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Autore: jarmione    22/04/2021    2 recensioni
Fairfarren
Aveva già sentito quella parola, o meglio, l'aveva letta nei suoi libri.
La si dice a qualcuno che deve affrontare un viaggio arduo.
Era un modo per dire “Che la sorte sia con te” oppure “Che la fortuna sia con te nel tuo cammino”
una parola dolce, con un significato molto profondo.
Perché Gliel'aveva detta?
Che mai poteva accadere, per dirle una cosa del genere?
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ooook gente, come va? Perdonate se pubblico velocemente, ma i capitoli sono già pronti e tutti revisionati da cima a fondo perciò...vabbè, spero vi faccia piacere (buuuu, fai schifo, buuuuu)

Ringraziamo Fiore del deserto e Trainzfan, grazie a tutti i lettori silenziosi e grazie super mega infinitamente alla mia stalker preferita evelyn80 (tesoro...hai una bella sopportazione...ti hanno per caso fatta santa? No? Dovrebbero!)

Vi comunico sin da ora che tra due capitoli la storia in se è finita, ma pubblicherò anche un epilogo (e quindi 3 capitoli alla conclusione vera e propria)

Speriamo di darvi le emozioni che spero...in caso contrario...i “va a ciapà i rat” sono ben accetti (qualcuno ha già provveduto...vero? Fiore del deserto, parlo di te)

 

 

 

 

INTANTO AL CASTELLO...

 

“Caro, ti prego, fermati” implorò la regina Elbereth che, assieme a re Mihal e Kal, stava guardando il percorso dei due attraverso una sfera di energia sospesa a mezz'aria.

Il resto degli invitati era stato congedato e, di fatti, lamentele, commenti e altre parole si levavano dalla folla fuori dal castello.

Scalpitii di zoccoli e ruote di carrozze segnalavano al re che stavano tornando tutti a casa.

Re Mihal era ancora infuriato.

Era stato umiliato pubblicamente, il suo nome era stato infangato da qualcuno più in basso di lui.

“Jareth deve pagare per quello che ha fatto”

La regina Elbereth non sapeva cosa fare.

Avrebbe voluto intervenire, ma non poteva fare nulla tranne che pregare il marito.

“Jareth ha sbagliato e questo non lo negherò mai” ammise la regina “Ma ha già subito le trappole del tuo labirinto e quella povera umana non deve essere trascinata in qualcosa in cui non c'entra”

“Elbereth, mia cara...” re Mihal la guardò dritta negli occhi, il suo tono era calmo e risoluto allo stesso tempo “...l'umana ha la sua parte di colpa, dopotutto è stata lei a suggerire a tuo figlio il finto matrimonio e questo la rende complice”

“Lo so, ma...”

Lui alzò una mano per zittirla “Non ho intenzione di fare del male a nessuno dei due” spiegò “Voglio che Jareth impari la lezione e, con la prossima prova, capirai il mio scopo”

la donna non era per nulla tranquilla, ma volle fidarsi.

Re Mihal non aveva mai fatto del male a Jareth e lo aveva sempre trattato come se fosse suo figlio di sangue.

Aveva un modo tutto suo di dimostrare l'affetto, ma non era cattivo e questo la regina lo sapeva molto bene.

Sperava solo che quei poveri ragazzi non riscontrassero problemi.

“Kal di Goblin” re Mihal si rivolse a Kal, che subito si inchinò in attesa di ordini “Avrò bisogno del tuo aiuto”

“Qualunque cosa per voi, maestà”

 

NEL LABIRINTO...

 

Sarah avanza lentamente, tenendo le braccia allungate per cercare di non urtare pareti o alberi.

La parete che bloccava il passaggio era misteriosamente sparita, proprio come facevano le pareti del labirinto di Jareth, che si spostavano e sparivano a loro piacimento.

Il sole si era già spostato e le ombre, dapprima perfette, si erano allungate dando l'impressione che le pareti si fossero ingigantite.

Jareth aveva ragione, non sarebbe stato semplice superarlo alla vecchia maniera.

Jareth...dannazione, l'aveva baciato! E le era persino piaciuto!

Ma che le era preso?

Lui l'aveva sfidata, l'aveva costretta a giurare fedeltà al labirinto, le aveva provocato dolori di ogni genere e...l'aveva difesa da re Mihal quando aveva cercato di farle cadere il lampadario in testa.

Jareth aveva detto di detestarla, perché difenderla?

Avrebbe dovuto desiderarla morta stecchita e invece si è prodigato a salvarle la vita.

Vuoi per interesse, vuoi per qualcosa di diverso, stava di fatto che Sarah aveva iniziato a cambiare opinione nei suoi confronti.

Rallentò un poco, lasciando a Jareth la possibilità di avvicinarsi.

“Stai...bene?” domandò, ancora evidentemente imbarazzata da quanto successo poco prima.

Jareth annuì “E tu?”

Anche lei annuì “Lo specchio con me non funzionava” confessò “Il re ha usato il gioco sporco”

“Tu dici?” domandò lui sarcastico.

Jareth era sicuro che c'era qualcosa di più sotto quella sfida, ma non riusciva ancora a capirla.

In quel momento aveva ben altro in testa.

Sarah.

Perché aveva compiuto quel gesto? Perché lo aveva baciato? E perché a lui era piaciuto?

Forse perché, in fondo, non riusciva ad incolpare a pieno Sarah di quella situazione.

Lei aveva proposto il matrimonio finto, ma tutto il resto era stato opera sua.

Volendo vedere, anche cinque anni prima era stato lui a sfidarla mentre lei lo aveva semplicemente implorato di ridarle il fratellino dopo aver pronunciato le parole.

Non aveva mai detto apertamente di volerlo sfidare.

Ed ora, a causa del suo stesso egoismo e della sua stupidità, lei era costretta a superare delle prove ignote che re Mihal stava loro lanciando.

Sospirò e cercò di concentrarsi sulla strada, evitando appena in tempo l'ombra di quello che doveva essere un sasso.

Ancora qualche passo e, all'improvviso, Sarah andò a sbattere contro qualcosa e cadde a terra “Ma cosa...?”

“Tutto bene?” Jareth l'aiutò a rialzarsi e guardò avanti.

Non c'era l'ombra di nulla, solo quella del muro allungata fino a quasi la parete opposta.

“Non vedo niente” disse Sarah

“Ma va?” ridacchiò Jareth, allungano una mano e riscontrando che al centro esatto della strada vi era qualcosa.

La sua mano stava toccando qualcosa di legno alto quanto una persona.

“Una porta” annunciò

“Un'altra?” Domandò Sarah, ben sapendo che era la domanda più stupida che poteva fare.

Avevano affrontato una sola prova, ma per lei era già stata sufficiente.

“Non so che cosa cerca di ottenere quello lì da noi, ma fino a che non lo scopriamo dobbiamo sopportare questo sopruso” Jareth fece per entrare, ma Sarah lo fermò

“Prima di entrare...voglio che tu sappia che...mi dispiace”

lui la guardò interrogativo “Per cosa?”

“Per tutto” rispose lei “questa situazione è colpa mia, avrei dovuto starmene zitta cinque anni fa e...”

Jareth, che aveva previsto uno sproloqui, la zittì mettendole il dito indice sulle labbra.

“Suggerirei di rimandare questa conversazione a più tardi” ammiccò “Ricorda solamente che le cose si fanno in due e mai da soli”

E prima che lei potesse ribattere, Jareth aprì la porta.

Di nuovo vennero avvolti dal buio più totale, che però scomparve nel momento stesso che i due chiusero la porta alle loro spalle.

Le torce sulle pareti si accesero e videro che la stanza era vuota e solo una foglia elfica aleggiava al centro di essa.

Jareth la prese e lesse il contenuto, rabbrividendo e cambiando espressione.

“Jareth...?”

“Ho capito il suo scopo” disse, porgendo a Sarah la foglia “Avrei dovuto immaginarlo”

Sarah lesse la foglia e si accorse che non era in elfico come la precedente, ma bensì capibile anche per lei.

 

Se sei forte saprai ascoltare

quel che l'anima vuol giudicare

È una questione mentale

non tutto è reale

 

“Che cosa significa?” chiese Sarah, ma stavolta Jareth non aveva una risposta.

La sua mente si era annebbiata e tutto aveva in testa tranne che la prova che Sarah stava per affrontare.

La prima prova era scritta in modo che Jareth e basta potesse capirla mentre quella era stata resa adatta anche per lei.

Nella prima prova lui era stato colpito e lei era giunta in sua difesa, ora sarebbe accaduto sicuramente il contrario.

Re Mihal voleva dare ad entrambi una lezione.

Voleva che imparassero a comprendersi l'un altro, che riuscissero a capire i loro sbagli e rimediare.

Non si sarebbe fermato finché entrambi non avessero capito i loro errori e non si fossero compresi.

Ma come poteva, Jareth, comprendere Sarah? L'emotività umana era diversa da quella di un Fae.

Sarebbe stato in grado di difenderla?

Sarah cercò di parlare di nuovo, ma non fece in tempo a proferire parola che una luce bianca illuminò la stanza a giorno e la obbligò a coprirsi gli occhi.

Quando riuscì, finalmente, a mettere a fuoco davanti a lei era apparsa la figura di Jareth, vestito con abiti umani come l'originale.

“Ti sei sdoppiato?” Jareth scosse la testa “E allora chi è lui?”

“Uno dei trucchi di re Mihal” rispose lui.

“Sarah...” il secondo Jareth iniziò a parlare e, come aveva previsto l'originale, si rivolse a Sarah “...Avvicinati”

Sarah obbedì, ma venne fermata dal vero Jareth “Non osare farle del male!” disse minacciando la losca figura.

“Rivelare la verità non significa fare del male” disse il finto Jareth “Guardami, Sarah Williams”

Sarah cercò di rassicurare Jareth con lo sguardo e si avvicinò come le era stato ordinato.

“Sai chi sono io?” lei annuì “Dillo”

“Sei Jareth, il re di goblin”

Ma questi scosse la testa “Io sono l'anima del re di goblin, quello che vive al suo interno e che nasconde i pensieri più profondi che mai oserebbe dire”

Sarah trattenne il respiro.

“Tu forse non lo sai, Sarah Williams” proseguì la figura “Ma il tuo arrivo nel mio regno ha sconvolto la mia vita”

Il vero Jareth chiuse gli occhi e ammise che era vero.

Sarah gli aveva sconvolto la vita.

Senza volerlo, certo, ma lo aveva fatto.

“L'hai resa un inferno, mi hai ferito, mi hai portato alla distruzione” disse l'anima di Jareth con tono tagliente “Tu, stupida umana, che credi di sapere tutto, che dai ogni cosa per scontato, guarda cosa hai fatto!?” Sarah cercò di tapparsi le orecchie, ma quella voce era così penetrante da riuscire a superare le sue mani “Meriteresti la morte, ma un umano non può essere giustiziato in questo mondo”

“Smettila...” lo implorò Sarah

“Smetterla?” domandò sarcastico “Ho appena cominciato” un ghigno si formò sulle sue labbra e le parole che uscirono furono ancora più crudeli delle precedenti.

“Sei solo un'insulsa e la tua idea del matrimonio finto è stata la migliore idea che tu abbia mai avuto e sai perché? Perché un vero matrimonio sarebbe stato deleterio, tu non sei degna di essere amata da me o da qualsiasi altra persona sana di mente, tu resterai sola per l'eternità e semmai usciremo da qui vivrai una vita di inferno, perché sarò io stesso a rendertela tale e questa sarà la mia vendetta per avermi fatto passare cinque anni di dolore”

“Basta!” Sarah si inginocchiò a terra.

Le lacrime scorrevano lungo le sue guance, ormai rosse e brucianti.

Era vero, gli aveva rovinato la vita e si era rovinata la sua di conseguenza.

Jareth non le avrebbe mai detto nulla, ma la sua anima parlava per lui.

Erano davvero quelli i pensieri che c'erano nella sua anima?

Jareth la odiava e lei l'aveva pure baciato sentendo dentro di sé qualcosa di totalmente diverso.

Per un attimo aveva creduto che lui ricambiasse, ma era stata solo un'illusa.

L'anima di Jareth continuava a parlarle ma erano parole cariche di odio, di rancore.

Insulsa

Stupida

Chi mai potrebbe amarti?

“Basta!” sbottò il vero Jareth parandosi davanti a Sarah “Tu non sei me, non sei nemmeno l'ombra di me!” esclamò a gran voce “Tu non sei la mia anima, perché se lo fossi davvero diresti la verità!”

Il finto Jareth sorrise malignamente “Tu dici?” lo guardò con aria di sfida “Tu che cosa le diresti?”

“Non entrerò in competizione con un'illusione”

“Sei sicuro?”

Jareth avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che sarebbe finito a litigare con se stesso.

Con se stesso?

-Ma certo!- pensò Jareth -E' questo che vuole! Se litigo con...me stesso...risulterò egocentrico ed egoista-

Scosse la testa, Sarah non meritava tutto questo.

Si inginocchiò e cercò di far sì che Sarah lo guardasse negli occhi.

Voleva che vedesse la verità.

“Ricordi le mie parole, Sarah?” domandò Jareth “Quelle che ti dissi mentre eri nella sala di Escher?”

Lei cercò di distogliere lo sguardo.

Non voleva guardarlo e non voleva ricordare.

“Io non posso vivere senza te” le ricordò “Quelle parole erano vere, Sarah, se non ti avessi portata nell'Underground a quest'ora saresti morta ed io pure”

Sarah emise un singhiozzo e Jareth si maledisse mentalmente per quello.

Stava dimostrando di nuovo il suo egoismo e di questo si accorse anche il falso Jareth, che sembrava pronto ad attaccare nuovamente, dichiarando nulla la prova.

Ma Jareth proseguì, non gli avrebbe dato questa soddisfazione.

“Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che ti dico e diventerò il tuo schiavo” disse “Tu mi hai temuto, hai fatto ciò che ti ho chiesto e...” le prese il volto fra le mani, posandole un bacio dolce sulle labbra “...mi hai amato”

Sarah fremette

“Ed ora io, Jareth di Goblin, sono diventato tuo schiavo” poi si alzò, aiutando Sarah a fare lo stesso.

Successivamente si voltò verso colui che si spacciava per la sua anima.

Non sapeva perché, ma era sicuro che tramite quell'anima re Mihal lo stesse osservando.

“Credi di conoscermi?” mormorò “Tu non sai un bel niente e queste cattiverie te le farò rimangiare e spero che ti vadano di traverso”

Il falso Jareth sorrise di soddisfazione e fece alcuni passi indietro “Potete uscire” e scomparve nella stessa luce bianca con cui era apparso.

Jareth ebbe l'impulso di lanciare una delle sue sfere, ma non aveva la magia e di questo re Mihal doveva esserne grato perché, se l'avesse avuta, quest'ultimo sarebbe morto.

“Andiamocene via” disse, mettendo un braccio intorno alle spalle di Sarah e portandola fuori.

Attese di riabituarsi alla luce del sole e che la porta si richiudesse, tornando ad essere invisibile, poi fece voltare Sarah ed compì un gesto che non credeva essere in grado di fare: la strinse forte a sé, quasi a soffocarla.

Voleva trasmetterle quella che era la sua vera anima, il suo vero io.

Era forse quello ciò che si sentiva quando si provava amore?

E che amore era il suo?

La risposta era semplice ed era più che evidente.

Jareth avrebbe voluto baciarla così come aveva fatto lei, ma più a lungo e con più trasporto.

Avrebbe voluto fondere il loro corpi in uno e sentire quelle emozioni, che lo stavano travolgendo, per il resto della vita.

La amava, eccome se la amava, ma non poteva e mai avrebbe potuto concedersi a lei come desiderava e come, in cuor suo, sperava desiderasse anche per lei.

Finito quel calvario, quando finalmente sarebbero stati soli, avrebbe fatto quello che avrebbe dovuto fare sin da subito.

Dopo alcuni secondi, lunghi un'eternità, Jareth si staccò da lei e la guardò negli occhi “Non credere a tutto ciò che vedi o senti” le disse “Questo labirinto è più insidioso del mio, nulla è ciò che sembra”

Sarah annuì e fece un profondo respiro, sentendo il profumo di Jareth penetrare nelle sue narici.

Sembrò strano, ma si tranquillizzò.

Nei suoi occhi si poteva leggere una determinazione mai vista prima ed era come se il falso Jareth non fosse mai esistito e non le avesse mai rivolto quelle parole crudeli.

“Jareth...” disse

“Sì, mia preziosa?”

“Facciamogli vedere chi siamo”

Jareth non se lo fece ripetere due volte

  
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