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Autore: ballerina 89    21/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 20

 
Riposai per ben due lunghe ore, due ore e mezza per la precisione, poi venni svegliata da una serie di dolci baci e delicate carezze. Era il mio Killian.
  • Mmh... amore... - esclamai ancora assonnata, mi sembrava di aver dormito un secolo.
  • Ehi... tutto bene? Ci hai fatto preoccupare.
  • P... perché?!?!
  • Ti sei addormentata due ore e mezza fa, le tue amiche hanno provato a svegliati per il pranzo ma niente, ti ho chiamato un paio di volte ma non hai risposto, mia madre era in super agitazione perché ha detto che eri strana... vedi un po’ tu se non è abbastanza per essere preoccupati. - mi sorrise.
  • Sto bene, tranquilli...
  • l’occhietto spento che hai non la pensa così. - si avvicinò dandomi un bacino sul naso. - che hai? Sei arrabbiata con me vero? Per questa mattina?
  • No...
  • Mmh... amore, non sai mentire. - mi riprese da maestrino.
  • E va bene.... un po’ si, ci sono rimasta male ma non è solo questo... è stata la mia reazione alla tua assenza che mi ha spiazzata. - confessai.
  • Spiegati meglio.
  • Mi sono sentita sola, persa... in un attimo tutto ciò che ho affrontato in questi ultimi anni è svanito lasciando spazio alle paure e ai pensieri della Emma di quattro anni fa. Ho avuto paura di non farcela, di deludere tutti... di deludere te.
  • Siete arrivate terze mi sembra... sono orgoglioso di te, non deluso.
  • Potevo fare di meglio però... non è stata una gara da ritenersi soddisfatti.
  • Me lo hanno accennato questo, ho anche chiesto ad Abby di farmi i video delle tue esibizioni, poi ci darò un’occhiata... tornando a te però ti dico si, hai ragione, forse non hai fatto una bella gara ma puoi pur sempre rimediare. oggi ad esempio: sei pronta per dare il meglio di te?
  • Tu ci sarai? - chiesi con il cuore che mi martellava nel petto.
  • che risposta è?!!! Sei pronta o no?
  • Non lo so... dipende...
  • Da cosa? Da me? - non risposi ma la risposta era nei miei atteggiamenti - andiamo Emma non essere ingenua, cosa sono tutte queste paure adesso è? Non c’ero alle prime gare di inizio settimana eppure sei andata alla grande anche senza la mia presenza: perché improvvisamente è un problema se non dovessi esserci?
  • Le altre volte lo sapevo, ero a conoscenza della tua assenza... questa mattina invece no e.... e poi ho sentito i giornalisti domandarsi perché non fossi lì con me, se avessimo già litigato... involontariamente mi sono ritrovata anche a pensare a come sarebbe la mia vita senta di te e... mi sono sentita persa.
  • Ooooh amore mio... non ci sarà mai una vita in cui saremo separati credimi.
  • E tu come lo sai? se un giorno ti dovessi stufare di me? - mi mise una mano sulla fronte come a volermi sentire la temperatura
  • Ha ragione mia madre... tu vaneggi Emma! Ma scherzi? Come potrei mai stufarmi di te è? È assurdo amore mio credimi. Proprio assurdo. - prese una piccola pausa - questa mattina ero sull’orlo di rinunciare alla finale olimpica per te!
  • Cosa??? - sbarrai gli occhi
  • Già... Non volevo parlartene per non allarmarti inutilmente ma se può servire a qualcosa allora è meglio che tu lo sappia. In pratica il mio coach questa mattina mi ha comunicato di un paio di allenamenti extra in vista della finale che si sarebbero dovuti tenere durante tutto l’arco di questa giornata.
  • Cosa??? Quindi non ci sarai neanche questo pomeriggio????? - per me fu come ricevere una coltellata in pieno petto. Quello che mi aveva detto Regina era una farsa allora? Non è vero che anche se in ritardo prima o poi sarebbe venuto.
  • Fammi parlare! Come ti dicevo gli allenamenti fissati oggi prevedevano tutta la giornata così sono andato a parlare con il mio coach e gli ho spiegato che per me era impossibile, avevo un impegno già preso e non potevo saltarlo. Il mio appuntamento eri tu! - specificò anche se lo avevo capito - Abbiamo litigato, non voleva sentire ragioni e mi ha detto che se non ero d’accordo potevo anche fare le valige e andarmene.
  • Non lo hai fatto vero? - chiesi preoccupata. Killian ne sarebbe stato capace e poi era lì con me... il dubbio mi sfiorava - non hai mandato a puttane tutto il lavoro fatto in questi quattro anni vero? - ci mise un po’ a rispondere e questo mi fece tremare.
  • Stavo per farlo - ammise - ma poi il mio stesso coach me l’ha impedito. Abbiamo parlato a lungo e alla fine mi ha concesso un allenamento di sola mezza giornata. - ripresi a respirare. - ho dovuto scegliere se saltare le semifinali a squadra o quelle individuali e la risposta era scontata no? - scesi dal letto e gli saltai letteralmente addosso mettendo fine al suo monologo con un lunghissimo bacio.
  • Per un attimo ho temuto che avessi fatto una cazzata.
  • L’avrei fatta Emma credimi! Fortuna che mia madre mi ha chiamato a semifinale terminata perché se mi avesse detto prima che eri nel pallone per via della mia assenza avrei abbandonato tutto senza esitazione.
  • Fortuna che non l’abbia fatto allora, non te lo avrebbe perdonato tanto facilmente.
  • Non me ne sarebbe importato nulla, la tua felicità viene al primo posto sempre.
  • Forse non ti avrei perdonato neanche io...
  • fortuna allora che tutto sia andato per il verso giusto. - mi bació. - adesso basta chiacchiere e cattivi pensieri, sono qui con te e non ho nessuna intenzione di perdermi la tua semifinale. - mi guardò meglio occhi - sei pronta? Ti senti carica dopo questa bella dormita?
  • Carica?!?! Mai stata così carica in vita mia! Ed è tutto merito tuo! Ti amo amore!
  • Ti amo anche io, non immagini nenache quanto.
Lo lasciai raggiungere Regina nella reception, in via del tutto straordinaria riuscii a convincerla a farlo assistere alla nostra competizione dalla nostra scuderia, mi preparai per l’evento e solamente quando anche Abby fu pronta, le altre ragazze ci stavano già aspettando giù in divisa, raggiungemmo il gruppo pronti per una nuova avventura.
Per tenerci in allenamento fin da subito optammo per scendere le scale piuttosto che prendere l’astensione, pazzia lo so sopratutto visto che eravamo tipo all’ottavo piano e quando arrivammo a destinazione oltre ai nostri amici e preparatori trovammo ad aspettarci anche una piacevolissima sorpresa: i nostri genitori, sia i miei che quelli di Abby, erano proprio lì davanti a noi con uno striscione tra le mani che diceva “siete le nostre stelle”. Abby e io ci guardammo in faccia per una manciata di secondi come a dire “vedi anche tu quello che vedo io?”, non ci aspettavamo minimamente una cosa del genere dopodichè, appurato che non stavamo avendo delle visioni, scoppiamo a piangere emozionare e corremmo ad abbracciarli senza esitazione. In base a quanto mi avevano detto i miei sarebbero dovuti arrivare solamente il giorno seguente, per le finali vere e proprie, mentre i genitori di Abby le avevano comunicato telefonicamente proprio ad inizio settimana che a causa di alcuni imprevisti non sarebbero potuti più partire. Che monelli... ci avevano fregato bene bene ma eravamo felici di ciò perché quella sorpresa ci aveva caricate ancora di più... averli lì era davvero un’emozione unica.
  • Voi iniziare ad incamminarvi - esordi Sarah dal nulla, guardando l’orologio, rivolgendosi a tutta la tifoseria, coach compresi - io mi occupo un attimo di Emma e Zelina di Abby, diamo una veloce sistemata al trucco che scusate l’onestà - si rivolse a noi - sembrate appena uscite da un film horror e poi vi raggiungiamo.
  • Una cosa veloce però! - si raccomando Regina. Effettivamente iniziava a farsi tardi ma non potevano di certo presentarci con il mascara colato sul viso. Non sarebbe stato per nulla professionale.
Non appena finito il restauro ci precipitammo a gran velocità verso il padiglione selezionato per la nostra semifinale e dopo la presentazione iniziale di tutte le ginnaste, a cui riuscimmo a prendere parte per il rotto della cuffia, ecco che iniziò la competizione vera e propria.
Iniziai con una carica del tutto differente rispetto al mattino e se ne accorsero tutti, anche i telecronisti, quella mattina in pedana era scesa la gemella di Emma Swan ma quel pomeriggio no, la vera Emma era lì, carica come non mai ad aggiudicarsi un posto in finale.
Corpo libero, parallele e trave, tre esibizioni quasi perfette, giusto qualche sbavatura qua e là ma nulla di così compromettente. A detta di Harris ero già dentro anche se non avevo ancora terminato la mia competizione, ma nonostante sapessi che se non fosse stato più che convinto della cosa non si sarebbe minimamente sbilanciato, decisi comunque di non dare ascolto alle sue parole e di concentrarmi per l’ultimo attrezzo, quello da me più odiato... il volteggio. Tre erano i salti chiamata ad eseguire, ognuno di essi conteneva al suo interno notevoli difficoltà. In prova erano andati più o meno sempre abbastanza bene ma se nei primi due non avevo evidenti difficoltà, nel terzo qualche problemino ogni tanto si presentava.
Cercai di non pensarci e sfoggiando il mio miglior sorriso mi apprestai ad eseguire il primo salto che per mia grande gioia andò anche meglio del previsto. Riuscii addirittura a stoppare l’arrivo in maniera perfetta, cosa assai difficile la maggior parte delle volte. Il secondo andò ugualmente bene ma a differenza del primo qualche leggera sbavatura ci fu e il terzo.... beh... per il terzo ci sarebbe da aprire un discorso a parte. Non so se fu l’agitazione, l’adrenalina o semplicemente la voglia di strafare... so solo che presi troppa rincorsa, troppa spinta e di conseguenza il salto non solo fu più alto di quello provato in prova ma acquisì una velocità in fase di atterraggio maggiore. Atterrai prima su una gamba e poi sull’altra, una cosa ad occhio umano impercettibile da capire ma il mio corpo lo capì benissimo in quanto tutto il peso fu attutito su una sola gamba, quella con il chiodo. Sentii un dolore lancinante come una serie di lame che si conficcano all’interno del tuo corpo ma pur di non cedere e spostare il peso, causando così una possibile perdita di punteggio, strinsi i denti e rimasi in quella posizione anche qualche secondo in più del dovuto dopodiché ripartii il peso su entrambe le gambe e con il sorriso più finto di sempre, stavo letteralmente morendo dal dolore credetemi, salutai il pubblico e i giurati e tentai di raggiungere la mia scuderia.
Vidi Killian scambiarsi un’occhiata con Regina e successivamente quest’ultima portarsi entrambe le mani sulla testa a mo’ di esasperazione ma prima ancora che potessi raggiungerli ecco Killian venirmi incontro di corsa insieme a Mark.
  • tutto ok? - disse Mark cercando di incrociare il mio sguardo ma i miei occhi, ormai incapaci di trattenere le lacrime incrociarono gli unici occhi che in quel momento avrei voluto vedere, quelli del mio uomo.
  • Va tutto bene ma dimmi: su una scala da uno a dieci quanto forte è il dolore? - avrei voluto rispondere 11 ma non riuscii in quanto un conato di vomito mi prese alla sprovvista e mi costrinse a rimettere il contenuto del mio stomaco, vuoto aggiungere, dentro il cassonetto fortunatamente situato accanto a noi. - merda!!!! - lo sentii imprecare e subito dopo mi ritrovai in braccio a lui che senza dirmi nessuna parola mi condusse verso lo stanzino destinato all’infermeria. Regina ci raggiunse di corsa e dopo aver parlato con i responsabili della sala, due paramedici, riuscì a farci lasciare, non prima però di aver mostrato il tesserino medico di Killian, la sala per una mezzoretta.
  • Mi dispiace ma non posso fare altrimenti Emma, ti farò male adesso- mi anticipò Killian prima di iniziare a manovrarmi la gamba in ogni modo possibile immaginabile procurandomi come annunciato un dolore atroce. - lo so, lo so, lo so ma devo farlo amore. - annuii e provai a resistere il più possibile ma fu difficile... impossibile direi e mi ritrovai di conseguenza senza neanche rendermene conto a piangere e a gridare. Era la fine, me lo sentivo, ancora una volta il mio sogno era andato a farsi benedire.
  • Non... non... non può finire così!!!! - dissi tra le lacrime
  • Non dirlo neanche per scherzo questo! Non finisce oggi... te lo prometto questo! - provò a rassicurarmi lui ma in quel momento era difficile credergli.
  • Mah...
  • No! Ho ragione io! Non si discute su questo - mi guardò dritto negli occhi per pronunciare quelle parole dopodiché tornò ad occuparsi della gamba e magicamente a poco a poco il dolore svanì quasi del tutto.
  • Allora???? - chiese Regina nel panico non appena Killian terminò il suo magico trattamento.
  • Mi sembra ok, nulla di rotto quello poco ma sicuro e il chiodo sembra essere in posizione. Sembrerebbe solo una forte contusione, vado a prendere in albergo dei cerotti appositi e vengo ad applicarteli, tu resta qui e non muoverti per nessun motivo al modo.
Lasciò Regina a farmi da guardia nel mentre raggiunse la sua stanza per prendere il tutto. Mi tappezzò l’intera gamba con cerotti colorati, ognuno con una sua funzione, dopodiché con il suo aiuto provai a mettermi in piedi. Zoppicai per una manciata di minuti poi la gamba si scaldo e ripresi a camminare come se nulla fosse. Ripresi colorito e dopo aver pianto tutte le lacrime possibili ecco spuntare nuovamente un sorriso.
  • cammina il più possibile in modo da tenere ben calda la gamba, ora prendi un paio di antidolorifici e stasera valutiamo nuovamente la situazione.
  • Non posso prendere antidolorifici in gara! - pensai subito al fattore doping.
  • Sotto prescrizione medica puoi prenderli eccome ma stai comunque tranquilla che non sono dopanti, non sono così fuori di senno. - mi fece l’occhiolino.
  • Se passo le semifinali potrò gareggiare domani?
  • Se ti affidi a me e alle mie cure sì.
 
Pov Killian
 
Il mio cuore si lacerò in due quando la vidi atterrare da quel salto e per un momento pensai “cazzo!!! Non di nuovo”. credevo seriamente che si fosse giocata anche questa seconda opportunità ma fortunatamente dopo un controllo accurato fatto personalmente da me tirai un sospiro di sollievo appurando che fosse solamente una forte contusione. Con le dovute accortezze avrebbe potuto tranquillamente proseguire, ne ero certo, ma doveva riposare il più possibile onde evitare ulteriori sforzi.
Aspettai con lei le valutazioni finali di quella semifinale individuale che la vide posizionarsi in seconda posizione dopodiché le consigliai di andare a mangiare qualcosa per poi andare dritta in camera a riposare. Era agitata, ansiosa... qualcosa la stava turbando.... la paura di non riuscire a sostenere la sua sfida più importante probabilmente... non volevo vederla così, mi piangeva il cuore a saperla così in ansia ma prima che potessi anche solo dirle due parole di conforto ecco mia madre anticiparmi e avvicinarsi a noi per poterle dire qualcosa.
  • stanotte dormi con me! - esclamó. Non era una domanda la sua ma una semplice e decisa affermazione. Emma la guardò non capendo, era con la testa tra le nuvole immersa nei suoi pensieri, non l’aveva minimamente ascoltata. - ti vedo troppo provata quindi prima che tu faccia qualche sciocchezza oggi preferisco tenerti sotto controllo.
  • Hai paura che faccia qualche pazzia?!?! - chiese non capendo i motivi di quella sua richiesta.
  • Non pazzie estreme mah.... capiscimi.... sei giù, lui viene a consolarti - mi indicò - da cosa nasce cosa e.... meglio evitare no? Soprattutto dopo la giornatina intensa che avrete domani.
  • Mamma seriamente???? Mi fai così scontato? Pensi che io non sappia trattenetemi se decidessi di passare la notte in stanza con lei per controllare la situazione?
  • Non è mancanza di fiducia mah.... Preferisco non rischiare. - replicare sarebbe forse servito a qualcosa? Assolutamente no! Ormai aveva preso la sua decisione per cui lasciai Emma libera di andare a sistemare le sue cose per la notte e le diedi appuntamento in stanza di mia madre, con la sua supervisione naturalmente, per un a seduta di fisioterapia pre-nanna.
Massaggio sportivo, antidolorifico e riposo... questa è la cura che scelsi per lei e a giudicare dal massaggio che le feci quella sera intuii che forse la notte sarebbe stata abbastanza tranquilla, senza troppi dolori: già con la seduta di quel pomeriggio la gamba sembrava essere già meno contratta e infiammata.
Mi trattenni qualche minutino di più per poterla tranquillizzare ancora un po’, tra la gara imminente e il piccolo incidente di quel pomeriggio tutto era tranne che tranquilla, poi fui costretto a raggiungere la mia camera in quanto mia madre letteralmente mi cacciò. “Hai la finale anche tu domani! Fila a dormire” fu quella la scusa che utilizzò ma la verità è che non mi voleva troppo vicino ad Emma per paura che non riposasse le ore necessarie.
L’assecondai solo perché effettivamente un po’ di sano riposo prima di un evento così importante sarebbe stato un vero toccasana e poi ero tranquillo per quanto riguardava Emma, preoccupazione a parte sembrava stare abbastanza bene.
Feci una lunga doccia rilassante non appena arrivai in camera “niente chiacchiere stasera, subito a letto Killian” mi motivai da solo ma non appena raggiunsi il letto e provai a dormire il sonno si fece attendere. Non riuscivo a prendere sonno e improvvisamente mi senti come in ansia. Possibile che la strizza della finale l’indomani si stesse facendo sentire? Probabile anche perché cos’altro poteva esserci dietro quello stato di malessere generale?
Provai a non pensarci cercando di concentrarmi su cose piacevoli ma fu tutto inutile, continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno. “Maledizione” esclamai Infastidito alzandomi dal letto con l’intendo di andare a farmi una camomilla ma la verità è che in cucina non ci arrivai. Proprio nel momento in cui misi i piedi a terra ecco il mio telefono iniziare a squillare. Erano le tre e ventisei del mattino, lo ricordo ancora con precisione: chi poteva essere a quell’ora? Emma.... sul display comparve il nome della mia amata ma non pensai che potesse essere successo qualcosa di brutto quando lessi il suo nome anzi... pensai che semplicemente come me anche lei stesse faticando a prendere sonno.
  • amore mio... che c’è? Stiamo diventando telepatici per caso? Anche te non riesci a...
  • sono io... - dall’arco capo del telefono sentii la voce super seria di mia madre - scusa l’ora ma non è che potresti raggiungerci in camera un secondo?
  • Che... che succede??? Mamma tu... tutto ok? - prima che potesse rispondere sentii di sottofondo un pianto a me familiare, l’avrei riconosciuta ovunque... era Emma, la mia Emma ed era chiaramente in lacrime.... perché piangeva? Riagganciai il telefono senza ascoltare la risposta alla mia domanda e con il pigiama addosso, senza neanche cambiarmi, raggiungi in fretta e furia la loro camera.
Non dovetti neanche bussare, la porta era aperta per cui non mi annunciai... entrai e basta e la situazione mi apparve subito chiara.
Non erano sole in stanza: insieme a loro c’era Mark, quel fisioterapista da strapazzo che come se nulla fosse tentava di mettere le mani sulla gamba della mia donna.
  • killiannnnn!!!!! - esclamò ancora in lacrime Emma vedendomi arrivare.
  • Che diamine è successo?!?!? - domandai preoccupato con il cuore a mille guardandoli tutti e tre in attesa di risposta. - Mark?!?!?! - lo scrutai sperando mi rispondesse visto che Emma nello stato in cui si trovava difficilmente avrebbe parlato. Mia madre poi si mordeva le unghie camminando avanti e indietro....
  • Mi hanno chiamato perché era in preda ai dolori.... - cosa? Ma come era possibile, l’avevo lasciata che stava benissimo.... - pensavo avesse qualche contrazione muscolare, qualche nervo accavallato mah....
  • mah?????
  • Beh... io credo che si sia sposato… - disse tutto d’un fiato facendo piangere ancora più forte Emma! Parlava del chiodo naturalmente....
  • Non dire cretinate! L’ho controllata poche ore fa e stava benissimo!
  • Killian non sono uno sprovveduto qualsiasi, ho una laurea! - si risentì per averlo contraddetto
  • E quindi? Anche io ne ho una se è per questo! - replicai con i suoi stessi modi saccenti.
  • La piantate di litigare? - ci rimproverò mia madre del tutto contraria a quel siparietto - non mi sembra il caso non trovare?
  • Perché lo hai chiamato!!!! - le chiesi in malo modo. Ero io il fisioterapista di Emma, era me che doveva chiamare, non quel cialtrone da quattro soldi.
  • Dovevi riposare, domani...
  • È una mia paziente! Sono io il suo fisioterapista mamma....
  • Io sono il fisioterapista ufficiale di questa squadra....
  • E chi se ne importa! Tu le tue luride mani sulla mia donna non ce le metti.
  • La stavo solo aiutando
  • si... a farle venire un attacco di panico.
  • La gamba è gonfia, non riesce a muoverla che ha dei dolori assurdi... cosa pensi che sia è?!?! - mi si gelò il sangue a sentire che la sua gamba si fosse gonfiata, quello era senza dubbio il primo segno di uno spostamento del chiodo e fino a poco prima non vi era quel problema. Strattonai Mark per poter passare e controllare con i miei stessi occhi ma t mi riservò lo stesso trattamento che riservò a lui poco prima: mi bloccò la mano e si tirò su le coperte impedendomi di controllarla.
  • Emma mah.... - scosse la testa ripetutamente come a volermi chiedere di lasciarla in pace. Era spaventata a morte e capivo benissimo perché: era entrata nel mood che l’indomani non avrebbe gareggiato e le sue paure stavano prendendo il sopravvento portandola a chiudersi in sé stessa. - Emma amore, fammi dare un’occhiata ok? - continuò a scuotere la testa.
  • È inutile.... sono venti minuti che provo a convincerla a collaborare ma nulla, non ne vuole sapere. - spiegò Mark come a dire “visto che con te è lo stesso?” Per un attimo mi sembrò di vederlo addirittura gongolare per questa cosa.
  • Lo credo bene razza di idiota! Se le dai una notizia del genere così, con una delicatezza pari a zero, mi sembra il minimo essere restii a collaborare no?!?! Tze... - scossi la testa rassegnato - quantomeno dovevi venire a chiedermi un parere prima di sganciare questa bomba.
  • Un parere?!?! Pensi non sappia fare il mio lavoro? Ancora questa storia???
  • Fino a prova contraria avevo ragione io dottorino!
  • Smettetela immediatamente se non volete che vi prenda a calci nel sedere a tutti e due! - ci disse mia madre con aria minacciosa. Non scherzava, era seria, fin troppo seria. - non me ne frega un cazzo se non vi sopportate, abbiamo un problema più grande da risolvere adesso. - aveva perfettamente ragione, mi ero lasciato prendere la mano ma era impossibile non farlo, aveva una faccia da schiaffi assurda quell’uomo.
  • Ho capito: esco! - sentenziò Marco. - visitala, io intanto vado a compilare il certificato da presentare domani. - non so cosa mi trattenne dal non spaccargli la faccia, forse la faccia di Emma che era a dir poco terrorizzata...
  • vai a compilare i moduli, vai a prenderti una birra, vai a fare quello che cazzo ti pare basta che sparisci dalla mia vista ok? Fuori di qui... ora!
Fortunatamente non dovetti prenderlo a pugni sul serio per farlo andare via, lo fece di sua spontanea volontà e fortunatamente una volta da solo con lei, e con mia madre naturalmente, piano piano riuscii a convincere Emma, non con poche peripezie, a farsi visitare anche da me.
La gamba appariva gonfia rispetto a l’altra è vero, Mark su quello aveva ragione, ma non così tanto da risultare preoccupante. È vero, dipende da soggetto a soggetto la cosa ma, forse per autodifesa, cercai di auto convincermi che quell’idiota avesse sbagliato sul serio. Come quel pomeriggio le feci una visita approfondita, scrutai ogni suo possibile movimento anche se questo la portò a soffrire particolarmente solamente quando nei fui pienamente consapevole, qualche dubbio venne anche a me sarò onesto, la tranquillizzai dicendo che il chiodo era ancora in perfetta posizione, aveva semplicemente il muscolo contratto e una forte infiammazione ai legamenti.
  • Quindi è tutto apposto??? Sicuro?!? - chiese mia madre mentre imperterrita continuava a correre avanti e indietro nella stanza presa da un attacco d’ansia acuto - posso stare tranquilla???? - annuii guardando entrambe, tra le due non sapevo chi fosse più fuori di sé. - stava bene fino a prima di dormire... cosa è potuto succedere?
  • Non lo so, non ero qui mamma... ma mi piacerebbe tanto saperlo - mi rivolsi poi ad Emma - hai fatto qualche movimento brusco che ti ricordi? - doveva esserci necessariamente una spiegazione a quel suo malessere, non potevo credere che la sua gamba si fosse ridotta peggio di come l’avevo lasciata senza nessun motivo apparente.
Non mi rispose inizialmente ma a forza di parlarle riuscii ad ottenere una confessione. Prima di andare a dormire, con la scusa di dover prendere delle cose in camera e con la scusa parlare con Abby di una cosa inerente alla finale, era sgattaiolata dalle grinfie di mia madre per poter andare in palestra a provare gli arrivi e alcuni esercizi dei vari elementi che avrebbe dovuto sostenere il pomeriggio seguente.
  • ti giuro che ho fatto pochissimo, un quarto d’ora al massimo... - si giustificò guardandomi con sguardo supplichevole. Aveva paura che mi arrabbiassi per questa sua insubordinazione e forse avrei dovuto anche farlo m non ci riuscii.... mi faceva troppa tenerezza vederla spaventata.
  • Hai fatto cosaaaa????? EMMAAAAAA!!!! - mia madre naturalmente a differenza mia non si risparmiò di tenere le cose per sé ed eccola iniziare a rimproverare Emma per i suoi modi scorretti.
  • Mamma non è il momento! - la fermai prima che potesse annientarla definitivamente. Era fragile il mio amore in quel momento, bisognava aiutarla a reagire non buttarla giù ancora di più. - Emma.... - tornai a guardare lei - non avevamo detto di tenerla a riposo questa gamba????
  • Dovevo togliermi questa paura Killian... la paura di non saper se potevo o meno fare determinate cose. - si giustificò
  • Te la sei proprio tolta la paura vedo!!!! - continuò imperterrita mia madre. Era nera, il suo lato da allenatrice stava decisamente prendendo il sopravvento su quello umano. - ora stai peggio di prima sei contenta???? - quelle parole le misero ancora più agitazione.
  • Non starla ad ascoltare amore - intervenni io - certo ieri sera stavi meglio, ero più tranquillo anche io, ma Non preoccuparti... riusciremo a metterti in pista ugualmente domani.
  • Ah sì?!?? E come Killian??? Non riesce neanche a camminare!!!!
  • Mamma calmati non sei affatto d’aiuto! Se non vuoi che ti sbatta fuori come ho fatto con quel poco di buono del vostro tecnico fisioterapista ti conviene tacere. Ci vorranno metodi più drastici, sarò costretto a portarti in pedana con addosso una serie di cerotti medici che ti tengano la gamba ben protetta, un antidolorifico, non doping sta tranquilla, più potente di quello che hai preso nel pomeriggio e non per ultimo una serie di massaggi sportivi che aimè... so che odi particolarmente....
  • E funzionerà? - chiese mia madre finalmente con un minimo di barlume di speranza.
  • Certo che funzionerà, la rimetterò in piedi già per domani mattina. - sorrisi guardando Emma - ora mi allontanerò giusto il tempo per prendere i cerotti e gli antidolorifici quindi aspettatemi ok?
  • Killian tu.... tu dovresti riposare.... - mi disse Emma con un filo di voce ancora super mortificata. - domani mattina hai la.... - avevo la finale l’indomani e anche in orario mattutino se dobbiamo essere fiscali, ma non mi importava, il bene di Emma era in cima ad ogni cosa.
  • Chiameremo Mark per aiutarla, tranquillo Killian vai pure a riposare...
  • Cosa??? Mamma mah....
  • Emma ha ragione, domani fai la finale! Devo riposare se...
  • Ci sono cose più importanti di una finale mamma e questa è una di quelle. Non lascerò la mia donna nelle mani di un incompetente quindi non dire stronzate. Sono stato io a rimettere in piedi la tua protetta mamma, solo io so quanto ho faticato per portarla a poter gareggiare ancora.... non permetterò ad un dottorino da strapazzo di rovinare tutto il mio lavoro e ora se vuoi scusarmi vado a prendere ciò che mi serve.
Uscii dalla stanza arrabbiato nero con mia madre ma la cosa non si placò una volta essermi allontanato, anzi.... peggiorò in quanto proprio sulla mia strada incontrai Mark che tutto diplomatico stava andando proprio da mia madre a consegnarle il certificato che diceva che Emma a causa di un infortunio era costretta a ritirarsi dalla gara.
Ve lo giuro, ci provai a trattenermi, ma quando con quel suo faccione da schiaffi mi mostrò quel documento dicendomi addirittura “ora che l’hai visitata ti sei convinto?” non ci vidi più e incurante che qualcuno potesse passare e vederci gli sferrai un pugno che lo buttò a terrà parecchio dolorante.
Ne sussegui una vera e propria rissa: calci, pugni, parole e insulti a gogo da entrambe le parti. Da come eravamo partiti ne sarebbe rimasto uno solo, entrambi volevamo far fuori il nostro avversario, ma fortunatamente i miei amici ci sentirono urlare e vennero di corsa a dividerci prima che qualcuno di grado superiore potesse sorprenderci e probabilmente prendere per entrambi dei provvedimenti. Che Mark avrebbe perso il suo posto di lavoro poco imporrava a mio avviso ma io avrei di sicuro perso la possibilità di poter tornare a gareggiare a livello olimpico, mi avrebbero radiato dall’albo degli atleti e questo non potevo assolutamente permetterlo.
  • che diamine state combinando si può sapere? - anche mia madre arrivo sentendoci - vi è forse dato di volta il cervello????
  • È tuo figlio che....
  • Taci idiota! - lo zittii - non pensare a me, pensa invece al fatto che non sai distinguere in campo medico un’infiammazione muscolare da un possibile spostamento di un chiodo chirurgico. - mi guardò non capendo - già.... Emma non ha nulla di quello che hai sostenuto tu brutto babbeo! L’hai spaventata inutilmente e questo difficilmente te lo perdonerò!
  • E mi hai picchiato per questo? Perché ho sbagliato una diagnosi? Tze... - mise una faccia da strafottente che l’idea di tornare a prenderlo a pugni mi sembrò molto allettante. - di la verità! Ti sei alterato perché vedermi con le mani sulle meravigliose gambe della tua donna ti ha...
  • Ooooh.... ti garantisco che è l’ultima volta che metti le tue luride mani su di lei!
  • Tu dici???? A parte oggi di solito non sembrano dispiacerle i miei trattamenti.... - ammiccò come a voler alludere a chissà che cosa. Era un tranello il suo, voleva farmi ingelosire portandomi a compiere qualche gesto che mi facesse passare dalla parte del torto ma nonostante sapessi che tra Emma e lui non ci fosse nulla a parte una bella amicizia, da parte di Emma naturalmente, lui era chiaro che provasse dei sentimenti per lei, per poco non rischiai di essere radiato dalla categoria degli atleti in quanto mi buttai nuovamente su di lui con l’intento di massacrarlo.
  • non ne vale la pena! - mi disse Sam tenendomi saldamente per paura che potessi compiere qualche gesto sconsiderato - ti accompagno a prendere le cose che ti servono e andiamo da Emma ok? Lascialo parlare da solo, lo sta facendo apposta non lo vedi?
  • Io lo disintegro!!?! - continuai a dire in preda alla rabbia più totale!
  • Dai retta a Sam Killian! - intervenne mia madre - non ne vale la pena... piuttosto: C’è qualcuno che ha bisogno di te in questo momento... occupati di lei, a Mark ci penso io.
Ci misi un po’ a convincermi ma poi arrivai alla conclusione che Emma veniva prima di quel babbeo per cui lo lasciai alle cure non proprio amorevoli di mia madre, che gliene cantò quattro e dopo aver preso tutta la mia attrezzatura medica raggiunsi insieme a Sam la mia dolce Emma che ancora era in lacrime per via dell’agitazione. Aveva sentito tutta la mia discussione con Mark naturalmente, non eravamo particolarmente distanti dalla sua stanza, ma a differenza delle volte precedenti non disse nulla, non cerco di mettere pace con i suoi modi gentili: fece finta di nulla ignorandoci completamente e mi lasciò lavorare sulla sua gamba senza interruzioni. Solo una volta terminato il mio trattamento tornammo a parlare un pochettino ma più che altro tornai a tranquillizzarla sulla sua situazione fisica.... poverina, in quel momento non riusciva a pensare ad altro. Rimasi insieme a lei fin quando non si addormentò sfinita dopodiché una volta che anche mia madre rientrò, ero più tranquillo a sapere Emma in compagnia, lasciai la loro stanza per poter riposare almeno quel poco che bastava per affrontare almeno in parte l’avventura dell’indomani. Avevo sempre tenuto in maniera smisurata a quella finale olimpica, avevo lottato con le unghie e con i denti anche quando ormai nessuno più credeva in me per ottenere quel traguardo e adesso ad un passo dalla realizzazione del tanto agognato sogno ecco che non mi sembrava più un traguardo di fondamentale importanza. Dentro la mia testa il podio era totalmente cambiato: non c’era più la scherma al primo posto ma bensì qualcosa di decisamente più importante. Vincere l’oro olimpico non era più la mia priorità, qualcos’altro o meglio qualcun’altro lo era per cui anche se a causa della stanchezza il giorno seguente non sarei tornato a casa con il tanto ambito titolo olimpico tra le mani poco sarebbe importato. La cosa che più per me aveva importanza era che la mia donna stesse bene e che a differenza mia
sarebbe riuscita contro ogni pronostico a realizzare il suo tanto amato sogno.
Lei, come ogni giorno, fu l’ultimo pensiero con cui andai a dormire e il primo con cui mi risvegliai il mattino successivo ma a differenza degli altri giorni dove rimanevo comodamente nel mio letto a pensarla in tutte le sue meravigliose sfaccettature quella mattina mi alzai ancor prima del suono consuetò della sveglia per poter correre da lei e farle una seduta extra di fisioterapia.
  • non dovresti essere qui! - sentenziò mia madre totalmente contraria nel vedermi li piuttosto che insieme alla mia squadra a concentrarmi per l’incontro. - Mark....
  • Mark deve stare come minimo tre km lontano da lei dopo quello che le ha detto ieri sera! - la interruppi prima ancora che potesse terminare la frase.
  • Si ok ma in via del tutto eccezionale forse potrebbe
  • No!!!!! - risposi secco.
  • Ma Killian.... tra poco hai...
  • La competizione più importante della mia carriera si sì sì lo so mamma tranquilla non me ne sono dimenticato - la scavalcai con le parole ancora una volta - ho tutto sotto controllo credimi! Le do un’occhiata per essere sicuro che tutto proceda bene e poi raggiungerò gli altri tranquilla. Allora amore mio - mi concentrai su di lei - come ti senti questa mattina? - nel mentre che le facevo domande ero già con le mani sulla sua gamba a controllare personalmente che la situazione fosse migliorata.
  • Mi sono alzata per fare pipì questa notte e non ho avuto problemi a camminare. Questi cerotti sono miracolosi! - rispose con un leggero sorriso che per quanto piccolo fosse mi scaldo comunque il cuore. Era decisamente più tranquilla della sera precedente e questo automaticamente rendeva tranquillo anche me.
  • Molto bene! Anche a livello di infiammazione i cerotti sembrano funzionare.... rispetto a ieri il muscolo sta decisamente meglio per cui direi di continuare così per tutta oggi. - annui - Stamattina, appena avrò finito il massaggio andrai giù con mamma a fare un po’ di riscaldamento e stretching... le ho preparato una scheda con degli esercizi da eseguire. Dopo lo stretching se te la senti puoi provare gli elementi con cui pensi di avere più difficoltà... un paio di volte al massimo, senza esagerare e con i materassi di sicurezza mamma - mi rivolsi direttamente a lei per poi tornare a parlare con Emma - finita la sessione di allenamento riposo assoluto fino a mezz’ora prima dell’inizio della tua gara dove faremo una nuova medicazione e ti riscalderai ancora una volta con gli esercizi che ti ho dato! Tutto chiaro??? - la vidi un attimo perplessa.
  • Emh... amore ti... Ti sei dimenticato un piccolo dettaglio.... - la guardai non capendo - io e tua madre verremo a vederti questa mattina non possiamo andare in....
  • Non c’è bisogno che veniate, meglio se restate qui!
  • Cosa??? Killian...
  • È giusto così amore mio! Ci sono delle priorità nella vita e la tua è questa in questo momento! Devi fare tutto il possibile per stare al meglio questo pomeriggio e per farlo devi lavorare correttamente e seguire le mie istruzioni.
  • Si però...
  • niente però! Devi farlo!
  • ... mah... mah non è.. digli qualcosa tu per favore! - cercò un appoggio in mia madre.
  • Mi dispiace non poter essere presente ma credo che lui abbia ragione Emma! Devi rimetterti completamente per poter...
  • Ohhh regina non mettertici anche tu! Non possiamo non andare!
  • Amore fidati di me ok? Non fa nulla, sarai comunque nel mio cuore credimi... sarà come averti lì!
  • Non dire stronzate Killian! Non mi perderò la tua finale! Toglietelo proprio dalla testa! Io verrò a vederti che ti piaccia o no!
  • Emma tesoro...
  • Noooo!!!! Ho detto no! Non mi interessa! Io verrò a vederti punto e basta! - si stava decisamente alterando.
  • Mamma... - questa volta fui io a chiedere il suo aiuto. convincere Emma a fare qualcosa contro la sua volontà era pressoché impossibile ma credevo che almeno mia madre e la sua autorità da allenatrice riuscissero a smuoverla un pochettino dalle sue convinzioni. Purtroppo non fu così, sembrava intenzionata a mettersi contro tutto e tutti pur di averla vinta per cui sia io che mia madre fummo costretti a cedere e trovare una soluzione alternativa.
  • La conosci anche meglio di me, sai che quando si mette in testa una cosa è impossibile farle cambiare idea! - mi disse mamma scurendo la testa rassegnata.
  • Facciamo così allora: - provai ad inventarmi qualcosa sul momento - venite e vi sistemate accanto a noi, parlerò con il mio allenatore. In questo modo potrete usufruire della palestra che ci metteranno a disposizione e potrete lavorare tranquille fin quando non sarà il mio turno di gareggiare ok? - guardai Emma- può andare bene così tesoro? - la vidi ragionarci su. - di di sì ti prego! So che vuoi vedermi ma è anche importante che tu segua il mio programma. Fallo per me ok?
  • Ok.. va bene! - tirai un sospiro di sollievo.
  • Perfetto! Ora prendi gli antidolorifici e iniziate a prepararvi, l’appuntamento con la squadra è tra... - guardai l’orologio - un’ora e mezza.
Le diedi un bacio al volo dopodiché mi precipitai nella mia stanza e iniziai a prepararmi. Ci misi poco devo ammettere e per quanto morissi dalla voglia di tornare dalla mia Emma, non volevo lasciarla sola, mi sforzai di non farlo. Mi misi a dare fastidio a Sam e agli altri per ammazzare il tempo e quando tutti fummo pronti raggiungemmo io coach, Regina e Emma
accompagnate da sarah per la felicità di Sam e tutti insieme partimmo in direzione del palazzetto.
Restai con Emma nella Palestrina a vederla iniziare ad allenarsi un pochino secondo le mie istruzioni fin quando iniziò la gara poi dovetti raggiungere la mia squadra per fare il tifo per loro. Il mio pensiero rimase con la mia lei per tutto il tempo della gara e al mio turno di salire in pedana la cosa non fu da meno. Nel momento esatto in cui presi posto per iniziare l’incontro sperai che lei non si fosse accorta che fossi stato chiamato, avrei preferito continuasse la sua seduta di allenamento ma guardando verso la mia squadra mi accorsi che lei era in prima fila a sostenermi. Le rivolsi un sorriso e lei di risposta mi sorrise a sua volta. Era un sorriso sincero, vero, non più spaventato e di circostanza. Aggiunse poi con il labiale la frase “credo di stare abbastanza bene” e questo fu come un ulteriore incoraggiamento. Sapere che era su per giù tranquilla e che non aveva particolari dolori mi disse una carica talmente forte che misi il mio avversario al tappeto il meno di dodici secondi. Un record.... che aggiunto agli incontri che feci poco dopo più o meno con gli stesi risultati mi portò a raggiungere il mio primo oro olimpico. Già... incredibile vero? nonostante una notte passata quasi totalmente in bianco ero riuscito a conquistarmi un posto nella storia.
La prima persona da cui sarei voluto andare era naturalmente t, la quale vedevo piangere e gioire felice allo stesso tempo, ma non mi fu permesso in quanto fui trascinato a fare delle interviste e successivamente venni chiamato per la premiazione ufficiale.
Avevo già visto medaglie olimpiche dal vivo: mia madre ne aveva vinte a bizzeffe nella sua brillante carriera ma mai nessuna mi sembró pesare così tanto. Oro... oro puro... un oro guadagnato con sacrifici e sudore, un oro lottato con le unghie e con i denti... un oro che dentro di se portava più di una vittoria.
Il tempo di fare le ultime foto di rito che corsi immediatamente dalla mia Emma! La presi in braccio e la feci volteggiare ripetutamente fin quando non mi fermai per baciarla. Avevano tutte le telecamere addosso, nessun ente televisivo decise di non immortalare quel momento ma nonostante ciò io non me ne accorsi, per me esisteva solamente lei, lei è solo lei... il resto era nulla.
  • sei stato formidabile!!!! - mi disse tra un bacio e l’alto. - te lo sei meritato tutto questo traguardo. Sono orgogliosa di te amore mio!!!!
  • Se non fosse stato per te oggi non sarei qui... sei tu che mi hai spinto a riprendere il mio cammino, che mi hai convinto a non mollare.... grazie a te ho coronato uno dei miei sogni, ho nuovamente l’affetto e la fiducia di mia madre... ho scoperto l’amore, quello vero. Grazie Emma, grazie perché senza di te questo non sarebbe stato possibile.
  • Avevi solo bisogno di una piccola spinta... io non ho fatto nulla di più che dartela, il resto è stato tutto merito tuo.
  • Tu hai fatto la cosa più importante però! Una macchina, anche la più costosa, senza carburante non può funzionare... tu mi hai dato quel carburante e ora spetta a me ricambiare il favore. - mi sfilai la medaglia dal collo per posarla tra le sue mani. - voglio che la tenga tu questa!
  • C.. co... cosa? No, Killian è tua non...
  • Shhhh! Voglio che la tenga tu! Consideralo un portafortuna per oggi pomeriggio e per i prossimi giorni a venire... impugnala ogni volta che sentirai di non farcela e ricordati la sua storia: tutto è possibile se ci credi veramente e questa medaglia ne è la prova vivente. - provai a continuare il mio discorso ma lei mi interruppe tornando a baciarmi con passione, con troppa passione forse visto che per il resto della giornata tutti i nostri amici ci presero in giro per via del mezzo metro di lingua che venne immortalato sul maxischermo, ma io non ci feci minimamente caso lì per lì e incurante che eravamo in mondovisione ricambiai a mia volta rispondendo al bacio con la sua stessa intensità. Avevo in mente di farle una sorpresa in quei giorni, una sorpresa a dire poco unica e particolare e nell’entusiasmo del momento per poco non me la feci scappare svelandogliela prima del tempo. Mi ero messo d’accordo con sarah, Abby e i miei amici affinché tutto funzionasse, ognuno aveva avuto un compito in quei giorni e fu solo grazie a loro che ci vennero ad interrompere con la scusa di congratularsi che la sorpresa non venne svelata... se fossi rimasto da solo con lei altri due secondi come minimo avrei finito per rovinare tutto.
  • Trattieniti... - mi disse Sam prendendomi da parte! - se glielo dici adesso le mandi in tilt il Cervello e addio finale di ginnastica. - mi sorrise scuotendo la testa come a voler sottolineare che fossi un caso disperato - Lo so che non vedi l’ora, sono giorni che non parli d’altro ma fidati che se riuscirai a rimandare tutto questo entusiasmo fino a dopo la sua competizione sarà tutto ancora più bello.
  • Hai ragione, non so proprio cosa mi sia successo! Sono stato attento a pesare ogni parola fino ad oggi è poi?!?! A momenti stavo per rovinare tutto!
  • Sei emozionato, è normale, anche io lo sarei....
  • già... a proposito: è tutto pronto?? Avete....
  • Ci siamo quasi.... approfitteremo della pausa pranzo per ultimare le ultime cose. Purtroppo tua madre non è stata d’aiuto. Stamattina ha incastrato Abby con degli allenamenti extra con Harris per cui alcune cose sono rimante incompiute
  • Avere bisogno di una mano per caso?
  • No, abbiano tutto sotto controllo tranquillo, Abby ha già messo in atto la fuga per potersi allontanare per il pranzo e io e Sarah la seguiremo. Tu pensa ad Emma, mettila in sesto per oggi e tieni tua madre più stretta che puoi al tuo culo, non deve accorgersi dell’assenza di Abby.
Feci come mi venne chiesto e con la scusa di dovermi prendere cura della mia donna costrinsi mia madre a stare con noi per tutto il pomeriggio. In altre circostanze l’avrei spedita lontano da me e Emma per lasciare a noi due la nostra privacy ma non potendo fare altro che della noiosissima fisioterapia decisi per il bene della sorpresa che avevo in serbo di tenerla in stanza con noi.
Lavorai su di Emma per tutta la pausa pranzo e anche parte del pomeriggio, poi come promesso le risistemai i cerotti mettendogliene dei nuovi e l’aiutai a fare un po’ di riscaldamento. Rispetto a come l’avevo lasciata la sera prima era decisamente più carica, era pronta a sostenere la sua ultima sfida ma allo stesso tempo potevo leggere nel suo sguardo un po’ di paura.
È normale avere paura in questi casi, io stesso nonostante ormai avessi deciso di prendere la competizione con filosofia prima di salire in pista stavo per farmela addosso, ma nei suoi occhi non vi era solo la classica paura per una possibile brutta competizione, in lei lèggevo altro: aveva una tremenda paura che la gamba potesse giocarle qualche brutto scherzo.
  • andrà tutto bene amore mio vedrai! Non c’è nulla che tu oggi non possa fare! - provai ad incoraggiarla.
  • Tu dici???? Guardami... ho una ragnatela al posto della gamba! - indicò tutta la struttura di cerotti che le avevo sistemato accuratamente per darle una maggiore protezione. - come puoi dire che andrà tutto bene se sei stato costretto a conciarmi così!
  • Da come stai reagendo potresti anche non averne bisogno ma per precauzione io credo sia meglio che tu li tenga. È una protezione in più non credi? Così puoi stare serena di non avere brutte sorprese.
  • Sono dei cerotti Killian, non fanno miracoli! - iniziava ad innervosirsi. La tensione prima della gara ormai era alle stelle. - se la gamba cederà...
  • Non cederà!
  • E Se atterrerò male????
  • Perché devi pensare sempre al negativo è? Andrà tutto bene amore, devi solo concentrarti e metterci tutta te stessa.
Nonostante non fosse convinta delle mie ultime parole, quando era agitata era sempre così lei, sempre molto diffidente, decise di non replicare e si concentrò solo ed esclusivamente al suo riscaldamento. Ripassò a mente le coreografie e i vari passaggi, fece un po’ di meditazione per distendere corpo e mente dopodiche la competizione ebbe inizio.
Per le troppe attenzioni rivolte su di Emma nessuno si accorge dell’assenza di Abby, io stesso non ci feci caso ma quando la vedemmo arrivare, due ginnaste prima della sua prima esibizione, nessuno riuscì a fermare mia madre dal farle una ramanzina con i fiocchi.
Raccontò di essersi sentita poco bene per passarla liscia, mia madre era sull’orlo di volerla ritirare dalla competizione per punizione, di aver avuto dei problemi allo stomaco per cui è dovuta correre in bagno ma io sapevo bene che le cose non stavano così. Lei e sarah stavano ultimando le ultime cose per la mia sorpresa ad Emma e per poco questo favore che chiesi alla migliore amica della mia donna non si rivelò letale per la sua carriera.
Abby nonostante il rimprovero di regina non sembró minimamente dispiaciuta anzi... mi guardò e non appena vide Emma distrarsi un secondo mi fece con le mani il simbolo della vittoria. Scossi la testa totalmente colpito dal carattere di quella ragazza e dopo averle mimato un “grazie” seguito da “sono in debito con te” tornai a concentrarmi, con Emma stretta tra le braccia, sulla competizione.
Come volevasi dimostrare ogni atleta stava dando il meglio di se, erano state tutte dei fenomeni già dalla prima competizione ma in quel momento in pista c’era solo il meglio del meglio. Nessuna di loro sembrava volesse regalare la vittoria al proprio avversario... ognuna di loro puntava alla vetta più alta della classifica. Per Emma non era differente la cosa, nonostante il nervosismo iniziale ci mise l’anima in ogni singola competizione e iniziò a far parlare di se, della sua eleganza innata e della sua tecnica e tenacia già dalla prima esibizione. Fece un programma alla trave da manuale: bella, elegante, pulita... io che non ne capivo nulla rimasi incantato nel vederla esibirsi e per i giurati non fu da meno. Era un bel vedere agli occhi di tutti e io non ero altro che orgoglioso di lei.
Con quella prima esibizione riprese anche un po’ di fiducia in se stessa e anche nelle parallele fece un figurone portando in scena un programma a detta dei telecronisti complicatissimo, il più tecnico mai visto in quell’olimpiade. Non fece altro che passare da uno staggio all’altro tra virtuosismi e passaggi coreografici, non sbagliò nulla, per dirlo mia madre non poteva che essere vero e anche l’atterraggio, uno di quelli che più la preoccupava, andò alla grande. Riuscì a stopparlo senza problemi e il sorriso sul suo volto mi diede la conferma che anche lei, per una volta nella vita forse, era soddisfatta del suo operato.
Dopo i primi due programmi venne mostrata la classifica provvisoria: lei e la ginnasta cinese erano in prima postazione a parimerito con ben quattro punti di distacco dalla ginnasta che stava occupando la seconda postazione. Recuperare di quattro punti era quasi impossibile, figuriamoci per chi aveva un punteggio ancora inferiore ma non era di certo detta l’ultima parola: forse recuperare quattro punti era impossibile ma sbagliare un esercizio e cadere in fondo alla classifica, facendo vincere altre ginnaste con punteggi inferiori, era più che possibile per cui abbassare la guardia era vietato, anzi... i giochi iniziavano a farsi seri proprio adesso. Bisognava mantenere il ritmo e non scendere al di sotto della media ottenuta da ciascun esercizio.
  • utilizza il corpo libero per acquistare più punti possibili! - le disse mia madre con i suoi toni da allenatrice - non voglio un oro a pari merito, non me ne faccio nulla! Voglio vederti su quel gradino del podio da sola intesi?!?! - Emma fece un sospirone per poi annuire - concentrati e esegui il prossimo programma come mai hai fatto in palestra, staccati di punteggio da quella ginnasta il più possibile perché poi al volteggio, che a quanto so a differenza tua è il suo punto forte, potrebbe recuperare o addirittura superarti ok? - c’era forse bisogno di agitarla in quel modo mettendole ansie su ansie? A mio modesto parere no ma non feci nulla per prendere le sue difese, non era un campo che mi competeva quello, era mia madre la sua allenatrice, spettava a lei indirizzarla nel modo per lei migliore.
Salì in pedana mettendosi in posizione per iniziare il suo esercizio che era un vulcano pronto ad esplodere. Sembra pronta a scalare anche la montagna più ripida ma purtroppo un piccolissimo errore, un cedimento della gamba più che altro, le fece perdere l’equilibrio durante l’atterraggio di un salto e questo la portò a perdere completamente la sua concentrazione e la fiducia in se stessa. Vidi il suo volto cambiare improvvisamente, il suo sorriso svanì di colpo lasciando al suo volto un’aria più seria... cupa. Se fino all’attimo prima avevo visto in lei una giovane guerriera dopo quel piccolissimo errore l’unica cosa che riuscii a vedere in lei fu la paura di sbagliare.
  • accidenti Emma riprenditi cavolo!!!!! - commentava mia madre mordendosi le mani dallo stress e questo mi diede la consapevolezza che anche se non ero un esperto in materia non mi ero sbagliato.... Emma si era spenta.
Terminato l’esercizio salutò i giurati e andò a sedersi in panchina senza alzare di un millimetro lo sguardo da terra. Voleva restare da sola immersa nei suoi pensieri, credeva di aver perso ormai ogni chance di vittoria ma mia madre da buona allenatrice non perse tempo ad andare da lei. Le fece un duro rimprovero, non tanto per l’errore iniziale quanto per il non aver tentato di ricuperare ed essersi crogiolata ormai convinta di non aver più speranze non rendendo il 100% di quello che invece nonostante il piccolo inconveniente avrebbe potuto dare. La strigliò davanti a tutti e senza moderarsi, è così mia madre, ma Emma non sembrò rimanerci male, anzi... apprezzò che la sua allenatrice la stesse cazziando... sarebbe stata peggio una reazione di indifferenza.
Neanche a farlo apposta poi, dopo la strigliata, venne aggiornata la classifica, qualcosa era decisamente cambiato: la ginnasta cinese primeggiava al primo posto seguita a sua volta da una Emma con un mezzo punto di differenza. Vidi la sua espressione glaciale nel leggere quel tabellone e anche stavolta mia madre non si risparmiò di dire la sua.
  • ora ragiona bene su quello che vuoi fare! Dipende tutto da te signorina. Vuoi prenderti ciò che il destino ti ha già negato una volta? Bene... concentrati e fai vedere a tutti di che pasta è fatta Emma swan! Se vuoi invece restare sempre dietro di qualcuno allora prego... accomodati pure, quella seconda postazione ti aspetta a braccia aperte.
  • Non... non mettermi più ansia di quella che già ho! Ti prego.... - la supplicò! Il rimprovero era stato più che accettato ma quella seconda frecciatina no.. la colpì nell’orgoglio e non riuscì a trattenere le lacrime.
  • Se non ti metto ansia continuerai a crogiolarti fino a fine competizione figlia mia quindi....
  • Ormai...
  • Ormai cosa è?!? ormai cosa Emma!!!!
  • È il suo attrezzo forte il volteggio - parlava della sua rivale - mentre io... io... beh... io a confronto faccio a dir poco schifo.
  • E quindi? Ricordi quattro anni fa vero? le parallele, il tuo attrezzo di punta... ricordi come è finita si?
  • Che centra ... devo forse sperare che si frantumi qualche articolazione per poter vincere??? Mi sembra un po macabro non trovi?
  • Per quanto io possa essere una stronza non pregherai mai che qualcuno si facesse male Emma, dico solo che se un attrezzo di punta può rivelarsi il tuo peggiore incubo un attrezzo non proprio favorito potrebbe comunque regalarti gioie se ci si mette testa e cuore.
  • È più facile la prima opzione che la seconda, far diventare un tuo tallone d’achille un punto di forza è quasi impossibile Regina.
  • Quasi impossibile hai detto bene... non impossibile. Ascolta... non dovrei dirtelo, non è da me essere smielata e sdolcinata, tu lo sai bene, ma se serve a qualcosa forse è meglio tentare. Un misero errore non può compromettere una gara quasi perfetta come quella che stai svolgendo. Emma credimi sei stata fenomenale fino a quel piccolo cedimento, a momenti stentavo quasi a riconoscerti e poi?!?!? Ti sei fermata di colpo. Sei ancora in tempo per poter riscattare il tuo oro olimpico, non lasciare che un misero errore ti butti giù portandosi dietro la fatica di questi ultimi quattro anni. Lo devi a Killian che si è fatto in quattro per rimetterti in piedi portandoti dove sei adesso, lo devi ad Harris che ti ha concesso una seconda possibilità dopo come lo avevi trattato mollandolo nel bel mezzo di una gara....
  • Lo devo a te, che mi supporti ogni giorno da troppi anni ormai - aggiunse sorridendo.
  • Forse... ma lo devi sopratutto a te stessa Emma! Lotta per te, per la bambina che c’è dentro di te! Quella bambina che a soli 11 anni aveva già le idee ben chiare di come sarebbe stato il suo futuro. Non esistevano altre strade per quella bambina, la via era una sola e anche se piena di insidie era pronta ad andare avanti fino alla fine. Fallo per lei, non buttare all’aria tutti i suoi sogni.
Proprio mentre mia madre le faceva quel discorso la ginnasta cinese iniziò il primo dei suoi tre salti al volteggio. Come immaginerete fu perfetta, tecnica al punto giusto e anche aggraziata nell’atterrare. Due ginnaste dopo di lei, tra cui Abby e poi ecco il turno di Emma. Le tremavano le mani, potevo vederlo anche a distanza e per un momento pensai che quella sua insicurezza le sarebbe stata fatale per la vittoria. Sbagliai, il primo salto andò divinamente, nonostante l’agitazione fece un salto perfetto e si aggiudicò per quel primo salto lo stesso punteggio attribuito al salto della ginnasta cinese. Un ottimo risultato non c’è che dire ma non era ancora sufficiente, doveva ottenere mezzo punto in più per arrivare al suo totale complessivo quindi aggiudicarsi un possibile parimerito o un punto in più se voleva superarla.
Ci provò nel secondo salto a recuperare ma anche questa volta le cose non andarono come sperato e per la seconda volta di fila ottennero entrambe lo stesso punteggio.
Sembrava una barzelletta, dal di fuori la situazione sembrava assai comica eppure non lo era affatto. Ad Emma restava un solo salto per scavalcare l’argento olimpico che ormai sembrava essersi affezionato a lei e non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Si avvicinò a noi giusto il tempo per asciugarsi il sudore e per bere un goccio d’acqua, poi tornò insieme alle altre ginnaste per l’ultima performance della giornata.
Prima di raggiungere le altre però, tra cui Abby la quale era più in ansia per le sorti di Emma che le sue, qualcuno fermò Emma posandole una mano sulla spalla. Vidi Emma voltarsi convinta che fosse Regina o Harris a trattenerla per darle qualche ultimo consiglio ma non fu così. La mano che la costrinse a girarsi era dell’unica persona a cui Emma non avrebbe mai pensato: Zelina. Già... senza dire nulla a nessuno e stupendo tutti i presenti, quella che ormai da tempo era diventata l’acerrima nemica della mia donna si era avvicinata a lei con l’intendo di darle coraggio. Vidi Emma passare da una espressione sorpresa, arrabbiata ad una decisamente più sciolta e solare. Nessuno di noi si aspettava quel gesto, tantomeno Emma eppure nonostante non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura in fondo un piccolo incoraggiamento da parte di colei che per anni l’aveva sostenuta in tutto lo desiderava ampiamente. Il suo sorridere di rimando ne fu la prova vivete e chissà, magari quel piccolo gesto sarebbe stato l’inizio di un nuovo rapporto tra di loro.
Un ultimo sguardo carico di parole ed ecco Emma tornare dalle altre ginnaste e attendere il proprio turno. Era un fascio di nervi poverina e pur di non influenzarsi fece l’unica cosa che le venne sul momento per non impazzire: si girò di spalle in modo da non vedere ne il punteggio ne l’esibizione della sua rivale principale. Mi fece tenerezza quel piccolo gesto ma al contrario mia madre criticò quel suo modo di fare. Secondo lei Emma avrebbe dovuto studiare ogni particolare della sua avversaria per fare di meglio e sfruttare i suoi punti deboli, non tapparsi gli occhi e sperare in un miracolo. La sentii borbottare qualcosa in merito proprio a questo comportamento ma neanche due minuti dopo ecco che la cara e dolce mammina si era già dimenticata di tutto. Il salto di Emma si rivelò impeccabile e grazie anche ad una leggera difficoltà in più, che aggiunse sul momento a gran sorpresa di tutti, superò la ginnasta cinese di ben un punto e mezzo guadagnandosi così il tanto agognato oro. E già... proprio così, incredibile vero? contro ogni pronostico dettato dal destino finalmente il nome della mia amata Emma era ufficialmente scritto a chiare lettere nel firmamento olimpico. Una nuova stella della ginnastica era nata e portava il nome della mia donna.
A differenza di quanto successe durante la mia vittoria le ragazze non vennero rapite subito dai giornalisti per cui ognuna di loro poté abbracciare senza noiose interruzioni sia i propri cari che la propria squadra d’appartenenza. Lasciai che Emma incontrasse come prima cosa i suoi genitori dopodiché la raggiunsi e espressi a suon di baci io mio entusiasmo per la sua meritatatissima vittoria.
  • sei stata fenomenale amore! Al di sopra di ogni aspettativa! Non avevo dubbi che ti saresti classificata prima ma mai e poi mai avrei pensato di assistere uno spettacolo così strabiliante. Hai fatto un figurone... anche mia madre svanirebbe accanto ad una ginnasta come te e lei é una tenace lo sai bene....
  • Attento a come parli figliolo! Guarda che ti sento.... - commentò la diretta interessata sbucando dal nulla.
  • Opsss.... - esclamò invece Emma ridendo a quella comica scenetta.
  • E tu non ridere signorina, hai rischiato grosso a causa delle tue fisse mentali inesistenti lo sai si? - non potevo crederci.... la stava seriamente rimproverando nonostante i risultati ottenuti? - fortunatamente però ti sei ripresa per tempo e hai dimostrato a tutti chi sei! Sono orgogliosa di te Emma! Lo sono davvero. - wow!!! Mia madre era seriamente orgogliosa di qualcuno? Era da segnare sul calendario questa data.
  • Grazie regina ma tutto questo non è solo opera mia! Se non fosse stato per te e Killian io.... grazie! Grazie davvero! - guardò entrambi con occhi amorevoli per poi tornare a baciarmi come se niente fosse.
  • Non me la consumare Killian! - poteva mai mancare la battutina di mia madre nel vedermi rispondere al bacio con estremo entusiasmo? - o almeno aspetta le premiazioni....
Scossi la testa divertito da quelle sue battute, non era da lei lasciarsi andare così, ma le diedi ragione e lasciai tranquilla Emma per un po’, in fondo a breve avrei messo in atto la mia sorpresa dunque ci sarebbe stato tempo per spupazzarmela come davvero avrei voluto fare.
La lasciai andare con le sue amiche le quali la rapirono letteralmente per farle i loro più sinceri complimenti ma oltre a loro anche Zelina si avvicinò a lei e come poco prima fece un gesto che mai e poi mai mi sarei aspettato. Le porse la mano per congratularsi e la mia Emma anche se inizialmente la vidi un po’ titubante su cosa fare ricambiò il gesto. Era forse un primo passo verso una loro rappacificazione? Non riuscii a darmi una risposta precisa in quanto anche il loro momento venne bruscamente interrotto dell’annuncio ai megafoni delle premiazioni. La vidi allontanarsi con la sua bandiera, fiera di se come non l’avevo mai vista prima e avvicinarsi insieme alle ginnaste vincitrici verso la zona podio. Sarei stato ore a guardarla incantato ma ahimè non potevo... avevo un piano da portare a termine. Mi allontanai quindi dal gruppo e avvicinandomi al presidente della manifestazione, durante proprio la premiazione stessa che in parte persi e chiesi lui di aiutarmi. Spiegai in poche parole ciò che avevo in mente di fare e lui più entusiasta che mai, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, si prestò ad aiutarmi senza problemi.
Tornai immediatamente da Sarah, Abby, Sam e gli altri miei amici che in quelle due settimane mi avevano aiutato e supportato in tutto e insieme a loro, in gran segreto e senza farci beccare da Regina o Harris, ci avvicinammo verso la zona podio.
Finimmo di guardare la premiazione di Emma da lì, a pochi passi da lei e al termine di essa, proprio mentre le ginnaste si prestavano a scendere dal podio ecco che il mio piano ebbe ufficialmente inizio. Le luci di tutto il palazzetto si spensero all’unisono e una voce fuoricampo rassicurò tutti i presenti invitando a rimanere ognuno al proprio posto spiegando che si trattava di un semplice sbalzo di corrente che presto sarebbe stato risolto.
La verità è che non vi era nessuno sbalzo di corrente, ero stato io a chiedere espressamente di creare un blackout totale. Perché vi chiederete....Beh perché avevo in mente un qualcosa di particolarmente unico e speciale.
Come da accordi presi poco prima, il blackout durò all’incirca un minutino o giù di lì, poi un occhio di bue puntò con la sua luce immensa il primo grandino del podio con la mia Emma ancora sopra di esso rendendola l’unica cosa visibile in un palazzetto totalmente al buio.
  • c.. cosa... - esclamò guardarsi attorno spaesata non capendo cosa stesse succedendo poverina, perché di tante persone proprio lei era stata illuminata? La vidi tormentarsi le mani un po’ in imbarazzo, non le piaceva essere al centro dell’attenzione, sopratutto non sapendone il motivo effettivo ma poi la cosa iniziò ad insospettirla quando un secondo occhio di bue puntò un secondo fascio di luce, senza mai staccare il fascio luminoso su di lei, difronte la sua figura, proprio al centro del palazzetto e a pochissimi menti da lei.
Dal palazzetto si innalzò un “ooooooooooh” di stupore e fu proprio in quell’estratto momento che io, vestito di tutto punto con tanto di camicia, giacca e cravatta, avevo approfittato del buio per vestirmi, mi incamminai verso di lei fino a fermarmi sul secondo fascio di luce. Sgranò gli occhi appena mi vide e osservando attentamente la mia figura e vedendo che in mano avevo addirittura un microfono eccola iniziare a coprirsi gli occhi per la vergogna. Stava per succedere qualcosa di importante, lo aveva finalmente capito anche lei.
 
  • Lo so... so perfettamente che mi stai odiando in questo momento ma spero vivamente che dopo quello che avrò da dirti tutto il “disprezzo” che stai provando nei miei confronti per questo piccolo scherzetto svanirà lasciando in te solo un meraviglioso, dolce e indimenticabile ricordo. Ci siamo conosciuti quattro anni fa, in circostanze poco piacevoli. Un ospedale... io tirocinante aspirante medico, tu una paziente lasciamelo dire totalmente ingestibile. Un incontro non poi così piacevole per te, se non ricordo male mi etichettasti come un belloccio pronto a trattarti come un esperimento pur di ottenere una A a fine tirocinio, ma a mio avviso il miglior incontro di sempre: una bella sfida affrontare. Ci siamo odiati in quei giorni, tu sopratutto mi hai odiato... letteralmente oserei dire, poi dal nulla abbiamo scoperto di avere qualcosa in comune... l’amore per uno sport e il dramma di aver perso la nostra opportunità di dimostrare al mondo di essere i numeri uno. Due storie di vita differenti, tu messa a dura prova da un destino crudele, io che al contrario mi sono rovinato con le mie stesse mani. Improvvisamente ho capito che la ragazzina viziata che avevo conosciuto fino a quel giorno non era poi così viziata, dietro quelle vesti si nascondeva una ragazza del tutto differente: insicura, gentile ma sopratutto interessante. Come per una macchina Diesel anche noi ci abbiano messo un pochettino a carburare e a prendere confidenza L’uno con l’altro ma alla fine ci siamo riusciti: io ho iniziato ad ascoltarti di più, tu hai iniziato ad avere fiducia in quel belloccio tutto muscoli di un tirocinante fisioterapista. Abbiano lavorato sodo entrambi per ottenere quel benedetto foglio di dimissioni... un povero iPad ha addirittura perso la sua vita frantumandosi in mille pezzi per far sì che questo accadesse ma ci siamo riusciti, insieme, dando così inizio ad un nuovo capitolo di vita. Devo ammettere che quel foglio di dimissioni oltre che ad una grande gioia in un primo momento mi ha portato anche un po’ di tristezza... quelle poche righe scritte nero su bianco rappresentavano un addio, la ragazza viziatella e interessante @stava per lasciare la stanza 708 situata al quarto piano lasciandola probabilmente a qualche vecchietta con una protesi all’anca. Mi sono sentito improvvisamente perso, una sensazione che non provavo da un po’ ed è lì che ho capito che non potevo lasciarti andare. Con la scusa di un caffè sono riuscito a strapparti un primo appuntamento, poi un secondo, un terzo.... ho dovuto lavorare molto anche solo per ottenere un semplice bacio. Caspita se non ho sudato per ottenerlo, rimetterti in piedi dopo un’operazione come quella che avevi subito di sicuro è stato più semplice ma alla fine ho vinto e non ho ottenuto solo il bacio che tanto desideravo, no... piano piano sono riuscito a vincere anche il tuo cuore... il tuo amore. Ho questi ultimi quattro anni incisi nel cuore in maniera indelebile: momenti brutti e belli, nessuno escluso. Tutti questi momenti ci portano dove siamo ora, ci rendono quello che siamo oggi e sopratutto ci fanno capire che insieme siamo una potenza unica. Guarda dove siamo arrivati, siamo esattamente nel posto che entrambi abbiamo sognato per una vita intera... credi che sarebbero andate ugualmente in questo modo le nostre vite se non ci fossimo mai incontrati? Io non penso o almeno so per certo che per me non sarebbe stato così. Se ho ripreso la mia carriera sportiva e sono qui oggi è solo per merito tuo, perché hai creduto in me, sempre, ogni giorno, ogni istante. Hai ridato alla mia vita un senso... un colore, mi hai restituito la felicità perduta da anni e mi hai ricongiunto, senza saperlo, con colei che più mi era mancata in questi anni: mia madre. Sei stata fondamentale nella mia vita Emma e spero davvero che a mia volta anche se solo in minima parte io sia riuscito a portare una ventata di positività nella tua vita. - la vidi annuire in preda alle lacrime - bene... ne sono felice. Ora, prima che tutti i presenti si addormentino esausti, mi sono dilungato un po’ troppo ne sono pienamente consapevole, vorrei dirti un’ultima cosa. Sono stato il tuo unico uomo, la prima cotta, il tuo primo batticuore, il tuo primo bacio, la tua prima volta... non hai metodi di paragone per poter valutare questa storia ad una possibile altra ma io si, io ho avuto parecchie esperienze prima di te, alcune anche piacevoli lo ammetto ma mai e poi mai ho provato un amore così grande per qualcuno come quello che provo per te. Mi sei esplosa dentro Emma Swan e prego con tutto il cuore che nonostante io sia sempre stato il tuo unico e solo ragazzo che anche per te sia così. Ora, giuro che concludo, vorrei chiederti di avvicinarti a me - la luce dell’occhio di bue, quella proiettata verso di lei, si spostò leggermente come ad invitarla a seguirla. - segui la luce... - la incitai anche io, era troppo emozionata e imbarazzata per recepire al volo... aveva bisogno di istruzioni. La vidi guardarsi attorno spaesata più però si asciugò le lacrime con mano tremante e contemporaneamente fece qualche passo avvicinandosi finalmente a me. I due fari di luci si unirono al centro formando un cuore. - Amore mio... probabilmente quello che sto per fare ora ti lascerà parecchio sorpresa e impreparata allo stesso tempo ma ti chiedo di non saltare a conclusioni affrettate. C’è un motivo per cui ho deciso di fare questa cosa proprio adesso, in questo momento, in questa precisa circostanza... ero in cerca del momento perfetto e sono sicuro che se anche aspettassi altri dieci anni nessun momento sarebbe perfetto quanto questo. Tranquilla però, questo non significa che debba accadere subito, lo dico sopratutto per babbo David che di sicuro rispetto a te ha già capito tutto e vorrebbe fucilarmi seduta stante. - mi girai per un attimo verso gli spalti i quali erano totalmente bui e poi tornai a guardare i meravigliosi occhioni verdi della mia donna - abbiamo tutto il tempo del mondo per farlo, abbiamo una vita intera davanti a noi amore per cui non ti sentire obbligata a fare nulla ok? - annui ma come ho detto precedentemente non credo che avesse capito il vero significato di quelle parole. Occorreva dare un segnale preciso, un gesto che l’avrebbe finalmente messa davanti al fatto compiuto. Misi la mano nella tasca destra della giacca ed estrapolai una scatolina di velluto blu mentre contemporaneamente mi misi in ginocchio proprio davanti a lei la quale si portò una mano davanti alla bocca totalmente stupita di ciò che stavo per fare. Aprii la scatolina mostrando in mondovisione un anello del tutto particolare. - Il solitario te l’ho già regalo qualche mese fa ma credo che questo sia decisamente più utile in base a quello che sto per chiederti... - è solito regalare un solitario in questi casi ma avendolo già fatto decisi di optare per un gioiellino decisamente più utile: un ferma fede di oro bianco ma non un ferma fede qualsiasi, semplice, lineare... non avevo badato a spese e avevo deciso di far incastonare su tutto l’anello tanti piccoli diamanti fino a ricoprirlo del tutto. - Emma Swan.... che sia domani, tra un mese, un anno o tra dieci... - presi un respiro - vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo accettando di diventare, spero presto, mia moglie?
Tra la folla si alzò un applauso da capogiro accompagnato da fischi di acclamazione e urla di incoraggiamento. Molti dei presenti in quella stanza non capiva neanche la nostra lingua ma non si fecero certo da parte anzi... anche da parte loro ci fu un caloroso sostegno per un povero ragazzo inginocchiato a terra di uno scomodissimo pavimento in attesa di risposta.
Nonostante il pubblico in delirio non persi la concentrazione e rimasi con gli occhi puntati su di Emma e su ogni singola gradazione di rosso che il suo viso prese fin quando non la sentii balbettare qualcosa.
  • k... kill... Killian io.... - fece un sospirone buttando fuori tutta l’aria che stava trattenendo - io non... non... - per un attimo mi prese un colpo nel sentirla pronunciare quel “non”... credevo stesse per dire “non posso” , “non me la sento”... fortunatamente ero totalmente fuori strada - non posso credere che tu lo abbia fatto sul serio, sono... sono totalmente senza parole credimi. - continuai a non comprendere le sue parole e dallo sguardo che assunsi probabilmente se ne accorse anche lei - in senso positivo intento. - si precipitò a spiegarmi. - non potevo chiedere proposta migliore amore mio, oggi, in questo momento così... così perfetto!!!!
  • È... è un si???? Mi stai dicendo di sì? Vuoi sposarmi? - glielo chiesi di nuovo come un imbecille.
  • Certo che sì! Certo che voglio sposati! Non vedo l’ora. - e senza aggiungere altro, qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua suggellammo quella promessa con un bacio degno di chiamarsi tale.
Le luci tornarono ad accendersi sul palazzetto di Rio, tutta la combriccola che mi aveva aiutato a rendere tutto questo possibile si radunò intorno a noi formando un cerchio e una volta ottenuta la nostra attenzione lasciarono andare in aria tanti palloncini rossi a forma di cuore gonfiati a elio e mandarono in diffusione la nostra canzone: perfect... ed sheeran. Non era stata una mia idea quella, fu tutta opera del loro sacco, una sorpresa per entrambi, una sorpresa che rese quel momento ancora più dolce e romantico.
  • voi... voi sapevate tutto? - chiese Emma rivolta verso Sarah e Abby dopo aver acquisito un minimo della sua lucidità. Le due annuirono orgogliose.
  • ricordi quando Killian mi prese in disparte per dirmi una cosa? - prese la parola Sarah - me lo disse in quell’occasione... capisci ora perché non potevo parlartene?
  • Siete due stronze.... tutte e due - le indicó sorridendo - ma mi vendicherò statene certe!
  • Più in là magari... - esclamò regina aggiungendosi alla conversazione - ora credo che qualcuno mi debba delle spiegazioni... - improvvisamente tutti se la diedero a gambe lasciando me ed Emma da soli ad affrontare mia madre. - ditemi che ho appena assistito ad uno scherzo, ditemi che non ho capito bene....
  • mamma hai capito benissimo! Voglio sposarla! La amo!
  • Mah ti rendi conto di quello che dici si??? Ha 19 anni Killian... 19!!!!! Deve pensare allo studio, alla sua carriera. Ha appena vinto un titolo importante, in questo momento tutti i riflettori sono puntati su di lei, non può pensare anche a...
  • Frena! Ti stoppo subito mamma. - le dissi cercando di placare quel fiume in piena. - voglio sposarla, è vero, ne sono più che convinto ma non deve essere necessariamente ora!!!! - nel mentre cercavo di dar vita ai miei pensieri ecco raggiungerci anche i genitori di Emma che come mia madre non erano pienamente felici di quella notizia. - signor swan... signora.... - li salutai cordialmente per poi continuare a parlare e rendere partecipi anche loro. - come stavo dicendo anche a mia madre è vero che voglio sposare vostra figlia ma non ho nessuna fretta credetemi, state tranquilli. Ho preso la palla al balzo perché mi sembrava il momento perfetto conoscendo le nostre storie ma questo non significa che dobbiamo necessariamente convolare a nozze entro un anno. Ci sposeremo con calma, quando lei si sentirà pronta e sopratutto dopo che avrà trovato la sua strada. Non ho alcuna intenzione di tarparle le ali o bruciarle la sua gioventù, lungi da me una cosa del genere. Volevo solo che sapesse che la amo e ho intenzioni serie con lei, molto serie.
  • Giovanotto voglio essere molto onesto con te. Stiamo correndo come un treno ad alta velocità mi sembra... solo 15 giorni fa sono venuto a conoscenza che ti sei portato via la purezza della mia bambina e non l’ho minimamente digerito credimi, questo potevi risparmiartelo.
  • Ma papà...
  • Non ci provare amore, non attacca. Puoi dire tutto quello che vuoi ma non stiamo parlando dell’eventualità di comprare un cane o gatto, non è un argomento così leggero come si vorrebbe far sembrare un matrimonio. È un passo importante, che ti cambia la vita... decisamente prematuro per te che sei ancora una ragazzina.
  • Se ti prometto di non sposarmi prima dei prossimi cinque anni, di dedicarmi allo studio, all’università e alla ginnastica tu prometti di rilassarti e stare tranquillo? - domandó Emma avvicinandosi a lui e guardandolo negli occhi creando un momento tutto loro.
  • Rilassarmi.... eh... non è facile lo sai si? Non dopo aver scoperto le intenzioni di questo giovanotto. Emma tu sei la mia bambina e anche se credi di essere grande fidati che non lo sei... io ho solo paura che tu possa correre troppo. Non lo meriti.
  • Mi ama papà, mi ama sul serio e non c’è stato un solo momento in questi quattro anni in cui io abbia mai avuto il dubbio su questo. Mi è sempre stato accanto, mi ha sopportato e supportato in un momento dove nessuno riusciva a capirmi. Mi ha dato forza, coraggio... mi ha fatto credere ancora una volta in me stessa. Ha sempre messo me al primo posto e a parte voi due che siete la mia vita e Regina che è un po’ come una seconda mamma per il resto nessuno ha mai fatto tanto per me. Sono sicura del suo sentimento nei miei confronti e sono più che sicura del mio sentimento per lui. Non correremo papà, te lo prometto questo. Sono ancora molto giovane per vestire il ruolo di una moglie, come dici tu sono ancora un po’ bambina... delle volte mi ci sento ancora per certi versi....
  • appunto per questo io...
  • voglio godermi la mia età papà e lo farò te lo giuro ma tu devi fidarti di me, devi credere alle mie parole e accettare lui nella mia vita perché tanto che sia tra cinque o tra dieci anni sarà lui che porterò a casa come mio marito.
  • Io...
  • Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto io e te, ci siamo sempre confidati tutto e ci siamo sempre capiti con un solo sguardo. È vero... ultimamente non mi sono comportata proprio da figlia modello, ti ho deluso non affrontando con te un argomento importante come quello del mio rapporto un po’ più... come dire... “intimo” con Killian, ma capiscimi, non è stato fatto con cattiveria: ero imbarazzata, non mi sentivo pronta... neanche adesso mi sento propriamente a mio agio nel farlo se devo essere onesta. Credo sia normale in fondo no? Tu sei un papà geloso e io sono la tua bambina.... ci sta, ma la mamma lo sapeva però! Te lo giuro, con lei avevo già affrontato l’argomento....
  • lo so, me lo ha spiegato... - prese un profondo respiro - Ascoltami bene... io voglio vederti felice Emma, non desidero altro credimi ma accettare che stai diventato grande per me è davvero dura. Per alcuni versi non ho mai avuto una bambina in casa, già da piccolissima sei sempre stata una giovane donnina con obbiettivi ben precisi in testa. Raramente ti ho vista giocare con le bambole, prendere il thè per i tuoi amici di pezza o andare in bicicletta. Avevi altri interessi nonostante la tua giovane età e a me andava bene, solo che poi quell’interesse che io credevo essere solo il gioco di una bambina fantasiosa si è trasformato in qualcosa di ben più grande che ti ha addirittura portato via da me. Non puoi neanche immaginare cosa si provi a vivere lontano da un figlio, non poterlo crescere, non poterlo vedere a proprio piacimento... avere sempre la paura costante che chi ti ha preso sotto la sua ala non sia in grado di renderti felice. Abbiamo passato sei anni con questi mostri nell’armadio io e tua madre, sei anni in cui anche uscire di casa per distrarsi e andare a cena con gli amici di sempre risultava essere difficile. Tutti non facevano altro che parlare dei loro figli, dei loro cambiamenti, della loro vita quotidiana come famiglia e questo ci distruggeva ogni volta perchè a differenza loro noi non avevamo più la possibilità di poter vivere con te quel genere di esperienza. Nel momento esatto in cui, a seguito del tuo incidente, poi abbiamo deciso di trasferirci qui a New York per poterti vivere a pieno non nego di aver pensato di poter recuperare tutto il tempo perduto ma aimè è stata semplicemente un’illusione. La bambina che avevo personalmente accompagnato mano nella mano in quell’enorme palestra della grande mela aveva lasciato il posto ad una giovane donna che della mia piccola Emma non aveva più nulla se non i suoi stessi occhioni verdi. In quell’esatto momento ho preso atto che non era più possibile recuperare il tempo perso e che quei cinque anni, nonostante le chiamate quotidiane e i brevi incontri durante le festività, nessuno me li avrebbe più ridati indietro.
  • Papà io...
  • Lasciami finire o non credo che troverò nuovamente la forza per farlo. A differenza di tutti i papà “normali” io ho avuto pochissimo tempo a disposizione da passare con te, anche in questi ultimi anni che abbiamo vissuto insieme, sono sempre state poche le occasioni che abbiamo avuto per poter vivere la nostra quotidinità. Prima era la ginnastica a tenerci lontani, poi si è aggiunto Killian... poi nuovamente la ginnastica... - prese un respiro - per me è difficile da accettare Emma ed è per questo che sono molto titubante, anche se non sarà ora e lo spero vivamente, a questo eventuale matrimonio ma so anche che non posso tenerti chiusa e barricata in casa con noi solo per delle mie paranoie... forse con il tempo lo accetterò ma non chiedermi di farlo ora. Mi dispiace, probabilmente ti starò dando un’enorme delusione, ma non riesco a mentirti e dirti che sono felice... non lo sono per niente di questo eventuale matrimonio.
  • Oooh papà... io non... io non immaginavo che... mi dispiace... mi dispiace se tu ti sia sentito così.
    • Non dispiacerti per questo, per quanto abbia fatto male lo rifarei un milione di volte se il risultato è vedere quel sorriso che ti ho visto sfoggiare su quel podio poco fa.
  • Io ti amo lo sai si? E lo farò per sempre papà credimi anche se arriverà il giorno in cui nuovamente non vivremo più insieme. Tu e la mamma siete il mio tutto, il mio porto sicuro e vi prometto che questo non cambierà mai. Sarò per sempre la vostra bambina e come tale avrò sempre bisogno di voi, anche quel giorno, mooooolto lontanato -specificò onde evitare altre diatribe - in cui avrò dei figli tutti miei. Siete un esempio da seguire, pochi avrebbero fatto tutto quello che avete fatto voi per me e mi riterrò fortunata anche solo se riuscirò a trasmettere alla mia famiglia un quarto dei valori che voi avete insegnato a me; quindi vi prego, non sentitevi amareggiati o in colpa... siamo una famiglia unitissima e lo saremo per sempre. Per quanto riguarda il matrimonio invece.... prenderò atto del vostro pensiero, di quello di papà almeno e pregherò affinchè cambi idea e ci dia fiducia. - abbassò lo sguardo leggermente ferita dal fatto che David non accettasse, per quanto nobili fossero le sue parole, una nostra possibile unione.
  • Amore mio sta tranquilla - concluse Mary per mettere fine definitivamente a quel momento decisamente strappalacrime - è solo un po’ scosso per via di questa proposta inaspettata e il sentimentalismo ha avuto la meglio.
  • Lo so mah...
  • Ma cosa? In fondo cosa ti aspettavi da lui? Un abbraccio e un “auguri e figli maschi” ? Da tuo padre Emma? - rimarcò il soggetto - Ma anche no credo.... - scoppiammo tutti a ridere, tutti.... quasi tutti: io, Emma e la stessa Mary. Mia madre e David rimasero seri, loro rispetto alla cara e dolce signora Swan, per quanto sapessero che ci amavamo sul serio e che avremmo aspettato un po’ per rendere tutti felici avrebbero impiegato un po’ di piu di tempo a mandare giu il boccone amaro. - Dagli del tempo, vuole solo il tuo bene e lo sai.... lo accetterà. - non convinta tornò a scrutare gli occhi di suo padre Cercando in lui una possibile conferma.
  • Più poi che prima sia chiaro... ma si! Mi abituerò.
Ne susseguì un abbraccio di famiglia a cui non mi unii, non mi sembrava il caso in quel momento, dopodichè essendo ormai tardino optammo tutti per rientrare nei nostri rispettivi alloggi.
  • Ho intenzione di farmi una bella doccia bollente e sprofondare nel letto senza neanche disfare il mio borsone. Partiremo domani pomeriggio per tornare a casa tanto... ho tutto il tempo per poter sistemare le varie cose. - esordì Emma dopo avermi baciato proprio davanti l’entrata dell’ascensore.
  • Sono d’accordo sulla doccia signorina, ti ci vuole per rilassare un po’ i muscoli ma non convengo affatto sull’idea di andare a dormire.... ho altri piani per la serata e tu rientri tra questi. Sei o non sei la mia futura mogliettina? Dobbiamo festeggiare... - ammiccai.
  • Ah si? E come sentiamo? Vorrei ricordarti, futuro marito, che le nostre stanze sono occupate anche da altre persone.
  • Di questo non devi preoccuparti... ho pensato a tutto io. - guardai l’orologio - ci vediamo tra quaranta minuti proprio qui, davanti l’ascensore, non fare i attendere più del previsto ok?
La vidi sorridere sotto sotto divertita dai miei “ordini” ma fece ciò che le chiesi e puntuale come un orologio svizzero dopo soli 35 minuti eccola tornare da me, bella come il sole. Aveva indosso un abito semplicissimo a tema floreale e una treccia laterale che le scendeva fin sopra il seno messo in risalto dalla scollatura. Iniziai a fantasticare in maniera un po’ troppo pesante e dovetti ricompormi alla meglio prima di combinare qualche casino. Non eravamo soli in quel corridoio, non potevo permettermi il lusso di fare come se stessi a casa mia.
  • Dal modo in cui Abby e Sarah hanno insistito affichè indossassi un certo tipo di “abbigliamento” deduco che abbiamo intenzioni pericolose per stasera.... - mi stuzzicò.
  • Parli del vestito? - feci fintai di non capire quando invece avevo capito benissimo.
  • Mmh... no, parlavo di qualcosa sotto il vestito... - ammiccò con lo sguardo mandandomi letteralmente su di giri. Eravamo in astinenza non so da quando.... avevo perso il cono ma di sicuro era troppo tempo, avevo necessità di ristabilire l’ordine naturale delle cose. Interrompendo il suo giochino di seduzione la presi per mano e con poca grazia la spinsi nell’ascensore schiacciando il pulsante che dava sull’ultimo piano del palazzo. Nonostante fossimo soli durante la salita decisi di non fare nulla, sapevo bene che difficilmente mi sarei fermato poi e con impazienza attesi che L’ascensore ci portasse a destinazione.
  • Dopo di lei signorina... - le sussurrai solleticandole nell’orecchio non appena ci trovammo in prossimità della porta di quella che sdarebbe stata la nostra stanza per quella notte e lei, con mano tremante, dopo aver passato la chiave magnetica nel rispettivo lettore si fece largo nella stanza scoprendo un angolo di paradiso davvero speciale.
Non avevo basato a spese per quella sera, volevo che tutto fosse perfetto, anche il più piccolo dettaglio per cui prenotai la migliore suite che avessero in possesso. La perlustrai personalmente prima di prenotarla ma posso garantirvi che quello che avevo visto in quel pomeriggio assolato era nulla in confronto a come si presentava in quel momento la stanza: addobbata in base ai miei precisi ordini e, essendo sera, illuminata da una serie di lucine colorate che rendevano l’atmosfera ancora più magica.
 
  • allora?!?! Cosa ne dici? Ti piace???? - le chiesi rimanendo ancora nel salottino principale il quale era sommerso da petali di fiori e palloncini a forma di cuore come quelli fatti volare qualche ora prima.
  • Lo adoro!!!! - mi baciò - grazie amore, non dovevi...
  • E non hai ancora visto nulla... prova a seguire i palloncini, osservali attentamente.
Ero stato chiaro: i palloncini del salone dovevano contenere ognuno una frase diversa, una frase che ci rappresentasse, che facesse parte della nostra storia, mentre quelli che feci situare in camera da letto dovevano essere decorati con delle foto mie e sue... una sorta di promemoria di questi quattro anni vissuti insieme.
Lesse ogni singola frase soffermandosi accuratamente su ogni palloncino ma la vera reazione la ebbe quando entrò in camera da letto e non solo per via delle foto sui palloncini che avevo fatto mettere ma anche per via di un’enorme vasca idromassaggio, illuminata e già in funzione, situata proprio ai piedi del letto e un maxischermo sulla parete accanto alla vasca che in quel momento stava riproducendo un video con i nostri momenti più belli.
  • tutto ok amore? - le dissi vedendola totalmente assorta
  • È indescrivibile Killian.... mai visto nulla di più bello. Davvero.... grazie...
  • Ho perso il conto di quanti grazie mi hai detto da quando siamo entrati.... - la presi in giro - che ne dici se invece di usare le parole ci ringraziassimo a vicenda immergendoci in questa accogliente vasca per poi fare un brindisi di benvenuto? - le indicai lo champagne con due flûte in un secchiello accanto all’idromassaggio.
  • Dico che è un’idea meravigliosa... solo che non ho il costume con me... corro a prenderlo in camera e...
  • Non andrai da nessuna parte lo sai vero? Non puoi abbandonarmi così...
  • Ma vado solo a...
  • Non ci serve il costume...
  • Ah no?!?! - mi guardò iniziando a capire le mie intenzioni bramose.
  • No, non ci servirà, come non ci serviranno tutti questi graziosi vestiti che hai addosso. - dissi avvicinandomi per baciarle prima le labbra, poi il collo e poi ancora proseguire dalla spalla fino ad arrivare sulla sua mano dove le avevo poco prima infilato l’anello.
  • Mmmh... interessante... e cosa altro prevede il programma signor jones?
  • Mi piace quando mi chiami signor Jones... - tenendola stretta a me iniziai a giocare con la gonna del suo vestito tirandogliela piano piano sempre più su - vediamo... cosa prevede il mio diabolico piano? Beh... mia cara signorina lo saprai a tempo debito... l’unica cosa che posso assicurarti è che non usciremo da questa stanza senza prima di esserci rotolati in ogni centimetro quadro di essa ancora e ancora.
  • Pensi di riuscire a mantenere tutte queste promesse? - mi sfidò maliziosa - sai.. io sono una che pretende molto dal suo uomo.
  • non rimarrai delusa credimi, ho intenzione di farti uscire da questa stanza totalmente dolorante - e senza darle modo di replicare le tappai la bocca con un bacio per poi iniziare a mettere in atto la nostra indimenticabile notte d’amore.
 
 
 

 
  
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