Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Hana S    23/04/2021    1 recensioni
Jigen nasconde da otto anni un segreto a Lupin e Goemon, ogni volta che un colpo viene messo a segno sparisce e torna sempre nella stessa città, dove nasconde e protegge il suo tesoro più prezioso. Ma per quanti sforzi fatti, il passato e le sue minacce possono sempre tornare.
Estratto dal primo capitolo:
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 - Segreti svelati
 
«Io vado a fare un giro …» detto questo il cecchino si infilò la giacca e prese il cappello «Dai Jigen! Non rimani a festeggiare? Il colpo è stato un successo!» Lupin sbronzo e spaparanzato sul divano con una birra in mano, insisteva che l’amico restasse con loro. Jigen ormai aveva aperto la porta della stanza d’albergo «Ho bisogno di prendere aria … torno tra qualche giorno, ho una faccenda privata in sospeso» richiuse la porta dietro di sé e se ne andò. Goemon aveva osservato silenziosamente la scena che agli occhi di molti poteva sembrare una cosa normale: uscire a prendere una boccata d’aria dopo aver bevuto con gli amici; ma ogni volta che tornavano in quella città Lupin riempiva il bicchiere di Jigen, lui non beveva e con una scusa qualsiasi usciva e si rifaceva vivo solo dopo alcuni giorni se non settimane. Il ghiaccio nel bicchiere ancora pieno tintinnò, ma fu un suono impercettibile sovrastato dal russare del ladro gentiluomo.

Jigen prese l’auto e lasciò la città spostandosi in quella vicino, parcheggiò la macchina lontano dalla sua destinazione e con il cappello calato sugli occhi, camminava per le strade illuminate dal sole che tramontava sul mare. I riflessi arancioni sui vetri dei grattacieli abbagliavano i passanti, ma anche da cieco lui avrebbe riconosciuto la strada.
Salì le rampe dell’edificio dal tetto azzurro situato in periferia, si fermò davanti alla porta subito di fronte a sé. Che cosa poteva dire? Che faccia avrebbero fatto? Suonò deciso il campanello, ma dopo alcuni secondi capì che in casa non c’era ancora nessuno. Guardò l’orologio 18.45, ‘Dove sono?’ con questa domanda che gli frullava nella testa uscì sul pianerottolo delle scale antincendio e accese una sigaretta «Finalmente quello spilorcio ha fatto dei lavori» constatò guardandosi attorno.

Dopo alcuni minuti sentì dei passi veloci e si volse, rimase nascosto nella penombra per poter osservare la scena in tutta serenità. «Akemi, sono ancora primo!»  disse portandosi il pugno al petto un ragazzino di 7 anni, i capelli neri erano un po’ lunghi e scompigliati, tanto da farlo sembrare un piccolo istrice. «Non è giusto Ryugi! Sei partito prima del ‘via’!» la piccolina di 5 anni era rossa in viso e batté i piedini per terra in segno di protesta, i suoi occhioni verdi brillavano in contrasto con i capelli corvini raccolti in due codini sul capo; ma gli occhi che l’uomo voleva incrociare appartenevano a qualcun altro. Una donna arrivò dalle scale, aveva in mano una borsa della spesa e posatala a terra incrociò le braccia «Insomma! Lo sapete che all’interno del condominio non si può correre!».
«Scusa mamma …»  squittirono in coro come due topolini, ma Jigen sapeva bene che lei non rimaneva mai arrabbiata a lungo. «Promettete che non lo farete più?» chiese inginocchiandosi davanti ai due colpevoli. Dopo un cenno di assenso dei due si avvicinò alla porta ed iniziò a frugare nella borsa in cerca delle chiavi, i capelli erano raccolti in uno chignon non più in ordine e una ciocca di capelli le cadde sul viso, era bella e Jigen era certo che lo sarebbe stata per sempre. Fece due passi in avanti e i due piccoli furfanti si voltarono, di certo le loro espressioni di stupore lasciavano intendere che non si aspettavano di vedere proprio lui «Papà!» urlarono in coro ed iniziarono a correre.
La donna ebbe un sussulto.

Jigen si appoggiò su un ginocchio ed aprì le braccia aspettando l’impatto, che arrivò pieno di calore e lacrime. Strinse a sé i suoi bambini, li baciò e continuò a guardarli, come erano cresciuti. Scompigliò più volte i capelli di Ryu e baciò la fronte della piccola Akemi, poi alzò lo sguardo.
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …» si abbracciarono, presto raggiunti dai bambini.
«Dovevo mia dolce Kyoko».

Sistemata la poca spesa, mentre Kyoko preparava la cena i due bambini inondarono di domande loro padre, volevano sapere tutto sulle sue ‘avventure’, così tenendo in braccio Akemi e con Ryu seduto vicino iniziò a raccontare di paesi lontani, tesori preziosissimi, inseguimenti, sparatorie e zuffe; questi ultimi dettagli erano spesso interrotti da Kyoko. Ben presto la cena fu pronta e mangiarono insieme e dopo ben due anni ridevano ed erano felici. Kyoko si voltò e per guardare le fotografie appese alla parete: lei vestita con un semplice abito bianco al ginocchio e un mazzo di fiorellini in mano e Jigen nel suo completo migliore che la teneva in braccio con il mare a far da sfondo alle loro figure; lei nel letto di ospedale con in braccio il piccolo Ryugi; un’altra foto con Akemi nella carrozzina e Ryu arrampicato sul muretto … una lacrima le rigò il viso. Sentì una mano poggiarsi sulla sua e voltandosi vide il volto sorridente di suo marito e la malinconia svanì subito.

Mentre lavava le stoviglie, la donna si fermava spesso ad osservare prima il quarto piatto, poi il quarto bicchiere e così via. Jigen le cinse la vita con le braccia ed appoggiò il mento sulla spalla di lei «Mi sei mancata» Sentì il suo singhiozzo distintamente e la strinse a sé ancora di più. «Non è passato giorno, senza che pensassi a te o che desiderassi rivederti» detto questo la donna si voltò e quando i loro occhi si incrociarono fu un attimo, le labbra dapprima si sfiorarono, ma poi si lasciarono andare ad un lungo ed appassionato bacio.

Jigen guardò ancora i suoi figli che dormivano e poi chiuse la porta della loro stanza, si incamminò verso l’altra camera, il cuore gli batteva più del solito, afferrò la maniglia, ma aprì la porta solo qualche secondo dopo. Kyoko si stava pettinando i lunghi capelli neri, indossava una camicia da notte rosa di cotone che arrivava a metà coscia, si voltò di scatto e arrossì. Rimasero fermi qualche secondo, guardandosi l’un l’altra fino a che Kyoko esordì sorridendo «Puoi entrare, se vuoi …» Jigen chiuse la porta e si avvicinò alla sedia su cui da sempre appoggiava i vestiti, quando si voltò la moglie era già nel letto, spense la luce e la raggiunse.
Stesi l’uno accanto all’altra si guardavano negli occhi, abituandosi pian piano alla flebile luce della luna che entrava da dietro le tende. Le loro mani si cercarono, si sfiorarono, si strinsero e in un istante la passione li pervase, Jigen era sopra di lei e i baci non finivano più. Sembrava che a parte loro non esistesse nessun altro.

Fortunatamente, la porta della camera faceva sempre rumore e cigolò mentre veniva aperta. La prima ad accorgersene fu Kyoko che con un colpo deciso si tolse Jigen di dosso e con il volto in fiamme si mise a sedere e guardò verso la porta, accese la luce e tirò un sospiro di sollievo constatando che era ancora semichiusa. Si affacciò un visino spaventato «Akemi, amore mio, cosa è successo?» chiese preoccupata la donna, sperando che la piccola non avesse visto nulla.
«Ha fatto un brutto sogno…»  fece capolino anche Ryu «… mi ha svegliato, anche me» l’incapacità del figlio di formulare una frase corretta tranquillizzò Kyoko, lui era mezzo addormentato e lei troppo spaventata dal suo incubo. In genere provava solo apprensione quando i suoi bambini stavano male, ma in quel caso era anche sollevata che il loro stato li distraesse da ciò che accadeva intorno a loro. «Forza andiamo» si alzò e riaccompagnò i bambini in camera, si voltò solo per sussurrare «Scusa» al marito imbronciato e uscì dalla stanza.

Dopo mezz’ora Kyoko non era ancora tornata, così Jigen decise di alzarsi e andare a controllare che la piccola stesse bene. Ma invece di trovare una bambina in lacrime e la mamma a consolarla, trovò una scena ancora più dolce. Avevano unito i letti e dormivano tutti insieme: Kyoko, Akemi abbracciata a lei, Ryugi e uno spazio libero, così si infilò sotto le coperte insieme a loro. «Papà» Ryu si voltò verso di lui «Sono contento che tu sia tornato da noi» detto questo si rimise a dormire. Il tempo si fermò in quell’istante e Jigen guardando la sua famiglia si addormentò con il cuore sereno e colmo di gioia.

Jigen fu destato dal suono di una sveglia, ma prima che potesse aprire gli occhi, un braccio gli piombò sul volto e il naso fu la parte più colpita. Riuscì a sollevarsi solo per constatare che nonostante il suono persistente della sveglia, suo figlio continuava a dormire placidamente, mentre Akemi e Kyoko si erano già alzate e andò a vestirsi anche lui. Passando davanti alla porta del bagno sentì le due donne di casa parlare «Allora piccola, codini o sciolti?» chiedeva Kyoko spazzolando i capelli della figlia «Oggi voglio mettere il cerchietto che mi ha regalato papà!» l’uomo era sorpreso, si ricordava di un regalo fatto due anni fa?
«Va bene» e il cerchietto con il coniglietto bianco fu posizionato, Akemi uscì dal bagno e visto suo padre fece una piroetta chiedendogli se stava bene così; Jigen la prese in braccio e la baciò «Sei bellissima piccola mia!»

Jigen e Akemi stavano facendo colazione, mentre Kyoko cercava di mettere fretta al ‘bradipo’ così come la piccola aveva ribattezzato il fratello. Jigen diede una mano riassettando la cucina e quando aprì il frigo rimase immobile davanti ad esso, era quasi completamente vuoto fatta eccezione per due bottiglie di latte e qualche uovo che era avanzato dalla colazione. Mille pensieri gli riempirono la mente, e il suo sguardo assente a Kyoko non era sfuggito. Usciti di casa, Ryugi si diresse correndo verso la scuola con ancora la fetta di pane dolce in bocca e Akemi fu accompagnata all’asilo dai genitori, Jigen si fermò in una strada secondaria mentre la moglie andava con la piccola. Quando furono di nuovo insieme, regnava un insolito silenzio.

«Qualcosa non va?» Jigen fu riportato alla realtà dalla domanda della moglie. «Kyoko, va tutto bene a casa?» i suoi occhi preoccupati incrociarono quelli della moglie che abbassò lo sguardo «Non navighiamo nell’oro, ma ce la caviamo» continuò a camminare «So che non posso dare tutto ai miei figli, ma sono fortunata che loro siano felici anche così» Kyoko guardò il marito e sorrise. «Avete da mangiare?» Jigen strinse la mano di Kyoko nella sua, amava troppo la sua famiglia e voleva che stessero sempre bene. Kyoko trovava sempre le parole giuste per dissipare le ombre sul volto di lui «Non ti devi preoccupare, fai già tanto per noi, e ti sono grata per questo … e poi oggi è giorno di paga, andrò a fare la spesa dopo il lavoro» lo guardò con un sorriso sereno che lo tranquillizzò, anche se non completamente «Se vi servono dei soldi, devi dirmelo» ogni volta la questione era sempre la stessa, Jigen cercava di convincerla ad accettare di più di quello che già dava alla sua famiglia, anche se conosceva Kyoko fin troppo bene. «Sai come la penso sul tuo ‘lavoro’, ne abbiamo già parlato, ma cambiamo discorso. Come giustificherai la tua assenza a Lupin e Goemon?». Jigen sorrise e la strinse a sé «Non devo dargli alcuna spiegazione» le sussurrò all’orecchio, solleticandola con la barba facendola ridere.

Arrivarono nei pressi di una zona piena di edifici commerciali, c’era gente che entrava nei vari ingressi che riportavano i nomi di questa o quell’azienda, Jigen si arrestò di colpo «Io mi fermo qui, non vorrei che i tuoi colleghi mi vedano» dopo un lungo bacio si lasciarono «A stasera dolce Kyoko».

Jigen andò a fare un giro in città. Dopo qualche ora si sedette su una panchina del parco dove spesso portavano i bambini a giocare, fra i vari pensieri di quel momento gli tornò alla mente quando si incontrava di nascosto con Kyoko …

«Jigen, ho poco tempo. Se mio padre mi trova posso considerarmi morta o eterna prigioniera in casa mia!». Il pistolero la strinse a sé, l’avrebbe volentieri spogliata lì fra gli alberi dove si erano nascosti, ma si limitò a baciarla «In tal caso verrò a salvarti io» dopo un ultimo bacio la giovane si scansò per poi allontanarsi velocemente …

«Allora, chi è la donna?» Jigen cadde dalla panchina, seduto vicino a lui Lupin ridacchiava «Scusami amico!» il pistolero era talmente immerso nei suoi ricordi da non essersi accorto di lui. «Che ci fai qui?» chiese incredulo Jigen mentre si rialzava. «Se mi avessi detto dove andavi, non avrei passato la notte e parte della mattinata a cercarti! Sono riuscito a dormire solo qualche ora. Fai sempre così ogni volta che torniamo da queste parti … poi questa mattina ho scoperto che eri in dolce compagnia» Jigen si ricompose ed accese una sigaretta.
«Avanti, chi è?» incalzò il ladro gentiluomo. Senza nemmeno degnare Lupin di uno sguardo Jigen sbottò «Non sono affari che ti riguardano!» espirò una nuvola di fumo si dissolvesse nell’aria.  «Va bene!» esordì Lupin alzandosi «A proposito, ho avuto una soffiata, la polizia è sulle nostre tracce, dobbiamo partire subito!» senza tradire emozioni Jigen sentenziò «Stasera». Lupin lo guardò in parte stupito e in parte incuriosito, aspettando la spiegazione di Jigen che arrivò subito, anche se evasiva «Ho una faccenda da sbrigare, cominciate pure a fare i bagagli» alzandosi Jigen spense la sigaretta sotto i piedi e si allontanò dando le spalle all’amico, Lupin incrociò le braccia dietro la testa e si allontanò sorridendo.

Tornando verso casa il cuore gli batteva a mille, Jigen non aveva idea di come spiegare che sarebbe dovuto partire subito, dopo così tanto tempo lontano da loro. Prese dalla tasca il pacchetto di Pall Mall e ne tirò fuori una portandola alla bocca «Papà!» la sigaretta gli cadde mentre Akemi si precipitava da lui per abbracciarlo, Ryu e Kyoko arrivarono poco dopo con le borse della spesa piene. Entrati in casa i bambini corsero a cambiarsi mentre i genitori sistemavano la spesa «Penso di cucinare il ramen, ai bambini piace e ho comprato tutto. Per te va bene?» Kyoko si voltò a guardarlo mentre raccoglieva i capelli sulla nuca con un mollettone, una ciocca cadde di lato. «Kyoko io …» Jigen si passò una mano tra i capelli visibilmente imbarazzato. «Eccoci!» urlarono in coro i piccoli «Ryu, hai indossato la maglietta al rovescio!» disse la madre rivolta al bambino e Akemi si mise a ridere, il ragazzino si sistemò senza alcuna variazione di umore. Lo sguardo di Jigen passava dalla moglie ai figli, fino a che capì di non poter attendere oltre «Possiamo sederci un attimo?Vi devo parlare».

Seduti sul divano attendevano che lui parlasse, Kyoko aveva un’espressione serena che tranquillizzò non poco il pistolero «Io devo …» sentirono bussare alla porta, ma ricevuta conferma dalla moglie che non aspettavano nessuno Jigen si avvicinò alla porta con lei che chiese «Chi è?». «Pizza a domicilio!» Kyoko guardò il marito e scosse la testa, lui fece segno di prendere i bambini e nascondersi in camera ed estrasse la pistola. Spalancando la porta Jigen e puntò la Magnum allo sconosciuto, ma la abbassò quando si trovò davanti Lupin e Goemon «Sorpresa!» il ladro gentiluomo mostrò i cartoni delle pizze ed entrò in casa, lasciando l’amico incredulo sull’uscio. «Permesso!» disse appoggiando la cena sul tavolo. «Perdonate il disturbo» esordì il samurai entrando.

«Lupin?» Kyoko fece capolino nel soggiorno. Il ladro la osservò stupito «Ma sei tu! Questa mattina non ti avevo riconosciuto!» mise le mani sulle spalle della vecchia amica «Sei cambiata tantissimo, ora sei una donna bell…» le parole gli morirono in gola quando vide i due bambini e visto che il ragazzino era la copia sputata di Jigen non servì molto per tirare le conclusioni. Si voltò verso l’amico «Voi state insieme?». «Più precisamente sono sposati» Goemon osservava le foto sulla parete facendo scorrere lo sguardo su ognuna di esse. Al contrario di Lupin lui riusciva a nascondere bene il suo stupore.
«Possiamo mangiarle?» tutti si voltarono verso i bambini che intanto si erano avvicinati al tavolo e stavano esaminando il cibo «Certo piccoli, lo zio Lupin le ha portate apposta! Se avessi saputo di voi ne avrei comprata qualcuna in più!» disse Lupin guardando Jigen con il suo solito sorrisetto canzonatorio stampato in volto. «Grazie! Buon appetito!» mentre i piccoli mangiavano Jigen si avvicinò al compare e lo afferrò per il collo della giacca «Lupin? La storia che la polizia era sulle nostre tracce, era una balla vero?»
«Non potevo semplicemente dirti ‘Mi faresti conoscere la ragazza di questa mattina?’; ma visto che è la piccola Ko-ko non mi devi presentare nessuno» Lupin sollevò le braccia come per dire ‘Non è mica colpa mia!’. «Ancora quel soprannome?» Kyoko si portò la mano sul volto, ma sorrise ricordando di come quello era uno dei pochi ricordi belli di quando era solo la ragazza di Jigen, non erano ancora sposati e si nascondevano dagli occhi di tutti.
«Posso chiamarti così d’ora in poi mamma?» chiese Ryu con la bocca sporca di pomodoro. «Ryugi, provaci e non mangi per un mese intero» questa minaccia bastò al bambino che silenziosamente continuò a divorare la sua pizza.

Separati Jigen e Lupin si sedettero tutti al tavolo, mentre il pistolero si accomodò sul divano. Lupin fece domande alla donna indaffarata a servire da bere agli ospiti e poi si rivolse ai bambini «Akemi e Ryugi siete proprio dei bei bambini, merito della mamma di sicuro!» e rispose a tutte le domande che i piccoli fecero su di lui. «Zio Lupin» esordì la piccolina guardandolo con quei meravigliosi occhi verdi che avrebbero sciolto il cuore di chiunque «Cosa c’è tesoro?» chiese Lupin prendendola in braccio «Puoi lasciare il papà con noi?» la domanda della piccola fece calare il gelo nella stanza. «Vedi Akemi» la mamma posò la mano fra i capelli della bambina «Lupin è come Ryu e papà è come te che devi sempre tenere d’occhio tuo fratello e impedirgli di combinare guai. Se papà rimane troppo con noi …» fu la piccola a finire la frase «Lo zio si caccia nei guai!» alla bimba parve una spiegazione più che logica. «Allora mamma diventerò anche io come lo zio Lupin?» Ryugi fu quasi carbonizzato dallo sguardo infuocato della madre “Tutto, ma non un ladro!” pensò la donna.

Messi a letto i piccoli e riordinata la cucina, anche Kyoko poté finalmente sedersi con Lupin e ricordare il passato. Jigen invece continuò ad avere il broncio per tutta la serata, così Lupin decise di stuzzicarlo un po’. «Sai Goemon, Kyoko aveva una cotta maledetta per me!» il pistolero trasalì «Ogni volta che passavo per casa sua si affacciava al cortile interno, mentre mi recavo da suo padre, l’uomo per cui allora lavoravo» continuava Lupin. «Io in verità speravo di vedere Jigen» la donna arrossì, ma voleva stare al gioco e il ladro simulò stupore «Ma come? Mi hai anche baciato dicendo che mi amavi!» questo fu troppo e Jigen raggiunse il compagno sollevandolo dalla sedia «Di ancora una di queste stronzate e ti trivello con la Magnum!» tirò fuori l’arma e la puntò contro la guancia di Lupin. «Jigen per favore» Kyoko era alquanto imbarazzata e chiese scusa al samurai per lo spettacolo che il marito e l’amico stavano offrendo. «Sono abituato, non preoccuparti» e con tutta calma, Goemon continuò a sorseggiare il suo tè, stupendosi di quanto fosse buono. «Anche tu, cosa sono tutte queste confidenze con mia moglie?» la pistola cambiò bersaglio puntando il samurai, Kyoko si porto nuovamente una mano al volto e scosse la testa.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, è un bel po’ che non pubblico qualcosa su EFP, ultimamente ho ritrovato voglia di condividere una mia storia. Voglio fare una precisazione: userò la versione italiana del nome di Jigen quindi primo nome Jigen e cognome Daisuke, contrariamente all’opera originale di Monkey Punch. Semplicemente perché sono più affezionata a questo modo di identificare il pistolero della banda di Lupin III essendo cresciuta riferendomi a lui in questo modo.
 
Alla prossima.
  
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