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Autore: Elgas    22/04/2021    4 recensioni
[PROSSIMAMENTE IL QUARTO E ULTIMO ATTO]
[Terzo Atto, Till The End of The Time
Kingdom Hearts 3 Alternative Ending (no DLC Re:Mind)
Crossover (personaggi principali tratti da Bleach, Blue Exorcist, Full Metal Alchemist Brotherhood +
pg singoli tratti da altri manga/videogiochi)]
N.B. Lettura Pc. Lettura Angolo Autrice.
+++
Capitolo 1
Ogni cosa da te creata è connessa al Seiðr e a esso farà ritorno.
Chiudi di occhi, tessi la ragnatela. Starà a te decidere quando lasciarla.
Capitolo 7
Ora sei qui. Senza esitazioni. Senza rimpianti.
Solo tu, amico mio…
« …solo tu puoi uccidermi. »
Capitolo 8
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aqua, Cloud, Luxord, Sora, Xigbar
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Till the End of the Time'
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10. Web, Waeve, Wire



Il silenzio era un amico fedele; solo una sinistra brezza osava infrangerlo, specie lì,
attraverso fili tesi con cura. Fili, ragnatele occupavano da tempo ogni corridoio,
ogni stanza, in un semplice quanto fitto labirinto all’interno della bionave. Tessere,
incessantemente; tessere infinite ragnatele, attuare quel rumore. Risuonava nell’anima,
antico, logorante; anatema che troppo in fretta aveva marchiato un’esistenza altrimenti
perfetta. Quell’uomo... lo pensava, costantemente, lo incatenava a se, proteso in una
banale vendetta. Tale bramosia lo stritolava, imprigionandolo in una stridente melodia.
Non finiva mai, ne mai sarebbe finita. Quell’uomo... lo chiama, lo voleva, voleva il suo
sangue.
La consapevolezza lo colpì ancora una volta, gelida come un fiume d’inverno; il buio
lasciò spazio alla penombra. Nemmeno nel “sonno” esisteva quiete, ma la pace era lì,
vicina; pochi attimi e avrebbe donato anima e corpo all’amato, unica ragion d’essere.
« Sbaglio o sono aumentate? »
Le rivide e il Cuore si riempì di sollievo come allora, in quel primo istante di vita; ali
tingere di nero il buio. Si issò, le zampe a pizzicare i fili, a sfiorare infine le piume.
Ecco... otto zampe, sei ali, intrecciate in un grottesco quanto sublime mosaico.
« Ah… sei tornato… »
Poche parole e il respiro di Ukoku era lì, a lambirgli le labbra, mentre lui faceva scorrere
le dita sul collo, intrecciandole infine dietro la schiena. Mille anni lontani, divisi, un
soffio di vento nell’Immortalità; eppure mai distacco era stato più sofferto, poiché
grande sarebbe stato d’ora in avanti il peso degli eventi, di legami dal sapore di
maledizione; un distacco che fremeva nel bisogno di essere colmato. L’avvertiva,
l’avvertiva in Ukoku; nelle mani intente ad accarezzare i corpi, liberandosi di ogni
ostacolo per sfiorare la pelle; nelle labbra a mordere le gole, a ritrovarsi voraci. Sei bello
così sussurravano gli sguardi contemplando ogni linea, ogni muscolo, ogni oscuro
dettaglio. Ti voglio… ti voglio come nessun altro… così gridava il calore via via più intenso,
i respiri rotti, le eccitazioni a sfiorarsi, a godere di ogni spinta. Ti amo... urla silenti
all’apice del piacere, echi a cullare un lungo abbraccio.
Ti amo... lo pensò ancora, dolcemente, perdendosi ancora in quelle ali, nel modo in cui
s’intersecavano in mezzo alla schiena, nelle piume a circondare la spina dorsale, una
linea diafana che saliva fino al collo.
Lo torturò quel lembo di pelle, facendo godere entrambi di un piccolo e reciproco
piacere. Eppure il Corvo non smise di fissare la camera, percependone il tormento
nascosto in ogni filo.
« Hai continuato a tessere. Le nostre prede hanno abbandonato la tana, immagino sia
diventato più forte… il suo richiamo. Giusto, Naraku? »
Sorrise il Ragno, ristorato da un pensiero rivolto a lui, a loro due, al reciproco futuro.
« Sì, è così », poche parole e il bisogno di liberarsi divenne impellente, tale era il fardello
sul Cuore, « hai visto cos’è accaduto ai margini di quell’Universo. Se per te... è sempre
stato sopportabile, io… io sarei impazzito. Allontanarmi, non potevo fare altro. Ora sì,
il suo è più forte... e io... lo odio ancora di più. Parassita… un lurido parassita. »
« Oh! Come sei cattivo. »
Aveva sempre ammirato Ukoku per questo; rivestire di leggerezza perfino i momenti
più seri e cruciali. Lo strinse, afferrandone l’eco della voce, mentre le parole uscivano
pesanti, impastate.
« In ogni caso… dovremo superarlo prima o poi... il caos dei loro richiami. Ora abbiamo
più di un motivo per farlo. »
Rammentò il messaggio ricevuto mesi addietro; la conferma di cosa nascondeva
l’Universo sapientemente occultato; Keyblade, armi in grado di chiudere la Porta
dell’Oscurità; i mortali in grado di brandirli, ora in viaggio protetti da alcuni Fyrir,
fra cui loro.
Ukoku si girò, quasi avesse percepito la riflessione, cingendogli la vita; un gesto ripetuto
infinite volte, dal primo istante di quell’oscura rinascita...

Riemergendo dal Caos, eccoci insieme… sporchi... il sangue, le viscere delle loro femmine...

« Naraku… so bene quanto sia dura per te… mi fa piacere sentirtelo dire. Quei due…
ci chiamano, ci desiderano… sarebbe scortese farli aspettare ancora. Nonostante il mio...
non mi pensi, non come dovrebbe. Questo dettaglio m’incuriosisce. »
« E ti eccita ancora di più. »
« Già. Pure tu proverai un piacere simile, ne sono certo. »
Rise Naraku, celando il peso che l’atto di avvicinarsi avrebbe comportato. Ritrovò lo
sguardo di Ukoku; in iridi nere come i corvi, il riflesso dei propri, occhi rossi di ragno.
Sollievo e in esso ogni verità si riversò, dolce e malinconica.
« Invidio il tuo ottimismo, però... no, ne abbiamo discusso tanto, ma alla fine… io provo
odio. Soltanto odio. Aspetterò il momento migliore... soffrirà lentamente… lentamente
lo annienterò. Deve capire… nulla può scalfire la mia, la nostra esistenza. »
Il pensiero a lungo covato risuonò in un’eco corrotto, una profezia sedimentata nel
tempo. Poi Ukoku si porse in avanti. Respiri, carezze… e il presente tornò, magnifico,
unico presente.
« Attendere ai margini della tela, vuoi fare proprio il ragno. In ogni caso mai dire mai,
io la penso così. Inoltre... anche i Custodi potrebbero rilevarsi appetitosi. »
« Uhm... umani legati ai Fyrir. Questo non cambia le cose… insetti sono e insetti
rimarranno. Sarà facile schiacciarli. Dovremo... ringraziare il tuo angioletto. »
« Avremo scoperto in ogni caso la natura delle Chiavi, ma… le informazioni hanno
permesso di muoverci in fretta su due fronti. Priscilla divorerà l’Universo, da brava
fogna quel è, mentre noi... finalmente andremo a caccia. Uhm! Tornando a Sephiroth,
ti piacerà vedrai. »
Giunsero improvvisi, baci delicati, respiri a tradire un bisogno tornato urgente. Provare
piacere, donare piacere, in ogni modo possibile. Si ritrovò in piedi accanto al letto. La
forma ricordava un uovo di ragno, scuro, spezzato; solo i riflessi lucidi ne rivelavano
la reale durezza; all’interno, fili compattati formavano una matassa soffice. Lì, quasi
incastonato in esso, stava Ukoku, ora seduto. Le ali, la pelle, nero, bianco, petrolio a
sporcare una perla; vene color inchiostro a risaltare come gioielli mani, spalle, collo.
Visione meravigliosa, tesero prezioso.
« Piacermi? Uhm… tu l’hai già addocciato… il suo odore è piuttosto forte. »
« Mi sta sempre appiccato, che vuoi farci? Però è carino, fidati. »
Lo disse lì, la bocca a stuzzicargli il bacino mentre le dita sfioravano zone proibite.
Il piacere tornò, lento, intenso; lo avvertì nel corpo teso, nelle dita immerse in quei
capelli, nel ritmo dettato da Ukoku. Godere con tutto, soprattutto con gli occhi,
godere osservando quel viso sporcarsi, ancora e ancora.
Erano istanti così, erano parole riversate nell’eternità, pensieri silenti, uniti, a far rivivere
quell’assoluta certezza.

In questo Caos... posso solo amarti.
Ecco... ora sono completo.

La sentì risuonare in Ukoku, in un bacio sporco e rubato. Gustò il sapore del proprio
seme; un dono a stuzzicare nuove corde; fame, fame di carne e Cuori.
« Sai che ti dico Naraku… »
« A forza di farlo è venuta fame anche te? »
« Dopo mille anni fermo, permettimi di avere un certo languorino! »
« Permesso accordato. Allora… c’è un Mondo qua vicino… forse è un po’ primitivo, ma
ci sazierà fidati. »
« Una cenetta romantica, nulla di meglio per festeggiare! Uhm… potremo... mostrare a
Sephiroth come mangiamo, così lo conoscerai. Ti va? »
Naraku sorrise e pensò che sì, ogni istante andava gustato fino in fondo, nonostante
il richiamo fosse lì, pronto a tornare, a rovinare ogni cosa.

Ti farò strisciare nel fango... lurido parassita.

« Certo, perché no? »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Camminare al limitare della realtà, immersi nell’ultimo strato del Seiðr.
Passeggiare ammirando, sfiorando il Mondo oltre esso.
Non vi era stato nessun effetto collaterale; di questo Ukoku aveva gioito, un sorriso
condito una punta di sagacia.

« Eri già abituato. Beh... altrimenti non saresti giunto da me, sfuggendo ai miei nemici. » (0)

Dopo la visita al Ragno, l’uomo era tornato sulla Muten. Le bionavi avevano viaggiato
per un breve tratto, giungendo in un Mondo ricco e florido. Invisibili, erano attraccate
su due isole distanti un centinaio di chilometri.
Giorno e notte erano passati; il paesaggio sfumato dai raggi del sole e della luna;
gradazioni a tingere la flora tropicale, l’oceano limpido, il villaggio racchiuso nella baia
a fondovalle. Ma fu allora, quando buio e luce si fusero nell’alba, in un’armonia perfetta
e fragile, che Sephiroth ne ebbe l’assoluta certezza; la fine sarebbe arrivata, meravigliosa
e famelica.
Un passo nell’Oscurità, un passo accanto a Ukoku. Vivere malgrado i fardelli rimasti lì,
a infettare il Cuore, a graffiare l’Anima; messia, abominio… aveva tradito tutti, ucciso
Zack, Cloud continuava a inseguirlo, irritante... semplicemente irritante. Esistere...
« Ecco… ci siamo, Sephiroth… »
… se esistere voleva dire esser lì, al suo fianco, se bastava questo per accantonare quei
dubbi; esistere… esistere in quanto cosa?
« Guarda… laggiù… »
La sua voce… Luce buia, calda.
Lontano, le fiaccole andavano spegnendosi, i tetti delle capanne velate dai tiepidi raggi
del sole. Un Mondo prossimo alla morte; così, in quel pensiero, Ukoku parlò, facendo
scaturire nuove immagini.
« L’Oscurità è attratta dal Cuore dei Mondi, dalla loro Luce. Per irrompere nella realtà,
deve superare tutto il Seiðr, più si avvicina più il Mondo muta. Carestie, guerre,
maledizioni, epidemie, pestilenze e altre cose carine. Infine quando i Cuori degli uomini,
o in generale di esseri dotati di coscienza, cedono a follia, disperazione, dolore, paura...
l’ultimo strato si rompe ed essa si materializza nelle bestie chiamate Hwergh. Il processo
può richiedere anni o secoli, dipende da quanto forti sono i Cuori dei “popoli”. Noi, in
quanto Døkkafirar, siamo… come dire... più diretti. » (1)
Aveva parlato, il tono leggero, quasi divertito; qualunque fosse l’argomento, Ukoku lo
esponeva come fosse un gioco, un gioco da bambini dove l’unico scopo era divertirsi.
Quel Mondo, le persone laggiù, dovevano apparirgli insetti, cibo. Solo un dettaglio
risultò strano e Sephiroth non perse tempo a esporlo.
« Capisco… ma se è tutto così immediato, perché aspettare? »
Il Corvo era lì, al limitare della foresta, rise, le ali baciate dall’ultima alba.
« Io e mio fratello preferiamo mangiare con calma. Inoltre... ci tengo a regalarti un
spettacolo degno di questo nome. »
Regalarti…
Brivido, piacere inaspettato, piacere che ormai lo coglieva sempre più spesso.
Forse... anche solo per questo valeva la pena essere lì, esistere lì.
Pensiero, verità, e in essi tutto divenne magnifico, ancora più magnifico.
Quando Ukoku irruppe nella realtà, la cima della collina morì; gli alberi, l’erba
marcirono; gli animali esalarono un breve rantolo prima di cadere e decomporsi a
loro volta; l’aria stessa divenne scura. Le tenebre però non avanzarono oltre, sfiorando
la radura sottostante. Ora il rilievo appariva alieno, maledetto agli occhi degli ingrani
abitanti.
Così Sephiroth lo raggiunse e insieme attesero. Il sole era alto quando un fruscio mosse
alcuni alberi, laggiù, in mezzo alla foresta ancora intatta. Uno sguardo del Corvo e
il buio si mosse famelico. Un urlo strozzato, la carne stritolata mentre l’eco terrorizzato
del secondo uomo moriva nel silenzio. Attesero. La sera era appena calata quando una
canoa, piccola e veloce, partì solcando le onde. Attesero, i giorni passarono lenti e quieti;
il terreno divenire brullo, sterile, nessun tronco marcio, nessuno scheletro, solo una terra
silente e senza vita. All’alba del quinto giorno la canoa tornò, un’entità giunse solcando
il cielo, potente e guardiana. Un raggio di sole irruppe, divorato subito dalla cenere.
A mezz’aria l’enorme falco mutò, ergendosi davanti a loro con le fattezze di un uomo
massiccio; pelle scura interamente ricoperta da tatuaggi, folta chioma scura, indosso
un gonnellino ricavato da foglie, dettaglio che Ukoku non avrebbe esitato a definire
imbarazzante, e compensato in parte dall’enorme falcetto d’osso. Li scrutava furente,
eppure... anche l’ira divina sarebbe stata distrutta, schiacciata, resa banale.
« Messaggeri oscuri... scopi malvagi vi hanno portato qui, avete deturpato Motunui,
ucciso uno degli esploratori del saggio Capo Tui. Adesso io, Maui, semidio protettore di
queste terra, vi rispedirò nel Lua-o-Milu e »
« Oh! Hai detto semidio? Molto bene », il Corvo sorrise e l’istante dopo tutto finì.
Persino la carne divina risultò fragile; il semidio tramutato in una scultura contorta; il
corpo trapassato da sottili e ora immobili lame di buio; il sangue sgorgava a malapena
tanto le ferite erano precise; la voce ridotta a un rantolo terrorizzato.
« Molto bene… vorrà dire ti mangerò per ultimo. »
Banale… anche quel Maui era cibo, nient’altro che cibo.
Immaginò le ali del Corvo tinte di sangue… belle... sì, sarebbero state ancora più belle.
Il pensiero lo sorvolò appena, la voce a catturarlo nuovamente.
« Sai... anche nel mio Mondo esistevano gli dei e robe simili. Non erano simpatici e
paffuti come questo, sembra uscito da una fiaba non trovi? In ogni caso erano lì... e
quando l’Oscurità giunse tutti tremarono, indistintamente, urlarono mentre venivano
divorati. Io… un semplice uomo... fui l’unico a restarne incantato, a volerla far mia.
Uhm… riserviamoci questo racconto per un’altra volta. Andiamo, l’antipasto ci aspetta. »
Parole a immergerlo in un sogno, reale e magnifico; assaporare disperazione, agonia,
gustarle nel Caos.
Un battito d’ali e il villaggio fu attorno a loro. Morirono tutti, morirono in fretta, Cuori e
Menti lacerate dal terrore; i cadaveri dilaniati, ammassati in una pila al cui vertice prese
posto Ukoku, masticando un braccio come fosse burro, le ali ora tinte di cremisi.
Era bello.
Sentì il pensiero consolidarsi, scrutando un paesaggio ora irriconoscibile; l’isola era
morta, le tenebre volgevano all’oceano riducendolo a melma, al cielo riversandosi
come inchiostro sopra un foglio bianco.
« Ti piace? »
Che strano… nessuno finora gli aveva posto la domanda in quel modo.

« Ecco Masamune… con essa ucciderai demoni e mostri. Non la trovi magnifica? »
« Questa donna è di tuo gradimento? »
« Stasera potresti provare un uomo. Abbiamo fatto una bella selezione. »

Nessuno… con tale, pura sincerità.
« Sì, mi piace. »
Parole nate dal Cuore. Parole nate da un sogno.
« Sephiroth, tempo fa mi facesti un regalo. Ora… credo sia giusto ricambiare. »
Emerse dal terreno, nella stessa contorta posizione Maui, il semidio morente, dilaniato
dal terrore, dalla consapevolezza della morte; la fine incombeva, eppure vi fu un ultimo,
inaspettato lampo di rammarico appena lo sguardo volse alla pila.
« Moana… mi dispiace… mi »
Le dita di Ukoku saettarono, voraci, precise, come il becco di un corvo.
« È raro restino uniti. Volendo possiamo trattenerli, i Cuori, ma fidati, è una rottura.
Meglio mangiarli dal Cuore del Mondo. Ecco dunque… un cuore con dentro un Cuore,
una vera prelibatezza. »
Lo vide morderlo, ancora pulsante, la Luce nel Cuore spezzarsi.
Lo vide, ne percepì il respiro sporco di sangue, vicino, vicinissimo...
« Mangialo. È buono. »
Era bello, eccitante… immergersi nell’Oscurità… o in lui? Qual era il confine? C’era
mai stato un confine? Morse il Cuore Sephiroth, ancora e ancora, ne inghiottì la Luce.
Mangiare un Cuore… era già accaduto, all’epilogo di un’esistenza così vuota, così
programmata; si rivide di fronte al Cuore maledetto di Gaia, al Cuore che andava
purificato; un Cuore nero, putrescente; si rivide... in quel gesto così profano, sacrilego.
« Sai Ukoku… io feci lo stesso col Cuore del mio Mondo… ne strappai un pezzo, un
piccolo pezzo e lo mangiai… lo mangiai. »
Non l’aveva mai confessato a nessuno, e non nulla vi fu se non leggerezza, gioia
nell’aver condiviso, nel sentire il Corvo sussurrare una verità ineluttabile, palese solo
ora, in quel gesto rinnovato, in un’inebriante vicinanza.
« Capisco... questo ci rendere simili e spiega... molte tue particolarità. L’avevo intuito,
ma sentirtelo dire... fa decisamente un altro effetto. »
Immergersi ancora di più… in un torbido e ammaliante Caos.
« Grazie. »
« Nahh… e di cosa? Non ho fatto nulla… »
Lo mangiò, il cuore con dentro il Cuore… e per un attimo fu tentato di dirgli che no,
quei gesti erano preziosi, più preziosi di ogni altra cosa. Nella leggerezza, la tensione
penetrò, sottile, primordiale; Masamune, stretta nella mano sinistra; la zampa pronta
a trafiggergli il braccio se avesse osato estrarla. Una zampa, due, tre... otto... infine
il Ragno apparve.
Era bello, più affascinante rispetto al Corvo; la carnagione pallida e lucida, le vene
trasparenti come ali d’insetto; la lunga, folta chioma risaltava occhi rossi, completamente
rossi. Era elegante; una tunica ne avvolgeva il fisico asciutto; viola, dal taglio orientale,
fili dorati disegnavano complesse ragnatele nel rigido tessuto delle spalle.
A tessere le vere ragnatele dovevano essere le otto, grosse zampe; come le ali di Ukoku,
si diramavano dalla schiena; lucide, rivestite di un carapace analogo a quello degli
scarabei, terminavano in vistose escrescenze, sormontate da una punta.
« Dunque sarebbe questo l’angioletto. Sì… non è male. »
Era bello, la voce profonda…
Che strani, curiosi pensieri, specie lì, con la sensazione di essere trafitto, azzannato da
un momento all’altro; eppure la tensione scemò, annullandosi quando Ukoku ruppe
il breve silenzio.
« Visto? Ops! Le presentazioni! Sephiroth… Naraku. Naraku, Sephiroth » e rivoltò al
Ragno, « hai già finito? »
« Era un villaggio piccolo. »
« Peccato… hai ancora fame? », chiese indicando la pila.
« Uhm… ci siamo estesi abbastanza, metà del Mondo, presto le bestie arriveranno… che
seccatura. Gustiamoci la portata principale. »
« Perfetto…! »
Poche frasi e già l’attenzione dei Døkkafirar volgeva altrove.
Eppure li trovò bellissimi. No... non era solo questo.
Li osservò, i passi lievi, i sensi a fiutare le vene del Mondo. S'incrocicchiarono quasi
all’unisono, una mano premuta a terra. Radici, viticci, s’estesero in una circonferenza
contorta, arrestandosi di colpo e procedendo in basso, sempre più in basso, verso il
Cuore del Mondo.
Estasi nel Caos, sublime visione, l’apoteosi di un sogno.
« Aspetta… stavo dimenticando la ciliegina sulla torta », si guardò attorno Ukoku,
soffermandosi sulla carcassa di un maiale, « ecco, lì va bene. »
Emersero lentamente; tre uova trasparenti. S’agitavano frenetiche come dovessero
schiudersi da un momento all’altro, producendo un rumore simile a sassi in balia di
un terremoto. Solo osservandoli meglio, Sephiroth riuscì a distinguerli; tre feti. A
separali dal guscio un denso liquido amitotico, ora blu, ora violaceo, ora giallo elettrico.
« Potresti portarmi il blu, Sephiroth? »
Una richiesta semplice e al tempo stesso così decisiva, magnifica; aiutare per il piacere di
farlo, aiutare avendo la forza di farlo. Certezza di cui era conscio anche Ukoku, tale era
la leggerezza nelle sue parole. L’uovo era pesante, più di quando si aspettasse; fremeva
in preda a una muta follia; avvolto da un’eco sottile, un lamento abissale carico di rabbia
e solitudine.
Sì… se non fosse stato pronto, tutto sarebbe stato più difficile o addirittura impossibile
da sopportare.

Immergersi ancora di più…

« Queste sono… »
Lo sussurrò lì, accanto a Ukoku, poggiando l’uovo a terra. Lui sorrise, quel sorriso
eccitato che stava imparando a conoscere; un sorriso che sperò un giorno di ricevere a
propria volta.
« Esatto… le memorie racchiuse nelle sfere. Stanno crescendo, ma credo sia opportuno
nutrirle... all'occorrenza. Come avrai capito, adoro fare regali. Un Doppelgänger
per lui e il suo Custode. Andremo a trovarli… del resto come Naraku, io so sempre
dove si trova la mia preda. Finalmente lo vedrò... e insieme a mio fratello, assaggerò
il potere di questi Keyblade. » (3)



(0) Parti/accenni del passato di Sephiroth, Cloud e Zack vengono detti;
Nei Capitoli 6 e 9 di AAA.
Nei Capitoli 2 e 3 di EOR.
---
Recap di quanto detto finora (alcuni dettagli e nomi presi in prestito da FFVII, 1997);

Da sempre il Mondo di Gaia è afflitto dall’Oscurità, il Cuore pervaso da essa,
un’Oscurità propria, differente da Heartless eccetera eccetera.
Sephiroth era il SOLDIER migliore al servizio della Shinra, il guerriero perfetto,
il messia che avrebbe dovuto purificare il Cuore di Gaia e porre fine alla maledizione.
Ma all’ultimo, di fronte a quel Cuore, sparì; a seguito del tradimento, violenti cataclismi
sconvolsero Gaia. Cid, già al tempo amico di Mickey, fuggì con una Gummiship
trovando rifugio a Radiant Garden, portando con se Zack, diventato da poco SOLDIER,
e dei giovanissimi Cloud e Tifa. L’obiettivo di Zack divenne trovare e uccidere colui che
tanta sofferenza aveva portato a Gaia tradendo la fiducia di tutti. Qualche anno dopo
partì, lo cercò a lungo, ma nel duello finale venne ucciso. Sephiroth ne riportò la spada
insanguinata fuori le mura di Radiant Garden (prima che Malefica lo conquistasse).
Giurando vendetta, fu allora Cloud a braccarlo, giacché Zack era per lui come un
fratello maggiore. Sephiroth e Cloud si scontrarono immeritevoli volte; il cambiamento
si vide a partire dallo scontro visto in KH2. Da allora scontro dopo scontro, i due si
ritrovarono teletrasportati in “Mondi” via via più sterili o alieni (le dimensioni create
dai Fyrir poste a cuscinetto fra i Confini e l’Universo di KH); infine si divisero.
Sephiroth finì nel Sotto, rubò le memorie di Lauriam, Elrena, Emdy, sfuggendo a
Amaimon e raggiungendo infine il Seiðr e l’Oscurità oltre i Confini; venne trovato
da Ukoku; Cloud ai Confini dove venne accolto dai Fyrir; dopo un ultimo saluto a Tifa
su Gaia, ora viaggia assieme a Sora, Donald e Goffy, sotto la guida di Shura.

Nota 1;
Sephiroth è sempre stato... particolare; non ha mai risentito dell’influenza degli
Heartless né ora della Vera Oscurità. Pure Cloud e Zack sono… particolari.

Nota 2 (info prese da vari punti di AAA e i primi di Capitoli EOR);
I Fyrir ai Confini non intervenirono, poiché una delle regole è non interferire
direttamente negli affari di X Universo; solo verso la fine, allo scopo di trovare e
riportare Sephiroth nell’Universo di KH, ma fallirono.

(1) Il processo viene accennato per la prima volta da Shura nel Capitolo 3 e in seguito
da Kugo nel mini-arc nel Mondo di Brave, nonostante in quel caso la causa fosse
da ricercarsi nella Caduta di Ichigo.

(2) Ukoku aveva già iniziato a maneggiare le memorie nel Capitolo 2 di EOR.





Angolo Autrice;

Okay……..
Non so se la sorpresa più grande sia stata scoprire l’identità del Ragno (anche se era facile da un lato, Ragno, Ragno, Ragno… chi vuoi che sia sto’ Ragno?); o scoprire che Naraku e Ukoku ci danno dentro tanto… tanto.
MA! MA! MA! Non è solo sesso… è amore, soprattutto amore.
Tranquilli, per chi non conosce le opere di riferimento (Inuysha e Saiyuki) alcuni elementi più introspettivi verranno spiegati dagli stessi in opportuna sede e momento. Però, spoiler, non erano esattamente degli stinchi di santo, per capirci.

Ora passando a cose serie; da alcune frasi di Ukoku, veniamo a scoprire/intuire che:
1) i Døkkafirar sono gli unici sopravvissuti dei relativi Mondi; Naraku per Inuyasha, Ukoku per Saiyuki, Priscilla per Claymore e… (NO SPOILER! Al di là di come ho strutturato i Døkkafirar, credo sia più easy non avere troppi pg di X Fandom).
2) Ricordano bene chi e cosa erano prima, in opposizione ai Fyrir. I Fyrir dimenticano, se non per rare immagini e ricordi fugaci; se ricordano, il peso di ciò che hanno perduto li porta alla Caduta, come visto con Ichigo nel primo mini-arc.
3) I richiami… ! I richiami che affliggono Naraku e Ukoku.

Passando a commenti randomici;
Se state immaginando cose a tre… fate pure, fate pure <3
Sephiroth… sta crescendo il nostro piccolo angelo <3 Il rapporto con Ukoku si sta evolvendo sempre di più e anche la vista di Naraku ha lasciato il segno. <3
Il Mondo di Oceania ci ha lasciato… brutalmente, ma ehi… va così. Ora sapete cosa riescono a fare i Døkkafirar, di come Naraku, Ukoku e Priscilla si differenzino.

Prossimo Mese si dà il via al nuovo miniarc!
Protagonisti Askin e Luxord nel Mondo di… Ah! Niente spoiler <3

Grazie mille ai nuovi e vecchi lettori <3 Come sempre commentate, lasciate un bel like e inserite la Saga nelle Categorie per far felice una piccola scrittrice.

Elgas
   
 
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