beviamo sangue umano”
‘Ecco un'altro termine che non capisco’ pensai. 
“E allora come sopravvivete?”
“Beviamo sangue animale. Anche se questo ci costa abbastanza. Siamo significativamente più deboli dai Nigril”
“Non esiste un vampiro che non beve sangue umano” ribaddisco io.
 “Ci odi davvero tanto” commentò.
Non risposi e chiusi gli occhi, cercando di fare finta che dormivo.
Circa una ventina di minuti dopo gli apri per vedere se Dione si era addormentata.
Il suo corpo disteso sopra il piccolo divano e il suo volto sereno confermò il fatto.
A dire la verità non mi sentivo molto bene, ma non potevo rimanere qua.
Toccai la mia spalla e sussurrai.
“Sanais”
Una luce usci dalla mia mano. Era un incantesimo per migliorare la ferita, non era abbastanza forte da curarmi ma almeno ora potevo muovere il mio braccio.
Guardai in giro per le mi cose e con grande stupore trovai tutto appoggiato sopra una sedia. C’erano anche i mie coltelli e la mia affidata balestra. 
‘Ma quanto stupidi possono essere da lasciarmi le mie armi. Hanno veramente pensato che non tenterei di usarli?’ risi dentro di me con la loro stupidità.
Mentre mi vestivo guardai Dione.
Per un momento ho avuto la tentazione di farla fuori ma decisi di non perdere tempo.
Guardai fuori dalla finestra per controllare se c’erano guardie nelle vicinanze.
Per fortuna ero nel secondo piano quindi potevo saltare senza problemi.
Senza esitare saltai rotolando sulla terra e cominciai a correre.
Mentre il castello si allontanava delle case si avvicinavano. Cercai di capire, dove sono per tornare a casa ma tutto mi era sconosciuto, dalle case fino alla vegetazione.
Il territorio dei vampiri non assomigliava per niente a quello degli umani.
Trovai un albero abbastanza alto, con rami che potevano sorreggere il mio peso e mi arrampicai. Dovevo vedere a che parte mi trovavo per decidere come proseguire.
Un enorme muro circondava il territorio ed oltre ad esso si poteva intravedere la foresta.
‘Devo per forza andare oltre il muro’ pensai.
La distanza che dovevo attraversare era all’incirca un giorno a piedi.
Scesi dall’albero e cominciai a camminare verso sud, quella parte del muro sembrava la più vicina.
 
 
Il sole calò e dovevo riposarmi in un posto sicuro. Trovai un ammasso di rocce che mi poteva proteggere dal vento.
Mi sdraiai e chiusi gli occhi, ero stanchissima e la mia ferita aveva cominciato a farmi male.
Ripensai agli eventi di oggi e al fatto che era la seconda volta che passavo la notte fuori dal castello. Se scoprono la mia mancanza, sarò in seri guai.
Poco dopo cadi in un sonno profondo.
   
 
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